1 Aprile 2011
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con i ministri Fitto e Maroni, ha incontrato i giornalisti nella sala stampa di Palazzo Chigi al termine della riunione della cabina di regia Governo-Regioni-Autonomie locali sull'emergenza immigrazione dal nord Africa.
Il premier, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha sottolineato che governo, regioni ed enti locali sono d’accordo nel tenere di fronte allo “tsumani umano provocato dal vento di libertà e democrazia che ha soffiato impetuoso in Nord Africa e che può assumere dimensioni importanti” un “atteggiamento aperto e generoso come è tradizione del nostro popolo”.
Berlusconi ha illustrato le azioni che il governo ha avviato per affrontare la situazione a Lampedusa in modo da sgravare la popolazione da “questo carico eccessivo di persone” e non appena i venti – che hanno ritardato gli imbarchi - si calmeranno, proseguirà il trasferimento degli immigrati come programmato. Inoltre, nei giorni precedenti, il governo ha avviato i contatti con il governo tunisino ed è stato raggiunto un accordo per fermare l’uscita dal paese dei cittadini tunisini, tenuto conto che in Tunisia è considerato reato uscire dal paese senza autorizzazione. Il Governo è pronto a mettere in campo una serie di misure a favore della Tunisia in termini di mezzi ed equipaggiamenti alla forze di polizia per un valore di circa 100 milioni di euro.
La prima misura su cui il governo sta lavorando è dunque quella di fermare gli sbarchi. Ma "una decisione potrà essere assunta dopo l'incontro con il governo tunisino" in programma lunedì prossimo.
Berlusconi ha fatto presente che "molti di questi immigrati hanno manifestato la volontà di ricongiungersi con parenti e amici". Per questi si pensa alla possibilità di "concedere un permesso di soggiorno temporaneo”. E, in questo caso si attiverebbe lo strumento legislativo della solidarietà europea. C’è chi vuole andare in Francia e Germania per ricongiungersi con propri familiari –ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni – e non possiamo trattenerlo in Italia".
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