On.
Gino Bucchino
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Roma, 28 ottobre
2010
MANTICA RISPONDE A
BUCCHINO: PENSIONI AGLI EXTRACOMUNITARI?
SE RIMPATRIANO E
PIU FACILE
Non si finisce mai di stupirsi. Ha
dellincredibile la recente risposta del Sottosegretario di Stato Sen. Alfredo Mantica, alla mia
interrogazione sui diritti previdenziali dei lavoratori immigrati in Italia e
titolari di regolare permesso o carta di soggiorno. Una risposta parziale,
maldestra e incompetente. Infatti alla mia specifica domanda su quale sia la
politica del Governo in relazione alla tutela socio-previdenziale dei
lavoratori stranieri i quali risiedono permanentemente in Italia e sui motivi
per i quali non vengono stipulati accordi bilaterali di sicurezza sociale con i
Paesi di forte immigrazione in Italia, il Sottosegretario risponde illustrando
esclusivamente cosa prevede la legge italiana nei casi di rimpatrio definitivo.
Io avevo spiegato nella mia
interrogazione che la regolare presenza in Italia di milioni di lavoratori
extracomunitari (dallultimo Dossier 2010 della Caritas risulta infatti che i
cittadini di origine straniera rappresentano il 10% degli occupati) richiama la
responsabilit dello Stato italiano ai fini di una tutela adeguata dei loro
diritti previdenziali, con i criteri e le modalit con i quali vengono tutelati
gli italiani residenti nel territorio della Repubblica e i lavoratori italiani
emigrati. E cio oltre che tramite la paritaria applicazione della normativa
nazionale in materia di sicurezza sociale, anche con la stipula di accordi
bilaterali per consentire ai lavoratori stranieri di non perdere la
contribuzione gi versata nei Paesi di provenienza, di mantenere i diritti
eventualmente gi acquisiti e, se necessario, di perfezionare un diritto a
prestazione tramite il meccanismo della totalizzazione dei contributi versati
allestero e in Italia.
Avevo evidenziato come lItalia fino
ad oggi ha stipulato solo due accordi con i Paesi di immigrazione, quelli con
Capoverde e la Tunisia (sono altres in vigore accordi con i Paese della
ex-Jugoslavia) e come quindi fossero scoperti decine e decine di altri Paesi.
Avevo stigmatizzato il rischio che senza la stipula degli accordi bilaterali,
migliaia di lavoratori immigrati in Italia non avrebbero potuto utilizzare i
contributi versati in altri Paesi ai fini della maturazione di un diritto
previdenziale.
A fronte di queste mie legittime,
sensibili e comprensibili preoccupazioni, il Sottosegretario Mantica invece di
illustrare le politiche del Governo, magari anche adducendo motivi economici
limitativi della stipula di nuovi accordi, oppure di alimentare qualche
speranza per il futuro previdenziale delle persone immigrate in Italia, ci
risponde cos: La materia dei diritti previdenziali dei lavoratori provenienti
da Paesi extra UE disciplinata dallart. 22 comma 13 del T.U.
sullImmigrazione n. 286/98. Esso prevede che, in caso di rimpatrio definitivo,
il lavoratore extracomunitario conserva i diritti previdenziali e di sicurezza
sociale gi maturati e pu goderne, indipendentemente dalla vigenza di un
accordi di reciprocit, solo a partire dal compimento del 65mo anno di et.
In pratica il Governo si preoccupa
esclusivamente dei lavoratori che rimpatriano (la norma a cui si riferisce
Mantica un incentivo a tornarsene a casa) mentre a tutti quelli che
rimarranno in Italia – si presume la maggioranza – il
Sottosegretario non in grado di, o non vuole, dare una risposta.
Si tratta ovviamente per questo
Governo di lavoratori e pensionati
di seconda categoria i quali hanno solo doveri (tutti versano i contributi previdenziali)
ma pochi diritti. A meno che non rimpatrino! Faremmo invece bene a non dimenticare che lo Stato italiano
nel corso degli ultimi 50 anni ha stipulato decine di accordi multilaterali e
bilaterali di sicurezza sociale con i Paesi di emigrazione italiana per
tutelare i diritti previdenziali (e affermare anche i doveri) dei nostri
lavoratori emigrati, i quali hanno cos potuto:
a) maturare un diritto ad un
pro-rata (quota parte di pensione) tramite lapplicazione di tali accordi
facendo valere anche pochi contributi in Italia che quindi non sono andati
persi;
b) esportare senza ostacoli le
prestazioni previdenziali;
c) rivendicare la parit di
trattamento con i lavoratori autoctoni.
Ma ci sembra che chiedere a questo
Governo una maggiore attenzione alle necessit del mondo dei lavoratori
migranti (italiani o stranieri sono comunque per me esseri umani portatori di
diritti fondamentali) pura utopia.