15 ottobre 2010

Roma, sit-in associazioni antirazziste e movimenti in difesa dei diritti
Mobilitazione migrante Presidio al Viminale
Liberazione, 15-10-2010
Laura Eduati
Contro lo sfruttamento degli schiavi e contro la sanatoria-truffa: oggi un incontro al ministero coi rappresentanti degli stranieri
Dallo sciopero delle rotonde di Caserta al corteo della Fiom. La mobilitazione nazionale dei migranti arriva al Viminale per un presidio di due giorni che si concluderà oggi e prevede domani la partecipazione alla manifestazione indetta dai metalmeccanici. La campagna "Diamo soggiorno ai diritti" è promossa dalle reti antirazziste e include, oggi, un nuovo incontro al ministero dell'Interno dove rappresentanti degli stranieri e associazioni chiederanno «misure di buon senso» per alleviare quella-che Mimma D'Amico del centro sociale ex-Canapificio di Caserta definisce «l'insopportabile esistenza dei migranti».
Il punto centrale, come sempre, è la mancanza del permesso di soggiorno che di fatto relega gli stranieri in una sorta di «diritto separato» come accade ai braccianti in nero di Castel Volturno, Foggia e Rosarno, costretti alla transumanza agricola per paghe miserevoli.
La perdita del lavoro per i regolari, invece, significa il ritorno alla condizione di clandestinità e questo nonostante molti migranti vivano in Italia da molti anni e abbiano spes¬so famiglia. A questi si aggiungono le migliaia di persone che avrebbero voluto ottenere la regolarizzazione attraverso la norma pensata per l'emersione delle colf e delle badan-
ti, lo scorso anno, rimaste però escluse nonostante abbiano pagato centinaia di euro per inoltrare la domanda.
«Sono state presentate trecentomila domande ma almeno un terzo sono state rigettate perché i datori di lavoro non si presentano alla convocazione delle Prefetture oppure perché mancavano i requisiti», spiega il Comitato immigrati in Italia, che suggerisce al governo di adottare una circolare del Viminale risalente alla sanatoria del 2002, che incluse i migranti abbandonati dai datori di lavoro durante l'iter di regolarizzazione.   
Rita Bernardini dei Radicali annuncia una proposta di legge - confirrnata dal Pd - che estenda la concessione del permesso di soggiorno anche ad altre categorie lavorative «perché nella realtà vediamo famiglie spezzate, dove la moglie ottiene il permesso in quanto colf mentre il marito che lavora in cantiere rimane illegale e a rischio espulsione» e, come secondo punto, prolunghi il permesso di soggiorno per ricerca lavoro per evitare che i migranti cadano nel rea¬to di clandestinità. Un reato che intasa i tribunali e obbliga i magistrati a occuparsi di fascicoli riguardanti persone che, loro malgrado, non hanno documenti in regola per rimanere in Italia. Senza contare che, ricorda ancora Bernardini, «nelle carceri un'altissima percentuale sono stranieri detenuti soltanto perché senza permesso di soggiorno». Al Viminale la rete antirazzista esporrà dunque i punti focali di intervento, già richiesti mesi orsono e rimasti però senza risposta: l'estensione dell'art. 18, pensato per le vittime della tratta, ai lavoratori che denunciano condizioni di sfruttamento; una verifica sul recepimento da parte del Parlamento della direttiva europea che sanzionerebbe i datori di lavoro che sfruttano il lavoro migrante; la trasposizione in decreto legislativo della direttiva europea sui rimpatri dalla quale Roberto Maroni ha tratto unicamente l'estensione della detenzione nei Cie fino a sei mesi ma non la protezione delle categorie vulnerabili. La mobilitazione nazionale raccoglie anche le istanze ata come i lavoratori delle campagne del Sud a quella più integrata come coloro che, ottenuto il permesso o la Carta di soggiorno, chiedono ora il diritto di voto e lo snellimento delle procedure burocratiche per la cittadinanza. «In molti casi, dopo i dieci anni richiesti, dobbiamo aspettare anche quattro o cinque anni prima di vedere la nostra pratica accettata», denuncia il Comitato immigrati che ie¬ri ha promosso un corteo a Roma contro «la truffa della sanatoria». Al presidio e alla manifestazione della Fiom saranno presenti anche duecento africani giunti da Rosarno dopo la cacciata di gennaio, e pronti a riprendere il lavoro di raccolta delle arance nella Piana di Gioia Tauro. Sono tutti richiedenti asilo ai quali le commissioni territoriali hanno negato per sempre la possibilità di ottenere almeno la protezione umanitaria. La rete antirazzista calcola che, tra i braccianti africani, almeno duemila vivano nelle stesse condizioni. Action annuncia che dal primo al venti novembre organizzerà un presidio sanitario a Rosarno insieme con DaSud e lancia l'allarme sui controlli massicci anti-migranti nella cittadina calabrese che si prepara a votare il nuovo sindaco. Per rifocillare e dare sostegno, al sit-in davanti al Viminale saranno presenti le Brigate di Soldiarietà Attiva del Prc. Stefano Galieni, responsabile nazionale immigrazione di Rifondazione, lancia un appello a tutte le forze politiche per una «offensiva contro l'ipotesi di un tea-party berlusconiano con a capo Daniela San-tanché perché questo sarebbe un disastro per i migranti». Nelle stesse ore Walter Veltroni rilancia il permesso di soggiorno a punti già contenuto nel pacchetto, sicurezza di Roberto Maroni che, infatti, accetta   il dialogo col Pd sulla questione. E intanto promette un Cie in Veneto entro la fine dell'anno.



l'ondata populista in Europa
Quando la xenofobia prende partito
il Sole, 15-10-2010
Piero Ignazi

L' inchiesta che Il Sole 24 Ore ha dedicato al ritorno dei populismi in Europa e in America ha messo in luce due aspetti comuni agli elettori delle formazioni populiste: il diffondersi di un sentimento di sfiducia e persino di disprezzo nei confronti dell'"establishment" variamente inteso (dai politici agli imprenditori, dagli intellettuali ai giornalisti) e la paura nei confronti del mondo esterno dal quale si affacciano minacciosi via via la concorrenza cinese l'immigrazione del Terzo mondo, il fondamentalismo islamico e la finanza internazionale.
L'alienazione rispetto al sistema politico e alla classe dirigente e il timore di perdere le posizioni acquisite o di rimanere relegati ad infìnitum in fondo alla società spingono settori sempre più ampi di ceti popolari a cercare rifugio consolatorio nei partiti dell'estrema destra populista. Questi partiti offrono infatti soluzioni sempliciste e schematiche a problemi acuti e reali.
Questo quadro d'insieme è sostanzialmente confermato da una gran quantità di studi accademici sull'estrema destra populista e sul suo elettorato. Tuttavia una ricerca in via di pubblicazione sull'European Journal of Political Research, realizzata da un team di ricercatori europei, offre un quadro più articolato che in parte conferma in parte ridefinisce quanto detto fin qui. Questo studio condotto su 20 paesi occidentali dell'Ocse mette in relazione il livello di disoccupazione con la xenofobia, cercando di verificare se la presenza o meno di un partito di estrema destra abbia un effetto su quel rapporto.
Precedenti analisi sostenevano che la xenofobia fosse direttamente influenzata dalla concorrenza sul mercato del lavoro: e quindi, all'aumentare del tasso di disoccupazione sarebbe dovuto aumentare il sentimento di rifiuto nei confronti dell'immigrato. In realtà questa ricerca dimostra in maniera limpida che non sempre è così. Dipende dalla presenza di un partito che politicizzi la xenofobia. Laddove un partito di questo tipo non esiste o è irrilevante (10 paesi su 20) non c'è alcuna relazione tra livello di disoccupazione e livello di xenofobia.
Se si prendono in esame i 10 paesi in cui esiste un partito di estrema destra, si nota come all'aumentare della disoccupazione aumenti, e di molto, il sentimento anti-straniero. Nei paesi a più alta disoccupazione la xenofobia è diffusa solo tra il5% della popolazione laddove non esiste alcun un partito di estrema destra, mentre schizza al dì sopra del 30% laddove invece esiste un partito di tal genere. Inoltre, se si esamina la situazione prima e dopo la nascita di una formazione populista, si nota come la xenofobia tra i disoccupati s'impenni dopo la sua irruzione nella scena politica.
La ricerca dimostra quindi che i partiti di estrema destra sono veicoli necessari della diffusione dei sentimenti anti-immigrati: infatti, nei paesi in cui manca chi fornisca un'immagine drammatizzante e ansiogena dello straniero, la disoccupazione per sé non agisce da pro-pellente della xenofobia.
Infine, l'ultimo aspetto di questo studio porta a riformulare l'ipotesi, molto diffusa, che siano i più lontani dalla politica a rispondere all'appello dei partiti populisti. In realtà così non è. Nei paesi privi di partiti estremisti la xenofobia è leggermente più alta (ma pur sempre inferiore al 10%) tra coloro poco interessati alla politica; e questa relazione non cambia al crescere della disoccupazione. Quindi il grado d'in-teresse alla politica non cambia il livello di xenofobia, qualunque sia il grado di disoccupazione nel sistema.
Il quadro è completamente diverso laddove siano insediati partiti di estrema destra. Intanto la xenofobia è ben più alta del 10%, ma soprattutto al crescere del livello di disoccupazione cresce soprattutto tra gli elettori più politicizzati. Ciò significa che i partiti xenofobi riescono ad attrarre e a convincere i disoccupati politicamente attivi specialmente nei contesti di alta disoccupazione. .
In conclusione, solo attraverso la propaganda di questi partiti l'ostilità agli immigrati diventa un tema "reale", un tema che mobilita anche e soprattutto settori attenti e interessati alla politica, ma frustrati da un contesto privo di opportunità lavorative. Il rischio per le società occidentali è quindi rappresentato da una saldatura, in sistemi ad elevata disoccupazione, tra minoranze attive e messaggi xenofobi dei partiti populisti.



IMMIGRATI: PRODI, RIVEDERE LA BOSSI-FINI, SI' ROMANIA IN SCENGHEN

(AGI) - Gorizia, 15 ott. - Nessuna preoccupazione per l'ingresso in area Scenghen di Romania e Bulgaria, semmai e' da rivedere la legge Bossi-Fini. Lo dichiara l'ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, che oggi a Nova Goriza, in Slovenia, ricevera' la cittadinanza onoraria per aver portato il vicino paese nell'Ue. "Oggi c'e' gia' una circolazione totale: non vedo come l'ingresso in Schengen possa produrre cambiamenti significativi rispetto alla situazione attuale - ha dichiarato Prodi al giornale 'Il Piccolo' - Una situazione che, senz'altro, presenta aspetti difficili e preoccupanti. Ma una politica seria puo' tenerli sotto controllo". Secondo Prodi, pertanto, e' "difficile immaginare contromisure utili", come sollecita il ministro Maroni. "Per giudicarle, dovrei conoscerle". Soffermandosi poi sulla Bossi-Fini, Prodi afferma che la legge "si e' rivelata in contraddizione con se stessa.
Hanno fatto una legge di propaganda che non teneva conto della realta' e, quindi, non hanno potuto applicarla: si sono dovuti inventare un sacco di sanatorie per regolarizzare gli immigrati gia' presenti in Italia. Del resto, hanno approvato la legge Bossi-Fini, come il decreto Maroni, solo perche' ha fruttato molto elettoralmente". (AGI)



Vìa Gradoli, blitz nei condomini

Il Messaggero, 15-10-2010
GIOVANNI MANFRONI
Chiuse le cantine trasformate in appartamenti abusivi per immigrati
Hanno raccolto pezzi di vita in fretta, riempito buste di plastica, scatoloni e valigie e abbandonato i loculi dove vivevano da anni in condizioni igienico sanitarie al limite.
E' scattata ieri mattina all'alba (4.30) l'operazione di sgombero dei seminterrati in via Gradoli ai civici 65 e 69, sul primo gravava un'ordinanza dal novembre 2007.
A pochi passi dal civico 96, dove l'ex governatore del Lazio Piero Marrazzo è stalo ripreso in un video-ricatto insieme al transessuale Natalie, trenta locali sono stati posti sotto sequestro, 40 persone identificate, con circa 80 Vigili Urbani dell'VIII Gruppo impiegati, sotto il comando di Antonio Di Maggio che ha seguito passo passo le operazioni di sgombero che hanno coinvolto anche il personale della questura, della Protezione civile di Roma e dei Servizi sociali del XX Municipio.
«Chiediamo che vengano verificate tutte le istanze di condono che sono state fatte», hanno detto il presidente del XX Municipio Gianni Giacomini e il delegato del Sindaco per la sicurezza Giorgio Ciardi confermando la non abitabilità degli edifici. «E' stata attuata l'ordinanza di sgombero emessa dal sindaco - ha spiegato Di Maggio - ora si procederà con i controlli per le questioni riguardanti i condoni». «L'importante operazione di questa mattina (ieri, ndr.) in via Gradoli - ha detto il Sindaco di Roma Gianni Alemanno - conferma l'impegno e l'attenzione di questa Amministrazione sui temi della sicurezza e della lotta al degrado,specie nelle zone più periferiche. Era impensabile che persone potessero vivere in appena 15 metri quadrati, senza i servizi necessari e in edifici non agibili. Voglio fare i complimenti alle forze dell'ordine e, in particolare; al corpo della polizia municipale che ancora una volta hanno portato a termine un intervento delicato e importante con grande scrupolosità». Intanto, ieri mattina si è svegliato presto il civico 65 con
i pugni che hanno battuto sulle porte degli scantinati, dove i magazzini e le cantine, sono diventati case di 15 metri quadri. Sigilli anche sugli appartamenti già abbandonati nei giorni scorsi quando-un altro blitz aveva portato le forze dell'ordine in via Gradoli, dove lusso e degrado si scontrano da anni e dove abita anche Natalie, la protagonista transessuale del videoricatto all'ex presidente della Regione Lazio Marrazzo.
«Non voglio stare tanto tempo in Italia - ha detto Natalie -Starò qui fino a quando finisce il caso giudiziario per difendere Piero, perchè la verità è la verità. E lui non c'entra niente, è stato solo vittima dei carabinieri e della cattiveria dei transessuali. presto andrò via ada via Gradoli, non appena entro in società con una amica in un negozio di parrucchiere».
Ieri sono stati sgomberati in prevalenza cittadini stranieri ma anche transessuali, come Daniela, 29enne romana: «Ho un contratto regolare e pago ogni mese 500 euro - ha raccontato- Primato facevo con bonifico, dopo il caso Marrazzo mi hanno chiesto di pagare in contanti e gli affitti si sono anche dimezzati». Senza casa da questa mattina anche una coppia dello Sri Lanka, lui badante e lei donna delle pulizie: vivevano in meno di 20mq con un micro: onde, un letto e decine di vestiti accatastati. E dormivano in tre sui letti a castello anche all'interno S27, una famiglia ecuadoregna: «Non sappiamo dove andare - dice il papà che lavora in un ristorante - Abbiamo il permesso di soggiorno e viviamo qui da 8 anni - Ora siamo in mezzo alla strada».
E sulla regolarità degli affitti che ora si dovranno concentrare i controlli della Finanza in via Gradoli prima di spostarsi su Largo Sperlonga, via Due Ponti e via Pirzio Biroli, dove ci sono situazioni ancora più gravi ed estreme: «Siamo contenti di questo intervento - spiegano dal Comitato di quartiere di via Gradoli - Speriamo che questa sia davvero la volta buona perché questi edifici vengano ripristinati per l'uso originario».
-T LA STORIA   |-
Dalle Brigate Rosse ai trans: una strada di misteri e scandali
Dalle Brigate Rosse ai trans. Passando per Marrazzo, la droga, le esplosioni, i cancelli e le telecamere di sicurezza. Ne ha vissute di cose via Gradoli, una delle strade più discusse e misteriose dalla storia della Capitale. Era 1978 quando al civico .96 te Brigate Rosse piazzarono un lóro avamposto. Da lì partiva Mario Moretti per raggiungere la prigione di Aldo Moro e da li, 31 anni dopo, è partito uno dei casi che ha fatto tremare i palazzi del potere romano. Piero Marrazzo viene ripreso in un video-ricatto proprio in un appartamento al civico 96 (ottobre 2009), mentre è in compagnia del transessuale Natalie, uno dei protagonisti della vicenda che ha coinvolto Carabinieri corrotti e spacciatori e visto morire in circostanze misteriose il pusher Gianguarino Cafasso e il trans Branda. E poi i controlli, le perquisizioni, le cantine trasformate in case. Le esplosioni delle bombole del gas al civico co 35 prima, 28 novembre 2009, e proprio al 96 dopo,9 dicembre. Fino agli sgomberi dì oggi arrivati dopo che l'amministrazione ha piazzato in cima alla via le telecamere di sicurezza e il consorzio ha montato un cancellò che di notte dovrebbe fungere da deterrente per i malintenzionati ma che sembra non aver accontentato nessuno.



Se il velo ci fa velo sui veri temi dell'immigrazione

il venerdi di Repubblica, 15-10-2010
Piero Ottone
Le discussioni sul burqa, l'espulsione dalla Francia degli zingari, sono episodi recenti di una convivenza difficile; e proverò a dire, in poche righe, come la penso su questo tema, che può essere definito il più scabroso dell'era moderna.
Premesso che siamo tutti figli di Dio, e che abbiamo tutti il diritto di rivere e di essere rispettati, è pur vero che non siamo tutti uguali. Vi sono differenze, forse di razza, certamente di cultura, che hanno dato luogo, attraverso i secoli, a grandi sperequazioni. In altri secoli furono all'avanguardia alcuni popoli dell'Oriente. Nel tempo presente sono all'avanguardia coloro che chiameremo gli occidentali: cioè noi. E in alcune regioni, quali l'Europa del Nord e il Nordamerica, si sono raggiunti modelli di civiltà che si possono paragonare, mi sembra, a «un giardino fiorito». In
questi giorni si è parlato della Svezia, per via delle elezioni: forse il giardino coi fiori più belli, perché gli svedesi sono stati capaci di unire il massimo di assistenza e di protezione dell'individuo (ideale socialdemocratico) col massimo di libertà economica e di progresso industriale (ideale capitalistico); per non dir nulla dello stile di vita, ordinato, raffinato, elegante...
Bene: oggi si dice, temo a ragione, che il gioiello svedese sta per rompersi. A causa degli immigrati. Che sono stati accolti bene, che sono trattati benissimo. Ma sono diversi: e sono probabilmente incompatibili, non per loro colpa ma per ragioni obiettive, con quel modello che gli svedesi avevano elaborato e perfezionato attraverso gli anni, attraverso i decenni. Che fare, dunque? C'è poca scelta. L'immigrazione, cioè il trasferimento di grandi masse dalle regioni
arretrate a quelle progredite, è un fenomeno inarrestabile del nostro tempo: dovrebbero capirlo coloro che invece, per una reazione magari comprensibile ma pur sempre dissennata, aderiscono ai movimenti estremisti sorti dappertutto, in Scandinavia come nell'Europa continentale (Andreotti disse tanti anni fa: fermare la trasmigrazione fra Nordafrica e Italia? Impossibile: verranno a nuoto!) Poiché il fenomeno della trasmigrazione è inarrestabile, bisogna fare il possibile per controllarlo, per guidarlo, per ridurre al minimo lo sconquasso che quel fenomeno, inevitabilmente, provoca. Battuta finale: e non prendersela, tanto per fare un esempio, con il burqa, che fra i tanti problemi, veri e seri, creati dal fenomeno dell'immigrazione e della convivenza fa etnie diverse, è di gran lunga, se pur sia un male, un male minore.     



La differenza che passa tra il burqa e una moschea

il venerdi di Repubblica, 15-10-2010
Michele Serra
Francesco Santoro I Firenzuola (Firenze)
CARO MICHELE, mi ritengo una persona tollerante. Rispetto la diversità e le usanze altrui, eceredo sia giusto predisporre adeguati spazi per luoghi di culto diversi da quelli cristiani Mi sento però profondamente ferito da certe pratiche barbare e arcaiche come il burqa. Mi è capitato sporadicamente, sempre nei supermercati, di vedere donne ridotte a mummie. Mi viene voglia di prendere una confezione di scottex casa e coprire la faccia a quei loschi figuri che stanno al loro fianco, col cipiglio delle guardie penitenziarie. Io credo che, in uno Stato democratico, il faro sia la Costituzione. I diritti, ma anche i doveri, devono essere uguali per tutti, qualunque sia la confessione alla quale si appartenga. Sono d'accordo con la Francia quando vieta il burqa nei luoghi pubblici.

CARO SANTORO, condivido il suo sentimento di repulsione per il burqa, anche perché sono convinto che la liberazione delle donne dalla «proprietà» maschile sia la sola vera leva che può ribaltare questo porco mondo. A regole arcaiche e oppressive, credo sia del tutto legittimo opporre regole che le contraddicano e le disinneschino. A un patto: che ai divieti giusti, e agli obblighi virtuosi, corrisponda una liberalità almeno altrettanto visibile nel campo dei diritti, primo tra tutti, nel caso dell'Islam, il diritto di culto. Vietare il burqa in un Paese che osteggia anche le moschee, come il nostro, denota il puro arbitrio di una comunità chiusa e ottusa. Vietare il burqa in un Paese che non boicotta le moschee, come qualunque altro luogo di culto, è invece un atteggiamento lecito, e politicamente sostenibile: significa che nessun culto viene discriminato, ma che nessuna appartenenza a un culto qualsivoglia può consentire di opprimere altre persone o infrangere le leggi dello Stato. In Francia lo Stato è forte, e arbitro riconosciuto della complicata partita dei diritti e dei doveri. Da noi lo Stato sarà un po' meno debole quando, per esempio, imporrà alla cosiddetta metropoli di Milano di dare ai suoi cittadini musul-mani la possibilità di pregare e riunirsi in modo decente. Questa possibilità, attualmente, è loro negata. E finché lo sarà, non avremo le carte in regola per ergerci a dispensatori di diritti e di doveri.



Francia
Strappa il burqa a studentessa Prof sotto accusa

il Giornale, 15-10-2010
Rischia il carcere un'insegnante francese in pensione che a febbraio aggredì una donna musulmana strappandole il burqa.  Marlene, 63 anni, è finita alla sbarra davanti ai giudici del Tribunale penale di Parigi con l'accusa di violenza aggravata. L'ex insegnante di inglese si è difesa dall'accusa di aver aggredito Shaika, 26 anni originaria degli Emirati Arabi. Marlene ha spiegato che per lei vedere una donna velata è una violenza: « Come donna mi sento attaccata», ha detto. Il pm ha chiesto una pena di due mesi di prigione con la condizionale e un'ammenda di 750 euro.

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