MILANO - Per i bambini immigrati i tempi per
ottenere la cittadinanza devono essere brevi, l'Italia deve
costruirsi su delle basi multietniche e ai giovani dovrà essere
fornito un sostegno perché sono i "soggetti deboli della civiltà".
Gianfranco Fini ribadisce le sue idee "eterodosse" rispetto
all'asse Pdl-Lega a Milano in occasione della presentazione del
rapporto "Famiglia 2009". E torna, per esempio, sul tema della
cittadinanza: "I bambini immigrati sono nei nostri asili, parlano
non solo la nostra lingua ma i nostri dialetti, tifano per le
stesse squadre di calcio dei nostri figli, ascoltano la stessa
musica e vedono gli stessi film. Come si fa a non capire che ci
vuole una cittadinanza celere per i bambini immigrati, per chi
nasce qui o per chi arriva qui piccolissimo?". Per Fini aspettare
fino ai 18 anni è un tempo troppo lungo e si rischia che "all'età
di 10-12 anni i bambini si sentano dire 'tu sei diverso, non sei
italiano' e cadano nelle mani della predicazione di qualche cattivo
maestro. Bisogna evitare questo rischio".
Anzi. Quello che per il presidente della Camera bisogna fare è
"ripensare il concetto di patria anche in una logica multietnica e
multiculturale, in modo da includere nella nostra società anche
coloro che amano la loro patria anche se l'Italia non è la terra
dei loro padri". Nessuna differenza tra italiani e stranieri
dunque. Gli immigrati "sono orgogliosamente italiani - ha concluso
- e devono fare parte della comunità".
I giovani, sono giovani in tutto il mondo. E Fini rilancia
suggerendo di mettere a punto un welfare delle opportunita per
quelli entrati a pieno titolo nella categoria di strutturale
debolezza nei confronti della societa. Una proposta, questa. Ma non
solo. Per Fini "il welfare rappresenta il lascito culturale più
importante delle politiche del secolo scorso: il senso dello Stato
che non lascia indietro i più deboli attraverso gli interventi di
spesa pubblica". Ma i tempi cambiano e anche la politica deve
farlo. Le fasce deboli non sono più solo quelle degli operai, degli
anziani o dei disabili. E infatti, "bisogna ricominciare a
chiedersi quali siano i soggetti deboli e se tra questi ci siano o
no i giovani".
Non solo gli anziani dunque. Anche perché, in Italia, la
popolazione continua a invecchiare. In questo quadro, la presenza
degli immigrati - spiega il presidente della Camera - è importante
perché contribuisce a incrementare la natalità. "Senza di loro - ha
detto - saremmo molto al di sotto dei più bassi tra i Paesi
occidentali".