Immigrazione:

Correggere gli effetti di una sanatoria circoscritta e pasticciata

Di Giuseppe Casucci, Coord. Nazionale  Dipartimento Politiche Migratorie UIL


A Brescia e Milano (ma la cosa vale per altre localitˆ) immigrati cui  stata respinta la domanda di emersione del settembre 2009 e che sono a rischio di espulsione, hanno ricorso a forme estreme di protesta. Le immagini della gru e della torre su cui si sono rifugiati esseri umani disperati, sono emblematiche del modo improvvisato e pasticciato con cui in Italia si affronta il problema dellĠimmigrazione. Vediamo i fatti: il 3 agosto 2009 viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 102, con la quale si daĠ il via allĠemersione dal lavoro irregolare di quasi 300 mila colf e badanti. La normativa si  resa necessaria in quanto lĠ8 agosto stava per entrare in vigore la legge 94 che - introducendo il reato di immigrazione clandestina - avrebbe colpito in forma retroattiva anche chi era giˆ in Italia, mettendo fuori legge gli immigrati irregolari.  

 

Una parte della maggioranza non avrebbe voluto nemmeno la regolarizzazione del lavoro domestico, ma lĠenorme necessitˆ di colf e soprattutto badanti in questo paese che invecchia, hanno finito per avere la meglio sulle convenienze politiche spicciole. Purtroppo, per˜, nel nostro Paese ci sono almeno altri 600 mila lavoratori non ÒdomesticiÓ che sono rimasti fuori da quella che era di fatto una sanatoria settoriale.

 

Per ritornare alla legge 102, il dispositivo  sospendeva eventuali  procedimenti penali ed amministrativi in corso per datori di lavoro e lavoratori extra UE che aderivano alla Òprocedura di emersioneÓ. LĠaccettazione della stessa doveva estinguere detti procedimenti. EĠ ben noto che tantissime delle domande presentate erano di fatto fittizie, in quanto si trattava di richieste avanzate quasi sempre da famiglie a favore di lavoratori non domestici che vedevano nella regolarizzazione lĠultimo escamotage per uscire dalla trappola della clandestinitˆ. Molti di questi finti ÒdomesticiÓ, non solo hanno versato allĠINPS i 500 euro richiesti (in nessun caso rimborsabili), ma spesso hanno pagato a suon di migliaia di euro finti datori di lavoro che si prestavano al gioco, non certo per umana solidarietˆ.

 

Illusi da questo meccanismo, migliaia di lavoratori stranieri (anche precedentemente colpiti da decreto di espulsione) si sono messi alla ricerca di un datore di lavoro disponibile a fare la richiesta di emersione. La beffa, per˜,  arrivata molti mesi dopo con il respingimento della loro richiesta: o perchŽ il lavoratore straniero era stato oggetto di una doppia espulsione o,  soprattutto, perchŽ molti presunti datori di lavoro non si presentavano a confermare lĠassunzione. Moltissime questure, di fronte a situazioni personali a dir poco complicate si sono viste costrette a negare la regolarizzazione, oppure hanno consultato il Ministero dellĠInterno per sapere cosa fare.

 

In effetti il dispositivo stesso non era chiaro. Nella legge 102/2009, infatti,   si dice solo che  escluso dalla procedura di emersione chi ricade nellĠambito dellĠart.12 del T.U. sullĠimmigrazione (scafisti e colpevoli di tratta), non si rifiutano esplicitamente gli immigrati con doppia espulsione. Da parte sindacale, a settembre 2009, sono anche state avanzate al sito del Ministero dellĠInterno richieste di chiarimenti su chi era escluso dalla Òdichiarazione di emersioneÓ, ricevendo conferma che solo chi era colpevole di tratta o traffico illegale di migranti aveva la strada sbarrata. Poi, a  marzo 2010, la circolare Manganelli  decreta lĠesclusione dalla regolarizzazione degli immigrati che abbiano subito la doppia espulsione (che prevede di per sŽ possibili condanne a  pene superiori ai tre anni di reclusione). A settembre 2010, infine, il Consiglio di Stato ha sentenziato  definitivamente a favore della circolare.

 

 

 

 

 

 

Noi non vogliamo entrare nel merito di decisioni prese dalla magistratura, anche se consideriamo il pacchetto sicurezza un insieme di norme fortemente discriminatorie nei confronti dei cittadini stranieri. Ci chiediamo per˜ se sia equo e utile cambiare le regole del gioco, a gioco iniziato. Non discutiamo naturalmente la necessitˆ di rispettare la legge e siamo anche convinti che forme disperate di protesta – come quelle viste a Brescia e Milano – sono sbagliate in sŽ anche se comprensibili; attirano le speculazioni politiche da varie parti e, nel complesso, non aiutano a difendere i diritti di migliaia di lavoratori stranieri condannati alla clandestinitˆ perpetua ed allĠassenza di diritti dal pacchetto sicurezza. Come UIL abbiamo fin dallĠinizio espresso un giudizio critico sul reato di clandestinitˆ ed abbiamo esplicitamente chiesto al Governo di estendere la regolarizzazione a tutti quei cittadini stranieri che lavorano onestamente. Siamo anche convinti che la lotta al lavoro nero non si fa colpendo le vittime e che vada combattuto alla radice il meccanismo che richiama in Italia lavoro nero ÒetnicoÓ a buon mercato, a danno dei lavoratori italiani e dei migranti regolari.

 

Purtroppo non sono pochi gli stranieri che rischiano lĠarchiviazione della loro pratica di emersione soprattutto perchŽ, in genere, i datori di lavoro di comodo dopo aver intascato indebitamente i soldi degli immigrati, hanno la inurbana abitudine di sparire.

Facciamo allora una esplicita richiesta alle Pubbliche Autoritˆ:

a)    di estendere la regolarizzazione a tutti i settori produttivi, anche in forma individuale, sulla base di chi possa provare di avere un lavoro ed un datore di lavoro onesti;

b)    di obbligare i datori di lavoro o le famiglie che non si sono presentate in questura a farlo: in caso non vogliano assumere lĠimmigrato, a questo deve essere concesso di diritto un permesso di sei mesi per ricerca di nuova occupazione.

Per quanto riguarda i casi di doppia espulsione, se essi sono anteriori allĠentrata in vigore del pacchetto sicurezza non cĠ modo di evitare lĠallontanamento di chi ne  colpito. Se invece la doppia espulsione   conseguente allĠintroduzione del reato di clandestinitˆ, noi chiediamo sia la magistratura a dire se lĠallontanamento  inevitabile, o se sia possibile un atto umanitario, anche sulla base del radicamento sociale e la condotta del singolo migrante.

Chiediamo dunque allĠEsecutivo di trovare soluzioni eque e ragionevoli, anche per togliere gli alibi a chi specula – anche politicamente – sulla pelle della disperazione.