CAMPI NOMADI 

Milano, Maroni sui rom "Per loro niente case popolari"

 

Il ministro dell'Interno precisa che nessuna delle famiglie allontanate dagli accampamenti sar ospitata in alloggi del Comune. Poi estende la questione all'Italia: "Necessari strumenti per espellere i cittadini comunitari se non hanno i requisiti. Soprattutto in vista dell'imminente allargamento dell'area Schengen". Turco (Pd): "Azione scellerata"

 

MILANO - Il campo nomadi Triboniano di Milano sar chiuso nelle prossime settimane ma nessuna delle famiglie espulse sar spostata in alloggi di propiet del Comune. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni annuncia la linea dura sul tema dei rom nel corso di un vertice alla Prefettura di Milano. Un rigore necessario e urgente che va esteso a tutto il territorio italiano, sottolinea il ministro, in vista dell'imminente allargamento dell'area Schengen che, nel 2011, prevede l'ingresso della Romania. "Occorre dotarsi di strumenti per arginare la presenza di stranieri", sottolinea Maroni che ricorda i risultati "molto importanti ottenuti da Milano nel settore della sicurezza e della gestione delle area occupate da rom". Una leadership riconosciuta dal ministro che definisce "il modello Milano come un modello utilizzabile in tutti i Paesi europei". Modello contro cui si scaglia il Pd: "La discriminazione di esseri umani su base etnica fatta ormai quotidianamente dalla destra inaccettabile", dice Livia Turco, definendo le parole del ministro "l'ultimo tassello di un'azione di governo intollerante e scellerata".

 

"Nessuna delle famiglie che saranno allontanate dai campi nomadi regolari di Milano e che hanno i titoli per restare in citt, saranno ospitate in alloggi popolari, come originariamente previsto nel piano per l'emergenza rom" ha annunciato il ministro al termine del vertice in Prefettura. "Il campo rom di Triboniano verr chiuso - ha affermato - e chi stava dentro e ha i titoli per restare in citt avr una sistemazione, escludendo l'utilizzo di case Aler (di edilizia residenziale pubblica, ndr) o nella disponibilit del patrimonio immobiliare del Comune".

 

La chiusura del campo di Triboniano avverr "approssimativamente entro la fine di ottobre" ed inoltre esclusa la possibilit che le 25 famiglie vengano sistemate in immobili confiscati alla mafia perch "sono immobili  passati al Comune" ha precisato Maroni al termine del vertice, al quale erano presenti tra gli altri il sindaco Letizia Moratti, il prefetto e commissario straordinario per l'emergenza rom Gian Valerio Lombardi, il presidente della provincia Guido Podest e per la Regione l'assessore alla sicurezza Romano La Russa e il presidente del Consiglio Regionale Davide Boni.

 

Maroni ha concluso dicendo che sulla questione rom "Milano ha fatto di pi di quanto non stiano facendo Roma e Napoli" e "quello che si sta realizzando a Milano pu essere un modello utilizzabile in tutti i Paesi europei". Un  "Modello Milano" con il quale  "oltre alle iniziative per la chiusura dei campi nomadi abusivi e la messa in sicurezza di quelli regolari" a differenza di quanto avvenuto altrove "sono state avviate politiche per l'integrazione e l'avviamento al lavoro, di carattere sociale". "Un modello - ha detto - utilizzabile anche in altre realt, a Milano la frontiera pi avanzata che in altre realt italiane ed un modello che intendo portare a livello europeo".

 

Il modello milanese, secondo il ministro, dovrebbe quindi essere esteso a livello nazionale. Maroni ha sottolineato la necessit di una nuova normativa per applicare concretamente nel territorio italiano quanto previsto dalla direttiva europea del 2004 che disciplina il soggiorno dei cittadini comunitari negli altri stati membri dell'Unione europea. "Serve una innovazione legislativa che ho in animo di prendere - ha spiegato il ministro dell'Interno - per applicare concretamente gli obiettivi della direttiva europea del 2004".

 

Il principio che ispirer l'intervento legislativo del Viminale quello di trovare strumenti efficaci per allontanare tutti i cittadini che non hanno un reddito e un lavoro sufficienti per il proprio mantenimento e contemporaneamente garantire percorsi di accoglienza e integrazione con chi, avendo invece i titoli per restare, si impegna a rispettare le regole della convivenza civile. "Occorre un segnale netto - ha osservato Maroni - anche in vista di scadenze importanti, come l'allargamento dell'area Schengen alla Romania, e il sistema da predisporre sar basato su due aspetti: il rigore, ovvero rimane soltanto chi nelle condizioni per poter rimanere e rispetta le regole, e poi l'accoglienza e l'integrazione". 

 

Parole che provocano la reazione dell'opposizione che risponde sulla questione delle case popolari a Milano e sull'espulsione dei cittadini comunitari. "Se si tratta di persone per bene con i requisiti per l'accesso alle case popolari - sottolinea Livia Turco, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali della Camera e responsabile immigrazione del partito - hanno diritto di entrarci in quegli appartamenti. E ricordiamo al ministro che i requisiti per avere quelle case sono il rispetto della legge e il reddito. E basta. Fra l'altro, molti dei rom sono italiani e non stranieri. Per quanto riguarda le espulsioni di cittadini comunitari, dobbiamo ricordargli anche che la carta dei diritti umani della Ue prevede la libera circolazione all'interno dell'Unione e che la direttiva del 2004 parla di espulsione solo per persone che hanno commesso reati. Sarebbe grave se il governo introducesse le espulsioni in base al reddito, 'l'espulsione della povert'. La strada, invece - conclude - quella degli accordi tra Paesi dell'Ue per favorire rimpatri volontari e stabilire accordi per la cooperazione allo sviluppo"