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Libri e Pubblicazioni : Ministero del Lavoro: rapporto "L’immigrazione per lavoro in Italia: evoluzione e prospettive"
(25/02/11)

E’ di 100mila unità il fabbisogno di manodopera che riguarda l’Italia nel periodo 2011-2015. Questa la stima fornita dal rapporto "L’immigrazione per lavoro in Italia: evoluzione e prospettive" del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che illustra il quadro dell’occupazione nel nostro paese negli anni della crisi delineando futuri sviluppi.

La crescita della popolazione immigrata in Italia. Oggi in Italia sono 4,3 milioni i cittadini stranieri residenti. Fino alla metà degli anni ’80 la crescita degli immigrati nel nostro paese è stata del 7%. Negli anni ’90 sono passati da 500mila a 1 milione mentre il vero boom si è avuto a metà degli anni 2000, quando da 2 milioni sono arrivati nel 2010 a 4,3 milioni.

L’occupazione negli anni degli crisi. Secondo dati Istat, nel biennio della crisi 2009-2010 si è verificata una perdita di posti di lavoro di 554mila unità ripartiti tra un calo degli occupati italiani di 863mila unità e un aumento dell’occupazione immigrata di 309mila unità. In questi anni il numero dei disoccupati è passato da 1,7 milioni nel 2008 a oltre 2 milioni nel 2010. L’aumento ha riguardato per 281mila unità gli italiani e per 104 mila gli stranieri.

Invecchiamento della popolazione e saldo occupazionale tra generazioni. Negli ultimi 20 anni l’invecchiamento della popolazione e la crescita della scolarizzazione dei giovani hanno creato molti spazi vuoti nelle forze lavoro. Fino al 2000, riferisce il rapporto, il saldo tra le generazioni era positivo quindi non vi era fabbisogno occupazionale aggiuntivo dall’estero. Ma dal 2004 le cose sono cambiate e, a fronte di 2,120 milioni di potenziali uscenti, vi sono stati 1,671 milioni di entranti, con un fabbisogno da coprire di 449mila posti di lavoro. Da allora il divario è continuato ad allargarsi e proseguirà su questo trend per effetto principalmente dell’invecchiamento della popolazione: nel 2020 la quota di persone anziane (oltre i 64 anni), infatti, ammonterebbe al 23,2% del totale, contro il 13% dei giovani (meno di 15 anni). La popolazione in età lavorativa (15- 64 anni) si assottiglierebbe ulteriormente (63,8%) e risulterebbe mediamente più vecchia: nel 2020 ci sarebbe il 25,9% dei residenti tra i 15 e i 39 anni, nettamente inferiore al 30,9% segnato dieci anni prima, mentre la quota dei residenti tra i 40-64 anni si porterebbe al 37,9%, rispetto al 34,9% del 2010, accrescendo ulteriormente il divario rispetto alla classe di età immediatamente più giovane.

Previsioni sul fabbisogno della manodopera. Il fabbisogno di manodopera è legato contemporaneamente alla domanda e all’offerta. Dal lato dell’offerta si prevede tra il 2010 e il 2020 una diminuzione della popolazione in età attiva (occupati più disoccupati) tra il 5,5% e il 7,9%: dai 24 milioni e 970 mila del 2010 si scenderebbe a una valore compreso tra i 23 milioni e 593 mila e i 23 milioni circa nel 2020. Dal lato della domanda gli occupati crescerebbero in 10 anni ad un tasso compreso tra lo 0,2%e lo 0,9%, arrivando nel 2020 a quota 23 milioni e 257 mila nel primo caso e a 24 milioni e 902 mila nel secondo. Secondo lo scenario di minimo fabbisogno si stima che non ci sarà praticamente necessità di ulteriore manodopera almeno per i prossimi dieci anni. Tuttavia è un mercato ben distante dalla realtà attuale. Lo scenario più probabile, che è quello che si pone in mezzo tra quello di minimo e quello di massimo, prevede che nel periodo 2011-2015 il fabbisogno medio annuo dovrebbe essere pari a circa 100 mila, mentre nel periodo 2016-2020 dovrebbe portarsi a circa 260 mila.

L’immigrazione per lavoro in Italia: evoluzione e prospettive: sintesi

L’immigrazione per lavoro in Italia: evoluzione e prospettive: rapporto

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