Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata
alla data del 15 ottobre 2010)
Istat: in Italia oltre
4,2 milioni di cittadini stranieri regolari
Nel 2009 sono aumentati di 350 mila unità, malgrado il blocco
dei flussi
Sommario
o
Dipartimento Politiche
Migratorie – Appuntamenti pag. 2
o
Lavoro: G.Loy: “no al
sommerso”; Istat: oltre 4,2 milioni di stranieri pag. 2
o
Società: a breve il
decreto flussi 2010? pag. 3
o
Lavoro – Loy: più incentivi alle aziende sane pag. 4
o
Sindacato europeo:
Conferenza progetto Lavoro in Europa pag. 4
o
Società –
Migranti in piazza per la regolarizzazione pag. 6
o
Società – Un
immigrato su due usa i money transfer pag. 7
o Foreign
Press – Washington Post: Italys crack down on Gypsies
pag. 8
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n.
292
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma, 15 ottobre 2010, ore 10.00,
via San Giovanni in Laterano n. 152
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con Confartigianato
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma, 26 ottobre 2010, ore 10.30
– Teatro Orione
Caritas – Migrantes:
presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2010
(Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Bruxelles, 27 ottobre 2010, ore
09.00
CES: riunione del gruppo
migrazione ed inclusione
(Giuseppe Casucci)
Roma, 28 ottobre 2010, ore 14.00,
Borgo S. Spirito 78
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro congiunto Confcooperative e Lega
delle Cooperative
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Bruxelles, 05 novembre 2010, ore
09.00
Seminario CES: “Domestic Workers’ Rights”
(Giuseppe Casucci)
Lavoro
Nota stampa del 12 ottobre 2010
"I dati
Istat confermano che il fenomeno migratorio non è né transitorio né un
incidente. La crescita delle presenze in Italia di cittadini non italiani,
nonostante il sostanziale blocco di 2 anni dei flussi d’ingresso e politiche di
allontanamento, dimostra che non c’e’ alternativa alla ricerca di un saggio
equilibrio tra spinta migratoria dall’esterno e capacità di accoglienza".
Così Guglielmo Loy, segretario confederale UIL, sui dati diffusi oggi
dall'Istat. "Inoltre- prosegue Loy- è necessario mettere in campo
una politica che attenui la forza e l’invadenza di un’economia sommersa che
resta il principale attrattore anche per l’immigrazione irregolare".
"La Uil, con Cisl e Cgil - ha concluso Loy - proprio in questi
giorni ha avviato un confronto con tutte le associazioni datoriali per definire
azioni condivise sul tema del lavoro immigrato per convincere la politica ad
affrontare il tema immigrazione non solo sul piano della sicurezza".
(12/10/2010-ITL/ITNET)
Roma, 12 ottobre 2010 - Aumentano gli stranieri in
Italia: oggi sono 4,2 milioni pari al sette per cento della popolazione. E
senza il loro apporto, sottolineano i dati Istat, l'Italia sarebbe un Paese con
popolazione in netto calo. L'Istituto di statistica rileva che i cittadini
stranieri residenti in Italia, al primo gennaio 2010, sono esattamente
4.235.059, pari, dunque, al sette per cento del totale dei residenti, mentre al
primo gennaio 2009 essi rappresentavano il 6,5 per cento. Nel corso dell'anno
2009 il numero di stranieri è aumentato di 343.764 unità (+8,8 per cento). Il
saldo naturale della popolazione straniera (+72.341 unità) compensa in buona
parte il saldo naturale negativo dei residenti di cittadinanza italiana (-95.147
unità). L'incremento della popolazione complessivamente residente nel nostro
paese (italiani e stranieri), che da 60.045.068 unità al primo gennaio 2009
passa a 60.340.328 al primo gennaio 2010, è dovuto, pertanto, interamente alla
dinamica naturale e migratoria dei residenti stranieri. L'aumento del numero di
stranieri che si è verificato nel corso del 2009, spiega l'Istat, rappresenta
''un incremento ancora molto elevato, sebbene inferiore a quello dei due anni
precedenti (494mila nel 2007 e 459mila nel 2008, rispettivamente +16,8 per
cento e +13,4 per cento), principalmente per effetto della diminuzione degli
ingressi dalla Romania''. E' anche aumentato del 6,4 per cento il numero di
bambini nati nel 2009 da genitori stranieri. Si tratta - rileva l'Istat - di
77.109 neonati, pari al 13,6 per cento del totale delle nascite nel nostro
paese. I minori nati in Italia - sottolinea l'Istituto - rappresentano la
seconda generazione, sono stranieri in quanto figli di genitori stranieri ma
non sono immigrati. I neonati costituiscono il secondo fattore di incremento
della popolazione straniera residente nel nostro paese. Infatti, l'incremento
più consistente riguarda principalmente le iscrizioni in anagrafe dall'estero,
ossia i nuovi flussi migratori: 406.725 nel 2009, in diminuzione rispetto
all'anno precedente (-18,1 per cento). Circa la metà dei residenti stranieri
proviene dall'Est Europa: un quarto di loro dai Paesi Ue di nuova adesione, fra
cui 888mila dalla sola Romania; un altro quarto dai paesi non appartenenti
all'Ue. I cittadini est-europei (+181mila nel corso del 2009, +9,5 per cento)
contribuiscono per circa la metà anche all'incremento degli stranieri
residenti: quelli dei paesi Ue di nuova adesione sono cresciuti
complessivamente di circa 105mila unità (+10,9 per cento), mentre quelli dei
paesi dell'Est europeo non facenti parte dell'Unione sono aumentati di 76mila
unità (+8,1 per cento). I cittadini dei paesi asiatici sono complessivamente
cresciuti di 71mila unità, con un incremento relativo del 11,6 per cento. Nel
corso dell'ultimo anno l'incremento più rapido è quello di Moldova (+18,1 per
cento), Pakistan (+17,1 per cento), India, (+15,3 per cento), Ucraina (+13,1
per cento). L'Istat sottolinea infine l'incremento del 13 per cento dei
cittadini del Perù, dovuto probabilmente alla regolarizzazione in corso
dedicata al lavoro domestico. Oltre il 60 per cento dei cittadini stranieri
residenti in Italia risiede nelle regioni del Nord, il 25,3 per cento in quelle
del Centro e il restante 13,1 per cento in quelle del Mezzogiorno, anche se nel
2009 la popolazione straniera è cresciuta più intensamente nelle regioni del
Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro-nord.
Società
Lavoratori stranieri
A breve il decreto flussi 2010?
(13/10/2010) - A breve dovrebbe
essere emanato il decreto flussi 2010 per lavoratori subordinati
extracomunitari. E' iniziato difatti il tamtam (primo a dare la notizia Il Sole
24 Ore di ieri) di indiscrezioni che precedono l'annuncio ufficiale, e poi la
pubblicazione in Gazzetta. Pare che con il prossimo decreto flussi verrà
autorizzato l'ingresso di circa 150.000/170.000 cittadini extracomunitari e
dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale a novembre. Le domande, come
già accaduto negli anni passati, dovrebbero essere presentate dai datori di
lavoro per via telematica. Si tratta di un provvedimento molto atteso, a quasi
tre anni dall'emanazione dell'ultimo decreto flussi, che risale al 2007. Nel
2008 non fu emanato alcun decreto che consentisse la presentazione di nuove
domande, ma fu solo esteso il limite numerico del decreto precedente, cosi'
autorizzando l'ingresso di 150.000 lavoratori “ripescati” dalla graduatoria dei
flussi precedenti, “miracolati” dell'ultima ora. Niente flussi nemmeno per il
2009, anno della sanatoria per colf e badanti. Per il 2010 è stato finora
emanato solo un decreto flussi stagionale, che ha autorizzato l'ingresso di
80.000 ingressi per lavoro subordinato stagionale e 4.000 per lavoro autonomo.
Riparte quindi la “sanatoria mascherata” cui parteciperanno (tramite il loro
datore di lavoro) altissime percentuali di stranieri gia' soggiornanti in
Italia ma privi del permesso di soggiorno, e dunque impiegati a nero. E anche
questa volta dovranno attendere mesi e mesi (a voler essere ottimisti) prima di
ottenere l'auspicato nullaosta all'ingresso, con il quale uscire
-clandestinamente, pena l'espulsione e l'invalidazione dell'intera procedura-
dall'Italia, tornare nel proprio Paese per poi recarsi alla rappresentanza
diplomatica italiana per il rilascio del visto di ingresso, e infine per
tornare in Italia da “regolari”. Una pantomima pietosa, e costosa, sia per gli
stranieri che per la pubblica amministrazione. Ma si sa, la percezione del
“polso duro” per la politica italiana passa anche da questi escamotages. Il
sistema dei flussi di ingresso ha fallito, poichè non è riuscito ad
arginare l'irregolarità del soggiorno e la clandestinità, nè a soddisfare il
fabbisogno di manodopera del mercato italiano. A nostro avviso deve esser
superato questo sistema, complice della clandestinità; devono esser abolite le
quote pre-stabilite e occorre disporre durante tutto l'anno la possibilità di
lavorare regolarmente, previo esame dei presupposti (lavoro, casa ecc...). La
clandestinità che resterebbe non sarebbe più indotta, ma reale e quindi da
combattere severamente.
Emmanuela Bertucci, legale Aduc
Loy: <mobilitazione
sacrosanta. Più incentivi alle aziende sane>
Il segretario confederale della
UIL: per i problemi dell’immigrazione <va combattuto il sommerso>.
Di Raffaella Cetta, Il Mattino
di Napoli del 9 ottobre 2010
«La
mobilitazione è un bene ogni volta che rimane finalizzata alla richiesta di
maggiori tutele e rispetto dei propri diritti». Risponde così Guglielmo Loy,
segretario confederale della Uil, delegato all’immigrazione e al Mezzogiorno
alla domanda di commentare questa ennesima esplosione di malcontento tra gli
immigrati che continuerà anche nei prossimi giorni per sfociare poi a Roma,
dove, prosegue Loy, «lunedì inizierà un confronto con le organizzazioni
sindacali e le associazioni nazionali datoriali. È evidente - dice Loy - che 25
euro per 12 ore di lavoro invece che 60 e condizioni il più delle volte
disumane fanno scattare protesta e contestazione. Una protesta alla quale la
Uil ha aderito attraverso la rete antirazzista presente nella regione».
Rosarno, Piana del Sele, le manifestazioni odierne: sono sempre più forti i
segnali di insofferenza di una fetta di lavoratori che chiedono visibilità e
diritti. «Servono anche più investimenti e maggiori opportunità di lavoro per
tutti e meno sprechi nella politica. Ripeto, entro certi confini le proteste
sono sacrosante, in Campania la situazione è ancora più pesante perché qui si
concentra il 20-25% di lavoro irregolare». Non solo quello di immigrati, non le
sembra che sia una guerra di poveri dove a vincere sono solo i più furbi?
«L’evasione dal nero e l’immigrazione irregolare è solo figlia di una economia
sommersa che pervade il nostro sistema economico e che va combattuta. I
clandestini arrivano qui perché richiamati da un’economia per la quale invece
vanno attuate maggiori misure di controllo e politiche che favoriscano le
aziende sane. Come Uil abbiamo sempre sostenuto la necessità di combattere
l’immigrazione irregolare, in quanto essa produce un danno irrimediabile sia
alla sana economia, sia ai diritti di tutti i lavoratori. Quelle che si debbono
combattere, però, non sono le vittime di questo meccanismo, bensì le cause che
producono questo grave fenomeno: il sommerso, la tratta di esseri umani, e una
normativa sull’immigrazione che dovrebbe essere rivista». I lavoratori vogliono
ricordare alle istituzioni locali e nazionali che il lavoro migrante in questi
territori non è solo quello di colf e badanti, ma si concentra soprattutto in
agricoltura ed edilizia. Eppure la sanatoria non è andata proprio in questa
direzione. «In agricoltura esiste più il ricorso alla manodopera straniera a
causa del dumping al ribasso più che in altri settori dove è abbastanza
limitato. Inoltre da tempo andiamo affermando l’ingiustizia della sanatoria
chiedendo di allargarla anche ad altri lavoratori stranieri che lavorano
onestamente; così come chiediamo di correggere quelle limitazioni nella
procedura che rendono difficile l’accesso alla legalità».
(Bruxelles,
27 e 28 settembre 2010)
Conferenza finale del progetto “ Lavoro in Europa”
sostegno sindacale ai lavoratori mobili e migranti
Di Felicitè Ngo Tonye, Segreteria UIltucs Lombardia
Per potere esercitare il
diritto alla libera circolazione, è essenziale che non venga leso il diritto
alla sicurezza sociale. E ‘ in questa prospettiva che si è tenuto a Bruxelles il 27 e 28 settembre, preso la
sede del sindacato europeo, la
conferenza finale dei Sindacati Europei per discutere e sviluppare strategie in modo di
affrontare le sfide che incontrano i lavoratori in mobilità ed i migranti nel loro cammino di
ricerca di una vita migliore. Si
tratta di organizzarli e
sostenerli per migliorare le loro condizione di lavoro e di vita. Con la recessione, l’accessibilità al
mercato del lavoro e la parità di trattamento per tutti lavoratori rimangono per i sindacati, obiettivi da
difendere. Il successo dei progetti presentati in certe regioni d’Europa hanno portato ad adottare
buone pratiche.
Bisognerebbe:
A - Trovare efficaci vie e aree di cooperazione:
ü Migliorare
e rafforzare la cooperazione fra i sindacati europei, sapere di quali risorse e
strategie dispongono, per un azione più efficace.
ü Cooperazione
più frequenti con i datori di lavoro (aggiornamento costante dei rapporti)
ü Rapportarsi
regolarmente con le ONG (organizzazioni non governative).
ü Consultare
le associazioni degli immigrati.
ü Avere
contatti costruttivi con i mass -media.
ü Mantenere
contatti continui con le istituzioni pubbliche e i rappresentanti dei Governi.
ü Riconoscimento
dei membri dei sindacati Europei.
B - Sviluppare da parte dei sindacati strategie efficaci a
livello nazionale e internazionale.
ü Migliorare
le strategie di supporto, come l’organizzazione e la rappresentanza sindacale
nazionale e internazionale, per dare un sostegno più efficace all’integrazione
del migrante e alla creazione di opportunità per il futuro.
C - Fare nuove azioni future in seguito al trattato dell’UE:
ü Approfondire
la conoscenza delle regole dei
altri paesi per operare in
modo corretto e efficace.
ü Avere
un’approfondita e chiara interpretazione sulle direttive europee per una
corretta formazione degli operatori sindacali.
ü Scambiare
informazioni, per una mutua assistenza transfrontaliera su basi bilaterali o
multilaterali.
ü Avere
un controllo sociale sugli appalti e subappalti . La Ces chiede alle
istituzioni dell’Ue di attuare ogni misura necessaria per chiarire i diritti e
i doveri delle parti
implicate nella catena del subappalto, evitando che i lavoratori siano
privati dei propri diritti, in
particolare nel caso di subappalto transfrontaliero. Rinnova l’appello per la creazione di uno
strumento europeo che regolamenti
la responsabilità congiunta
ed individuale delle imprese e degli intermediari, almeno in caso di pagamento
delle imposte, della previdenza sociale e dei salari.
ü Informare
più attivamente la popolazione sul quadro giuridico della libera circolazione
dei lavoratori e i diritti dei lavoratori interessati.
ü Fare
e rafforzare accordi bilaterali con
sindacati di altri paesi per realizzare una carta sociale per ogni
affiliato, per un aiuto reciproco e più efficace.
ü Realizzare
per i transfrontalieri, una doppia tutela (doppia affiliazione) nei sindacati
interessati.
ü Fare
accordi con l’Ispettorato del lavoro, per
fare insieme ispezioni nel luogo di lavoro (rispetto dei diritti)
ü
Contribuire al rafforzamento delle strutture della CES, per
raggiungere ad un tesseramento del Sindacato Europeo (passaporto sindacale
europeo).
ü
Avere un appuntamento annuale per organizzare, coordinare e
monitorare le azioni passate e future.
ü
Avere una piattaforma comune per eventuali rivendicazioni e
buone prassi.
ü
Porre fine al dumping sociale.
ü
Introdurre uno standard minimo sociale da applicare a tutti per ogni paese dell’UE per migliorare
la protezione sociale e i sistemi previdenziali.
ü
Avere rapporti e contatti con i paesi d’origine dei lavoratori
migranti.
ü
Creare una rete (sito), al cui interno ci sia una pagina di
allerta.
ü
Fare una mappatura di tutte le azione fatte.
ü
Sostenere la coesione e la solidarietà, Parità di diritti,
trattamento e condizioni di lavoro dignitose nel luogo dove il lavoro viene svolto o fornito il servizio.
ü
Lotta al razzismo e xenofobia e promuovere una politica
proattiva che apre canali legali per l’immigrazione e combatte lo sfruttamento
salariale dei lavoratori migranti, compresi quelli irregolari.
ü
Applicazione dei testi esistenti
Il lavoratore mobile e
migrante si trova ancora alle prese con una regolamentazione giuridica europea complessa mentre le leggi e
regolamentazioni nazionali sono
diversi fra di loro e per di più
limitate. La Ces si batte per fissare un certo numero di diritti di base in un
certo ambito e rendere possibile anche il coordinamento dei diversi quadri
legislativi di riferimento dalla legislazione europea per vedere
garantiti i diritti e doveri dei lavoratori . Pone l’attenzione sulla contrattazione collettiva, questo
significa valorizzare la dimensione dei diritti della persona che lavora o in cerca di occupazione.
L’allargamento dell’Unione Europea ai paesi con bassi standard di protezione
sociale e la recente
giurisprudenza della corte di Giustizia che ha affermato una sorte di
supremazia della libera prestazione dei servizi rispetto ai diritti sociale
fondamentali, quali lo sciopero e le tutele previste dai contratti
collettivi rischiano di esporre
sempre di più i lavoratori mobili e migranti alle dinamiche di dumping sociale, poi con la crisi, portare all’aumento del lavoro nero ,
sfruttamento della mano d’opera e campagne razziste e xenofoba visto il
riapparire nel quadro politico i movimenti nazionalisti e identitari. Nell’attuale
scenario di crisi economica con
cui il mondo intero è chiamato a confrontarsi , il problema dei lavoratori
mobili e migranti diventa primario. Bisogna prendere misure affinché sia
trovato un equilibro tra regole del mercato interno e diritti fondamentali per
fare sentire più sicuri i lavoratori. I diritti sociali fondamentali sono
prioritari e non possono essere inferiori alle libertà economiche. Non
sorprende allora, il fatto che la CES si mobilità per evitare che la comunità
europea dia sostegno soltanto al mercato governato da una logica
puramente economica a scapito dei diritti
dei lavoratori mettendo cosi in evidenza le contraddizioni della
commissione europea. Non si può quindi parlare di modello sociale Europeo,
consapevoli di quanto diversi siano i percorsi dei singoli paesi.
Malgrado
gli attacchi per indebolirli, i sindacati in tutta Europa lavorano duramente per migliorare le
condizioni di vita e di lavoro dei
lavoratori che provengono da altri
paesi, fornendo protezione, informazione e sostegno adeguati e efficaci, ma
soprattutto dando loro voce e visibilità.
Società
A Roma due giorni di
manifestazioni per “Dare soggiorno ai diritti”
Roma
– 15 ottobre 2010 - Allungare il permesso di soggiorno oltre l'attuale
durata di 6 mesi, estendere la tutela già prevista per le vittime di tratta
anche a chi denuncia lo sfruttamento del lavoro e una nuova sanatoria per tutti
i lavoratori, non solo per i domestici. Sono le richieste alla base della due giorni di
mobilitazione organizzata, oggi e sabato, dal comitato antirazzista a
Roma. “Relegare una fetta importante
della popolazione alla clandestinità ha detto Rita Bernardini (deputata PD)
significa metterla in ostaggio dell'illegalità”, partendo da questa
considerazione i Radicali e il Pd sottoscriveranno una proposta di legge per
denunciare e combattere il lavoro nero. Oggi e domani, diverse associazioni e il “Comitato
immigrati in Italia” manifesteranno davanti al Ministero dell'Interno seguendo
lo slogan ''dare soggiorno ai diritti''. Tra gli altri parteciperanno anche 200
immigrati africani, che lavoravano come braccianti agricoli a Rosarno. Infine
sabato, gli immigrati parteciperanno alla manifestazione insieme alla Fiom
Cgil. Per Bernardi l’auspicio è di
trovare adesioni e firme trasversali per questo progetto, superando i confini
politici tra i partiti in materia. Attraverso iniziative autonome e
autogestite, come lo ''sciopero delle rotonde'' dello scorso 8 ottobre a
Caserta, in cui i braccianti immigrati si sono rifiutati di lavorare per meno
di 50 euro, la mobilitazione è già partita a livello locale.
Per il deputato Pd Jean-Leonar Touadì “E'
comprensibile che gli immigrati si ribellino a una legge iniqua” ricordando poi
alcuni episodi di rivolte nei Cie. Anche l’On. Pina Picierno ha chiesto
“un monitoraggio sugli effetti del reato di immigrazione clandestina per
vedere quello che è avvenuto nei tribunali”. M.I.
di ZITA DAZZI
Quasi
Duecento euro al mese, 2.321 euro all'anno. È questa la cifra media che ogni
immigrato milanese spedisce a casa, quasi il doppio della media italiana. La
metà si affida ancora canali "informali". I cittadini dell'est per
esempio affidano i propri risparmi ad amici o conoscenti tornano in patria in
auto o pullman. I latino americani ricorrono a corrieri che viaggiano in aereo
per conto di agenzie e non dichiarano la somma di denaro che esportano. Un
altro sistema è quello delle carte di credito prepagate e spedite oltre oceano
per posta ordinaria. Un migrante su due tuttavia preferisce i canali legali
delle banche, della posta e soprattutto dei money transfer, che garantiscono un
servizio istantaneo in quasi tutti i Paesi del mondo, in cambio di una
percentuale pari al 10 per cento dell'importo trasferito. A Milano e in
Lombardia c'è una rete capillare di negozi e intermediari, legati soprattutto a
due colossi internazionali: Money Gram e Western Union. Ma in Regione la Lega
chiede una stretta sui controlli. Il capogruppo del Carroccio Stefano Galli
oggi presenta in aula una mozione dove si legge che in Lombardia esistono 491
operatori che si occupano di trasferimento di contanti all'estero. Il Lazio non
supera quota 343 e il Veneto quota 213. In Lombardia inoltre è quasi triplicato
il numero di segnalazioni di operazioni sospette (da 387 del 2006 a 1039 fino a
maggio del 2010). Per questo la
Lega, facendo riferimento alle recenti inchieste che hanno portato all'arresto
di 155 persone legate al traffico di denaro sporco, paventa un "rischio di
riciclaggio di denaro e finanziamento al terrorismo" e chiede una nuova
legge organica che regolamenti il settore con "modalità e procedure
informatiche per l'individuazione e il blocco di tutte le operazioni
anomale" con lo scopo di "risalire in qualsiasi momento al nominativo
dell'ordinante e a quello del beneficiario del trasferimento fondi". Leggi
in materia comunque già ne esistono. Il decreto 231/07 fissa a 1.999 euro il limite
massimo di denaro trasferibile in contanti con una singola operazione. La legge
regionale del 2006 vincolando dal punto di vista urbanistico ed edilizio i
phone center ha portato alla chiusura di almeno 800 agenzie
"multiservizi", che si occupavano anche di trasferimento di soldi.
"I money transfer restano un punto di riferimento importante per gli
immigrati - spiega José Galvez, economista e responsabile del Senami,
segreteria nazionale dei migranti del Governo ecuadoriano - che spesso non hanno
il conto in banca e non hanno alternative per spedire a casa le rimesse. Sono
servizi concorrenziali rispetto alle banche e alle poste, sia per velocità del
trasferimento delle rimesse sia perché offrono anche altre opportunità in campo
creditizio e finanziario. Spesso infatti queste piccole agenzie sono sportelli
"mascherati" di istituti bancari esteri. E servono certezze perché il
rischio è anche per il migrante, che rischia di prendere sonore fregature da
questi agenti che appaiono e scompaiono senza molti controlli".
Foreign Press
Washington Post Foreign Service
Tuesday, October 12, 2010; 12:25 AM
MILAN - This venerable city, long known for savory
saffron risotto and the leggy models of Fashion Week, is moving to establish
itself as something else: a zero-tolerance zone for Gypsies. Anti-Gypsy
campaigns in neighboring France have
sparked international criticism, with officials there in recent months
deporting more than 1,000 ethnic Roma - a clannish people migrating west in
large numbers from Eastern Europe. But with great bravado, Milan is taking the
lead in responding to Italy's own "Gypsy Emergency." Blaming rising
crime on the new waves of Roma immigrants, authorities are moving to dismantle
Milan's largest authorized Gypsy camp, Triboniano, a teeming shantytown of
street musicians and day laborers that officials decry as a den of thieves. At
the same time, Milan is bulldozing hundreds of small, impromptu camps inhabited
by newer arrivals and issuing mass eviction notices to Roma families living in
another long-established camp in the city's largest immigrant neighborhood.
"These are dark-skinned people, not Europeans like you and me," said
Riccardo De Corato, who is Milan's vice mayor from Prime Minister Silvio
Berlusconi's ruling party and who is in charge of handling the camps. He later
added: "Our final goal is to have zero Gypsy camps in Milan." The
campaign underway here is part of what observers are calling the most intense wave
of anti-immigration sentiment to wash over Western Europe in years.
The immigration debate in Europe, just as in the
United States, has dramatically intensified in the wake of the Great Recession,
with voters increasingly blaming immigrants such as the Roma for taking away
jobs, driving up crime rates and disturbing time-honored traditions. Across the
continent, governments are boldly throwing up new barriers to immigration,
increasing enforcement and targeting groups such as the Roma, who are also
known as Gypsies. Even in some of the most progressive nations in the region,
such as Sweden, voters are showing new support for ultra-right politicians
whose platforms center on a tougher line on immigration. In Britain, the
new Conservative-led coalition government has slapped a temporary cap on
immigration from non-European Union nations, limiting the ability of companies
to hire foreign nationals in a bid to drive down the unemployment rate. A
permanent cap set to go into effect next year is expected to make it more
difficult for even Americans to get long-term work visas there. In France, a
proposed law could strip citizenship from foreigners naturalized for less than
10 years if they commit violent crimes against the police or a government
official. New detention centers would be set up to make it easier to deport
illegal immigrants. Citizens of other European Union countries - who
theoretically enjoy freedom of movement across the 27-nation zone - would find
it harder to stay in France if they are not law-abiding and gainfully employed.
For a region that prides itself as a bastion of progressive thought, the
campaigns in Europe have nevertheless taken on a decidedly ethnic and religious
bent similar to the debates in the United States over the proposed Islamic
center in Manhattan and the Arizona law targeting illegal immigrants. A new law
in France will ban Muslim women from wearing full-face Islamic veils in public,
with similar laws pending in the Netherlands and Spain. Switzerland has
prohibited the construction of mosque minarets. But the campaigns against the
Roma in France and Italy have stoked accusations that politicians are targeting
unpopular immigrant groups to shore up flagging support. "There is a
worrying trend in Europe in which we are seeing the embrace of populist
policies," said Benjamin Ward, the Europe deputy director for Human Rights
Watch in London. "They are creating a new climate of intolerance in Europe
with movements in some countries now openly hostile to ethnic minorities and
migrants." Few nations, though, have gone as far as Italy, where the
number of immigrants has more than doubled over the past decade, to more than 5
million. Since Berlusconi was reelected in 2008, his fragile conservative
coalition has made immigration and domestic security priorities, passing a law
that imposes a fine of up to $13,600 on illegal immigrants and increasing
salary and housing requirements for legal immigrants trying to bring in family
members. Last year, Italy virtually stopped issuing new work permits for
non-European Union immigrants and set up a policy aimed at preventing refugees
from entering the country by sea from North Africa. The result, according to the
U.N. refugee agency, has been a dramatic drop in boat lifts across the
Mediterranean from Libya, which had become a major transit route not only for
thousands of economic migrants but also for asylum seekers from Somalia, Sudan
and other African nations. "It would be difficult now for immigration
policy to get any more restrictive in Italy, unless we started to build
walls," said Oliviero Forti, immigration director for the Catholic charity
Caritas in Rome.
'Packing our things'
Inside the ramshackle Triboniano camp in northern Milan, Vladimiro Ilie, a Roma
from Romania, stared at boxes brimming with clothes, pots and pans in the
two-room trailer he shares with his wife and two children. "My family has
been packing our things over the last few days," said Ilie, 41. "We
have been warned by the city that at any moment, they will show up and tell us
to leave." The clearing of Triboniano, an encampment of 600 established in
2001, is at the center of the city's plan to expel Roma. The effort underscores
the stresses tearing at the E.U. over the flow of Eastern European immigrants
into the West, even as it aspires to be a unified and nearly borderless region.
Although the citizens of E.U. nations largely have access to the labor markets
in other nations, countries may still use legal loopholes to expel those who
commit crimes, are considered a threat to public security or go without a job
for lengthy periods. Originally a
nomadic people who came to Europe from South Asia centuries ago, Roma were
persecuted by the Nazis during the Holocaust. They have lived in Italy for
generations, but their numbers soared after their traditional homeland of
Romania was admitted into the E.U. in 2007. Since then, the number of Romanians
in Italy - a substantial portion of them Roma - has almost tripled, to 800,000.
Famously insular, the Roma have tended to cluster in caravan camps, preserving
their language and music and often earning hardscrabble livelihoods on the
streets. They have been long associated with crime. After the rape and murder
of an Italian woman by a Roma man, the national government declared a
"Gypsy Emergency" in 2008 - long before France's campaign this summer
- granting extraordinary powers to cities to address the influx. Nowhere has
that campaign been as sharp and swift as in Milan, Italy's center of industrial
wealth, which is dominated by Berlusconi's party and the ultra-nationalist
Northern League. Over the past two years, Milanese officials have expelled
7,000 Roma, leveling 346 illegal settlements. Now the city is targeting several
formerly authorized camps. Although officials initially said Triboniano must go
to make room for a new highway, De Corato described the move as more of a
social decision. "Many of them are criminals," the vice mayor said in
an interview. "They prostitute their own women and children." He
later said that "there is no reason for the camp to stay." A few
families, including Ilie's, were to be granted public housing to show Milan's
willingness to embrace Roma prepared to integrate into Italian life. But two
weeks ago, officials rescinded the offer after an outcry from local residents
and the national government. Officials say camp dwellers who do not leave
voluntarily will be taken to the city limits; those with criminal records or no
jobs could be deported. rivately, even some in Triboniano say the camp
maintains an unemployment rate of more than 60 percent and is home to some
engaging in criminal activity. But Ilie, a carpenter who left Romania for Italy
with his family in 1999, said Roma are being painted with a broad brush and
that many, like him, are eager to integrate. His children - Ana Maria, 16, and
Luigi, 11 - no longer speak their native dialect. Both go to Italian schools
and have Italian friends. "I don't care what happens to this camp anymore;
what I care about is my family," he said. "We want to integrate, but
they won't give us the chance." The hard-line approach in Milan contrasts
sharply with one in Rome. There, the local government is relocating Gypsies to
camps with tighter security and constant video surveillance but also with
better sanitary conditions, including running water and electricity. Gypsy
immigrants from Eastern Europe will be given four years to find jobs and
educate their children. Those who do will be allowed access to public housing.
Those who don't, officials say, will face deportation.
"Italy," said Giuseppe Pecoraro, Rome's
special representative on Gypsy issues, "is still a tolerant
country."
Special correspondent Rebecca Omonira-Oyekanmi
contributed to this report.