Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 582 del 19/07/2011


SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------

582a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

MARTEDÌ 19 LUGLIO 2011

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Presidenza del presidente SCHIFANI,

indi della vice presidente BONINO

e della vice presidente MAURO

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Coesione Nazionale-Io Sud: CN-Io Sud; Italia dei Valori: IdV; Il Popolo della Libertà: PdL; Lega Nord Padania: LNP; Partito Democratico: PD; Per il Terzo Polo (ApI-FLI): Per il Terzo Polo (ApI-FLI); Unione di Centro, SVP e Autonomie (Union Valdôtaine, MAIE, Verso Nord, Movimento Repubblicani Europei, Partito Liberale Italiano): UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI; Misto: Misto; Misto-MPA-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MPA-AS; Misto-Partecipazione Democratica: Misto-ParDem.

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RESOCONTO SOMMARIO

Presidenza del presidente SCHIFANI

La seduta inizia alle ore 16,34.

Il Senato approva il processo verbale della seduta pomeridiana del 6 luglio.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B ai Resoconti della seduta.

Avverte che dalle ore 16,36 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Calendario dei lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. Comunica le determinazioni assunte dalla Conferenza dei Capigruppo ad integrazione del programma dei lavori ed in ordine al calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo fino al 28 luglio (v. Resoconto stenografico). L'Assemblea si riunirà anche durante la prima settimana del mese di agosto.

Sul 19° anniversario della strage di via D'Amelio

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea). A 19 anni dal tragico evento, la strage di via D'Amelio, nella quale persero la vita il giudice Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, impone ancora oggi di meditare sulla ferocia e sulla pericolosità della criminalità organizzata. Con quel crimine, la criminalità mafiosa volle attaccare lo Stato, colpendo, a soli sessanta giorni l'uccisione del giudice Falcone, un magistrato dotto, sereno, scrupoloso, convinto interprete dei valori della democrazia e della legalità. La risposta dello Stato fu allora - e continua ad essere - severa e decisa, come testimoniato dai risultati ottenuti dal 1992 ad oggi dalla magistratura e dalle Forze dell'ordine nella lotta alla criminalità organizzata. Ciò nonostante, la strage di via D'Amelio presenta ancora oggi lati oscuri che continuano ad essere oggetto di approfondimento da parte della magistratura: la verità deve continuare ad essere ricercata, al fine di accertare cosa accadde e per volontà di chi, atteso che le famiglie delle vittime, i cittadini onesti e la Nazione intera hanno il diritto di conoscere tutta la verità su un episodio tanto drammatico della storia della Repubblica. (Generali applausi).

VIESPOLI (CN-Io Sud). Il senso del dovere e lo struggente amore per la propria terra del giudice Borsellino suscitano ancora oggi profonda ammirazione. La grandezza di questa figura di determinato e coraggioso servitore delle istituzioni è emblema dei valori su cui si fonda lo Stato e ai quali ogni soggetto pubblico deve improntare la propria azione. Occorre quanto prima fare luce sulla strage, accertare la verità per salvaguardare la fiducia nel futuro di cui Paolo Borsellino è stato espressione. (Applausi).

DE ANGELIS (Per il Terzo Polo (ApI-FLI)). I successi conseguiti nella lotta alla criminalità organizzata testimoniano la volontà e l'impegno dello Stato nel salvaguardare con tenacia i valori di democrazia e legalità che sono costati la vita al giudice Borsellino e agli uomini della sua scorta. Ma ciò non basta: per mantenere vivo il ricordo delle vittime anche agli occhi delle nuove generazioni, lo Stato deve essere più che mai vigile e attivo nel promuovere la ricerca della verità in ordine a una delle stragi più drammatiche della storia italiana e nel contrastare collusioni e zone d'ombra nei rapporti tra crimine organizzato e politica. (Applausi).

LI GOTTI (IdV). Si associa con convinzione all'appello lanciato dal Presidente per l'accertamento della verità sulla strage di via D'Amelio, uno dei molti misteri insoluti della storia italiana sui quali andrebbe fatta luce per fare dell'Italia una democrazia compiuta e solida. Nel condividere con l'Aula alcuni ricordi personali del rapporto con i giudici Falcone e Borsellino, rileva che l'onore e il ricordo dovuti alle vittime impongono oggi di intensificare il contrasto alla criminalità organizzata, recidendo i suoi rapporti con la politica, isolando i collusi e liberando il Parlamento e le altre istituzioni di rappresentanti espressione dei suoi interessi. (Applausi. Congratulazioni).

SERRA (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI). Il ricordo personale delle eccezionali qualità umane e professionali di Paolo Borsellino non può che attestare la grandezza di un magistrato che in un momento difficilissimo per la vita del Paese proseguì con coraggio, determinazione e senso dello Stato la lotta per la difesa della legalità e contro la mafia intrapresa con Giovanni Falcone, pur essendo rimasto sconvolto dalla tragica morte dell'amico e collega. I magistrati siciliani stanno proseguendo questa lotta e sono impegnati nell'auspicabile accertamento della verità sulla strage di via D'Amelio, nonostante le crescenti difficoltà dell'ambiente in cui sono costretti a indagare, talvolta vicino ad apparati statali infedeli. (Applausi).

VALLARDI (LNP). La morte di Paolo Borsellino ha rappresentato una grave perdita per il Paese e per la lotta alla criminalità. Restano però i suoi insegnamenti positivi: l'idealismo, la dedizione al lavoro, la tenacia, la concretezza, il grande coraggio e l'interesse al fare piuttosto che all'apparire. Le sue idee sono state raccolte dal Governo, tra l'altro, con l'istituzione dell'Agenzia nazionale sui beni confiscati e sequestrati ad organizzazioni criminali. Il ricordo del sacrificio di Paolo Borsellino deve essere un esempio e un monito per tutti: la mafia non è presente solo al Sud, ma anche al Nord, e quindi per sconfiggerla serve l'impegno di tutti i cittadini, uniti in uno spirito di coesione. (Applausi).

CAROFIGLIO (PD). Si onorano Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta morti con lui perché tutti insieme rappresentano il fronte del coraggio e della dignità contro l'ottusa barbarie di tutte le mafie, da quelle più riconoscibili a quelle annidate nei centri di potere. Occorre troncare i rapporti tra la politica e la criminalità organizzata: questa azione, come sottolineava Paolo Borsellino, deve spingersi fino a sanzionare ogni tipo di commistione, anche quelle non punibili per legge per mancanza di prove della commissione di un reato, perché ogni vicinanza tra istituzioni e mafia rende la politica inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Borsellino, come Falcone e tanti altri leali servitori dello Stato, è stato padrone del proprio destino, nel senso che è andato incontro alla propria sorte con coraggio, dignità e mantenendo fede alla parola data: tocca ora alla politica fare il proprio dovere e fare pulizia al proprio interno. (Applausi).

GASPARRI (PdL). Il Gruppo Il Popolo della Libertà si associa al ricordo di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, uccisi in una delle fasi più oscure della vita della Repubblica, cui è però seguita una forte risposta da parte dello Stato. Il ricordo odierno, oltre a riproporre una riflessione sui temi della legalità e del contrasto alla criminalità, offre l'occasione per chiedere un pieno accertamento di altri fatti inquietanti emersi di recente in ordine alla cessazione dell'applicazione del regime del carcere duro previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento giudiziario nei confronti di centinaia di mafiosi ad appena un anno e mezzo dalla strage di via D'Amelio. Gli esponenti di centrosinistra che allora avevano responsabilità di governo dovrebbero aiutare a fare chiarezza su decisioni sconcertanti, inquadrate in una trattativa con la mafia che strideva con l'atteggiamento di fermezza assunto dalle istituzioni dopo la morte di Falcone e Borsellino; decisioni radicalmente opposte a quelle dell'attuale maggioranza che ha rafforzato l'articolo 41-bis ed il contrato alla criminalità organizzata. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo si associa al ricordo di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta. Il modo migliore per onorarne la memoria è ritrovare quel clima di unità e di coesione che ha portato all'approvazione all'unanimità delle norme in materia di contrasto alla criminalità organizzata contenute nel cosiddetto decreto sicurezza. Infine, è necessario che non ci siano più ombre e che sia restituita la verità in riferimento alla fase che seguì le grandi stragi di mafia. (Applausi).

Discussione dei disegni di legge:

(2720) Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani

(1223) MARCENARO ed altri. - Istituzione della Commissione italiana per la promozione e la tutela dei diritti umani

(1431) CONTINI e FLERES. - Istituzione dell'Agenzia Nazionale per la promozione e la salvaguardia dei diritti fondamentali

INCOSTANTE, relatrice. Con l'istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani l'Italia ottempera alla risoluzione n. 48/143 del 1993 delle Nazioni Unite che impegna gli Stati firmatari ad istituire un organismo autorevole e indipendente per la promozione e la protezione dei diritti e delle libertà fondamentali. Tale istituzione si inserisce nel quadro dell'impegno profuso dall'Unione europea per l'affermazione di una politica di contrasto al razzismo, alla xenofobia e alle discriminazioni. Il disegno di legge d'iniziativa governativa, non essendo troppo distante dalle proposte d'iniziativa parlamentare, è apprezzabile sotto vari profili e potrebbe essere approvato senza modifiche. Positiva è, in particolare, la collaborazione con università, centri di studio e di ricerca, organizzazioni e associazioni, così come l'istituzione del Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali, dove potranno emergere istanze e sensibilità proprie della società civile. Sarebbe stato tuttavia preferibile prevedere che la Commissione fosse composta da cinque membri e non da tre, perché in questo modo si sarebbe dato più spazio al pluralismo. Occorre poi evitare che, dovendo prendere decisioni all'unanimità, la Commissione cada in una paralisi decisionale; motivo di riflessione deve essere altresì la disposizione secondo la quale i componenti della Commissione sono tenuti al segreto, poiché l'organismo può essere chiamato a denunciare pubblicamente violazioni dei diritti umani o situazioni critiche, senza che ciò costituisca intralcio alle indagini della magistratura. Si intende inoltre proporre, attraverso un ordine del giorno, l'istituzione di una Commissione bicamerale per i diritti umani, allo scopo di dare ordine a due organismi già esistenti. (Applausi dal Gruppo PD).

Presidenza della vice presidente BONINO

VIZZINI, relatore. Si riserva di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Dichiara aperta la discussione generale.

CONTINI (Per il Terzo Polo: ApI-FLI). L'istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani risponde, sia pure in ritardo, alla necessità dell'Italia di adeguare il proprio ordinamento a quanto richiesto a livello internazionale dalla risoluzione delle Nazioni Unite 48/134 del 1993, come già aveva tentato di fare nel 2009 un disegno di legge, di cui è stata prima firmataria, istitutivo di una specifica Agenzia nazionale. I diritti umani, base e motore della libertà, devono essere promossi e tutelati a maggior ragione oggi che la globalizzazione, estremizzando le situazioni di disagio economico e finanziario e aumentando il gap tra Paesi in via di sviluppo e mondo industrializzato, si accompagna ad una violazione progressiva e sistematica dei diritti fondamentali dell'uomo. L'istituzione di organismi nazionali incaricati di vigilare sulla tutela dei diritti umani in totale indipendenza dai governi rappresenta quindi un valido strumento di garanzia oltre che un punto di riferimento per l'azione politica interna. (Applausi dai Gruppi Per il Terzo Polo: ApI-FLI e PD).

LIVI BACCI (PD). L'inerzia dell'Italia nel recepimento di risoluzioni quale la 48/134 dell'ONU risulta incomprensibile ed ingiustificata, a fronte della sua azione internazionale particolarmente vigorosa nella promozione e tutela dei diritti umani e dei principi sanciti dalla Carta costituzionale. La rielezione dell'Italia quale componente del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e l'intervento del Presidente della Repubblica nella stessa sede hanno reso improcrastinabile l'istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani che dovrà vigilare su quelle aree di debolezza e criticità per le quali il Paese è da tempo sotto osservazione. L'Italia, d'altronde, nonostante abbia raggiunto un soddisfacente livello di ricchezza, si presenta comunque fragile in quanto meno coesa sotto il profilo sociale: la progressiva contrazione delle tutele sociali genera disuguaglianze e rende più vulnerabili alcune categorie di individui, vittime di diffuse azioni di discriminazione e violazione dei diritti umani. Saluta quindi con soddisfazione l'istituzione della Commissione, nonostante le perplessità relative alle procedure di nomina dei tre commissari, espressione di una maggioranza politica. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).

VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). L'istituzione della Commissione italiana per la promozione e la tutela dei diritti umani, per quanto prevista da un atto internazionale, suscita perplessità laddove esistono un ordine giudiziario chiamato a perseguire le violazioni dei diritti umani e istituzioni scolastiche e sociali ed un apparato mediatico attivi nel campo della formazione e dell'informazione in materia. Risultano, inoltre, quanto mai discutibili le previsioni di spesa per il funzionamento dell'organismo: i due milioni di euro stanziati dal disegno di legge sono veramente eccessivi a fronte dei sacrifici generali cui è sottoposto il Paese. Chiede pertanto al Governo di intervenire e tagliare gli sprechi che il provvedimento intende avallare: in caso contrario non potrà votare a favore del disegno di legge. (Applausi dal Gruppo Per il Terzo Polo: ApI-FLI).

DI GIOVAN PAOLO (PD). Se si può concordare sulla necessità di ridurre i costi, non è possibile accogliere l'idea della inutilità di una Commissione chiamata a vigilare sulla tutela di diritti che appartengono da sempre e in maniera intrinseca all'intero genere umano. In Italia, peraltro, la presenza di un organismo similare, se istituita in tempi congrui, avrebbe evitato le drammatiche violazioni perpetrate in occasione del G8 di Genova nel 2001 o, perlomeno, avrebbe condotto ad un giudizio più obiettivo su fatti ancora macchiati da ombre. A ciò si aggiunga la negligenza delle parti politiche nel riconoscere il reato di tortura nell'ordinamento interno. Un'autorità indipendente che aiuti a formare l'idea del diritto, ponendosi quale punto di riferimento universale ed univoco anche per il potere politico, si rende inoltre indispensabile per risolvere tutte quelle infrazioni che hanno posto l'Italia sotto osservazione, anche e soprattutto per le condizioni in cui versano i 70.000 detenuti nelle carceri italiane, gran parte dei quali cittadini immigrati e tossicodipendenti in attesa di giudizio. La Commissione nazionale, quale organismo indipendente, sarebbe pertanto in grado di svolgere anche quel ruolo di garante dei detenuti da tempo auspicato. (Applausi dal Gruppo PD e dei senatori Molinari, Pardi e Giai).

GERMONTANI (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Nonostante sia da sempre universalmente riconosciuta la vocazione culturale dell'Italia nella difesa dei diritti umani, grave è il ritardo del Paese nell'applicazione della risoluzione ONU che stabilisce l'istituzione di organismi nazionali posti a tutela dei diritti fondamentali dell'uomo, sui quali oggi incidono pesantemente la globalizzazione e l'evoluzione della società. L'Italia, peraltro, è condannata da numerose pronunzie della Corte europea per violazione dei diritti umani, in particolare a causa dell'eccessiva lunghezza dei processi. Sotto osservazione è anche l'applicazione del 41-bis che Strasburgo chiede di modificare in modo da garantire ai detenuti sottoposti a tale regime gli stessi diritti degli altri detenuti: eventuali modifiche dovrebbero però tener conto della natura del reato e della necessità di troncare i contatti all'interno della criminalità organizzata. La drammatica situazione delle carceri italiane, le violazioni dei diritti connesse ad una immigrazione incontrollata, la difesa delle donne e delle minoranze, la disciplina sui richiedenti asilo e dei rifugiati sono tutti temi di grande rilievo che dovranno essere affrontati dalla nuova Commissione, nella consapevolezza che un Paese che accetta le ingiustizie, le alimenta. Si tratta dunque di un organo indispensabile, i cui costi previsti nel disegno di legge devono tuttavia essere radicalmente contenuti. (Applausi dai Gruppi Per il Terzo Polo: ApI-FLI e PD).

BAIO (Per il Terzo Polo: ApI-FLI). Pur vantando una consolidata tradizione nella tutela dei diritti umani, l'Italia non ha ancora dato attuazione alla risoluzione dell'ONU che impegna gli Stati a istituire organismi indipendenti a tutela delle libertà fondamentali. In uno scenario internazionale caratterizzato da aspri conflitti e guerre civili, che dal secondo dopoguerra ad oggi hanno mietuto milioni di vittime, non è più rinviabile l'approvazione del disegno di legge istitutivo della Commissione nazionale, che tra i suoi compiti annovera la collaborazione con altri organismi internazionali per promuovere e proteggere i diritti umani a livello planetario. Quello in esame è un buon testo, che assume a base un disegno di legge del Governo che ha recepito le norme del progetto di legge d'iniziativa della senatrice Contini, alla quale va riconosciuto l'importante ruolo svolto nell'ambito delle Nazioni Unite. La discussione odierna offre infine l'occasione per riflettere sulle nuove forme di schiavitù, legate alla prostituzione e alla tratta degli esseri umani, che sono presenti nei Paesi avanzati. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Molinari).

Presidenza della vice presidente MAURO

PERDUCA (PD). Sebbene sia ritenuta un Paese democratico, l'Italia è responsabile di molte violazioni dei diritti fondamentali. Basti pensare ai fatti legati al G8 di Genova di cui oggi ricorre il decimo anniversario: le Forze dell'ordine furono autrici di aggressioni, violenze, arresti indiscriminati, maltrattamenti e lesioni. Il mancato inserimento del reato di tortura nell'ordinamento italiano - richiesto dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite - ha impedito tuttavia di punire adeguatamente i responsabili, che sono stati addirittura promossi. Si pensi ancora alle condizioni disumane in cui vivono i detenuti nelle carceri, ove aumentano i suicidi; alla detenzione prolungata nei centri di identificazione ed espulsione e ai maltrattamenti subiti dagli immigrati; alle discriminazioni razziali e alle violenze subite dagli omosessuali. Violazioni della legalità costituzionale e di obblighi internazionali evidenziano dunque la necessità di istituire un organismo indipendente che vigili sul rispetto dei diritti fondamentali: la rilevanza del tema rende secondaria la questione dei costi. Per un Governo che non si è distinto nella tutela dei diritti umani il varo del disegno di legge rappresenta un'occasione per emendarsi; la procedura di nomina dei componenti la Commissione dovrebbe tuttavia offrire maggiori garanzie di imparzialità e competenza. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).

BUGNANO (IdV). L'Italia è in ritardo nel dare attuazione alla risoluzione internazionale che impegna a istituire un organismo indipendente di promozione dei diritti umani. Dal giugno scorso il Paese è entrato a far parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e, per svolgere il suo ruolo in modo credibile e autorevole, deve seguire politiche coerenti in tema di tutela delle libertà fondamentali. Il disegno di legge istitutivo di una Commissione nazionale è un passo positivo in questa direzione, ma il Governo deve impegnarsi in modo più fattivo e concreto affinché siano mantenuti i numerosi impegni internazionali assunti in tema di lotta al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza. (Applausi dai Gruppi IdV e PD. Congratulazioni).

BODEGA (LNP). La decisione di istituire una Commissione per la promozione dei diritti umani, le cui competenze sono circoscritte dal richiamo alle principali convenzioni internazionali, ha implicazioni culturali, sociali, politiche che prescindono dalle appartenenze partitiche. L'Italia è purtroppo tra i Paesi europei che commettono le maggiori violazioni dei diritti umani: in base alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo questo triste primato non dipende dai soprusi dell'Esecutivo o dalle violenze delle Forze dell'ordine, ma si lega al mancato rispetto del diritto al giusto processo. E' quindi opportuno che la Commissione per la promozione dei diritti umani individui gli interventi prioritari prescindendo da pregiudizi ideologici: le questioni reali sono rappresentate dal funzionamento della giustizia, dalle condizioni di vita degli anziani, dalla legittimità dei simboli religiosi, dall'autodeterminazione dei popoli. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

GARAVAGLIA Mariapia (PD). L'istituzione di una Commissione a tutela dei diritti umani corrisponde non solo all'urgenza di dare finalmente attuazione a un obbligo internazionale, ma anche alla necessità di tutelare e proteggere concretamente diritti che la complessità della società moderna tende sempre più, e spesso in modo via via più subdolo, a calpestare. È auspicabile che la Commissione sia in grado di supportare al meglio il Governo nelle sedi internazionali, che si impegni per affrontare la situazione delle carceri italiane e dei Centri di identificazione ed espulsione e per favorire l'introduzione nel codice penale del reato di tortura, cui l'attuale Esecutivo si è per il momento dichiarato contrario. Un emendamento propone altresì di istituire una Commissione parlamentare bicamerale sul tema dei diritti umani che raccolga la positiva eredità della Commissione straordinaria attualmente operante. Auspica un veloce iter di approvazione, nonché un ridimensionamento delle critiche relative al costo di funzionamento del nuovo organismo, che, per le sue altissime funzioni, merita l'approvazione unanime del Parlamento. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Contini).

FLERES (PdL). Il provvedimento, il cui iter è stato caratterizzato da un forte spirito bipartisan, costituisce un importante passo avanti nella tutela dei diritti umani, atteso che la Commissione che si intende istituire avrà il compito di porsi come valido interlocutore di tutte le istituzioni e i corpi dello Stato e del Parlamento, cui spetterà il compito di tradurre in azione legislativa le istanze che gli perverranno. Particolarmente positiva è la previsione della presenza all'interno del Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali, l'organo di cui la Commissione si avvarrà per svolgere le sue funzioni, di due tra i garanti regionali dei diritti dei detenuti, con ciò dando riconoscimento alle figure istituzionali già istituite da diverse Regioni a tutela delle garanzie detentive e dei diritti umani all'interno delle carceri. Auspica che la Commissione sia in grado di operare al meglio per dare piena attuazione alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e concentri la propria operatività nei luoghi bisognosi di maggiore tutela, quali ospedali psichiatrici, penitenziari e mondo della sanità. (Applausi dai Gruppi PdL e PD e della senatrice Contini).

PRESIDENTE. Dichiara chiusa la discussione generale.

VIZZINI, relatore. Rivolge un ringraziamento a tutti coloro che hanno dato il proprio contributo nel corso dell'esame del provvedimento, con cui, seppur in ritardo, si attua finalmente un'importante risoluzione dell'ONU e si crea un fondamentale strumento di tutela dei diritti umani e di contrasto alle nuove schiavitù. Invita il Governo, in fase di decisione sull'utilizzazione delle somme stanziate per la copertura del provvedimento, ad economizzare le risorse, tenendo però conto dell'esperienza dei Paesi che hanno già istituito l'organismo. I compiti affidati alla Commissione sono di straordinaria importanza e non attengono solo ai problemi di rilievo internazionale, come il traffico e lo sfruttamento di esseri umani: l'Italia purtroppo convive ancora con l'omofobia, con la xenofobia, con un rispetto delle confessioni religiose minori non rispondente ai principi sanciti dalla Costituzione, con una condizione della donna non adeguata agli standard di un grande Paese occidentale. La Commissione potrà essere uno strumento fondamentale per sorvegliare la capacità dello Stato di essere veramente laico, equidistante e rispettoso dei diritti di tutti. (Applausi dai Gruppi PD e Per il Terzo Polo:ApI-FLI).

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo ha svolto una continua azione a livello internazionale per la difesa dei diritti umani, adoperandosi in particolare per l'abolizione della pena di morte ed a sostegno della Corte penale internazionale. Il Governo è molto attento alle compatibilità di bilancio, ma occorre anche tener conto dell'importanza degli interessi protetti che formano oggetto dell'azione di questo nuovo organo, che ha per compito la realizzazione compiuta dei principi della Costituzione, e quindi non potrà non garantire risorse idonee ad assicurare la piena funzionalità alla Commissione per la promozione e la protezione dei diritti umani. (Applausi dal Gruppo PdL e dei senatori Marcenaro e Contini).

BUTTI, segretario. Dà lettura del parere non ostativo espresso dalla 5ª Commissione sul disegno di legge in esame.

PRESIDENTE. Passa all'esame degli articoli nel testo unificato proposto dalla Commissione.

Il Senato approva l'articolo 1 (Princìpi generali).

PRESIDENTE. Passa all'esame dell'articolo 2 (Istituzione e composizione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani).

MARCENARO (PD). Ritira l'emendamento 2.100.

Il Senato approva l'articolo 2 e l'articolo 3 (Competenze della Commissione).

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. All'articolo 3 al comma 7 manca il riferimento alle intese con l'amministrazione responsabile alla fine del rimo periodo.

PRESIDENTE. La Presidenza valuterà la questione in sede di coordinamento.

Il Senato approva l'articolo 4 (Obbligo di rapporto), l'articolo 5 (Ufficio della Commissione), l'articolo 6 (Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali), l'articolo 7 (Compiti e funzioni del Consiglio) e l'articolo 8 (Collaborazione di università, centri di studio e di ricerca, organizzazioni e associazioni).

PRESIDENTE. Passa all'esame dell'articolo 9 (Segreto d'ufficio).

VIZZINI, relatore. Avanza una proposta di riformulazione dell'emendamento 9.100 (v. Resoconto stenografico), accolta la quale il parere sarebbe favorevole.

MARCENARO (PD). Accoglie la proposta di riformulazione dell'emendamento 9.100 (v. testo 2 nell'Allegato A). La tutela del segreto di ufficio va contemperata con il compito della Commissione all'informazione e alla formazione dell'opinione pubblica.

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Esprime parere conforme a quello del relatore.

Il Senato approva l'emendamento 9.100 (testo 2).

Il Senato approva l'articolo 9 (Segreto d'ufficio) nel testo emendato, l'articolo 10 (Relazione annuale della Commissione e informazione) e l'articolo 11 (Spese).

MARCENARO (PD). L'emendamento 11.0.100 propone di istituire la Commissione parlamentare per la tutela e la promozione dei diritti umani; si stabilizzerebbero in questo modo le esperienze maturate nei due rami del Parlamento, che in questi anni si sono dotati di organi aventi tale scopo.

VIZZINI, relatore. Non appare opportuno prevedere per legge l'istituzione, a partire dalla prossima legislatura, di una Commissione bicamerale i cui costi graveranno su Assemblee diverse per composizione da quelle che la deliberano. Propone pertanto la trasformazione in ordine del giorno dell'emendamento 11.0.100. (Applausi della senatrice Contini).

MARCENARO (PD). Al fine di favorire una rapida approvazione del provvedimento accoglie la proposta del senatore Vizzini, rilevando che, proponendo l'istituzione di un organismo parlamentare, in questo caso l'ordine del giorno non conterrebbe un impegno per il Governo ma un auspicio per il Senato, che dovrebbe quindi essere sottoposto al voto dell'Assemblea. Dà lettura dell'ordine del giorno G11.0.100 (v. Resoconto stenografico).

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Trattandosi dell'istituzione di una Commissione parlamentare, il Governo, pur essendo favorevole, non può esprimersi nel senso dell'accoglimento o meno dell'ordine del giorno.

PERDUCA (PD). Può essere opportuno affrontare il tema dell'istituzione della Commissione parlamentare per la tutela e la promozione dei diritti umani in occasione della discussione del bilancio interno del Senato.

INCOSTANTE, relatrice. Auspica che, per rafforzare la volontà di istituire la Commissione, l'ordine del giorno sia approvato con un voto condiviso dell'Assemblea.

Con votazione nominale elettronica, chiesta dalla senatrice INCOSTANTE (PD), il Senato approva l'ordine del giorno G11.0.100.

Il Senato approva l'articolo 12 (Copertura finanziaria).

INCOSTANTE, relatrice. L'ordine del giorno G1.1000 chiarisce che i poteri di cui all'articolo 3, comma 7, del disegno di legge in esame devono essere esercitati nel pieno rispetto del principio di collaborazione con istituzioni ed enti coinvolti nei procedimenti e negli atti di accertamento compiuti dalla Commissione. (Applausi del senatore Astore).

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Accoglie l'ordine del giorno G1.1000.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno G1.1000, accolto dal Governo, non viene posto in votazione.

Dovendosi passare alle dichiarazioni di voto finale, per salvaguardare l'integrità delle fasi procedurali del dibattito, propone di rinviare il seguito della discussione dei disegni di legge in titolo alla seduta di domani. Non facendo osservazioni, così resta stabilito.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

BASSOLI (PD). Il ministro Fazio deve far conoscere all'Assemblea le iniziative che il Governo intende porre in essere in relazione alla grave situazione finanziaria in cui versa l'Istituto San Raffaele di Milano, un centro di cura e di ricerca di primaria importanza a livello nazionale il cui futuro è messo in pericolo dall'entità del debito che grava su di esso. (Applausi dai Gruppi PD e PdL).

GRAMAZIO (PdL). Richiama l'attenzione del Senato sulla grave situazione finanziaria dell'Istituto San Raffaele di Milano e auspica l'intervento in Aula del ministro Fazio.

PRESIDENTE. La questione è già stata posta all'attenzione della Conferenza dei Capigruppo.

PINOTTI (PD). Chiede l'intervento della Presidenza del Senato affinché si possano avere chiarimenti in merito ai fondi stanziati per l'alluvione che ha colpito la Liguria, perché tali somme non sono mai state erogate alla Regione. (Applausi dal Gruppo PD).

PEDICA (IdV). Chiede al Governo italiano di intervenire per l'immediata liberazione dei pacifisti della nave francese "Dignité" diretta a Gaza, che è stati illegalmente sequestrata dalle autorità israeliane mentre si trovava in acque internazionali. Chiede inoltre al Ministro degli esteri di sapere quali iniziative il Governo intende intraprendere per far cessare l'assedio israeliano nei confronti della popolazione civile di Gaza, sottoposta da anni ad embargo.

VITA (PD). Sollecita la risposta del Governo all'interrogazione 3-02291.

AMORUSO (PdL). Sollecita la risposta del Governo all'interrogazione 4-00640, concernente lo stato di crisi in cui versa l'Opera Don Uva, un istituto ospedaliero molto importante nella Regione Puglia.

PRESIDENTE. La Presidenza trasmetterà al Governo le istanze dei senatori intervenuti.

PERDUCA (PD). Per il prossimo 25 luglio la Federazione nazionale della stampa ha invitato i parlamentari a recarsi in visita nei Centri di identificazione ed espulsione di tutta Italia, luoghi cui è sempre stato precluso l'accesso agli operatori dell'informazione e all'inizio di aprile anche ai parlamentari e ai consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Dà annunzio degli atti di indirizzo e di sindacato ispettivo pervenuti alla Presidenza (v. Allegato B) e comunica l'ordine del giorno delle sedute del 20 luglio.

La seduta termina alle ore 19,57.

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente SCHIFANI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,34).

Si dia lettura del processo verbale.

BUTTI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 6 luglio.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 16,36).

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la Conferenza dei Capigruppo riunitasi questa mattina ha approvato modifiche e integrazioni al calendario corrente e il nuovo calendario dei lavori fino al 28 luglio.

Fermi restando gli altri argomenti già previsti per la settimana corrente, nella seduta pomeridiana di domani verrà esaminata la relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari concernente la domanda di autorizzazione all'esecuzione della custodia agli arresti domiciliari nei confronti del senatore Tedesco.

La prossima settimana, a partire da martedì 26, 1'Assemblea esaminerà il disegno di legge concernente 1'inapplicabilità del giudizio abbreviato per i delitti puniti con 1'ergastolo e il decreto-legge recante attuazione di direttive per la libera circolazione dei cittadini comunitari e il rimpatrio dei cittadini irregolari di Paesi terzi.

La Conferenza dei Capigruppo ha altresì previsto che l'Assemblea terrà seduta nella prima settimana di agosto, anche al fine di concludere l'iter dei decreti-legge pendenti e dei disegni di legge definiti dalle Commissioni permanenti.

Programma dei lavori dell'Assemblea, integrazioni

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi martedì scorso, con la presenza dei Vice presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento - la seguente integrazione al programma dei lavori del Senato fino al mese di luglio 2011:

- Disegno di legge n. 2567 - Modifiche agli articoli 438, 442 e 516 e introduzione dell'articolo 442-bis del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo (Approvato dalla Camera dei deputati).

Calendario dei lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. Nel corso della stessa riunione, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari ha altresì adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - modifiche e integrazioni al calendario corrente e il nuovo calendario dei lavori dell'Assemblea fino al 28 luglio:

Martedì

19

luglio

pom.

h. 16,30-20

- Disegno di legge n. 2720 e connessi - Istituzione Commissione diritti umani

- Disegno di legge n. 2281-B - Nuova disciplina prezzo libri (Approvato dalla Camera dei deputati, modificato dal Senato e nuovamente modificato dalla Camera dei deputati)

- Doc. IV, n. 12 - Autorizzazione esecuzione custodia agli arresti domiciliari nei confronti del senatore Tedesco (mercoledì 20, pom.)

- Disegno di legge n. 2824 - Decreto-legge n. 107, recante proroga missioni internazionali (Scade il 10 settembre)

Mercoledì

20

"

ant.

h. 9,30-13

"

"

"

pom

h. 16,30-20

Giovedì

21

"

ant.

h. 9,30-14

Giovedì

21

luglio

pom

h. 16

- Interpellanze e interrogazioni

Gli emendamenti al disegno di legge n. 2824 (Decreto-legge n. 107, Proroga missioni internazionali) dovranno essere presentati entro le ore 19 di martedì 19 luglio.

Martedì

26

luglio

pom.

h. 16,30-20,30

- Disegno di legge n. 2567 - Inapplicabilità giudizio abbreviato per i delitti puniti con l'ergastolo (Approvato dalla Camera dei deputati)

- Disegno di legge n. 2825 - Decreto-legge n. 89, recante attuazione direttive per libera circolazione cittadini comunitari e rimpatrio cittadini di Paesi terzi irregolari (Approvato dalla Camera dei deputati) (Scade il 22 agosto)

Mercoledì

27

"

ant.

h. 9,30-13.30

"

"

"

pom

h. 16,30-20,30

Giovedì

28

"

ant.

h. 9,30-14

Giovedì

28

luglio

pom

h. 16

- Interpellanze e interrogazioni

Gli emendamenti al disegno di legge n. 2567 (Inapplicabilità giudizio abbreviato delitti puniti con l'ergastolo) dovranno essere presentati entro le ore 12 di venerdì 22 luglio; quelli al disegno di legge n. 2825 (Decreto-legge n. 89, Attuazione direttive libera circolazione cittadini comunitari e rimpatrio cittadini di Paesi terzi irregolari) dovranno essere presentati entro le ore 17 di lunedì 25.

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 2824
(Decreto-legge proroga missioni internazionali)
(8 ore, escluse dichiarazioni di voto)

Relatori

30'

Governo

30'

Votazioni

1 h.

Gruppi 6 ore, di cui (*):

PdL

1 h.

36'

PD

1 h.

22'

LNP

37'

UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI

30'

Per il Terzo Polo (ApI-FLI)

29'

IdV

29'

CN-Io Sud

28'

Misto

28'

Dissenzienti

5'

(*) La ripartizione proporzionale dei tempi potrà subire variazioni a seguito di cessioni concordate tra i Gruppi.

Sul 19° anniversario della strage di via D'Amelio

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ricorre oggi il diciannovesimo anniversario della strage di via D'Amelio nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della Polizia di Stato di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina.

Una pagina tragica della vita della nostra Nazione, un evento che scuote ancora le nostre coscienze e che invita a riflettere e a meditare sulla ferocia e sulla pericolosità della criminalità organizzata che allora non esitò a commettere un delitto così efferato per colpire il cuore del nostro Paese.

Paolo Borsellino era un giudice che anteponeva su tutto il senso del dovere, dello Stato e i valori della democrazia.

Magistrato dotto, sereno, scrupoloso nell'applicazione delle leggi che ai giovani colleghi invitava ad approfondire ed osservare prima di tutto e sopra ogni cosa, Paolo Borsellino è stato esempio di come si amministra la giustizia.

Da giudice istruttore a Palermo, aveva affrontato diverse vicende giudiziarie fino all'istruzione del più poderoso processo della storia della criminalità organizzata mafiosa: il maxiprocesso definito poi dalla corte d'assise di Palermo con centinaia di condanne severe, confermate in secondo grado e dalla Suprema corte il 30 gennaio 1992.

A quel processo, Borsellino aveva lavorato in piena sintonia con Giovanni Falcone, con passione, con determinazione, con volontà di capire e di predisporre un impianto accusatorio che reggesse al vaglio dei magistrati decidenti. La stesura dell'ordinanza di rinvio a giudizio era stata completata dai due magistrati in località protetta, per le fondate e ripetute minacce di morte ricevute.

I due giudici erano accomunati dalla stessa tenace volontà di comprendere le dinamiche e la struttura dell'organizzazione criminale "cosa nostra", che nella loro terra di Sicilia - alla quale erano profondamente legati da un vincolo di amore - tendeva ad impadronirsi dei settori vitali dell'economia con metodi illegali, contro ogni forma di democrazia.

Fu anche a causa di quel processo che la mafia volle la loro morte e la eseguì con modalità efferate ed eclatanti, così da lasciare non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo, un ricordo tragico ed indelebile.

Paolo Borsellino veniva ucciso a meno di sessanta giorni di distanza dall'amico e collega Giovanni Falcone; con le due stragi venivano eliminati i due uomini che rappresentavano il simbolo della volontà di non arretrare di fronte al fenomeno mafioso; la volontà di riscatto e di combattere e di fare della Sicilia una terra libera da violenza, intimidazione, ricatto.

Ma la reazione dello Stato fu allora, e rappresenta anche oggi, la risposta più severa e decisa. Dopo il 1992 i continui risultati ottenuti da magistratura e forze dell'ordine sono la dimostrazione tangibile della prosecuzione incessante del lavoro di Borsellino e Falcone, sulla scia da loro tracciata. Sono la conferma che lo Stato c'è, e sa rispondere con spirito di coesione ed affrontare unito le emergenze e le difficoltà.

La strage mafiosa di via D'Amelio, nonostante i numerosi ergastoli inflitti a personaggi di spicco della criminalità organizzata mafiosa, presenta ancora oggi lati oscuri che continuano ad essere oggetto di approfondimento da parte della magistratura.

A tutti i magistrati impegnati in questa instancabile attività, va il nostro ringraziamento e il nostro sostegno.

La verità deve continuare ad essere ricercata, i riflettori sulla morte di un uomo giusto e dei suoi uomini della scorta non devono mai essere spenti finché ogni ombra sarà fugata.

Capire cosa accadde, chi volle che accadesse, resta per tutti un imperativo non solo morale. Abbiamo un debito nei confronti non soltanto delle famiglie che hanno sopportato in questi lunghi anni il dolore per la perdita di persone care; abbiamo un debito verso la Nazione e i cittadini onesti che hanno il diritto di conoscere tutta la verità su un giorno così buio della nostra Repubblica.

Onorare la memoria di Paolo Borsellino e di quanti, servitori dello Stato, hanno creduto nei veri valori della legalità, della democrazia, nei principi fondanti della nostra Carta costituzionale, significa prima di ogni cosa seguire il loro esempio, fare tesoro dell'insegnamento che ci hanno lasciato, per contribuire nei fatti e sempre, con determinazione e tenacia, a rendere migliore la nostra terra d'Italia.

La memoria e il ricordo assumono, allora, il vero e autentico significato, perché indicano la direzione obbligata che ciascuno di noi deve seguire per realizzare giorno dopo giorno la legalità; per essere ciascuno di noi esempio da offrire anche e soprattutto ai nostri giovani, che sono il nostro futuro. (Generali applausi).

VIESPOLI (CN-Io Sud). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VIESPOLI (CN-Io Sud). Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, a volte ci sono frasi e immagini che da sole raccontano una storia ed il senso di una storia. «Un giorno questa terra sarà bellissima»: è una frase di Borsellino, che da sola racconta una vita, il senso di una vita e del suo sacrificio. È una frase di struggente semplicità e di straordinaria forza evocativa e simbolica, perché descrive un eccezionale rapporto di identità, un legame con la propria terra, la Sicilia, perché racconta un rapporto fortissimo con la volontà di combattere in nome dei valori della legalità e di rappresentare il senso e il valore dello Stato, e in questo modo determinare e costruire una speranza.

«Questa terra sarà bellissima» è il tentativo di animare una speranza, pur in un luogo di difficoltà, di confronto forte, violento, aggressivo; racconta il tentativo di affermare alcuni valori per i quali noi ricordiamo sempre Borsellino, in particolare il valore dello Stato. In fondo, quando pensiamo a Borsellino, riportiamo alla mente cose che appaiono purtroppo desuete. Il fatto che di un uomo con la toga si dica, si scriva e si legga che la sua unica ambizione era quella di essere un servitore dello Stato oggi appare desueto, superato. Egli era un servitore dello Stato, un uomo capace di servire le istituzioni, di esprimere sobrietà attraverso il proprio impegno, umile ma forte, determinato nel contrasto al fenomeno criminale.

Credo tuttavia che ci sia un'altra immagine da ricordare, Presidente, ed è quella di un uomo che muore mentre porta il suo saluto alla madre, vittima di una madre terra matrigna, che lo ammazza nel momento in cui egli esprime ancora la forza straordinaria di alcuni valori, che purtroppo appaiono - anche questi - desueti.

Allora, ricordare Borsellino significa ricordare tutto questo: significa ricordare il servitore dello Stato; significa ricordare, per chi ha avuto una certa storia politica, che ci sono valori che vanno continuamente rappresentati, non solo in occasioni come quella che stiamo vivendo, ma nella quotidianità dell'impegno, del confronto e del dibattito politico.

Lei, Presidente, in un passaggio del suo intervento, ha detto che ci sono ancora lati oscuri. Ecco, io credo che oggi si possa e si debba affermare, con una coralità istituzionale, prima ancora che politica, che tutti abbiamo il diritto alla verità. Se non c'è la verità, non solo la Sicilia, ma la nostra Patria difficilmente potremo definirla una terra bellissima. (Applausi).

DE ANGELIS (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE ANGELIS (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Signor Presidente, oggi, 19 luglio, commemoriamo il diciannovesimo anniversario della morte di Paolo Borsellino e ricordiamo che con lui morirono e sacrificarono la loro vita gli agenti della sua scorta, i cui nomi vorrei citare: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Siamo a 19 anni dalla tragica scomparsa di un uomo che ha dato la sua vita per quei valori di democrazia che noi oggi ancora portiamo avanti con determinazione, ma che soprattutto stanno portando avanti, e vogliamo ringraziarli in questo momento, gli organi dello Stato, la magistratura e le forze di polizia, che tanti successi stanno continuando ad avere nei confronti della criminalità organizzata. Allora come oggi l'Italia si trovò di fronte ad un momento storico molto difficile, una fase in cui la criminalità organizzata aveva sferrato un duro attacco allo Stato. Borsellino e Falcone ne rappresentavano la difesa principale, il simbolo della legalità, il baluardo degli ideali delle nostre istituzioni.

L'impegno serio ed efficace di Paolo Borsellino ha fatto sì che la sua opera diventasse un momento di grande importanza in tutta la società italiana. A lui, agli uomini, ai tanti poliziotti, ai tanti magistrati morti per difendere la legalità, la Patria e tutti quanti noi, dobbiamo tanto.

Caro Presidente, lei ha sottolineato bene, anche in maniera molto incisiva, che dobbiamo dire no a quelle zone d'ombra che, dopo 19 anni, fanno sì che non si sia ancora arrivati ad una verità su una delle stragi di mafia più drammatiche della nostra storia. Dobbiamo dire no. Vogliamo andare alla ricerca della verità definitiva. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Come forze politiche dobbiamo dire no a quelle collusioni e a quelle zone d'ombra che ancora esistono all'interno dei partiti. Lo dobbiamo a tutti quegli uomini che hanno sacrificato la loro vita.

Paolo Borsellino dopo tanti anni è diventato un mito per tutti quanti noi, un mito per la nostra società. Il contributo che ha dato alla società civile è stato importante, ma il contributo che quest'ultima ha dato è stato altrettanto importante: gli sono stati intitolati scuole, edifici pubblici, parchi e vie in tutte le parti della nostra Nazione.

Ma la sua immortalità, perché di questo dobbiamo parlare, nella storia della nostra Patria è il ricordo che di lui conservano e portano innanzi i giovani. Le manifestazioni continue delle nuove generazioni nel suo nome fanno sì che Borsellino rientri nel Pantheon degli eroi della Patria. Di una Patria che i nostri giovani stanno cercando di portare avanti, fatta di legalità, di meritocrazia, di rispetto dello Stato e delle istituzioni; fatta di verità, di ricerca della verità in quei tanti, troppi momenti drammatici che ha vissuto e che non sono stati ancora chiariti.

Il ricordo di Paolo Borsellino deve essere portato avanti proprio in virtù del suo sacrificio. Dobbiamo far sì che la sua vita e quella degli agenti della sua scorta non vadano sprecate. Lo stanno facendo i nostri giovani. Di ciò noi dobbiamo essere degni. (Applausi).

LI GOTTI (IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LI GOTTI (IdV). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la commemorazione non è retorica se ad essa si accompagna una forte tensione di ricerca totale della verità, senza il timore di rimanerne stupiti. C'è stato un momento in cui autorevoli personalità politiche erano critiche sull'ansia di non far cadere l'oblio sulla storia tragica del nostro Paese. Ora, nessuno, forse qualcuno a malincuore, si permette più di dire che si sta inseguendo il passato.

Noi non possiamo, e non vogliamo, accettare che la storia della nostra Repubblica sia tessuta con una trama di misteri tragici ed irrisolti. Noi non vogliamo che la strage di via D'Amelio sia un'altra pagina non scritta della storia. Noi non saremo una democrazia compiuta sin quando accetteremo di convivere con i misteri, spesso di Stato, espressione di collusioni e complicità, pagine non scritte che hanno nomi ben precisi: piazza Fontana, l'Italicus, Bologna, piazza della Loggia, Ustica, Moro, Mattei, Pecorelli, Sindona, Ambrosoli, Calvi, via D'Amelio e via dei Georgofili. Non si diventa matura e forte democrazia senza le risposte ai misteri. È interesse dell'Italia, è un nostro dovere, senza grottesche speculazioni e preconcette verità.

Paolo Borsellino è stato trucidato quando non si era piegata la sua ansia di conoscere e capire, con il suo, ma era anche quello di Giovanni Falcone, metodo di lavoro "falsificazionista", ma non negazionista. Sarebbe bastato dare, per vivere, anche un impercettibile segnale di cedimento alla forza dirompente della barbarie. Fece, invece, il contrario. Fece capire di essere una roccia, con le sue penetranti interviste, con il suo parlare ai giovani. Il suo fu un dono di amore immenso per l'Italia e per la giustizia. Non basta essergli grati: noi gli dobbiamo di più; noi possiamo di più, per onorare il sacrificio e per dovere verso i nostri figli, assistiti dall'umiltà del dubbio, ma con la tensione per dare adesso risposte.

Ho scolpiti nella mente e nel cuore tre ricordi: quando Giovanni Falcone mi chiese - non c'era ancora la legge sui collaboratori di giustizia ed era un momento difficilissimo e cruento, all'indomani della strage di Bagheria, quando vennero trucidate la madre, la zia e la sorella di Francesco Marino Mannoia - di assistere quelle voci che aprivano i primi squarci nell'omertà. Ricordo ancora la tensione del 1° luglio 1992, e l'interrogatorio interrotto di Mutolo, per consentire a Paolo Borsellino di recarsi al Ministero dell'interno. Infine, l'ultimo incontro con Paolo Borsellino, il 17 luglio di quell'anno, la tristezza e l'amarezza nei suoi occhi e la corsa contro il destino, per cercare la verità. Non fece in tempo.

Onore noi dobbiamo ai caduti per un'Italia libera dalla morsa mortale del male, intensificando il contrasto e recidendo il rapporto con la politica, isolando i collusi, liberando Parlamento e istituzioni dagli insani ospiti, senza perniciose indulgenze, ritrovando la linea di discrimine tra chi è morto per combattere la mafia e chi con la mafia fa affari e dalla mafia prende voti. Paolo Borsellino, e le tante altre vittime, giovani che servivano lo Stato, sono i nostri eroi. Noi non ne conosciamo altri. (Applausi. Congratulazioni).

SERRA (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERRA (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI). Signor Presidente, vorrà consentire alcuni ricordi personali, e anche un pensiero intriso di commozione, sia pure a distanza di tanto tempo. Sono passati 19 anni, e ho ancora negli occhi quella immagine: una strada, quella che porta da Palermo all'aeroporto, sollevata come una montagna da 1.000 chili di tritolo, e la morte di Giovanni Falcone con gli uomini della scorta e la moglie.

Ho ancora l'odore di quei poveri corpi bruciati da una violenza che non aveva precedenti. Ma ho negli occhi ancora la figura di un uomo appena giunto sul posto, disperso nel vuoto, colpito da un dolore enorme per la perdita di un grandissimo amico. Quell'uomo era Paolo Borsellino. Di lui ricordo il magistrato dalle eccezionali doti professionali, pari solo alla serenità del suo giudizio, in ogni circostanza; un compagno con il quale ho diviso e condiviso pagine indimenticabili. Ricordo l'uomo, straordinario con la sua famiglia. Ricordo l'amico. Ero sicuro che nessuno più di lui, in quegli anni, avesse la consapevolezza di quello che stava accadendo. Siamo nel 1992 e Tangentopoli sta irrompendo nella vita politica del nostro Paese. Era difficile per me capire dove quell'uomo straordinario trovasse quel coraggio, quella tenacia di sempre, quella forza di andare avanti in un momento così devastante per il Paese. Una forza rimasta intatta, totalmente intatta, fino al 19 luglio, giorno in cui la mafia decise di farla finita anche con lui e mise fine al suo instancabile lavoro e al suo compito, che per lui era una missione vera.

Disse nell'ultima intervista (che lezione per tutti noi!): «La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in estremo pericolo è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio. So che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri insieme a me e so anche» - proseguì - «che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuare a farlo, senza lasciarci condizionare dalla sensazione o dalla certezza che tutto questo può costarci caro». Questo - ne sono convinto - è l'insegnamento migliore per tutti noi. Ancora oggi mi chiedo se un giorno arriverà la verità, se riusciremo a capire perché e chi ha premuto quel pulsante provocando quella tragedia immane, che ha visto morire con Paolo Borsellino gli eroici uomini della sua scorta.

Mi chiedo se si riuscirà mai a dipanare l'intricata matassa della connivenza e delle falsità. Ho la speranza, però, che tutto questo possa avvenire, perché i magistrati siciliani, pur a distanza di tanti anni, stanno lavorando con coraggio e grande professionalità, sebbene nelle crescenti difficoltà dell'ambiente in cui sono costretti ad indagare, ambiente talvolta fin troppo vicino ad apparati statali infedeli.

Poco dopo la morte di Paolo sono tornato nella sua Palermo da prefetto, e ho avuto l'onore di conoscere la moglie, una donna eccezionale (non poteva che essere così), e il figlio, che da poliziotto voleva seguire le orme del padre, un servitore dello Stato. A quella famiglia, degna di un giudice, ma soprattutto di un uomo così straordinario, va il mio ricordo, il mio pensiero e quello di tutto il mio Gruppo. (Applausi).

VALLARDI (LNP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALLARDI (LNP). Signor Presidente, sono trascorsi 19 anni da quel triste e tragico 19 luglio 1992. Paolo Borsellino fu assassinato con una carica di tritolo, lo sappiamo: in quel momento se ne andò un valoroso giudice. Insieme a lui se ne andarono però anche Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, tutti agenti di Polizia della sua scorta. Fu quella una grande perdita per il nostro Paese: una grandissima perdita per la lotta alle mafie e alla criminalità organizzata in genere.

Paolo Borsellino è un eroe dei nostri tempi (ma definirlo un eroe è poco). Come tutti gli eroi, egli ci ha lasciato insegnamenti positivi: la sua dedizione al lavoro, il suo impegno, il suo ingegno, il suo attaccamento al fare piuttosto che all'apparire (questa è sicuramente una grande dote), la sua concretezza, le sue idee, la sua paura, anche però accompagnata da un grandissimo coraggio, che lo ha fatto andare sempre avanti, fino alla sua triste fine, il suo inarrestabile desiderio di riuscire a cambiare quella città, quella Regione, questo Paese, purtroppo troppo spesso fatti anche di troppi, troppi silenzi.

Le sue idee sono state raccolte però come preziosa eredità da questo Governo - bisogna riconoscerlo - in cui il ministro Maroni, prendendo spunto anche dalle sue idee, ha attuato l'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alla mafia, dimostrando di non dimenticare il prezioso esempio e la volontà di Paolo Borsellino e di essere con questo accanto a tutte quelle forze dell'ordine che sempre, quotidianamente, combattono contro le mafie.

Il valore del giro di affari della mafia è impressionante: si parla di 135 miliardi di euro, di cui oltre 70 miliardi di utile. Paolo Borsellino voleva l'agenzia per i beni confiscati, e credo che ogni confisca di beni, ogni sequestro di denaro e ogni arresto di latitante sia il modo migliore, sia un modo eccezionale per ricordarlo e per ricordare tutti coloro che come Paolo Borsellino hanno creduto che la mafia si può e soprattutto si deve sconfiggere.

Noi della Lega Nord siamo convinti che il sacrificio e il ricordo di questo servitore dello Stato sia e debba essere di esempio e di monito all'impegno di tutti nella lotta contro la criminalità organizzata e contro tutte le mafie, senza dimenticarci che le mafie non sono solo al Sud: sono anche al Centro e al Nord del nostro Paese, e solo con la coesione e l'impegno di tutti riusciremo a sconfiggere la criminalità organizzata. (Applausi).

CAROFIGLIO (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROFIGLIO (PD). Signor Presidente, il 19 luglio 1992 oltre a Paolo Borsellino - è stato già detto, ma giova ripeterlo - morirono gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Non possiamo onorare lui senza onorare loro, tutti insieme collocati sulla stessa linea ideale, cioè il fronte del coraggio e della dignità di fronte all'ottusa barbarie delle mafie, di tutte le mafie: quelle più riconoscibili, perché munite di mitra ed esplosivi, e soprattutto quelle occulte, le più pericolose perché annidate nelle stanze del potere.

Posso dirlo? Non amo le commemorazioni. In esse è sempre presente il rischio delle frasi fatte, dell'elogio ipocrita, della retorica di chi è molto bravo, a volte, a parlare e meno a trarre le conseguenze delle parole, trasformandole in fatti e in contegni.

Allora, preferisco far risuonare in quest'Aula, attraverso la mia, la voce di Paolo Borsellino, leggendo la trascrizione testuale di un suo intervento in una scuola, e non è privo di significato che proprio di un intervento in una scuola si tratti.

Lo leggerò senza spendere una sola parola per commentarlo.

«L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. Eh no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire che quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano, devono trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi, che non costituivano reato - o i reati non sono stati accertati - ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.

Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c'è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno?». Sono - ripeto - le parole di Borsellino pronunciate in una scuola.

Paolo Borsellino era consapevole di andare incontro al suo destino, ogni giorno un passo in più. Un destino che sfuggiva - come di fatto è sfuggito - al suo controllo. Lo disse più volte, come lo disse Giovanni Falcone, come lo dissero altri, caduti su quella linea di resistenza della civiltà contro la barbarie. Questa consapevolezza non mutò la loro determinazione.

Ci sono momenti in cui quello che accade sfugge al nostro controllo, in cui il caso o forze sovrastanti - ciò che non era prevedibile e che comunque non è governabile - sembrano dominare le nostre vite, individuali e collettive. Ma anche in quei momenti possiamo decidere e scegliere come comportarci rispetto all'ottusa brutalità del destino. Il coraggio, il rispetto di noi stessi, la dignità, la capacità di mantenere fede alla parola data - agli altri, ma soprattutto a noi stessi - sono le qualità che ci rendono padroni della nostra sorte, anche quando sembra che un destino spietato potrà presto sovrastarci.

Borsellino, come Falcone, come altri, sono stati padroni della loro sorte, anche e soprattutto quando sono andati incontro, consapevolmente al loro destino.

Concludo il mio intervento dedicando loro una poesia che amo molto: una poesia sulla dignità di chi si trova sottoposto ad un destino che non riesce a sconfiggere e sceglie comunque l'atteggiamento da adottare rispetto a quel destino. La poesia è stata scritta da un poeta inglese del XIX secolo, William Ernest Henley e si intitola - non a caso - Invictus.

«Dal profondo della notte che mi avvolge, buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro, ringrazio qualunque dio esista per la mia anima invincibile. Nella feroce morsa del caso non ho arretrato né ho gridato d'angoscia. Sotto i colpi d'ascia della sorte il mio capo sanguina ma non si piega. Oltre questo luogo di collera e lacrime incombe solo l'Orrore dell'ombra, eppure la minaccia degli anni mi trova, e mi troverà, senza paura. Non importa quanto sia stretta la porta, quanto pieno di castighi il destino, io sono il padrone della mia sorte: io sono il capitano della mia anima». (Applausi).

GASPARRI (PdL). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARRI (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro Gruppo si associa al ricordo di Paolo Borsellino e di tutti gli agenti della sua scorta sterminati, come tutti ricordiamo, 19 anni fa in via d'Amelio, in un'estate che fece seguito ad una tragica primavera. Una delle fasi più oscure della storia della Repubblica; una fase che però portò ad una reazione immediata delle istituzioni, del Parlamento, con il varo di norme, di provvedimenti, di misure tesi a contrastare in maniera forte e determinata la criminalità organizzata, in particolare la mafia.

Come tutti, non intendiamo solo associarci ad un ricordo, che peraltro non dev'essere un'occasione retorica, bensì un momento vero, vivo, pulsante, di riflessione sui temi della legalità, della lotta alla criminalità; nelle Aule del Parlamento e in tutti i luoghi, a Palermo e ovunque, Paolo Borsellino e la sua scorta vengono ricordati, così come tanti altri eroi, da Falcone a Livatino, che hanno pagato con la vita il loro impegno di contrasto alla criminalità. Riteniamo piuttosto che l'impegno non debba esaurirsi nei discorsi, e che ad esso debbano seguire i fatti. E per quanto riguarda le indagini, i depistaggi e tutte le vicende di cui si discute, come tutti, ci auguriamo che l'accertamento definitivo della verità sia il più rapido possibile, ma non possiamo, proprio per non essere formali e per essere invece sinceri in questo ricordo, non rilevare quanto, nel corso di questa legislatura è emerso in maniera grave e inquietante.

Mi riferisco ad una vicenda della quale forse poco si sta parlando, quella relativa all'applicazione di alcune norme: parlo del 41-bis e del carcere duro, di cui nei giorni scorsi si è tornato a parlare anche in riferimento a orientamenti che da parte degli organismi europei competenti in materia di diritti umani sono stati espressi. Il 41-bis, il carcere duro, quelle misure di particolare isolamento dei boss mafiosi furono introdotte proprio all'indomani di queste tremende stragi della primavera-estate siciliana.

Proprio nel 1992, quando furono adottati questi decreti-legge e queste misure, si passò all'applicazione di tali normative. Nel corso della legislatura, dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia, l'ex ministro della giustizia Conso narrò, con una sincera illustrazione dei fatti, una storia che non era stata sufficientemente portata all'attenzione della pubblica opinione: nel novembre 1993, non dopo 19 anni ma solo dopo un anno e mezzo dalla strage di via D'Amelio e poco tempo dopo la strage di Capaci, si decise di non rinnovare la misura prevista dall'articolo 41-bis (all'epoca il regime del cosiddetto carcere duro veniva deciso a tempo) per diverse centinaia di esponenti della criminalità organizzata.

L'ex ministro Conso - della cui onestà personale nessuno ha mai dubitato in quest'Aula, né nella Commissione antimafia, né altrove - ha fornito dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia una motivazione inquietante di quella scelta. Egli ha affermato che si è tentato di dare un segnale in una stagione stragista (altri attentati ed altre vicende inquietanti seguirono le stragi di Capaci e di via D'Amelio). Alla fine del 1993, dunque, con successivi atti (ricordo che al Governo Amato subentrò il Governo Ciampi), si decise di cancellare e di non prorogare quella misura.

Credo che tale vicenda sia quella più scandalosa tra le tante, pur inquietanti, emerse nel corso di quella legislatura. Dedichiamo giustamente molta attenzione a numerosi fatti, ma si dedica poca attenzione a questa vicenda inquietante. (Applausi dal Gruppo PdL. Commenti dei senatori Astore e Garavaglia Mariapia).

Riteniamo che la Commissione parlamentare antimafia abbia acquisito tutti gli elementi; è stato chiesto che la Commissione antimafia potesse avere dal Ministero della giustizia, dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, tutta la documentazione. Al riguardo, si è svolta una lunga discussione, ma questa non è la sede più idonea, né vi sono tempi adeguati per ricordarne i vari passaggi. Pensiamo, però, che anche alcuni esponenti delle istituzioni - ci rivolgiamo, con grande rispetto, al presidente Scalfaro, al presidente Ciampi e all'ex ministro dell'interno Mancino - debbano aiutare il Parlamento e le istituzioni a fare luce su questa vicenda che merita di essere portata all'attenzione. Noi lo abbiamo fatto, signor Presidente, con una mozione, che riteniamo dovrà essere discussa in Aula nelle prossime settimane, perché, al di là delle attività lodevolmente condotte in Commissione antimafia, con acquisizioni di materiali, crediamo che l'Assemblea del Senato abbia il diritto di conoscere perché, come, ad opera di chi e quando si decisero quelle misure in netto contrasto con ciò che il Paese auspicava, con ciò che l'Italia aveva fatto all'indomani di quelle stragi e con ciò che si è fatto successivamente. Io ho l'onore di aver fatto parte di un Governo che ha reso permanente nell'ordinamento penitenziario l'articolo 41-bis; inoltre, in questa legislatura, per iniziativa del nostro Gruppo e del Governo e con un'ampia condivisione (credo pressoché unanime), abbiamo rafforzato l'istituto del 41-bis.

Allora, dedichiamo con fatti concreti e con precisi atti del Parlamento il nostro impegno alla memoria di Paolo Borsellino e della sua scorta. Credo che non saranno i Ciancimino junior o alcuni personaggi a raccontare la verità: dovrà essere anche il Parlamento a fare luce, non solo sulla verità di quelle stragi, ma sui fatti che attenuarono lo sforzo dello Stato. Si tratta di una vicenda inquietante che, in memoria di Paolo Borsellino, vogliamo portare all'attenzione dell'Assemblea del Senato. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, a nome del Governo, intendo associarmi alle sue parole per il ricordo degli agenti che furono ammazzati nell'eccidio di via D'Amelio e per il ricordo di Paolo Borsellino. Ho citato prima gli agenti, perché ho avuto la fortuna, o la sfortuna, di conoscere Paolo Borsellino e Giovanni Falcone nel 1976.

La senatrice Finocchiaro, che li ha conosciuti come me, sa che loro avevano il dono dell'umiltà e la capacità di vedere al di là delle posizioni e degli incarichi, ai quali molti aspirano: per loro era importante il lavoro che svolgevano. Nel 1976 Giovanni Falcone era ancora un giudice del civile. Tutti dobbiamo ancora misurare l'importanza di quello che è stato creato all'epoca della gestione dell'ufficio istruzione di Rocco Chinnici. Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Borsellino introducono un nuovo modo di investigare e di rispondere all'attacco mafioso: un modo che è stato d'insegnamento alle nuove generazioni, anche se a volte, forse, non è stato compreso fino in fondo per essere seguito integralmente.

Ritengo che in questi tre anni, in un momento particolare, il Senato abbia dato una risposta al riguardo ricordando figure come Falcone, Borsellino e Livatino, il cui processo di canonizzazione è stato da poco avviato (Applausi), attraverso un voto unanime, quindi senza differenze di schieramento, ricreando lo stesso spirito con cui abbiamo votato l'articolo 2 del cosiddetto disegno di legge sicurezza, che prevede una riscrittura delle norme antimafia, e non solo dell'articolo 41-bis.

Questa è la logica con cui sposo le parole del Presidente sottolineando, in particolare, la necessità che non vi siano più ombre e che quelle che ci sono ancora siano diradate, e perché ci sia restituita la verità su quello che ha portato a sottrarci non solo dei servitori dello Stato ma, per me, degli amici. (Applausi).

Discussione dei disegni di legge:

(2720) Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani

(1223) MARCENARO ed altri. - Istituzione della Commissione italiana per la promozione e la tutela dei diritti umani

(1431) CONTINI e FLERES. - Istituzione dell'Agenzia Nazionale per la promozione e la salvaguardia dei diritti fondamentali (ore 17,18)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge nn. 2720, 1223 e 1431, nel testo unificato proposto dalla Commissione.

La relazione è stata già stampata e distribuita. Chiedo alla relatrice, senatrice Incostante, se intende integrarla.

INCOSTANTE, relatrice. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema oggi all'ordine del giorno che trattiamo esaminando i testi unificati dei disegni di legge nn. 1223, 1431 e 2720, recanti l'istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani, riveste notevole importanza e attualità.

Per meglio comprenderlo bisogna guardare alla storia, risalire alle radici dell'Europa dopo la guerra, dopo le vicende tragiche del nazismo, un'Europa che affronta il tema della pace e della stabilità per i decenni successivi, che mette a fondamento della sua Costituzione il tema della democrazia e dell'affermazione dei diritti. Si giunse, così, all'istituzione del Consiglio d'Europa nel 1949 e alla sottoscrizione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nel 1950.

Ma il momento più importante è quello che vede la costituzione della Corte europea per i diritti umani nel 1953 che, in qualche modo, sposta il sistema di controllo internazionale sul tema dei diritti umani al di là della sovranità degli Stati-Nazione. Naturalmente, i principi fissati incontrarono tante contraddizioni e tanti ritardi nell'applicazione.

Oggi possiamo affermare che l'Unione europea ribadisce il suo forte impegno a difesa di tali temi e per l'affermazione dei diritti umani, per una politica contro il razzismo, la xenofobia, le discriminazioni di sesso, di religione, di età, contro discriminazioni relative alla disabilità o all'orientamento sessuale.

Presidenza della vice presidente BONINO (ore 17,19)

(Segue INCOSTANTE, relatrice). A questo proposito, basta ricordare un dato: l'Unione europea, per il periodo compreso fra il 2007 al 2013, destina un quarto della sua dotazione complessiva per realizzare programmi tesi a contrastare queste discriminazioni. Non c'è dubbio che questo tema ormai guidi l'Unione europea anche nelle relazioni con gli altri Paesi, sia quelli appartenenti all'Unione europea, sia gli altri, compresi quelli in via di sviluppo.

Certamente tutto ciò incontra tanti limiti e tante contraddizioni come, per esempio, è avvenuto anche per il nostro Paese. Tuttavia già nella risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 48/134 del 1993, che ha portato all'istituzione dell'Agenzia nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani ribadendo tale impegno per ogni Paese, si fissano e si delineano le essenziali caratteristiche di tale Agenzia. Prima di tutto, ne vengono fissate per legge le competenze; poi, è prevista la possibilità di rendere pubbliche le opinioni e le raccomandazioni sui procedimenti legislativi e amministrativi in materia di diritti umani, la segnalazione delle violazioni, l'incoraggiamento delle ratifiche degli organismi internazionali, l'assistenza al Governo nella preparazione dei rapporti agli organi di controllo per i diritti umani, la promozione di ricerche e insegnamenti nel campo dei diritti umani. È evidente che una tale strumentazione debba essere adeguatamente finanziata e, soprattutto, che tale Agenzia debba essere indipendente dal Governo, con poteri quasi giurisdizionali, per svolgere una serie di funzioni, come avviene, anche se con diversa forma, negli altri Paesi europei che si sono adeguati dando vita a questo organismo. Sono passati quasi 18 anni da quando l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione citata, si proponeva di dare seguito ad una importante Conferenza sui diritti umani, svoltasi a Vienna, al termine della quale veniva sottolineato lo stretto legame esistente tra sviluppo della democrazia e tutela dei diritti umani.

È un bene che l'Italia si accinga a dare attuazione a questa direttiva ed è bene ricordare i tentativi fatti nelle scorse legislature: nella precedente legislatura abbiamo avuto proposte di legge che non si sono potute esaminare per il termine anticipato della stessa; e, ancora, in questa abbiamo esaminato gli atti presentati dalla senatrice Contini, dal senatore Marcenaro e dal Governo. Abbiamo lavorato perché ci fosse la possibilità di giungere ad un testo concordato.

Questa potrebbe essere la volta buona per un adeguamento, come hanno fatto altri Paesi. La Francia ha istituito la Commissione nazionale consultiva dei diritti dell'uomo, con compiti di consiglio, vigilanza e proposta. La Germania, dal 1998, ha istituito un Commissariato per i diritti umani e gli aiuti umanitari, che svolge funzioni inerenti ai diritti umani, soprattutto rivolte all'estero, e mantiene i contatti con le organizzazioni internazionali. Nel Regno Unito opera una Commissione sull'eguaglianza e i diritti umani che ha poteri d'inchiesta e investigazione ‑ sicuramente in questo caso potremmo parlare di poteri più pregnanti ‑ e che promuove la conoscenza dei diritti umani, monitora la legislazione, adotta codici di condotta e può anche attivarsi su casi individuali. Cito solo queste realtà, ma altre potrebbero essere meritevoli di attenzione, come quella di Grecia, Irlanda e Spagna. Tutti i Paesi si sono posti in questa linea, ed è importante che il nostro Paese che, come è noto, ha fatto parte del Consiglio dei diritti umani nel triennio 2007-2010, si doti di questo organismo. È necessario che il nostro Paese, che quest'anno si è candidato ed è stato rieletto componente del Consiglio fino al 2013, sia in linea con le decisioni assunte dagli altri Paesi e con gli orientamenti internazionali. Lo ha ricordato il sottosegretario Scotti poco tempo fa anche nel corso di un'audizione nella nostra Commissione per i diritti umani, che ha particolarmente lavorato, in modo unitario e pregnante, su questi temi, così come è avvenuto nella 1a Commissione, nella quale abbiamo esaminato i provvedimenti.

L'Italia, come sapete, è stata sottoposta nel 2010 alla procedura di revisione periodica sui diritti umani. Tra le 92 raccomandazioni rivolte all'Italia, ben cinque riguardano proprio l'istituzione di un organismo indipendente per i diritti umani. Di esse, il nostro Paese ne ha accolte 78, e le cinque che riguardano questo organismo indipendente. C'è da ricordare che in Italia il mondo delle ONG e dell'associazionismo da tempo preme in questa direzione. Il Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umani, che è un network di ben 83 associazioni e ONG, è nato nel 2002 con lo scopo specifico di favorire l'istituzione di un organismo indipendente.

In sostanza, siamo di fronte ad un provvedimento lungamente atteso, la cui gestazione è stata sufficientemente lunga e a cui si è aggiunta l'iniziativa legislativa, che abbiamo apprezzato, del Governo. L'iniziativa dell'Esecutivo non è per niente lontana dall'impostazione dei disegni di legge di iniziativa parlamentare che, soprattutto in Senato, avevano promosso l'istituzione della Commissione italiana indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani.

L'impianto del disegno di legge presentato dal Governo può sicuramente essere accolto, anche perché rispondente a quanto contenuto negli altri provvedimenti. Tuttavia, sia pure in forma solo problematica, nel corso della discussione abbiamo segnalato qualche elemento di contenuto che potrebbe essere perfezionato.

Innanzitutto, il numero dei membri della Commissione. Nei disegni di legge dei colleghi Marcenaro e Contini, esso era pari a cinque, un numero diverso da quello indicato nel provvedimento del Governo. Questo numero avrebbe assicurato più facilmente una composizione plurale dell'organismo, per cui se ne è discusso, e abbiamo espresso al riguardo la nostra critica e i nostri orientamenti diversi. Purtuttavia, nella necessità superiore di far sì che l'istituzione di questo organismo andasse avanti, si è lavorato per un provvedimento che potesse essere condiviso ed appoggiato da tutti.

Proprio per questo, però, occorre approfondire un altro aspetto, legato alla disposizione in virtù della quale la Commissione svolge le proprie funzioni e prende le sue decisioni all'unanimità. Le norme sulle decisioni di questa importante istituzione dovrebbero essere costruite in modo tale, trattandosi di dare tutela a situazioni per definizione minoritarie e quindi a rischio di discriminazione, da non correre il rischio di provocare una paralisi decisionale.

Proprio il fatto che sia stato scelto un numero esiguo di componenti, vale a dire tre, avrebbe potuto portare a stabilire criteri selettivi per la scelta dei componenti. Va senz'altro apprezzata l'indicazione riguardante la rappresentanza di genere, che abbiamo condiviso ed approvato, mentre potrebbe valere la pena di precisare meglio la dicitura che si riferisce alle capacità, competenze, abilità dei componenti, stabilendo requisiti precisi e criteri sicuri.

Deve essere segnalato poi un altro passaggio di cui si è discusso e che meriterebbe di essere precisato, dove si dice che i componenti della Commissione sono tenuti al segreto su ciò di cui sono venuti a conoscenza nell'esercizio delle proprie funzioni (articolo 9, comma 1). Il segreto d'ufficio viene esteso dalla stessa norma anche a soggetti di cui la Commissione si avvale per esplicare il proprio mandato. Per fare quello che deve fare, la Commissione probabilmente deve poter fare denuncia pubblica di violazioni o situazioni critiche, senza ovviamente essere d'intralcio a possibili indagini della magistratura. Giustamente, infatti, è stato previsto l'obbligo di presentare rapporto all'autorità giudiziaria competente ogniqualvolta si venga a conoscenza di fatti che possano costituire reato, secondo quanto indicato all'articolo 4, comma 1.

Un altro dettaglio va menzionato con riferimento al comma 7 dell'articolo 3, in cui viene tratteggiato il potere di ispezione della Commissione, che può effettuare accessi e verifiche nei luoghi in cui si sarebbe verificata una violazione, previa notifica all'amministrazione responsabile. Un emendamento in proposito, presentato dal collega Fleres, esaminato in Commissione e la cui formulazione riproporremo anche in Aula, potrebbe essere esteso all'intero comma in questione.

Devono anche essere messe in rilievo alcuni aspetti positivi del provvedimento, tra cui in primo luogo la collaborazione con le università, i centri di studio e di ricerca, le organizzazioni e le associazioni: un aspetto valutato positivamente nel corso delle audizioni e considerato di rilievo rispetto al disegno di legge. Peraltro, questa collaborazione risulta positivamente già avviata a livello della Commissione interministeriale per i diritti umani del Ministero degli affari esteri, come ha ricordato alla nostra Commissione per i diritti umani, presieduta dal senatore Marcenaro, il sottosegretario Scotti nell'audizione del 16 giugno scorso.

Un altro aspetto positivo riguarda l'istituzione del Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali.

Un'ultima annotazione va fatta sull'emendamento relativo all'istituzione di una Commissione bicamerale, rispetto al quale, condividendo in termini di ragionamento l'esigenza di dare ordine ai due organismi già previsti, si intende proporre uno specifico ordine del giorno.

Signora Presidente, ci apprestiamo a compiere un atto importante che, attraverso uno sforzo condiviso, consente di licenziare un provvedimento atteso da tempo e rispetto al quale la discussione in Aula aiuterà a dirimere ulteriori questioni, nella convinzione che rappresenterà un punto di partenza per lavorare ancora meglio, in connessione e in linea con gli altri Paesi europei, sul tema dei diritti umani: un tema sempre estremamente attuale e cogente. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Chiedo al relatore, senatore Vizzini, se intende integrare la relazione scritta.

VIZZINI, relatore. Signora Presidente, mi riservo d'intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Contini. Ne ha facoltà.

CONTINI (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Signora Presidente, onorevoli colleghi, il tema di questo disegno di legge mi sta molto a cuore, come moltissimi di voi sanno, inclusi i ministri Frattini e Carfagna, che ne sono firmatari.

Si tratta di una proposta di legge che fa sostanzialmente una sintesi di precedenti iniziative legislative susseguitesi negli ultimi anni, sia in questa legislatura che nella precedente. Io stessa, d'intesa con il presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, senatore Marcenaro, ho avuto modo di lavorare a fondo su questo testo. Nel 2009, infatti, avevo predisposto e presentato come prima firmataria il disegno di legge n. 1431, nel quale proponevo l'istituzione dell'Agenzia nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani. Il disegno di legge del Governo, a prima firma del ministro Frattini, parla della Commissione per la promozione e la protezione dei diritti umani. I contenuti sono praticamente identici - fatta salva una piccola differenza nell'organico di segreteria della Commissione - in grandissima parte mutuati dal dettato della risoluzione ONU 48/134 del 1993.

Niente di nuovo sotto il sole, dunque, perché sotto il profilo formale oggi, come già due anni fa, quando presentai la mia proposta di legge, si trattava di adempiere come Paese ad un impegno nei confronti delle Nazioni Unite.

Colgo l'occasione per ricordare che, come ha detto anche la collega Incostante, altri Paesi europei ci hanno anticipato in questo percorso. Tra essi c'è innanzitutto l'Irlanda, che ha istituito la propria Commissione per i diritti umani con una legge nel 2001, costituendola come un'autorità indipendente. La Germania, sempre nel 2001, ha creato l'Istituto per i diritti dell'uomo, affiancandolo al Commissario per i diritti umani, esistente già dal 1998. Vale la pena infine citare anche il Regno Unito, che nel 2007 ha istituito con legge la Commissione sull'eguaglianza e i diritti umani, e lo cito come esempio perché si tratta di un modello di Autorità per i diritti umani che a mio avviso più si avvicina a quello indicato nella risoluzione ONU 48/134, vale a dire un'Autorità indipendente, dotata di poteri di inchiesta e investigazione ampi e incisivi, ivi inclusa la possibilità di intervenire in giudizio sulle materie di propria competenza. Si tratta dello stesso modello che avevo proposto nel mio disegno di legge oltre due anni fa.

Anche l'Italia, a fronte del proprio ingresso per il triennio 2007-2010 nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, aveva assunto l'impegno di istituire da noi una Commissione nazionale indipendente per la promozione e la difesa dei diritti umani, oltre a quello di completare l'adeguamento del nostro ordinamento giuridico allo Statuto della Corte penale internazionale. Oggi finalmente ci accingiamo a compiere il nostro dovere e a presentarci con le carte in regola dinanzi alla comunità internazionale.

Colgo ancora l'occasione per esprimere qualche pensiero come contributo a questa discussione e per ribadire, al di là del formale aspetto del recepimento, l'importanza sostanziale della risoluzione 48/134.

I diritti umani, nella loro più ampia accezione e nella loro natura universale, come espressione della dignità, del valore della persona umana e delle proprie libertà fondamentali, trovano un ampio riconoscimento a livello internazionale. Si potrebbe fare qui un lungo discorso sui diritti umani, su quanto sia fondamentale che essi vengano posti alla base di tutte le organizzazioni e in primis dagli Stati, quale condizione per garantire una società realmente libera e democratica. In estrema sintesi, i diritti umani sono la base e il motore della libertà. Ma in questa Assemblea siamo tutti, o quasi, perfettamente consapevoli di questo, e i tempi stringono.

Vale certamente la pena, però, di soffermarsi sul fatto che oggi dobbiamo pensare ai diritti umani in un mondo dove la globalizzazione tende sempre di più ad estremizzare i fenomeni. Se da un lato essa ha indubbiamente generato grandi opportunità, soprattutto nei Paesi che prima erano più poveri, emarginati dal mondo sviluppato della produzione industriale e dei commerci, dall'altro rischia di produrre, tanto nei Paesi più poveri quanto in quelli tradizionalmente più sviluppati, delle forme di dualismo proprio nel rispetto dei diritti umani. Si rischia cioè di creare delle situazioni in cui alcuni privilegiati fruiscono di enormi vantaggi, laddove altri, seppur pochi che siano, subiscono la sistematica e a volte subdola violazione dei propri diritti e libertà fondamentali.

Il rispetto dei diritti delle persone è forse la prima delle condizioni per assicurare questo sviluppo sostenibile e a misura d'uomo, che noi tutti contrapponiamo all'operare tendenzialmente senza regole del mercato globale. Infine, se alla globalizzazione dell'economia e della politica deve fare da contraltare una giustizia globale, sia sul piano dei diritti individuali che nei rapporti tra Nazioni e nel disegno delle istituzioni internazionali, i diritti umani ne sono la materia prima.

Ciò detto, nulla quaestio sull'importanza dei diritti umani, soprattutto di fronte a un ordine economico e politico mondiale nuovo e in continua evoluzione. Essi sono universalmente riconosciuti e sanciti. Ma anche regole così importanti, scritte in convenzioni e trattati internazionali, necessitano di un presidio concreto che le promuova, ne verifichi l'attuazione, le difenda, e soprattutto le faccia applicare e rispettare in concreto.

A far data dalla Dichiarazione internazionale sui Diritti dell'uomo del 1948, gli strumenti eretti a tutela dei diritti fondamentali dell'uomo sono numerosi, soprattutto le convenzioni, e in gran parte sono anche di natura giuridicamente vincolante. Molti di essi tuttavia sono di fatto privi di specifiche istituzioni di riferimento, ovvero di quei meccanismi di controllo e garanzia preposti alla concreta attuazione delle regole scritte nelle dichiarazioni e nelle convenzioni.

La risoluzione 48/134 è fondamentale proprio perché stabilisce l'importanza di organismi in carne e ossa incaricati della concreta promozione e difesa dei diritti umani, e che devono essere i singoli Stati ad istituire nei propri ordinamenti nazionali. È il progetto di una rete mondiale di istituzioni a presidio dei diritti umani. Devono essere organismi in primo luogo indipendenti (come le Authority indipendenti), dotati di adeguata competenza e di proprie risorse sufficienti al funzionamento (condizioni anche queste affinché essi possano essere autorevoli punti di riferimento del potere politico chiamato a varare leggi e istituzioni che impattano sui diritti umani, mantenendosi allo stesso tempo indipendenti dal medesimo potere politico); infine, devono essere organismi dotati del potere, anche giurisdizionale, di investigare e assumere provvedimenti idonei al mandato che sono chiamati a svolgere. Sono questi tutti elementi contemplati nel disegno di legge in discussione, con cui mi trovo quindi in sintonia. Questo dimostra che il mio disegno di legge del 2009 è stato sicuramente preso in considerazione dai Ministri degli affari esteri e delle pari opportunità, con i quali mi congratulo.

Finalmente, con l'approvazione di questo disegno di legge, al quale posso dire quindi di avere fattivamente contribuito, il nostro Paese sarà in regola dinanzi alla comunità internazionale. (Applausi dai Gruppi Per il Terzo Polo:ApI-FLI e PD).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Livi Bacci. Ne ha facoltà.

LIVI BACCI (PD). Signora Presidente, l'istituzione della Commissione nazionale indipendente per la promozione e la protezione dei diritti umani avviene a 18 anni di distanza dall'approvazione della risoluzione delle Nazioni Unite 48/134. Quindi, dopo quasi due decenni, recepiamo a pieno le raccomandazioni della risoluzione e facciamo nostri i principi di Parigi: non che già non lo fossero, ma formalmente ci adeguiamo completamente ad essi.

Occorre forse una considerazione sul grado di inerzia del nostro sistema nel recepire raccomandazioni importanti che poi finalmente siamo trascinati, in qualche modo, a fare nostre.

Credo che questo sia incomprensibile, per due ragioni. In primo luogo, perché l'Italia è internazionalmente molto attiva nella difesa dei diritti umani: possiamo ricordare la moratoria per la pena di morte, la difesa dei diritti del fanciullo e dei bambini vittime delle guerre, l'intervento per la libertà di religione, per i diritti delle donne e la lotta contro le mutilazioni genitali, di cui la nostra presidente, senatrice Bonino, è l'alfiere. Insomma, a livello internazionale siamo attivi, e quindi, proprio alla luce di questo nostro coinvolgimento a livello internazionale, non si giustifica un simile ritardo.

In secondo luogo, non si comprende tale ritardo anche in considerazione degli altissimi principi che sono contenuti nella nostra Costituzione.

Finalmente, anche noi abbiamo - o avremo tra poco - questa Commissione. Sono convinto che due eventi abbiano finalmente spinto le forze politiche, il Parlamento e il Governo a decidere l'istituzione di questa Commissione. Vi è stata prima di tutto la nostra rielezione nel Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, per il triennio 2011-2014. Certamente, in quell'organismo bisogna esserci con le carte perfettamente in regola, altrimenti non si ha nemmeno l'autorevolezza necessaria, quell'autorevolezza che per la verità ci compete, per l'attività che il nostro Paese ha in quest'area. Questa elezione ha fatto sì che finalmente ci decidessimo a creare la Commissione. In secondo luogo, forse è stata determinante anche la visita del presidente Napolitano a Ginevra, nello scorso mese di giugno. Insomma, la Commissione non si poteva non fare.

Posso dire che non solo la mia parte politica ma tutti quanti, mi sembra, accolgano con favore il disegno di legge al nostro esame. Siamo assolutamente favorevoli alla sua pronta approvazione, anche se non è esente da qualche pecca. Anche noi vorremmo che il testo fosse migliore di quanto non sia, però è opportuno evitare ulteriori dilazioni.

Faccio solo un'osservazione. Credo che il procedimento di nomina dei tre commissari, due dei quali sono nominati, rispettivamente, uno dal Presidente della Camera e uno dal Presidente del Senato, mentre il terzo, che è il presidente, è nominato congiuntamente, non dico che si presti a qualche sospetto, ma comunque poteva essere migliore. Se i Presidenti di Senato e Camera appartengono allo stesso schieramento politico, come può avvenire e come è avvenuto, infatti, anche se sono sicuro che ambedue in passato, nel presente e in futuro hanno indicato e designerebbero le figure più meritevoli, tuttavia potrebbe pesare su di loro, per gli eventuali malevoli, l'ombra della non completa indipendenza dal potere politico. Forse un altro meccanismo di nomina avrebbe permesso di rendere ancora più forte l'indipendenza della Commissione.

Vorrei inoltre proporre due notazioni, che hanno a che fare non con l'articolazione di questo disegno di legge, ma con le implicazioni che la costituzione della Commissione avrà. Credo che questa Commissione dovrà essere capace di tenere gli occhi molto aperti, in campo internazionale come in campo interno. In campo internazionale, per quanto riguarda l'Italia e gli italiani, vi è la possibilità che la nostra azione possa in qualche modo confliggere con i diritti umani di persone che si trovano al di fuori del nostro Paese, per cui ritengo che bisogna stare molto attenti, perché siamo in epoca di internazionalizzazione. Imprese e aziende si impiantano in tutte le parti del mondo, con lavoratori alle loro dipendenze, viaggiatori e turisti sono ovunque, viviamo contatti di ogni tipo - sociali, militari, di studio - con i cinque continenti: quindi, la quantità di relazioni che intratteniamo è straordinariamente accresciuta rispetto a quanto non fosse 20, 50 o 100 anni fa.

La Commissione avrà la responsabilità di porre un occhio attento sui rischi che, in questa diaspora inevitabile dell'attività e dei contatti dell'Italia con il resto del mondo, i diritti umani fondamentali vengano violati. Parlo di inevitabile, perché siamo in epoca di grande e rapida internazionalizzazione.

La seconda osservazione riguarda il piano interno. Certo nel nostro Paese, che è ricco di associazionismo e di centri di osservazione, teniamo un occhio puntato su ciò che può confliggere con i diritti umani in Italia, e abbiamo tutti gli strumenti per far sì che questi diritti vengano tutelati e che vengano portate all'attenzione della collettività le eventuali infrazioni. Però abbiamo delle aree di debolezza, che non sono solo del nostro Paese, ma anche di gran parte dei Paesi ricchi ed europei. Mi vengono in mente il problema delle carceri e dei carcerati, il problema della violenza domestica sui fanciulli e sulle donne, il problema dell'omofobia, il problema della xenofobia, il problema dei diritti dei migranti, degli irregolari e dei richiedenti asilo. Abbiamo svolto per più di un anno nella Commissione per i diritti umani, presieduta dal senatore Marcenaro, un'indagine approfondita sulla condizione dei rom, durante la quale violazioni frequenti dei diritti elementari sono state portate alla luce. Diciamo dunque che anche un Paese così complesso come il nostro ha molte aree di criticità per quanto riguarda la difesa dei diritti umani.

Vorrei aggiungere una notazione che va un pochino più in là, nel senso che non c'è solo la trasgressione dei diritti fondamentali di ogni individuo, ma ci sono anche le cause di queste trasgressioni. Qui vorrei ricordare che il nostro forse è un Paese più ricco di quanto non fosse in passato (anche se attraversiamo una dura crisi), ma come Paesi moderni o postmoderni abbiamo anche delle fragilità in più. Siamo più ricchi e più forti, ma rischiamo di avere meno coesione e molta più fragilità di quanto non avvenisse in passato. Questo rende sempre nuove categorie di persone più vulnerabili, o vulnerabili. Nel nostro Paese aumentano le disuguaglianze. C'è il rischio di confliggere con il diritto all'istruzione, perché c'è una forte dispersione scolastica e abbiamo problemi con il diritto alla salute, un diritto universale, ma certamente l'invecchiamento della popolazione e il ritirarsi delle reti di protezione sociale potranno lasciare scoperte le parti più deboli della popolazione.

Credo che la Commissione in futuro debba stare attenta anche a questi aspetti e tenerli presenti: non c'è solo la trasgressione formale, dolorosa, dei diritti umani, ma ci sono anche tutte quelle azioni che un Paese moderno porta avanti, che possono condurre a fragilità che determinano violazioni di questi diritti. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Valditara. Ne ha facoltà.

*VALDITARA (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Signora Presidente, onorevoli colleghi, la tutela dei diritti umani è fondamentale per la democrazia. Bene ha fatto chi si è impegnato in quest'Aula, e fra coloro che si sono impegnati c'è sicuramente la senatrice Contini, per dare attuazione alle politiche che favoriscono la tutela dei diritti umani. Io voglio ringraziarli per la sensibilità, per l'impegno con cui si sono battuti, per la passione che hanno dimostrato. Detto questo, personalmente ho qualche perplessità sull'utilità di questa Commissione, ancorché prevista da risoluzione internazionale.

La Commissione prevede infatti: la promozione della cultura dei diritti umani nelle scuole e presso le categorie professionali; il monitoraggio del rispetto dei diritti umani in Italia; la formulazione di pareri e proposte al Parlamento; la collaborazione con organismi internazionali per lo scambio di esperienze.

Tuttavia, laddove vi sia la violazione dei diritti umani, già ci sono autorità preposte a sanzionarle. Penso, ad esempio, alla magistratura. Con riferimento alla promozione dei diritti umani, le nostre istituzioni scolastiche e culturali, il nostro sistema mediatico e informativo già svolge adeguatamente compiti di formazione, e in campo internazionale il Ministero degli affari esteri ha indubbiamente un ruolo molto significativo.

Quanto poi, per esempio, alla durata dei processi, più che di commissioni abbiamo bisogno di riforme serie che spettano al Parlamento.

Quello che ritengo debba essere in ogni caso rivisto in questo disegno di legge è senza dubbio il costo: quasi due milioni di euro. In un momento in cui si chiedono sacrifici agli italiani mi sembra inopportuno pagare un presidente di questa Commissione ben 237.000 euro, i consiglieri 158.000 euro, e le spese per missioni e consulenze 270.000 euro, e le spese per le riunioni del Consiglio 75.000 euro. (Applausi della senatrice Boldi).

Voglio rivolgere un invito al Governo, che ha voluto presentare questo disegno di legge, e a tutti i colleghi, perché si intervenga tagliando questi che io ritengo siano assolutamente degli sprechi. Una Commissione di questo tipo, se proprio la si vuole istituire in questo momento, può essere organizzata con risorse senza dubbio inferiori. Se non ci sarà un sensibile taglio di spese, anticipo che non voterò questo disegno di legge. (Applauso dal Gruppo Per il Terzo Polo:ApI-FLI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Di Giovan Paolo. Ne ha facoltà.

DI GIOVAN PAOLO (PD). Signora Presidente, colleghi, mi soffermerò solo brevemente sull'istituzione di questo organismo, anche se la riflessione fatta dal collega intervenuto precedentemente, ancorché molto giusta e molto spontanea, mi indurrebbe a riflettere sul fatto che le Convenzioni, come le riforme, costano. E poi, la scelta delle priorità, se non viene difesa dalla politica, da chi deve essere difesa? (Applausi della senatrice Garavaglia Mariapia).

Noi sappiamo che gli sprechi vengono da molte altre cose: ad esempio, c'è lo spreco dei processi in cui i diritti umani non sono stati presi in considerazione. È bene anche che - se è legittimo che vi sia un po' di populismo fuori di qui - almeno al nostro interno sia possibile immaginare una difesa dei momenti alti della politica, come è questo.

Noi attendevamo da troppo tempo che fosse fatta giustizia rispetto a una Convenzione delle Nazioni Unite. Aspettiamo da 22 anni che venga istituito il reato di tortura, come ci chiede la Convenzione internazionale, perché i diritti sono anche prima delle Costituzioni: appartengono al genere umano, alle comunità internazionali prima ancora che il diritto internazionale li renda in forma pattizia. E allora, a noi spetta forse, in questo caso, di vedere quale sia la consistenza concreta di questo organismo, e in questo concordo con il collega: va fatto vedere che quanto viene realizzato funziona e porta dei risultati concreti. Questo sì, certamente.

Non mi soffermo tanto sull'importanza di un organismo indipendente e autonomo. Vorrei farlo in riferimento a due questioni che avrebbero potuto aiutarci a risolvere. In primo luogo, sono trascorsi 10 anni dai fatti del G8 e, purtroppo, i fatti del G8 sono finiti, da un lato, con una ingiustificata idea di repressione nei confronti di tutte le forze dell'ordine, le quali invece in quei giorni in molti casi hanno lavorato seriamente e secondo principi democratici, nonostante le visite in questura di qualcuno che negli ultimi anni è diventato molto liberale e molto conservatore europeo, ma che ai tempi immaginava di poter dare il via libera a comportamenti ben diversi.

Non avendo però portato fino in fondo il reato di tortura, e facendo così in modo che la prescrizione operasse solamente per quei pochissimi che si sono macchiati, evidentemente, di colpe, tant'è che hanno risarcito le vittime, è evidente che se invece che un dibattito politico, a destra e a sinistra, o un dibattito semplicemente politico, ci fosse stata un'autorità indipendente ed autonoma, il giudizio su quei fatti avrebbe potuto essere molto più serio e molto più attento. Avrebbe potuto permettere, ad esempio, alle forze dell'ordine di costruire delle condizioni di risposta a situazioni estreme e avrebbe potuto forse permettere al movimento di quei giorni di chiedersi per quale motivo, dopo dieci anni, i black bloc possono ancora risorgere ogni volta che c'è un'iniziativa.

È evidente, per mia cultura, che alle manifestazioni si va al massimo con la merenda; ma è anche vero che bisogna che le indagini non si fermino il giorno delle polemiche politiche, ma che proseguano e giungano a conclusione. In questo senso, l'organismo che andiamo a creare può essere un elemento dirimente in questi termini, perché ci può aiutare a togliere il di più, che è la questione di parte, per andare a verificare le condizioni in cui sono avvenuti i fatti.

Io credo che non dobbiamo dimenticarcelo, perché ho fiducia sia nelle persone che scendono nelle nostre piazze e che protestano civilmente, sia nelle forze dell'ordine che debbono aiutarci a proteggere queste manifestazioni di pensiero: noi abbiamo il dovere di proteggere loro e i manifestanti. Io penso che un'autorità come questa, se ci fosse stata ai tempi del G8, ci avrebbe aiutato a far meglio anche la politica.

Il secondo esempio riguarda un altro universo di cui spesso vogliamo dimenticarci: gli oltre 70.000 cittadini, italiani e non, che sono nelle nostre carceri. Oggi siamo nuovamente di fronte all'estate, e solamente i garanti dei detenuti, che esistono in alcuni luoghi d'Italia, e pochissimi parlamentari hanno l'impegno di ricordarsi di questi cittadini ed esseri umani, dei quali oltre il 30 per cento rischia di essere detenuto in attesa di giudizio (come ai tempi dei film del passato), e di cui il 30 per cento è in carcere a causa di una legge sbagliata sulle tossicodipendenze (e spesso in attesa di giudizio). Tra questi, c'è anche un 30 per cento di immigrati, grazie a reati surrettiziamente introdotti negli ultimi anni, come il reato di clandestinità.

Rispetto a questo punto, esistono delle proposte di istituzione di un garante nazionale dei detenuti, che raccolga il lavoro che già viene svolto a livello dei garanti regionali e, in alcuni casi, anche in alcune città. Io credo che l'autorità, indipendente ed autonoma, possa e debba trovare nel regolamento un modo per tutelare i diritti e i doveri di coloro che sono cittadini detenuti, cioè di coloro di cui ha la massima responsabilità lo Stato, perché li ha in carico fisicamente. Rispetto a questo tema, soprattutto in occasione di momenti come questo, prima dell'estate, nel momento in cui sappiamo che ci può essere un rischio per quanto riguarda le malattie e la sanità penitenziaria (riforma forse fin troppo ottima, che ancora, a tre anni di distanza dai decreti, non è stata realizzata in moltissime Regioni), io credo che un'autorità indipendente ed autonoma sia l'occasione per un ragionamento serio e svincolato dalle questioni partigiane, per far tornare il diritto al centro del nostro ragionamento in questo Paese.

Ecco perché non è inutile. Si eliminino certamente tutti gli sprechi, ma questa istituzione non è inutile, e forse rappresenta uno spreco minore di altri, perché ci permette di avere uno sguardo d'insieme sullo stato dei diritti nel nostro Paese. Io la penso non semplicemente come un'autorità che deve castigare o che deve moralisticamente fare le pulci rispetto ai diritti, ma come un'autorità che aiuta a costruire un'idea del diritto. Immagino che un'autorità come questa possa rappresentare la migliore possibilità di ragionare rispetto alle nostre forze dell'ordine, al Parlamento e alle istituzioni, affinché il diritto torni un punto di riferimento, e non sia semplicemente il diritto di quelli che a me stanno più simpatici, a scapito di quelli che a noi possono sembrare di un'altra parte politica.

In questo senso, credo che oggi sia un momento importante. Spero che il nostro Governo (in questo caso come istituzione di tutti noi) non si fermi a questo, ma anche sul reato di tortura, ventidue anni dopo, trovi una soluzione, che già in quest'Aula tentammo d'individuare con un ordine del giorno.

Spero che anche per gli altri impegni internazionali relativi a questo tema, il Governo, assieme a noi come Parlamento, vi tenga fede, e che la scelta di questa autorità non sia semplicemente un omaggio al fatto che siamo presenti in un organismo così importante come il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, ma sia un primo passo verso il ritrovare un clima di attenzione al diritto che, oltre che bipartisan, venga portato da queste istituzioni al nostro popolo. (Applausi dal Gruppo PD e dei senatori Molitari, Pardi e Giai).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Germontani. Ne ha facoltà.

GERMONTANI (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Signora Presidente, nel nostro Paese è da tempo consolidata una diffusa cultura per la tutela dei diritti umani e, nonostante i nostri problemi interni, ci viene riconosciuta anche a livello internazionale una convinta vocazione giuridica e costituzionale in linea con le più progredite Nazioni europee. In parte dovuta a origini storiche assolutamente italiane e in parte dovuta all'acquisizione di tradizioni diverse (una per tutte la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e dei cittadini del 26 agosto 1789 in Francia), sta di fatto che la vocazione culturale del nostro Paese è riconosciuta universalmente.

Nonostante tutto ciò, più di recente ci siamo trovati spesso ad essere in ritardo rispetto all'attenzione di ben individuate risoluzioni che sono state di volta in volta assunte dall'Assemblea generale dell'ONU. Una di queste, purtroppo riguarda proprio l'istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani, prevista dalla risoluzione n. 48/134, adottata dall'Assemblea generale dell'ONU il 20 dicembre 1993, che impegna gli Stati firmatari ad istituire organismi nazionali, autorevoli e indipendenti, per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

«Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti» è detto testualmente nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789. E le libertà che ne derivano sono parte integrante della nostra civiltà occidentale a garanzia dei cittadini indipendentemente dalle loro condizioni economiche e sociali.

La risoluzione ora menzionata stabilisce precisi criteri che gli organismi nazionali devono seguire per garantire la tutela dei diritti umani.

I compiti principali della Commissione attengono a quattro grandi aree di attività: sensibilizzazione, vigilanza, proposta e rapporti istituzionali.

L'evoluzione della nostra società nazionale e gli influssi che vengono recepiti in una quotidianità dell'informazione che è sempre più globale, comportano tuttavia alcuni aggiornamenti continui.

La complessità sociale di alcuni fenomeni spesso mette in discussione gli stessi diritti tante volte proclamati e persino la stessa dignità della condizione umana. (Brusìo).

PRESIDENTE. Colleghi, vi ho richiamato varie volte. Non costringetemi ad essere troppo petulante! Prego, senatrice Germontani.

GERMONTANI (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Grazie, signora Presidente.

Il mio riferimento è alla situazione delle carceri, alle condizioni di degrado dei detenuti e, in particolare, delle detenute, nonché al grave problema della prostituzione, connessa anche a fenomeni di immigrazione incontrollata. Diritti umani, spesso, penalizzati anche dalla assenza di una diffusa cultura della legalità.

Anche se ormai, universalmente, si è convinti che il riconoscimento e il rispetto dei diritti umani è essenziale al raggiungimento delle tre priorità universalmente accettate (pace, sviluppo e democrazia), il mondo contemporaneo vive nel paradosso tra l'universale apprezzamento di questi diritti e la loro continua violazione: ciò, da parte non solo di Stati dittatoriali, autoritari, ma anche di democrazie consolidate.

La questione dei diritti umani in genere, in tutte le sue articolazioni, è diventata prioritaria, certo, nell'ambito del dibattito internazionale, tanto da evidenziare la necessità, all'interno dei singoli Paesi, di creare istituzioni che ne perseguano e promuovano i principi.

Purtroppo, l'Italia è al settimo posto nella classifica degli Stati europei che commettono più violazione dei diritti umani. È quanto si apprende dalla relazione realizzata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri sul tema «esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dello Stato italiano». Turchia, Russia, Romania, Ucraina, Polonia e Bulgaria precedono il nostro Paese, che nel 2009 si attestava al sesto posto tra i quarantasette stati membri del Consiglio d'Europa.

Le violazioni commesse dall'Italia riguardano soprattutto la lunghezza dei processi e il diritto di proprietà e costeranno alla casse pubbliche quasi 8 milioni di euro. Nel 2009, l'importo era decisamente inferiore: circa 3,3 milioni di euro.

Nel 2010 le sentenze pronunciate contro l'Italia sono state 98. Di queste, 61 hanno constatato la violazione di almeno un articolo della Convenzione, 3 non hanno accertato alcuna violazione, mentre 34 hanno determinato l'equa soddisfazione. I ricorsi ancora pendenti dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo sono 10.208 con un incremento del trenta per cento sul 2009.

Infine, la questione del 41-bis, il carcere duro inflitto, soprattutto, ai mafiosi. All'Italia è imputato l'eccessivo ritardo con cui decide sui ricorsi presentati dai detenuti. Strasburgo suggerisce di trasformare il 41-bis da regime speciale a regime ordinario, così da poter usufruire di tutte le deroghe previste in favore dei detenuti. Oppure, in alternativa, regolamentarlo come pena diversa, inflitta in sede di condanna a discrezione del giudice, con possibilità di affievolimento, nel tempo, come per tutte le altre pene.

Naturalmente, modificare in tal senso il regime del 41-bis, porterebbe a recuperare rilevanti risorse lavorative ed eviterebbe la necessità di periodiche reiterazioni dei decreti, la cui proroga spesso si protrae per lunghi anni. Ormai i primi 41-bis sono in proroga continua da circa 15 anni, per cui si percepisce, nella magistratura di sorveglianza, un certo disagio nel motivare la perdurante sussistenza, dopo tanto tempo, di contatti con le associazioni criminali di riferimento, anche perché difficilmente la polizia svolge indagini sui condannati e dunque mancano relazioni di polizia giudiziaria effettivamente utilizzabili.

Va però detto che convertendo il 41-bis in un tipo di carcerazione più blanda, non si avrebbe più alcuna misura cautelare per recidere, o almeno tentare di recidere, lo scambio di informazioni tra i boss dietro le sbarre e quelli che ne raccolgono l'eredità all'esterno. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ieri in un incontro con il leader radicale, Marco Pannella, ha sollecitato l'adozione di indispensabili misure amministrative, organizzative e legislative per una piena affermazione e tutela delle libertà civili e dei diritti dei cittadini. In particolare, il Capo dello Stato si è soffermato sulle questioni del sovraffollamento delle carceri, della condizione dei detenuti e di una giustizia amministrata con scrupolosa attenzione per tutti i valori in gioco, con serenità e sobrietà di comportamenti.

Un altro tema degno di approfondimento riguarda la protezione e la difesa delle donne vittime del traffico di esseri umani. L'Organizzazione internazionale per le migrazioni stima che circa 1.000.000 di esseri umani sono trafficati ogni anno nel mondo e 500.000 in Europa. In Italia, per quanto riguarda la tratta per sfruttamento sessuale, pur nella difficoltà di poter avere dati certi sul fenomeno per il suo carattere di clandestinità, si stima una presenza di prostitute straniere che oscilla tra le 19.000 e le 26.000. La prostituzione coatta in Italia di migliaia di ragazze straniere non è solo una questione culturale e sociale relativa alla coscienza maschile, ma riguarda i diritti umani negati, la violenza sulle donne, lo strapotere delle criminalità organizzate e l'inconsistenza e l'incoerenza delle relazioni internazionali Italia-Africa e Italia-Europa, come viene molto efficacemente documentato nel libro: "Schiave", di suor Eugenia Bonetti.

Ci sono inoltre altri campi nei quali il nostro Paese evidenzia lacune nella tutela dei diritti umani. Penso alla tutela delle minoranze quali rom, sinti, camminanti e alla carenza di una legislazione organica per richiedenti asilo politico e rifugiati.

La credibilità dell'Italia presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite dipenderà dalle sue politiche interne. Il Governo italiano deve realizzare fino in fondo le promesse fatte di rispetto dei diritti umani. Oltre al tema del sovraffollamento delle carceri italiane, va ricordato, infatti, che le autorità internazionali non hanno il diritto di ispezione nelle nostre prigioni e ciò limita senza dubbio la credibilità del nostro Paese all'estero.

Va bene, dunque, l'istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani che vigilerà sugli abusi che ancora vengono perpetrati nel nostro Paese, perché, in un certo senso, accettare le ingiustizie del mondo significa alimentarle.

Detto questo, sono assolutamente convinta, però, che non dobbiamo creare un ulteriore organismo che garantisca posizioni, privilegi, indennità ed emolumenti. In questo momento, in cui parliamo di tagli dei costi della politica, non dobbiamo sprecare ulteriori risorse pubbliche. Sottolineo che il presidente dell'ANVUR, che sarà il massimo esponente destinato a valutare il sistema universitario italiano, guadagnerà un terzo di quanto è previsto per il presidente di questa Commissione così come i singoli consiglieri guadagneranno un decimo di quanto percepiranno quelli della stessa Commissione. Quindi, pur condividendo l'istituzione della Commissione, ritengo che il Governo si debba impegnare per contenere i costi anche di questo organismo. (Applausi dai Gruppi Per il Terzo Polo:ApI-FLI e PD).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Baio. Ne ha facoltà.

BAIO (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Signora Presidente, aggiungo poche osservazioni, perché le colleghe e i colleghi che mi hanno preceduto hanno ben illustrato le finalità e gli obiettivi della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani e la positività del fatto che finalmente essa viene istituita anche in Italia.

L'istituzione di questa Commissione ha luogo in attuazione - come è stato ricordato - della risoluzione 48/134 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, adottata il 20 dicembre 1993. Il nostro Paese è uno dei pochi in Europa a non avere ancora dato attuazione a questa risoluzione: infatti, ad oggi in 67 Paesi del mondo, e in 22 Stati europei - tra i quali Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Polonia, Spagna e Svezia - operano organismi pienamente rispondenti ai criteri ispiratori della risoluzione ONU. Fortunatamente oggi noi siamo qui proprio per realizzare questo obiettivo, anche perché tale misura non è più rinviabile.

Il fatto che non possa e non debba essere rinviata lo dimostra il triste scenario internazionale che ci circonda. Quando parliamo di diritti umani, facciamo riferimento ad un valore alto, che sta sopra gli altri valori. Quando veniamo mandati dal Senato a rappresentare il nostro Paese all'estero, constatiamo che questo aspetto viene riconosciuto all'Italia nel mondo, cosa di cui possiamo essere orgogliosi.

Ripeto che lo scenario internazionale è alquanto triste: non possiamo non sentirci toccati anche noi in prima persona dalla triste realtà che ci circonda, fatta di guerre, di lotte intestine e profonde che vengono reiterate negli anni. In fondo, come affermava Martin Luther King, che ha pagato con la sua vita, «l'ingiustizia in un luogo qualsiasi è una minaccia per la giustizia ovunque».

Presidenza della vice presidente MAURO (ore 18,15)

(Segue BAIO). La violazione dei diritti fondamentali dell'uomo è un crimine contro l'umanità, che supera ogni confine geografico, supera la religione, il colore della pelle, l'età delle persone e - appunto - il Paese.

A guardare i numeri, sappiamo che oggi nel mondo si consumano 31 conflitti e che dalla Seconda guerra mondiale ad oggi sono morte 86 milioni di persone come vittime di guerra. Sono numeri che facciamo fatica a pronunciare: sono agghiaccianti, fanno rabbrividire e dimostrano quanto sia importante la risoluzione ONU 48/134 del 1993 e, dunque, l'istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani.

Il contesto internazionale deve indurci a riflettere, deve spronarci a fare scelte importanti e coraggiose. Oggi siamo chiamati ad istituire questo organo, sottolineo, terzo ed indipendente che, tra l'altro, dovrà collaborare con gli organismi internazionali per raggiungere obiettivi che superino i confini nazionali acquistando rilevanza planetaria, mondiale, affinché mai più nessuno, in qualsiasi parte del mondo, possa vedere calpestati i propri diritti fondamentali.

I numeri che ho citato ci fanno capire che questa è una goccia in un oceano, ma forse le parole pronunciate da Madre Teresa di Calcutta possono convincerci del valore e dell'importanza della scelta che noi compiamo oggi. Lei affermava che quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno (e - aggiungo io - rischierebbe di non essere un oceano).

Questa Commissione sarà quindi chiamata ad affrontare forme di violazione di diritti umani vecchie e nuove. Infatti, se con l'avvento del cristianesimo sono state cancellate le forme di schiavitù storiche, come ha ricordato poc'anzi la senatrice Germontani, oggi siamo di fronte a nuove forme di schiavitù che si consumano in altri Paesi, ma che purtroppo anche noi viviamo, dato che si consumano anche qui. L'istituenda Commissione, che si affiancherà alla Commissione mocamerale già esistente, credo potrà occuparsi delle tante, infinite, subdole e silenziose forme di privazione dei diritti umani che, purtroppo, in alcuni casi si consumano.

Anche la tratta degli esseri umani è un esempio che credo debba farci riflettere. Siamo abituati a vedere ragazze che vendono il loro corpo sulla strada, e non ci accorgiamo che sono schiave, che sono sottoposte ad una nuova forma di schiavitù. Non sono delle persone libere. Cito questo esempio per far capire la gravità della situazione. Sicuramente si potrebbero enunciare e spiegare meglio di come sto facendo io le tantissime altre forme di violazione dei diritti umani cui sono sottoposte milioni di persone, ma questo è un esempio che abbiamo sotto gli occhi percorrendo, purtroppo, le nostre strade o entrando nei condomini, visto che adesso questa nuova forma di schiavitù si è trasferita dalla strada all'interno di appartamenti o di locali dove si anima una vita notturna. Si tratta, in buona parte, di persone minorenni - non dimentichiamolo - e per tale motivo questa è una forma di schiavitù ancora più feroce.

Anche i nostri organismi ci ricordano quanto questa schiavitù sia drammatica. La relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza (COPASIR), approvata il 29 aprile 2009, concernente la tratta di esseri umani e le sue implicazioni per la sicurezza del nostro Paese, ci dice ad esempio che almeno 1.267 denunce sono relative a riduzione in schiavitù.

A questo proposito, mi accingo a presentare un'interrogazione al Ministro dell'interno per chiedergli di valutare la difficoltà che incontrano queste persone. Nel mondo siamo conosciuti come il Paese che ha approvato la legge migliore da questo punto di vista. L'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione dà la possibilità a queste nuove schiave, a queste persone sottoposte a questa orrenda schiavitù, di liberarsi con la protezione e l'aiuto dello Stato. Queste ragazze, invece, mi risulta che stiano incontrando delle difficoltà ad avere il permesso di soggiorno speciale per loro. Questa discussione mi offre l'occasione di parlare del tema, ma poi sarà presentato un atto di sindacato ispettivo autonomo.

Credo che questo sia il momento per fare delle scelte importanti, per porre rimedio a queste tragiche situazioni, perché abbiamo davanti una fotografia raccapricciante. Il disegno di legge governativo è buono, e mi permetto di ricordare che, in fondo, è stato recepito in buona parte il disegno di legge della senatrice Contini (so benissimo che ci sono diversi disegni di legge), tenuto conto anche del fatto che abbiamo la fortuna di avere qui accanto una persona che nel mondo ha svolto proprio questo come incarico per l'ONU. Credo, quindi, che debba essere riconosciuto il suo impegno, accanto a quello di molte altre persone che si sono spese in altri ambiti e che siedono qui.

Credo che davvero sia il modo per dire basta e per porre il tema anche ad un livello alto dal punto di vista dell'etica condivisa e per dire che ci sarà e continuerà ad esserci da parte del nostro Paese il massimo impegno.

Chiudo con una citazione dello scrittore Ignazio Silone: «Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora». Oggi noi cerchiamo di porre rimedio alle vecchie e alle nuove schiavitù e cerchiamo di ribadire che i diritti umani sempre, ovunque e per chiunque devono essere difesi e tutelati. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Molinari).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signora Presidente, quando si ha una violazione dei diritti umani? Quando chi dovrebbe proteggere i diritti individuali li viola. Stiamo parlando di un contesto in cui le istituzioni che dovrebbero garantire gli articoli della nostra Costituzione e le leggi nazionali, molto spesso ormai derivanti da obblighi internazionali che il nostro Paese ha deciso di includere nei vari ordinamenti, li calpesta invece di farne godere pienamente. Non meraviglia coloro i quali sono abituati ad avere a che fare con la promozione e la tutela dei diritti umani in Italia che si sia arrivati alla necessità di avere in un Paese democratico anche un'istituzione come quella che oggi ci accingiamo a creare.

Stamani in Commissione diritti umani - lo ricordava poco fa il senatore Di Giovan Paolo - abbiamo audito Amnesty International che, a dieci anni dal G8, ci ricordava come in quell'occasione siano state portate avanti aggressioni indiscriminate - provate dopo anni di processi - verso manifestanti pacifici e giornalisti, violenze gratuite nel raid del 22 luglio della scuola Diaz usata come dormitorio del Genoa Social Forum, arresti arbitrari nel carcere provvisorio di Bolzaneto e maltrattamenti, tra cui minacce di stupro e di morte, schiaffi, calci, pugni, privazione di cibo, di acqua, di sonno e posizioni forzate per tempi prolungati.

Le sentenze di appello sulle violenze alla Diaz e a Bolzaneto pronunciate nel 2010 e le decisioni emerse in altri procedimenti riconoscono responsabilità di agenti e funzionari delle forze di polizia per violenze fisiche e psicologiche, calunnie, falsi, ma senza una punizione adeguata, perché - lo ricordava sempre il senatore Di Giovan Paolo - in Italia non esiste nel codice penale il reato di tortura. Le istituzioni non hanno mai avuto una parola di scusa verso le vittime né hanno avviato un ripensamento serio sulle cause e, come spesso accade in Italia quando si violano i diritti umani (e l'amministrazione della giustizia sicuramente è un altro ambito in cui i diritti umani sono quotidianamente violati nel nostro Paese: basterebbe pensare al caso di Enzo Tortora), chi è stato trovato responsabile di tali violazioni viene promosso invece che punito, come dovrebbe accadere.

Tre settimane fa il gruppo carceri dei radicali italiani ha organizzato una manifestazione in piazza Navona dove sono stati appesi a dei fili i nomi di 870 persone che sono morte o si sono suicidate nelle carceri italiane negli ultimi 10 anni: 870 morti per le quali non è mai stato trovato un responsabile; ricordava la senatrice Germontani poco fa il modo con cui le nostre carceri e l'amministrazione della giustizia si comportano ogniqualvolta viene portata avanti una denuncia: guardano da un'altra parte.

Dovrebbero essere 42.000 i detenuti in Italia, mentre siamo vicini alle 70.000 unità. Il 40 per cento dei presenti è in attesa di sentenza definitiva, e di questo 40 per cento il 35 per cento viene trovato innocente dopo almeno sei mesi di detenzione. L'Italia è per la Corte europea dei diritti umani un delinquente professionale, che viola le proprie leggi e viola i diritti umani dei cittadini per come sono articolati nella nostra Costituzione.

Sempre oggi pomeriggio, in Commissione affari costituzionali si è avviato il dibattito sul decreto relativo ai respingimenti e ai rimpatri. Anche in questo caso siamo di fronte all'ennesima violazione del diritto nazionale, che in questo caso dovrebbe includere le norme internazionali, relativamente non ai cittadini italiani, ma ad individui che si trovano sul nostro suolo patrio e che non avendo un permesso di soggiorno, o essendo scaduti i tempi concessi loro da un visto di soggiorno diventano automaticamente criminali e devono quindi subire un trattamento particolare, cioè la restrizione in Centri di identificazione ed espulsione, che quel provvedimento estende fino addirittura a 18 mesi. Io spero che molti di coloro che sono presenti oggi, o comunque tutti coloro i quali si battono, sia nei fatti che negli annunci, a favore dei diritti umani abbiano visitato o vogliano visitare un Centro di identificazione ed espulsione nelle prossime ore, perché si accorgeranno che anche lì dentro, proprio come nelle carceri, il trattamento disumano e degradante è la norma quotidiana. Nei CIE non ci può essere sovrappopolazione, almeno fino a quando non entrerà in vigore questa norma che estende il trattenimento fino a 18 mesi, ma sicuramente le strutture, il vitto e il modo con cui si può accedere e avere garantiti i propri diritti ad un giusto processo mettono ancora una volta a serio rischio la legalità costituzionale di questo Paese.

Si è parlato poi delle discriminazioni nei confronti dei rom, dei sinti e dei camminanti. La Commissione diritti umani ha prodotto uno studio ampio, a seguito di un puntiglioso lavoro che è andato avanti per oltre un anno. Si potrebbe parlare anche delle discriminazioni di genere o di identità, di identità di genere o di orientamento sessuale. Alla Camera sono tre anni che viene bloccato quotidianamente - è accaduto pochi giorni fa ancora una volta - un disegno di legge sull'omofobia. In Italia, purtroppo, abbiamo un record negativo anche relativamente alla violenza nei confronti delle persone omosessuali.

Quindi, questo provvedimento è importante, anche perché ce lo chiedono le Nazioni Unite, e non solo perché vent'anni fa è stata adottata una risoluzione presso il Palazzo di Vetro: pochi mesi fa, il Consiglio dei diritti umani dell'ONU di Ginevra ha articolato quasi 90 raccomandazioni per il nostro Paese in materia di diritti umani, cosa che anche in questo caso credo rappresenti purtroppo un record in negativo per quanto riguarda un Paese democratico, con tutte le virgolette del caso, che ha contribuito a fondare l'Unione europea. Di queste raccomandazioni, l'Italia il giorno dopo ha deciso di non farne proprie un numero rilevante, dal punto di vista della qualità e non della quantità, tra cui ricordo quella relativa alla non inclusione nel nostro codice penale del reato di tortura.

Vorrei ricordare che recentemente il Governo si è assunto comunque un altro impegno - anche se, purtroppo, quando questo Governo si assume degli impegni in Aula non sempre li mantiene - relativamente all'inclusione di questo crimine nel codice penale entro la fine dell'anno. In particolare, dopo quasi 12 anni dalla ratifica dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (che non sanziona le violazioni dei diritti umani, ma quelle del diritto umanitario internazionale, vale a dire le regole che governano i conflitti), il Governo ha preso l'impegno di arrivare tra pochi mesi ad includere finalmente nel codice penale, oltre alla tortura, anche tutti gli altri crimini indicati nello Statuto.

Credo che un Paese che viola per mano delle sue stesse istituzioni i diritti dei suoi cittadini o degli individui che si trovano a passare, anche per poche ore, sul proprio suolo, abbia bisogno di una Commissione per la promozione e la tutela dei diritti umani che abbia caratteristiche di grande indipendenza e che abbia accesso ai luoghi in cui tali violazioni spesso sistematicamente avvengono, indipendentemente dall'occasione. Oggi questi luoghi si conoscono, ma immaginiamo se questa Commissione fosse esistita già dieci anni fa e si fosse imposta con il potere ispettivo, tanto alla scuola "Diaz" quanto nel carcere temporaneo di Genova, per verificare che cosa accadeva all'interno di quei luoghi, dal momento che le notizie che venivano fuori erano letteralmente incredibili, anche se proprio quelle notizie sono entrate nelle sentenze del tribunale di Genova a carico dei rappresentanti delle forze dell'ordine.

Occorre quindi che questa istituzione sia indipendente, e credo che ciò debba essere garantito attraverso la trasparenza nella nomina dei commissari. Poco fa il senatore Di Giovan Paolo ricordava una legge che tiene in carcere persone che, a volte, hanno consumato solo una piccola quantità di sostanza stupefacente: questa legge porta il nome del Presidente della Camera e di un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Sarà però proprio il Presidente della Camera, di concerto con il Presidente del Senato, a nominare il Presidente di questa Commissione. Con questo voglio dire che - sia per quanto riguarda l'elezione di un componente da parte della Camera, sia per quanto riguarda l'elezione di un componente da parte del Senato, sia quindi per quanto riguarda la nomina del Presidente di questa Commissione, affidata di concerto ai Presidenti delle due Camere - occorrerebbe che fossero chiari i criteri di grande indipendenza e competenza e, se possibile, anche di grande esperienza, non soltanto a livello nazionale ma anche internazionale.

L'altra questione, che è stata ricordata anche dalla senatrice Incostante nella sua relazione, è quella riguardante il segreto istruttorio. Infatti, se c'è la possibilità di intervenire di fronte alle violazioni dei diritti umani nel momento in cui esse avvengono, dando anche l'esempio di come le istituzioni siano pronte a mettere una toppa laddove i propri rappresentanti invece violano le proprie regole, ciò significa rendere quanto più pubblica possibile la violazione nel momento in cui la stessa si verifica.

Infine - e in questo senso credo si vada nella direzione auspicata anche dal senatore Valditara e dalla senatrice Germontani - c'è la proposta di istituire anche una Commissione bicamerale che si occupi della questione dei diritti umani e che possa in qualche modo ridurre i costi per il futuro: credo tuttavia che, quando si tratta di difendere i diritti umani di chi si trova in Italia, la questione del costo - seppur sempre da tenere presente - sia solo una nota a pié di pagina.

Occorre cogliere dunque questa occasione per concedere anche a questo Governo - che purtroppo né a livello nazionale, né internazionale si è distinto per la promozione e la tutela dei diritti umani - la possibilità di emendare se stesso e di dare seguito alle richieste delle varie proposte di legge secondo i principi di Parigi. In caso contrario, proprio perché in Italia si verificano tutte le violazioni dei diritti umani che ho brevemente ricordato, ci potrebbe essere il rischio di tradire anche la fiducia di tutti coloro i quali comunque ritengono che l'applicazione del diritto internazionale - seppur non al 100 per cento: anche al 50 per cento - possa costituire un importante avvio di riforme a livello nazionale, in particolare in materia di diritti umani. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bugnano. Ne ha facoltà.

BUGNANO (IdV). Signora Presidente, oggi stiamo discutendo di un provvedimento molto importante, che istituisce una Commissione la cui mission - potremmo definirla così - è quella di garantire e promuovere la tutela e la libertà dei diritti umani. Siamo in notevole ritardo, visto che stiamo dando attuazione ad una risoluzione ONU del 1993; tuttavia, come è stato già ricordato anche in altri interventi, il tema della tutela dei diritti umani e delle libertà è di assoluta attualità anche a livello internazionale.

Nel giugno scorso, quindi poche settimane fa, l'Italia è entrata a far parte per la seconda volta del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Questo Consiglio, istituito diversi anni fa dall'Assemblea generale, è un organismo intergovernativo e ha compiti molto importanti, e quindi è importante che l'Italia per la seconda volta ne faccia parte. I compiti che esso deve svolgere - e quindi l'Italia facendone parte deve anch'essa attivarsi in questa direzione - sono innanzi tutto: promuovere e garantire il rispetto universale dei diritti umani; prendere in esame le violazioni che vi sono in questo settore, adottando quindi i provvedimenti più opportuni; svolgere un esame periodico della situazione del rispetto dei diritti umani e quindi complessivamente contribuire alla prevenzione delle violazioni dei diritti umani e rispondere prontamente alle esigenze umanitarie che si presentano.

Questo organismo, come ho detto, è molto importante, ed è chiaro che per farvi parte in modo autorevole e significativo occorrerebbe - uso quindi il condizionale - avere le carte in regola in tema di diritti umani, anche perché ciò ovviamente servirebbe a rafforzare la credibilità della partecipazione dell'Italia a tale organismo.

Mi sono allora chiesta, e voglio rassegnare all'Aula queste mie considerazioni: l'Italia ha le carte in regola per sedere autorevolmente al tavolo di questo organismo? La risposta purtroppo (e devo dire che questa riflessione l'ho già sentita da un altro collega che mi ha preceduto) mi sembrerebbe piuttosto negativa. Se infatti ricordiamo che cosa un anno fa il nostro Paese aveva promesso rispetto alla tutela dei diritti umani, vediamo che, a distanza di un anno, ben poco, o quasi nulla, è stato fatto. Che cosa era stato promesso? Sradicare il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza; aumentare gli sforzi per integrare le comunità rom e sinte attraverso azioni positive nel campo dell'educazione; istituire un'autorità nazionale indipendente in materia di diritti umani; introdurre norme per combattere la violenza contro le donne; promuovere l'attuazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.

Avete visto che è un lungo elenco, che ovviamente ho accennato per sommi capi. Sono sicuramente ottimi propositi, quelli che l'Italia, il nostro Governo e il Parlamento si prefiggevano; però, se guardiamo nel concreto, vediamo che, a distanza di un anno, in realtà quello di oggi è forse l'unico provvedimento all'esame dell'Aula che in qualche modo si inserisca nelle azioni positive di tutela dei diritti umani e delle libertà che l'Italia avrebbe dovuto, o almeno così diceva, assumere come propria responsabilità. Come Italia siamo notevolmente in ritardo in tantissimi settori della tutela dei diritti umani; l'auspicio è quindi che oggi, con l'adozione di tale provvedimento da parte del Senato, la credibilità del nostro Paese presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ne possa beneficiare, così come la credibilità delle nostre azioni positive in tale direzione.

Devo dire che purtroppo ancora molto recentemente Judith Sunderland, la ricercatrice senior per l'Europa occidentale dell'associazione Human Rights Watch, ha avuto parole non troppo incoraggianti verso il nostro Paese. Sono state parole sufficientemente inequivocabili, indirizzate al nostro ministro degli affari esteri Franco Frattini, che devono essere per noi una presa di coscienza e uno stimolo, poiché si è messo in risalto che gli Stati che intendano far parte, lo ripeto, autorevolmente ed in modo efficace di organismi internazionali che tutelano i diritti umani e si occupano delle libertà devono portare avanti al loro interno politiche coerenti e concrete in relazione al rispetto dei diritti umani.

Chiedo quindi al rappresentante del Governo oggi presente in Aula che il Governo italiano si faccia parte attiva per rispettare fino in fondo gli impegni che abbiamo assunto nel Consiglio per i diritti umani e che la Commissione che oggi andiamo ad istituire con il disegno di legge in esame possa essere uno strumento veramente utile ed efficace nella politica nazionale ed internazionale e per gli impegni che il nostro Governo vorrà assumere in futuro nell'ambito della tutela delle libertà fondamentali e dei diritti umani. (Applausi dai Gruppi IdV e PD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bodega. Ne ha facoltà.

BODEGA (LNP). Signora Presidente, colleghi senatori, il passaggio che ci accingiamo a compiere con l'istituzione di un'Authority in materia di diritti umani assume un significato che travalica il puro e semplice ambito istituzionale. Certamente, la fusione o, per meglio dire, il superamento di due Commissioni parlamentari straordinarie in un unico organismo dotato di un'esclusiva potestà ci interpella sul piano politico. Tuttavia, credo che dal dibattito siano emersi come prioritari quegli aspetti di natura culturale, sociale e giuridica inerenti la rilevante materia trattata. Ne è testimone la costruttiva partecipazione, a prescindere dalle appartenenze partitiche, riscontrata nella definizione del testo in oggetto.

D'altro canto, la ricchezza delle attribuzioni, testimone della cospicua tematica di pertinenza, racchiude in sé il rischio di un'indefinita complessità delle competenze, che tuttavia nell'articolato appaiono opportunamente circoscritte dal richiamo alle principali convenzioni internazionali ratificate dallo Stato italiano. In tale ambito, evidentemente si esplicherà l'azione dell'Authority, un'attività di promozione culturale, verifica sociale e stimolo istituzionale. Infatti, alla diffusione di una coscienza collettiva aperta al riconoscimento dei diritti della persona non può che fare da complemento l'accertarsi del grado di consapevolezza acquisito nella società. Ultimo livello di intervento della Commissione, a conforto della propria autorevolezza e indipendenza, ovvero dei requisiti obbligatori per organismi di tale portata, è la facoltà riconosciuta di formulare pareri e raccomandazioni all'Esecutivo e alle Camere su questioni attinenti i diritti umani.

In un Paese come il nostro, che si definisce democratico e che come tale è riconosciuto nel consesso degli Stati occidentali, potrebbe apparire eccessiva l'enfasi posta su determinate attribuzioni, finalizzate alla tutela dei diritti della persona, e tuttavia occorre rilevare come la salvaguardia di alcune fondamentali prerogative dell'uomo libero non appaia mai esercitata a sufficienza. È di pochi giorni fa la presentazione della relazione al Parlamento per l'anno 2010 realizzata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri sul tema: «L'esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dello Stato italiano». Ebbene, non senza un certo avvilimento, abbiamo appreso che l'Italia si colloca al settimo posto nella classifica dell'Unione europea tra i Paesi che commettono più violazioni in materia di diritti umani. Ci precedono solo Stati come la Turchia e quelli in qualche modo usciti dalla cortina di ferro: Russia, Romania, Ucraina, Polonia e Bulgaria.

In cosa consistono tali infrazioni? Soprusi governativi? Sbavature poliziesche? Limitazioni al diritto di espressione? Discriminazioni razziali? Freniamo le fantasie frutto del luogo comune e della propaganda e guardiamo in faccia una realtà certamente spiacevole per chi, come noi, crede che non sussista l'autentica libertà in assenza di una giustizia giusta. Lo sottolineo, perché le violazioni dei diritti umani, che ci sprofondano a ridosso della Turchia e dei paesi ex comunisti, riguardano in massima parte precisamente il diritto ed un equo processo. Diritto calpestato, in larga misura ma non esclusivamente, dall'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari. L'auspicio è che, nell'azione della futura bicamerale, certi guasti attinenti al funzionamento di poteri dello Stato escano dal novero degli argomenti tabù per essere affrontati con decisione, senza attendere che tali problematiche divengano appannaggio di organismi internazionali, chiamati ad esercitare una supplenza umiliante per il nostro Paese.

Crediamo che all'Autorithy e al Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali, che ne affiancherà l'azione, non guasterebbe la regolare compilazione di un elenco delle priorità d'intervento, dedotto sulla base della tipologia delle sentenze di condanna rimediate dall'Italia. In caso contrario, si avverte il rischio concreto che le astrattezze demagogiche e le forzature dell'ideologia trovino spazio nel vasto e in parte opinabile terreno delle pretese violazioni dei diritti umani.

Siamo reduci, lo ricordo, da un procedimento che vedeva lo Stato italiano imputato di chissà quale delitto contro il genere umano, in relazione alla presenza dei crocefissi nelle nostre aule scolastiche. La Corte europea per i diritti dell'uomo, bontà sua, ha inteso riconoscere la legittimità di un simbolo di fede che incarna anche i valori immortali della nostra cultura; nondimeno, duemila anni di civiltà sono finiti alla sbarra in virtù di una iniziativa del tutto strumentate. Altri, ancora, utilizzano una distorta rappresentazione dei diritti umani alla stregua d'un piede di porco, utile a scardinare porte di ingresso e, con esse, i diritti autentici di chi dietro quelle metaforiche porte è nato e ha vissuto: espedienti della propaganda.

Tuttavia, esiste una assodata casistica di irrinunciabili prerogative della persona che, in ambito internazionale, sono prese sul serio. A queste potrà, con profitto, riferirsi la nostra Authority. Penso, tra gli altri, al diritto ad una esistenza dignitosa, preclusa a tanti nostri anziani; ai diritto al giusto processo, irraggiungibile chimera per quanti subiscono colpe ed omissioni della macchina giudiziaria; al diritto a cambiare religione, negato a quei convertiti che rischiano la vita perché inseguiti dalla condanna per apostasia; penso - perché no? - al diritto alla autodeterminazione dei popoli, che in altri Paesi della nostra Comunità europea ha portato democraticamente e pacificamente alla nascita di nuovi Stati, in virtù del sovrano diritto di scelta e di libera espressione dei cittadini.

Concludo nella convinzione che ad un'Authority degna di questo nome non sfuggiranno quelle violazioni dei diritti umani così invisibili agli organi d'informazione. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Garavaglia Mariapia. Ne ha facoltà.

GARAVAGLIA Mariapia (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghi, dalla relatrice agli altri interventi che si sono susseguiti, è emersa un'analisi abbastanza dettagliata della parte che articola questa istituzione che, è già stato detto, arriva molto in ritardo. È del 1993 la risoluzione dell'ONU, ed è del 1997 la raccomandazione dell'Europa. Ma voglio riferirmi alle prime battute del collega Bodega: come mai, in un sistema così democratico, raccontato e organizzato democraticamente, abbiamo bisogno di un'autorità per la promozione e la protezione dei diritti umani? Il fatto è che più la nostra società si organizza, più in maniera subdola possono essere limitati, lesi e calpestati i diritti.

I diritti umani sono arrivati a noi attraverso un lunghissimo percorso, fatto anche di sangue di molti che potremmo chiamare martiri della dignità della persona umana e, quindi, profeti di quell'umanitario che è un aggettivo che dobbiamo aggiungere anche al diritto. C'è un diritto internazionale umanitario che pone limiti perfino alle guerre, che in questo ambito trova la sua radice, ed è il frutto maturo dei diritti umani che vengono dalle dichiarazioni del Settecento e dell'Ottocento, dalle battaglie alla Luther King, alle testimonianze di Aung San Suu Kyi, alla testimonianza di Asia Bibi, alla morte di Shahbaz Bhatti, alla morte di coloro che non hanno avuto né riconosciuti né protetti dei diritti invisibili.

Ci sono dei diritti facilmente contestabili. Constatiamo che ci sono 70.000 persone in carcere invece che 42.000; constatiamo che le persone ricoverate nei CIE non vengono trattate come dovrebbero; constatiamo, a 10 anni di distanza, che anche la magistratura ha dimostrato essersi svolti nella caserma Diaz atti contro la Costituzione, la vita della persona e, quindi, atti contro gli inviolabili diritti umani. Allora, abbiamo tanto da fare: adempiamo, certo, ad un obbligo internazionale, ma siamo consapevoli che non basta avere le norme affinché si realizzino le finalità.

Questa autorità, vorrei ricordarlo al collega Valditara, non è un optional. È esattamente una necessità, e vorrei dire a chi è anche docente, che è una necessità precipua in termini educativi e formativi. Se i cittadini italiani, tutti, fossero più consapevoli di quale sia la somma dei diritti umani che rendono la comunità civile più ordinata, più serena e meno violenta, parteciperebbero tutti a farli valere, e non avremmo bisogno di una sede che sia osservatorio per poterli proteggere e diffondere.

Ma almeno questa commissione aiuti il nostro Governo a far cancellare, se possibile, tutte e 92 le indicazioni, che sono denunce precise; aiuti il Governo, nelle sedi internazionali, a far camminare i diritti umani.

C'è una Realpolitik, cari colleghi, che crea le contraddizioni più incredibili: infatti, per evitare guerre commerciali, che possono diventare a volte guerre guerreggiate, intratteniamo relazioni con molti Paesi, sottacendo le violazioni dei diritti umani in quelle sedi. Se un popolo si convince che i diritti umani sono protezione per sé e miglioramento dell'umanità, potrebbe anche, nelle sedi in cui si eleggono i rappresentanti ed in cui si scelgono i Governi, fare in modo che questa diventi una priorità. Deve essere una priorità formativa ed educativa a scuola (il Governo voleva che imparassimo la cittadinanza e la Costituzione: mi sembra che ci sia una certa lacunosità nei programmi) per far sì che queste materie siano effettivamente insegnate e testimoniate (perché l'insegnamento non basta).

Sarà però necessario, comunque, che questa Commissione aiuti anche a formulare situazioni, proposte e programmi per la formazione delle forze dell'ordine e delle Forze armate. La tortura è vietata da una delle convenzioni di Ginevra, che riguarda espressamente il momento dei conflitti, ma sappiamo che c'è anche una tortura psicologica, che va al di là dei fatti certificati, per esempio, dieci anni fa a Genova. Non possono essere solo delle azioni violente che hanno creato danni fisici: ci sono torture che non siamo ancora riusciti a prevedere nel nostro ordinamento e nel nostro codice penale.

Questa Commissione spinga il Governo a fare in modo che all'ONU cambi il suo parere. Il nostro Governo ha detto chiaramente all'ONU che noi non inseriremo nel codice penale il reato di tortura. Abbiamo i reati contro l'integrità delle persone e, soprattutto, delle donne; abbiamo violazioni dei minori; abbiamo violazioni dei diritti ad una assistenza effettivamente umana; abbiamo cioè, in questo nostro Paese, molto da migliorare affinché il sistema democratico sia degno della dignità dei cittadini.

Questo è il problema che ci troviamo di fronte, cari colleghi, nell'approvare il disegno di legge. È un grosso passo avanti, ma ci sono tutte le difficoltà che ci sono state indicate, ad esempio nell'indicazione della modalità con cui vengono scelti i componenti della Commissione (è più chiara l'indicazione relativa al presidente rispetto agli altri membri). Qualche collega ha parlato anche di quanto costa: ma se continuiamo a parlare dei costi della democrazia e dei costi per far valere la dignità delle persone, credo che noi ridurremmo i costi di tutto e ridurremmo pure la difesa della dignità delle persone. Abbiamo un piccolo passo davanti a noi, oggi. Questa è la prima lettura; mi auguro che non diventi troppo lunga la seconda lettura, perché questa legislatura merita di vedere approvata questa legge.

In questa nostra Aula sono presenti membri della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Si tratta di una Commissione che ha lavorato molto (il collega Perduca ha ricordato atti e documentazione prodotta): è un modo, anche questo, per responsabilizzare gli aventi il dovere di conoscere, e quindi anche noi tutti, cari colleghi. Tale Commissione è definita straordinaria, perché non è nemmeno incardinata come una delle Commissioni permanenti. Tra gli emendamenti c'è anche la proposta di istituire una Commissione bicamerale, che credo sarebbe utilissima, come sono utili quelle sull'infanzia o sulla vigilanza sul sistema radiotelevisivo. È il Parlamento, in quanto rappresentanza delle migliori aspirazioni di un popolo democratico, che può introiettare le finalità alte di servire l'umanità, sia a casa nostra, cioè nel nostro Paese, sia nelle sedi internazionali, dove siamo presenti anche fisicamente con le ONG, con le nostre Forze armate, con i missionari. Se un pezzo di popolo italiano è convinto che i diritti umani sono i diritti inviolabili che rendono ogni persona specchio di un'altra persona, noi saremo capaci di portarli in giro per il mondo. Nel momento in cui ciascuno esercita la propria funzione, il proprio lavoro, la propria professione o la propria missione, lascia il segnale di una cultura, di una tradizione e di un umanesimo, che tra l'altro è nato in questo nostro continente e - lasciatecelo ricordare - è nato soprattutto in questo nostro Paese.

Il modo con cui ci stiamo accingendo a votare questo disegno di legge deve lasciar fuori dal momento dialettico e politico il problema dei finanziamenti. Vorrei dire sia alla senatrice Germontani che al senatore Valditara (chiedo scusa, amici, lo dico davvero con molta amicizia ed umiltà) che questo riferimento un po' immiserisce un discorso molto alto: è stato come deragliare un po'. Vorrei invece che questa nostra Aula facesse correre questo disegno di legge con un'unanimità non solo formale, ma sostanziale, senza nessun distinguo, affinché prepariamo la strada ai nostri colleghi della Camera e, soprattutto, diamo un segnale all'Italia e all'Europa che su questi temi ci sentiamo impegnati e non vogliamo essere da meno di nessuno: semmai, vorremmo fare a gara per essere di più di tutti. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Contini).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Fleres. Ne ha facoltà.

FLERES (PdL). Signora Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, oggi credo sia una giornata importante per il Senato. Ha ragione la senatrice Garavaglia quando ci richiama tutti a far sì che questo appuntamento costituisca non soltanto un momento alto della politica di questo Paese, ma anche un momento simbolico da trasferire all'altro ramo del Parlamento relativamente all'iter del disegno di legge in esame.

«È detto: "Non uccidere". E allora perché se uno ha ucciso s'ha da uccidere anche lui? Uccidere chi ha ucciso è un castigo senza confronto maggiore del delitto stesso. L'assassinio legale è incomparabilmente più orrendo dell'assassinio brigantesco». Con queste parole Dostoevskij, attraverso la figura del principe Myskin chiarisce la sua posizione relativamente a quelli che devono essere i comportamenti di uno Stato di fronte ad un delitto. «Voi potete fare quello che volete perché voi siete il Re, ma ci saranno dei giudici a Berlino e quei giudici mi daranno ragione, anche contro di voi che siete il Re». Queste invece sono le parole del mugnaio di Sanssouci contro il Re di Prussia.

Ebbene, se ci mettiamo all'interno di questa forbice comprendiamo fino in fondo quanto sia importante l'obiettivo che questo ramo del Parlamento sta conseguendo oggi, approvando un testo che ha avuto un andamento unitario e bipartisan, essendosi posto in maniera costruttiva e propositiva di fronte ai problemi che venivano manifestati in alcune delle sue parti.

La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo è la religione di tutte le religioni, o di chi è senza religione, è la legge di tutte le leggi, o di chi è senza legge, è lo strumento attraverso il quale ciascun uomo può relazionarsi con un altro uomo a prescindere dal suo credo, dalla sua fede, dall'ordinamento giuridico del Paese in cui vive o in cui è nato. Allora, costruire un organismo che sappia rappresentare un punto di riferimento per il rispetto dei contenuti e dei principi essenziali della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo significa fare un passo avanti verso quella civiltà alta cui poc'anzi faceva riferimento la senatrice Garavaglia.

Lo Stato non deve avere paura di organismi come questa Commissione, così come lo Stato tanto è più forte, quanto è maggiormente capace di essere rigoroso nei confronti degli uomini che lo rappresentano. Dunque, lo Stato non deve avere paura dell'introduzione del reato di tortura nel proprio ordinamento, perché se la criminalità organizzata afferma la sua forza con la violenza, lo Stato deve affermare la sua forza con la tolleranza e con la capacità che esso stesso ha di punire se stesso nel momento in cui sbaglia o i suoi uomini sbagliano. Infatti, lo Stato tanto è più forte, quanto più è capace di affermare il diritto anche nei confronti di se stesso, anche quando questo potrebbe significare un indebolimento dell'azione che compie, indebolimento che sarebbe apparente, perché in realtà sarebbe un rafforzamento del proprio ruolo e delle proprie funzioni.

La Commissione italiana per la promozione e la tutela dei diritti umani costituisce, come ho detto, un interlocutore forte non soltanto per la società, non soltanto per i corpi dello Stato, non soltanto per le Forze armate o le forze di polizia, ma anche per questo Parlamento. Quest'ultimo deve mettersi nelle condizioni di potersi relazionare costantemente con la Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani e con il Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali, che opera a latere della Commissione, per poter trasformare in azione legislativa le istanze che perverranno a questi due organismi affinché essi possano elaborarle.

Per questo credo che il testo che ci accingiamo ad approvare costituisca una pietra miliare dell'attività del Parlamento italiano, al di là del contenuto spicciolo dei poteri che verranno attribuiti alla Commissione. Esso costituisce una pietra miliare perché consegna al Paese e al Parlamento stesso un interlocutore. Un interlocutore armonico, organico, equilibrato, in grado di rappresentare il collettore di istanze provenienti da più parti e di individuare soluzioni che tengano conto di tutte le parti dalle quali esse pervengono.

Ho partecipato, insieme alla senatrice Contini, alla stesura di una proposta per l'istituzione della Commissione e alla formulazione di alcuni emendamenti. Colgo l'occasione, pertanto, per ringraziare i relatori del disegno di legge e il Presidente della Commissione per aver recepito, nel testo da essa licenziato, alcuni dei suggerimenti che mi sono permesso di formulare, convinto che sia questo il modo giusto per costruire un percorso che non è finito, e che è appena cominciato. Infatti, questa Commissione costituisce il primo passo in direzione del superamento della paura che lo Stato ha nel momento in cui si è messo di fronte al problema del rispetto dei diritti umani, anche con riferimento all'attività espletata dai propri Corpi e dalle proprie istituzioni.

Mi sia consentita, da ultimo, una sottolineatura riguardante il progressivo riconoscimento di una funzione importante che diverse Regioni e molti Comuni hanno già istituito. Mi riferisco alla funzione del Garante dei diritti dei detenuti. Si tratta - come ho detto - di un riconoscimento progressivo già avvenuto con la modifica dell'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario che estende le facoltà di accesso in carcere previste per i parlamentari anche ai garanti per i diritti dei detenuti. Il testo che ci accingiamo ad approvare prevede inoltre che ben due garanti dei diritti dei detenuti di livello regionale facciano parte della Commissione. Questo perché certamente il mondo penitenziario è uno di quei settori della nostra società verso il quale il Consiglio e la Commissione che stiamo per istituire devono guardare con maggiore attenzione.

Si tratta di un mondo che vive problematiche difficili, che devono tenere conto in misura sempre maggiore del fatto che il carcere costituisce una fase della vita di una persona che ha commesso un crimine, ma anche del fatto che quella vita ha un prima, un durante - rappresentato appunto dal carcere - e un dopo. L'articolo 27 della Costituzione costruisce la vita detentiva in funzione del dopo, cioè della riabilitazione e del reinserimento. Dunque, il rispetto assoluto delle garanzie detentive e dei diritti umani all'interno delle carceri contribuisce certamente, da una parte, a determinare la grande forza dello Stato nella sua capacità di rieducare e di riportare al rispetto della legge chi l'ha violata, dall'altra, ad assicurare che il rientro nella società avvenga dopo un periodo durante il quale si è ricostruito un rapporto tra chi ha commesso un crimine e la stessa società che il crimine ha subito.

Signor Sottosegretario, onorevoli senatori, come ho poc'anzi evidenziato, l'istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani rappresenta un primo passo. Il lavoro che essa potrà svolgere, una volta che il testo diventerà legge dopo l'approvazione della Camera dei deputati, sarà difficile e complesso: riguarderà gli ospedali psichiatrici e penitenziari, le carceri, il mondo della sanità in generale e tutti i luoghi pubblici e privati nei quali si formano diritti meritevoli di essere difesi e tutelati. Credo che tra questi meriti assoluta attenzione il diritto che si matura nei confronti della giustizia. Quest'ultima, se da una parte deve essere garantita, dall'altra deve essere rispettosa delle garanzie previste dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, anche sotto la tutela dell'organismo che stiamo per approvare.

Onorevoli senatori, dobbiamo essere contenti di quanto stiamo realizzando, consapevoli del fatto che l'ottimo è nemico del buono e che questa fase non è certamente risolutiva nel percorso che deve avvicinarci al pieno rispetto dei diritti umani; si tratta, però, di una fase evolutiva e dinamica che, realizzandosi insieme al Parlamento, nel rapporto diretto, continuo e costante tra la Commissione ed il Parlamento, ci può garantire l'attualità dei provvedimenti che di volta in volta verranno assunti.

Con questo spirito, mi accingo a condividere un percorso semplice, agevolato, partecipato e bipartisan che ci conduca ad un'approvazione rapida del disegno di legge in esame. (Applausi dai Gruppi PdL, PD e della senatrice Contini).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Vizzini.

VIZZINI, relatore. Signora Presidente, ringrazio i numerosi colleghi intervenuti in discussione generale. Ringrazio coloro che hanno presentato i disegni di legge di iniziativa parlamentare che hanno avviato il dibattito realmente e hanno spinto il Governo, il 5 maggio 2011, a presentare un proprio disegno di legge. Devo dare atto, infatti, che a quella data il dibattito era già molto avanzato in Commissione, perché la sensibilità dei Gruppi parlamentari aveva consentito di andare avanti.

Quanto ai risparmi, si può sottolineare ironicamente e con amarezza a chi ha parlato delle spese che, dal 1993 ad oggi, vi sono stati 18 anni di risparmi di spesa giacché non ci siamo peritati di attuare una risoluzione dell'ONU, che avevamo partecipato a formulare, che avevamo approvato e che quindi avevamo l'obbligo di far entrare nel nostro ordinamento giuridico. Infatti, stiamo parlando dei diritti umani e dell'istituzione di una commissione in questa materia.

Credo che nella discussione generale sia stato detto tutto. Si è parlato dei grandi problemi internazionali, delle nuove schiavitù che si aggiungono alle vecchie nel mondo in cui viviamo, delle libertà perdute, del traffico degli esseri umani e del traffico degli organi umani, che sono gravi negazioni dei diritti degli uomini.

Signora Presidente, intervengo per svolgere rapidamente un'osservazione e poi mi taccio. Innanzitutto, vorrei rivolgere l'invito al Governo di cercare, nell'utilizzo delle somme stanziate per la copertura del provvedimento, di economizzare al massimo le risorse tenendo conto, nel contempo, degli standard di altri Paesi che hanno già provveduto all'istituzione di organismi simili.

I compiti attribuiti sono importanti e riguardano non solo i grandi problemi, ma anche il nostro Paese, onorevole sottosegretario, e la laicità di tutti i soggetti che compongono la Repubblica, a cominciare dallo Stato. Laico è lo Stato che sa essere equidistante da tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalla loro cultura, dalla loro religione, dalla loro razza e dal loro genere.

Nel nostro Paese questa è una battaglia che ancora non è stata vinta. Questo è un Paese dove non si riesce ad approvare una legge sull'omofobia (Applausi dai Gruppi PD e Per il Terzo Polo:ApI-FLI)); un Paese dove dobbiamo occuparci dello xenofobia e in cui molti dimenticano spesso che dopo l'articolo 7 della Costituzione c'è l'articolo 8 che riguarda le confessioni religiose minori, delle quali dobbiamo avere la capacità di occuparci. Se vogliamo dire che conduciamo una battaglia per i diritti umani non nascondiamoci dietro i grandi trafficanti internazionali, ma guardiamo dentro noi stessi per capire se riusciamo a mantenere e a ribadire la laicità dello Stato, l'equidistanza da tutti i cittadini o se su questo dobbiamo molto lavorare - come io ritengo - per diventare una democrazia moderna, paritaria, delle pari opportunità. In un Paese in cui il 54 per cento dell'elettorato è di genere femminile ed è rappresentato in termini minori alle giovani democrazie africane (Brusìo).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. C'è un brusio di sottofondo che rende difficile ascoltare l'intervento del relatore.

VIZZINI, relatore. Dico questo perché credo che l'istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani possa consentirci di avere una rappresentanza, indipendente dal Governo, che sorvegli la capacità dello Stato di essere laico ed equidistante e rispettoso dei diritti di tutti. Stiamo facendo una cosa buona, ed è per questo che ho voluto essere, accanto alla collega Incostante, che ringrazio, correlatore, perché la considero una grande battaglia di civiltà.

Non ho altro da aggiungere. Mi auguro che il Governo voglia darci assicurazione che sull'utilizzazione delle somme sarà fatto tutto con la necessaria oculatezza, guardando anche agli standard degli altri Paesi che hanno già ratificato la risoluzione dell'ONU. (Applausi dai Gruppi PDe Per il Terzo Polo:ApI-FLI).

PRESIDENTE. Poiché la senatrice Incostante non intende intervenire, ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signora Presidente, il dibattito che si è svolto oggi pomeriggio non ha sottolineato un aspetto. Gli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione pongono la dignità della persona e la tutela dei diritti umani come motivo caratterizzante dell'intero impianto costituzionale. Questo ha fatto sì che per anni l'Italia sia stata impegnata nella difesa dei diritti umani. Lo ha fatto, da ultimo, con l'azione svolta per l'abolizione della pena di morte e, ancora, per l'istituzione della Corte penale internazionale, nonché con il contributo di magistrati, di tecnici, di giuristi presso le corti istituite nei vari Paesi.

Che cosa facciamo oggi? Certamente istituiamo una Commissione indipendente che ha caratteristiche molto forti, in termini di impegno. Questo mi consente però di dare immediatamente una risposta al presidente Vizzini, che giustamente, in qualità di relatore, ha richiamato quanto era stato osservato dal senatore Valditara, in particolare sulla necessità di ridurre gli importi indicati per il funzionamento di questa Commissione, mentre il presidente Vizzini ha sollecitato un impegno del Governo a risparmiare.

Non c'è dubbio che, in un momento di crisi, il Governo terrà conto della compatibilità con i risultati in bilancio; credo però che tutti dovremmo incominciare a ragionare, quando si parla di bilancio e di copertura di spese, in termini di interessi protetti. Non può, quindi, essere trattata allo stesso modo una spesa che serve per la Commissione dei diritti umani e una spesa per una Commissione di diverso tipo. Gli interessi protetti, quando andiamo a fare i tagli, vanno considerati correttamente dalla Commissione bilancio e dal Parlamento.

Abbiamo detto che i cosiddetti tagli lineari andavano bene per i primi due o tre anni, ma abbiamo anche detto, non più di una settimana fa, in occasione dell'approvazione della manovra, che in base agli interessi protetti non potevamo consentire che le pensioni minime non avessero la rivalutazione. Su queste cose ci siamo trovati d'accordo. Questo provvedimento, che attiene alla realizzazione in concreto dei principi della nostra Costituzione, lo facciamo per adeguarci alla risoluzione delle Nazioni Unite, ma sviluppa quel percorso ideale che è partito dal 1948 che ha visto nella sede dell'Assemblea Costituente l'unità dei cattolici, dei marxisti, dei socialisti e di tutti.

Credo che oggi l'unità realizzata in Commissione grazie al Presidente della Commissione e ai relatori sia forse volta a garantire il funzionamento di questa Commissione per quelle garanzie che vogliamo assicurare a tutti i cittadini senza distinzione di sesso e di religione, senza distinzione alcuna. Tutti sono uguali, non solo davanti alla legge, ma davanti ai diritti umani, che prescindono dalla legge, in quanto la precedono: non dico che si tratti di diritto naturale, ma quasi. (Applausi dal Gruppo PdL e dei senatori Marcenaro e Contini).

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a dar lettura del parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti.

BUTTI, segretario. «La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il nuovo testo unificato ed i relativi emendamenti, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo».

PRESIDENTE.

Metto ai voti l'articolo 1.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 2, sul quale è stato presentato un emendamento che invito il presentatore ad illustrare.

MARCENARO (PD). Passiamo all'esame degli articoli, nel testo unificato proposto dalla Commissione.Signor Presidente, ritiro l'emendamento 2.100.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'articolo 2.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 3.

Lo metto ai voti.

È approvato.

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signora Presidente, nel primo periodo del comma 7 mancano le parole «previe intese con l'amministrazione responsabile» che risultano alla fine del secondo periodo e che dovrebbero essere riferite ad entrambi i periodi. Se è un problema di drafting riscriviamo anche nel primo periodo la previa intesa con l'amministrazione responsabile oppure deve essere dichiarato, secondo l'interpretazione che era stata correttamente data in Commissione, che si riferisce ad entrambi i periodi.

PRESIDENTE. Sottosegretario Caliendo, le ricordo che l'articolo 3 è già stato votato. La questione potrà essere sottoposta alla Presidenza come coordinamento.

Passiamo all'esame degli articoli successivi.

Metto ai voti l'articolo 4.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 5.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 6.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 7.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 8.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 9, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

VIZZINI, relatore. Signora Presidente, propongo al senatore Marcenaro di eliminare il periodo «ferma restando la necessità dello svolgimento dei compiti stabiliti dalla presente legge», che ritengo privo di portata innovativa. È ovvio, infatti, che colui che viene nominato per svolgere una certa cosa deve poterla svolgere. Non avrei invece nulla in contrario, rispetto al successivo periodo, a far riferimento all'articolo 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e successive modificazioni, perché, pur riferendosi al segreto d'ufficio dei dipendenti pubblici, è pur sempre un riferimento normativo che consente di inquadrare l'utilizzo del segreto agganciandolo ad una norma concreta.

In sostanza, salta la prima parte dell'emendamento.

MARCENARO (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCENARO (PD). Signora Presidente, accogliendo la proposta del relatore, vorrei spiegare la ragione di tale periodo. Chiedere la tutela del segreto d'ufficio è certamente una richiesta sensata, che va però contemperata con l'esigenza - anche se forse vi è una ripetizione - secondo cui tra i compiti della Commissione vi deve essere anche quello di contribuire all'informazione e alla formazione dell'opinione pubblica. Ribadisco in ogni caso che la riformulazione proposta dal senatore Vizzini va in questa direzione e può quindi essere accolta.

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 9.100 (testo 2), presentato dal senatore Marcenaro.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 9, nel testo emendato.

È approvato.

Passiamo all'esame degli articoli successivi.

Metto ai voti l'articolo 10.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 11.

È approvato.

Passiamo all'esame di un emendamento volto ad inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 11, che invito il presentatore ad illustrare.

MARCENARO (PD). Signora Presidente, il senso dell'emendamento è abbastanza semplice. Noi abbiamo una Commissione parlamentare straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, di cui non ripercorro la storia, che di volta in volta il Senato decide di istituire all'inizio di ogni legislatura - o almeno così è stato fino ad adesso - attraverso la presentazione di apposite mozioni. La Camera dispone di un Comitato, istituito nell'ambito della Commissione esteri, che si occupa di questa materia, e c'è comunque una differenza tra le due strutture.

Mi pare comunque importante, nel momento in cui ci apprestiamo ad assumere una decisione così importante, come quella dell'istituzione di un'Authority indipendente, stabilire che il Parlamento intende dotarsi degli strumenti necessari per affrontare il problema della tutela dei diritti umani in modo sistematico, prendendo atto che lo stesso si è imposto in maniera sempre più ampia nel corso degli anni, fino a meritare un impegno specifico come quello che oggi stiamo assumendo.

L'emendamento in esame è stato predisposto dopo aver consultato, non soltanto tutti i membri della Commissione, che ne sono in larga parte firmatari, ma anche i Presidenti di tutti i Gruppi parlamentari del Senato, e vi è stato, seppur in modo informale, un coordinamento anche con i Capigruppo della Camera. È stato quindi presentato dopo una verifica attenta, così come ritengo debba avvenire per una disposizione di questa natura. Naturalmente, so che ci sono osservazioni al riguardo da parte del relatore, che ascolterò per poi replicare.

PRESIDENTE. Invito il relatore a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

VIZZINI, relatore. Signora Presidente, debbo dire con grande franchezza che nella mia vita parlamentare ho visto nascere Commissioni bicamerali ben più inutili di quella proposta in questo disegno di legge.

Ci troviamo però in una situazione che vede in Senato una Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani già costituita ed in piena attività, alla quale va ad affiancarsi nell'altro ramo del Parlamento il lavoro di uno specifico Comitato all'interno della Commissione esteri. Peraltro, dal momento che le disposizioni riguardanti l'istituzione della Commissione parlamentare proposta dovrebbero entrare in vigore nella prossima legislatura, ciò vuol dire che per questa legislatura continueranno ad operare - come peraltro lo stesso emendamento prevede - gli organismi già esistenti. In ogni caso, prevedere per legge una Commissione che dovrà nascere in un'altra legislatura mi sembra quasi una prenotazione di spesa sul bilancio di un Senato che sarà un corpo nuovo e diverso dopo il passaggio elettorale.

Proprio per questo, rendendomi conto che sarà una cosa utile, ma non volendo ipotecare il futuro, propongo di trasformare l'emendamento in un ordine del giorno, trattandosi peraltro di un fatto che riguarda il Senato e non il Governo. (Applausi della senatrice Contini).

PRESIDENTE. Senatore Marcenaro, intende accogliere la proposta del relatore?

MARCENARO (PD). Signora Presidente, naturalmente avevamo fatto questa valutazione.

Come ha detto il presidente Vizzini, stiamo parlando di un ordine del giorno atipico, che non si può certamente chiudere con la formula di rito «impegna il Governo», perché la questione è un'altra. Si tratterebbe quindi di un ordine del giorno, da sottoporre al voto dell'Aula, in cui si auspica che siano adottate le opportune iniziative in questa direzione.

Accetto dunque la proposta del relatore, nello spirito che ha regolato il nostro comportamento in questa vicenda, di scegliere la strada del procedimento più rapido per arrivare all'approvazione definitiva della legge.

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Marcenaro, vorrei invitarla a leggere l'ordine del giorno così formulato, in modo che l'Aula possa averne conoscenza.

MARCENARO (PD). L'ordine del giorno recita: «Il Senato, in sede di esame del disegno di legge n. 2720, premesso che: l'Italia si è impegnata ad istituire un organismo indipendente per la tutela dei diritti umani ai sensi della Risoluzione 48/134 delle Nazioni Unite del 20 dicembre 1993; che la creazione di una Istituzione indipendente per i diritti umani è stata richiesta all'Italia con una Raccomandazione approvata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nell'ambito della procedura di revisione periodica sui diritti umani cui il nostro Paese è stato sottoposto nel 2010; che l'impegno a dare vita ad una Istituzione indipendente per i diritti umani è stato confermato dall'Italia all'atto della candidatura quale membro del Consiglio per i diritti umani, candidatura coronata da successo con l'elezione avvenuta il 20 maggio 2011; che tale organismo dovrà operare secondo i principi di Parigi del 1991, auspica che siano adottate tutte le opportune iniziative volte: ad istituire una Commissione parlamentare bicamerale per la tutela e la promozione dei diritti umani; a garantire che le candidature a componenti di detta istituzione siano avanzate con la massima trasparenza e nel rispetto dei requisiti richiesti dalla legge stessa».

Questo è l'ordine del giorno di cui si propone la votazione, se la Presidenza la consente.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi su tale ordine del giorno.

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signora Presidente, trattandosi dell'istituzione di una Commissione parlamentare, il Governo non c'entra: è d'accordo, ma non esprime un parere.

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signora Presidente, una breve considerazione tecnica. Visto e considerato che, in effetti, come dice giustamente il Sottosegretario, il Governo è, non dico estraneo, ma insomma partecipa con slancio nell'afflato che ci farà un domani istituire questa Commissione, mi domando se, posta l'importanza della pronuncia odierna, non si possa riproporre tale ordine del giorno anche in sede di esame del bilancio del Senato, con la speranza che poi alla Camera avvenga lo stesso; ci si prepara per la prossima legislatura anche così.

INCOSTANTE, relatrice. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

INCOSTANTE, relatrice. Signora Presidente, poiché riteniamo che per facilitare l'iter del provvedimento si sia rinunciato a questo emendamento, ascoltando anche le considerazioni del senatore Vizzini, che abbiamo condiviso, sarebbe importante, per sostanziare questo ordine del giorno, che vi fosse un voto condiviso dell'Aula in modo che rimanesse agli atti anche per le successive valutazioni e determinazioni che si dovranno fare. Teniamo presente che oggi facciamo un passo importante per questo organismo indipendente che stiamo per approvare, ma la valutazione dell'istituzione di una Commissione parlamentare bicamerale è un auspicio che intendiamo sostanziare con il voto dell'Aula.

Per queste ragioni, chiedo che l'ordine del giorno G11.0.100 sia votato mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno G11.0.100, presentato dal senatore Marcenaro e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2720-1223-1431

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12.

Lo metto ai voti.

È approvato.

INCOSTANTE, relatrice. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

INCOSTANTE, relatrice. Signora Presidente, dopo l'approvazione dell'articolo 3, il rappresentante del Governo è intervenuto per precisare alcune questioni che a suo avviso non erano chiare nel testo. Poiché abbiamo ritenuto d'insistere sull'approvazione del testo nella sua formulazione originaria, il senatore Vizzini ed io, in qualità di relatori, abbiamo deciso di presentare un ordine del giorno per chiarire, anche dal punto di vista procedurale, che i poteri della Commissione per la promozione e protezione dei diritti umani dovranno essere basati sulla leale collaborazione tra la Commissione stessa e le altre istituzioni dello Stato.

Do quindi lettura dell'ordine del giorno G1.1000, sottoscritto dal senatore Vizzini e da me: «Il Senato, in sede di esame del disegno di legge n. 2720, rileva che, in via interpretativa, i poteri di cui all'articolo 3, comma 7, debbano comunque essere intesi nel pieno rispetto del principio di leale collaborazione con enti ed istituzioni coinvolti nei procedimenti e negli atti di accertamento, sulle aree e sui luoghi, compiuti dalla Commissione».

Pensiamo in questo modo di aver fornito i necessari chiarimenti procedurali, in quest'Aula, per cui chiediamo al Governo di non tornare su tale questione, che a nostro avviso è sufficientemente chiara.(Applausi del senatore Astore).

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del giorno in esame.

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Accolgo l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G1.1000 non verrà posto ai voti.

Onorevoli colleghi, dovremmo ora passare alle dichiarazioni di voto finali sul provvedimento. Alla Presidenza sono pervenute sei richieste d'intervento in dichiarazione di voto per la durata complessiva di circa un'ora, oltre a due richieste d'intervento sull'ordine dei lavori. Poiché il termine della seduta odierna è fissato alle ore 20, al fine di mantenere l'unitarietà nelle fasi procedurali del dibattito, propongo che le dichiarazioni di voto abbiano luogo domani mattina.

Poiché non si fanno osservazioni, così rimane stabilito.

Rinvio pertanto il seguito della discussione dei disegni di legge in titolo ad altra seduta.

Sul dissesto finanziario della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor

BASSOLI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BASSOLI (PD). Signora Presidente, ho chiesto di intervenire a fine seduta per richiamare l'attenzione dell'Assemblea e del Governo su una vicenda drammatica come quella che riguarda la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, che per l'importanza che questo centro di cura e ricerca ha sul piano nazionale, e in particolare per la Regione Lombardia, non credo possa passare sotto silenzio.

Il suicidio di Mario Cal, braccio destro di don Verzè, ex vice presidente dell'Istituto, getta un'ombra tragica su questa vicenda. Diversi organi di stampa hanno riportato l'entità del debito, che ammonterebbe a oltre 900 milioni di euro. Sono in pericolo il futuro di questo centro, 3.700 dipendenti (tra medici, paramedici e personale amministrativo); sono a rischio 1.083 posti letto e 57.000 ricoveri annui.

Le notizie di oggi sono molto preoccupanti. Nella cronaca viene riportato che l'ospedale non avrebbe più di un mese di autonomia e non ci sarebbero più i soldi per pagare stipendi, medicinali o altro; vi è il rischio che i creditori passino alle vie di fatto.

L'agenzia ANSA, con un dispaccio diramato alle ore 18,25 di oggi, informa che la procura di Milano sta valutando l'ipotesi di avanzare un'istanza di fallimento qualora non venisse presentato in tempi ragionevoli il piano di salvataggio del gruppo ospedaliero.

Dal 16 luglio si è insediato il nuovo consiglio di amministrazione, e la Chiesa, forte di una lunga esperienza in campo sanitario, si è assunta l'onere del risanamento di questo IRCCS. L'attuale consiglio di amministrazione ha però chiesto tempo per poter esaminare le carte. Pare inoltre che la questione si sia ulteriormente aggravata e che ci sia addirittura il rischio che la situazione sfugga di mano.

La Regione Lombardia sembra uno spettatore imbarazzato. Chiediamo quindi che almeno il ministro Fazio venga in Aula per poter avere un quadro chiaro della situazione e sapere quali iniziative intenda mettere in campo per giungere ad una soluzione positiva di questo drammatico problema. (Applausi dai Gruppi PD e PdL).

GRAMAZIO (PdL). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRAMAZIO (PdL). Signora Presidente, la collega Bassoli ha sollevato un problema che anche io voglio richiamare all'attenzione del Parlamento e del Senato. Credo sia giusto, da parte sua, signora Presidente, invitare il Ministro della salute a riferire, nel più breve tempo possibile, della grave situazione in cui si trova la Fondazione del Monte Tabor, cioè l'Istituto San Raffaele.

Non devo ricordare - lo ha fatto poc'anzi la collega - che il San Raffaele è una struttura riconosciuta per le sue capacità, per l'operatività e la professionalità dei dipendenti, e non può essere abbandonata a sé stessa, anche se c'è, da parte della Chiesa, un intervento concreto di pronto intervento, con un allargamento del Consiglio di amministrazione ad esperti di fama nazionale, che possono sicuramente mettere mano a una serie di misure.

A quella struttura, fanno riferimento non solo i cittadini della Lombardia, ma cittadini di ogni parte d'Italia, proprio conoscendone e riconoscendone il valore e la grande professionalità di chi vi opera. Lo Stato italiano, la Regione Lombardia e il Servizio sanitario nazionale non possono perdere una struttura di tal genere, con tantissimi dipendenti e tanti posti letto.

Chiediamo al Ministro della salute di farci sapere quali sono le intenzioni del Governo a garanzia di quella struttura.

PRESIDENTE. Senatore Gramazio, già oggi in Conferenza dei Capigruppo è stata posta l'attenzione sull'argomento.

Sulla mancata erogazione dei fondi in favore delle popolazioni liguri
colpite da eventi alluvionali

PINOTTI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINOTTI (PD). Signora Presidente, intervengo per portare all'attenzione della Presidenza del Senato e dell'Assemblea un problema che riguarda i fondi per l'alluvione nella Regione Liguria, approvati, con la condivisione di tutti i Gruppi parlamentari, in occasione dell'esame del decreto milleproroghe. Si tratta di 45 milioni per quest'anno e di altri 35 per il futuro. Parlo di problema perché, nonostante siano stati annunciati da tempo, questi soldi non sono mai arrivati alla Regione Liguria. Così molti commercianti e molte imprese danneggiate dall'alluvione, in assenza di questi fondi e non ottenendo più credito dalle banche, rischiano concretamente di chiudere. Molti vivono una situazione disperata.

Stiamo cercando di capire dove siano fermi questi fondi. Speriamo sia esclusivamente un problema di trasferimento.

Potrei anche fare un atto di sindacato ispettivo, ma vorrei il più sollecitamente possibile un sostegno da parte della Presidenza e una mano dalla Ragioneria generale dello Stato e dalla Protezione civile per capire dove siano finiti questi fondi e se si possa velocizzare il passaggio alla Regione. Ripeto, parliamo di situazioni che concretamente incidono sulla possibilità di continuare un'attività o chiuderla per sempre e, quindi, sulla possibilità delle persone e delle relative famiglie di vivere attraverso il lavoro. (Applausi dal Gruppo PD).

Sul sequestro ad opera della Marina israeliana di un'imbarcazione

della Freedom Flotilla 2

PEDICA (IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PEDICA (IdV). Signora Presidente, volevo informare che oggi pomeriggio la Marina da guerra israeliana ha abbordato la nave francese "Dignité" della Freedom Flotilla 2 in acque internazionali, sequestrando il battello diretto a Gaza, con tutti i passeggeri.

GRAMAZIO (PdL). Hanno fatto bene. Sono terroristi!

PEDICA (IdV). Il dipartimento immigrazione del Ministero dell'interno israeliano ha già diffuso una nota secondo la quale gli attivisti saranno accusati di essere entrati in Israele illegalmente, pur essendo stati portati con la forza e contro la loro volontà in Israele, e quindi deportati. Potranno scegliere oggi se essere messi su un volo di rientro nei rispettivi Paesi oppure aspettare di comparire davanti ad un giudice e, nel frattempo, essere rinchiusi in centri detentivi.

Chiediamo perciò al Governo italiano di intervenire per l'immediata liberazione di pacifisti illegalmente sequestrati che si trovavano in acque internazionali - lo ripeto - e non avevano alcuna intenzione di entrare in Israele, bensì di raggiungere il territorio palestinese della striscia di Gaza.

GRAMAZIO (PdL). Pedica, sveglia, sono terroristi.

PEDICA (IdV). Chiediamo al Ministro degli affari esteri anche di sapere quali sono le iniziative che il nostro Governo vuole intraprendere per far cessare l'assedio israeliano nei confronti della popolazione civile di Gaza, sottoposta da anni a un embargo inumano e illegale.

Per lo svolgimento e la risposta scritta ad interrogazioni

VITA (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITA (PD). Signora Presidente, non vorrei incorrere anch'io in qualche invettiva dei colleghi, ma volevo porre un problema analogo a quello posto dal collega Pedica.

Mi riferisco all'atto 3-02291, un'interrogazione che attende risposta, inerente al problema generale del diritto internazionale e alla sua evidente violazione, in quanto le navi della Freedom Flotilla, prima bloccate in qualche maniera, sono ora accerchiate. Quando ci sarà la risposta, signora Presidente?

PRESIDENTE. La Presidenza solleciterà una risposta, senatore Vita.

AMORUSO (PdL). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMORUSO (PdL). Signora Presidente, desidero sollecitare la risposta all'interrogazione 4-00640 presentata nell'ottobre 2008 relativamente allo stato di crisi di un importante istituto ospedaliero, l'Opera Don Uva, un ente ecclesiastico fondato nel 1922 che opera a Bisceglie, a Foggia, a Potenza, con delle succursali anche all'estero, proprio perché questa situazione, in questi giorni, sta assumendo un aspetto drammatico.

Vi è stato un incontro la settimana scorsa, presso la Regione Puglia, ma purtroppo la situazione e lo stato di crisi non è pensabile si possano ormai risolvere. Sono in pericolo migliaia di posti di lavoro, ma anche le centinaia di malati che tutt'ora sono in questa struttura, che è uno dei punti di riferimento a livello riabilitativo nel Mezzogiorno di Italia, ma che ha a suo carico anche tutta una serie di situazioni derivanti dall'essere stata la più grande struttura manicomiale d'Europa.

Sarebbe utile se i Ministri richiamati nell'interrogazione potessero dare una risposta per capire cosa deve succedere a questo importante istituto.

PRESIDENTE. Senatore Amoruso, anche nel suo caso, la Presidenza solleciterà una risposta.

Per un controllo parlamentare sui CIE

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signora Presidente, intervengo solo per ricordare - e questo avviene in un momento in cui stiamo discutendo di una direttiva che parla di respingimenti e di rimpatri - che lunedì prossimo la Federazione nazionale della stampa ha invitato i parlamentari a recarsi in visita nei Centri di identificazione ed espulsione di tutta Italia.

Infatti, è sempre stato precluso l'accesso agli operatori dell'informazione e, all'inizio di aprile, per un paio di settimane, è stato precluso l'accesso anche ai parlamentari e ai consiglieri regionali. A macchia di leopardo, si è poi ristabilita una possibilità di entrare in quei luoghi.

Credo che, proprio a seguito dell'alto dibattito che ha caratterizzato oggi le decisioni che verranno portate a termine domani circa l'istituzione di una commissione indipendente sui diritti umani e anche a seguito di alcuni miglioramenti di questo decreto rimpatri, che sono stati riconosciuti da più parti, andare di persona a controllare la qualità di vita di chi viene ristretto in questi luoghi - purtroppo il decreto prevede che la permanenza possa arrivare addirittura fino ad un anno e mezzo - possa essere edificante.

Quindi, durante tutta la giornata del 25 luglio prossimo, con la speranza che non vadano tutti al CIE di Ponte Galeria solo perché è qui vicino, invitiamo i presenti e coloro i quali leggeranno il resoconto a recarsi in un CIE, o anche in un CARA o in una delle tendopoli trasformate nottetempo in centri di accoglienza per immigrati, per poi magari presentare degli atti di sindacato ispettivo, perché, conoscendo un po' come vanno le cose, sicuramente ce ne sarà bisogno.

Mozioni, interpellanze e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, interpellanze e interrogazioni pervenute alla Presidenza saranno pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per le sedute di mercoledì 20 luglio 2011

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi domani, mercoledì 20 luglio, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 9,30 e la seconda alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 19,57).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani (2720-1223-1431)

Risultante dall'unificazione dei disegni di legge:

Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani (2720)

Istituzione della Commissione italiana per la promozione e la tutela dei diritti umani (1223)

Istituzione dell'Agenzia nazionale per la promozione e la salvaguardia dei diritti fondamentali (1431)

ARTICOLI 1 E 2 NEL TESTO UNIFICATO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 1.

Approvato

(Princìpi generali)

    1. La presente legge detta disposizioni generali in materia di promozione e protezione dei diritti umani cui l'Italia si ispira secondo i princìpi contenuti nella Costituzione e nelle convenzioni internazionali delle quali è parte.

    2. Al fine di assicurare l'attuazione dei princìpi di cui al comma 1, l'ordinamento riconosce un ruolo specifico in materia alle amministrazioni dello Stato e, in tema di rapporti internazionali, per le particolari funzioni ad esso attribuite dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, al Ministero degli affari esteri, presso il quale opera il Comitato interministeriale dei diritti umani che assicura il raccordo tra le amministrazioni pubbliche, nonché tra queste, gli organismi internazionali e la Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani di cui all'articolo 2 della presente legge.

Art. 2.

Approvato

(Istituzione e composizione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani)

    1. È istituita, ai sensi della risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite n. 48/134 del 20 dicembre 1993, la Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani, di seguito denominata «Commissione», con lo scopo di promuovere e di tutelare i diritti fondamentali della persona, riconosciuti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali di cui l'Italia è parte.

    2. La Commissione opera con indipendenza di giudizio e di valutazione nonché in piena autonomia decisionale, gestionale e finanziaria; a tal fine, il Presidente, i due membri di cui al comma 3 del presente articolo e i funzionari di cui all'articolo 5, commi 1 e 2, della presente legge non possono essere nominati o reclutati tra i dipendenti di pubbliche amministrazioni.

    3. La Commissione è organo collegiale composto da un Presidente e da due membri scelti, assicurando un'adeguata rappresentanza dei due sessi, tra persone altamente qualificate nel settore dei diritti umani, di riconosciuta indipendenza e idoneità alla funzione e che possiedano un'esperienza pluriennale nel campo della tutela e della promozione dei diritti umani.

    4. I due membri sono eletti rispettivamente dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei deputati a maggioranza dei due terzi dei loro componenti. Il Presidente della Commissione è nominato con determinazione adottata d'intesa dai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati. La prima nomina dei componenti della Commissione è effettuata entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

    5. Il Presidente e i due membri durano in carica quattro anni e non possono essere confermati per più di una volta. Almeno tre mesi prima della scadenza del mandato sono attivate le procedure per la nomina dei nuovi componenti.

    6. I componenti della Commissione, per tutta la durata dell'incarico, non possono ricoprire cariche elettive o governative o altri uffici pubblici di qualsiasi natura, né ricoprire incarichi per conto di un'associazione o di un partito o movimento politico; qualora siano professori universitari di ruolo, sono collocati in aspettativa senza assegni ai sensi dell'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, e successive modificazioni. Il personale collocato fuori ruolo o in aspettativa non può essere sostituito. All'atto del collocamento fuori ruolo e per la durata del medesimo, sono resi indisponibili presso l'amministrazione di provenienza i posti in dotazione organica lasciati vacanti.

    7. Al Presidente della Commissione compete un'indennità di funzione determinata ai sensi dell'articolo 3, commi da 43 a 53, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni. Agli altri due membri compete una indennità di funzione non eccedente, nel massimo, i due terzi di quella spettante al Presidente.

    8. I componenti della Commissione sono immediatamente sostituiti in caso di dimissioni, morte, incompatibilità sopravvenuta, accertato impedimento fisico o psichico ovvero grave violazione dei doveri inerenti all'incarico affidato. La valutazione circa l'effettiva esistenza dell'incompatibilità sopravvenuta, dell'impedimento fisico o psichico nonché della grave violazione dei doveri inerenti all'incarico affidato compete ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, che vi procedono d'intesa e senza ritardo. Alla nomina del sostituto si provvede con le stesse modalità adottate per la nomina del Presidente o del membro da sostituire. Il componente nominato come sostituto resta in carica fino alla scadenza ordinaria del mandato del componente della Commissione sostituito.

    9. Restano salve le competenze di cui all'articolo 1, comma 2.

EMENDAMENTO

2.100

MARCENARO

Ritirato

Al comma 4, dopo il secondo periodo inserire il seguente: «Le candidature di personalità con i requisiti di cui al comma precedente vengono presentate ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati e rese pubbliche almeno tre giorni prima della data dell'elezione dei due membri e della nomina del Presidente della Commissione».

ARTICOLI DA 3 A 9 NEL TESTO UNIFICATO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 3.

Approvato

(Competenze della Commissione)

    1. La Commissione ha il compito di:

        a) monitorare il rispetto dei diritti umani in Italia di cui all'articolo 1, comma 1;

        b) promuovere la cultura dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1, e la diffusione della conoscenza delle norme che regolano la materia e delle relative finalità, in particolare attraverso specifici percorsi informativi da realizzare nei vari ambiti pubblici, incluse le istituzioni scolastiche, nonché campagne pubbliche di informazione attraverso la stampa e gli altri mezzi di comunicazione;

        c) formulare, anche di propria iniziativa e sulla base degli elementi emersi dall'attività di monitoraggio di cui alla lettera a), pareri, raccomandazioni e proposte al Governo e al Parlamento su tutte le questioni concernenti il rispetto dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1. La Commissione può, in particolare, proporre al Governo, nelle materie di propria competenza, l'adozione di iniziative legislative nonché di regolamenti e di atti amministrativi e sollecitare la firma o la ratifica delle convenzioni e degli accordi internazionali in materia di diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1;

        d) formulare raccomandazioni e pareri al Governo ai fini della definizione della posizione italiana nel corso di negoziati multilaterali o bilaterali che possono incidere sul livello di tutela dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1;

        e) contribuire a verificare l'effettiva attuazione delle convenzioni e degli accordi internazionali in materia di diritti umani ratificati dall'Italia;

        f) collaborare per lo scambio di esperienze e per la migliore diffusione di buone pratiche con gli organismi internazionali preposti alla tutela dei diritti umani, in particolare con quelli delle Nazioni Unite, del Consiglio d'Europa e dell'Unione europea, e con gli omologhi organismi istituiti da altri Stati nel settore della promozione e della protezione dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1;

        g) valutare le segnalazioni in materia di violazioni o limitazioni dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1, provenienti dagli interessati o dalle associazioni che li rappresentano, ai fini del successivo inoltro agli uffici competenti della pubblica amministrazione qualora non sia stata già adita l'autorità giudiziaria;

        h) promuovere gli opportuni contatti con le autorità, le istituzioni e gli organismi pubblici, quali i difensori civici e i garanti dei diritti dei detenuti comunque denominati, cui la legge attribuisce, a livello centrale o locale, specifiche competenze in relazione alla tutela dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1;

        i) prestare collaborazione alle istituzioni scolastiche e alle università per la realizzazione di progetti didattici e di ricerca, concernenti le tematiche della tutela dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1;

        l) promuovere, presso le singole pubbliche amministrazioni, l'inserimento della materia relativa alla tutela dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1, in tutti i programmi di formazione e di aggiornamento dedicati al rispettivo personale, con riguardo alle specificità dei diversi settori di competenza; ai fini della predisposizione di tali programmi, la Commissione può fornire assistenza e pareri alle amministrazioni.

    2. Al fine dell'attuazione del comma 1, la Commissione può richiedere la collaborazione dell'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminanazioni fondato sulla razza o sull'origine etnica (UNAR), istituito con decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, in attuazione della direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica.

    3. La Commissione può svolgere le proprie attività attraverso apposite sezioni dedicate a particolari materie o a specifici ambiti di competenza conferendo ad uno dei membri l'incarico di coordinarne le attività.

    4. Le leggi di ratifica di convenzioni internazionali possono demandare alla Commissione funzioni derivanti dai relativi impegni internazionali in materia di diritti umani.

    5. Per lo svolgimento dei suoi compiti istituzionali, in particolare per quanto attiene alle funzioni di cui al comma 1, lettere a) e g), del presente articolo, la Commissione può chiedere alle pubbliche amministrazioni, nonché a qualsiasi soggetto o ente pubblico, di fornire informazioni rilevanti ai fini della tutela dei diritti di cui all'articolo 1, comma 1, nel rispetto delle disposizioni previste dal codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. Le amministrazioni interpellate devono rispondere entro quarantacinque giorni dalla richiesta.

    6. Per le finalità di cui al comma 1, lettere b) e g), del presente articolo, la Commissione può chiedere a enti e amministrazioni pubbliche di accedere, previe intese, a banche di dati o ad archivi, sentito il Garante per la protezione dei dati personali. La presente disposizione non si applica ai dati ed alle informazioni conservati nel Centro elaborazioni dati di cui all'articolo 8 della legge 1º aprile 1981, n. 121, e successive modificazioni, nonché nella Banca dati nazionale del DNA di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 30 giugno 2009, n. 85.

    7. La Commissione, qualora ne ricorra la necessità, anche ai fini del riscontro delle segnalazioni di cui al comma 1, lettera g), del presente articolo, può effettuare visite, accessi e verifiche nei luoghi ove si sarebbe verificata la violazione. Per le medesime finalità, la Commissione può effettuare visite, accessi e verifiche presso le strutture indicate all'articolo 2 del decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451, convertito dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563, all'articolo 20 del decreto legislativo 28 gennaio 2008 n. 25, e successive modificazioni, e all'articolo 14 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n.  286, e successive modificazioni, previe intese con l'amministrazione responsabile, per esigenze organizzative e di sicurezza. Le amministrazioni pubbliche responsabili delle strutture oggetto di visite, accessi e verifiche e, ove necessario, altri organi dello Stato, collaborano con la Commissione nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili.

    8. Con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro degli affari esteri, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e per la pubblica amministrazione e l'innovazione, e su parere conforme della Commissione, sono adottate le norme concernenti il funzionamento, l'organizzazione interna, i bilanci, i rendiconti e la gestione delle spese, le funzioni del direttore dell'ufficio della Commissione, il personale di cui avvalersi entro il limite massimo di dieci unità, le procedure e le modalità di reclutamento, ai sensi della normativa vigente, l'ordinamento delle carriere nonché il trattamento economico e giuridico del personale addetto sulla base del contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto Ministeri. La Commissione svolge le proprie funzioni e prende le sue decisioni all'unanimità. Al fine di consentire l'avvio dell'attività amministrativa, la Commissione stabilisce con regolamento le modalità di reclutamento del primo contingente di personale amministrativo e tecnico, nell'ambito della predetta dotazione, nel limite massimo di sei unità, selezionate fra il personale dipendente dalla pubblica amministrazione in possesso delle competenze e dei requisiti di professionalità ed esperienza necessari, collocate, nelle forme previste dai rispettivi ordinamenti, in posizione di fuori ruolo, cui si applica l'articolo 17, comma 14, della legge 15 maggio 1997, n. 127. Il servizio presso l'ufficio della Commissione è equiparato ad ogni effetto di legge a quello prestato nelle rispettive amministrazioni di provenienza. All'atto del collocamento fuori ruolo e per la durata del medesimo vengono resi indisponibili presso l'amministrazione di provenienza i posti in dotazione organica lasciati vacanti. Il rendiconto della gestione finanziaria è soggetto al controllo della Corte dei conti.

    9. Con apposita delibera adottata dalla Commissione nella prima seduta sono definite le procedure di formazione e di adozione degli atti nonché l'articolazione della struttura. La delibera è pubblicata nella Gazzetta Ufficiale.

Art. 4.

Approvato

(Obbligo di rapporto)

    1. La Commissione ha l'obbligo di presentare rapporto all'autorità giudiziaria competente ogni qualvolta venga a conoscenza di fatti che possano costituire reato.

Art. 5.

Approvato

(Ufficio della Commissione)

    1. La Commissione si avvale, per l'espletamento delle proprie funzioni, di un proprio ufficio, a capo del quale è posto un direttore nominato dalla Commissione su proposta del Presidente, per un periodo corrispondente alla durata in carica della Commissione. Le funzioni del direttore sono individuate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 3, comma 8.

    2. È istituito il ruolo organico del personale dipendente dalla Commissione, la cui composizione è fissata in dieci unità, di cui un dirigente di seconda fascia, sei funzionari esperti, tre fra amministrativi e tecnici.

    3. All'ufficio della Commissione, al fine di garantire la responsabilità e l'autonomia, si applicano i princìpi riguardanti l'individuazione e le funzioni del responsabile del procedimento, ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché quelli relativi alla distinzione fra le funzioni di indirizzo e di controllo, attribuite agli organi di vertice, e quelli concernenti le funzioni di gestione attribuite ai dirigenti ai sensi del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nonché i princìpi di cui al decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150.

    4. Il direttore ed il personale in servizio presso l'ufficio della Commissione rispondono esclusivamente alla Commissione.

Art. 6.

Approvato

(Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali)

    1. La Commissione si avvale, per lo svolgimento delle sue funzioni, del Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali, di seguito denominato «Consiglio», costituito da non più di quaranta componenti nominati con le seguenti modalità:

        a) diciotto componenti scelti fra quelli designati dalle organizzazioni non governative maggiormente rappresentative a livello nazionale ed internazionale nel settore della tutela dei diritti umani e del diritto umanitario;

        b) quattro componenti designati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative;

        c) sei esperti scelti in ragione della loro riconosciuta competenza nel campo dei diritti umani, ivi compresi gli esperti indipendenti designati dal Governo presso gli organismi internazionali dei diritti umani;

        d) tre componenti designati congiuntamente dall'Associazione nazionale dei comuni italiani, dall'Unione delle Province d'Italia e dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano fra coloro che, a livello locale, svolgono istituzionalmente attività autonoma di promozione e tutela di diritti umani;

        e) sei componenti designati, rispettivamente, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Ministero degli affari esteri, dal Ministero dell'interno, dal Ministero della giustizia, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e un componente designato dall'UNAR, in rappresentanza delle istituzioni;

        f) due componenti scelti tra i garanti regionali dei diritti dei detenuti, comunque denominati, istituiti con legge regionale o delle province autonome di Trento e di Bolzano.

    2. Le modalità di selezione dei componenti di cui alle lettere a) e c) del comma 1 del presente articolo sono stabilite nella delibera di cui all'articolo 3, comma 9.

    3. Di volta in volta, possono essere invitati a partecipare alle riunioni del Consiglio i rappresentanti delle amministrazioni e degli enti che abbiano competenze nell'ambito della promozione e della protezione dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1.

Art. 7.

Approvato

(Compiti e funzioni del Consiglio)

    1. Il Consiglio collabora con la Commissione nell'esame delle problematiche connesse alla promozione e alla protezione dei diritti umani. Formula altresì pareri e raccomandazioni alla Commissione.

    2. Il Consiglio assiste la Commissione nell'attività di raccordo con le istanze della società civile, le istituzioni statali e territoriali, anche promuovendo occasioni di incontro e dibattiti pubblici.

    3. Il Consiglio è convocato dal Presidente della Commissione, almeno quattro volte l'anno, per approvare le linee politiche generali del programma annuale della Commissione, per discutere questioni di attualità nell'ambito dei diritti umani e per formulare proposte di lavoro concrete su temi ritenuti di particolare interesse per il territorio e per la società civile. Il Presidente della Commissione può altresì convocare sedute straordinarie del Consiglio quando lo ritiene necessario o su richiesta di un terzo dei componenti del Consiglio con diritto di voto. A fine anno, la Commissione presenta e discute con i componenti del Consiglio il programma di lavoro per l'anno successivo.

    4. Il Consiglio esamina ed approva il programma annuale di lavoro della Commissione e formula proposte di lavoro su temi che reputa rilevanti.

    5. Il Consiglio nomina al suo interno un coordinatore, che lo rappresenta presso la Commissione e può essere invitato a partecipare ai lavori della Commissione senza diritto di voto.

    6. Per lo svolgimento delle proprie funzioni, il Consiglio può istituire al suo interno gruppi di lavoro su tematiche specifiche discusse nell'ambito del Consiglio stesso e deliberate dalla Commissione. Ciascuno dei gruppi di lavoro è coordinato da un componente della Commissione.

    7. I rappresentanti della pubblica amministrazione di cui all'articolo 6, comma 1, lettera e), che sono componenti del Consiglio non hanno diritto di voto.

    8. Per i componenti del Consiglio è previsto il solo rimborso delle spese di missione per la partecipazione alle sedute.

Art. 8.

Approvato

(Collaborazione di università, centri di studio e di ricerca, organizzazioni e associazioni)

    1. La Commissione può avvalersi della collaborazione di osservatori nazionali e di altri organismi istituiti per legge ed operanti in ambiti rilevanti per la promozione e la protezione dei diritti umani.

    2. La Commissione può avvalersi della collaborazione di università e di centri di studio e di ricerca, nonché di organizzazioni non governative, di organizzazioni sociali e professionali e di associazioni che operano, con riconosciuta e comprovata competenza e professionalità, nel campo della promozione e della protezione dei diritti umani di cui all'articolo 1, comma 1.

Art. 9.

Approvato nel testo emendato

(Segreto d'ufficio)

    1. I componenti della Commissione e i soggetti di cui la Commissione si avvale per espletare il proprio mandato sono tenuti al segreto su ciò di cui sono venuti a conoscenza nell'esercizio delle proprie funzioni.

EMENDAMENTO

9.100

MARCENARO

V. testo 2

Al comma 1, dopo le parole: «I componenti della Commissione e i soggetti di cui la Commissione si avvale per espletare il proprio mandato» inserire le seguenti: «ferma restando la necessità dello svolgimento dei compiti stabiliti dalla presente legge» e dopo le parole: «sono tenuti al segreto su ciò di cui sono venuti a conoscenza nell'esercizio delle proprie funzioni» aggiungere le seguenti: «ai sensi dell'articolo 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3 e successive modificazioni».

9.100 (testo 2)

MARCENARO

Approvato

Al comma 1, aggiungere in fine le parole: «ai sensi dell'articolo 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3 e successive modificazioni».

ARTICOLI 10 E 11 NEL TESTO UNIFICATO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 10.

Approvato

(Relazione annuale della Commissione e informazione)

    1. La Commissione presenta al Parlamento, entro il 30 aprile di ogni anno, una relazione approvata all'unanimità sull'attività svolta e sulla situazione dei diritti umani, relativa all'anno precedente, con le proposte utili a migliorare il sistema della promozione e protezione dei diritti umani sul territorio nazionale.

    2. La relazione annuale è inviata al Presidente del Consiglio dei ministri ed a tutti i Ministri interessati.

    3. La Commissione promuove la pubblicazione di un bollettino nel quale sono riportati gli atti, i documenti e le attività più significativi di cui si ritiene opportuna la pubblicità. Il bollettino può essere pubblicato anche attraverso strumenti telematici.

Art. 11.

Approvato

(Spese)

    1. Le spese di funzionamento della Commissione, del Consiglio, e dell'ufficio della Commissione sono a carico del fondo stanziato a tale scopo nel bilancio dello Stato, e iscritto in apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze.

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 11 E ORDINE DEL GIORNO

11.0.100

MARCENARO, CONTINI, DI GIACOMO, BAIO, MAURO, DELLA SETA, PERDUCA, MONGIELLO, DIGILIO, LEVI-MONTALCINI, COLOMBO, GARAVAGLIA MARIAPIA, AMATI, BODEGA, FLERES, LIVI BACCI, DI GIOVAN PAOLO, GALLO, FLUTTERO, D'ALIA, LATRONICO

Ritirato e trasformato nell'odg G11.0.100

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 11-bis.

(Commissione parlamentare per la tutela e la promozione dei diritti umani)

        1. È istituita la Commissione parlamentare per la tutela e la promozione dei diritti umani, di seguito denominata «Commissione».

        2. La Commissione è composta da dodici senatori e da dodici deputati, nominati, rispettivamente, dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo costituito in almeno una delle Camere.

        3. I Presidenti delle Camere, entro dieci giorni dalla nomina dei componenti, convocano la Commissione per la costituzione dell'Ufficio di presidenza, composto dal presidente, da due vicepresidenti e da due segretari ed eletto dai componenti della Commissione a scrutinio segreto. Per l'elezione, rispettivamente, dei due vicepresidenti e dei due segretari, ciascun componente della Commissione scrive sulla propria scheda un solo nome.

        4. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dei propri lavori.

        5. La Commissione ha compiti di monitoraggio, di indirizzo e di controllo sulla concreta attuazione della legislazione nazionale, delle convenzioni e degli accordi internazionali, ratificati dall'Italia, in materia di tutela e promozione dei diritti umani.

        6. Per lo svolgimento dei compiti di cui al comma 4, la Commissione acquisisce dati, favorisce lo scambio di informazioni e promuove le opportune sinergie con gli organismi e gli istituti per la tutela e la promozione dei diritti umani operanti in Italia e all'estero e con le associazioni, le organizzazioni non governative e tutti gli altri soggetti operanti nel medesimo ambito. Può effettuare missioni in Italia e all'estero, svolgere procedure informative, esprimere pareri, votare risoluzioni.

        7. La Commissione riferisce alle Camere, con cadenza almeno annuale, sui risultati della propria attività e formula osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull'eventuale necessità di adeguamento della legislazione vigente in materia di tutela e promozione dei diritti umani.

        8. La Commissione si avvale di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, d'intesa fra di loro.

        9. Le spese di funzionamento della Commissione sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.

        10. Le disposizioni di cui al presente articolo hanno effetto a decorrere dalla legislatura successiva a quella in corso alla data di entrata in vigore della presente legge».

G11.0.100 (già em. 11.0.100)

Approvato

MARCENARO, CONTINI, DI GIACOMO, BAIO, MAURO, DELLA SETA, PERDUCA, MONGIELLO, DIGILIO, LEVI-MONTALCINI, COLOMBO, GARAVAGLIA MARIAPIA, AMATI, BODEGA, FLERES, LIVI BACCI, DI GIOVAN PAOLO, GALLO, FLUTTERO, D'ALIA, LATRONICO

Il Senato, in sede di esame del disegno di legge n. 2720,

        premesso che:

            l'Italia si è impegnata ad istituire un organismo indipendente per la tutela dei diritti umani ai sensi della Risoluzione 48/134 delle Nazioni Unite del 20 dicembre 1993;

            che la creazione di una Istituzione indipendente per i diritti umani è stata richiesta all'Italia con una Raccomandazione approvata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nell'ambito della procedura di revisione periodica sui diritti umani cui il nostro Paese è stato sottoposto nel 2010;

            che l'impegno a dare vita ad una Istituzione indipendente per i diritti umani è stato confermato dall'Italia all'atto della candidatura quale membro del Consiglio per i diritti umani, candidatura coronata da successo con l'elezione avvenuta il 20 maggio 2011;

            che tale organismo dovrà operare secondo i principi di Parigi del 1991,

            auspica che siano adottate tutte le opportune iniziative volte:

            ad istituire una Commissione parlamentare bicamerale per la tutela e la promozione dei diritti umani;

            a garantire che le candidature a componenti di detta istituzione siano avanzate con la massima trasparenza e nel rispetto dei requisiti richiesti dalla legge stessa.

ARTICOLO 12 NEL TESTO UNIFICATO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 12.

Approvato

(Copertura finanziaria)

    1. Agli oneri derivanti dalla presente legge, pari a euro 662.575 per l'anno 2011 e euro 1.735.150 a decorrere dall'anno 2012, si provvede, per l'anno 2011, mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5, comma 4, del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, come integrata dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e, a decorrere dall'anno 2012, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

    2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

ORDINE DEL GIORNO G1.1000

G1.1000

I Relatori

Non posto in votazione (*)

Il Senato, in sede di esame del disegno di legge n. 2720

        rileva che, in via interpretativa, i poteri di cui all'articolo 3, comma 7, debbano comunque essere intesi nel pieno rispetto del principio di leale collaborazione con enti ed istituzioni coinvolti nei procedimenti e negli atti di accertamento, sulle aree e sui luoghi, compiuti dalla Commissione.

________________

(*) Accolto dal Govern

o

Allegato B

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Alberti Casellati, Amato, Augello, Barelli, Belisario, Berselli, Bondi, Caliendo, Casoli, Castelli, Chiti, Ciampi, Conti, Coronella, Davico, Dell'Utri, Del Pennino, Garavaglia Massimo, Gentile, Giovanardi, Mantica, Mantovani, Mongiello, Palma, Pera, Sanciu, Sciascia, Stancanelli, Viceconte e Villari.

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

Ministro interno

Presidente del Consiglio dei ministri

(Governo Berlusconi-IV)

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, recante disposizioni urgenti per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari (2825)

(presentato in data 14/7/2011 )

C.4449 approvato dalla Camera dei Deputati;

Onn. Fontana Gregorio, Cimadoro Gabriele, Sanga Giovanni, Carlucci Gabriella, Comaroli Silvana Andreina, Stucchi Giacomo

Modifica delle circoscrizioni territoriali delle province di Bergamo e Cremona (2826)

(presentato in data 14/7/2011 )

C.1320 approvato da 1° Aff. costit.;

On. Di Centa Manuela ed altri

Norme in materia di previdenza e di tutela della maternità per gli atleti non professionisti (2829)

(presentato in data 18/7/2011 )

C.4019 approvato da Commissioni 7° e 11° riunite (assorbe C.1286, C.3655).

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatore Adragna Benedetto

Istituzione di un sistema di protezione sociale e di cura per le persone non autosufficienti (2827)

(presentato in data 13/7/2011 ) ;

senatrice Spadoni Urbani Ada

Modifiche al codice penale ed all'articolo 380 del codice di procedura penale, in materia di omicidio stradale (2828)

(presentato in data 14/7/2011 ) .

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, recante disposizioni urgenti per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari (2825)

previ pareri delle Commissioni 2° (Giustizia), 3° (Affari esteri, emigrazione), 5° (Bilancio), 14° (Politiche dell'Unione europea); E' stato inoltre deferito alla 1° Commissione permanente, ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento.

C.4449 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 15/07/2011 ).

Disegni di legge, nuova assegnazione

11ª Commissione permanente Lavoro, previdenza sociale

in sede deliberante

Sen. Delogu Mariano ed altri

Disposizioni in materia di esclusione dal trattamento pensionistico a favore dei superstiti di chiunque abbia cagionato con dolo la morte dell'assicurato o del pensionato (2082)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia)

Già assegnato, in sede referente, alla 11ª Commissione permanente (Lavoro)

(assegnato in data 12/07/2011 );

11ª Commissione permanente Lavoro, previdenza sociale

in sede deliberante

Sen. Pinotti Roberta

Disposizioni in materia di esclusione del coniuge uxoricidia e degli altri familiari condannati per omicidio del pensionato o del lavoratore, dal diritto ai trattamenti pensionistici in favore dei superstiti (2151)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 5° (Bilancio)

Già assegnato, in sede referente, alla 11ª Commissione permanente(Lavoro)

(assegnato in data 12/07/2011 );

11ª Commissione permanente Lavoro, previdenza sociale

in sede deliberante

Sen. Spadoni Urbani Ada

Disposizioni in materia di esclusione dell'uxoricida dal trattamento pensionistico di reversibilità (2278)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 5° (Bilancio)

Già assegnato, in sede referente, alla 11ª Commissione permanente(Lavoro)

(assegnato in data 12/07/2011 );

11ª Commissione permanente Lavoro, previdenza sociale

in sede deliberante

Dep. Lo Presti Antonino

Esclusione dei familiari superstiti condannati per omicidio del pensionato o dell'iscritto a un ente di previdenza dal diritto alla pensione di reversibilità o indiretta (2417)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 5° (Bilancio)

C.3333 approvato dalla Camera dei deputati (assorbe C.3311, C.3479)

Già assegnato, in sede referente, alla 11ª Commissione permanente(Lavoro)

(assegnato in data 12/07/2011 );

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

in sede deliberante

Sen. Bianconi Laura, Sen. Carrara Valerio

Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse e istituzione di un Fondo di solidarietà per i familiari delle persone scomparse (306)

previ pareri delle Commissioni 2° (Giustizia), 4° (Difesa), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 11° (Lavoro, previdenza sociale), 12° (Igiene e sanita')

Già assegnato, in sede referente, alla 1ª Commissione permanente(Aff. cost.)

(assegnato in data 19/07/2011 );

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

in sede deliberante

Sen. Di Giovan Paolo Roberto ed altri

Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse e istituzione di un fondo di solidarietà per i familiari delle persone scomparse (346)

previ pareri delle Commissioni 2° (Giustizia), 4° (Difesa), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 11° (Lavoro, previdenza sociale), 12° (Igiene e sanita')

Già assegnato, in sede referente, alla 1ª Commissione permanente(Aff. cost.)

(assegnato in data 19/07/2011 ).

Governo, trasmissione di atti per il parere

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 14 luglio 2011, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi degli articoli 1, comma 3, e 3 della legge 7 luglio 2009, n. 88 - lo schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (CE) n. 1371/2007, relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario (381).

Ai sensi delle predette disposizioni e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 18 luglio 2011 - alla 8a Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il 27 agosto 2011. Le Commissioni 1a, 2a, 5a e 14a potranno formulare osservazioni alla Commissione di merito entro il 17 agosto 2011.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 14 luglio 2011, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi degli articoli 1, comma 3, e 3 della legge 7 luglio 2009, n. 88 - lo schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni contenute nei regolamenti (CE) n. 1234/2007 e n. 534/2008 sulla commercializzazione delle carni di pollame (382).

Ai sensi delle predette disposizioni e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 18 luglio 2011 - alla 9a Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il 27 agosto 2011. Le Commissioni 1a, 2a, 5a e 14a potranno formulare osservazioni alla Commissione di merito entro il 17 agosto 2011.

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con lettera in data 14 luglio 2011, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1, comma 40, della legge 28 dicembre 1995, n. 549 - lo schema di decreto ministeriale recante il riparto dell'ulteriore stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'anno 2010, relativo a contributi da erogare ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (n. 383).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 18 luglio 2011 - alla 9a Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il 7 agosto 2011.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 8 luglio 2011, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1, comma 40, della legge 28 dicembre 1995, n. 549 - lo schema di decreto ministeriale recante il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno 2011, relativo a contributi da erogare ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (n. 384).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 18 luglio 2011 - alla 13a Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il 7 agosto 2011.

Governo, trasmissione di atti e documenti

Il Ministro del turismo, con lettera in data 11 luglio 2011, ha inviato, ai sensi dell'articolo 30 della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione - ed i relativi allegati - sull'attività svolta dall'ENIT - Agenzia nazionale del turismo e dal Club Alpino Italiano nell'anno 2009.

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Atto n. 660).

Il Ministro della giustizia, con lettera in data 14 luglio 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 294 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, la relazione sull'applicazione della normativa in materia di patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti penali, contenente l'analisi dei dati relativi al periodo 1995-2010.

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a Commissione permanente (Doc. XCVI, n. 3).

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 6 luglio 2011, ha inviato, ai sensi dell'articolo 4, comma 4-bis, del decreto-legge 29 marzo 2004, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2004, n. 139, la relazione sullo stato di attuazione degli interventi urgenti per la messa in sicurezza delle grandi dighe, aggiornata al 31 dicembre 2010.

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Doc. CXII, n. 2).

Atti del Governo, proroga del termine per l'espressione del parere

Su richiesta della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, il Presidente della Camera - d'intesa con il Presidente del Senato - ha disposto, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 5 maggio 2009 e dell'articolo 1, comma 2, della legge 8 giugno 2011, n. 85, la proroga di venti giorni del termine per l'espressione del parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante meccanismi sanzionatori e premiali relativi a regioni, province e comuni (n. 365).

Autorità garante della concorrenza e del mercato, trasmissione di atti

Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 11 luglio 2011, ha inviato, ai sensi della legge 10 ottobre 1990, n. 287 e del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, recante "Codice del Consumo" una segnalazione - con annesse osservazioni - in merito alla disciplina sanzionatoria delle violazioni delle disposizioni del regolamento (ce) n. 1371/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2007, relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario (schema di decreto legislativo attuativo).

La predetta segnalazione è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla alla 8a Commissione permanente (Atto n. 659).

Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, trasmissione di atti

Il Presidente della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, con lettera in data 4 luglio 2011, ha inviato, in applicazione dell'articolo 13, comma 1, lettera n), della legge 12 giugno 1990, n. 146, copia dei seguenti verbali:

n. 895, relativo alla seduta del 7 marzo 2011;

n. 896, relativo alla seduta del 14 marzo 2011;

n. 897, relativo alla seduta del 21 marzo 2011;

n. 898, relativo alla seduta del 28 marzo 2011;

n. 899, relativo alla seduta del 4 aprile 2011;

n. 900, relativo alla seduta dell'11 aprile 2011;

n. 901, relativo alla seduta del 18 aprile 2011;

n. 902, relativo alla seduta del 2 maggio 2011;

n. 903, relativo alla seduta del 9 maggio 2011;

n. 904, relativo alla seduta del 16 maggio 2011;

n. 905, relativo alla seduta del 23 maggio 2011;

n. 906, relativo alla seduta del 30 maggio 2011.

I predetti verbali sono stati trasmessi, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 11a Commissione permanente (n. 159).

Corte costituzionale, composizione

Il Presidente della Corte dei Conti, con lettera del 17 luglio 2011, ha comunicato che il Collegio della Corte Suprema di Cassazione, appositamente convocato in pari data, ha eletto il dottor Aldo Carosi Giudice della Corte Costituzionale in sostituzione del professor Paolo Maddalena.

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sul rendiconto generale dello Stato

Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 15 luglio 2011, ha inviato - ad integrazione della decisione sul Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2008 (Doc. XIV, n. 4) - le decisioni con annesse relazioni sui rendiconti generali della regione Trentino Alto-Adige nonché delle province autonome di Trento e Bolzano, per l'esercizio finanziario 2010.

La predetta documentazione è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento, alla 5a Commissione permanente.

Commissione europea, trasmissione di progetti di atti normativi per il parere motivato ai fini del controllo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità

La Commissione europea, in data 18 luglio 2011, ha inviato, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal protocollo n. 2 del Trattato sull'Unione europea e del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativo all'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, la proposta di direttiva del Parlamento e del Consiglio sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) (XX direttiva particolare ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 89/391/CEE) (COM (2011) 348 definitivo).

Ai sensi dell'articolo 144 del Regolamento, il predetto atto è stato deferito alla 11ª Commissione permanente che, ai fini del controllo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, esprimerà il parere motivato entro il termine del 29 settembre 2011.

Le Commissioni 3ª e 14ª potranno formulare osservazioni e proposte alla 11ª Commissione entro il 22 settembre 2011.

Petizioni, annunzio

Sono state presentate le seguenti petizioni:

i signori Giovanni Torluccio, di Laviano (Salerno), Benedetto Attili, di Roma, e numerosissimi altri cittadini chiedono:

l'estensione dei benefici previdenziali previsti dal decreto legislativo n. 67 del 2011 sui lavori usuranti a talune categorie di lavoratori del pubblico impiego (Petizione n. 1351);

l'estensione della detassazione del salario accessorio ai lavoratori del pubblico impiego (Petizione n. 1352).

Tali petizioni, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, sono state trasmesse alle Commissioni competenti.

Interrogazioni, apposizione di nuove firme

I senatori Del Vecchio e De Sena hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-02305 della senatrice Baio ed altri.

Interpellanze

LANNUTTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, del lavoro e delle politiche sociali e della salute - Premesso che:

come noto, l'art. 7, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica", ha disposto che, con effetto dalla data di entrata in vigore del decreto, "al fine di assicurare la piena integrazione delle funzioni assicurative e di ricerca connesse alla materia della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro ed il coordinamento stabile delle attività previste dall'art. 9, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008, ottimizzando le risorse ed evitando duplicazioni di attività, l'IPSEMA e l'ISPESL sono soppressi e le relative funzioni sono attribuite all'INAIL, sottoposto alla vigilanza dei Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero della salute; l'INAIL succede in tutti i rapporti attivi e passivi";

con l'art. 18, comma 21, del recente decreto-legge n. 98 del 2011 relativo agli interventi in materia previdenziale è aggiunto, al comma 5 dell'art. 7 del decreto-legge n. 78, il comma 5-bis, il quale prevede che il Direttore generale dell'ISPESL rimanga in carica fino al 31 dicembre 2011 e addirittura che allo stesso possa essere conferito un incarico di dirigente generale, anche in deroga alle percentuali previste dall'art. 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001;

quanto sopra in spregio delle dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze Giulio Tremonti nel giugno 2010 il quale, anche in pubblica dichiarazione televisiva, aveva giustificato la soppressione dell'ISPESL in coerenza con i criteri di risparmio dei costi dei vertici dell'istituto (oltre 700.000 euro annuali);

l'interpellante aveva già affrontato in dettaglio l'antieconomicità della soppressione dell'ISPESL (si veda l'interpellanza 2-00230), una scelta giudicata incomprensibile nell'ottica di un'efficace attività di prevenzione degli infortuni sul lavoro,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non intendano fornire chiarimenti in merito alla contraddittorietà del provvedimento legislativo sopra menzionato con le dichiarazioni del Ministro dell'economia nel giugno 2010 e con i principi di rigore economico giustificativi del contenuto del decreto-legge 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, riguardanti le misure di risparmio a tutela del pareggio di bilancio.

(2-00376)

LANNUTTI - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze - Premesso che:

il Garante per la sorveglianza dei prezzi (colloquialmente Mister prezzi) è una figura italiana istituita per la prima volta dalla legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008). Il compito dell'istituzione è quello di vigilare sul corretto andamento dei listini e dei prezzi sul mercato. La legge non prevede alcuna possibilità di sanzione, per cui i suoi poteri sono piuttosto limitati. L'obiettivo è quello di operare ad un rafforzamento dei controlli e della sorveglianza sui prezzi al fine di garantire un mercato corretto in difesa dei cittadini consumatori. L'incarico in un primo momento è affidato ad Antonio Lirosi, capo del Dipartimento per la regolazione del mercato del Ministero dello sviluppo economico, sostituito nel febbraio 2009 da Luigi Mastrobuono, funzionario del Ministero dello sviluppo economico. Da luglio 2009 l'incarico è stato affidato a Roberto Sambuco;

in un editoriale pubblicato su "Help Consumatori", quotidiano on line del 21 luglio 2009 dal titolo "Mister Prezzi: chi era costui?", così descrive la nomina di Sambuco il direttore Antonio Longo: «Quando abbiamo letto ieri sera la notizia, ci siamo messi subito a cercare su internet i trascorsi del dr. Roberto Sambuco, nominato ieri dal Consiglio dei Ministri nuovo Garante dei prezzi, in sostituzione di Luigi Mastrobuono, diventato nei mesi scorsi capo di gabinetto del ministro Scajola. Ma non siamo riusciti a trovare nessun curriculum né sul sito del Ministero, né del Dipartimento Comunicazioni. Lo abbiamo anche chiesto al Ministero senza ottenerlo. Anche le altre agenzie di stampa si sono limitate a riportare la nomina e basta. Scavando scavando, abbiamo trovato un legame tra l'attuale capo ufficio stampa di Scajola, Paolo Mazzanti, che era direttore delle relazioni esterne della Wind quando Roberto Sambuco fu chiamato a collaborare con lui sulle relazioni istituzionali, dopo qualche anno all'Autorità delle comunicazioni. Ci sembra un po' poco per giustificare questa nomina importante per i consumatori. Ricordiamo che sia il primo Mr. Prezzi, Antonio Lirosi, che il suo successore, Luigi Mastrobuono, potevano vantare una eccellente competenza in materia di mercati, prezzi, consumi. Di Lirosi basta ricordare che è stato il primo presidente del CNCU, il braccio destro di Bersani nelle "lenzuolate" e ha lanciato, con interventi molto apprezzati dai cittadini e dai mass media, l'Osservatorio prezzi che era stato istituito sotto la Direzione generale di Daniela Primicerio. Di Luigi Mastrobuono ricordiamo che è stato a lungo Segretario generale di Confcommercio, poi di Unioncamere, sottosegretario alle attività produttive e infine vicedirettore generale di Confindustria. Insomma... vorremmo saperne di più sulle competenze del dr. Sambuco. E rivolgiamo una domanda al ministro Scajola: perché non ha continuato nella prassi di affidare l'incarico di Mr. Prezzi al Capo del Dipartimento a cui faceva riferimento la Direzione Mercato e consumatori?»;

considerato che:

a quanto risulta all'interpellante, nell'inchiesta P4, che ha scoperchiato la rete di Bisignani, oltre a politici, giudici, nomi del mondo della finanza, alti ufficiali di Carabinieri e delle Fiamme gialle, nonché prefetti della Repubblica, tra cui perfino il vicedirettore vicario dell'Aisi, il servizio segreto civile, Francesco La Motta, un consigliere della Corte dei conti ed esponenti delle principali banche italiane, si scopre che anche Roberto Sambuco aveva frequenti contatti con il faccendiere;

si legge su tg24.sky.it: «Eni e Finmeccanica - La rete costruita da Bisignani arrivava a coinvolgere anche le più importanti aziende di stato. Repubblica riporta alcune telefonate tra Paolo Scaroni, amministratore delegato del colosso petrolchimico e il faccendiere, che opera come intermediario per un affare dell'Eni in Nigeria. La multinazionale è interessata all'acquisto di un giacimento nel paese africano e si rivolge a Bisignani per far andare in porto l'affare. In una telefonata Scaroni dice a Bisignani "Volevo dirti che adesso mi telefonano dalla Nigeria, che il ministro presidente quindi viene dal presidente vogliono firmare tutto entro domani... ho già mandato un messaggio". A quel punto Bisignani telefona a un'utenza svizzera per dire "Avverti il ragazzo che il signore Fortunato e la signora hanno detto che tra domani e dopodomani vogliono fare questa cosa." E un finanziere italiano, Gianluca Di Nardo, conferma ai Pm che Bisignani aveva agito da tramite per questa acquisizione. Dalle carte dei pm emerge inoltre il nome di il presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, che ai Pm rivela che la Libia era interessata all'acquisto di una quota di Finmeccanica, tramite il fondo Lia. Affare che poi non andrò in porto, anche se i libici acquistarono attraverso la borsa il 2% del capitale della società pubblica»;

considerato inoltre che:

riguardo all'inchiesta del giudice per le indagini preliminari di Potenza Alberto Iannuzzi, del giugno 1996 su una fitta rete di traffici, assunzioni alle Poste italiane e corruzione nel mondo della sanità nel Lazio, che aveva coinvolto alcuni dirigenti, si può leggere nella sintesi pubblicata sul quotidiano "la Repubblica" del 19 giugno 2006: «"Tramiti e strumenti con cui Proietti persegue e si procura il consistente guadagno sono alcuni dei più alti dirigenti di Wind ed Enel e un influente e autorevole funzionario del ministero delle Comunicazioni che agiscono di concerto". Ancora: "All'epoca dei fatti, Massimo Condemi è capo di gabinetto del ministero delle Comunicazioni, esponente di spicco di An, ovvero dello stesso partito nelle cui file milita Proietti Cosimi. È Roberto Sambuco, direttore Comunicazione e Affari istituzionali della società telefonica Wind a contattare Proietti Cosimi Francesco per segnalargli che si "sta occupando di quella cosa, che ci sta lavorando". "Qualche settimana più tardi - scrive ancora il giudice - lo stesso Sambuco contatta nuovamente Proietti per segnalargli di aver avuto un colloquio sulla "questione" con Paolo Scaroni - allora amministratore delegato dell'Enel (società controllante la Wind, solo successivamente acquistata dal Weather Group dell'imprenditore egiziano Naguib Sawiris) - e di avergli rappresentato, la necessità di prenderla in considerazione, per evitare di compiere scelte sbagliate". Per gli inquirenti, "è Condemi a vincere le remore di chi, in casa Enel, riteneva di scarso interesse il progetto di cui si chiedeva la sponsorizzazione"»;

in un lancio dell'Ansa sull'inflazione del 14 luglio 2011 si può leggere: «Il dato sull'inflazione a giugno diffuso oggi dall'Istat è "davvero allarmante ed ingiustificato, soprattutto visto nel quadro d'insieme della situazione economica del nostro Paese''. Lo affermano Federconsumatori e Adusbef in una nota, calcolando una stangata di 251 euro annui per i consumi alimentari e di 488 per i carburanti. Per le due associazioni a tutela del consumatore ''ci troviamo, infatti, davanti a una continua ed inarrestabile riduzione del potere di acquisto delle famiglie, per di più accentuata ed aggravata dalla manovra economica e dalla decisione di aumentare, di nuovo, l'accisa sui carburanti''. A preoccupare, in particolare, Federconsumatori e Adusbef ''è la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari, che stando ai dati Istat aumentano del 3%, ovvero nella stessa misura in cui diminuiscono i consumi''. Ma, avvertono, ''la situazione è ben più grave: secondo i nostri dati, infatti, l'aumento dei prezzi nel comparto alimentare è pari al +5%, con ricadute di spesa di +251 euro annui''. Ai rincari sulla tavola si aggiunge la stangata su benzina e gasolio: ''Di fronte a questa situazione il Governo non è stato capace di fare altro che aumentare nuovamente l'accisa sui carburanti, facendo - proseguono - cassa a spese degli automobilisti e determinando pesantissime ricadute in termini inflazionistici per tutti i cittadini, stimabili, tra costi diretti ed indiretti, in +488 euro annui'»;

i costi dei conti correnti bancari pari 295,66 euro a fronte di 114 della media europea, il differenziale dei carburanti e dei tassi sui mutui di uno 0,50 per cento in più, rendono insostenibile la vita di molte famiglie che in maggioranza devono rinunciare alle vacanze o dimezzarle rispetto all'anno precedente,

si chiede di sapere:

in base a quale criteri basati sul merito il signor Roberto Sambuco, sconosciuto ai più e perfino alle associazioni dei consumatori presenti nel CNCU (Consiglio nazionale consumatori ed utenti) che ha sede proprio presso il Ministero dello sviluppo economico, sia stato nominato garante per la sorveglianza dei prezzi;

quali interventi di vigilanza e di corretto andamento dei listini e dei prezzi sul mercato, volti ad un rafforzamento dei controlli e della sorveglianza sui prezzi al fine di garantire un mercato corretto in difesa dei cittadini consumatori, abbia svolto Sambuco in questi due anni;

se la nomina sia stata favorita da ambienti vicini alla cosiddetta P4, che ruotava attorno a Bisignani, costituita da politici, giudici, nomi del mondo della finanza, alti ufficiali di Carabinieri e delle Fiamme gialle, nonché prefetti della Repubblica;

se la scoperta dei contatti di Sambuco, già coinvolto nel 2006 in altri filoni di inchiesta della Procura di Potenza, con Bisignani ed altri membri autorevoli della P4, non debba indurre il Governo ad un'immediata rimozione dalla carica "innocua" di Mister prezzi.

(2-00377)

Interrogazioni

DI GIOVAN PAOLO - Ai Ministri degli affari esteri e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:

secondo dati della ricerca delle organizzazioni non governative (ONG) europee di Aidwatch nel 2010 i Paesi dell'Unione europea hanno rendicontato 5,1 miliardi di euro di aiuto pubblico allo sviluppo, pari a quasi il 10 per cento degli aiuti complessivi forniti ai Paesi in via di sviluppo;

gli Stati membri continuano a far rientrare i finanziamenti in favore della lotta al cambiamento climatico all'interno dell'APS (aiuto pubblico allo sviluppo);

è urgente il bisogno di finanziare la lotta al cambiamento climatico facendo ricorso a fondi addizionali differenziati rispetto a quelli già dichiarati da metà degli anni '70 per la lotta alla povertà;

la maggior parte degli Stati membri dell'UE non distingue chiaramente tra finanziamenti climatici e aiuti allo sviluppo e conta entrambi sotto il comune ombrello dell'APS; ciò porta spesso ad un doppio conteggio di fondi già promessi come APS e poi allocati per rispettare gli impegni presi in favore della lotta al cambiamento climatico;

la tendenza a far rientrare nell'APS i fondi per il cambiamento climatico minaccia tanto le negoziazioni sul clima quanto la capacità dei Paesi partner di finanziare la risposta al cambiamento climatico e, allo stesso tempo, mette a rischio la lotta all'eradicazione della povertà in vista della realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio;

un'indagine paneuropea condotta da Aidwatch rivela che molti Stati membri o non possiedono una definizione della politica di complementarità o, semplicemente, ammettono di considerare i finanziamenti climatici come parte integrante dei loro obiettivi di APS;

Paesi come la Finlandia, il Belgio, la Repubblica ceca e l'Austria riferiscono che la fast start finance è direttamente finanziata dall'APS; e per quanto riguarda altri Paesi, quali Malta, la Grecia, l'Italia e la Romania, includono i finanziamenti climatici nel loro APS, mentre la Germania conteggia i finanziamenti climatici nel calcolo degli obiettivi di APS;

l'Italia ha dichiarato alla Commissione europea di avere stanziato 131 milioni di euro nel 2010 per finanziare interventi di adattamento climatico e 16 milioni di euro appena per la mitigazione e che i 147 milioni di euro complessivamente impiegati rappresentano il 76 per cento dei finanziamenti disponibili nel 2010 per tutti gli interventi di cooperazione allo sviluppo;

secondo gli impegni sottoscritti a Copenhagen, i Paesi industrializzati dovrebbero ripartire egualmente gli stanziamenti tra mitigazione e adattamento;

dai dati della cooperazione italiana appare uno sbilanciamento nei confronti di quegli investimenti in risposta al cambiamento climatico che hanno più ritorni a vantaggio dei Paesi industrializzati;

l'Italia non specifica se si tratti di aiuti a dono, quindi a a fondo perduto, o prestiti, né quali siano le specifiche iniziative di cooperazione riportate all'interno di una somma così significativa per il ridotto bilancio della cooperazione del 2010, colpisce anche l'incremento rispetto ai dati di un anno prima, il 2009, quando lo stanziamento italiano al finanziamento della risposta al cambiamento climatico finanziato dall'APS era stato pari a solo 6 milioni di dollari, lo 0,5 per cento del totale,

si chiede di sapere:

quale sia il rapporto per gli aiuti destinati al cambiamento climatico ai Paesi in via di sviluppo tra prestiti e aiuti a dono;

quali siano le ragioni della sproporzione tra il finanziamento per l'adattamento climatico e quello in favore degli interventi di mitigazione;

quali siano nel dettaglio i programmi finanziati dalla cooperazione allo sviluppo e contabilizzati come parte del contributo al cambiamento climatico.

(3-02320)

LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che l'Agenzia delle entrate e gli istituti di riscossione dei tributi quali Equitalia, Gerit, eccetera, oltre a vessare i contribuenti onesti con ingiunzioni di pagamento e ganasce fiscali su beni mobili ed immobili senza alcuna preventiva comunicazione, praticando interessi illegali anatocistici vietati dalla legge antiusura che spesso fanno triplicare il valore originario della contestazione fiscale, usano due pesi e due misure a seconda del contribuente che si trovano di fronte: forti, intolleranti e prepotenti con i cittadini onesti, quali lavoratori e pensionati adusi a pagare fino all'ultimo centesimo le tasse perché hanno la trattenuta alla fonte, timidi e tolleranti con soggetti economici abituati a praticare l'evasione e l'elusione fiscale. Anche gli accertamenti fiscali sembrano seguire spesso due diversi iter, vessatori e rigidi per i piccoli artigiani e/o commercianti, morbidi per i grandi gruppi bancari e finanziari, che non fanno alcun mistero di ubicare le proprie sedi legali in domicili fiscali più attraenti di quello vigente in Italia. Come racconta Vittorio Malagutti per "il Fatto Quotidiano" del 14 luglio 2011, per banca Mediolanum si profila una stangata fiscale da decine di milioni di euro, tale da dare un taglio netto ai brillanti risultati di bilancio di Mediolanum. Si legge sul sito di Dagospia: «Peggio ancora, una botta pesantissima, tale da compromettere i profitti aziendali anche nel futuro prossimo. Ecco in estrema sintesi la posta in gioco della partita in corso da mesi tra il fisco e il gruppo finanziario controllato da Ennio Doris. E allora, se da una parte è ancora tutto da provare quello che il generale della Guardia di finanza Emilio Spaziante ha dichiarato ai magistrati di Napoli. E cioè che i manager di Mediolanum l'anno scorso sarebbero stati avvertiti in anticipo, forse dal generale Michele Adinolfi, dell'arrivo imminente di una verifica delle Fiamme Gialle. D'altra parte è sicuro che i collaboratori di Doris avevano ben chiaro in mente che quell'indagine rischiava di dare un colpo durissimo al modello di business dell'azienda. Un modello che negli ultimi anni ha moltiplicato i profitti aziendali. Funziona così: il motore del gruppo, cioè le società che gestiscono il risparmio raccolto tra i risparmiatori, sono state trasferite a Dublino. Questo significa che la quasi totalità dei profitti viene realizzata all'estero. E siccome il fisco irlandese è a dir poco generoso con le società straniere, il risultato è che l'aliquota media applicata al gruppo Mediolanum raggiunge a malapena il 19 per cento. Meno della metà di quanto in teoria potrebbe essere costretta a pagare in Italia. Tutto questo è legale. Molte aziende italiane, in particolare le banche, prendono la scorciatoia che porta a Dublino per pagare meno tasse. Nessuna però arriva a produrre in Irlanda addirittura il 90 per cento degli utili di gruppo, come ha fatto Mediolanum nel 2010, quando ha chiuso l'esercizio con 245 milioni di profitti. I militari del nucleo di Polizia tributaria di Milano non hanno però contestato a Doris il ricorso al doping fiscale irlandese. Le accuse delle Fiamme Gialle si fondano alcune violazioni specifiche. La più importante ruota attorno al concetto di transfer price. In pratica, la Mediolanum international fund di Dublino, che gestisce qualcosa come 17 miliardi di euro, paga commissioni milionarie alle società italiane del gruppo che si occupano della raccolta. Nel 2010, per esempio, le cosiddette distribution fee hanno superato i 130 milioni . È tutto denaro che dall'Irlanda riprende la strada dell'Italia. Il prezzo è giusto? Oppure i vertici di Mediolanum fanno in modo di pagare commissioni inferiori alla media di mercato? Proprio questa è l'accusa della Guardia di finanza che messo nel mirino Banca Mediolanum con un'ispezione cominciata a settembre del 2010 e terminata a fine febbraio. Ma perché Doris farebbe uno sconto a se stesso sulle commissioni da versare in Italia? Semplice: più soldi restano in Irlanda meno tasse sarà chiamato a pagare il gruppo. Questa interpretazione è ovviamente controversa. Mediolanum ha ribattuto alle accuse sostenendo che una norma contenuta in un decreto-legge del maggio 2010 confermerebbe la correttezza dell'azienda. Si vedrà. Il processo tributario è solo alle prime battute. In caso di condanna però i danni per il gruppo finanziario potrebbero essere pesanti. Le Fiamme Gialle hanno contestato imposte (Irap e Ires) non pagate per un totale di 121,4 milioni di euro negli anni tra il 2006 e io 2009. Altri 48,3 milioni di euro riguardano invece l'esercizio 2005. Tirando le somme si arriva a quasi 170 milioni di euro a cui andrebbero aggiunte eventuali sanzioni. Non finisce qui. Nel corso della stessa ispezione, quella al centro della presunta soffiata di Adinolfi, i militari hanno presentato a Mediolanum anche il conto di un'evasione Iva che verrebbe sanzionata con una multa di 64 milioni. Questa volta l'Irlanda non c'entra. L'accusa riguarda il mancato pagamento dell'imposta sui compensi versati ai promotori per il "coordinamento, supervisione e controllo" di altri promotori. Secondo le Fiamme Gialle queste attività non rientrerebbero tra quelle di carattere finanziario e quindi esenti da Iva. "Tutto regolare", risponde Mediolanum. "Non c'è stata nessuna violazione e i rilievi sono del tutto infondati". Può essere. Intanto però anche questi 64 milioni di multa andrebbero sommati ai 170 milioni delle contestazioni sul transfer price e il conto finale supera i 230 milioni. Basta così? No, perché nel 2010 anche l'Agenzia delle Entrate (Direzione Lombardia) è arrivata alla conclusione che Mediolanum Vita (il braccio assicurativo del gruppo) nel 2005 abbia pagato al Fisco 18 milioni in meno di quanto dovuto. Questa volta però Doris è venuto a patti. La transazione potrebbe essere definita a giorni. Resta aperta la questione irlandese. Senza contare che adesso su tutta la vicenda pesa il sospetto di quella soffiata eccellente»,

si chiede di sapere:

se risulti al Governo che i manager di Mediolanum nel 2010 sarebbero stati avvertiti in anticipo, forse da un generale, dell'arrivo imminente di una verifica fiscale;

se il modello che negli ultimi anni ha moltiplicato i profitti aziendali di Mediolanum, quale il trasferimento a Dublino delle società che gestiscono il risparmio raccolto tra i risparmiatori, esentando la quasi totalità dei profitti realizzati all'estero, con il fisco irlandese che applica l'aliquota media del 19 per cento, meno della metà di quanto in teoria potrebbe essere costretta a pagare in Italia, seppur legale, sia compatibile con la produzione in Irlanda del 90 per cento degli utili di gruppo, come ha fatto Mediolanum nel 2010, quando ha chiuso l'esercizio con 245 milioni di profitti;

se sia vero che Mediolanum international fund di Dublino, che gestisce 17 miliardi di euro, paga commissioni milionarie alle società italiane del gruppo che si occupano della raccolta, pari a 130 milioni di euro nel 2010, mediante le distribution fee, denaro che dall'Irlanda riprende la strada dell'Italia;

se risulti che i vertici di Mediolanum, nel pagare commissioni inferiori alla media di mercato, evadano ed eludano l'equa pressione fiscale pagando meno tasse di quanto spetterebbero al gruppo;

quali misure urgenti il Governo intenda attivare per ripristinare l'equità fiscale e la corretta, trasparente applicazione delle medesime condizioni a tutti i contribuenti, siano essi banche, grandi gruppi economici o normali cittadini che hanno gli stessi diritti davanti al fisco e alla legge.

(3-02322)

LUMIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che:

lo stabilimento Fincantieri di Palermo si è visto sfumare, in favore di uno stabilimento privato di Genova, una commessa di 70 milioni di euro che era stata data per acquisita dalla stessa azienda pubblica, controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze attraverso la finanziaria Fintecna;

tale commessa consisteva nella riparazione e la trasformazione di una nave da crociera della società Costa, che avrebbe alleviato le difficoltà occupazionali in cui versa il cantiere attraverso il reintegro dei lavoratori in cassa integrazione;

la perdita di commesse ai danni del cantiere navale di Palermo ha assunto una frequenza anomala. Non si tratta, infatti, di un caso isolato. Quest'ultimo è stato preceduto dalla mancata acquisizione dei lavori per la costruzione di moduli-alloggio per un natante di supporto alle attività di ricerche petrolifere, per la riparazione della nave Nomentana e per la costruzione di un ferry delle Ferrovie dello Stato;

il cantiere navale di Palermo e il suo indotto rappresentano una realtà produttiva storica, di grande qualità e professionalità, un fiore all'occhiello della cantieristica navale italiana che ha saputo esprimere livelli di eccellenza nei settori della costruzione, della trasformazione e della riparazione;

la Regione Siciliana ha compiuto un notevole investimento finanziario per il riammodernamento dei bacini, necessario al rilancio delle attività di costruzione;

il cantiere navale di Palermo occupa una posizione strategica nel Mediterraneo, dove si registra un ritorno all'espansione dei mercati e dove si prevede un incremento della domanda di mezzi di trasporto su mare sempre più efficienti e tecnologicamente sofisticati. Un'esigenza che soltanto stabilimenti di esperienza e all'avanguardia, come quello palermitano, potranno soddisfare,

si chiede di sapere:

se il Governo intenda chiarire le cause della mancata acquisizione delle suddette commesse e le responsabilità del management di Fincantieri;

se ritenga di prendere provvedimenti utili a garantire una gestione aziendale che promuova e non penalizzi il cantiere navale di Palermo, per assicurare l'occupazione dei lavoratori e il rilancio di tutte le attività (costruzione, trasformazione e riparazione) dello stabilimento siciliano.

(3-02323)

SBARBATI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della difesa - Premesso che:

dalla stampa si apprende che la Procura della Repubblica di Tempio nel mese di giugno 2011 ha avviato un'inchiesta circa il trasferimento di quattro container dell'Esercito italiano, contenenti fucili mitragliatori, missili terra-aria e munizioni, dai bunker sotterranei di Santo Stefano ad una località non precisata del Lazio;

apparentemente sparito nel nulla, tutto questo materiale è invece da alcuni giorni coperto dal segreto di Stato, che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha imposto per evitare alla Procura di Tempio di proseguire l'indagine;

questo trasferimento sarebbe stato effettuato con traghetti civili Saremar e Tirrenia con 600 passeggeri a bordo, sulle tratte La Maddalena-Palau e Olbia-Civitavecchia, sotto scorta dell'Esercito;

l'isola di Santo Stefano per 36 anni (fino al 2008) è stata una base USA, dove pare fossero stipati anche missili con ogive nucleari, e si è detto che fosse anche il posto dove era stato custodito l'arsenale sequestrato nell'Adriatico: 400 missili Fagot con 50 postazioni di tiro, 30.000 mitragliatori AK-47, 5.000 razzi Katiuscia, 11.000 razzi anticarro, 32 milioni di proiettili per i mitragliatori;

questo arsenale era stato sequestrato nel 1994 perché oggetto di un traffico internazionale che illegalmente riforniva fazioni in lotta nella ex Jugoslavia;

secondo il tribunale di Torino, che ne conservava il lungo inventario, questo materiale avrebbe dovuto essere distrutto,

si chiede di sapere:

se il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro in indirizzo fossero a conoscenza del fatto che il trasferimento del materiale bellico sarebbe avvenuto su mezzi civili in regolare servizio di trasferimento passeggeri;

se la Marina e l'Esercito, che avevano in consegna il materiale, abbiano agito nel rispetto delle procedure, tenendo conto delle misure di sicurezza che questa spedizione richiedeva;

se siano già state effettuate operazioni di questo tipo;

quale necessità o urgenza abbia motivato il trasferimento di questo materiale, che dal 1994 era stipato nell'isola di Santo Stefano.

(3-02324)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

ZANDA - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che a seguito della pubblicazione di ampi stralci di documentazione giudiziaria relativa ad inchieste in corso, sta emergendo il coinvolgimento di alti ufficiali della Guardia di finanza in episodi che - a prescindere dal rilievo giudiziario, tuttora in corso di accertamento - appaiono senz'altro censurabili sotto il profilo dell'opportunità e della dignità istituzionale, in quanto in contraddizione con lo stile di sobrietà, rigore e riserbo che deve improntare gli atti e le condotte pubbliche e personali di tutti gli appartenenti al Corpo;

considerato, altresì, che, nella XV Legislatura, in relazione alla vicenda della rimozione del Comandante generale della Guardia di finanza, l'allora Ministro dell'economia e delle finanze Tommaso Padoa-Schioppa, nella seduta del Senato n. 162 del 6 giugno 2007 e a seguito di delicatissime circostanze, aveva censurato con parole molto chiare opacità di comportamenti e gestioni personalistiche e anomale da parte dei titolari di incarichi di vertice nella Guardia di finanza, segnalando come la "continua distorsione di regole e procedure" esponga al rischio di portare il Corpo dall'autonomia alla separatezza,

si chiede di sapere se il Governo, alla luce degli episodi citati e di altre numerose circostanze che in questa sede non fa conto ricordare, non ritenga opportuno adottare provvedimenti, anche legislativi, orientati a scongiurare i rischi sinora emersi dagli atti giudiziari e a tutelare - in coerenza con la migliore tradizione di un Corpo militare come la Guardia di finanza che nel corso della sua storia è stato insignito numerose volte di importanti onorificenze al valore militare e civile - l'onorabilità e l'affidabilità dei suoi appartenenti, tanto più rilevanti in relazione all'estrema delicatezza delle funzioni che l'ordinamento ha loro assegnato.

(3-02319)

ZANDA, CHITI - Ai Ministri dell'interno e dell'economia e delle finanze - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:

la relazione degli ispettori della Ragioneria generale dello Stato sulla spesa della Provincia di Latina, iniziata nel mese di gennaio 2011 ed ultimata in questi giorni, svela un sistema di assunzioni caratterizzato da irregolarità e mancanza di trasparenza;

la parte più consistente della spesa della Provincia di Latina - aumentata da 122 milioni di euro nel 2006 a 211 milioni euro nel 2010 - deriva dalla voce personale: secondo gli ispettori non solo la pianta organica è aumentata oltre il fabbisogno reale, ma nel caso di molte assunzioni sono state evidenziate numerose criticità a cominciare dal fatto che le stabilizzazioni sono state utilizzate per assumere presso l'ente un gran numero di soggetti non in possesso dei requisiti previsti dalla norma;

è proprio in merito al capitolo assunzioni che il Presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani, ha ripetutamente occultato le reali condizioni dell'amministrazione, considerato il fatto che la Provincia, se avesse rispettato il Patto di stabilità negli anni 2005, 2006 e 2009, non avrebbe potuto procedere a nuove assunzioni che invece, secondo la relazione, sono state eccessive, irregolari e viziate da scarsa trasparenza;

solo grazie ad una serie di artifici contabili, come l'assegnazione dei soldi della Regione ai capitoli di spesa della Provincia, la stessa ha potuto evitare le sanzioni previste in caso di sforamento del Patto di stabilità fra cui, in particolare, il blocco delle assunzioni e la riduzione delle spese, comprese quelle per le progressioni e il trattamento accessorio dei dirigenti;

evitate le sanzioni derivanti dallo sforamento del Patto di stabilità, nel 2006 sono state assunte 20 persone, stipulati contratti di collaborazione per 84.000 euro e con interinali per 447.000 euro, mentre nel 2009 sono stati assunti 19 dipendenti a tempo indeterminato e sono stati stipulati contratti di collaborazione per 35.000 euro e interinali per 222.000 euro;

ciò che più colpisce è la spesa per i premi di produzione che, a quanto risulta dalla citata relazione, nel corso degli anni ha assunto un valore superiore a quello che avrebbe dovuto avere in base ad un'applicazione corretta e rigorosa delle norme contrattuali e legislative e l'attribuzione di incarichi dirigenziali per l'anno 2010 in violazione di un quadro normativo ormai chiaramente delineato;

dalla relazione emerge in modo desolante un quadro di cattiva amministrazione a favore di un sistema di privilegi dove il denaro pubblico è stato destinato a funzionari indicati nella relazione per nome e cognome, ad assunzioni non necessarie ed alla previsione di benefici per un numero impressionante di dirigenti,

si chiede di sapere:

quali iniziative urgenti di propria competenza il Governo intenda adottare al fine di rendere conto dei gravi atti compiuti dall'amministrazione della Provincia di Roma e dal suo Presidente e se non ritenga altresì opportuno che il Presidente della Provincia rassegni al più presto le sue dimissioni al fine di chiarire la sua posizione ed il suo coinvolgimento in questa vicenda;

quale sia la valutazione politica del Governo su una vicenda indicativa di una gestione, tutt'altro che trasparente, di un'importante Provincia quale quella di Latina e sull'uso improprio fatto del denaro pubblico a danno della serietà, del decoro e dell'immagine dell'ente.

(3-02321)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

MARCUCCI - Al Ministro per i beni e le attività culturali - Premesso che:

nei mesi scorsi è stata presentata la domanda di costituzione del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della morte di Giovanni Pascoli che cade nel 2012, in conformità alle disposizioni contenute nella legge n. 420 del 1997 e alla circolare del 4 febbraio 2002, n. 18;

tale comitato promotore è stato istituito dalle Regioni Emilia-Romagna e Toscana, dai Comuni di San Mauro di Romagna e di Barga e, tra gli altri enti, anche dalle Università di Bologna e di Pisa;

la presidenza di tale comitato è stata affidata al magnifico Rettore dell'Ateneo di Bologna Ivano Dionigi e come segretario tesoriere è stata scelta la Soprintendente archivistica della Toscana Diana Toccafondi;

rilevato che le manifestazioni del 150° dell'Unità Italiana troverebbero una logica continuazione nella celebrazione dell'unità culturale e linguistica, esaltate dalla produzione poetica e dal valore intellettuale di Pascoli;

rilevato inoltre che nel 2010 è stato ammesso al contributo il solo comitato nazionale per la celebrazione del bicentenario della nascita di Camillo Benso conte di Cavour,

si chiede di sapere:

quale sia l'orientamento del Ministro in indirizzo in merito alla richiesta espletata dal comitato promotore per il centenario della morte di Giovanni Pascoli;

se ritenga che la celebrazione del grande poeta possa rappresentare, oltre ad una logica continuazione delle manifestazioni per l'Unità italiana, un appuntamento culturale di grande rilevanza su scala nazionale ed internazionale.

(4-05643)

FERRANTE - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:

il 15 luglio 2011 è scaduto il termine previsto dalla Procura di Napoli a partire dal quale si sarebbe dovuto procedere alla revoca della facoltà d'uso già concessa al gestore della distribuzione dell'energia elettrica (la Sippic) nel provvedimento di sequestro della centrale elettrica di Capri del dicembre 2009. A seguito di tale provvedimento contestualmente sarà possibile l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica sull'isola. Tale drammatico epilogo sembrerebbe la naturale conseguenza di 30 anni di cattiva gestione della questione inquinamento da parte del gestore unico della distribuzione di energia elettrica per l'isola;

tale provvedimento emesso dalla magistratura di Napoli ha certificato senza ombra di dubbio l'inerzia dell'azienda Sippic SpA, che, seppur obbligata a contribuire alla risoluzione della problematiche strutturali ed impiantistiche, non è stata in grado di, o non ha voluto, assolvere;

questo drammatico scenario emerge con chiarezza dalla lettera che il 13 luglio Legambiente di Capri ha inviato ai Ministri in indirizzo, ai Presidenti della Regione Campania e della Provincia di Napoli, ai Sindaci di Capri e di Anacapri, alle associazioni commerciali di Capri e di Anacapri, alla Federalberghi dell'isola, alla fondazione Capri, per denunciare l'assordante silenzio delle istituzioni coinvolte sulle azioni effettivamente e concretamente intraprese al fine di scongiurare, da un lato, i disagi alla popolazione residente, alle attività produttive dell'isola, per la paventata interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica - anche solo per un'ora - e, dall'altro, per chiedere con forza di dare una svolta concreta alla risoluzione del problema inquinamento della centrale Sippic sita a Marina grande di Capri,

si chiede di conoscere:

quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare immediatamente per evitare che venga staccata la corrente elettrica all'isola di Capri, con la scontata conseguenza di un black out che avrebbe sicuramente come primo effetto una figuraccia, senza contare le ricadute per l'economia e l'occupazione, che avrebbe senz'altro eco in tutti i media nazionali e internazionali;

se non intendano immediatamente attivarsi d'intesa, nell'ambito delle proprie competenze, con la Regione Campania, la Provincia di Napoli e con i Comuni di Capri e Anacapri affinché si proceda concretamente, efficacemente e celermente, a tutela della salute della popolazione e di un importante ecosistema quale quello dell'isola di Capri, in modo da assicurare, anche utilizzando lo strumento del commissariamento della azienda Sippic SpA, tutti gli interventi atti alla messa in sicurezza della centrale, all'abbattimento dei fattori di inquinamento ambientale nell'ottica della completa e definitiva dismissione e smantellamento della centrale quando l'isola di Capri sarà collegata alla terraferma dal cavidotto in corso di realizzazione.

(4-05644)

FERRANTE, DELLA SETA - Ai Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca, delle infrastrutture e dei trasporti e per i beni e le attività culturali - Premesso che:

la scuola "Arcobaleno" si trova dal 1994 nel quartiere Monteverde, a Roma, in via Innocenzo X n. 4, in una struttura in affitto che ospita circa 300 bambini dai 2 ai 14 anni. La scuola è privata, gestita da una cooperativa, ed è di ispirazione steineriana;

la scuola è stata fondata per impulso della signora Bianca Maria Scabelloni, che aveva maturato sin dall'immediato dopoguerra importanti esperienze pedagogiche, specialmente presso la scuola steineriana di Milano. Tali esperienze le avevano consentito di individuare le linee portanti di un metodo didattico e pedagogico che, muovendo dalle intuizioni fondamentali di Rudolf Steiner, si inserisse armonicamente nella particolare connotazione della tradizione culturale italiana. Da qui l'idea, o meglio l'esigenza, di una scuola che ne divenisse "palestra" di sperimentazione;

dal 2003 la scuola Arcobaleno ha acquisito lo stato di scuola paritaria, in linea con il nuovo ordinamento scolastico. Insegnanti e genitori che negli anni si sono aggiunti al nucleo originario ne hanno condiviso motivazioni ed impulsi, mantenendo una totale disponibilità anche dopo l'esaurirsi professionale della loro esperienza;

il 15 aprile 2011 i genitori dei bambini iscritti alla scuola Arcobaleno sono stati convocati per una riunione nella quale è stato comunicato che il proprietario dell'edificio aveva ceduto la struttura e che i nuovi proprietari avevano intenzione di non rinnovare alla scuola il contratto in scadenza. Volontà della nuova proprietà è, infatti, di realizzare al posto della scuola nuovi appartamenti, progetto per il quale aveva già ottenuto il cambio di destinazione d'uso dell'edificio e il permesso di costruire appartamenti dal Comune di Roma. Inoltre nella riunione del 15 aprile ai genitori è stato comunicato che l'amministrazione della scuola aveva accettato la proposta di lasciare la struttura con la fine dell'anno scolastico e di abbandonare il quartiere Monteverde;

a tal proposito è importante evidenziare che solo pochi giorni dopo nel quartiere sono comparsi depliant di un progetto residenziale denominato "Verde Pamphili", un complesso edilizio di nuova costruzione a Monteverde e dal sito Internet, oltre a identificare l'area con l'attuale sede della scuola Arcobaleno, si può leggere che "L'intervento prevede circa 18 mesi di lavorazione, con un inizio stimato entro il primo semestre del 2011". Risulterebbe che l'edificio sarà di 7 piani, costruito su tre fronti per almeno 60-70 appartamenti dal carattere del tutto anonimo;

si sottolinea che le tavole del Piano regolatore generale vigente, visitando il sito del Comune di Roma, individuano il tessuto in cui è inserito l'edificio, all'interno della città storica, come "T5 - Tessuti di espansione otto-novecentesca a lottizzazione edilizia puntiforme", comune a molte altre aree di Monteverde vecchio. La definizione all'articolo 30 delle norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale di Roma è la seguente: «Sono Tessuti di espansione otto-novecentesca a lottizzazione edilizia puntiforme i tessuti di edifici isolati nel lotto formatisi, dentro e fuori la cinta muraria, su aree non urbanizzate, sulla base di impianti urbani pianificati in genere nei Piani regolatori del 1883 e 1909, ma anche esternamente ad essi per aggregazione di singoli lotti o per progetti unitari, alcuni dei quali ispirati ai principi della "città giardino"»;

pertanto tra le trasformazioni possibili negli ambiti T5 è compresa anche la demolizione e ricostruzione (categoria DR2), come definita dall'articolo 25, comma 4, delle norme tecniche. Come espressamente stabilito dalla categoria "DR2" la demolizione e ricostruzione, anche con aumento della SUL (superficie utile lorda), deve avvenire senza nessun aumento di vft (volume fuori terra), ma solo finalizzato al miglioramento della qualità architettonica;

è del tutto evidente che gli interventi ammessi devono tendere, oltre agli obiettivi generali di cui all'art. 24, comma 2, solamente alla conservazione dei caratteri peculiari e agli obiettivi specifici dei diversi tessuti, come descritti nella parte III dell'elaborato G2, "Guida per la qualità degli interventi";

è inoltre significativo sottolineare come l'edificio di via Innocenzo X n. 4 è identificato tra gli elaborati del Piano regolatore (Carta per la qualità, elaborato G1b) tra gli edifici con tipologia edilizia speciale, ad impianto seriale, come scuola. Proprio per questa destinazione e per le caratteristiche del tessuto e dell'edificio si impone una particolare attenzione rispetto alle prescrizioni di tutela. In particolare nella città storica, il piano regolatore di Roma specifica con chiarezza che per le trasformazioni, oltre alla normativa specifica per i diversi tessuti, occorra una "verifica preventiva dell'interesse storico-architettonico" che in particolare riguarda proprio la demolizione e ricostruzione perché tali interventi sono ammessi previa verifica, da parte del Comune, dell'interesse storico-architettonico degli edifici esistenti, da effettuare in base alle disposizioni di cui agli articoli 25, comma 5, e 36, comma 5, e ai criteri appositamente definiti nella G2;

pertanto dovrebbe essere stata redatta una relazione tecnico-scientifica al riguardo ed espresso un parere da parte del "Comitato per la qualità urbana e edilizia". Ma alla richiesta formalmente avanzata dai genitori dei bambini della scuola Arcobaleno il suddetto Comitato ha risposto solo a voce, e questo è già di per sé grave, ma ancora più grave è che tale risposta è stata che queste informazioni non possono essere date. In violazione di qualsiasi norma sulla trasparenza e sull'informazione ai cittadini,

si chiede di conoscere:

se, visto l'alto valore culturale e educativo dell'opera svolta dalla scuola "Arcobaleno", i Ministri in indirizzo, per quanto di propria competenza, non intendano immediatamente, attraverso il Provveditorato competente, promuovere un tavolo tecnico, dove siano rappresentati tutti i soggetti interessati, il Comune e la Provincia di Roma, la scuola Arcobaleno e i genitori, in modo da facilitare un accordo che possa permettere ala scuola di potersi trasferire in un'altra struttura, situata nello stesso quartiere in modo da non disperdere i bambini creando loro gli ovvi scompensi derivanti da un traumatico distacco dai compagni di scuola e di reintroduzione in altri contesti scolastici, dove trasferire le proprie attività;

se non intendano, al fine di vigilare sul rispetto dei principi costituzionali di tutela del paesaggio, del territorio, dei beni architettonici, della trasparenza, dell'imparzialità e della legittimità nell'azione della pubblica amministrazione, attivarsi nell'ambito delle proprie competenze al fine di accertare se l'amministrazione comunale di Roma, nell'approvare il progetto in premessa, non abbia espressamente violato le proprie prerogative istituzionali e diverse disposizioni di legge;

se non intendano immediatamente attivarsi, nell'ambito delle proprie competenze, affinché si proceda alla sospensione dei lavori in vista di un attento accertamento della legittimità e piena validità delle autorizzazioni rilasciate dagli organi competenti, nonché dell'eventuale sussistenza delle altre irregolarità evidenziate, in modo da evitare che un immobile tutelato, dal piano regolatore di Roma, sia sottoposto ad una demolizione impropria, ma anche per scongiurare una gravissima speculazione edilizia.

(4-05645)

PERDUCA, PORETTI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:

l'8 febbraio 2006, il Parlamento ha approvato a larghissima maggioranza la legge n. 54 (cosiddetto affido condiviso), contenente disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento dei figli;

il principale enunciato di questa norma, in linea con la cultura dominante, in tema di famiglie separate, vigente nei Paesi dell'Unione europea, afferma che «Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale»;

il signor F. Adornato, Maresciallo capo e vice Comandante della stazione Carabinieri di Ronco Scrivia (Genova), genitore separato di una bambina di cui avrebbe l'affidamento condiviso, per via di decisioni discutibili adottate dai tribunali non riesce più a condurre una vita normale e altissimo è il rischio di non potersi più relazionare adeguatamente con la propria figlia;

per quanto risulta agli interroganti, negli anni, i magistrati hanno emesso sentenze ad esclusiva tutela della figura materna, dando prova di accanimento giudiziario, perseguendo interessi personali e commettendo chiare omissioni in fase processuale;

così, dal 2001 lo stipendio del maresciallo Adornato è stato decurtato di una cifra pari a circa 500 euro, e dal mese di febbraio 2011 la decurtazione, per effetto di un pignoramento agito dall'ex moglie e incondizionatamente accolto dai giudici, è salita ad euro 820 mensili;

con i rimanenti 700 euro il maresciallo Adornato, a dispregio della documentazione da cui ben si evince la sua situazione reddituale, dovrebbe pagare l'affitto del nuovo immobile, la rata dell'autoveicolo, il vitto suo e della bambina, le utenze di luce, gas ed acqua, nonché condurre una pur minima vita sociale;

l'impossibilità di rispettare gli impegni economici, evidentemente superiori al reddito disponibile, non consentirà al maresciallo Adornato di continuare a condurre un'abitazione e seguire la crescita della figlia in un ambiente familiare adeguato;

il maresciallo Adornato ha sporto denuncia nei confronti di tre pubblici ministeri e di tre vice procuratori onorari della Procura di Genova per omissione di atti d'ufficio ed interesse privato in atti d'ufficio;

di tali esposti/querele, nonostante sia trascorso molto tempo, non v'è ancora alcun riscontro da parte della magistratura competente;

tale stato di cose, inoltre, ha costretto il maresciallo Adornato ad un estenuante sciopero della fame che lo ha portato ad un grave stato di debilitazione fisica, e solo l'intervento di amici e persone che gli vogliono bene ha scongiurato peggiori conseguenze;

vicende come quella del maresciallo Adornato rappresentano, ad avviso degli interroganti, un danno per la collettività intera, per i figli e per tutti i familiari. Migliaia di cittadini italiani oggi versano nelle medesime condizioni del signor Adornato, non trovando alcuna tutela all'interno di prassi giudiziarie che perseguono, in tal modo, l'interesse di un solo genere, discriminando l'altro;

la Repubblica italiana si basa sul principio dello Stato di diritto e del rispetto della legge,

si chiede di sapere quali iniziative nell'ambito delle sue competenze il Governo intenda assumere alla luce di quanto descritto, e in particolare quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di garantire la piena applicazione della legge n. 54 del 2006.

(4-05646)

AMORUSO - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

nei giorni scorsi i finanzieri della Compagnia di Lecce hanno scoperto, negli uffici di Poste italiane nel capoluogo salentino, oltre 29 quintali di corrispondenza, depositati presso un centro di raccolta della provincia, pronti per essere destinati al macero;

è stato accertato che per 3 quintali di posta destinata al macero non era stato effettuato alcun tentativo di consegna delle missive agli effettivi destinatari, come dimostrato dall'assenza, in merito a questa posta, delle necessarie attestazioni recanti le motivazioni del mancato recapito;

cinque funzionari di Poste italiane SpA sono stati denunciati per violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza, abuso d'ufficio ed appropriazione indebita;

è evidente come questa situazione sia assolutamente grave poiché va a ledere il diritto dei cittadini a una libera corrispondenza, pone seri problemi di privacy e inoltre fa immaginare che da quanto avvenuto possano essere derivati danni anche potenzialmente molto gravi di carattere economico in relazione a corrispondenze relative ad attività commerciali, finanziarie, bancarie,

si chiede di sapere se e quali iniziative di sua competenza il Ministro in indirizzo abbia assunto in merito a quanto esposto, con particolare riferimento ai temi della privacy e dei danni economico-commerciali che possono essere derivati dalla vicenda.

(4-05647)

POLI BORTONE - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che:

il treno delle ore 14,45 con partenza da Roma per Lecce il giorno 17 luglio 2011 aveva in seconda classe un solo bagno funzionante;

sullo stesso treno perfino in prima classe ci sono state diverse lamentele per il cattivo funzionamento dell'aria condizionata;

a quanto è dato di sapere la manutenzione di questo tipo di treni è fatta solo a Roma, così come a Roma dovrebbero essere fatte le pulizie;

secondo quanto riferito da alcuni passeggeri, le pulizie non sono state assolutamente effettuate;

anche sulle vetture letto dei treni che percorrono la tratta Roma-Lecce da mesi, ormai, si registrano regolari disservizi (assenza di acqua calda e, a volte, addirittura di acqua);

alcuni finestrini degli scompartimenti sono rotti e vi è stata anche una riduzione del numero di vetture;

Lecce è stazione di testa e dovrebbe quindi essere messa in grado di fornire adeguati servizi,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover informare la società Trenitalia del fatto che la città di Lecce, il Salento e la Puglia fanno parte dell'Italia e, dunque, che i meridionali italiani hanno gli stessi diritti di tutti gli italiani che abitano in altre regioni;

se non ritenga di aprire un'inchiesta sui comportamenti di Trenitalia in rapporto all'assenza di servizi nelle vetture destinate al Sud ed individuare misure sanzionatorie nei riguardi di chi opera, agevola o tollera tale assurda discriminazione nei riguardi dei cittadini meridionali.

(4-05648)

FASANO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:

nella giornata di domenica 17 luglio 2011 un incendio dalle vaste dimensioni e dalla presumibile natura dolosa ha interessato la località Rosaine nel comune di Montecorice (Salerno), nei pressi delle Ripe rosse;

il rogo ha devastato decine di ettari di pineta e macchia mediterranea del parco del Cilento, vallo di Diano e Alburni, e sfiorato il centro abitato;

considerato che:

il parco è patrimonio dell'umanità dell'Unesco dal 1998 e riserva della biosfera dal 1997 e quindi il rogo ha distrutto una vasta porzione di una zona tra le più pregiate sotto il profilo naturalistico;

l'incendio ha messo in pericolo l'incolumità dei cittadini di Montecorice, con le fiamme che hanno sfiorato le abitazioni, e solo il tempestivo e massiccio intervento delle forze preposte ha evitato il peggio;

non solo il parco del Cilento e del vallo di Diano, ma anche la Costiera amalfitana è stata interessata negli anni scorsi da incendi che hanno devastato centinaia di ettari di vegetazione;

tenuto conto che la stagione estiva è sostanzialmente agli inizi e che tali disastri potrebbero essere evitati, o almeno limitati, attraverso un'attenta e ininterrotta attività di prevenzione,

l'interrogante chiede di sapere se il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro in indirizzo siano a conoscenza di quanto sopra e se e quali azioni intendano promuovere affinché tali disastri siano per il futuro adeguatamente prevenuti e, dunque, evitati.

(4-05649)

ASCIUTTI - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:

l'azienda Trafomec di Tavernelle (Perugia) è oggetto di un'intricata vicenda giudiziaria che in questi giorni ha portato ad essere indagate persone legate alla vecchia proprietà di Trafomec per reati tributari;

considerato che tale crisi, causata quanto meno da una cattiva gestione dell'azienda, ha prodotto come esito l'annuncio del licenziamento, da parte dell'attuale amministrazione, di ben 105 lavoratori su un numero totale di 150;

tenuto conto che tale provvedimento, rispetto al quale si è già prodotta una forte mobilitazione da parte dei sindacati con manifestazioni e da parte delle maestranze attraverso scioperi, risulterebbe fortemente negativo non solo per un gran numero di famiglie e per la loro futura possibilità di sopravvivenza, ma anche per l'intero tessuto economico e sociale del territorio;

visto che la crisi economica, che sta travolgendo in maniera globale il nostro pianeta, in una realtà come quella umbra rischia di avere un vero e proprio effetto deflagrante, in una regione da sempre isolata dalle grandi aree produttive del Paese,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno, e nel caso con quali azioni, intervenire tempestivamente al fine di tutelare le maestranze coinvolte dall'ipotesi di licenziamento.

(4-05650)

THALER AUSSERHOFER - Ai Ministri degli affari esteri e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:

Bolzano ed Innsbruck sono la sede del Segretariato permanente della Convenzione per la protezione delle Alpi;

da Bolzano vengono seguite e si coordinano importanti agende della Convenzione;

uno dei punti centrali del protocollo d'attuazione della Convenzione delle Alpi sui trasporti è il divieto di realizzare nuovi collegamenti stradali transalpini;

la finalità del protocollo trasporti è quello di creare le condizioni quadro di importanza vitale per la sopravvivenza e il futuro sviluppo dell'area alpina attraverso: il coordinamento e l'intermodalità dei vettori di trasporto, un migliore sfruttamento dei collegamenti di trasporto esistenti mediante la telematica e sistemi di comando e di controllo intelligenti, il trasferimento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia, la riduzione del traffico, la riduzione delle emissioni e la maggiore sicurezza del traffico;

considerato che:

quasi tutti gli Stati firmatari hanno già ratificato il protocollo trasporti per cui non è possibile far proseguire nuove strade attraverso il loro territorio;

la III Commissione permanente (Affari esteri e comunitari) della Camera dei deputati nel corso dell'esame in sede referente dell'A.C. 2451, recante "Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991", ha soppresso, con un emendamento, il riferimento al protocollo nell'ambito dei trasporti sminuendo così il ruolo dell'Italia nell'ambito della cooperazione internazionale sui trasporti nelle regioni alpine,

si chiede di sapere quali siano gli orientamenti in materia da parte dei Ministri in indirizzo e se non sia il caso, vista l'importanza del protocollo trasporti per l'area alpina, di sostenere l'approvazione di proposte emendative volte a reintrodurre il riferimento al protocollo sui trasporti nel disegno di legge di ratifica citato in itinere mantenendo così fede agli impegni assunti a livello internazionale.

(4-05651)

LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che in data 13 luglio 2011 Eni ha presentato 35 proposte per innovare il sistema italiano di corporate governance delle società quotate. Come si legge su "Affari e Finanza" del 13 luglio 2011: «Le proposte avanzate come contributo al dibattito nazionale e internazionale sull'efficienza del governo d'impresa, originano da un'analisi condotta da Eni a partire dalle best practice estere che ancora non trovano riscontro nel sistema italiano e alle quali la società presta particolare attenzione in ragione della dimensione internazionale delle proprie attività. Le proposte sono state illustrate dal Presidente di Eni, Giuseppe Recchi, e dal Direttore Affari Societari e Governance Roberto Ulissi, con l'intervento di Lamberto Cardia, già presidente della Consob, e di Massimo Capuano, già ad di Borsa Italiana, componenti esterni della Commissione di esperti istituita da Eni per valutare le proposte stesse. Le misure proposte si rivolgono principalmente alle società quotate e tengono conto delle loro differenze dimensionali. Molte di esse potrebbero essere adottate in via di autoregolamentazione mentre altre necessitano di modifiche normative. Le proposte riguardano in primo luogo il Consiglio di amministrazione, il suo ruolo strategico, la composizione, i requisiti dei membri e i principi di comportamento che ne regolano l'attività. Tra i principali obiettivi perseguiti: il rafforzamento del ruolo strategico del CdA e l'introduzione sia dell'esperienza manageriale come requisito di professionalità degli amministratori sia della scadenza differenziata degli stessi (c.d. staggered board) al fine di favorire la stabilità e la continuità della gestione. Le proposte mirano inoltre ad assicurare la diversità nella composizione del Consiglio, sia di genere sia di esperienza e professionalità. Le proposte si soffermano altresì su alcune figure chiave del Consiglio (Presidente, Amministratore Delegato, ma anche il Segretario del Consiglio). Un'altra serie di misure riguarda la composizione e i compiti dei diversi Comitati del Consiglio di Amministrazione, sempre in funzione di un ruolo maggiormente strategico dello stesso e della valorizzazione dei compiti di controllo del Collegio Sindacale. Tra le proposte: il potenziamento del ruolo del Comitato per il Controllo Interno in materia di risk management, la creazione di un Comitato per la Corporate Governance, il rinnovo periodico dei Comitati e la razionalizzazione delle funzioni del Comitato per il Controllo Interno e del Collegio Sindacale al fine di evitarne la sovrapposizione. Un ultimo gruppo di proposte riguarda l'Assemblea e mira a coinvolgere maggiormente gli azionisti nella vita societaria e a migliorarne l'informazione. Per l'Assemblea, in particolare, sono auspicate, tra le altre, norme che ne snelliscano le procedure e permettano all'Assemblea di concentrarsi sulle questioni di reale interesse di tutti gli azionisti e iniziative che promuovano la trasparenza delle politiche di voto degli investitori istituzionali»;

considerato che:

"Il Sole-24 ore" dell'8 maggio 2010 con un sondaggio condotto tra gli operatori metteva in evidenza le attese di una discontinuità da parte del presidente Cardia alla guida dell'Autorità;

come si legge nell'articolo pubblicato su "L'Espresso" dell'8 aprile 2010: «Sempre più spesso negli ultimi mesi, il presidente della Consob Lamberto Cardia ha scelto di non partecipare al voto o al dibattito in commissione su alcuni specifici argomenti all'ordine del giorno. Una decisione irrituale, con pochi precedenti, anzi forse nessuno, nella storia pluridecennale dell'Authority di controllo sui mercati finanziari, In sostanza, in più di un'occasione, Cardia ha annunciato agli altri quattro commissari che preferiva rinunciare a esprimere la propria opinione sul punto in discussione. Come si spiega un simile comportamento? Questioni gravi, questioni di famiglia. Perché l'avvocato Marco Cardia, figlio di Lamberto, intrattiene da tempo rapporti d'affari con società quotate in Borsa. Società, quindi, sottoposte alla sorveglianza della commissione che negli ultimi sette anni è stata presieduta da suo padre»;

l'articolo prosegue rilevando: «Nel frattempo Marco Cardia ha allargato il suo parco clienti. E tra le new entry non mancano le società presenti sul listino di Borsa oppure che collocano al pubblico prodotti finanziari. Risalgono a poco tempo fa, per esempio, i contatti con il gruppo Poste italiane che vende ai risparmiatori fondi comuni, obbligazioni e altri titoli. Mentre è emerso di recente che l'avvocato avrebbe avuto rapporti professionali con KR energy, un'azienda quotata che da tempo naviga in cattive acque. Da qui la decisione del padre-presidente: meglio astenersi per evitare che possa emergere il sospetto di un conflitto d'interessi tra la sua posizione e l'attività del figlio. Va segnalato, però, almeno un dato di fatto. Di volta in volta, Cardia senior si è chiamato fuori soltanto dopo che i rapporti d'affari del figlio-avvocato erano diventati di dominio pubblico grazie ad articoli di stampa. Ecco un paio di esempi. A febbraio del 2008 un'inchiesta de "L'espresso" rivela che il figlio del numero uno della Consob si occupa di legge 231 per conto della Premafin, holding quotata di Salvatore Ligresti, ed è uno dei professionisti di fiducia dell'Immobiliare Lombarda, un altra società del gruppo del finanziere-costruttore siciliano. Quest'ultimo, tramite società sotto il suo controllo, forniva casa (a Roma) e ufficio (a Milano) all'avvocato Cardia. Pochi giorni dopo queste rivelazioni, arriva la risposta del numero uno dell'Authority, affidata a una lettera al quotidiano "Il Sole 24 Ore" che aveva ripreso il caso. In pratica Cardia spiega che la Commissione si sarebbe occupata in sua assenza della vicenda in discussione in quei giorni, che riguardava l'Immobiliare Lombarda. Niente conflitto d'interessi, quindi. Solo che di lì a qualche mese l'argomento torna d'attualità. E questa volta al centro di tutto c'è la griffe Burani, marchio della moda controllato dall'omonima famiglia emiliana. Cardia junior si era messo in affari anche con loro. Una decisione doppiamente sfortunata.» Inoltre: «Prima Ligresti e Burani, ora le Poste. Sempre più spesso Cardia lascia le riunioni della Commissione: si parla di società legate al figlio»;

il citato articolo riferisce ancora che «Il 17 marzo scorso i Burani hanno fatto crack, travolti da oltre 500 milioni di debiti. Il tribunale di Reggio Emilia ha dichiarato lo stato d'insolvenza della Mariella Burani Fashion group, la holding quotata in Borsa del gruppo. Lo stop dei giudici è arrivato dopo un'agonia durata almeno un paio di anni. Un'agonia scandita da manovre sui titoli e disperati tentativi di salvataggio». Proprio in quel periodo a dir poco travagliato, prima che il dissesto fosse evidente, nel marzo 2009, «un articolo de "L'espresso" rivela i rapporti tra l'avvocato Cardia e i Burani provocando la reazione del presidente della Consob, che non partecipa ai lavori della Commissione quando entra in ballo il gruppo emiliano»;

si legge ancora: «Cardia junior, classe 1963, è titolare di uno studio legale (uffici a Milano e Roma) specializzato nel diritto societario con un'attenzione particolare alla legge 231, quella che disciplina la responsabilità penale delle aziende. Durante le indagini su Gianpiero Fiorani e la sua Popolare di Lodi era già emerso che il figlio del presidente della Consob era a libro paga del banchiere finito in manette: 220 mila euro l'anno versati da Banca Eurosistemi, controllata dall'istituto lombardo. La vicenda è tornata d'attualità nei giorni scorsi con la deposizione di Giampiero Fiorani in aula nel processo in corso a Milano» davanti al pubblico ministero dottor Eugenio Fusco;

come richiamato nell'articolo, del «perché un banchiere d'assalto decide di pagare parcelle al figlio del presidente della Consob» dà risposta Gianpiero Fiorani «in tribunale, nei più recenti interrogatori sulla scalata all'Antonveneta, bloccata dai magistrati nel luglio 2005. Il pm Eugenio Fusco gli chiede se nel febbraio precedente sapesse già degli esposti alla Consob. L'imputato Fiorani risponde: "Si, il dottor Bisogni, nostro consulente per le procedure informali con la Consob, mi disse che il presidente voleva incontrarmi. Bisogni era socio di studio del figlio di Cardia, che era nostro consulente da due anni, a Roma, con un contratto importante: 250 mila euro all'anno. (...) Incontro Cardia padre alle 5.30 di sera, mi fa entrare dalla porta di servizio alla Consob di Milano e mi fa vedere esposti della Abn Amro, dicendo di aver già informato il governatore, che non me l'aveva detto (...) Cardia mi chiede di spiegare l'operazione. lo mi ero preparato: gli mostro i nostri affidamenti ai clienti, non le pratiche, ma l'elenco dei nominativi che avevano comprato azioni Antonveneta". Fiorani sa di parlare dei fidi poi incriminati: 545 milioni girati ai clienti alleati nella scalata. "Cardia mi dice: Prima o poi devo mandarle un'ispezione. lo rispondo: Presidente, aspettiamo almeno che finisca il patto, il 18 aprile. Perché poi il 18 aprile. scaduto il patto, abbiamo potuto liberare i clienti e acquistare formalmente le azioni. E quando la Consob ha fatto l'ispezione, questi affidamenti non c'erano più". A quel punto l'avvocato della Consob, parte civile, difende Cardia, che non è imputato: "Lei finora aveva sempre detto il contrario: Avevo rapporti molto formali con la Consob, a Cardia diedi solo notizie generiche. Ma Fiorani insiste: Formali con la Consob, ma con il presidente anche informali: quando volevo incontrarlo, chiedevo al figlio, che ha organizzato almeno due pranzi in via Veneto: io, lui e il figlio. E per gli affidamenti, il mio è un arricchimento: allora ero agli arresti, ora ho ricostruito tutto con agende e telefonate". Di certo il 10 maggio 2005 la Consob ha dichiarato illegale la scalata di Fiorani, dodici giorni dopo il primo blitz dei pm milanesi»;

la Consob di Cardia, all'epoca presidente, e di Vittorio Conti (vicario), di concerto con Profumo di Unicredit e quasi sicuramente dell'Abi, che con la Consob ha un sistema di porte girevoli volte a scambiarsi i direttori generali, come testimoniato dalla successione a Giuseppe Zadra, ex direttore generale Abi con Giovanni Sabatini, entrambi provenienti dalla Consob, invece di aprire un'istruttoria su un sistema bancario che ha collocato derivati avariati per un valore di 80 miliardi di euro presso gli enti locali, apriva un procedimento sanzionatorio contro Adusbef ed il suo presidente per turbativa di mercato, comminando in data 30 novembre 2010 una sanzione amministrativa di 100.000 euro;

Adusbef, fondata dall'interrogante il 13 maggio 1987, ha svolto un'attività di serrate denunce contro un sistema bancario e finanziario poco trasparente ed autoreferenziale perché colluso con le autorità vigilanti, in primis Banca d'Italia e Consob, rivolgendosi alla magistratura sia sul fenomeno del risparmio tradito, che ha generato crac finanziari ed industriali per 50 miliardi di euro a danno di 1 milione di famiglie, che sulle scalate estive dei "furbetti del quartierino" scoprendo che l'avvocato Marco Cardia, figlio di Lamberto, facente parte di un gruppo ben consolidato di potere com'è dimostrato dalla nomina alla presidenza delle Ferrovie dello Stato da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri subito dopo l'uscita dalla Consob, risultava a libro paga di numerose aziende vigilate dal padre con consulenze ben retribuite dai Ligresti ai Fiorani. Le circostanziate e puntuali denunce dell'Adusbef, che hanno anche contribuito all'allontanamento dell'ex Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio in merito alle malefatte finanziarie ed agli omessi controlli della Consob e della Banca d'Italia, in primis su un sistema a giudizio dell'interrogante al limite della legalità con il quale alcuni banchieri hanno gestito il credito ed il risparmio, sempre a danno dei consumatori e delle famiglie, rappresentava una spina nel fianco di un potere economico e di sistemi di controllo collusi con le banche. Per questo il potere economico, minacciato dalle denunce e dalle quotidiane segnalazioni dell'Adusbef, doveva dare una lezione all'interrogante con un vero e proprio abuso di potere;

la sanzione è stata annullata da una sentenza della Corte d'appello di Perugia a riprova che la manovra di censura architettata dalla Consob, su mandato di Unicredit, costituiva un vero e proprio falso per colpire l'Adusbef ed il suo presidente;

lo scandalo della P4, reso noto dalle inchieste della magistratura su Bisignani già iscritto alla loggia massonica P2, manovratore occulto di una ben definita cricca di potere che aveva la finalità di sovvertire l'ordine costituito per piegarlo ad interessi di parte e che vede coinvolto in primis il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri dottor Gianni Letta, al quale il faccendiere sembra rispondere per designare non i migliori, ma i peggiori in posti chiave ed ordire trame per consolidare una tela di ragno che avvolge in un sistema gelatinoso manager, dirigenti di azienda, generali, autorità vigilanti, banchieri ed assicuratori, ha messo in luce un sistema di potere parallelo allo stesso ordinamento democratico. La stessa tela di ragno che a quanto risulta all'interrogante nella Consob, tramite Cardia e Conti, i maggiori esecutori della descritta macchina del fango, ha generato un sistema di parentopoli con assunzioni clientelari degli elementi peggiori, per i quali sono state costruite carriere dorate nei posti chiave tramite concorsi interni probabilmente pilotati;

come riporta "la Repubblica" del 2 luglio 2011: «Lamberto Cardia, 77enne ex presidente di Consob, ha fondato Caredo srl, specializzata in "assistenza e gestione degli organismi di vigilanza". Ne è amministratore con il 99%, l' 1% è di Francesca Mascaro, già sua partner contabile in Enalcaccia, associazione venatoria che Cardia pure presiede. Facile al tedio, l' ex magistrato era uscito dal settenato Consob con la presidenza delle Ferrovie, e della controllata Sistemi urbani. Ora torna al primo amore, e ad altro come "assistenza legale e finanziaria, valutazioni d' impresa, ristrutturazioni, convegni e tavole rotonde". Forse farà ombra al figlio Marco, legale da un decennio consulente delle prime banche italiane»,

si chiede di sapere:

per quale ragione, nonostante gli scandali finanziari ed industriali mai preventivamente rilevati dall'Autorità di borsa durante la presidenza Cardia, che a giudizio dell'interrogante hanno rovinato milioni di risparmiatori truffati e lavoratori messi in mezzo ad una strada anche per omessa vigilanza, e una gestione clientelare della Consob quando lo stesso Cardia addomesticava l'invio delle ispezioni favorendo la scalata ad Antonveneta, si sia ritenuto opportuno premiare l'ex presidente della Consob con un incarico di consulenza presso l'Eni al fine di elaborare proposte sulla governance;

quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per revocare l'incarico di consulenza presso Eni, conferito a Lamberto Cardia, al fine di assicurare quella credibilità e trasparenza necessaria ad un ente pubblico economico che, ad avviso dell'interrogante, potrebbe essere pregiudicata dalla presenza in ruoli di responsabilità di persone come l'ex presidente della Consob il quale non è riuscito a garantire all'Autorità l'autonomia, la legalità e l'indipendenza nell'opera di vigilanza cui era preposto.

(4-05652)

LANNUTTI - Ai Ministri della giustizia e dell'economia e delle finanze - Premesso che:

dopo le denunce alla magistratura penale presentate da Adusbef e Federconsumatori contro le agenzie di rating, soggetti privati interessati a generare panico e turbolenze sui mercati, che con i loro rapporti posticci alimentano speculazioni ad orologeria sui mercati, per beneficare qualche azionista, almeno una Procura della Repubblica vuole verificare se dietro il crollo dei mercati di venerdì 15 e lunedì 18 luglio 2011 ci sia stato qualche soggetto che, approfittando dell'incertezza politica, abbia speculato sui mercati e sui titoli del reddito fisso generando un crollo dei titoli in borsa con perdite di circa 30 miliardi di euro;

si legge su "Agi News On" del 17 luglio 2011: «La Procura di Trani infatti, che dal giugno 2010 indaga sull'agenzia di rating Moody's, per via di un report diffuso nel maggio del 2010 su precisa denuncia di Adusbef e Federconsumatori e che dal maggio 2011 ha aperto un'indagine su Standard & Poor's, ha chiesto ufficialmente alla Consob i tabulati degli scambi azionari delle drammatiche sedute dell'8 e dell'11 luglio scorsi, giorni in cui Piazza Affari ha chiuso con un ribasso di oltre 7 punti sul mercato azionario,e di circa il 10% sui mercati obbligazionari e sui titoli del reddito fisso,che ha portato il differenziale al massimo storico degli spread tra i Btp e i Bund tedeschi. Il magistrato titolare dell'inchiesta su Moody's, dott.Michele Ruggiero, che intende coordinarsi anche con le Procure di Milano e Roma alle quali Adusbef e Federconsumatori avevano fatto recapitare analoghi esposti denunce sulle agenzie di rating, vuole capire se dietro le manovre speculative anti-Piazza Affari ci sia un disegno preciso di hedge fund e di altri soggetti non identificati che possa collegarsi in qualche modo ai giudizi negativi espressi sui conti pubblici italiani dalle agenzie di rating negli ultimi mesi. Per acquisire i tabulati all'indagine aperta, almeno dalla Procura di Trani oltre 1 anno fa, il Pm che agisce sulla base di 2 precisi esposti denunce presentati da Adusbef e Federconsumatori contro Moody's e Standard & Poor's, integrati in data 11 luglio 2011, ha chiesto alla Consob uno screening completo degli scambi azionari del venerdì nero (proprio quel giorno la commissione comunicò al mercato di aver effettuato un monitoraggio serrato delle compravendite) durante il quale furono bruciati la bellezza di 14 miliardi a Piazza Affari, colpendo in primis le banche con Unicredit ed Intesa San Paolo»;

considerato che:

in un lancio dell'agenzia Ansa del 18 luglio, Corrado Chiominto informa che «La magistratura ha acceso un faro sulla probabile speculazione che, dopo la diffusione di alcuni report di agenzie di rating sull'Italia, hanno messo in difficoltà i mercati finanziari. Il pm di Trani, Michele Ruggiero, ha già acquisito materiale dalla Consob e ha ampliato l'inchiesta già avviata a inizio anno, estendendola alle ultime settimane. Le ipotesi di reato per Moody's e S&p - ma anche per eventuali altri speculatori non ancora identificati - sarebbero quelle di Insider Trading e Market Abuse previsti dal nuovo testo unico finanziario. Per verificare eventuali anomalie nelle valutazioni di rating, inoltre, il magistrato avrebbe chiesto una "due diligence" indipendente sui conti dello Stato a un gruppo di esperti autonomi anche rispetto al settore pubblico. Trani non sarebbe comunque la sola procura ad indagare. Anche Roma e Milano hanno aperto un fascicolo anche se al momento non ci sono indagati e non sono ipotizzati reati. Tutto parte dalla testardaggine e da due esposti denuncia inviati a molte procure italiane da Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, presidenti di Adusbef e Federconsumatori, nei quali non solo veniva chiesto il blocco delle diverse tipologie di vendita allo scoperto, le short selling intraday-overnaight e le "naked", ma anche di monitorare gli ordini di vendita passati sui mercati finanziari e il ruolo della Consob nella tutela degli interessi generali e del risparmio. Ruggiero, che già in passato si era attivato su reati finanziari, non ha aspettato molto. Ha subito "esteso" anche alle ultime settimane l'indagine che aveva aperta a inizio anno, dopo che Moody's a mercati aperti aveva diffuso un report sulle banche italiane, con immediato impatto sui titoli creditizi in borsa. Ha quindi chiesto a Consob i dati di Borsa Italiana sui mercati e le vendite. Oggi, accompagnato da alcuni ufficiali della Guardia di Finanza, ha varcato il portone della sede dell'authority a Roma e chiesto anche ulteriore documentazione. In particolare avrebbe raccolto elementi sui confronti che la stessa Consob aveva avuto a tambur battente con le Agenzie di Rating le scorse settimane. L'inchiesta di Ruggiero era stata aperta a inizio anno, dopo la diffusione di un comunicato Moody's sul sistema bancario italiano (che subito aveva trovato la replica del governatore di Bankitalia, Mario Draghi). Una situazione analoga si è riproposta lo scorso 21 maggio, quando l'annuncio del possibile declassamento dell'Italia da parte di S&p aveva ricevuto una pronta replica di Giulio Tremonti: il ministro dell'Economia aveva spiegato che i dati macroeconomici dell'Italia "non solo non hanno subito variazioni sfavorevoli, ma in alcuni casi sono risultati migliori" rispetto al passato. In pratica, non c'erano motivazioni tecniche per cambiare outlook. Sotto osservazione, poi, sarebbe l'ulteriore report di Standard and Poor's, diffuso il primo luglio, che esprimeva giudizi negativi sulla manovra correttiva. "Restano sostanziali rischi per il piano di riduzione del debito principalmente a causa della debole crescita", era scritto nel rapporto. Ma a insospettire il magistrato sarebbe il fatto che la valutazione, arrivata a mercati aperti, giudicava la manovra varata la sera prima a Palazzo Chigi ma della quale non si conoscevano, se non in modo sommario, i contenuti. Lo conferma il fatto che il decreto è poi stato pubblicato con grande ritardo e con modifiche, dopo l'intervento del Presidente della Repubblica. La Procura ipotizzerebbe una "manipolazione informativa" del mercato, nella convinzione che attori così importanti sul settore finanziario, come le agenzie di Rating, quando informano il mercato degli esiti delle proprie valutazioni sono a conoscenza degli impatti che questi produrranno. Così che, anche se non avessero voluto direttamente danneggiare gli investitori di uno specifico mercato, di fatto sarebbero comunque stati in grado di prevedere cosa sarebbe accaduto. L'inchiesta di Trani, comunque, non si fermerebbe solo alle Agenzie di Rating. È a tutto campo e si stanno valutando anche aspetti collaterali riguardanti possibili speculatori, al momento anonimi. Questo filone di inchiesta, al momento, si presenta il più difficile perché richiederà l'eventuale collaborazione internazionale per risalire al vero "mandante" di acquisti o vendite speculative»;

in un annuncio "TM News" del 18 luglio 2011 si legge che anche «la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d'inchiesta sull'andamento di titoli di Borsa. L'accertamento considerato esplorativo da parte degli inquirenti segue le segnalazioni della Consob che sono state inviate agli inquirenti di piazzale Clodio e a quelli di Milano. Secondo quanto si è appreso le verifiche, allo stato, si concentreranno sui giorni del 28 giugno, dell'8 e 11 luglio. I magistrati incaricati di seguire gli accertamenti sono quelli del pool dei reati economici coordinati dal procuratore aggiunto Nello Rossi. Al momento i controlli non riguardano nello specifico le agenzie di rating. In ogni caso si dovranno verificare tutti i diversi elementi che possano aver contribuito ad alterare il mercato»;

Adusbef e Federconsumatori, in data 10 maggio 2010, inviarono esposti denunce alle principali Procure della Repubblica, tra le quali Roma, Trani e Milano, in merito al report diffuso dall'Agenzia di rating Moody's sull'Italia il precedente 6 maggio. Solo la Procura di Trani ha attivato i procedimenti di inchiesta interrogando gli esponenti ed altre personalità per fare luce sulla vicenda. In data 25 maggio 2011, a seguito di un report negativo diffuso dall'agenzia di rating Standard's & Poor's, le due associazioni inviarono ulteriori esposti denunce alle Procure della Repubblica, tra le quali Roma, Milano e Trani, e solo quest'ultima avviò le indagini. In data 11 luglio, dopo il venerdì ed il lunedì nero in borsa, le due associazioni integrarono l'esposto diffondendo il seguente comunicato reperibile sul sito: www.adusbef.it: «Anche oggi continua l'attacco speculativo all'Italia, perché le decisioni prese ieri dalla Consob di comunicare vendite allo scoperto pari allo 0,2 % sono assolutamente insufficienti, essendo evidente che se non sono state stabilite le tempistiche e le modalità di cumulazione di posizioni corte, il broker può usare 10 piattaforme, e shortare sul mercato lo 0,199999 ovviamente con 10 intermediari differenti, senza dover comunicare nulla. Inoltre la decisione non blocca in alcun modo la speculazione in atto perché non comprende i derivati ed i sottostanti ma soprattutto non include i broker esteri, quando tutti sanno bene che la speculazione deriva soprattutto da fondi inglesi ed americani. In realtà lo sa anche la Consob, che interfacciandosi con Borsa Italiana (che ha i tabulati di tutte le contrattazioni) ben vede chi sono gli speculatori. Una Consob che non sia la succursale dell'Abi e degli interessi delle banche e dei banchieri, avrebbe il dovere di porre in essere questi comportamenti, per frenare la speculazione: 1) Blocco dello short selling intraday e overnight (proveniente sia dall'italia che dall'estero) su tutti i mercati regolamentati, comprendendo nel blocco sia i titoli azionari che obbligazionari e i relativi sottostanti e derivati, come anche Il future sull'indice e relativi derivati. 2) Blocco delle vendite allo scoperto così dette naked, ovvero in marginazione, siano esse provenienti dall'italia che (soprattutto) dall'estero su tutti gli strumenti sopra citati, interfacciando controlli incrociati coi tabulati forniti da borsa italiana, al fine di verificare se qualche broker estero non rispetti il divieto. 3) Obbligo della immediata ricopertura su tali strumenti per tutti i brokers (italiani ed esteri) che, per conto proprio o per conto terzi, abbiano effettuato un naked short selling su qualunque strumento finanziario quotato a piazza affari, ivi compresi derivati e sottostanti. 4) Costante monitoraggio, attraverso i dati forniti da Borsa Italiana, sugli ordini di vendita passanti sui finanziari quotati e relativi sottostanti e derivati, quantomeno quelli quotati nell'indice principale. 5) Costante monitoraggio e incrocio di controlli con Borsa Italiana relativa ai titoli di stato quotati, per verificare che ria rispettato il divieto di short selling. 6) Ammenda fino a 5 milioni di euro per chiunque non rispetti tale divieto. La Consob preposta alla tutela di interessi generali e del risparmio, non sta tutelando nulla e nessuno, alimentando con i suoi provvedimenti 'spot' da veri e propri "pannicelli caldi", una speculazione che oramai passa alla cassa ogni giorno a danno dei piccoli investitori e delle casse pubbliche visto l'aumento costante ed allarmante dello spread rendimento BTP - Bund tedesco, che ci costringe ad andare sui mercati a rifinanziarci a costi sempre maggiori, proprio a causa della speculazione, con conseguenze sui conti pubblici e sulle tasse dei cittadini. La speculazione guidata dalle agenzie di rating attacca l'Italia che questa settimana deve andare sul mercato con aste di titoli di Stato, come 4 giorni fa, guidata da Moody's, ha attaccato il Portogallo dovendo andare a mercato per rifinanziarsi, è stata costretta a farlo a rendimenti molto elevati per colpa di quel downgrade! Consob sa bene da dove arrivano gli ordini short e che dietro Moody's, c'è un fondo che lavora anche in Italia partecipato dalla stessa Moody's col 3.29%: è il fondo BlackRock, lo stesso che mercoledì scorso ha parlato di rischio Italia! Adusbef e Federconsumatori, ad integrazione degli esposti denuncia inviati ad alcune Procure della Repubblica contro Moody's e Standard'& Poor's, in un ulteriore esposto inviato oggi, hanno chiesto l'acquisizione dei tabulati di tutte le compravendite effettuate sui finanziari (basteranno Unicredit, Intesa e Generali) per verificare se via sia qualche fondo collegato e partecipato in qualche misura da Moody's (o Standand&Poor) per fare scattare le manette per il reato di aggiotaggio e turbativa dei mercati»;

il quotidiano "la Repubblica" del 19 luglio 2011, informa che «Dopo Trani, l'andamento della Borsa nelle ultime settimane finisce anche sulla scrivania dei magistrati di Roma. Nessuna ipotesi di reato, non ancora, nessun indagato, ma il procuratore aggiunto Nello Rossi, coordinatore del pool sui reati economici, vuole vederci chiaro sul caos del mercato delle ultime settimane. Lo vuole l'autorità giudiziaria, lo vuole la Consob che, nei giorni scorsi, ha inviato alle procure di Roma e Milano (dove non si esclude possa essere aperto nei prossimi giorni un altro fascicolo), un dossier sui giorni neri della Borsa. Presto ancora per dire quale sarà la direzione delle indagini, ma nel documento presentato dall'autorità si parla di una serie di cause. Si fa un rapido accenno ai rating di Moody's e a Standard & Poor's e alle audizioni fatte a proposito dalla Consob. Ma il documento fa un passo in più. Parla di varie concause che avrebbero influito sui movimenti anomali e sul crollo dei mercati, tra cui alcuni ordini cospicui di vendita a cui ha fatto seguito una cascata di ordini automatici predeterminati di vendita al ribasso. Sarebbero questi due gli elementi che avrebbero giocato il ruolo principale nella crisi dei giorni scorsi. E forse non sono gli unici. Un'inchiesta ancora al via (è stato aperta solo ieri) che ha, però, un dato certo: nel mirino dei magistrati romani, oltre che della Consob, tre giornate in particolare, le più critiche. Il 24 giugno, l'8 e l'11 luglio scorso. Il fascicolo, che al momento è, per usare il linguaggio giuridico, di "atti relativi a", ovvero senza ipotesi di reato e senza indagati, è solo "esplorativo". Ci si limita ad osservare, dunque, a tenere sott'occhio il mercato. E non si esclude che nei prossimi giorni si possano delegare alcune indagini. È un fatto, però, che a piazzale Clodio si è scettici rispetto all'inchiesta dei colleghi di Trani che procedono, sulla base di una denuncia presentata da Adusbef e Federconsumatori, per market abuse (manipolazione del mercato) e insider trading dopo le valutazioni negative sull'Italia e sulla manovra correttiva. Ipotesi di reato, quelle pugliesi, che non trovano riscontro nelle carte su cui lavora la capitale: al momento non c'è alcun elemento per sostenere che le agenzie di rating Moody's e Standard and Poor's abbiano deliberatamente diffuso notizie false per alterare il mercato. Almeno non a Roma. Già pochi giorni fa, la Procura di Roma si era espressa a favore del regolamento con cui la Consob (pur non attuando un vero e proprio blocco come fece invece in un altro momento di speculazione nel 2008) ha imposto un obbligo di trasparenza alle vendite allo scoperto. Una garanzia per la Borsa e una certezza per i magistrati: in caso di violazione di questa norma, infatti, si delinea il reato penale di ostacolo all'attività di vigilanza. Che prevede, tra l'altro, una reclusione che arriva fino 4 anni. Fino a ieri solo ragionamenti astratti. Ora, fascicolo alla mano, una realtà, una certezza da cui partire»;

considerato che a giudizio dell'interrogante:

è singolare che la Procura di Roma si possa permettere di diffondere notizie a mezzo stampa volte a denigrare il lavoro di altre Procure, affermando che le ipotesi di reato, quelle pugliesi, non trovano riscontro nelle carte su cui lavora la capitale, poiché al momento non ci sarebbe alcun elemento per sostenere che le agenzie di rating Moody's e Standard and Poor's abbiano deliberatamente diffuso notizie false per alterare il mercato;

è proprio il connubio con le pseudo autorità indipendenti da parte della Procura di Roma, che, pochi giorni fa, si era espressa a favore del regolamento con cui la Consob (pur non attuando un vero e proprio blocco come fece invece in un altro momento di speculazione nel 2008) ha imposto un obbligo di trasparenza alle vendite allo scoperto, a generare "gelosie" investigative o peggio il perseguimento di una forma di monopolio del reato da perseguire, che non dovrebbe essere consentito dall'ordinamento giudiziario e dalla leale collaborazione tra gli uffici,

si chiede di sapere:

se risultino le ragioni che hanno indotto la Consob ad evitare il blocco totale dello short selling intraday e overnight (proveniente sia dall'Italia che dall'estero) su tutti i mercati regolamentati, comprendendo nel blocco sia i titoli azionari che obbligazionari e i relativi sottostanti e derivati, come anche il future sull'indice e relativi derivati;

se risulti che il mancato provvedimento della Consob sulle vendite allo scoperto cosiddette naked, ovvero in marginazione, siano esse provenienti dall'Italia che (soprattutto) dall'estero su tutti gli strumenti sopra citati, interfacciando controlli incrociati con i tabulati forniti dalla borsa italiana, al fine di verificare se qualchebroker estero non rispetti il divieto, non siano stati la concausa della successiva speculazione sui mercati avvenuta lunedì 18 luglio 2011 con oltre 12 miliardi di euro bruciati alla borsa valori di Milano, la peggiore d'Europa con un calo di oltre il 3 per cento;

se risulti che la scettica Procura di Roma, notissima come "Porto delle nebbie", i cui sostituti aggiunti a parere dell'interrogante sono adusi ad inseguire teoremi privi di qualsivoglia consistenza giuridica per alimentare macchine del fango ed arrecare discredito, abbia ricevuto gli esposti denunce inviati da Adusbef e Federconsumatori in data 10 maggio 2010, 25 maggio e 11 luglio 2011, e se risultino i motivi della sua inerzia rispetto ad attacchi speculativi delle agenzie di rating indagati da altre Procure della Repubblica;

quali misure urgenti di competenza si intendano attivare, in assenza di doverosi interventi sanzionatori, per evitare ad alcune Procure di insabbiare scientificamente atti giudiziari rilevanti, specie nel settore della tutela del risparmio e del risparmio tradito, che arrecano danno enorme ai diritti collettivi di consumatori, utenti, risparmiatori, alle famiglie ed agli interessi generali del Paese.

(4-05653)

LEDDI - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali -

(4-05654)

(Già 3-02270)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

6ª Commissione permanente(Finanze e tesoro):

3-02322, del senatore Lannutti, sul regime fiscale di investimenti finanziari.