11 ottobre 2010

Decreto flussi. Stop della Lega, i sindacati propongono di tener conto dei senza lavoro a livello locale
Immigrati: ingressi regionali
il Sole, 11-10-2010
Leonard Berberi Francesca Padula
Provvedimento in dirittura d'arrivo, in Gazzetta forse a novembre
Nuovo decreto flussi in dirittura d'arrivo. Forse in Gazzetta Ufficiale già a novembre. Dopo due anni di "silenzio" - quanto la moratoria chiesta dal ministro Maroni - sarebbero iniziate nel governo le discussioni per mettere a punto il testo relativo alle quote d'ingresso di lavoratori extracomunitari del 2010. Una notizia che il ministero dell'Interno non smentisce.
Il decreto stabilisce - sulla base di un piano triennale di programmazione dei flussi - quanti extracomunitari possono entrare ogni anno nel nostro paese attraverso un'assunzione a distanza. A norma di legge, il decreto riguarda soltanto gli stranieri che si trovano ancora nei loro paesi e che intendono emigrare in Italia. Non possono fare domanda i migranti che si trovano qui senza un permesso di soggiorno. Storicamente, però, il provvedimento si è sempre tradotto in una sorta di sanatoria per gli irregolari già presenti.
Secondo le informazioni raccolte dal Sole 24 Ore del Lunedì il nuovo decreto flussi dovrebbe'essere presentato a novembre e fisserebbe in 150-170mila la quota massima di nuovi ingressi di cittadini extracomunitari per motivi di lavoro. Anche in questo provvedimento - così com'è stato per la sanatoria del 2009 e per il decreto flussi del 2008 - la categoria privilegiata da un punto di vista numerico dovrebbe rimanere quella di colf e badanti. Non dovrebbe cambiare nemmeno la procedura: l'invio della domanda transi-terebbe per via telematica. Nonostante alcuni intoppi, il sistema si è dimostrato efficace. Anche se alcune prefetture - come quella di Milano - devono ancora smaltire le domande del 2007. La possibilità di un nuovo decreto non entusiasma i sindacati. «Il meccanismo alla base del provvedimento è irrazionale e non risolve la situazione nel nostro paese - dice Pietro Soldini, responsabile immigrazione dellaCgil-. Sono delle sanatorie ma¬scherate». Secondo il sindacalista la soluzione migliore sarebbe quella di «riformare la legge Bossi-Fini, così da permettere all'immigrato irregolare qui in Italia di avere il permesso di soggiorno per lavoro». C'è un altro punto su cui Soldini si concentra: «Allo stato attuale siamo senza un piano triennale di programmazione dei flussi, quello su cui si basano questi decreti. Questo piano ci serve per capire qual è il nostro fabbisogno di manodopera straniera e oggi non può essere fatto senza ascoltare le parti sociali». Sulla stessa linea anche Liliana Ocmin, segretario Cisl per le Politiche migratorie, donne e giovani. «Per com'è fatto il nostro mercato del lavoro i decreti flussi non hanno senso, non risolvono i problemi - sottolinea -. Meglio istituire una maxi-régolarizzazione degli illegali che lavorano nelle nostre imprese, con particolare riguardo a settori come l'edilizia, com'è stato fatto per colf e badanti».
«Piuttosto che un altro anno di blocco, meglio prendersi questo decreto flussi - ammette Luciano Lagamba, presidente del sindacato emigrati immigrati (Sei) dell'Ugl -. Ma stavolta è meglio privilegiare altre categorie produttive, rispetto a quella dell'assistenza alla persona».
I sindacati, poi, devono fare i conti con la polemica innescata da Luca Zaia. Il governatore del Veneto in quota Lega Nord ha proposto uno stop ai nuovi ingressi stranieri nella regione. Idea criticata dalle imprese, ma che trova una mezza apertura almeno da uno dei sindacati più rappresentativi proprio dei lavoratori stranieri regolari. «Al di là delle esternazioni politiche - sottolinea Soldini - non siamo contrari a mettere a punto, insieme a tutte le altre parti sociali, un meccanismo su base regionale che cerchi prima di riassorbire nel mercato i lavoratori in mobilità, poi di dare spazio ai nuovi ingresi». Un accordo che, se ci sarà mai, dovrà tenere conto dei dati sulla disoccupazione che arrivano dall'Istat. Al 30 giugno di quest'anno, il tasso di disoccupazione degli immigrati è dell'11,6 per cento. In leggero calo rispetto al primo trimestre, ma superiore allo stesso periodo del 2009.



L'Europa perde clandestini

La Stampa, 11-10-2010
Marco Zatterin
Calo del 25 per cento nel primo semestre dell'anno. "Effetto della crisi e dei controlli più severi"
BRUXELLES - Arrivano notizie meno nere dalle frontiere dell'Europa, nel primo semestre 2010 l'immigrazione clandestina è calata di un quarto rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. «E' l'effetto combinato della crisi e della stretta delle strategie nazionali», riassumono i tecnici di Frontex, l'agenzia comunitaria che coordina i controlli ai confini dell'Ue. Funzionano gli accordi bilaterali nel Mediterraneo, come fra Italia e Libia, così i flussi nel Mare Nostrum si sono asciugati e spostati a Oriente. La porta continentale è ora la Grecia, satura di disperati che arrivano dalla Turchia. Per lo più si dicono afghani e somali, chiedono asilo. Ma nessuno ha documenti e nessuno confessa il passato: sperano che li aiuti a costruirsi un futuro migliore. Disegna lo scenario il secondo rapporto trimestrale appena ultimato da Frontex. Il numero dei clandestini entrati nel perimetro dei Ventisette è sceso a 40.977 nei primi sei mesi, il 23,6% in meno rispetto ai 53.674 dell'equivalente periodo del 2009. Fra aprile e giugno s'è avuto più affollamento (26.711 contro 14.266), cosa normale visto il miglioramento delle condizioni stagionali. In netto calo anche gli illegali, categoria in cui affluiscono coloro che trasformano un permesso di soggiorno o studio in una residenza non autorizzata: sono stati calcolati a 83.215 nel secondo trimestre, il 23 per cento in meno se paragonati a dodici mesi prima. Preoccupa invece l'aumento dei migranti pizzicati con documenti falsi, segno che i clan che trattano gli uomini stanno affinando le loro tecniche.
L'analisi di Frontex è lineare. Il primo fattore a scoraggiare i clandestini è «il calo delle opportunità di impiego nell'Ue», insieme con il relativo indebolimento dell'euro, circostanza che rende l'Europa un luogo meno attraente causa bassi salari e rimesse in prospettiva ancora inferiori. «Nonostante i segnali di ripresa in alcuni Stati - si legge nel rapporto - c'è poco movimento nei settori dove in genere crescono i posti per i migranti», ad esempio le costruzioni o le manifatture. Nel mondo globale le voci corrono. L'incertezza gonfiata dalla recessione rende per taluni la posta in gioco troppo alta.
La seconda spiegazione del fenomeno è naturalmente nel cambiamento delle politiche, sia a livello locale che a quello comunitario. Frontex cita ad esempio «i regimi più stringenti» adottati nel Regno Unito che hanno ridotto significativamente il numero dei richiedenti l'asilo (42.724 nel secondo trimestre, - 21% anno su anno). In parallelo afferma che hanno avuto effetto le intese bilaterali. L'accordo con la Libia ha ridotto fortemente gli sbarchi italiani. Quello della Spagna con Senegal e Mauritania ha sfoltito il traffico sulle colonne d'Ercole. E' un passo avanti, anche se il problema non è risolto.
In Grecia la situazione rimane caotica. Metà dei clandestini scoperti cercava di passare in territorio ellenico per accedere all'Unione. Si tratta di albanesi assunti come stagionali che poi non tornano a casa. Oppure di diseredati di varia natura, in fuga dalla guerra afghana o dai disastri del Corno d'Africa, che trovano facile saltare dall'Anatolia al Dodecaneso. Il rafforzamento dei controlli marittimi organizzato dall'Ue, sottolinea Frontex, ha ridotto i movimenti ma «ha spinto i transiti dalle coste alla terraferma».
A livello puramente quantitativo, alcuni numeri italiani appaiono interessanti. Siamo il Paese che ha fermato il maggior numero di trafficanti di esseri umani (702; Francia 552; Grecia 419), purtroppo con l'aggravante che la più alta percentuale ce l'abbiamo in casa (oltre il 42% era dei «nostri», 301 venditori di anime). E siamo la nazione terza più gettonata per un passaporto falso, record che spetta a Varsavia (ci batte 184 a 110; in mezzo c'è la Francia).
I pupari dell'immigrazione clandestina sono rapidi, vanno dove pensano di farla franca. Nonostante i dati di Frontex, il loro disumano commercio resta florido.



Un'Italia senza immigrati

La Stampa, 11-10-2010   
Flavia Amabile
Stranieri in calo in Europa: senza politiche di integrazione e di stabilizzazione fra 50 anni 7 milioni di persone in meno in Italia
E ora lo dicono anche le statistiche. Ad un certo punto gli immigrati potrebbero sparire. E noi? Dove troveremmo badanti, tate, muratori, infermiere? Daniela Pompei, responsabile immigrazione della Comunità di sant’Egidio e docente all’Università di Torvergata, l’allarme lo ha lanciato all’inizio di questo mese. «In tre anni in Europa si è avuto un calo del 39% degli ingressi di irregolari».
All’improvviso dall’invasione si passa all’abbandono?
«Se non ragioniamo su quello che accadrà di qui a due ore, ma ci concentriamo sulla tendenza di qui a cinquant’anni ci rendiamo conto che il problema è proprio l’opposto. Gli immigrati ci stanno lasciando».
Da che cosa ce ne rendiamo conto?
«Lo dicono le statistiche. C’è una diminuzione di permanenze irregolari sui territori europei del 26% negli ultimi tre anni. E lo dicono altri indicatori, ad esempio il fatto che siano stati ritrovati dei somali morti di fronte al Mozambico. Questo vuol dire che i flussi hanno cambiato direzione, dall’Europa si stanno spostando verso il Sudafrica. Bisogna tenerne conto. E si vede chiaramente che alcune ondate degli anni passati si sono stabilizzate».
Ad esempio?
«Le ucraine e le polacche. Non ci sono più le cifre del passato».
Le polacche hanno il passaporto Ue: vanno e vengono, sfuggono ai controlli.
«No, è proprio quel flusso di irregolari ad essere calato. E’ il senso dell’ingresso di un Paese nell’Ue. Dopo la prima ondata di emigrazione gli aiuti strutturali e le rimesse rendono più forte economicamente il Paese e fanno rientrare molti di quelli che erano andanti via. Vale anche per la Romania di cui tanto si parla»
Che cosa vorrà dire in futuro questo calo?
«Nel 2060 in Europa potrebbero esserci 86 milioni di persone in meno su un totale di una popolazione di 500 milioni di persone. L’Italia si troverebbe con 7 milioni di persone in meno. E proprio il nostro Paese insieme con la Germania è il più esposto ad un calo del genere».
Perchè?
«Sono i Paesi più vecchi. Già oggi il 20% degli italiani ha più di 64 anni e il 14% meno di 18. C’è uno squilibrio evidente. Solo gli immigrati e una corretta politica di sostegno alle famiglie possono salvare il nostro Paese dal diventare un luogo in cui irrimediabilmente si muore più che nascere».



Niente ricongiungimenti per le coppie di fatto

Vita leggi, 11-10-2010
Lo stabilisce la Cassazione per una coppia mista in attesa di un bambino
L’arrivo di un figlio non legittima il cittadino extracomunitario legato ad un’italiana da un rapporto di convivenza more uxorio, ad ottenere il diritto al ricongiungimento familiare.
Lo ha stabilito la Cassazione, con la sentenza 20134 del 23 settembre 2010, che prima ha affermato che la convivenza non è tra le cause legittimanti il ricongiungimento, ed inoltre lo stato di gravidanza della compagna, cittadina italiana, è irrilevante ai fini dell’espulsione, poichè, si legge in sentenza, “la causa di esclusione della espulsione prevista dall'art. 19, secondo comma, lett. d), del d.lgs. n. 286 del 1998, nella formulazione risultante dalla sentenza della Corte costituzionale n. 286 del 1998, consistente nella sussistenza di un rapporto di coniugio, e di convivenza, dell'espellendo con una donna in stato di gravidanza, opera a condizione che tale rapporto trovi riconoscimento nell'ordinamento giuridico dello Stato di appartenenza dello straniero, ponendosi una diversa interpretazione, irragionevolmente estensiva della previsione, in contrasto con l'interesse nazionale al controllo dell'immigrazione”.



Burqa: le origini e la legge

Corriere Della Sera, 11-10-2010
Marco Ventura
Vi è un nodo importante da sciogliere sul divieto del burqa. Secondo la legge italiana, il divieto di occultarsi il viso in pubblico è derogabile solo per un «giustificato motivo». Ma come possiamo precisare nella legge che nessun «giustificato motivo» legittima il burqa? Al profano la soluzione più semplice appare una norma tipo «è vietato il burqa». Sembra questa la via proposta dal sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano secondo il quale, cito dal Corriere del 9 ottobre, la materia va disciplinata «prescindendo dalle motivazioni che spingono le persone a indossare» il burqa. Ma come faranno le autorità a determinare se il velo in questione è proprio il burqa? Basta passeggiare per Londra per rendersi conto di quanti e diversi tipi di velo integrale esistono. E perché il Ministero deve fondare il divieto su una valutazione teologica, «il burqa non ha un'origine coranica», che non gli spetta? Nella relazione che nel novembre 2009 ho presentato al Parlamento ho suggerito invece di escludere in via generale che il viso possa essere occultato per motivi di carattere etnico, culturale o religioso. È questa la via che hanno seguito i francesi nella legge anti-burqa del mese scorso.



Parigi battistrada. Espulsione anche per i cittadini comunitari

il Sole, 11-10-2010
Leonardo Martinelli
Al voto finale la nuova legge dopo la stretta di Sarkozy
La nuova legge francese sull'immigrazione, la quinta da sei anni a questa parte, sta per essere approvata all'assemblea nazionale. Passerà, poi, al senato, per essere adottata definitivamente. Ma il testo dovrebbe avere già assunto l'assetto definitivo, assai diverso dal progetto partorito dal governo nella primavera scorsa. Perché nel frattempo è arrivata la stretta sull'immigrazione di Nicolas Sarkozy.
La revoca delta nazionalità
È una delle novità maggiori rispetto al progetto iniziale, voluta dal presidente. Si potrà togliere la cittadinanza francese a chi l'ha ottenuta da meno di dieci anni, nel caso di reati gravi commessi contro le forze dell'ordine. A un certo punto dell'iter si voleva estendere la misura anche ad altri reati, là poligamia ad esempio. Poi, però, non se n'è fatto nulla. Inoltre la nazionalità non può essere revocata a chi nel caso rimarrebbe apolide, senza alcuna cittadinanza.
Detenzioni più lunghe
La permanenza massima nei centri di trattenimento è attualmente di 32 giorni La nuova legge l'allunga fino a 45. Ora solo un terzo dei clandestini che finisce nei centri rientra in effetti a casa propria. Una delle ragioni? La mancanza del lasciapassare da parte del paese d'origine, che deve riconoscere il suo cittadino. L'allungamento dei tempi serve soprattutto a concludere tale procedura.
Espulsioni più facili
Sempre nell'ottica di favorire l'espulsione si introduce un altro cambiamento. Adesso il giudice ordinario («juge des libertés et de la détention», Jld) può intervenire dopo che sono trascorse 48 ore dal fermo del clandestino, in genere prima che il giudice amministrativo abbia potuto pronunciarsi sulla sostanza del provvedimento. Quello ordinario dispone quasi sempre il rilascio immediato dell'immigrato. Con la nuova normativa, la situazione è ribaltata. Il Jld potrà intervenire solo dopo cinque giorni. Nel frattempo il clandestino potrà essere espulso dal giudice amministrativo. La legge limita inoltre il campo d'azione del Jld. Sarà pure possibile istituire delle zones d'attente, in pratica centri di retenzione temporanei, dove siano individuati gruppi di almeno dieci clandestini, sempre per facilitarne l'espulsione.
Limiti per i malati gravi
Attualmente esistono agevolazioni per gli stranieri, affetti da malattie gravi. Possono ottenere un permesso di soggiorno ed essere curati in Francia. I beneficiari sono in questo momento circa 30mila. Molti di loro risiedevano abitualmente sul territorio francese già prima dell'inizio della malattia. La nuova legge limita questo tipo di permesso ai soli casi in cui nel paese d'origine la cura sia indisponibile, senza valutare (come fatto ora) se sia anche di qualità soddisfacente.
Guerra ai matrimoni «grigi»
Finora la Francia aveva introdotto sanzioni solo per i mariages blancs, matrimoni contratti consapevolmente da un cittadino francese e un extracomunitario per ottenere la nazionalità. Adesso pure il matrimonio "grigio" entra nel mirino della giustizia, ossia quando il cittadino francese è inconsapevole e, quindi, truffato dall'extracomunitario. Sanzione prevista: sette anni di prigione e 30mila euro di multa.
Fuori anche i comunitari
Se il cittadino di un altro paese Ue ricorre a frequenti soggiorni di breve durata (meno di tre mesi) in Francia, può essere allontanato in alcuni casi specifici, ad esempio quando rappresenta «un peso irragionevole per l'assistenza sociale».



Regionali
Voto a Vienna Avanzano gli xenofobi, sinistra in calo
Corriere Della Sera, 11-10-2010
VIENNA —Risultato disastroso alle elezioni regionali di ieri per il sindaco socialdemocratico di Vienna Michael Haeupl, 61 anni, e decisa avanzata della destra xenofoba. Secondo i risultati provvisori la Spo ottiene il 44,12% dei voti perdendo il 4,9% rispetto al 2005: rimane primo partito ma perde la maggioranza assoluta e dovrà trovare alleati per governare nella capitale austriaca. L'alleanza più probabile sarebbe con i popolari della Òvp, sul modello della grande coalizione federale. Superando i pronostici, l'estremista Fpò di Heinz-Christian Strache, ex braccio destro di Jòrg Haider, è il vero vincitore con il 27,05%, un aumento del 12,22% rispetto a cinque anni fa. Il cancelliere Spò Werner Faymann ha ribadito la fiducia a Haeupl, in carica dal 1994, quando fu scelto come successore del popolare Helmut Zilk, socialdemocratico. Durante la campagna, per catturare voti fra i giovani, Haeupl aveva rilanciato il dibattito sulla fine della leva obbligatoria senza riscuotere grande successo. Alle trovate razziste della Fpò, l'Spò aveva risposto con un fumetto dove i cattivi erano «gli zombi nazisti» e un androide compariva con le sembianze di Strache.



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