Anche nella Cgil c’è diffidenza verso gli immigrati. Lo rivela la ricerca ‘Immigrazione straniera e Cgil’ presentata nel corso del Meeting antirazzista di Cecina e condotta su 937 tra delegati e funzionari che hanno partecipato ai congressi di categoria della Camera del Lavoro di Firenze.
Naturalmente, la maggior parte degli intervistati percepisce gli stranieri come una risorsa e un arricchimento: emergono quasi sempre opinioni favorevoli, una diffusa sensibilità ai temi della diversità culturale ed atteggiamenti non preventivamente pregiudiziali ed ostativi, che esprimono apertura e disponibilità al dialogo ed alla relazione.
Affiorano tuttavia, in riferimento soprattutto ad alcuni temi specifici, motivi di forte criticità che, spiega il coordinatore della ricerca, Alberto Tassinari, “occorre non sottovalutare, ma analizzare e contrastare subito con determinazione e forza”. In particolare, si evince dalla ricerca, esiste una lieve (ma preoccupante) tendenza a considerare ad associare l’immigrazione alla criminalità, a privilegiare relazioni con persone italiane e a ritenere che le politiche sociali istituzionali agevolino troppo gli immigrati.
Entrando nel merito della ricerca, destano maggiori preoccupazioni le domande relative agli inconvenienti che la presenza straniera comporta. Alla domanda “Crede che l’immigrazione comporti inconvenienti?”), gli intervistati associano prevalentemente l’immigrazione all’insorgere di "Nuovi problemi sociali" (42,9%) seguito, a molta distanza, da “Delinquenza” (14.4%) e “Malattie” (48, 5.1%). Alla domanda “Quale è la sua opinione sulla situazione reale degli immigrati stranieri e delle minoranze etniche rispetto al razzismo?” le risposte più frequenti sono “Un problema che ha soluzione con la partecipazione di tutti” (87.9%). Alla domanda “E’ giustificato il razzismo in alcuni casi?” la componente maggioritaria degli intervistati (89.8%) risponde che il razzismo non è mai giustificato, anche se l’8,5% ritiene che il razzismo sia giustificabile.
Percepita molto positivamente la presenza degli studenti stranieri nelle nostre scuole.
“Nel complesso – spiegano i curatori della ricerca - la percezione più diffusa tra i delegati/funzionari è quella dell’immigrato soprattutto come ‘homo economicus’, giunto per motivi di lavoro e “ospitato” perché la sua capacità di adattarsi alle condizioni del nostro mercato, consente lo svolgimento di attività lavorative altrimenti non soddisfatte dalla popolazione locale (soprattutto giovani). Lavori quasi sempre a scarso contenuto professionale e mal retribuiti”