Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata
alla data del 24 Settembre 2010)
Sanatoria
2009, il Consiglio di Stato conferma: <niente emersione per chi non ha
obbedito all’ordine di espulsione>
Sommario
o
Dipartimento Politiche
Migratorie – Appuntamenti pag. 2
o
Sanatoria 2009 –
Consiglio di Stato: esclusi gli espulsi pag. 2
o
Sanatoria 2009 –
Niente emersione per la doppia espulsione pag. 3
o
In prima pagina - Rom
e Sinti: procedura d’infrazione contro la Francia pag. 4
o
Editoriale - Duri e
buonisti, l’equivoco sui Rom pag. 4
o
Rifugiati –
Boldrini: straniero non vuol dire pericoloso”
pag. 6
o
Società e territori - pag. 7 – 8
e 9
o La presse
étrangère – La plupart des campements evacuees abriteraient des Roms pag. 8
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n.
289
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Cremona 1° Ottobre 2010, ore
10.00, sede UIL Viale Trento e Trieste
Convegno Uil e Ital sulla
mediazione culturale
(Guglielmo Loy)
Roma 05
ottobre 2010, ore 14.00 Palazzo Valentini
Convegno su Rom e Sinti:
“Tempo per un riconoscimento legislativo linguistico e culturale”
(Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Roma, 08 ottobre 2010, Casa
Internazionale delle donne
Workshop Fondazione
Brodolini: “Rapporto Italiano sulla Lotta alle Discriminazioni”
(Guglielmo Loy)
Roma, 11 ottobre 2010, ore 15.00,
Via Guattani, 13
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con CNA
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma, 13 ottobre 2010, ore 11.00,
via Nazionale, 60
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con Confesercenti
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma, 14 ottobre 2010, ore 11.30
Via G. Belli
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con la Confcommercio
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma, 14 ottobre 2010, ore 15.30
Via Mariano Fortuny, 20
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con la Conf. Italiana
agricoltori
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Roma, 15 ottobre 2010, ore 15.00,
via San Giovanni in Laterano n. 152
Incontri con controparti
datoriali in materia di immigrazione: incontro con Confartigianato
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Sanatoria 2009
Sanatoria colf e badanti (settembre
2009)
Il Consiglio di Stato conferma
l’esclusione degli stranieri condannati per non aver ottemperato all’ordine di
espulsione
(da www.programmaintegra.it)
Il Consiglio di Stato, con una
sentenza del 18 agosto 2010, ha confermato l’orientamento del Tar Umbria che aveva rigettato il ricorso
di un cittadino extracomunitario escluso dalla regolarizzazione di colf e
badanti del settembre 2009 in quanto condannato per essersi trattenuto
illegittimamente in Italia nonostante un provvedimento di espulsione.
I fatti. Per
un cittadino extracomunitario nel settembre 2009, nel corso della
regolarizzazione di colf e badanti, era stata presentata domanda di emersione
ai sensi della legge 102/2009. Tale richiesta, che gli avrebbe poi consentito
di ottenere il permesso di soggiorno, è stata respinta in quanto nel 2005 era
stato condannato dal Tribunale di Perugia a 8 mesi di reclusione per il reato
di cui all’art. 14 comma 5 ter del d.lgs. 286/98 - Testo unico immigrazione -
che prevede la condanna per chi si trattiene nel territorio dello stato non
ottemperando a un ordine di espulsione. La legge 102, infatti, all’articolo 1
ter esclude gli stranieri condannati anche con sentenza non definitiva per uno
dei reati previsti dagli artt. 380 e 381 cpp - arresto in flagranza di reato.
Fra di essi, a seguito delle specificazioni contenute nella circolare del
Ministero dell'Interno del 17 marzo 2010, è compreso anche il reato previsto
dal testo unico. Il cittadino straniero ha allora proposto ricorso al TAR
Umbria e, a seguito del rigetto, si è rivolto in appello al Consiglio di Stato.
La sentenza. Il Consiglio di Stato, con la sentenza del 18
agosto, ha rilevato, parimenti ai giudici di primo grado, che non vale a far
considerare inefficace la condanna del 2005, il richiamo fatto dal ricorrente
all’art. 1 ter comma 8 della legge 102/2009 che prevede la sospensione dei
procedimenti penali e amministrativi per le violazioni delle norme relative
all’ingresso e al soggiorno nel territorio dello Stato. Per questo motivo, non
ravvisando profili di illegittimità, i giudici amministrativi hanno confermato
la sentenza di primo grado e respinto l’appello.
Consiglio di Stato sent. 18_8_10 esclusione dalla
regolarizzazione degli stranieri condannati per non aver ottemperato
all’espulsione
Articoli correlati
Emersione colf e badanti: il Tar Toscana sospende il
rigetto della domanda dello straniero colpito da espulsione
Emersione
lavoro domestico: il Tar Veneto sospende rigetto istanza per reato ostativo
Emersione
lavoro domestico: escluse le pratiche dei cittadini stranieri colpiti da
espulsione
Il
Consiglio di Stato, con la decisione
n. 5890 del 18 agosto 2010 ha espresso un primo - discutibile -
orientamento interpretativo in merito ai dubbi sollevati da più parti dalla
cosiddetta "circolare manganelli". Si tratta dell’indicazione fornita
dal Ministero dell’Interno nei confronti delle Questure, nel senso di ritenere
ostativa alla regolarizzazione, perchè rientrante nelle fattispecie di reato
previste dall’articolo 381 del c.c.p., la violazione dell’articolo 14, comma 5
ter, del Testo Unico sull’immigrazione. Parliamo della violazione dell’ordine
di allontanamento (in 5 giorni) impartito dal Questore nei confornti di chi è
stato "pescato" senza il permesso di soggiorno. La questione, che
aveva portato al rigetto di diverse istanze di emersione, era stata sollevata
in ricorso dopo i dinieghi delle prefetture motivati dai pareri negativi
forniti dalle Questure. Dopo un primo orientamento negativo da parte dei Tar
(quello umbro per primo), altri tribunali amministrativi (la maggior parte)
avevano invece modificato la tendenza concedendo una serie di sospensive
motivate proprio dall’irragionevolezza della norma interpretata nel senso
indicato dalla circolare ministeriale, ed in particolare, ritenendo non
rientrante nelle fattispecie indicate dalla legge 102 (sanatoria 2009) come
ostative alla procedura le condanne impartite per la violazione dell’ordine di
allontanamento del Questore (art 14, comma 5 ter). In primo luogo perchè la
stessa norma del Testo Unico, al comma successivo, si era preoccupata di
precisare l’obbligatorietà dell’arresto, ritendno quindi di sottrarre il reato
in questione dall’ambito di applicazione dell’articolo 381 del cpp, seppur
equiparabile in quanto a pena edittale. In secondo luogo per l’irragionevolezza
e per la disparità di trattamento che sarebbe derivata da una interpretazione
che ritenesse non "regolarizzabile" un lavoratore proprio perchè
irregolare (condizione per la quale si viene imputati per il 14, comma 5 ter).
Questa positiva interpretazione è ora invece messa in discussione dal Consiglio
di Stato, mentre in molti, Prefetture comprese, attendono di conoscere il loro
destino. Lo stesso Consiglio di Stato, con la sentenza del 18 agosto però, non
si è pronunciato sulle tante ordinanze sospensive concesse dai tar, bensì, su
un ricorso proposto dall’interessato dopo che il Tar Umbria, con la sentenza n.
277 del 4 maggio 2010 aveva "approvato" il rigetto dell’istanza da
parte della Prefettura competente (motivato dal parere negativo della
Questura). In particolare, rileva il Consiglio di Stato, il reato in
questione, in quanto punibile con la reclusione con pena edittale fino a
quattro anni di reclusione, rientra nella previsione dell’art, 381 c.p.p e
nel caso specifico, sileva che la domanda di emersione non vale a far
considerare irrilevante o inefficace la sentenza di condanna già pronunciata. Nessuna
pronuncia ancora quindi, in merito alle sospensive, anche se questo primo
orientamento espresso dal Consiglio di Stato non fa ben sperare. Probabilmente
il ricorso proposto non poneva all’attenzione dei giudici il profilo
discriminatorio di questa interpretazione che finisce per inquinare il senso
stesso di un procedimento di emersione dall’irregolarità, ritenendo
l’irregolarità stessa motivo di ostacolo.
Normativa:
o Circolare
del Ministero dell’Interno del 17 marzo 2010
o Legge
102/2009 con la conversione del Dl Anticrisi n. 78/2009
o
Tutta la giurisprudenza sulla Sanatoria 2009
In prima pagina
Espulsioni dei comunitari. Reding (Ue): "Procedura
d'infrazione contro la Francia"
La commissaria europea alla Giustizia: "Distorte le mie
parole, ma non mi scuso"
Bruxelles,
22 settembre 2010 - Si rammarica che le sue parole siano state distorte, ma non
si scusa. Ad una settimana esatta dall'annuncio di una procedura d'infrazione
contro la Francia per l'espulsione dei Rom, che ha paragonato alle deportazioni
dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale, la commissaria europea alla
Giustizia, Viviane Reding, travolta dalle critiche per quelle frasi, mantiene
il punto. "Mi rammarico molto che le mie parole siano state distorte in
modo tale che alcune persone si siano sentite offese - ha detto la Reding in
una conferenza stampa al Parlamento europeo a Strasburgo, riferendosi alla
reazione del presidente francese Nicolas Sarkozy, che si e' detto
"insultato" - e probabilmente per non concentrarsi sul problema
fondamentale ma per discutere di questioni secondarie che nulla hanno a che
fare con il problema stesso". Quindi, alla domanda diretta se il suo
rammarico equivalga a scuse nei confronti della Francia, la commissaria
lussemburghese ha risposto secca: "No, perche'?". Nel dirsi poi
"rafforzata" dalle polemiche dei giorni scorsi - polemiche emerse in
tutta la loro virulenza al vertice europeo di giovedi' scorsi, con un durissimo
scontro verbale tra Sarkozy ed il presidente della Commissione, Jose Manuel
Durao Barroso - la Reding ha poi tenuto a ribadire che "l'Unione Europea
si basa su dei valori e la Commissione e' tenuta a farli rispettare".
Prima della conferenza stampa, in un incontro a porte chiuse con gli
europarlamentari riuniti per la plenaria a Strasburgo, la commissaria ha
annunciato che l'esecutivo considerera' l'avvio della procedura d'infrazione
contro la Francia nella riunione del 29 settembre. Ma ai giornalisti la Reding
non ha voluto confermare la data, limitandosi a dire che un rapporto degli
esperti sulla legalita' della misure prese da Parigi per espellere i Rom
"sara' pronto tra pochi giorni" e sara' "discusso molto
presto" dalla Commissione.
Infine, la Reding ha sottolineato che non c'e' solo la Francia nel mirino
dell'esecutivo di Bruxelles per l'inesatta trasposizione nelle legislazioni
nazionale della direttiva del 2004 sulla libera circolazione delle persone.
"Noi stiamo discutendo con 15 o 16 Paesi sui dettagli di questa
direttiva", ha detto la commissaria, secondo cui "se dei problemi
importanti non possono essere risolti, e' dovere della Commissione aprire una
procedura d'infrazione".
Editoriale
Duri o buonisti l'equivoco sui rom
Di Giuliano Amato, 19 settembre 2010
Serve
solo a suscitare emozioni contrapposte dividersi in duri e buonisti sulla
questione dei Rom. La avvertiamo insieme come un rischio per la nostra sicurezza
e come una macchia per la nostra coscienza ed è solo dipanando questa matassa e
separandone i fili che riusciremo a venirne a capo. In gioco infatti c'è di
sicuro la nostra difesa dalla piccola e non sempre piccola criminalità che
spesso alligna nei campi nomadi, ma c'è anche la libertà di movimento dei
cittadini comunitari (quando si tratta di Rom di provenienza comunitaria) e ci
sono i diritti di una minoranza, che dovremmo riconoscere e che ancora non
abbiamo riconosciuto. Procediamo con ordine. Ai Rom e ai loro modi di vita
eravamo abituati da decenni, ma c'è stata un'impennata delle loro
trasmigrazioni verso l'Italia, la Francia e la Spagna con l'ingresso
nell'Unione dei paesi dell'Est europeo nei quali le loro condizioni di vita
erano divenute sempre più grame. Possiamo restituirli a quei paesi per
liberarci dei loro accampamenti degradati e dei pericoli che vi scorgiamo? La
materia è regolata dalla direttiva europea 38 del 2004, che è appunto quella
sulla libertà di movimento dei cittadini comunitari. È una direttiva tutta
scritta in chiave di garanzia e anche se contiene disposizioni per
l'espulsione, con divieto di rientro, di coloro che rappresentino una «minaccia
reale, attuale e sufficientemente grave da pregiudicare un interesse
fondamentale della società», è molto attenta nel delimitare il caso. Precisa
che l'esistenza di condanne penali non giustifica da sola la misura, che non la
giustificano neppure «ragioni di prevenzione generale» e che, in particolare,
non la si può adottare per motivi economici, e cioè per mancanza di mezzi di
sussistenza. Se un cittadino comunitario ne risulta sprovvisto dopo tre mesi
dal suo ingresso in un altro paese, può essere allontanato, ma non gli si può
vietare il rientro. L'ispirazione della normativa è trasparente. La si può
accusare di non aver previsto quei massicci spostamenti di poveri diavoli,
spesso frammisti a male intenzionati, che in concreto ci siamo trovati addosso.
Sarebbe anche ragionevole emendarla nel senso che lo stesso allontanamento per
motivi economici sia accompagnato dal divieto di rientro. Ma nessuno - spero -
oserebbe toccare il fondamentalissimo principio che una cosa è la mancanza di
mezzi, una cosa diversa è la pericolosità sociale e che, in ogni caso,
qualunque provvedimento deve scaturire da una motivazione che riguarda singole
persone, non gruppi sociali. Immaginiamo comunque di avere tutti i mezzi legali
per liberarci di chi è pericoloso e anche per allontanare con più efficacia chi
non ha mezzi di sussistenza. Avremmo così risolto la questione dei Rom? I Rom
non sono una congerie di diseredati che si ritrovano nei campi uniti solo dalle
loro precarie condizioni di vita. Sono una minoranza con tradizioni culturali e
linguistiche che, per cominciare, include italiani e non italiani, comunitari e
non comunitari, cristiani e musulmani, cattolici e ortodossi. Hanno vissuto per
secoli allevando cavalli ed eccellendo in attività artigiane e di manutenzione,
che li hanno resi in passato fiorenti. Poi si sono trovati in un mondo che non
aveva più bisogno di loro, le loro comunità hanno vissuto fra difficoltà
crescenti e da un lato si è estesa nelle loro file la piccola criminalità come
fonte di sussistenza, dall'altro molti di loro hanno cominciato a divenire
stanziali e a integrarsi nei modi di vita che noi consideriamo normali.
Decisivo è diventato a questo punto l'atteggiamento verso di loro delle nostre
società, cioè di tutti noi. I diversi hanno sempre destato diffidenza, a volte
vere e proprie persecuzioni. E non ne sono stati indenni i Rom, 500mila dei
quali furono vittime delle camere a gas naziste insieme agli ebrei. Ma questo,
in molti paesi, non è bastato a farli vedere come vittime, a cogliere i loro
nuovi bisogni, ad accettarli dunque via via che loro stessi venivano accettando
forme nuove d'integrazione, che pure salvaguardassero la loro identità. Eppure,
dove la si è praticata, l'integrazione funziona. È accaduto così che nelle sedi
europee abbiamo approvato raccomandazioni contro il razzismo, risoluzioni per
la scolarità dei bambini Rom e stanziamenti sul bilancio comunitario per
progetti d'integrazione. Poi alcuni paesi (come documenta Leonardo Martinelli
nel suo articolo di venerdì su questo giornale) sono stati coerenti, mentre noi
in Italia, abbiamo fatto nel 1999 una legge per la tutela delle minoranze, ma
l'abbiamo limitata alle minoranze territoriali e ne abbiamo per ciò stesso
escluso i rom, lasciandoli nel loro limbo. Quando ero ministro dell'Interno
conobbi un ragazzo Rom di diciotto anni. La sua famiglia era fuggita dalla Bosnia
durante la guerra dei primi anni 90 e proprio a causa della guerra erano
bruciati gli atti dello stato civile da cui poteva risultare la sua
cittadinanza. Da noi era andato a scuola e ora, dopo diciotto anni, o gli si
dava un permesso di soggiorno, o lo si doveva espellere, mandandolo non si sa
dove. Ma il permesso di soggiorno non poteva essere fatto, perché non aveva una
cittadinanza, legalmente non esisteva. Lo salvai dall'espulsione, ma mi
convinsi una volta di più che una legge sulla minoranza Rom era quello che
mancava. Cominciai a lavorarci ma, come già ho raccontato in un articolo
precedente, venni invitato dalla mia maggioranza ad aspettare il momento più
opportuno e poi, all'inizio ormai del 2008, cadde il governo. Ecco, siamo a
questo punto, salvo gli episodi di positiva integrazione in non molti comuni
italiani. Chissà quanti sono i ragazzi come quello di cui ho parlato che, a
differenza di lui, sono finiti nei gorghi delle procedure di espulsione, anche
se non eseguite perché di fatto non eseguibili. Si staranno nascondendo in
qualche campo, vivranno di espedienti e di sicuro si sentiranno più solidali
con chi fa spedizioni notturne per asportare il rame dalle linee ferroviarie
che non con tutti noi, "gage" ostili che cerchiamo solo di evitarli.
Le visite che ho fatto nei campi Rom mi hanno dato più di una prova dell'errore
che facciamo usando solo la durezza e usandola in modo indifferenziato. L'unico
risultato è che si rinserrano le fila e viene frustrato così il desiderio
(formulatomi esplicitamente) di non vivere più fianco a fianco con i ladri e i
delinquenti che invece spadroneggiano nel necessitato silenzio degli altri.
Immagino che sia quello che sta accadendo in questi giorni in Francia. Torno
così al punto di partenza. Non facciamone una partita fra duri e buonisti,
perché comunque finisca noi la perderemmo. La partita si vince se la si gioca
su entrambi i fronti e, se lo si fa, noi stessi possiamo uscirne più
soddisfatti. Vogliamo la sicurezza, ma non ci piace sentirci la coscienza sporca.
O no?
Rifugiati
«Il
mondo è già mescolato; il movimento non si può fermare, ma solo regolare, come
per Internet». Opporsi, significa tornare Tutti indietro, come recita il titolo
del libro di Laura Boldrini uscito a maggio fra i saggi di Rizzoli (pp. 252,
euro 18). Lei, l’autrice, ce lo spiega anche a voce. Ci spiega che i primi a
tornare indietro sono loro, i migranti, fermati in mezzo al mare e privati
perfino del diritto di raccontare la propria storia, di spiegare le ragioni
d’una fuga. La politica dei respingimenti adottata dal governo italiano fonda
infatti sull’assenza totale di contraddittorio: tutti a casa, «senza
identificazione, senza che vengano valutate le condizioni individuali, i motivi
che hanno spinto alla fuga ciascuno di quegli individui. Per tutti viene emessa
la stessa sentenza senza appello. È chiaro che così si mette a repentaglio la
fruibilità del diritto d’asilo». Ma a tornare indietro, continua Boldrini,
portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, «siamo
anche noi italiani. Perché stiamo tradendo le nostre radici culturali, basate
sul diritto. E perché stiamo tradendo la nostra identità, frutto di
mescolanze». Di questi tradimenti, di tante piccole e grandi storie vissute da
vicino in dodici anni di attività, ma anche di un’Italia capace di dare
risposte «altre», Laura Boldrini chiacchiererà questa sera a Bari (Fortino
Sant’Antonio, ore 18) con il presidente della Regione Nichi Vendola, dando vita
a una conversazione che - visti i due interlocutori, moderati da Maddalena
Tulanti, vicedirettora del Corriere del Mezzogiorno - promette di aggiungere al
già ricco mosaico della questione qualche nuovo tassello, magari proprio quelli
che mancano per la costruzione d’un Italia multiculturale.
Come crede
si possa immaginare un percorso di questo genere?
«Dopo anni e
anni di un dibattito politico che ha coniugato l’equazione immigrati uguale
minaccia alla sicurezza, di media che hanno cavalcato questa equazione, gli
italiani hanno maturato la convinzione che l’immigrazione sia fonte di problemi.
È su questa percezione che bisogna lavorare. È arrivato il momento di cambiare
linguaggio, sui giornali come nei luoghi della politica. Ed è necessario che si
faccia un lavoro più approfondito di analisi, che aiuti a capire chi sono
queste persone, da dove arrivano, perché fuggono. E soprattutto quanto sono
importanti per il paese».
Bisognerebbe
allora cominciare nelle scuole.
«Infatti. È un lavoro che deve nascere nelle scuole per poi
diffondersi in tutti gli ambiti sociali. Bisogna aiutare gli italiani a capire
i cambiamenti della società, dimenticando i toni e i termini allarmistici di
questi anni, utili a creare pregiudizio e paura». Nel frattempo, però, la
politica continua a urlare «tutti indietro».
Ci sono
storie e drammi individuali che non conosceremo mai. Andrà rivista la
normativa?
«In realtà l’ordinamento italiano prevede il respingimento, ma
con certe garanzie: dopo l’accesso al territorio si procede
all’identificazione; soltanto dopo può essere emesso il decreto di
respingimento, al quale peraltro si può fare ricorso. I richiedenti asilo, poi,
sono esclusi da questa pras- si. Il respingimento in alto mare, praticato dallo
scorso anno, bypassa le garanzie di diritto previste dall’ordinamento e si
estende a tutti indistintamente. E si tratta di una scelta politica, non basata
su una normativa».
Succede che
le domande d’asilo non possano neanche essere inoltrate. Eppure la
Costituzione, i trattati internazionali, garantiscono questo diritto.
«Nel 2009 le domande di asilo si sono infatti dimezzate. Di
fatto l’Italia ha investito molto sul sistema d’asilo. Ci sono dieci
commissioni territoriali, presiedute da funzionari prefettizi, con
rappresentanze di Polizia di Stato, enti locali e dell’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite. Si tratta di un buon sistema. La cosa che ci preoccupa - e sulla
quale non c’è coerenza - è che si ostruisce la strada principale per accedere a
questo sistema».
Che ruolo
potrebbero avere gli enti locali?
«Un ruolo di primaria importanza nel dare un significato alla protezione che
viene concessa dallo Stato, che altrimenti rischia di essere una scatola senza
una chiave. Spetta agli enti locali promuovere politiche di reale integrazione,
come è avvenuto per esempio a Riace e a Caulonia, nel cuore della Locride».
Dalla Puglia
di Vendola cosa si aspetta?
«La Puglia negli anni Novanta ha sperimentato i grandi flussi migratori dei
Balcani. È una terra dalla quale ci aspettiamo molto. Ci aspettiamo che qui si
compia quel balzo culturale che è necessario per andare oltre. L’esperienza
avviata quest’estate a Nardò con i braccianti dimostra che si può offrire
un’accoglienza dignitosa anche agli stagionali. Mi auguro diventi una pratica
esportabile, un esempio di integrazione possibile».
Il provvedimento che proroga
il trattenimento dell'immigrato incide, infatti, sulla libertà personale del
destinatario. La firma è illeggibile: valida la sottoscrizione apposta in calce
alla procura alla lite se dall'atto emerge il nome del mandante. Va annullato
il decreto del Giudice di pace che proroga il trattenimento dell'immigrato
presso il centro di permanenza adottato senza rispettare il principio del contraddittorio.
Lo precisa la prima sezione civile della Cassazione con la sentenza 19183/10
(qui leggibile come documento correlato). Il caso. Accolto il ricorso di un
cittadino nigeriano che si era visto prorogare di trenta giorni il
trattenimento nel centro di permanenza. Ma il provvedimento del magistrato
onorario era stato adottato senza il rispetto delle garanzie di difesa e del
principio del contraddittorio. Sentenza annullata. Il decreto va invalidato
senza rinvio: la convalida del provvedimento del questore comporta la
permanenza dello straniero presso un centro di identificazione ed espulsione
per un periodo non superiore a trenta giorni prorogabile per un altro mese. Il
decreto è stato emesso dal Gdp e quindi nessun ulteriore provvedimento potrebbe
essere adottato dal giudice onorario in sede di rinvio. Ecco perché i giudici
di legittimità decidono nel merito. Mandato. La firma è illeggibile: valida la
sottoscrizione apposta in calce alla procura alla lite se dall'atto emerge il
nome del mandante. Nella specie l'identificazione del sottoscrittore si
ricavava dall'intestazione del ricorso in cassazione. (cri.cap)
di Anna Rita Cillis, La
Repubblica
Roma, 22
settembre 2010 - Un operaio edile su due è un immigrato: nei cantieri di Roma e
provincia su 55mila addetti - dati rilevati da ottobre 2009 a giugno 2010 -
circa 27 mila sono stranieri, ovvero il 49,5 per cento. Una forza lavoro
"dalla quale oggi non si può prescindere", spiega Roberto Cellini,
segretario generale della Fillea Cgil di Roma e Lazio. Ed è a loro che è
dedicata la "Festa interculturale per la sicurezza in edilizia"
organizzata per il terzo anno consecutivo a piazza Vittorio domenica prossima.
Evento per il quale scendono in campo la Asl RmA, i sindacati, l'Inail, le
amministrazioni locali, le associazioni di categoria e Sant'Egidio.
"Quest'anno per la prima volta - spiega Cellini - saranno allestiti anche
gli stand dei sindacati dove i migranti potranno ottenere informazioni legali e
l'elenco dei diritti sui luoghi di lavoro". Lo scorso anno la
manifestazione fu un "successo" ricordano gli organizzatori. Oltre
settemila persone raggiunsero l'agorà più multietnica della Capitale per
partecipare alla festa nata per accogliere le famiglie dei lavoratori migranti:
un'occasione per divertirsi tutti insieme e fare il punto sulle condizioni
degli stranieri impegnati nel campo dell'edilizia nella capitale. Domenica, da
mezzogiorno alle sei del pomeriggio, oltre alla musica, agli spettacoli dal
vivo, agli stand di cucina etnica, "saranno realizzate delle dimostrazioni
su come lavorare in sicurezza, su come operare un intervento di primo soccorso
- prosegue il segretario Cellini - ma anche su come si monta e si smonta un
ponteggio e si utilizza l'imbracatura anticaduta". La sicurezza nei
cantieri resta uno dei grandi temi da affrontare, il più delicato. Ora più che
mai, come sottolinea la Fillea Cgil romana: "Sono drasticamente diminuite
le ispezioni e questo significa meno controlli e dunque meno tutela. Perciò
aumentano più incidenti". E proprio sui dati degli incidenti Roberto
Cellini spiega: "Spesso vengono male interpretati perché, ad esempio, non
è vero che sono diminuiti nel 2009 come in molti hanno sottolineato. Ci sono
stati meno incidenti perché sono diminuiti gli addetti ai lavori". Nel
2009 ci sono stati circa 3300 incidenti, l'anno precedente 3733 "ma lo
scorso anno i lavoratori edili erano 55mila, nel 2008 erano 61mila". E gli
infortuni riguardano nel 20-30 per cento dei casi proprio operai stranieri, ma
secondo il segretario romano della Fillea Cgil si tratta di numeri "approssimativi
visto che molti, dopo essersi fatti male vanno sì al pronto soccorso ma non
denunciano l'infortunio sul lavoro". Lo scorso anno a Roma cinque migranti
hanno perso la vita mentre erano in cantiere. Nel 2008 gli operai deceduti
furono sempre cinque. E in tutto il Lazio nel 2008 gli infortuni di lavoratori
stranieri nel settore delle costruzioni sono stati 1.034 di cui 838 nella
provincia di Roma, sei quelli mortali. "La conoscenza dei propri diritti
come dei doveri - conclude Roberto Cellini - nel caso dei migranti si traduce
in emergenza sociale". Chi va alla festa quest'anno avrà anche un
vademecum sul problema: la guida illustrata "Sicurezza sui cantieri
edili".
Veneto: approvato il piano triennale sull'immigrazione
(www.stranieriinitalia.it) Venezia,
22 settembre 2010 - La terza commissione del Consiglio regionale del Veneto
(Attività produttive e lavoro) presieduta da Luca Baggio (Lega) ha espresso
oggi parere favorevole all'unanimità sul piano triennale sull'immigrazione
2010-2012 illustrato, a nome della Giunta, dall'assessore Daniele Stival. ''Il
nuovo piano che giunge un po' in ritardo all'esame della commissione - ha detto
l'assessore - ricalca sostanzialmente le linee di quello precedente cercando,
però, di aggiornarsi tenendo conto, nella gestione della presenza straniera
legale, della fase di crisi economica seguendo i dati del monitoraggio
dell'osservatorio gestito da Veneto Lavoro. Sollecito, quindi, il Consiglio ad
un'approvazione sollecita in modo da poter impostare tempestivamente anche il
piano annuale 2011''. ''Due - ha aggiunto Stival - sono le novità proposte a
titolo sperimentale nel piano 2010/2012: l'opportunità di avvicinare alla
cultura e alle parlate venete soprattutto quegli immigrati che, come le
badanti, hanno a che fare con soggetti anziani legati alle espressioni locali e
la formazione alla sicurezza dei luoghi di lavoro anche dal punto di vista
dello scambio linguistico dal momento che non pochi incidenti, anche gravi,
sono avvenuti nella fabbriche e nei cantieri edili a causa di malintesi dovuti
alle difficoltà di comprensione tra lavoratori di diversa provenienza. Altra
iniziativa che viene prospetta riguarda le procedure per sostenere il rientro
volontario degli immigrati nei paesi di origine. L'assessore Stival ha poi
risposto ad alcuni quesiti avanzati da alcuni membri della commissione. A Lucio
Tiozzo (Pd) che chiedeva precisazioni sulla dotazione finanziaria del piano
relativo all'anno in corso ha detto che sarà definita e trasmessa alla
commissione in seguito alla riunione con la conferenza dei rappresentanti degli
immigrati in calendario per venerdì prossimo. ''Gli intereventi relativi
all'accesso all'abitazione che deve essere uguale per tutti senza penalizzare i
veneti - ha detto rivolgendosi al consigliere di FSV Pietrangelo Petteno' -
sono definiti non dal piano triennale bensì dagli specifici interventi
dell'assessore di comparto Massimo Giorgetti''. Stival ha, infine, raccolto le
sollecitazioni del vicepresidente della commissione Roberto Fasoli (Pd) che ha
sollecitato la giunta a provvedere al prolungamento dell'attività
dell'osservatorio sull'immigrazione, la necessità di continuare nei corsi per
l'apprendimento della lingua italiana e di iniziative per far conoscere quanto
di positivo il Veneto sta facendo per attuare l politiche di accoglienza e
integrazione degli immigrati''.
(www.vita.it)
L'immigrata sposatasi con un cittadino italiano dal quale poi divorzia ha
diritto ugualmente al rinnovo del permesso di soggiorno. Lo sancisce la
Cassazione, sostenendo che il diritto a rimanere nel nostro territorio resta a
patto che il matrimonio "sia durato almenp tre anni, di cui almeno uno nel
territorio nazionale prima dell'inizio del procedimento di divorzio o di
annullamento".
In questo
modo, la Prima sezione civile ha dato ragione ad una signora dell'Ecuador che
nel 1999 si era sposata con un genovese dal quale si era separata nel gennaio
2006. Il crac del matrimonio, secondo la questura del capoluogo ligure, faceva
venire meno il diritto di rinnovo del permesso di soggiorno per
l'extracomunitaria. Il decreto di espulsione veniva convalidato dalla Corte
d'appello di Genova nell'ottobre 2007. Contro la decisione che inibiva di
rimanere in Italia, la difesa dell'ecuadoregna ha fatto ricorso con successo in
Cassazione. Piazza Cavour infatti, con la sentenza 19893, ha accolto il ricorso
della donna bacchettando i giudici di merito che non hanno applicato il decreto
legislativo n. 30 del 2007 "in forza del quale il divorzio - scrivono gli
'ermellini' - e l'annullamento del matrimonio con il cittadino dell'Unione non
comportano la perdita del diritto di soggiorno dei familiari del cittadino
dell'Unione non aventi la cittadinanza di uno stato membro, a condizione che il
matrimonio sia durato almeno tre anni, di cui almeno uno nel territorio
nazionale, prima dell'inizio del procedimento di divorzio o di
annullamento".
In pratica,
ricostruisce la Cassazione, l'immigrata era stata coniugata "per oltre
cinque anni in Italia con un cittadino italiano" e dunque ha diritto al
rinnovo del permesso di soggiorno "anche nell'ipotesi di intervenuta
separazione".
La presse étrangère
Les évacuations de campements illicites depuis début août visent-elles
en priorité les Roms, comme l'a laissé entendre la circulaire du 5 août, ou des
gens du voyage ? Sur ce point, l'analyse
du gouvernement diffère sensiblement de celle de l'Union française des
associations tsiganes (UFAT). Le gouvernement français, dans le collimateur de
la Commission européenne qui le soupçonne de discrimination à l'encontre des
Roms, affirme que les évacuations visaient essentiellement des gens du voyage,
qui sont des ressortissants français. Or, selon l'UFAT, la plupart des
campements évacués depuis début août abritaient bien des Roms. Le premier
ministre, François Fillon, avait affirmé mardi que ces évacuations "ont
visé pour plus de 80 % des citoyens français". Ce chiffre a en outre été confirmé à Bruxelles.
Mercredi, Paris a adressé à la Commission une note sur la circulaire controversée du 5 août ciblant "en priorité" les
évacuations de campements de Roms. Ce document administratif est devenu la
principale pièce à charge, susceptible de justifier l'ouverture éventuelle
d'une procédure d'infraction pour application discriminatoire de la législation
de 2004 sur la libre circulation. "La circulaire du 5 août n'a eu
ni pour objet ni pour effet de créer, contrairement à la crainte que vous avez
pu exprimer, une quelconque discrimination", assure Paris. La plupart
des camps évacués concernaient des gens du voyage de nationalité française, et
non des Roms roumains et bulgares, fait-il valoir. Le document évoque 550
campements évacués.
"Franchement, non !", a répondu un porte-parole de l'UFAT, interrogé sur
ces chiffres, après une rencontre à l'Elysée avec le directeur de cabinet, Christian Frémont. "C'est surtout la communauté rom qui a
été visée. Chez nous, il n'y a pas eu d'expulsion. Ça comporte quand même entre
150 et 200 caravanes. On n'a pas vu ça", a-t-il assuré.
"LIBRE CIRCULATION"
La délégation de six personnes reçue à l'Elysée a en
outre remis au directeur de cabinet du chef de l'Etat un cahier d'une
cinquantaine de revendications, dont "l'abrogation du livret de
circulation et la libre circulation sur le territoire national, qui est un
droit fondamental", selon ce porte-parole. "On nous a
beaucoup rappelé nos devoirs parce qu'on nous dit qu'on est bien Français",
a indiqué de son côté Renardo Laurier, secrétaire général de l'ONAT (Office national des
affaires tsiganes). "On a posé la question : on sait qu'on a des
devoirs mais on aimerait bien voir nos droits parce que jusqu'à maintenant
toute la législation a été faite dans le sens de nous retirer de plus en plus
de droits, de donner de plus en plus de pouvoirs aux municipalités, aux
préfets", a-t-il ajouté.
L'Elysée avait abrité le 28 juillet une réunion
conduite par le président Nicolas Sarkozy et consacrée aux Roms et gens du voyage. Elle avait
amorcé le tour de vis sécuritaire voulu par le chef de l'Etat et déclenché une
accélération des renvois de Roms qui a conduit à une crise entre Paris et la
Commission européenne. Celle-ci a reçu des autorités françaises de nouveaux
éléments pour son analyse sur la situation des Roms en France et décidera
mercredi 29 septembre s'il y a lieu de lancer des procédures pour violation des
lois européennes.