30 settembre 2010

Berlusconi al Senato: maggioranza più solida
Giovedí 30.09.2010 Affaritaliani.it
Berlusconi Aula
Silvio Berlusconi
"Il dato politico è che oggi la maggioranza e' piu' forte e piu' ampia di quella del 2008". Questo l'incipit dell'intervento del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Senato. "Il Governo è nella condizione di
concludere la legislatura"
IL DISCORSO A PALAZZO MADAMA
GRADUALE RIDUZIONE TASSE. Silvio Berlusconi vuole una "graduale riduzione delle tasse" per le famiglie e le imprese. Per le famiglie, in particolare quelle monoreddito, Berlusconi al Senato sottolinea che "l'obiettivo e' quello del quoziente familiare".
SEPARAZIONE CARRIERE MAGISTRATI. Silvio Berlusconi vuole attuare la riforma della giustizia civile e penale. Nel suo intervento al Senato, Berlusconi elenca alcune linee guida: separazione delle carriere e rafforzamento delle sanzioni per i magistrati che sbagliano. Sulla lentezza dei processi, Berlusconi dice: "E' una piaga. Il Governo presentera' a breve un piano straordinario per lo smaltimento delle cause civili pendenti".
MAI COSI' TANTI COLPI ALLA MAFIA. "Mai nella storia della Repubblica sono stati assestati cosi' tanti colpi alla mafia e alla criminalita' organizzata. Sono stati sequestrati beni per 16 miliardi". Lo afferma in aula al Senato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
IMMIGRATI. "Gli sbarchi dei clandestini sono scesi dai 29mila del 2008-2009 ai 3500 odierni".
CRISI. "La crisi non e' superata, ma il picco e' alle nostre spalle".
"Governare non e' facile ne' semplice. A volte ho la voglia di lasciare questo sacrificio ad altri". Lo afferma il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che pero' conferma che in questa fase e' necessaria stabilita' di Governo.
AD AGOSTO RISCHI SPECULAZIONE PER CRISI POLITICA . "Le difficolta' della maggioranza, che hanno attirato l'attenzione per tutto il mese di agosto, ci hanno fatto rischiare la diserzione dei grandi enti internazionali e la speculazione finanziaria". Lo afferma al Senato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sui tassi di interesse per quanto riguarda i titoli di Stato. "Potevamo avere - dice Berlusconi - un aumento degli interessi sul debito".



Olanda Gli anti-islam sosterranno il governo

il Giornale 30 settembre 2010
Il centrodestra olandese, uscito vincitore dalle elezioni politi¬che dello scorso giugno, ha final¬mente trovato un accordo per go¬vernare. Il partito anti-islamico guidato da Geert Wilders soster¬rà dall'esterno con i suoi voti de¬terminanti un esecutivo di mino¬ranza guidato dal leader libera¬le Mark Rutte e che comprende¬rà ministri liberali e del partito cristiano-democratico. «È un grande giorno per l'Olanda, ci sa-ranno grandi cambiamenti, an¬che se non sediamo nel governo partecipiamo appieno alle deci-sioni e il nostro peso si farà senti-re, perché abbiamo molto da di-re», ha detto Wilders. Il leader anti-islamico è considerato l'erede politico di Pim Fortuyn, il fondatore di un improvvisato
movimento anti-immigrazione assassinato alla vigilia delle ele-zioni del 2002 che si apprestava a vincere clamorosamente. Se-condo alcuni analisti, includen¬do nella maggioranza un partito che viene bollato come razzista, Rutte punta a renderlo più mo¬derato e responsabile.



Sakineh, la svolta di Teheran "Ora aboliamo la lapidazione"
L´ambasciatore in Italia: potrebbe sparire dal codice penale
La proposta del consuocero di Ahmadinejad: "No a discriminazioni contro le donne"
la Repubblica 30 settembre 2010
ROSALBA CASTELLETTI
Il Parlamento iraniano abolisca presto le pratiche discriminatorie contro le donne. L´invito non arriva né dalla comunità internazionale che da mesi chiede la liberazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani né dal figlio o dal legale della vedova condannata a morte per adulterio e complicità in omicidio. A premere pubblicamente sul Parlamento di Teheran per una legislazione più attenta ai diritti femminili stavolta è un autorevole rappresentante del governo iraniano: il capo di gabinetto della presidenza Esfandiar Rahim-Mashiaie. Segno che la battaglia secolare intrapresa dall´esecutivo contro il conservatorismo religioso continua.
«Le donne sono state oppresse e trattate ingiustamente nella nostra società nel passato e questa oppressione continua a esistere», osserva Rahim-Mashaie in un´intervista rilasciata all´agenzia di stampa Ilna ripresa da tutta la stampa iraniana. Spesso al centro delle prove di forza tra conservatori e riformatori, consuocero del presidente Mahmoud Ahmadinejad, Rahim-Mashaie ne era anche primo vice prima che la Guida Suprema, l´ayatollah Ali Khamenei, ne chiedesse la destituzione in seguito a una sua dichiarazione controversa. Ahmadinejad aveva ceduto, salvo poi nominare l´alleato capo del suo gabinetto e affidargli un´altra decina di cariche. Rahim-Mashaie poi continua: «Dobbiamo cercare di garantire i diritti umani laddove i nostri principi religiosi ce lo consentono. Il sistema legislativo deve agire in modo da tenere in considerazione i diritti delle donne oggi più che mai».
Secondo l´ex vice ministro degli Esteri Seyed Mohammad Ali Hosseini, da febbraio ambasciatore iraniano in Italia, lo starebbe già facendo. «C´è una maggioranza favorevole in Parlamento e siamo a buon punto per l´approvazione definitiva di un nuovo codice penale che non contempla più la lapidazione come supplizio da infliggere agli adulteri abolendo di fatto la pena», ha detto ieri. La riforma - ha precisato - avrebbe già ottenuto il via libera dalla Commissione giustizia parlamentare e attende di essere votata in plenaria per poi passare al vaglio del Consiglio dei Guardiani, la Corte costituzionale iraniana. «Questo nuovo codice che stiamo varando - conclude - è il più progredito e avanzato di tutta la regione».
La realtà non è però così rosea. La lapidazione, in arabo rajm, non è menzionata nel Corano, ma in un hadith, un detto attribuito a Maometto, dove il Profeta chiamato a fare da arbitro tra due clan ebraici stabiliva che un´adultera venisse lapidata in base al Deuteronomio. Non dovrebbe perciò essere applicata ai musulmani, eppure l´Iran è uno dei pochi Paesi dove resta in vigore come pena capitale prevista per "l´adulterio extraconiugale", in arabo zina al-mohsena. Se però in Nigeria, Pakistan o Iraq - che pur la prevedono - non è mai stata comminata, in Iran almeno 10 persone erano state lapidate già prima della ratifica del Codice penale islamico nel 1983. Da allora a oggi sono state documentate almeno 150 lapidazioni, ma si teme che ne siano state praticate molte di più. Neppure la moratoria decisa nel 2002 sotto la presidenza Khatami dall´ayatollah Shahroudi, allora capo dell´autorità giudiziaria iraniana, ha fermato il boia. Si trattava - si disse - più di un "suggerimento" che di un vero e proprio "emendamento". Quanto al progetto di legge che prevede l´abolizione della pena, è stato presentato due anni fa e approvato dalla Commissione giustizia già nell´estate 2009. Eppure nulla è cambiato e, oltre a Sakineh, almeno 22 iraniani - 18 donne e quattro uomini - continuano ad attendere la morte sotto il colpo delle pietre. E in questi giorni al vaglio del Parlamento vi è semmai una legge che, tra le altre cose, autorizzerebbe gli uomini a prendere sino a tre nuove mogli senza il consenso della prima.



Rom, l´Europa processa la Francia
Avviata la procedura d´infrazione. Ma salta l´accusa di discriminazione
Per la Ue Parigi deve dimostrare di non aver violato le norme sulla libera circolazione
la Repubblica 30 settembre 2010
ANDREA BONANNI
BRUXELLES - Continua, sia pure con toni più rilassati, la schermaglia tra Bruxelles e Parigi sulla questione dell´espulsione dei Rom. La Commissione ha inviato ieri alla Francia una lettera di messa in mora, il primo passo per l´apertura di una procedura, dando al governo di Sarkozy tempo fino a metà ottobre per dimostrare di aver correttamente trasposto la direttiva del 2004 sulla libera circolazione dei cittadini nell´Ue.
Dopo la durezza delle espressioni usate dalla vicepresidente della Commissione, Viviane Reding, che aveva paragonato l´espulsione dei Rom alle deportazioni naziste e aveva definito «una vergogna» la politica adottata in materia dal governo francese, e dopo la furibonda reazione del presidente Sarkozy che aveva duramente attaccato Barroso all´ultimo vertice negando qualsiasi forma di discriminazione, la decisione presa ieri costituisce un passo più moderato.
Bruxelles non rinuncia a indagare sulle espulsioni. Ma per ora punta il dito sulla non corretta applicazione della normativa europea in materia di libera circolazione. E si astiene dall´accusare la Francia di discriminazione contro un preciso gruppo etnico, come aveva fatto la Reding un mese fa.
La Reding, per ora, dà dunque credito alle rassicurazioni di Sarkozy sul fatto che le espulsioni non fossero mirate contro il gruppo etnico dei Rom, ma solo contro gli occupanti abusivi di terreni pubblici o privati: «La Commissione ha avuto rassicurazioni politiche al più alto livello che non c´è stata discriminazione. Ma abbiamo ancora dei dubbi che vorremmo fossero chiariti. Dobbiamo avere le prove che queste rassicurazioni siano state tradotte nei fatti. Chiediamo solo delle prove materiali, che per ora non abbiamo ancora», ha insistito ieri la commissaria responsabile per la Giustizia. Per questo motivo, ha spiegato, nella lettera di messa in mora ha domandato che Parigi fornisca i dossier di espulsione dei singoli cittadini romeni e eventuali lettere di accompagnamento.
Per ora, comunque, l´attenzione di Bruxelles è concentrata sulle modalità delle espulsioni, che parrebbero essere stati provvedimenti collettivi in violazione delle regole europee secondo cui gli allontanamenti di cittadini comunitari possono essere decisi solo come misura individuale e a fronte di una comprovata pericolosità sociale.
Se entro il 15 ottobre la Francia non dimostrerà di aver rispettato questo principio, o non darà prova di aver nel frattempo modificato la propria legislazione sulle espulsioni, la Commissione potrebbe decidere portare Parigi di fronte alla Corte di Giustizia.
Il governo francese ieri si è detto soddisfatto per la decisione della Commissione. «La Francia è lieta di non essere stata accusata di discriminazione dalla Commissione Europea riguardo alla sua politica sulle espulsioni dei Rom ed è pronta a fornire maggiori informazioni a Bruxelles», ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri. Ma la Reding ha lasciato intendere che la questione non è affatto chiusa. «Una procedura per discriminazione è ancora possibile se non riceverò entro il 15 ottobre le rassicurazioni che ho chiesto».
Il presidente della Commissione, Barroso, ha detto che ieri la decisione è stata adottata dal collegio all´unanimità su proposta della Reding. E ha respinto ogni ipotesi di cedimento alle pressioni di Parigi. «Sia chiaro che non subiamo pressioni da nessuno Stato membro. La commissione Europea fa solo il suo dovere».



Adro, il Sole padano resta a scuola "A casa nostra comandiamo noi"

Giornata di tensione, contusa una sindacalista. Ma il sindaco non cambia idea
la Repubblica 30 settembre 2010
PIERO COLAPRICO
ADRO - Le porte si sono aperte, ma sotto gli androni del municipio ci sono stati ressa e proteste. Sventolano le bandiere italiane, ma spunta anche un vistoso cartello contro il «regalino» di 800mila euro che lo Stato italiano ha fatto, nonostante i rigori della finanziaria, a una scuola padana, gestita guarda caso - «Bossi tiene famiglia», si legge sul cartello - dalla moglie del leader leghista. Insomma, è tutto il giorno che s´inseguono polemiche che hanno per epicentro Adro e la Lega. E ha fatto discutere i seimila abitanti, e non solo, anche la vicenda di una donna della Cgil che è stata malmenata da un´altra donna, davanti alla nuova scuola: «È tutta colpa tua», le dicevano altre mamme, di prima mattina già nervose.
Il diverbio, finito nella caserma dei carabinieri, rivela uno stato d´animo curioso: molti leghisti di questa terra ricca di industrie, artigiani e vigneti famosi nel mondo, ritengono che la questione dei simboli non è «reale», ma è stata «montata». E quest´occupazione della scuola pubblica con settecento «soli padani», su banchi, lavagne, ingressi, sul tetto e pure sui cestini, non sembra un inquietante stalking politico, anzi. Quel sole, spiegano, è «una cosa nostra» (proprio queste sono le parole). E si scocciano perché ieri Adro era di nuovo su tutti i telegiornali, perché anche il Quirinale ha rilanciato la questione dei simboli.
Abito grigio sbottonato, aria sorniona, telefonino rovente, il sindaco Oscar Lancini, si trova costretto ad aprire le porte al pubblico, giornalisti compresi. Sindaco, toglie i simboli o no? «Non è all´ordine del giorno», contrattacca, sereno e pacifico. E anche poco prima aveva spiegato: «Il casino l´avete fatto voi giornalisti, parlate di Adro, bene o male, ma ne parlate. "Tanti nemici tanto onore", come diceva uno, anche se non sono di quella parte là. A casa nostra comandiamo noi, il consiglio comunale si riunirà, prima o poi, su questo tema, oggi risposte non ce ne sono. Che farò? Non lo so, fatevelo dire dal consiglio che cosa farà…». E che farà? «Bisogna aspettare che cosa dice Bossi».
Nel frattempo, Adro si è accorta che non è facile essere una sorta di «mini-Stato» della Franciacorta. E che alcune regole un po´ strane, come l´ordine - testuale da manifestone color blu - della seduta «segreta e a porte chiuse per motivi di ordine pubblico», lasciano il tempo che trovano. I consiglieri di opposizione, della lista civica Linfa, su questo «segreta» hanno fatto per tutto il giorno il diavolo a quattro. Il prefetto da Brescia si è dato finalmente una mossa. E il sindaco leghista, il principale responsabile della moltiplicazione del «sole delle Alpi» nella scuola pubblica, deve cambiare improvvisamente passo: «Ma non avevamo e non abbiamo niente da nascondere», ripete. Sa che ha i suoi fan e sono tanti: uno di questi, ben messo a muscoli, l´ha appena definito «il nostro sindaco marchiano». Marchiano: ossia? «Uno che marchia il territorio, questa di Adro è una cosa che entrerà nei libri di storia», annuncia ispirato, e il che può essere vero, ma solo ce si sarà la secessione, mai tramontata nello zoccolo duro leghista.
I lavori dunque sono aperti, cominciano alle 20.45 e la seduta, che finirà alle 22.10, non toccherà - «perché l´ordine del giorno non lo prevede» - il tema al quale tutti guardano. Il lessico della burocrazia domina: bisogna verificare se l´operazione finanziaria che ha permesso la costruzione della scuola sia stata corretta. Le centinaia di persone che affollano la sala elegante - è ricavata nell´antica rocca del paese - faticano a seguire la litania di cifre e spiegazioni, ma «Il contratto è pubblico, la gente di Adro l´ha capita, ma l´opposizione no», replica il sindaco.
«La gente di Adro» di fede leghista (oltre il 60 per cento) è schieratissima e giornate come quelle di ieri la compattano. Va bene, il presidente Giorgio Napolitano da Parigi fa sapere che ha «preso atto» della decisione del ministro dell´Istruzione Maria Stella Gelmini: «Non ho fatto nessun intervento su Adro, sarebbe stato tardivo ieri o l´altro ieri». Ma «ho avuto fiducia - diceva il Presidente - che intervenisse come doveva il ministro». Certo, si contano i parlamentari del Pd che hanno chiesto la rimozione del prefetto e che criticano le risposte ufficiali del sottosegretario Guido Viceconte. Se la Cgil manda una diffida al ministro affinché si spicci a far rimuovere i «soli padani», la settantenne di Adro, Romanda Gandossi, sempre della Cgil (pensionati), spiega che quando è stata spinta, in mattinata, «mi hanno aiutato solo le donne arabe». Ma alla fine del consiglio, resta qualche grido, qualche slogan, ma poco più: e i soli padani, o pagani che siano, restano al loro posto.



Dimmi come ti chiami e ti darò un po' di più

il Sole 24 Ore 30 settembre 2010
Guido Bolaffi
Perché tanti immigrati, nei paesi che lo consentono, hanno cambiato o cambiano, ieri come oggi, il loro cognome? Una domanda solo all'apparenza curiosa che riguarda una tecnica d'integrazione mimetica assai poco conosciuta ma molto diffusa tra gli immigrati. Oggi forse meno diffusa di ieri, come spiegava un articolo del New York Times di qualche giorno fa visto che «new life in America no longer means a new name» (vita nuova in America non significa più nome nuovo).
Ma che ha rappresentato una scelta di vita per decine, centinaia di migliaia d'immigrati europei - italiani, irlandesi ed ebrei dell'ex Impero asburgico in testa - sbarcati a milioni negli Stati Uniti a cavallo della fine dell'Ottocento e lo scoppio del conflitto del 1915-18 e, in seguito, negli anni nell'immediato secondo dopoguerra.
Poiché gli esempi spesso aiutano a capire meglio di tante parole vale allora ricordarne alcuni. Quello del celebre costruttore tedesco di pianoforti Steinweg semplificato in Steinway; del boss di Chinatown Tong rinominato Tom Lee o quello, ancor più singolare, di Anna Maria Italiano ribattezzata Anne Bancroft. E nel mondo dello spettacolo restano celebri quello di Robert Zimmerman divenuto Bob Dylan, di Allen Konisberg alias Woody Allen e Bernard Schwarts rinato Tony Curtis.
Una transustanziazione anagrafica non sempre né per tutti frutto di una libera e consapevole scelta. Vent'anni fa, circa, a San Francisco, il grande poeta e scrittore Lawrence Ferlinghetti mi raccontò infatti di aver saputo di possedere un cognome italiano solo da grande. Quando i militari addetti alla selezione delle reclute gli avevano dimostrato, carte alla mano, che il suo patronimico era proprio quello e non Feeling, come gli avevano ripetuto, fin dalla nascita, i genitori. In particolare il padre che, una volta traversato l'Atlantico, aveva stabilito che per il bene della famiglia e il futuro dei figli la prima cosa da fare era quella di nascondere, cancellandole, le stimmate dell'immigrazione italiana incollate a lettere cubitali sul cognome.
Ma tornando alla domanda iniziale, come si fa a sapere, almeno per grandi linee, se la modifica del nome è veramente utile agli immigrati? O se invece, come alcuni sostengono, l'impresa non vale la spesa perché conseguenza di un vero e proprio cedimento psicologico collegato al loro spasmodico bisogno di accettazione e dalla ricerca di uno scudo contro le pressioni esterne non amichevoli verso la loro diversità?
Un buon metodo per rispondere alle domande è utilizzare le pagine e i dati di «Renouncing personal names: an empirical examination of surname change and earnings», una delle migliori indagini mai realizzate in Europa sulla materia, pubblicata alla fine del 2008 da Mahmood Arai e Peter Thoursie. Che hanno analizzato le conseguenze economiche e le ricadute professionali sperimentate dai lavoratori stranieri in Svezia che tra il 1990 e il 2000 avevano cambiato il loro cognome d'origine. Giungendo alla conclusione che agli immigrati, tutto sommato, cambiare nome conviene. Ma sub conditione.
Innanzitutto perché questo non vale per tutti e neppure nella stessa misura. In secondo luogo perché ciò vale solo se la modifica è radicale. Senza alcun possibile richiamo alle lontane origine straniere. Terzo. Cambiare nome non serve ai lavoratori asiatici e africani. Semplicemente perché la loro fisionomica e il colore della pelle vanificano in re la possibilità di riceverne il benché minimo ritorno. Quarto e ultimo punto: il bottino che va ai vincitori. Che grazie a questo stratagemma riescono a superare, più degli altri, le barriere di esclusione e di non pari opportunità presenti nel mercato del lavoro della civilissima Svezia.
Frequenti inviti a colloqui di lavoro, maggiore facilità nel trovare un impiego, offerta di mansioni meglio remunerate e gratificanti.



Prostituzione e immigrazione: sabato manifestazione di protesta del Pdl

L'iniziativa partirà alle ore 10.30 dalla Piazza di Baia Verde per proseguire verso piazza Annunziata
30/09/2010 Interno18
Castel Volturno - Il Sindaco di Castel Volturno in quota PDL Antonio Scalzone, la giunta comunale di Castel Volturno e la maggioranza consiliare annunciano per sabato 2 ottobre 2010 una manifestazione contro l'illegalità. L'iniziativa partirà alle ore 10.30 dalla Piazza di Baia Verde per proseguire verso piazza Annunziata. Alla manifestazione interverranno gli alunni dei vari plessi scolastici presenti sul territorio e diverse associazioni. Castel Volturno ed il suo popolo sono sotto attacco e noi siamo stanchi! Diciamo basta alla droga, alla prostituzione, alla camorra, ai clandestini, al racket ed all'usura.

L'INTERVENTO - "E' molto importante - ha dichiarato il sindaco Antonio Scalzone - non far abbassare la guardia su queste importanti tematiche che riguardano la popolazione tutta e sulle quali la mia amministrazione ha ottenuto l'approvazione di sette consiglieri di opposizione su otto. E’ per questo che far sentire la nostra voce è un dovere morale oltre che civico. Personalmente sarò portavoce al Ministro Maroni delle problematiche di questo territorio".



IMMIGRATI: VIMINALE, RIMPATRIATI 26 CLANDESTINI EGIZIANI

29-09-10 ASCA
(ASCA) - Roma, 29 set - Nella serata di oggi sono stati rimpatriati in Egitto, con un volo charter partito dallo scalo aereo di Catania, 26 cittadini egiziani facenti parte di un gruppo di 34 loro connazionali rintracciati ieri sul litorale di Giarre (CT) subito dopo essere sbarcati clandestinamente. I restanti 8 cittadini egiziani, tutti minori, sono stati affidati a strutture d'accoglienza. Lo rende noto un comunicato del Viminale.
Il rimpatrio dei citati stranieri, che si aggiunge a quello di altri 22 egiziani in corso questa settimana con piu' voli di linea, si precisa, e' frutto dell'ottima collaborazione da tempo instaurata tra il Ministero dell'Interno, attraverso la Direzione Centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, e gli Uffici immigrazione dei Paesi del Mediterraneo dai quali originano i traffici migratori illegali.



IMMIGRATI: ACLI, DIETRO LOGICA NUMERI CI SONO ESSERI UMANI

(ASCA) - Roma, 29 set - ''Dietro la mera logica dei numeri ci sono le vite di migliaia di esseri umani che vedono negati i loro diritti inalienabili da una politica dei respingimenti indiscriminata, incapace di accogliere rifugiati e richiedenti asilo''. Cosi' commentano le Acli le parole del presidente del Consiglio alla Camera dei deputati sulla diminuzione degli sbarchi di immigrati clandestini in Italia.

Spiega il responsabile dell'immigrazione Antonio Russo: ''Dopo l'accordo con Gheddafi sul respingimento in mare e la detenzione nei campi libici di stranieri con diritti soggettivi inalienabili, si sono modificate le strategie d'ingresso nel nostro Paese. Si parte ora da altri porti del Mediterraneo per raggiungere le nostre coste, magari con imbarcazioni meno precarie delle carrette del mare alla quali eravamo abituati. Ma soprattutto si consolidano sempre piu' le rotte via terra, gli ingressi frontalieri dal Nord-Est e Nord-Ovest del Paese''.

''E' tempo di uscire dalla logica dell'emergenza e dell'ordine pubblico - insiste Russo - per porre finalmente all'ordine del giorno della politica e dell'azione di Governo il tema dell'integrazione degli immigrati e del rispetto dei diritti fondamentali''.



Immigrazione: sbarco migranti a Sciacca, ricerche in corso

Fermati dai carabinieri venti extracomunitari in centro abitato
29 settembre
(ANSA) - SCIACCA (AGRIGENTO),29 SET - Venti extracomunitari sono stati fermati all'alba dai carabinieri, in corso Vittorio Emanuele a Sciacca. Gli immigrati farebbero parte di un gruppo piu' nutrito di extracomunitari, forse un'ottantina, sbarcati poche ore prima prima.Nonostante le ricerche di polizia, carabinieri e guardia costiera, che stanno setacciando la costa, nessuna imbarcazione, utilizzata per la traversata e' stata ancora trovata. (ANSA).



Immigrazione: finti matrimoni;donna sposata con 3 marocchini

Accuse di bigamia anche per un'altra arrestata con due mariti
28 settembre
(ANSA) - PALERMO, 28 SET - Era sposata contemporaneamente con tre marocchini Rosa Cocuzza, una delle 5 persone arrestate oggi dalla polizia nell'operazione Casablanca.
L'organizzazione pianificava matrimoni fittizi con extracomunitari per fare ottenere loro permessi di soggiorno. Un business che fruttava migliaia di euro a Mirko Occhipinti, ottico palermitano che ''arrotondava'' grazie alle sue conoscenze in Marocco. Rosa Cocuzza e' adesso accusata di bigamia, reato contestato anche a Fabiola Carusa, sposata ''solo'' con due marocchini. (ANSA).



Immigrazione, ripartite le risorse del Fondo per l'asilo per il 2010

29/09/2010 Confinionline
L'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani comunica che con il decreto del Ministro dell'Interno 5 agosto 2010 sono state ripartite per il 2010 le risorse (quasi 30 milioni) del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (Fnpsa). Tali fondi sono destinati ai servizi di accoglienza erogati a favore dei richiedenti e titolari della protezione internazionale gestiti dagli enti locali, che costituiscono il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar).



IMMIGRAZIONE. Sgombero ieri mattina per il presidio davanti all'ex caserma Randaccio, ma continua la mobilitazione.
La Cgil: «Non si possono risolvere questioni sociali così acute con la forza pubblica». Rolfi: «Iniziativa provocatoria che va fuori dalle regole: intollerabili le occupazioni»
30/09/201o BresciOggi
Irene Panighetti
Brescia. Notte bianca dei diritti contro gli sgomberi e gli sfratti: questa la risposta dei migranti sgomberati ieri mattina dal presidio permanente fuori dalla caserma Randaccio, dopo la giornata di martedì, piena di iniziative in città per chiedere risposte dalla sanatoria per colf e badanti del settembre 2009.
LA POLIZIA è intervenuta attorno alle 6.30 per distruggere le 6 tende e identificare i presidianti; «siamo riusciti a evitare i fermi» ha spiegato Felice Mometti del Comitato Antisfratti presente sul posto in solidarietà con la lotta. «Mi hanno picchiato con il manganello» ha denunciato Mohammed, egiziano che è stato portato in ambulanza al pronto soccorso, da dove è uscito con una diagnosi di forte trauma alla coscia sinistra e alla mano. «Questo sgombero dimostra che a Brescia non c'è libertà di manifestazione per lavoratori con la pelle meno chiara dei bresciani - ha sottolineato Umberto Gobbi, dell'associazione Diritti per Tutti che - che non hanno nemmeno il diritto di fare un presidio pacifico, in una zona che non danneggiava nessuno e nemmeno il decoro». «Il diritto di manifestare è garantito a tutti - ha risposto il vicesindaco Fabio Rolfi - se si tratta di manifestazioni autorizzate, che non causano disagi alla città. L'iniziativa di martedì è stata provocatoria e l'amministrazione non può tollerare l'arroganza di occupazioni di spazi pubblici». Rolfi ha dichiarato che la decisione dello sgombero era stata presa la sera stessa di martedì, dal Comitato per l'Ordine e la Sicurezza con «appoggio del Ministero» e «continueremo ad intervenire - ha aggiunto - se ci saranno manifestazioni che non rispettano la città». Il vicesindaco ha voluto anche mandare «un messaggio di chiarezza: chi è clandestino va espulso, Brescia tracima, non c'è spazio per altri immigrati. Della sanatoria colf e badanti deve essere chiaro che chi ha avuto la domanda rigettata non ha speranza ed è inutile che certi soggetti li illudano strumentalizzandoli».
Anche la Cgil ha preso posizione: «Abbiamo prestato la nostra collaborazione per lo snellimento e la velocizzazione delle pratiche, costose, imposte alle immigrate ed agli immigrati; nonostante questo i tempi sono stati e sono lunghissimi ed ora il numero dei respingimenti delle domande presentate consegna un conto sociale molto pesante e situazioni umane disperate» si legge nella nota dove viene anche evidenziato che «un problema sociale acuto non può essere risolto con la forza pubblica». Infine la Cgil propone al Ministero dell'Interno «la concessione di un permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro, almeno per sei mesi». Il presidio è stato ripristinato davanti alla Randaccio in attesa della manifestazione di sabato e della notte bianca.



Sui rom la Ue salva la faccia a Parigi

il Sole 24 Ore 30 settembre 2010
Adriana Cerretelli
BRUXELLES.
Niente messa in mora del¬la Francia sulla questione dello sgombero dei campi abusivi dei rom e relativa espulsione verso la Romania da cui erano arrivati. Pa¬rigi avrà tempo fino al 15 ottobre per presentare a Bruxelles le mi¬sure che intende prendere per re¬cepire la direttiva Ue sulla libera circolazione delle persone e il ca¬lendario preciso con cui intende farlo. Dopo di che si vedrà.
Niente procedura nemmeno per disciminazione razziale ver¬so i ranni cioè per violazione di uno dei principi fondamentali del¬la Carta europea dei diritti umani, il colpo che Parigi temeva di più. Raccontano che Viviane Reding, commissario Ue alla Giustizia e il suo staff abbiano esplorato tutte le vie giuridiche per farlo ma che non ne abbiano trovata nessuna percorribile. In conclusione, finora tanto ru-more per quasi nulla. Non a caso da Parigi sono partite immediate reazioni soddisfatte.
C'è voluta una riunione della Commissione europea al calor bianco, che ieri ha finito per ritar¬dare di un'ora e mezzo, fatto sen¬za precedenti, la prevista confe¬renza stampa del presidente José Barroso sulle proposte di riforma del patto di stabilità, per arginare la determinazione della Reding, preoccupata di salvare in qualche modo la faccia dopo che aveva cercato lo scontro virulento con la Francia di Nicolas Sarkozy ac¬cusato, con la sua politica di espul¬sione, diresuscitare i fantasmi del¬la seconda guerra mondiale. Poi la marcia indietro della Reding, le sue scuse («sono stata frainte¬sa») nell'imminenza del vertice europeo del 16 settembre, altri¬menti Sarkozy non si sarebbe presentato. Scuse poi da lei rinnegate a Strasburgo. Dente sempre avve¬lenato, evidentemente. Anche perchè la sfuriata del presidente francese indignato contro un Bar-roso incapace di controllare i suoi commissari, durante la colazione di quel vertice europeo, certo non ha contribuito a distendere l'at-mosfera dentro il collegio.
Alla fine del braccio di ferro di ieri però l'ha spuntata lui, Barroso, appoggiato a spada tratta dal commissario francese Michel Barnier. E così a Viviane Reding non è restato che incassare una di¬chiarazione dove si cerca di mi¬metizzare la sua sconfitta. Il testo comincia riprendendo quello del vertice Ue: va rispettato il diritto alla libera circolazione di tutti i cittadini europei ma è compito di ogni stato adottare le misure a tu¬tela di ordine pubblico e sicurez¬za sul suo territorio nel rispetto dei principi di non discriminazio¬ne e della direttiva sulla libera cir-colazione.
Fatta questa premessa, preso nota delle assicurazioni ricevute da Parigi, la Commissione annun¬cia l'invio di una lettera con una serie di domande concrete sull'at¬tuazione della normativa Ue in Francia. In attesa di ricevere en¬tro il 15 ottobre notizie precise sul-la trasposizione della direttiva. Nel frattempo si analizzerà lo sta¬to di recepimento anche in tutti gli altri stati membri per decìdere se aprire anche altrove procedu-re di infrazione. Sarebbero 15-16 i paesi a rischio di reprimende. Tra questi anche l'Italia.



Ue, espulsione dei Rom La Francia sotto accusa
Procedura d'infrazione: non rispettata la legge comunitaria
il Messaggero 30 settembre 2010
CRISTINA MARCONI
BRUXELLES - La Francia ha due settimane di tempo per scongiurare l'apertura di una procedura d'infrazione per le sue recenti misure di rimpa¬trio dei rom verso Romania e Bulgaria. Dopo le settimane di fuoco seguite alle dichiarazio¬ni incendiarie della commissa¬ria per la Giustizia, Viviane Reding, sulle politiche adotta¬te da Parigi, l'esecutivo comu-nitario ha agito come promes¬so nei confronti della Francia, ma con toni molto più morbidi rispetto a quanto annunciato. Nel mirino dell'esecutivo co-munitario c'è infatti il manca¬to rispetto delle norme euro¬pee sulla libera circolazione dei cittadini europei, ma non il carattere discriminatorio delle politiche attuate dal governo francese, su cui, secondo Reding, «non ci sono prove».
L'aspetto discriminatorio era emerso chiaramente in una circolare dell'agosto scor¬so in cui si esortavano i prefetti a smantellare i campi illegali, citando ben nove volte i rom e indicandoli «come priorità». Il testo, di cui sia l'esecutivo Ue che l'Eliseo avevano nega¬to di essere a conoscenza, era stato poi frettolosamente retti¬ficato per sfuggire alle ire di Bruxelles, che prevede la possi-bilità per uno Stato membro di espellere cittadini comunitari, ma solo a certe condizioni e non in modo collettivo. «La Commissione considera che la Francia non ha ancora trasposto la direttiva sulla libera cir¬colazione in una legge naziona¬le che renda questi diritti pie¬namente effettivi e trasparen¬ti», recita il comunicato del¬l'esecutivo Ue, che lascia fino al 15 ottobre per adottare le norme di salvaguardia a tutela di coloro che vengono espulsi da un paese. E annuncia che «sta analizzando la situazione in altri Stati membri» in base alla stessa direttiva, «per valu¬tare se sarà necessario aprire procedure d'infrazione anche in altri casi». Parigi, attraverso il portavoce del ministero de-gli Esteri, Bernard Valéro, si è «rallegrata che la Commissio¬ne abbia preso nota delle garanzie fornite sul fatto che i prov¬vedimenti adottati non hanno avuto come obiettivo o come effetto di prendere di mira una minoranza specifica e che le autorità francesi assicurino un'applicazione non discrimi¬natoria del diritto dell'Unione europea».
Tra Bruxelles e Parigi sem¬bra essere quindi tornato il sereno dopo le tensioni, culmi¬nate nell'acceso scontro tra il presidente della Commissione José Manuel Barroso e il presi¬dente     francese     Nicolas
Sarkozy al vertice del 16 set¬tembre scorso, scatenate da un discorso, definito «eccessi¬vo» dall'inquilino dell'Eliseo, in cui la Reding accostava le politiche francesi a scenari da Seconda   guerra   mondiale. «Dovremmo essere tutti con¬tenti», ha spiegato il mini-ne Eric Besson, ag¬giungendo: «La Francia esce a testa alta dal suo scambio con la
Commissio¬ne». Ma la scel¬ta    "morbida" dell'esecutivo comunitario ha suscitato qualche perplessità, soprat-tutto tra gli europarlamentari, che all'ini-zio del mese avevano vo-tato una dura risoluzione con¬tro le politiche francesi sui rom. «E' stata una decisione unanime basata sulla propo¬sta  della commissaria  Reding», si è difeso Barroso, ga¬rantendo: «Noi non subiamo pressioni da nessuno e le no¬stre decisioni non sono basate su pressioni, ma su quelli che sono gli obblighi assegnati alla Commissione dai Trattati». E Reding, intervenuta al Parla¬mento, ha mostrato di non voler rinunciare ad andare fi¬no in fondo: «Il dossier non è chiuso, un'infrazione per di-scriminazione è ancora possi¬bile» ha detto. «Ci sono delle affermazioni e delle garanzie politiche sul fatto che non ci sono  state  discriminazioni. Ma noi abbiamo dei dubbi che la Francia deve dissipare».


PRIVERNO
Immigrati, UE progetto aperto ai giovani
LatinaOggi 30 settembre 2010
CERCASI giovani da impiegare nel progetto di servizio civile «Immigrati: percorsi dì integrazione». L'invito viene dall'asso-ciazione «Insieme» onlus di Priverno di cui è presidente Luigi Sulpizi e lo Spes, Centro di Servizio per il Volontariato del Lazio. E' da alcuni anni, ormai, che il Ser¬vìzio Civile Nazionale accoglie i giovani che vogliono impegnarsi attivamente nella società, in parti¬colare nei confronti di categorie svantaggiate dal punto di vista sociale. Attraverso il Servizio Ci¬vile i giovani imparano a matura¬re attraverso il confronto con real¬tà diverse dalla loro arricchendo, in questo modo, il loro bagaglio di conoscenze. A fornire tale presta¬zione possono essere tutti i citta¬dini italiani di età compresa tra i 18 ed i 28 anni non ancora com¬piuti. Il servìzio ha durata dì un anno e comporta un impegno di 30 ore settimanali, per 5 giorni a settimana, ed un totale di 1.400 ore annue, con un compenso mensile dì 433,00 euro. 11 proget¬to dì «Insieme» e SPES - Centro di Servizio per il Volontariato del Lazio prevede il coinvolgimento in attività di prima assistenza ed orientamento agli immigrati e nella promozione ed organizza-zione di momenti di scambio cul¬turale. La propria disponibilità può essere formalizzata entro le ore 14.00 del 4 ottobre. Ulteriori informazioni possono essere ri¬chieste presso la sede dell 'Associazione Insieme in via della stazione 57 a Priverno - telefono 0773.903952.
Share/Save/Bookmark