Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata
alla data del 1° Ottobre 2010)
INCONTRO DI
RIFLESSIONI E PROPOSTE
Rom
e Sinti: è tempo per un
riconoscimento linguistico e culturale
Martedì 5 ottobre 2010, ore
14.00 – 17.00 Palazzo Valentini,
Sala della Pace, Roma via IV
Novembre 102/c
Sommario
o
Dipartimento Politiche
Migratorie – Appuntamenti pag. 2
o
In prima pagina
– Rom e Sinti: è tempo per un riconoscimento linguistico culturale pag. 2
o
In prima pagina
– Lavoro: la crisi ha colpito soprattutto gli stranieri pag. 3
o
In prima pagina
– Record di trimesse per gli
immigrati pag. 4
o
In prima pagina - Bruxelles:
procedura d’infrazione contro la Francia pag. 4
o
Permessi di soggiorno
– “sempre più disagi” pag. 5
o
Permessi di soggiorno
– il diritto difeso
pag. 5
o
Sanatoria 2009 –
Dietrofront del Consiglio di Stato
pag. 6
o
Dai territori – Provincia
di Bergamo: in aumento gli asiatici pag.
7
o
Dai territori –
Continua l’odissea dei dannati di Rosarno pag. 7
o Foreign
Press – France’s poor image pag. 8
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n.
290
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma 05 ottobre 2010, ore 14.00
Palazzo Valentini
Convegno su Rom e Sinti:
“Tempo per un riconoscimento legislativo linguistico e culturale”
(Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Roma, 08 ottobre 2010, Casa
Internazionale delle donne
Workshop Fondazione
Brodolini: “Rapporto Italiano sulla Lotta alle Discriminazioni”
(Guglielmo Loy)
Roma, 11 ottobre 2010, ore 15.00,
Via Guattani, 13
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con CNA
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma, 13 ottobre 2010, ore 11.00,
via Nazionale, 60
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con Confesercenti
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma, 13 ottobre 2010, sede del
CNR, Piazza Aldo Moro, 5
INMP - XVII workshop Cultura,
Salute e Migrazioni
(Guglielmo Loy)
Roma, 14 ottobre 2010, ore 11.30
Via G. Belli
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con la Confcommercio
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma, 14 ottobre 2010, ore 15.30
Via Mariano Fortuny, 20
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con la Conf. Italiana
agricoltori
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma, 15 ottobre 2010, ore 15.00,
via San Giovanni in Laterano n. 152
Incontri
con controparti datoriali in materia di immigrazione: incontro con
Confartigianato
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
In prima pagina
Rom e Sinti, è
tempo per un riconoscimento linguistico culturale
Incontro di riflessioni
e proposte, martedì 5 ottobre 2010, ore 14.00. Roma, Palazzo Valentini, sala
della Pace
Da anni è in atto in Italia una
campagna permanente di linciaggio politico e mediatico dei 170 mila Rom e Sinti
che vivono nel nostro Paese, la grande maggioranza dei quali - ricordiamolo
- sono di cittadinanza italiana o
comunitaria. Oggi, sul cattivo esempio francese, c’è chi pensa anche in Italia
ad una circolare che ordini l’espulsione collettiva di cittadini Rom e Sinti
comunitari, privi di mezzi di sussistenza. Le espulsioni attuate dalla
Francia sono state di recente condannate da una risoluzione del Parlamento
Europeo. A due anni e mezzo
di distanza dalle ordinanze del 2008 della Presidenza del Consiglio, non molto
si è fatto sul piano della concreta integrazione di Rom e Sinti nè, tantomeno,
sul piano del rispetto della loro identità. Si sono certo smantellati alcuni
campi e deportate le persone in altri aree –ghetto. Si è fatto molto poco
sul piano di misure concrete di accoglienza in materia di scuola per i bambini,
abitazioni per le famiglie e percorsi di formazione e avviamento al lavoro per
gli adulti. Abbiamo sempre indicato nella fine di quei centri di
emarginazione ed alienazione la chiave per una vera soluzione. Crediamo sia
cresciuta la consapevolezza che la qualità della nostra democrazia si misura
proprio sulla capacità di gestire situazioni così estreme e marginali,
garantendo reali diritti di cittadinanza anche a chi ci appare diverso e
facciamo fatica ad accettare. E’ certo che il tema dell’inclusione sociale ed
il giusto riconoscimento dei diritti civili di queste popolazioni non è un
terreno facile su cui avanzare proposte concrete ed efficaci. Ed è anche vero
che nessuna tra le forze politiche sembra finora aver trovato, per Rom e Sinti,
il giusto approccio, in termini di integrazione ed inclusione, per avviare
concretamente a soluzione i molti problemi. A tutto questo si affianca la
questione più generale riconoscimento legislativo della popolazione di lingua
Romanì quale vera minoranza linguistica e culturale. Su questo piano ci
potrebbe essere a breve qualche novità: alcuni esperti di ASGI hanno preparato
una bozza di proposta di legge “per la tutela e le pari opportunità della
minoranza dei Rom e dei Sinti”. Altre proposte sono già state depositate negli
ultimi anni in Parlamento, ed oggi un gruppo di deputati e senatori , assieme
alla società civile, considerano maturo il tempo per un riconoscimento di Rom e
Sinti quale minoranza linguistico culturale (secondo il dettato dell’art. 6 della
Costituzione), attraverso il sostegno bipartisan di una proposta di legge in
tal senso.
Daniela Carlà, Giuseppe Casucci, Luca
Cefisi,
Christopher Hein,
Fabrizio Molina, Piero Soldini
CGIA di Mestre
Lavoro: la crisi ha colpito
soprattutto gli stranieri
In Italia, negli ultimi due
anni, i disoccupati sono aumentati di 389 mila unità. Quasi 1 su 3 è cittadino
straniero.
Negli
ultimi 2 anni la crisi economica ha aumentato l’esercito dei disoccupati
presenti nel nostro territorio di quasi 389.000 unità (precisamente 388.942).
La categoria più colpita è stata quella degli stranieri. Quasi uno su tre
(precisamente 106.558 lavoratori con una incidenza percentuale sul totale dei
nuovi senza lavoro pari al 27,4%) non è cittadino italiano. E’ questo il primo
risultato emerso da un’analisi condotta dalla CGIA di Mestre che ha analizzato
gli effetti della crisi economica sulle 3 categorie occupazionali più deboli
del nostro mercato del lavoro: i giovani, le donne e gli stranieri. Ebbene, se
tra questi 389.000 nuovi disoccupati il 27,4% è straniero, un altro 23% è
composto da giovani in età compresa tra i 15 e i 24 anni (pari, in termini
assoluti, a 89.532 unità) e il 19,2% da donne (in valore assoluto pari a
74.729). I rimanenti posti di lavoro persi (circa 118.120 unità pari al 30,4%
del totale) sono maschi in età compresa tra i 25 e i 64 anni. “In questi ultimi
2 anni – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre
– la variazione percentuale di crescita del numero dei disoccupati
stranieri è aumentata del 63,1%, contro il 22,8% dei giovani e l’8,3% delle
donne. In Italia il tasso di disoccupazione degli stranieri ha ormai raggiunto
l’11,6%. Un dato ancora molto inferiore al tasso di disoccupazione giovanile,
pari al 27,9%, ma con ricadute sociali per questi immigrati altrettanto
preoccupanti di quelle vissute dagli under 24. Infatti, molti di questi
stranieri sono extracomunitari che con la perdita del posto di lavoro
conservano la validità del permesso di soggiorno sino alla sua scadenza. Una
volta superato questo termine, possono eventualmente chiedere il rilascio di un
permesso per attesa occupazione avente una durata massima di altri 6 mesi.
Dopodiché, se non hanno trovato una nuova occupazione, devono ritornare nei
loro Paesi di origine. Si pensi – conclude Bortolussi – che oggi in
molti Centri per l’Impiego veneti dell’alta padovana o del trevigiano,
storicamente zone di piena occupazione, il 35-40% degli iscritti nelle liste di
disoccupazione è di nazionalità straniera”. E qui, secondo la CGIA di Mestre,
sta il problema. Visto l’aumento della disoccupazione a livello nazionale, è
difficile pensare che molti di questi immigrati troveranno un nuovo posto di
lavoro. Se non ce la faranno a rientrare nel Paese di provenienza, c’è il serio
pericolo che molti di questi “scivolino” nella clandestinità, con conseguenze
sociali e di ordine pubblico molto preoccupanti. Alla luce di ciò, ribadiscono
gli artigiani mestrini, si pone anche il problema di ripensare la politica dei
flussi migratori. Se i disoccupati stranieri sono sempre di più, appare
evidente che in qualche modo bisognerà ridurre il numero di ingressi, cercando
di coprire le richieste occupazionali delle aziende con coloro che sono già
presenti nel nostro territorio.
Di Claudio Tucci, Il
Sole 24 Ore del 27 settembre 2010
Rimesse
da record per gli immigrati che vivono in Italia. Secondo
il periodico rapporto Abi-Cespi 2010, presentato a palazzo Altieri, il valore
di ogni transazione nel 2009 è stato pari a 1.543 euro, quasi 7 volte superiore
ai circa 220 euro della media internazionale. Lo scorso anno il volume
complessivo delle rimesse degli immigrati è stato pari a 210,05 milioni per un
totale di 92.020 operazioni. «Gli immigrati sono clienti affidabili», ha
commentato il direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, che ha ricordato
l'importanza dell'inclusione finanziaria degli immigrati: al 31 dicembre
scorso, circa 4 milioni di persone, di cui 165mila imprenditori. n
canale per "bancarizzare" le persone immigrate, ha detto
Sabatini, «passa per la fidelizzazione attraverso gli immigrati già inclusi,
mentre un'altra opzione è rappresentata dalle "reti bancarie", che
possono essere fatte anche coinvolgendo associazioni ed enti di immigrati». Per
Sabatini poi resta una priorità ridurre la circolazione del contante,
soprattutto, ha aggiunto, «per combattere l'evasione fiscale, fenomeni come
usura, riciclaggio e finanziamenti al terrorismo».
Per
la parlamentare Pd e leader storica dei radicali, Emma Bonino, è
fondamentale anche la manodopera immigrata: nel 2020-2030, senza un adeguata
presenza straniera, «avremo un gap di lavoratori di circa 70 milioni di persone
solo in Europa».
Secondo
lo studio, che ha elaborato dati provenienti dal 63% di
sportelli bancari complessivi del sistema, gli immigrati che trasferiscono
somme all'estero preferiscono utilizzare le banche per importi sopra il migliaio
di euro rispetto agli altri canali, per i quali transitano rimesse di entità
più ridotta ma con frequenze maggiori. I Paesi verso cui gli istituti
canalizzano i maggiori flussi di rimesse dall'Italia sono: Marocco e Romania,
seguiti da Moldova, Brasile, Argentina. Negli ultimi due anni, l'Abi ha
rilevato inoltre che, pur in un contesto di crisi, c'è stato un ulteriore
aumento dei conti correnti intestati agli immigrati, passati da 1,4 milioni a
1,5 milioni (+7,9 per cento).
L'immigrato
si rivolge alla banca in prevalenza con l'obiettivo di
aprire un conto corrente per esigenze familiari. Aumentano costantemente,
tuttavia, gli imprenditori stranieri bancarizzati. A fine 2009 i titolari di un
conto corrente erano 52.924, ovvero il 3,5% del totale dei correntisti
immigrati. Si tratta di clienti consolidati, spiegano dall'Abi, visto che il
20% ha un c/c da più di cinque anni, con un indice di fedeltà peraltro
superiore rispetto a quello osservato nel segmento di clientela
"retail" (dove il 18% ha un c/c da più di cinque anni), cui è
riconducibile il 96% dei conti correnti intestati a stranieri residenti in
Italia. Per quanto riguarda i finanziamenti, un correntista su tre ha avviato
un rapporto di credito con la banca. E i prestiti (34% del totale) prevalgono
sul credito immobiliare (28 per cento). A fine 2009 il 47% dei piccoli
imprenditori immigrati titolari di un conto corrente aveva un finanziamento in
corso, con una distribuzione equilibrata fra scadenze a breve (48% del totale)
e a medio-lungo termine (52 per cento).
La Commissione europea ha
deciso di aprire una procedura di infrazione contro la Francia per il mancato
rispetto della legge europea per la vicenda dello smantellamento dei campi rom.
Lo ha reso noto il Commissario per la Giustizia Viviane Reding.
La Commissione - ha riferito
la portavoce Pia Ahrenkilde Hansen - ha valutato che la Francia non ha
trasposto in modo corretto nella sua legislazione nazionale la direttiva sulla
libera circolazione dei cittadini europei e ha quindi deciso «che invierà una
lettera di messa in mora» contro il governo di Parigi, se questo non si metterà
in regola entro la metà di ottobre prossimo. La lettera di messa in mora è
il primo passo di una procedura di infrazione. La lettera sarà inviata alla
Francia «a meno che - ha spiegato la portavoce - un progetto di misure di
trasposizione accompagnato da un calendario preciso non sia trasmesso (a
Bruxelles) prima del 15 di ottobre 2010». Per quanto riguarda invece la mancata
applicazione della direttiva sulla discriminazione sulla base della nazionalità
o etnica la Commissione Ue ha «preso nota delle assicurazioni ricevute» dalla
Francia, «al più alto livello politico» il 22 settembre scorso. E al tempo ha preso
atto che la circolare "etnica" inviata il 5 agosto scorso ai prefetti
francesi «non era conforme» alle norme di non discriminazione, ma che «essa è
stata annullata e rimpiazzata». La Commissione ha comunque deciso oggi
l'invio «di una lettera alle autorità francesi che contiene domande dettagliate
sull'applicazione pratica delle assicurazioni politiche ricevute» per quanto
riguarda il rispetto del diritto comunitario nello smantellamento dei campi
rom. L'esecutivo - ha anche detto la portavoce - sta esaminando la situazione
in altri stati membri sulla trasposizione della direttiva sulla libera
circolazione e valuta la necessità dell'invio di procedure d'infrazione anche
verso altri governi.
Permessi di soggiorno
Permessi
di soggiorno: "Sempre più disagi"
Piccinini
(patronato Inca): "Il software non funziona, domande a mano. Il Viminale
intervenga su Poste"
Roma –
29 settembre 2010 - Non si sblocca la situazione negli sportelli di Comuni e
patronati impegnati nei rinnovi dei permessi di
soggiorno. Il software di Poste italiane per
compilare le domande non funziona e a farne le spese sono gli immigrati. "Si
moltiplicano i disagi per gli immigrati che chiedono il rilascio e il rinnovo
dei permessi di soggiorno, ma le istituzioni sembrano voler nascondere la testa
sotto la sabbia. Da mesi i patronati, ai quali è stato delegato il compito di
avviare telematicamente le domande, sono costretti ad espletare le procedure
compilando i moduli con carta e penna” denuncia oggi Morena Piccinini,
presidente del patronato Inca Cgil. "Il portale dell'ufficio immigrazione
del ministero dell'Interno registra continue interruzioni e a farne le spese
sono i lavoratori stranieri per i quali si allungano i tempi di attesa per
ottenere il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno, con i quali
regolarizzano la loro presenza nel nostro Paese. Si tratta di migliaia di
cittadini stranieri che proprio per il malfunzionamento del sistema
informatico rischiano di presentare le domande oltre i termini previsti dalla
legge". "Questo disservizio, inoltre, sta creando danni all'immagine
di quei patronati che seriamente stanno svolgendo un importante lavoro di
utilità sociale" aggiunge il presidente dell’Inca.
"Tutto ciò succede nell'indifferenza più totale - osserva ancora -, mentre
si moltiplicano, soprattutto nel Nord le provocazioni contro gli immigrati da
parte di sindaci che vorrebbero risolvere i problemi con espulsioni di massa.
Il ministero ha il dovere di intervenire tempestivamente sull'Ente poste, che è
titolare della gestione del Portale, affinché la manutenzione del Portale
stesso sia assicurato senza danneggiare l'utenza". "Il coordinamento dei
principali patronati di Cgil, Cisl, Uil e Acli (Ce.pa) - ribadisce Piccinini -
ha già chiesto al prefetto Rodolfo Ronconi, un incontro urgente, da tenersi
alla presenza dell'Ente poste, per avere chiarimenti e individuare le
soluzioni affinché sia ripristinato il regolare inoltro telematico delle
domande".
di MASSIMO CALANDRI, La Repubblica di Genova del 29
Settembre 2010
Lo straniero
che lavora e paga le tasse ha diritto al permesso di soggiorno, e pazienza se
c'è qualche piccola ombra nel suo passato. Conviene comunque che resti nel
nostro paese, anche perché "vi può essere anche un interesse pubblico di
natura economica a mantenere il cittadino extracomunitario in Italia". Lo
scrive il Consiglio di Stato, che ha riunito nove ricorsi presentati nei
confronti di alcune questure (Genova, Belluno, Roma, Avellino, Firenze, Torino)
e ha dato ragione agli immigrati, mandando un inequivocabile segnale al
Ministero dell'Interno. Gli uffici di polizia avevano revocato il permesso o
negato il rinnovo dopo aver scoperto delle "cause ostative": piccole
denunce penali, precedenti espulsioni, segnalazioni via Schengen, false
dichiarazioni nella passata sanatoria. Il Tar era d'accordo, ma l'ottavo collegio
del Consiglio di Stato - presieduto da Giuseppe Barbagallo - ha ribaltato la
decisione: "La scoperta di una causa ostativa, dopo che il cittadino
extracomunitario è stato in Italia per un periodo di tempo in base ad un titolo
efficace, non ha valore assoluto e vincolante". Secondo i giudici bisogna
guardare al caso singolo, non dimenticando l'interesse pubblico. Serve
"un'interpretazione della legge logica e razionale": "Si pensi
al caso in cui la scoperta avvenga dopo un lungo lasso di tempo, e la causa ostativa
sia connessa a un fatto di modesto rilievo, mentre lo straniero abbia formato
una famiglia, svolga un lavoro, abbia sempre pagato le tasse e sia del tutto
inserito nella società italiana". Il Consiglio di Stato ha citato la
Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la giurisprudenza di Strasburgo,
ricordando diritti inviolabili come quello alla famiglia, al lavoro, alla
libera circolazione e soggiorno, ma anche l'"interesse pubblico di natura
economica" dello stesso Stato italiano. Secondo Alessandra Ballerini,
legale specializzato in immigrazione che ha curato uno dei ricorsi, la
decisione del tribunale è "due volte una rivoluzione, perché dettata non
dal buonismo ma dalla convenienza". Lo Stato italiano ha bisogno di questi
lavoratori e se li tiene stretti, insomma. L'avvocato Ballerini si era occupato
del caso di Ahmed D., di origine marocchina, che aveva ottenuto un permesso di
soggiorno nel luglio del 2003. Lo stesso documento gli era stato revocato due
anni più tardi perché - secondo la Guardia di Finanza - il cittadino straniero
non aveva in realtà mai lavorato per il datore di lavoro che aveva avviato la
sua pratica di regolarizzazione. Era stato lo stesso imprenditore a confessare
di aver dichiarato in precedenza il falso "a puro titolo di amicizia".
Ma grazie a quel permesso, Ahmed D. - che altrimenti sarebbe rimasto
clandestino a vita - aveva cominciato a lavorare regolarmente percependo uno
stipendio e contribuendo a sua volta alla crescita economica e sociale di
questa città. Il legale si era prima appellato al Tar, ricevendo però una
bocciatura, e nel 2006 al Consiglio di Stato. Vale la pena di sottolineare che
in questi quattro anni di "limbo", in attesa della pronuncia
definitiva, Ahmed D. ha continuato a lavorare. Senza accumulare un solo giorno
di malattia.
Era
intervenuta la Sentenza n. 5890 del 18 agosto 2010 a rendere
flebili le speranze dei ricorrenti e dei molti interessati in attesa di
conoscere il responso della giurisprudenza amministrativa. Il Consiglio di
Stato aveva bocciato l’interpretazione, a nostro avviso corretta
di chi sosteneva la non ostatività delle condanne inflitte per la violazione
dell’ordine del Questore per il perfezionamento della procedura di emersione.
Molti
Tar, tra i quali in diverse occasioni il
Tar Venet o, si erano adeguati a questo orientamento restrittivo. Ma
l’Ordinanza
del Consiglio di Stato n. 4066 del 2 settembre 2010 sembra
riaprire i giochi. Secondo la sesta sezione
infatti (la stessa che si era pronunciata negativamente in agosto), non
sembra che la condanna riportata dall’odierno appellante ai sensi dell’art. 14,
d.lgs. 286 del 1998 (commi 5-ter e 5-quinquies) fosse ostativa all’ammissione
della procedura di emersione di cui all’art. 1-ter, d.l. 78 del 2009 (si veda,
in particolare, il comma 13 dell’art. 1-ter, cit., il quale fa esclusivo
riferimento alle ipotesi – che nella specie non ricorrono - di espulsioni
disposte ai sensi dell’articolo 13, commi 1 e 2, lettera c) del d.lgs. 286,
cit.). Anche in questo caso si trattava di un ricorso promosso
dall’interessato contro il diniego della misura cautelare sospensiva dopo il
rigetto della domanda da parte della prefettura. Un caso analogo quindi a
quello che aveva portato la sesta sezione. circa 15 giorni prima, ad un
risultato completamente inverso. Si tratta di comprendere ora, davanti a questa
discostanza di interpretazioni fornite dal massimo organo della giurisprudenza
amministrativa quale sarà la posizione espressa dai Tar e di conseguenza quale
sarà la prassi seguita dalle prefetture e dalle Questure nel valutare le
eventuali condanne infilitte ai sensi dell’articolo 14, comma 5ter, del testo
Unico sull’immigrazione.
Ordinanza
del Consiglio di Stato n. 4066 del 2 settembre 2010
di Giuseppe
Purcaro, Il Giorno
Bergamo, 29/09/2010 -
Immigrati sempre più integrati (Bergamo
si pone al di sopra della media regionale), sempre più inseriti nelle dinamiche
sociali ed economiche della comunità italiana, figli di immigrati che in numero
sempre più crescente hanno visto la luce in Italia, anzichè nei Paesi d’origine
dei genitori. E sul fronte delle nude cifre, la composizione per nazionalità
(riferita ai regolari) conferma i Marocchini al primo posto (22.480 unità),
seguiti dai Rumeni (13.120, sempre più numerosi), dagli Albanesi (13.740) , dai
Senegalesi (10.040) e dagli Indiani (8.220). Ma è l’Asia a
rappresentare un’evoluzione rapida, con il Bangladesh che registra un aumento
di ingressi dell’89%, seguono i Filippini con il 60% e gli Indiani con il 49%.
Gli immigrati provenienti dalla seconda potenza economica mondiale, i Cinesi,
si attestano per ora sulle 3.000 unità, ma con timidi segni di apertura verso
la comunità esterna. Telgate e Verdellino i paesi con il maggior numero di
immigrati residenti. I distretti di Sarnico (+41,4%) e di Albino (+22,6%)
quelli con la maggiore crescita in percentuale dal 2008 al 2009. E gli
irregolari? Spiccano, per nazionalità, anche quest’anno i boliviani, con un
tasso del 20% di irregolarità, mentre il tasso più basso (al 10%) si registra
tra gli albanesi. Sono solo alcuni dati dell’Ottavo rapporto
sull’immigrazione straniera nella provincia di Bergamo, curato dal settore
Politiche sociali della provincia in collaborazione con l’Osservatorio
regionale per l’integrazione e la multietnicità, presentato in via Tasso
dall’assessore provinciale alle Politiche sociali, Domenico Belloli, dal
sociologo Eugenio Torrese, direttore dell’Agenzia per l’immigrazione, e da
Alessio Menonna, ricercatore della Fondazione sulla multietnicità. Aree e paesi
di provenienza, le forme di irregolarità, la distribuzione per distretti
socio-sanitari, la condizione lavorativa, abitativa, la salute e la famiglia:
il rapporto offre una dettagliata panoramica sul fenomeno migratorio nella
Bergamasca, al 1 luglio 2009. Secondo le stime dell’Osservatorio, la
presenza straniera supera le 134 mila unità (erano 28.900 nel 2001).
L’immigrazione dai paesi del Nord Africa è al primo posto per anzianità
migratoria, mentre l’Asia è l’area di più giovane ingresso, mentre la Romania
la più recente. La crisi si fa sentire soprattutto tra gli stranieri che
vedranno nel 2010 un 20% di tasso di disoccupazione, con assunzioni in calo.
Sul fronte dei culti religiosi, i dati sfatano una eccessiva predominanza
dell’Islam (che è sì al 49% ma contro un buon 38,8% di cristiani, in aumento
per l’afflusso di rumeni e ucraini, cristiani ortodossi).
E non
solo moschee: gli immigrati indù hanno costruito a loro spese
un tempio a Cividino mentre si assiste all’apertura anche a fedeli stranieri di
luoghi di culto (come il tempio evangelico di Bergamo o il tempio Hare Khshna
di Chignolo), nati in origine per praticanti italiani. “Un rapporto utile
- ha commentato l’assessore Belloli - che aiuterà tutti noi a cogliere gli
aspetti positivi dell’immigrazione, preservando la nostra identità”.
di TIZIANA COZZI, La Repubblica di Napoli
Sono i
lavoratori schiavizzati a Rosarno. Quelli che, in fuga dalla Calabria, hanno
cercato rifugio a Castel Volturno e nella provincia di Caserta. Sono gli
africani sfuggiti alle persecuzioni e approdati sui nostri lidi. Rifugiati di
nome ma non di fatto. Perché dopo mesi di attesa, non hanno ricevuto lo status
di rifugiato. Ad alcuni è stato negato, altri restano ancora in attesa di
risposta. Uno scandalo, secondo l'associazione Ex Canapificio di Caserta. Negli
ultimi quattro mesi, da marzo 2009 a luglio 2010, su 250 persone che hanno fatto
richiesta di asilo tramite l'associazione alla Commissione per il
riconoscimento della protezione internazionale di Caserta, soltanto due hanno
ottenuto il riconoscimento di rifugiato. "In quattro mesi, è stato
bocciato l'84 per cento delle richieste - precisa Mimma D'Amico, operatrice
dell''Ex Canapificio -, 220 hanno ricevuto un diniego secco, solo 43 persone
(il 16 per cento) hanno ricevuto protezione umanitaria, cioè il permesso di
soggiorno per un solo anno, mentre con lo status di rifugiato il permesso di
soggiorno è a tempo indeterminato. Sono dati allarmanti. Queste persone hanno
storie tragiche alle spalle, completamente ignorate dalle istituzioni". La
commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale
di Caserta esamina pratiche che arrivano da tutta la regione. Ma negli ultimi
tempi, complice anche un avvicendamento ai vertici (proprio ieri si è insediata
la presidente Eugenia Valente) hanno accumulato ritardi inspiegabili. Non è
escluso che il rigore delle scelte abbia avuto la meglio. "Gli aspiranti
rifugiati sono troppi - dice un membro della commissione - ormai tutti fanno
domanda solo per ottenere un permesso di soggiorno". Non sono d'accordo le
associazioni impegnate sul territorio. Anche un'altra associazione umanitaria
che assiste i rifugiati, la Less Onlus, racconta le difficoltà incontrate.
"Negli ultimi tre mesi abbiamo assisto più di 100 persone, di cui il 70
per cento non ha ancora ottenuto lo status di rifugiato - dice Marco Eluardo -
gli standard non sono alti ma sono comunque migliorati rispetto agli anni
precedenti. Il problema riguarda piuttosto gli interrogatori, i ragazzi non
vengono messi a loro agio". Il caso Campania rischia di essere
l'eccezione. La situazione a livello nazionale è migliore, anche se non rosea:
nei primi tre mesi del 2010 su 3.280 decisioni prese dalle commissioni
territoriali, 1.425 persone hanno ottenuto una forma di protezione mentre 1.860
persone hanno ottenuto il diniego. La condizione è grave non solo per i
richiedenti asilo ma anche per le richieste di gratuito patrocinio dovuto in
casi di indigenza. "Il Tribunale di Napoli ormai boccia tutte le storie e
quelle che alla fine vengono giudicate valide, non vanno a buon fine - conclude
la D'Amico -. Quasi nessuno ha ricevuto la liquidazione che gli spettava. E in
qualche caso è arrivata all'avvocato dell'indigente anche la parcella di
pagamento dell'operato del traduttore durante il dibattimento in aula. Inutile
dire che l'immigrato non aveva un euro per pagarla".
France v the world. How the Romani row
has dented France’s international standing
Sep 23rd 2010 | Paris - IT WAS
operation damage control this week, as the Elysée tried to revive the
president’s standing abroad after sharp criticism of his expulsion of Romanies.
In a big speech in New York, Nicolas Sarkozy pledged to do more to combat AIDS
and help Africa. He secured a cheerful photo with Angela Merkel days after a
diplomatic punch-up in Brussels. Even his wife, Carla Bruni-Sarkozy, joined the
charm offensive with an elegant performance, in English, on CNN.
For all the president’s defiance, the French have been
knocked by the response to the Romani row. Fully 71% of respondents to one poll
said that they thought France’s image abroad had been tainted. The low point
was last week’s declaration by Viviane Reding, the European justice
commissioner, that she was “appalled” by the removal of an ethnic group,
something she “thought Europe would not have to witness again after the second world
war”. Mr Sarkozy fought back in Brussels, cannily transforming himself into the
victim of “outrageous” and “gravely insulting” comments, thereby distracting
attention from the policy itself. But the underlying complaint (and the threat
of legal proceedings against France) remains. Standing up to the European
Commission usually goes down well in France, where voters have mixed feelings
about Europe and do not like being bossed about by unelected bureaucrats. So
this row may yet help Mr Sarkozy at home. Although his overall popularity
slipped again this month, polls suggest that voters approve of his expulsion of
the illegal Romanies. The trouble is the international damage. The French are
sensitive to this. Endless television and radio talk shows pick over France’s
deteriorating image abroad, touching not only the Romanies but also the strike
by the national football team at the World Cup this summer and the Bettencourt
affair, a political-favours scandal involving Eric Woerth, the labour minister.
Le Monde wrote of a “double debasement: of the authority of Nicolas
Sarkozy and of the image of France in Europe and in the world.” Dominique de
Villepin, a former prime minister and rival of Mr Sarkozy, also weighed in.
“Those who love France”, he said, “do not recognise our country.” He argues
that French diplomacy is absent on the big questions, such as the Middle East
peace talks, while worrying disproportionately about Romanies. The coming
months will test Mr Sarkozy’s image anew. In mid-November France takes over the
12-month presidency of the G20, and in 2011 the G8 as well. Mr Sarkozy hopes to
use these platforms to boost his standing abroad and his poll numbers at home,
just as he did when France held the presidency of the European Union in the
second half of 2008. He is not short of bold ideas, including a global
financial tax, the regulation of commodity derivatives and measures to limit
exchange-rate volatility. He also wants to overhaul international financial
institutions and to set up a G20 secretariat. Foreign leaders have learned to
discount much of Mr Sarkozy’s rhetorical excess, argues Zaki Laïdi, a political
scientist at Sciences-Po. But next year is close to the 2012 presidential
election. The more Mr Sarkozy shores up domestic support with a hard line on
security and immigration, the more he runs the risk of renewed disapproval
abroad.