Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata
alla data dell’11 novembre 2010)
Brescia e Milano, gli effetti di una legge pasticciata ed iniqua
Sommario
o
Dipartimento Politiche
Migratorie – Appuntamenti pag. 2
o
Brescia e Milano, gli
effetti di una legge pasticciata ed iniqua; la situazione a via Vibonati pag. 2
o
Sindacato – Immigrazione
in E: lettera CES alla Comm. Europea pag. 3
o
Società – Cittadini UE e permessi: le nuove
regole del CdM
pag. 4
o
Società –
Sanatoria espulsioni e condanne penali pag. 4
o
Società –
Sanatoria: molte le imprese fantasma pag. 5
o
Minori stranieri non
accompagnati: gli effetti del pacchetto sicurezza pag. 6
o
Giurisprudenza –
Rinnovo dei pds oltre i 60 giorni dalla scadenza pag. 7
o
Dai territori – Verona,
Africa del Nord pag. 8
o
Notizie in breve pag. 9
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n.
295
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma, Martedì 16 novembre 0re 10.30, Aula Commissione Difesa
Commi. straordinaria per tutela e promozione dei diritti
umani: i Rom ed il processo di integrazione UE
(Giuseppe Casucci)
Roma, 18 novembre 2010, ore 16 sede BNL via Crescenzo Del Monte,
27
Seminario UNAR: “Diversità al lavoro”
(Angela Scalzo)
Roma, Martedì 23/11/2010, ore 11.00 - Largo Chigi
UNAR: riunione cabina di regia delle parti sociali su lotta
alle discriminazioni sul lavoro
(Giuseppe Casucci)
Sindacato
Brescia e Milano, gli effetti di una legge pasticciata ed iniqua
di Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL
Roma,
11 novembre 2010 - Le vicende relative a Brescia e Milano, dove immigrati a cui
è stata respinta la domanda di emersione del settembre 2009 ed a rischio di
espulsione, stanno ricorrendo a forme estreme di protesta, sono purtroppo il
risultato di una maniera iniqua e pasticciata con cui in Italia viene trattato
il tema immigrazione.
In effetti la legge 102/2009,
che ha promosso l’emersione dal lavoro irregolare di quasi 300 mila colf e
badanti, sospendeva i procedimenti penali ed amministrativi di datori di lavoro
e lavoratori extra UE che facevano la domanda. L’accettazione della stessa
doveva estinguere detti procedimenti. Illusi da queste norme, migliaia di
lavoratori stranieri (anche precedentemente colpiti da decreto di espulsione)
hanno trovato un datore di lavoro disponibile a fare la richiesta di emersione,
spesso pagando di tasca propria i 500 euro di contributo forfettario previsto
(e forse molto di più ai datori di lavoro di comodo) per poi ritrovarsi ad avere
la richiesta respinta in quanto già espulsi o perché il datore di lavoro non si presenta a confermare
l’assunzione. Su questa vicenda, sentenze dei Tar si sono espresse in maniera
differenziata. Poi, a marzo 2010
la circolare Manganelli ha deciso
di escludere dalla regolarizzazione gli immigrati che abbiano subito la doppia
espulsione (che prevede di per sé possibili condanne a pene superiori ai tre anni di
reclusione). A settembre 2010, infine, il Consiglio di Stato ha
sentenziato a favore dell’esclusione.
Noi non vogliamo entrare nel merito di decisioni prese dalla magistratura,
anche se consideriamo il pacchetto sicurezza un insieme di norme fortemente
discriminatorie nei confronti dei cittadini stranieri. Quello che critichiamo è
soprattutto la maniera pasticciata con cui si adottano provvedimenti confusi,
che finiscono per essere contraddetti da norme o sentenze successive, cambiando
di fatto le regole del gioco a gioco iniziato. Nella legge 102/2009, infatti, si dice solo che è escluso dalla
procedura di emersione chi ricade nell’ambito dell’art.12 del T.U.
sull’immigrazione (scafisti e colpevoli di tratta), non si escludono
esplicitamente gli immigrati con doppia espulsione. Nella confusione delle
norme, migliaia di stranieri hanno aderito alla procedura di emersione
spendendo migliaia di euro per poi essere beffati. Da qui la loro disperazione
di oggi ed il ricorso a forme estreme di protesta. Come UIL siamo dalla parte
della legalità, ma non dell’uso di comodo di norme a rischio discriminatorio o
punitivo per chi era già presente in Italia prima dell’entrata in vigore del
pacchetto sicurezza. Oggi la situazione rischia di esplodere e forme di
protesta estrema rischiano di moltiplicarsi, in assenza di proposte di
soluzione ragionevoli. Chiediamo dunque al Governo di prendere in mano la
situazione e trovare una soluzione per chi è soprattutto una vittima
dell’incapacità italiana a governare l’immigrazione. Troviamo subito una
soluzione equa e ragionevole, prima che la disperazione diventi tragedia.
Milano, 10
novembre 2010 - Si è tenuto ieri, martedì 9 novembre 2010, l’incontro con il
prefetto di Milano, dott. Lombardi, e Cgil, Cisl, Uil. di Milano in merito alla
grave situazione venutasi a creare con la protesta degli immigrati in via Imbonati.
L’esito dell’incontro è stato positivo ed ha portato ai seguenti risultati :
1. Il
prefetto si è impegnato ad effettuare un intervento straordinario sulla
questura di Milano per chiedere un intensificazione delle indagini sugli
episodi di sciacallaggio verso lavoratori immigrati, nell’ambito della
procedura di emersione colf e badanti;
2. Dal 17
dicembre i sindacati avranno la possibilità di segnalare alla Prefettura quei
casi per i quali il datore di lavoro, senza motivo, si sia rifiutato di
presentarsi alla prima convocazione, procedendo pertanto ad una seconda
convocazione d’urgenza del datore di lavoro, ai fini del rilascio del permesso
di soggiorno per lavoro o attesa occupazione;
3. CGIL CISL
UIL milanesi invieranno una lettera ai partiti politici ed
alle confederazioni nazionali perché si attivino affinché nella procedura di
emersione si preveda, anche senza la presentazione del datore di lavoro in
Prefettura, la possibilità di ottenere un permesso per attesa occupazione.
4. CGIL CISL
UIL hanno ottenuto dal Prefetto Lombardi la disponibilità ad incontrare
una delegazione degli immigrati che manifestano in via Imbonati.
Nel pomeriggio
i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil si sono recati in via Imbonati dove hanno rappresentato ai
manifestanti i risultati dell’incontro.
CGIL CISL
UIL Milano
Immigrazione in Europa: la UIL
segnala al Ministro Sacconi due lettere della CES alla Commissione UE
“In Europa serve un migliore
quadro giuridico, a difesa dei diritti di tutti i lavoratori, migranti e non”
Le lettere firmate dal
segretario generale della CES John Monks riguardano direttive in discussione
alla CE sui migranti
Roma, 8 novembre 2010 - <Mi
permetto di richiamare alla Sua cortese attenzione sul contenuto di due lettere
inviate recentemente dal Segretario Generale della CES, Mr. John Monks alla
Commissione Europea, ed in particolare al suo presidente Mr. Josè Manuel
Barroso ed al Commissario per gli Affari Interni Mrs Cecilia Malmstrom>. In
una lettera inviata lo scorso 3 novembre al Ministro del Lavoro Maurizio
sacconi ed al Direttore Generale per l’Immigrazione, presso lo stesso
ministero, Natale Forlani, la UIL segnala al Governo italiano l’importanza di
un confronto in corso attualmente tra la Confederazione europea dei sindacati e
la Commissione Europea, concernente una serie di direttive in fase di
elaborazione in materia di immigrazione nell’area dell’Unione. <Le due
comunicazioni – scrive Guglielmo Loy, segr. Confederale UIL - fanno
riferimento a tre direttive attualmente in discussione in sede di Commissione e
che riguardano a) le condizioni di ingresso e soggiorno in Europa per ragioni
di lavoro stagionale, b) le stesse condizioni relative ai trasferimenti intrasocietari; c)
l’istituzione di un permesso unico per lavoro e soggiorno in Europa>. Per
Loy <Il sindacato europeo avanza alcune preoccupazioni relativamente ad
alcuni aspetti delle direttive proposte “per quanto concerne la mancanza di
valutazione del potenziale impatto che alcune di queste misure potrebbero avere
sul mercato del lavoro, sulle relazioni industriali e la coesione sociale>.
In effetti, la CES paventa il rischio che le proposte della Commissione possano
<di fatto rompere il principio di parità di trattamento, riducendo l’ambito
dei diritti e mancando di stabilire eventuali garanzie di tutela per il lavoro
e le condizioni sociali dei lavoratori, sia nazionali che migranti>. Rischio
che, anche per la UIL, <può portare a una situazione grave e complessa nella
società europea e rischia di rafforzare fenomeni di dumping sociale>. In
materia di immigrazione nella UE la Confederazione europea dei sindacati
sollecita <un migliore quadro giuridico, in modo da
salvaguardare i diritti di tutti i lavoratori, sulla base dei principi di
parità di trattamento e non discriminazione>. Nonostante l'obiettivo della
proposta <di creare condizioni uguali per tutti i cittadini di paesi terzi
che lavorano legalmente nell'Unione europea>, la CES deplora <l'esclusione,
dal campo di applicazione della direttiva sul permesso unico, dei lavoratori
distaccati, delle persone fisiche in relazione alle attività commerciali e di
investimento, dei lavoratori stagionali, dei richiedenti asilo, nonché delle
persone sotto protezione sussidiaria>.
<Da parte nostra – segnala la UIL - condividiamo pienamente le preoccupazioni avanzate dalla CES>
e - come espresso da John Monks - <sollecitiamo
la realizzazione di un'effettiva consultazione tra le parti sociali. Nell’inviarle
in allegato le lettere della CES alla Commissione europea, certi della Sua
sensibilità, la invitiamo a considerare utile un confronto su questi temi con
tutti gli attori sociali
interessati>.
Società
Espulsioni dei cittadini Ue e rinnovi dei permessi affidati a Comuni.
Le nuove regole approvate dal Consiglio dei Ministri
Di Elvio Pasca, Stranieri in Italia
Roma
– 5 novembre 2010 – Rinnovi dei permessi di soggiorno affidati ai
Comuni e rimpatrio dei comunitari che non hanno i requisiti per rimanere in
Italia. Sono queste le novità principali sul fronte immigrazione
contenute nel nuovo pacchetto sicurezza approvato stamattina dal consiglio dei
ministri. Il pacchetto, che prevede anche norme contro la prostituzione e
assicura ai sindaci una maggiore collaborazione delle forze di Polizia, è stato
portato in consiglio dei ministri da Roberto Maroni ed è composto da un
decreto legge e un disegno di legge. Dovrebbe realizzare l’impegno sulla
sicurezza preso dal governo a fine settembre, quando ha chiesto e ottenuto la fiducia
in Parlamento. Per quanto riguarda i permessi di soggiorno, il disegno di legge
varato oggi affiderebbe al governo il compito di ridefinire le procedure per i
rinnovi, coinvolgendo gli Enti locali. “Ogni anno vengono emessi 500 mila nuovi
permessi di soggiorno:, e questa è una competenza che deve rimanere alle
Questure” ha detto Maroni, dal momento che per i primi rilasci sono sempre
indispensabili dei controlli di Polizia. Si vuole invece creare una nuova
procedura “perché il rinnovo dei permessi venga tolto alle Questure e affidato
ai Comuni in cui risiedono gli immigrati”. Un rivoluzione di cui si parla da
anni, ma che finora è sempre rimasta solo una proposta. L’obiettivo è “rendere
la procedura dei rinnovi più rapida e anche meno onerosa”. Il
governo vuole poi riscrivere le regole sulle espulsioni dei comunitari. Oggi i
romeni e gli altri cittadini ue possono rimanere in Italia per più di tre mesi
solo se hanno un lavoro, se studiano o comunque se hanno mezzi per mantenersi
senza pesare sulle casse pubbliche. Chi non ha questi requisiti può
però solo essere invitato ad andarsene, l’espulsione vera e propria con
accompagnamento alla frontiera scatta solo in casi eccezionali per chi
rappresenta un pericolo pubblico. “Oggi, la
violazione delle regole non è sanzionata. Noi abbiamo deciso di sanzionarla” ha
spiegato Maroni. Anche secondo il testo approvato oggi i cittadini comunitari
che non hanno diritto a rimanere verranno innanzitutto invitati ad andarsene.
Se però successivamente saranno sorpresi di nuovo in Italia, “è previsto
l’allontanamento coattivo per motivi di ordine pubblico”, saranno quindi
rimpatriati dalla Polizia. L’espulsione dei comunitari è inserita nel disegno
di legge, quindi prima di entrare in vigore dovrà passare al vaglio del Parlamento.
Una scelta che darà tempo anche alla Commissione Europea di valutare le nuove
regole ed eventualmente di far sentire la sua voce se queste violassero i
diritti di tutti i cittadini europei.
Immigrazione
Articolo di Claudia Moretti,
Aduc Immigrazione, 27 ottobre 2010
Una recente
sentenza del Consiglio di Stato, la numero 7209 del 29 settembre 2010, ha
deciso in merito ad un caso che rispecchia purtroppo quello di molti stranieri
extracomunitari, aspiranti alla regolarità. E' la questione sulla esperibilità
delle procedure di sanatoria nei confronti di soggetti imputati del reato di
non ottemperanza al decreto di espulsione, contenuto all'art. 14 comma
5 ter del D.lgs. 286/1998, recentemente novellato. Si tratta di una
domanda non banale né scontata. Se e' vero che ogni dettato normativo e'
specifico, tanto la norma generale o quanto quella contenuta nelle leggi
speciali delle varie sanatorie, è altresì vero che la giurisprudenza si e' più
volte spesa in favore degli stranieri. Ha talvolta ritenuto irrilevante il
trascorso amministrativo e giudiziario dello straniero e lo ha considerato
ininfluente se non valutato in concreto e in relazione alla specifica
situazione di vita. Si è assistito, ad esempio, a pronunce dei tribunali ove si
specifica che l'espulsione non è di per sé ostativa al rilascio del permesso di
soggiorno, laddove non vi sia un concreto apprezzamento della pericolosità
sociale e per l'ordine pubblico dell'espulso. E' allora normale e ovvio che gli
stranieri si pongano il legittimo dubbio che pure le conseguenze relative
all'espulsione stessa, possano esser trattate alla medesima stregua. Non e'
così, secondo il Consiglio di Stato, che ha così definitivamente interpretato
l'art. 1 ter, comma 13 del d.l. 1 luglio 2009, n. 78, la norma che esclude la
possibilità di sanatoria per coloro che hanno riportato condanne, anche a
seguito di patteggiamento, per i delitti ricompresi nell'elenco di cui all'art.
380 e 381 c.p.p. Si tratta, in altre parole, dei reati che prevedono l'arresto
obbligatorio o facoltativo. A quest'ultima categoria (art. 381 c.p.p.)
appartengono i reati con la pena massima prevista superiore a tre anni di
reclusione. A questa categoria, pertanto, ad avviso del Consiglio di Stato non
può non appartenere anche il reato di cui all'art. 14 comma 5 ter, che prevede
una pena massima di reclusione fino a quattro anni. E non fa una piega, in punto di diritto.
Ma le ragioni che hanno spinto il ricorrente ad esperire due gradi di giudizio
e a sfidare il dettato della legge, sono degne di attenzione. Intanto la
concessione del provvedimento di regolarizzazione da parte dell'amministrazione
e' un provvedimento che gode di una certa discrezionalità: non può ritenersi
sufficiente la motivazione dell'avvenuta condanna per un reato, che pur avendo
in astratto le caratteristiche ostative indicate dalla norma, occorre invece
procedere ad una valutazione complessiva del caso e darne debito conto nella
motivazione. Cosa che nel caso di specie non era avvenuta. Non può non
rilevarsi come il reato in questione, rappresenti una fattispecie
particolarmente insidiosa e più volte contestata anche dalla magistratura di
merito. Non solo per il mero esistere come fattispecie penale e non
amministrativa, ma soprattutto per l'entità della pena che appare, a paragone
con numerosi altri reati del nostro ordinamento, chiaramente sproporzionata ed
eccessiva. La legge impone, inoltre, norme processual-penalistiche molto
gravose per l'art. 14 comma 5 ter: l'arresto obbligatorio. Ciò non di meno, non
lo si può non ritenere che una mera conseguenza della clandestinità e non un
comportamento ritenuto socialmente disdicevole o riprovevole. Il Consiglio di
Stato ha scelto una soluzione di tipo formalistico, piuttosto che guardare alla
sostanza, contrariamente a quanto hanno fatto numerosi altri tribunali che in
questi anni hanno contribuito ad interpretare in modo umano la schizofrenia e
la perfidia del legislatore in materia di immigrazione. Speriamo ci ripensi. >> La sentenza del Consiglio di Stato
Sanatoria, allarme dei sindacati: tante le imprese fantasma
La prefettura:
multe da 5 mila euro alle aziende che disertano le convocazioni. Gli stranieri
pagano i contributi ma non vengono regolarizzati dai datori di lavoro.
Orientale, partono oggi i corsi di lingua italiana.
di TIZIANA COZZI ,
La Repubblica di Napoli
Napoli,
3 Novembre 2010 - Traditi. Beffati. Ridotti sul lastrico pur di pagare i
contributi al posto del datore di lavoro. Tutto, pur di arrivare al traguardo
della regolarizzazione. Che non sempre volge a buon fine. Anzi. Sono sempre di
più i casi di domande di emersione, non portate al termine dell'iter
amministrativo e perciò annullate. Accade sempre più spesso che i datori di
lavoro non si presentano alla convocazione in prefettura. Dopo mesi di attesa,
gli extracomunitari che hanno fatto domanda più di un anno fa, non giungono
alla sperata emersione. Investono soldi per contratti fantasma, accettano
condizioni di lavoro disumane. Ma alla fine non ottengono il permesso di
soggiorno. Nessun provvedimento viene preso contro i datori di lavoro. Che
restano impuniti: a pagare sono soltanto gli immigrati. Non più, fa sapere la
prefettura. "Il datore di lavoro che non si presenta alla convocazione
pagherà una penale di 5000 euro" dicono dagli uffici. Cgil e Uil Campania
puntano il dito contro le imprese fantasma. "Cosa è previsto per l'altra
metà dell'affare sanatoria? Cosa succede ai datori di lavoro? La faranno ancora
franca? - dice Enzo Annibale, responsabile dell'ufficio immigrazione della Cgil
- Se si aspetta che i clandestini facciano denunce, è tempo perso".
"Da lungo tempo abbiamo segnalazioni di questo tipo, negli ultimi tempi
sono più numerose - dice Luciana Del Fico segretaria regionale Immigrazione Uil
- Purtroppo non ci siamo più incontrati ai tavoli ufficiali, gli assessori non
li convocano. La prossima settimana è stato indetto un consiglio territoriale
in prefettura, ne discuteremo". Una situazione che chiede una soluzione a
breve termine. Per questo il sindacato chiede un intervento tempestivo alle
istituzioni. Ma dalla prefettura rilanciano. "Il sindacato dovrebbe farsi
garante e aiutare gli immigrati a denunciare questi episodi in questura. È
sicuramente utile intavolare una trattativa e capire in che modo bisogna
perseguire i datori di lavoro. Per il momento non possiamo fare altro che
multarli". Intanto, decine di pratiche vengono annullate. Nomi sulla
carta, in realtà storie umane difficili. La pratica di Samira, 36 anni,
algerina, dopo dieci anni di lavori precari, la scorsa settimana è stata
archiviata per assenza dell'imprenditore. Fatima, invece, all'appuntamento c'è
arrivata. Pronto per lei un contratto di collaboratrice familiare a 25 ore
settimanali, anche se, in cambio, ha accettato un ricatto: lavorare tutti
giorni fino all'alba nel ristorante del suo "benefattore". Colpevole,
alla fine, di una distrazione, non ha presentato la dichiarazione dei redditi.
Una defaillance costata cara a Fatima, piuttosto che a lui. Prossimo
appuntamento a marzo. Salvezza rimandata.
Cominciano oggi i corsi di lingua italiana per gli stranieri immigrati, indetti
dall'Istituto Orientale di Napoli (nella foto). Il corso, a cura del Centro
interdipartimentale di servizi linguistici ed audiovisivi (Cila)
dell'università di palazzo Giusso e coordinato dalla docente Anna De Meo, si
rivolge a gruppi di immigrati (adulti e ragazzi, tra cui anche studenti sordi)
presenti sul territorio della provincia di Napoli. Negli ultimi 2 anni, la
scuola ha formato circa 250 persone, provenienti da 21 paesi diversi. Durante
l'anno scolastico, in più occasioni gli insegnanti si sono spostati nelle zone
tra Villaricca, Pomigliano d'Arco, Acerra, Sant'Antimo. I corsi si sono svolti
anche in sedi messe a disposizione dalle municipalità e dalle associazioni del
territorio per arrivare direttamente agli immigrati a cui non era concesso
spostarsi. Tra le nazionalità, Brasile, Afghanistan, Bulgaria, Burkina Faso,
Costa d'Avorio, Ghana, Sri Lanka, Ucraina, Cuba, Cina
Di Angela Scalzo
Roma,
3 novembre 2010 - La grave situazione relativa ai casi di minori stranieri non
accompagnati in Provincia di Ravenna, a seguito delle modifiche introdotte
dalla legge 94/09 all'art. 32 dlgs 286/98, in materia di conversione del
permesso di soggiorno al compimento della maggiore età, ci induce ad inquadrare
la problematica nel variegato contesto italiano ed a leggerne la sua traduzione
giuridica in forma non lineare, ma a secondo della città di accoglienza. Concordiamo
sulla severità dei criteri che la legge ha previsto per la conversione del
permesso di soggiorno: permanenza di almeno tre anni sul territorio italiano
prima del conseguimento della maggiore età; conseguimento di un percorso di
integrazione sociale di almeno due anni presso un ente riconosciuto. Criteri
che hanno prodotto non pochi problemi sul territorio, come confermano anche i
dati di una prima rilevazione in sei città italiane effettuata da Save the
children in Italia: Roma, Palermo, Napoli, Torino, Ancona e Milano. Città
scelte perché maggiormente rappresentative in termini di presenza di questi
minori. Da alcuni dati da loro rilevati si evince che 2.503 sono i minorenni
segnalati per la prima volto nei primi 6 mesi del 2009, dei quali ben 1900 non
maturano i requisiti temporali richiesti dalla normativa in vigore. Altri 4.559
minori sono stati segnalati e diventati maggiorenni nel 2009 , subiranno in
minima parte gli effetti della 94/2009. perché l’80% è riuscito a convertire il
proprio permesso, prima dell’entrata in vigore della legge. Si registra,
perciò, una mancanza di omogeneità e di coordinamento a livello nazionale. Il
reato di ingresso e soggiorno illegale viene contestato ai minori solo in
alcune città, in merito alla conversione, invece, solo alcune questure stanno
applicando il regime transitorio. La nuova normativa ha comunque delle
conseguenze nei confronti del processo migratorio. Infatti si rileva già un
abbassamento dell’età dei minori che entrano oggi in Italia, esponendo loro al
rischio di intraprendere percorsi migratori pericolosi , con il pericolo di
cadere nella rete della tratta e alimentando fenomeni di criminalità. Situazione,
quest’ultima, penalizzante per lo Stato anche dal punto di vista finanziario,
in quanto provoca un dispendio di risorse umane e monetarie che si traduce in
costosi progetti di integrazione accompagnati dalla frustrazione del non
inserimento e dalla demotivazione del minore che non ha la certezza dei
documenti alla fine del suo iter formativo.
Questa la
situazione attuale nelle 5 città scelte a campione, dalla rilevazione di Save
The Children, sull’impatto della legge 94/2009:
o Roma
con 1234 minori a carico dell’Ente locale a gennaio 2010 (6 dinieghi di
conversione).
o Palermo
regione di “sbarchi”con i suoi minori in transito ha accolto circa il 35% di
tutti i minori non accompagnati presenti sul territorio nazionale. Ne sono
stati presi in carico 68, ma il 50% di questi si è reso irreperibile. Due
comunque i dinieghi.
o Napoli,
circa 100 i minori presi in carico (registrando un calo notevole in rapporto
agli anni precedenti), 3 i dinieghi effettuati.
o Torino
lo scorso anno ne sono stati presi in carico 89 di cui ben 31 richiedenti
asilo. La città torinese registra da 4 anni un continuo calo che potrebbe
aggravarsi con l’entrata in vigore della legge.
o Milano
ha in carico, durante tutto il 2009, 181 minori non accompagnati con 57
allontanamenti volontari ma nessun diniego.
Tutte le
città scelte a campione confermano, comunque, il calo di presenza di minori non
accompagnati negli ultimi anni e soprattutto il pericoloso abbassamento
dell’età dei minori, scesa in media tra gli 11 ai 14 anni per effetto negativo
della legge in oggetto.
Questo il
quadro frammentario che denota l’assoluta mancanza di coordinamento su scala
nazionale, come confermato dall’ottima ricerca di Save the children. Da parte
nostra, al fine di garantire una soluzione di lungo termine per i minori non
accompagnati qui in Italia, proponiamo:
a) un
coinvolgimento del Parlamento per attuare una riforma normativa che garantisca
la possibilità di permanenza in Italia e l’integrazione anche da maggiorenni;
b) Il
Ministero dell’Interno, deve fornire indicazioni tempestive alle questure in
merito all‘applicazione del regime transitorio;
c) Chiediamo
la possibilità di convertire il permesso di soggiorno ai minori affidati (l.
184/83) all’interno di un nucleo familiare, anche monoparentali ;
d) Va
ricordato che i minori egiziani sono sottoposti a tutela fino al 21° anno d’età
(per la differente legislazione egiziana in materia);
e) Va
garantito un effettivo monitoraggio sull’applicazione della normativa fino alla
maggiore età;
f) Vanno
forniti chiarimenti in merito alla non applicabilità del reato di immigrazione
clandestina dei minori stranieri e dell’aggravante per i minori autori di
reato, quest’ultimi in concerto con il Ministero della Giustizia.
g) Ed infine,
va richiesto ai tribunali per i minorenni di favorire un’interpretazione
estensiva (art. 25/34 n.1404) per un allungamento dei tempi di inserimento
lavorativo, per coloro che non abbiano concluso il percorso di integrazione.
Giurisprudenza
Avv. Francesco Di Pietro
Terni,
7 novembre 2010 - Non vi è un automatismo espulsivo in caso di ritardo nel
rinnovo del permesso di soggiorno che si sia protratto oltre i 60 giorni dalla
scadenza del titolo, quando l’interessato possa dimostrare il mantenimento dei
requisiti utili a prolungare il suo diritto di soggiorno. Lo ha ribadito il
Giudice di Pace di Terni annullando l’espulsione di un cittadino straniero in
possesso di un permesso di soggiorno per motivi di studio, dei requisiti per il
rinnovo (5 esami sostenuti in un anno) ma che aveva presentato richiesta di
rinnovo dello stesso permesso oltre il termine di 60 giorni dalla scadenza. Il
Giudice di Pace ha accolto il ricorso dello straniero, assistito dagli Avv.ti
Cristina Lovise e Francesco Di Pietro, con un decreto
del 30 ottobre 2010. Il GDP, nel motivare la decisione ha ricordato
che il mancato rinnovo nei termini di legge è una circostanza meno grave
dell’assenza di richiesta di rinnovo. Rileva il Giudice, che la Sentenza
della Corte di Cassazione 7892/2003, ha stabilito come l’espulsione
dello straniero “presuppone la duplice condizione della scadenza del
permesso da oltre sessanta giorni e della mancata proposizione della domanda di
rinnovo”.
Inoltre,
ricorda il Giudice di Pace di terni, la Corte di cassazione ha srilevato come “proprio
agli effetti di un più efficace controllo e di una maggiore trasparenza dei
flussi migratori”, in quanto “il superamento del mero automatismo
dell’espulsione a fronte del ritardo nella presentazione della domanda di
rinnovo del permesso, consentirebbe di evitare l’ingresso in clandestinità di
quei soggetti che, avendo fatto scadere il termine per il rinnovo del permesso
di soggiorno, si vedrebbero costretti a tale scelta per non poter più domandare
il rinnovo del permesso di soggiorno senza incorrere nell’espulsione”.
Quindi
“la spontanea presentazione della domanda di rinnovo del permesso di
soggiorno oltre il termine di sessanta giorni dalla sua scadenza non consente
l’espulsione automatica dello straniero.
Decreto
del Giudice di Pace di Terni n. 50 del 30 ottobre 2010
di Fabrizio Gatti
Un quartiere
ad altissima densità di immigrati. Un sindaco super leghista che non gestisce
l'integrazione perché più la convivenza è difficile, più voti gli arrivano.
Storia e realtà di Veronetta, già soprannominata Terronetta e ora Neronetta
Germania: il Consiglio
centrale dei Sinti e Rom chiede al Governo di fermare i rimpatri dei rom in
Kosovo.
In una lettera, scritta con le organizzazioni antirazziste,
espresse preoccupazioni per gli episodi di razzismo ed i proclami dei partiti
xenofobi.
08 novembre 2010 - Il Consiglio centrale dei Sinti e Rom di
Germania, riunito venerdì scorso a Berlino, ha rinnovato l’appello alla
Germania ed ai governi Ue di non espellere più verso il Kosovo gli immigrati di
etnia Rom. In una lettera aperta firmata in comune con la Rete contro il
Razzismo e indirizzata al Ministro dell’interno federale e a quelli dei Laender
(regioni) tedeschi, l’Associazione dei Sinti e Rom residenti in Germania chiede
di offrire un sicuro soggiorno per le persone coinvolte. L’organizzazione ha
reso noto l’appello ai responsabili politici tedeschi dopo una riunione a
Heidelberg per esaminare la situazione minacciosa nella quale si trovano
attualmente i Sinti e i Rom in Europa. I successi elettorali in vari Stati
d’Europa di partiti dell’estrema destra che fanno agitazione con parole
d’ordine razziste contro gli ebrei e gli zingari sono particolarmente
preoccupanti, ricordano i firmatari, e l’esempio della Francia mostra inoltre
come politici al potere cerchino di distrarre l’attenzione dai loro problemi
attraverso un certo tipo di politica delle minoranze. Questo sta rendendo in
Europa di nuovo accettabile un modo di pensare razzista. La Rete contro il
razzismo è composta da circa cento diverse organizzazioni e pubblica
regolarmente un rapporto sulla situazione del razzismo in Germania. (Red.)
Immigrati
espulsi? Due su tre restano in Italia
Nel 2009 su
oltre 52mila irregolari fermati, solo 18mila sono stati effettivamente allontanati
dall'Italia.
(www.stranieriinitalia.it) ROMA, 8
novembre 2010 - Secondo l'Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione economica
e lo sviluppo, in Italia il numero di immigrati clandestini oscilla tra i 500 e
i 750 mila irregolari. Rappresentano l’1,09% della popolazione totale e il
25,6% di tutti i residenti stranieri. I dati tuttavia non sono certi ed è
impossibile pretendere che lo siano. Le stime variano in continuazione e i
flussi, soprattutto degli immigrati irregolari, sono difficili da decifrare.
Secondo Franco Pittau, responsabile del Dossier statistico della Caritas
Migrantes "è più probabile che in Italia il numero di clandestini si
aggiri intorno al milione".
Ma tra tutti gli irregolari che vivono in Italia, quanti, di quelli che sono
fermati dalle forze dell'ordine, vengono poi rimandati nei paesi d'origine? Per
legge, l'allontanamento dall'Italia dei clandestini avviene o direttamente alle
frontiere (con i respingimenti) o dopo l'ingresso sul territorio italiano (con
i rimpatri). Gli ultimi risultati parlano di una situazione clamorosa: secondo
l'ultimo Dossier Caritas/Migrantes nel 2009 su oltre 52mila irregolari fermati,
solo 18mila (il 34,7%) sono stati effettivamente allontanati dall'Italia. Nel
dettaglio i respingimenti sono stati 4.298 mentre i rimpatri 14.063. E' il dato
più basso dal 1999. La situazione non dovrebbe cambiare quest'anno: da gennaio
ad oggi le espulsioni avrebbero superato di poco le 10mila unità. s.c.
Torino: è
“straniero” un quarto dei bambini sotto i quattro anni
Rapporto
dell’Osservatorio interistituzionale sugli stranieri in Provincia. 185 mila gli
stranieri, l’8% dei residenti, a Torino città oltre 115 mila.
Torino, 8
novembre 2010 - Il 26,4% dei bambini tra zero e quattro anni residenti a Torino
è “straniero”, mentre tra i 5 e 9 anni la percentuale è del 19,4%. Il dato
emerge dal Rapporto 2009 dell’Osservatorio interistituzionale sugli stranieri
in Provincia di Torino. Secondo lo studio, in Piemonte la popolazione straniera
residente sul territorio regionale supera le 351 mila unità, pari al 7,9%
dell’intera popolazione regionale. In provincia gli stranieri solo 185 mila,
l’8% dei residenti, a Torino città oltre 115 mila, il 12% del totale, con un
incremento di quasi 12 mila unità rispetto al 2008. I residenti romeni in
provincia di Torino sono quasi 86 mila, pari a una percentuale del 3,7%, sul
totale della popolazione residente. Nel capoluogo i romeni sono oltre 51 mila e
costituiscono la prima comunità con un incremento del 7,2% rispetto al 2008.