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06 POLITICA & SOCIETÀ
24.03.2010
  • APERTURA   |   di Cinzia Gubbini - ROMA
    MIGRANTI
    L'ordine del Viminale: espulsi, niente permesso
    Una circolare del ministero restringe la regolarizzazione
    Cambiare le regole del gioco in corsa non si fa. Ma evidentemente in periodo elettorale tutto è permesso. Anche truccare. Perché assomiglia a un trucco la circolare firmata dal capo della polizia Antonio Manganelli diramata mercoledì scorso, e che mette i piedi nel piatto della regolarizzazione in atto, che coinvolge quasi 300 mila persone e altrettante famiglie nella veste di datori di lavoro. La circolare spiega che chi ha partecipato lo scorso anno alla «sanatoria» dedicata a colf e badanti avendo una espulsione non potrà ottenere alcun permesso. Anzi, sarà rimpatriato. E' bene specificare che la circolare si rivolge soltanto alle persone che non hanno ottemperato al secondo ordine di allontanamento del questore. Il tipo di espulsione, cioè, che è punita con la reclusione da uno a quattro anni. Fatto sta che, finora, dallo stesso Viminale erano arrivate indicazioni opposte. Si spiegava che alla regolarizzazione potevano partecipare tutti i lavoratori domestici, a meno che non fossero stati condannati per reati di pericolosità sociale. Ma, evidentemente, esistono due «anime» all'interno del ministero. Da un lato il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione che finora ha organizzato e presieduto all'intera procedura e che ha cercato di dare un'interpretazione abbastanza «larga» della norma (di per sé già restrittiva, escludendo tutti i lavoratori extracomunitari che non svolgono mansioni di colf o badante). Dall'altro il Dipartimento della pubblica sicurezza, che adesso se ne esce con questa circolare esplicativa. Divergenze interne di cui «al popolo» importa ben poco, ma di cui adesso farà le spese.
    La circolare, certamente, colpisce soltanto una particolare categoria di persone, di sicuro non la più numerosa. Ma il nocciolo del problema non cambia, quello tanto sbandierato dal governo sull'immigrazione: le regole. Di fatto finora la maggior parte delle questure ha applicato la norma in senso «permissivo». Dunque ci sono persone che ad oggi hanno ottenuto un permesso pur avendo un'espulsione punibile con una condanna da 1 a 4 anni, e altre che da domani non avranno lo stesso trattamento. L'intento della circolare, d'altronde, mira proprio a uniformare le procedure, dopo che da Trieste era arrivata la denuncia di un uomo senegalese in attesa di regolarizzazione che è stato espulso seduta stante, dopo essere stato convocato dalla questura «per comunicazioni». Adesso lo stesso trattamento sarà riservato a moltissime persone. Eppure, quando bisognava iscriversi alla «sanatoria» e versare 500 euro, le comunicazioni da parte del ministero erano diverse e nessuno si sognava di metterle in discussione, neanche Manganelli. Sul sito del Viminale si rispondeva in data 21 settembre 2009: «Si può fare la richiesta per un lavoratore che ha avuto un decreto di espulsione però non lo ha rispettato ed è rimasto in Italia anche se successivamente è stato trovato di nuovo dalle forze dell'ordine e condannato». Cioè il caso di cui parla la circolare in questione.
    «Non bisognerebbe andare contro il buon senso della gente. Le famiglie italiane si sono avvicinate con fiducia, e ora questa circolare rischia di creare più danni che benefici», osserva il presidente della Acli Andrea Olivieri, «bisognerebbe riflettere sul fatto che nessuno considera la propria badante, espulsa due volte dal questore, una pericolosa criminale». «E' un'impostazione molto grave - osserva Liliana Ocmin, segretario confederale della Cisl - in questo modo si torna alla caccia alle streghe, mentre la regolarizzazione intercettava un bisogno reale delle famiglie. A questo punto mi chiedo eprché non venga applicata la legge sulla trasparenza della pubblica amministrazione: quella secondo cui un'istanza che non abbia risposta entro cinque giorni si considera accettata». La regolarizzazione, invece, va avanti da sette mesi. Sulla circolare si annunciano già ricorsi a valanga, a meno che l'amministrazione nond ecida di fare autonomamente un passo indietro. Tanto più che, come osserva Sergio Briguglio, fine conoscitore delle leggi sull'immigrazione, è anche sbagliata: «Individua l'espulsione per non ottemperamento all'ordine del questore come un reato rientrante nell'articolo 381 del codice di procedura penale, cioè quelli per cui l'arresto in flagranza è facoltativo. Ma, secondo il nostro rodinamento, in questo caso l'arresto è obbligatorio».
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