Lincontro su Rom e Sinti, del 5
ottobre a Palazzo Valentini, Roma
Proporre una legge che
riconosca, quale minoranza linguistica, i Rom e Sinti che vivono in Italia
Secondo il dettato dellart.
6 della Costituzione
Di Giuseppe Casucci
Roma,
ottobre 2010 - Forse non tutti sanno che.In Italia vivono da sei secoli
accanto a noi decine di migliaia di cosiddetti zingari. Secondo cifre non
ufficiali (un censimento esaustivo non mai stato realizzato) la famiglie di
Rom, Sinti e Camminanti conterebbero di circa 170 mila persone, di cui 60 mila
italiani, 80 mila comunitari e solo 30 mila extra UE, in gran parte provenienti
dalla ex Jugoslavia. Una cifra comunque modesta se confrontata con gli 1,5
milioni residenti in Romania, gli 800 mila di Bulgaria e Spagna, il mezzo
milione che vivono in Slovacchia ed Ungheria ed i 400 mila della Serbia, della
Francia e della Germania. In molti di questi Paesi, il processo di accoglienza
ed integrazione andato molto pi avanti che da noi, magari con il giusto utilizzo
dei copiosi fondi che la UE mette a disposizione degli Stati membri per
laccoglienza ed integrazione di questo popolo. Neanche questo fa lItalia: i
fondi giacciono inutilizzati per anni, per poi essere messi a disposizione di
altre nazioni pi avvedute e propense allaccoglienza. La UE non ci concede
fondi perch lItalia non fa accoglienza ma solo discriminazione ed emarginazione, allinsegna di un dubbio
concetto della sicurezza. Ed in
effetti, da noi il tema nomadi (che poi nomadi non sono quasi pi) sempre
unemergenza, anche se dura da secoli. Come mai questa emergenza non mai
stata risolta da nessun governo, nel presente come nel passato? Fortunatamente
la maggior parte dei 170 mila Rom e Sinti si da anni integrata e vive (spesso
in forma latente) accanto a noi: la maggioranza lavora, ha una casa e manda i
figli a scuola. Certo evita di raccontare della propria origine a causa dei
pregiudizi imperanti. Il problema, dunque, sono quei circa 30 mila zingari in
arrivo dai tempi della guerra dei Balcani: sono loro ancora a vivere in campi,
spesso abusivi ed anti igienici; sono loro che vediamo agli angoli delle strade
e delle chiese e che spesso ignoriamo volutamente, con una malcelata punta di
insofferenza. Guardarli ci da fastidio e vorremmo cancellarli dalla nostra
vista, ma non possibile e – soprattutto – non giusto. Si
fatto un gran parlare nelle ultime settimane delle decisioni francesi di
favorire il rientro in Romania di cittadini comunitari senza lavoro, soprattutto
zingari, magari con un piccolo incentivo economico. Anche il nostro Ministro
dellInterno si detto favorevole allallontanamento di cittadini comunitari
che risiedano in Italia oltre i tre mesi e che non dimostrino di avere mezzi
economici leciti per mantenersi. Forse per certe affermazioni vengono fatte
per motivi soprattutto propagandistici e non tengono conto di direttive della
CEE che lItalia ha pur adottato. In effetti la direttiva 2004/38/CE,
quella che concerne il diritto
dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e soggiornare
liberamente all'interno degli Stati membri molto chiara. Questa direttiva
stata adottata dallItalia con dlgs n. 30 del 6 febbraio 2007. Allart. 20 di
detto decreto si attesta che Il
cittadino dell'Unione o un suo familiare possono essere allontanati dal
territorio dello Stato membro solo per ragioni di ordine
pubblico, di sicurezza pubblica o sanit pubblica. Inoltre,
tutti i provvedimenti relativi alla libert di circolazione e di soggiorno
devono rispettare il principio della proporzionalit e basarsi
esclusivamente sul comportamento personale dell'interessato. Il
comportamento personale deve rappresentare una minaccia effettiva e
sufficientemente grave, che pregiudica un interesse fondamentale dello Stato ospitante.
Ancora: nell'adottare un provvedimento di allontanamento dal territorio per
motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza, si tiene conto della durata
del soggiorno in Italia dell'interessato, della sua et, del suo stato di
salute, della sua situazione familiare e economica, della sua integrazione
sociale e culturale nel territorio nazionale e dell'importanza dei suoi legami
con il Paese d'origine. Non
dunque cos facile liberarsi in forma collettiva di cittadini comunitari
(neanche quando appartengano alla categoria sfortunata
degli
zingari), a meno che non si voglia venir meno agli obblighi assunti nellambito
delle norme dellUnione Europea. Che fare, dunque, dei Rom e dei Sinti che
vivono nei campi, da cui vengono sgombrati molto spesso, in spregio alla
presenza di minori e donne incinta, e nel caso migliore spostati in altri
campi, magari fuori dalla vista della gente perbene? Certo una soluzione
civile va ricercata e presto se non si vuole che la situazione continui ad
incancrenirsi. Quasi due anni e mezzo fa, il 30 maggio 2008, la Presidenza del
Consiglio dei Ministri emanava tre Ordinanze: urgenti di protezione civile
per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di
comunit nomadi nel territorio delle regioni Lazio, Lombardia, Lazio e
Campania. Con nomina di tre Commissari straordinari nelle persone dei Prefetti
delle tre citt. Oltre al censimento della popolazione zingara, le Ordinanze
predisponevano precise misure dintegrazione dirette a tali comunit, in modo
particolare ai minori. Tra queste:
il censimento delle persone che vivono nei campi; leliminazione di
campi abusivi, attraverso lindividuazione di altri siti idonei a realizzare
campi autorizzati in cui spostare queste persone; la realizzazione di
interventi idonei a ripristinare i livelli minimi delle prestazioni sociali e
sanitarie; nonch interventi atti a favorire linserimento e lintegrazione
delle persone trasferite nei campi autorizzati ed in particolare la
scolarizzazione dei minori in et scolare. Di tutto questo, ben poco stato
realizzato: il censimento – effettuato dalla Croce Rossa – ha
raggiunto solo 7000 persone (le altre sono scappate, spaventate dalla violenta
campagna mediatica); nessuna misura di inclusione sociale veramente stata
realizzata: i bambini zingari continuano a disertare le scuole; i loro
genitori continuano a vivere di espedienti; ogni tentativo di assegnare case
popolari a famiglie di origine Rom o Sinta (italiane, beninteso) incontra
ostacoli immancabili dalle amministrazioni locali, oltre che una forte
opposizione da parte dellopinione pubblica. Che fare allora? Un gruppo di
esperti, parlamentari, sindacalisti ed operatori del sociale hanno avanzato
lipotesi di una legislazione capace di portare ordine in questa situazione,
cominciando a delineare i diritti e doveri in materia di minoranza Rom e Sinta.
Una proposta di legge (diciamo di minima) potrebbe essere quella che chiede il
loro riconoscimento in quanto minoranza linguistico culturale. Di minima, in
quanto non tocca i problemi pratici di integrazione, e dunque potrebbe essere a
costo zero. Larticolo 6 della
Costituzione infatti recita: la Repubblica tutela con apposite norme le
minoranze linguistiche. La legge 482 del 2009 ha posto in pratica il dettato
costituzionale, partendo da un criterio di radicamento territoriale. Vista per
lestrema mobilit di una parte del popolo Rom e Sinti, la 482 ha finito per
escludere questa minoranza dalla schiera delle altre tutelate nazionalmente. Da qui lesigenza di riproporre una
legge nazionale di tutela che potrebbe incontrare lappoggio di parlamentari
della maggioranza come dellopposizione. Lobiettivo dare dignit civile a
questa minoranza culturale, condizione minima per affrontare in maniera umana e
concreta i molti problemi e la loro possibile soluzione. Di questo si parlato
in un incontro di approfondimento che si tenuto lo scorso 5 ottobre presso
una sala della Provincia di Roma, e che stato promosso dal gruppo di pensiero
denominatosi Vaso di Pandora. Presenti, oltre allanfitrione, lAssessore
Claudio Cecchini, molti
parlamentari (tra cui i sen. Pietro Marcenaro e Massimo Livi Bacci, e lon.le
Fabio Porta), esperti giuristi di ASGI, sindacalisti ed operatori del sociale (Acli, Caritas,
Unicef, CIR, Amnesty, Focus- CDS, COSV, AMISNET, Popica-Onlus e molti altri).
Presenti due associazioni del mondo Rom e Sinti: la Federazione Roman,
rappresentata da Nazzareno Guarnieri e Unirsi, per cui ha parlato il presidente
Kazim Cizmic. Era presente, ed ha contribuito al dibattito Mercedes Frias, ex
parlamentare e prima firmataria di una proposta di legge nel 2007, di modifica
alla 482 per lestensione delle disposizioni di tutela delle minoranze
linguistiche storiche alle minoranze dei Rom e dei Sinti. Alessandro Simoni,
dellUniversit di Firenze ha illustrato una bozza di proposta di legge
(realizzata assieme a Paolo Bonetti e Tommaso Vitale) di tutela e pari
opportunit della minoranza Rom e Sinti. Un testo che potrebbe servire come
base di discussione per un gruppo di lavoro che andr avanti nelle prossime
settimane nellaffinare una nuova proposta in materia. Uno dei tanti problemi
che rimane insoluto, anche a causa dellestrema conflittualit interna al mondo
dei Rom e dei Sinti, quello di una loro rappresentanza istituzionale,
democraticamente eletta, capace di dialogare e contrattare con le istituzioni
nazionali e locali, adeguati strumenti e misure per la soluzione dei tanti
problemi. La strada certo ancora in salita, viste anche le campagne
mediatiche contrarie agli zingari, lanciate ad arte e spesso a puri fini
elettorali. Siamo comunque convinti che questa sia una battaglia che va fatta e
subito, in quanto crediamo che una societ che non capisca e non sappia
convivere con le proprie diversit, senza negarle e calpestarle, non si possa
definire veramente civile, come spesso lEuropa non manca di ricordarci.