IMMIGRATI A PUNTI: PERCH DICO NO LA PROPOSTA DI VELTRONI

l'Unit, 14-10-2010

Rosario Crocetta

DEPUTATO AL PARLAMENTO EUROPEO

La proposta di Veltroni di visti "a punti" per gli immigrati, pur presentandosi come un tentativo moderno per regolare i flussi immigratori, finisce in realt per proporre il totale blocco delle autorizzazioni agli ingressi nel nostro Paese. Il modello di Veltroni favorisce l'immigrazione di coloro che per et, sesso, stato civile, istruzione, risultino pi funzionali alle esigenze produttive del Paese. Naturalmente guadagneranno ulteriori punti coloro che conoscono la nostra lingua, la nostra cultura, il nostro ordinamento, che sono quasi sconosciuti nel pianeta. Il modello Veltroni troppo mutuato dalle esperienze anglosassoni per essere credibile e applicabile in Italia. Un modello, fra l'altro, nato per gestire l'immigrazione proveniente dai territori delle ex colonie inglesi. Quali potenziali cittadini del mondo in attesa di visto hanno infatti le caratteristiche proposte da Veltroni per entrare nel nostro Paese? Pochissimi. E quei pochi o sono gi stati nel nostro Paese, magari da clandestini, o sono forza lavoro fortemente professionalizzata di cui il nostro Paese non ha bisogno, a causa di una disoccupazione intellettuale diffusa, contrariamente agli altri Paesi industriali occidentali. L'immigrazione, infatti, verso l'Italia prevalentemente povera e si rivolge alle quote pi marginali del mercato del lavoro. Credo che la proposta di Veltroni sugli "immigrati a punti" non abbia utenti anche per il fatto che la lingua italiana non la conosce e non la studia quasi nessuno. Quali immigrati vuole autorizzare Veltroni a venire in Italia? Credo nessuno.

Come parlamentare europeo, poi, membro della commissione europea che si occupa dei problemi dell'immigrazione, esprimo la difficolt a rappresentare in Europa la linea Veltroni sull'immigrazione, se essa dovesse divenire la linea ufficiale del Pd. Socialisti, democratici e liberali europei, anche inglesi, sono contrari a sistemi interdittivi della libert di circolazione delle persone. Ci non significa affatto che non bisogna regolare i flussi immigratori. Solo che quando lo si fa occorre tenere di vista il rapporto di rapina esistente fra paesi ricchi e paesi poveri. Che i paesi ricchi non possono considerare quelli poveri solo come mercati per le loro merci. La politiche europee sui flussi debbono, dunque, tenere conto dei rapporti economici e sociali pi complessivi che esistono fra Nord e Sud del mondo. Regolare, dunque, l'immigrazione, ma favorire lo sviluppo dei paesi poveri e le politiche di scambio eguale. Se si perdono di vista le ingiustizie del mondo, si possono fare anche proposte politiche che ricevono cori di consenso che, per, fanno perdere la bussola. E fanno chiedere a uno come me che nella sua vita spesso di bussole ne ha smarrite tante, se per caso, non debba anche perdere l'unica bussola che veramente conta: la difesa degli ultimi, dei poveri e degli emarginati