Atto Camera

 

Ordine del Giorno 9/3778-A/131

presentato da

LIVIA TURCO

testo di

venerd 19 novembre 2010, seduta n.398

La Camera
premesso che:
il disegno di legge di stabilit presentato dal Governo contiene delle misure la cui sostenibilit da parte delle amministrazioni pubbliche nonch l'effettiva realizzabilit dei risparmi attesi si riflette sull'inadeguatezza dei tagli indifferenziati e non selettivi che potrebbero tradursi o in un rallentamento della spesa in conto capitale o in meri slittamenti nel tempo di pagamenti o nella formazione di debiti sommersi e, certamente, nella riduzione della funzionalit della pubblica amministrazione e dei servizi ai cittadini;
si tratta, in ogni caso, di misure che avranno effetti recessivi e porteranno ad una riduzione del tasso di crescita del PIL pari a 0,5 punti percentuali nel periodo di riferimento 2010-2012;
nel prossimo biennio sull'attivit economica potrebbe continuare a gravare una dinamica debole dei consumi, frenati dalla stazionariet del reddito disponibile, la previsione di un tasso di crescita del 2 per cento nel biennio 2012-2013 appare fin troppo ottimistica; 
il riequilibrio duraturo dei conti pubblici passa soprattutto per il rafforzamento del potenziale di crescita dell'economia. L'uscita dalla crisi deve essere un'opportunit per porre le basi per attuare riforme strutturali che accrescano la produttivit e la competitivit del nostro Paese;
pur non avendo indicato nella DFP alcun disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, il Governo sta annunciando, negli incontri con le parti sociali e gli attori economici, la presentazione a fine anno dell'ennesimo decreto riducendo tosi al minimo il ruolo, il dibattito e la capacit di intervento del Parlamento;
il perdurare dell'assenza di una vera e concreta politica di lotta alla povert e alle disuguaglianze, nel momento in cui, il potere d'acquisto delle famiglie, in particolare del lavoro dipendente e dei pensionati fortemente in crisi e, nonostante che la Commissione europea abbia designato il 2010 quale Anno europeo della lotta alla povert e all'esclusione sociale al fine di riaffermare e rafforzare l'iniziale impegno politico dell'UE formulato all'avvio della strategia di Lisbona per imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povert;
il punto di riferimento in un programma di lotta alla povert sarebbe dovuto essere l'Agenda sociale europea, i cui obiettivi erano: creazione di una strategia integrata che garantisca un'interazione positiva delle politiche economiche, sociali e dell'occupazione, promuovendo la qualit dell'occupazione, delle politiche sociali e delle relazioni industriali, consentendo infine il miglioramento del capitale umano e sociale anche attraverso migliori e innovativi sistemi di protezione sociale;
il riconoscimento del diritto fondamentale delle persone in condizioni di povert e di esclusione sociale di vivere dignitosamente e di far parte a pieno titolo della societ  elemento fondante di ogni societ che si definisca avanzata cos come elemento fondante quello di promuovere una societ che sostenga e sviluppi la qualit della vita, ivi compresa la qualit delle competenze e dell'occupazione, il benessere sociale, compreso quello dei bambini e la parit di opportunit per tutti e, invece la stessa social card, salutata solo un anno fa come la panacea per tutti mali della povert, nella nuova legge di stabilit per il 2011 non trova collocazione non essendo previsto un solo centesimo di finanziamento;
a fronte di una situazione cos drammatica, vi , ancora una volta la conferma da parte del governo di tutte le decurtazioni gi avvenute in particolare con il decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010 n. 122 di tutti i principali Fondi relativi alla spesa sociale, primo fra tutti, il Fondo nazionale per le politiche sociali che vede per il 2011 uno stanziamento da ripartire per le regioni pari solo a 200 milioni di euro;
i tagli hanno riguardato anche: il Fondo per l'infanzia e l'adolescenza che passa nel giro di tre anni da 44.467 a 39.964, il Fondo per le politiche della famiglia che passa dai 280.000 del 2008 agli attuali 52.466, il Fondo nazionale per il servizio civile che passa dai 303.422 per il 2008 ai 170.261 per il 2010, agli attuali 112, al totale azzeramento del Fondo per la non autosufficienza di cui all'articolo 1, comma 1264, della legge finanziaria 27 dicembre 2006, n. 296 il cui finanziamento per il 2011 non previsto; non finanziamento del Fondo per l'inclusione degli immigrati; ed ancora il Fondo per le pari opportunit a cui vengono assegnati per il 2011 17 milioni di euro togliendoli per al Fondo per le politiche giovanili e niente viene detto per il Fondo contro la violenza alle donne, completamente dimenticato, come dimenticato il fondo per l'inclusione sociali degli immigrati ed infine il 5 per mille ridotto di ben 300 milioni, di fatto annullato ed ancora viene predisposto un taglio lineare alle politiche sociali di ben 40 milioni di euro:
il mancato finanziamento del Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati come tutte le politiche fino ad ora adottate si inquadrano in un'ottica di immigrazione vista solo sul piano della sicurezza e non dell'integrazione;
l'immigrazione sicuramente una delle questioni sociali pi importanti attualmente in Italia, in quanto i cittadini stranieri residenti in Italia al 1o gennaio 2009 sono 3.891.295, pari al 6,5 per cento del totale dei residenti e rappresentano nonch del 7 per cento della forza lavoro del nostro paese;
la realt dell'immigrazione del nostro paese un fatto positivo, strutturale e duraturo se correttamente gestita perch pu corrispondere alle necessit della nostra economia, delle nostre famiglie, del nostro welfare;
il patto europeo per l'immigrazione invita gli Stati membri a porre in essere una politica d'integrazione armoniosa, favorendo la partecipazione dell'immigrato alla sfera civica, al mondo del lavoro, all'istruzione, al dialogo interculturale cercando di eliminare ogni diversit di trattamento che risulti discriminatorio per il cittadino terzo;
il Patto Europeo per l'immigrazione del giugno 2008, stato sottoscritto anche dal Governo italiano e propone una gestione dell'immigrazione incentrata attorno agli obiettivi della prosperit, della sicurezza e della solidariet. Le migrazioni internazionali possono rappresentare un'opportunit, costituendo un fattore di scambio culturale, umano, sociale ed economico. Il potenziale dell'immigrazione pu essere considerato maggiormente positivo soltanto con un'integrazione riuscita nelle societ dei paesi ospitanti,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunit di:
a) adottare ulteriori iniziative normative volte a: estendere la regolarizzazione prevista per colf e badanti dalla legge n.102 del 2009 che convertiva con modificazioni il decreto-legge n. 78 dello stesso anno anche a quei settori dell'economia italiana in cui vi sia un'alta incidenza di manodopera irregolare nonch in quei settori ove la domanda di manodopera di lavoratori extracomunitaria sia particolarmente richiesta dalle imprese e, comunque, con particolare attenzione ai settori economici di cui all'edilizia, agricoltura, terziario, pubblici esercizi e assistenza familiare;
b) aumentare dagli attuali sei mesi ad un anno il tempo necessario per il rinnovo dei permessi di soggiorno per quei lavoratori immigrati colpiti da situazioni di crisi e per i quali i soli sei mesi entro cui trovare un'occupazione regolare dopo la perdita del posto di lavoro precedente rischiano di essere insufficienti, mettendo cos a rischio una loro regolare permanenza nel nostro Paese;
convocare un tavolo istituzionale sul tema delle truffe a danno degli immigrati nonch a prevedere una normativa in tempi brevi che permetta a questi stranieri di denunciare la truffa subita senza il pericolo di essere espulsi dal territorio italiano;
attuare tutte le misure per combattere ogni forma di sfruttamento del lavoro, attraverso una rigorosa applicazione della normativa vigente, in modo particolare dell'articolo 18 del decreto legislativo 286 del 1998 che prevede un permesso di soggiorno per le persone che denunciano i propri sfruttatori prevedendo anche l'introduzione nel nostro ordinamento del reato per grave sfruttamento del lavoro, un'autonoma fattispecie incriminatrice del caporalato, aggravata quando.
9/3778-A/131.(Testo modificato nel corso della seduta) Livia Turco, De Pasquale, Vaccaro.