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08 aprile 2011
L’Italia prepara l’incontro del Consiglio Ue Giustizia e Affari interni con due proposte sull’emergenza immigrazione.
Protezione temporanea secondo la direttiva 55/2001 per i profughi libici e maggiore elasticità nell’utilizzo dei Fondi comunitari per fronteggiare l’emergenza attuale.


Protezione temporanea secondo la direttiva 55/2001 per i profughi libici e maggiore elasticità nell’utilizzo dei Fondi comunitari per fronteggiare l’emergenza attuale. Sono le due richieste che l’Italia ha presentato alla Commissione europea in vista dell’incontro del Consiglio Giustizia e Affari interni (GAI) in programma lunedì a Lussemburgo.
In particolare, secondo quanto annunciato dall’ambasciatore italiano all’Ue, Ferdinando Nelli Feroci, l’Italia chiederà, insieme a Malta, all’Unione europea di attivare il meccanismo di protezione temporanea previsto dalla direttiva 55 del 2001 per gli sfollati provenienti dalla Libia.
Il meccanismo di protezione temporanea si applica alle persone che necessitano di tutela internazionale e prevede l’attivazione di un programma di ridistribuzione dei rifugiati in tutti i Paesi che si dichiarano disponibili. L’attivazione del meccanismo di protezione temporanea è già stata richiesta da Malta e rappresenterebbe un passo “concreto”, ha spiegato Nelli Feroci, per tradurre in realtà il principio di solidarietà più volte enunciato a livello europeo nei confronti dei Paesi maggiormente esposti ai flussi migratori provenienti dal Nord Africa. Questo meccanismo non è comunque destinato ad essere applicato ai cosiddetti “migranti economici”, intendendo con questi – come più volte ricordato dalle autorità europee – gli immigrati tunisini giunti a Lampedusa.
Per questo l'Italia ha inoltre chiesto a Bruxelles lo stanziamento di maggiori risorse finanziarie utilizzabili per gestire la situazione d’emergenza venutasi a creare in seguito agli arrivi massicci di migranti. In questo contesto si chiede anche all’Unione europea di consentire una maggiore flessibilità nell’impiego dei fondi comunitari, come quelli regionali e del Fondo sociale al fine di poter coprire i costi emergenti.
Altro punto fondamentale per l’Italia, secondo l’ambasciatore Feroci, è la richiesta di una “sostanziale intensificazione delle richieste di maggiore collaborazione da parte dei Paesi terzi d’origine o transito dei flussi migratori”. In particolare, il principio di condizionalità deve essere riaffermato “in modo più chiaro e limpido possibile”, sia nel controllo delle frontiere, soprattutto marittime, che nell’attuazione degli accordi di riammissione degli immigrati.
(Red.)

 
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