06 aprile 2011

Il Viminale. Dopo l'accordo Berlusconi-Bossi, in arrivo titoli di soggiorno da sei mesi rinnovabili una sola volta
Oggi il decreto per i permessi a tempo
Il Sole 24 Ore 6 aprile 2011
Marco Ludovico
ROMA Un permesso di soggiorno per motivi umanitari della durata di sei mesi, rinnovabile per altri sei. Rilasciato con un tesserino elettronico, dopo l'identificazione dell'immigrato ora presente in uno dei centri sorti quasi tutti nel centro-sud, in gran parte tendopopoli. La minaccia di essere identificati, espulsi e rimpatriati si trasforma cosi nel percorso di identificazione, domanda di permesso, verifiche di polizia e rilascio dell'agognato tesserino elettronico, con tanto di dati anagrafici. Sarà un Dpcm (decreto del presidente del consiglio dei ministri), che dovrebbe essere firmato oggi, a sancire il nuovo scenario giuridico già intravisto lunedi sera dopo l'incontro tra il premier Berlusconi, il ministro dell'Interno Maroni e lo stato maggiore della Lega. Fin da allora la macchina dei Viminale è andata a pieni giri. Interessati, in teoria, sono gran parte dei 22mila immigrati giunti in Italia dall'inizio dell'anno.
Il permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari di cui si sta discutendo dovrebbe seguire una procedura analoga a quella che lo Stato italiano già aveva adottato per i cittadini albanesi, jugoslavi, somali e kossovari. Ma è possibile che sia seguita un'altra strada, con una valutazione caso per caso per il rilascio di un permesso provvisorio di soggiorno. I numeri in dettaglio che riguardano i tunisini è ancora presto per farli. Di sicuro ci sono fin da ora un migliaio di tesserini elettronici già pronti, che vanno riempiti solo con i dati anagrafici. I questori delle aree interessate sono già in fibrillazione. Ma con l'accordo di ieri in Tunisia dovrebbe decollare anche il sistema già messo in moto dei rimpatri. E oggi, domani al massimo, è possibile che una quota di tunisini sia riportata nella nazione d'origine dagli agenti della direzione centrale immigrazione del dipartimento di pubblica sicurezza.Con l'accortezza di rimpatriare in Tunisia non i migranti già dentro le tendopoli ma quelli a Lampedusa e gli ultimi sbarcati in queste ore. Con il rilascio dei permessi i migranti hanno diritto alla libera circolazione nell'area Schengen, anche se i tecnici stanno ancora mettendo a punto i termini di questa garanzia, che
non è cosi scontata.
In base a scelte che però toccheranno a Maroni e al Governo il problema immigratorio dovrebbe diventare di fatto europeo e non più solo italiano. È probabile, poi, che la scelta dell'Italia renda ancora più attraente l'attracco dei barconi di disperati sulle nostre coste. Ma il flusso dei migranti non è più un torrente da circoscrivere con affanno tra i nostri confini, negli obblighi delle norme sulla clandestinità.Una decisione che determina «la decongestione della pressione che in questi giorni si sta esercitando solo sull'Italia, e sulle Forze di polizia in particolare, per un processo che interessa l'intero occidente e la vita di tutta l'Europa» dice Felice Romano (Siulp).


 
Permessi, nemesi leghista
EUROPA 6 aprile 2011
MASSIMO LIVI BACCI
A fine marzo, erano piú di 200mila i rifugiati in Tunisia provenienti dalla Libia, dieci volte di piú dei tunisini arrivati sulle coste italiane. Né l'uno né l'altro flusso appare, per ora, in via di esaurimento. È emergenza: per fronteggiarla, c'è un solo strumento, i permessi temporanei. La nemesi della Lega.
E l'Italia ha una popolazione che è sei volte maggiore di quella della Tunisia e un Pil che è cinquanta volte quello
del paese maghrebino. Questi termini oggettivi servono meglio di qualsiasi altra considerazione a comprendere le difficoltà che incontrano Berlusconi e Maroni nel negoziare un accordo - la Tunisia è un paese istituzionalmente fragile ed economicamente in ginocchio - che possa soddisfare le richieste italiane. In sostanza: ripristinare il controllo delle partenze degli irregolari dai porti tunisini e riprendersi una quota ragionevole di quelli arrivati, e che ancora arriveranno, in Italia.
È evidente che per quanto si possa "svuotare" con vigore il pool degli irregolari in Italia (seconda richiesta), lo sforzo sarà vano se non si chiude il rubinetto d'ingresso (prima richiesta): ma perché questo avvenga occorre che il paese si normalizzi e si rimetta in piedi. Impresa non facile, se la guerra in Libia non finisce e se i ricchi europei non sosterranno il paese in questa difficile transizione. Berlusconi conosce la posta in gioco, ma la Lega gli rende difficile giocare la partita.
Ma veniamo alla questione interna. Che fare degli irregolari già arrivati e di quelli che - realisticamente - potranno ancora arrivare dalla Tunisia nei prossimi mesi? Teoricamente (salvo una piccola quota di richiedenti asilo e di minori) dovrebbero essere trattenuti e "ristretti" nei Cie, per l'identificazione e la successiva espulsione. I Cie esistenti hanno meno di 2000 posti, sufficienti forse in tempi normali, non certo in stagioni straordinarie come l'attuale. Certo Lampedusa è - si fa per dire - un ideale Cie "naturale": 20 chilometri quadrati dai quali è impossibile fuggire, come l'isola del Diavolo nella Caienna. Ma Lampedusa - utilizzata anche come spauracchio circa i disastri delle migrazioni - è scoppiata in mano agli incauti e irresponsabili artificieri, ed è in via di "svuotamento".
Si è pensato di convogliare parecchie migliaia di persone a Manduria, un atto sconsiderato (che ha provocato le dimissioni di Mantovano) e che ha mostrato lo stato confusionale dei governo. Migliaia di giovani - anche i tunisini sono oggi figli della modernità - accalcati nel nulla, a fare nulla, a tempo indeterminato. Ma dei resto dal campo non era nemmeno vietato allontanarsi: anzi, all'italiana, era un po' vietato e un po' no, i poliziotti erano di guardia ma non vedevano, le reti erano alte ma non troppo. Chi aveva più gambe, è scappato. Finalmente il governo ha pensato che fosse conveniente redistribuire il carico degli irregolari tra le regioni, provocando le pittoresche uscite di alcuni Governatori, modello amministratori di condominio. Sembra anche aver capito che è bene suddividere gli irregolari in piccoli gruppi (come proposto dalla Toscana) da redistribuire gradualmente nel paese cosi che accoglienza e ospitalità possano essere convenientemente esercitate.
Ricapitoliamo: 20mila giovani, abbastanza scolarizzati, disponibili al lavoro, quasi tutti con parenti, o amici, o contatti in Europa (Francia in testa). L'Italia, col decreto flussi per il 2011, può assorbire 4500 tunisini: forse questa quota può allargarsi convenientemente. La Tunisia apprezzerebbe. Altri, forse molti, possono essere convinti a rientrare, meglio se assistiti, magari con programmi di formazione e di inserimento economico, rianimando le esangui forze della cooperazione. Per altri ancora va studiata la possibilita di migrare verso altri paesi europei.
Poiché tutto questo non potrà che avvenire gradualmente, si pone il problema dello stato giuridico di questi "irregolari dell'emergenza", che non è ragionevole sia quello di prigionieri. La proposta di concessione di un regime di protezione temporanea agli sbarcati «per rilevanti esigenze umanitarie (...) in occasione (...) di eventi di particolare gravità» (art. 20 del TU sull'immigrazione) appare quella che può risolvere parecchi problemi, permettendo un soggiorno legale, guadagnando un tempo prezioso per mettere in atto altre politiche, facendo pressione sulla Ue - e sulla Francia e la Germania, destinazioni di elezione per molti tunisini cosi legalizzati - per una presa in carico di parte del fardello. È una via di uscita obbligata, una sorta di sanatoria dell'emergenza. Ed è anche la
sentenza di morte per la truce politica migratoria della Lega che sara eseguita - per nemesi storica - proprio dal ministro Maroni.



Accordo con Tunisi, gli irregolari torneranno a casa
Il Secolo XIX 6 aprile 2011
Sonia Oranges
ROMA. «Abbiamo firmato un accordo tecnico che prevede anche il rimpatrio di cittadini in condizioni di irregolarità»: cosi, dopo nove ore di estenuanti trattative a Tunisi, il ministro dell'Interno ha annunciate di aver vinto la sua battaglia sull'emergenza immigrazione «in cooperazione con le forze tunisine, fornendo loro attrezzature e mezzi tecnici in imo spirito di rinnovato accordo».
I contomi di questo «rinnovato accordo», però, restano ancora sfocati. «Ne parlerò domani (oggi, ndr) con l'unità di crisi». Anche perché chi sperava che con la chiusura della partita sull'altra sponda del Mediterraneo, in Italia si sarebbe usciti dall'ambiguità sullo status degli immigrati tunisini (profughi o clandestini?) rimarrà deluso. Mentre Maroni sudava sette camicie negoziando i nuovi patti, infatti, ieri il leader del carroccio Umberto Bossi negoziava i patti tutti interni al governo nostrano, a pranzo con il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, mettendo in chiaro che al sì sui permessi di soggiorno temporanei, doveva corrispondere il mantenimento della differenza tra profughi e clandestini. Argomento utilizzato finora dalle regioni settentrionali a guida leghista per autoescludersi dall'onere dell'accoglienza degli immigrati. Cosi, in attesa del responso da Tunisi, nel pomeriggio Bossi passeggiando a Montecitorio (e mostra, tanto per cambiare, il dito medio con un edificante gestaccio) affermava che «cosi gli immigrati se ne andranno in Francia e in Germania; dobbiamo chiudere il rubinetto e svuotare la vasca».
Ma come? Nei programma di Maroni, si distinguerà tra rifugiati (mai tunisini), titolari di permesso temporaneo (che sara riconosciuto solamente a coloro che possono attuare un ricongiungimento familiare in un altro Stato europeo, soprattutto Francia e Germania) e clandestini che saranno rimandati a casa. E non sono pochi, visto che in questa categoria rientrano tutti i migranti economici arrivati a Lampedusa dalla Tunisia da febbraio a oggi.
Gli irregolari, però, non saranno mandati via in blocco, bensì poco per volta, con partenze e approdi da diversi porti italiani e tunisini. Su questo la controparte maghrebina è stata inflessibile: se rimpatri di massa devono essere, è bene che tutto avvenga in modo assolutamente discreto, lontano dalle telecamere e, soprattutto, in sordina quel tanto che basta per non arrivare all'opinione pubblica tunisina
che interpreterebbe la vittoria italiana come uno smacco, ma soprattutto come la rappresentazione della debolezza dell'attuale governo provvisorio. II dove, il come e il quando, insomma, deve essere ancora stabilito insieme con le autorità di Tunisi. Sempre che anche 1'opzione dei permessi temporanei non risulti essere un boomerang, come affermato dal presidente della camera Gianfranco Fini, che proprio insieme a Bossi ha dato il nome alla vigente normativa in materia d'immigrazione: «Ho sentito, con una certa sorpresa, che Bossi avrebbe detto si ai permessi perche cosi gli immigrati se ne andrebbero in Francia e Germania. Mi dispiace dargli un dolore. II commissario europeo Malstrom ha confermato che quei permessi garantiranno la possibilita di varcare le frontiere europee solo in presenza di un accordo, per esempio, tra il governo francese e quello italiano». Nei frattempo, però, il caos da Lampedusa si è spostato nelle altre regioni. A cominciare dalla Puglia della tendopoli di Manduria, per la quale il sottosegretario Alfredo Mantovano ha rassegnato le dismissioni. Ieri Berlusconi ha telefonato al sindaco della cittadina pugliese Paolo Tommasino, assicurandogli che al più presto il numero degli immigrati sistemati nel suo comune saranno ridotti a 1500. Abbastanza per il ritiro delle dimissioni di Mantovano che, però, non tornerà sui suoi passi se non quando vedrà il campo svuotarsi.



Immigrati, Maroni firma l'intesa con la Tunisia "Permessi a chi c'è già, ma da ora solo rimpatri"
il Giornale, 06-04-2011
Il ministro degli Interni firma l'intesa: rimpatri per chi arriva oggi in Italia, per chi è già sul nostro territorio permesso di soggiorno di 6 mesi. Il Senatùr: "Così gli immigrati se ne vanno in Francia e Germania. Chiudere il rubinetto e svuotare la vasca". Barroso: "Ue e Tunisia affrontino insieme il problema"
Tunisi - Dodici ore di estenuante tratttiva. Poi l'accordo. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha firmato a Tunisi un accordo con la Tunisia in materia di immigrazione, al termine di un negoziato durato diverse ore. Il governo italiano e quello tunisino hanno sottoscritto un "processo verbale, un accordo tecnico" sulla gestione della vicenda immigrati che prevede "anche il rimpatrio di cittadini dei due Paesi che si trovino in situazione di irregolari". Lo ha detto il ministro Maroni durante una breve conferenza stampa all’ambasciata d’Italia a Tunisi. Maroni non ha fornito molti dettagli sui contenuti dell’intesa e ha spiegato che "domani illustrerò l’intesa alla riunione del Comitato dell’Unità di crisi".
L'accordo Sarà firmato domani il decreto del presidente del Consiglio per la concessione del permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi ai tunisini arrivati quest'anno in Italia (sono circa 20mila). Il permesso non varrà per i migranti che arriveranno in Italia successivamente all'entrata in vigore del provvedimento.
Rimpatrio diretto per i tunisini che sbarcheranno in Italia successivamente all'entrata in vigore del decreto sul permesso di soggiorno temporaneo che sarà firmato domani. E' uno dei punti dell'accordo tecnico siglato dal ministro dell'Interno Maroni e dalle autorità tunisine. Questi rimpatri, spiegano fonti del Viminale, avverranno con procedura semplificata: basterà il riconoscimento della persona da parte dell'autorità consolare tunisina, senza ricorso alle schede dattiloscopiche.
Qui per firmare Il ministro, arrivato a Tunisi in mattinata, ha ribadito: "Siamo qui per lavorare e chiudere l’accordo. Speriamo di fare una buona cosa". Maroni ha precisato che dopo il rinvio "abbiamo continuato a lavorare nel pomeriggio di ieri e continuiamo a farlo oggi". Ottimisti anche Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Il premier ai capigruppo della maggioranza riuniti a Palazzo Grazioli ha detto: "È andata bene, il governo tunisino ha manifestato una disponibilità a chiudere, l’accordo si farà". Il Senatùr invece, dopo aver sentito al telefono Maroni, si è limitato ad un laconico "Si chiude, si chiude" e a ribadire che il ministro degli Interni "sta per firmare" l’accordo sull’immigrazione "sia sui rimpatri che sui pattugliamenti congiunti".
Ok della Lega ai permessi temporanei Bossi ha anche confermato il suo assenso ai permessi temporanei di soggiorno per gli immigrati, "così se ne andranno in Francia, in Germania, in Europa". Con questa concessione, infatti, gli stranieri potranno, per un periodo determinato, la circolazione e il soggiorno nei Paesi Ue del Trattato Schengen. Il leader della Lega ha quindi aggiunto: "Ora si deve chiudere il rubinetto e poi svuotare la vasca".
Il ruolo dell'Ue Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, ha intanto riferito a Strasburgo i contenuti di un suo colloquio telefonico avuto ieri con il primo ministro tunisino Beji Caid Essebsi. "Ho evocato la questione delle migrazioni, che la Tunisia e l’Europa devono affrontare insieme in uno spirito costruttivo, uno spirito di vero partenariato, poiché è precisamente un partenariato per la democrazia e per la prosperità condivisa che abbiamo proposto e che il Consiglio europeo ha accettato molto favorevolmente". L'Europa potrebbe quindi avere un ruolo attivo nell'accordo.
La minaccia della Lega "Se da Tunisi il premier non porta a casa il risultato, noi usciamo dal governo". E' questa la minaccia del presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni, intervistato da un giornale straniero. Le sue parole  sono state anticipate dal sito de L'Espresso. "Siamo molto tesi, ha spiegato, perché in ballo c’è Maroni e la sua credibilità e ci stiamo giocando uno dei nostri uomini migliori: non si può lasciare il ministro da solo. Non si tratta di una minaccia, di un bluff. Dipende dall’urto che potrebbe derivare dalla situazione attuale, anche noi sentiamo i nostri che si lamentano: non possiamo rimanere pazienti in eterno. La nostra base è scossa, e quando Bossi dice ’Fora di ball’ si riferisce a una tensione vera che sente la gente". Boni ha poi smentito di aver rilasciato interviste a L'Espresso.
La stampa tunisina: clima cordiale Quasi tutti i giornali locali hanno del resto sottolineato il clima cordiale registrato nel vertice di ieri con il premier tunisino Beji Caid Essebsi, anche se i media locali sottolineano come non sia stato ancora raggiunto un accordo tra le parti. Il quotidiano La Presse titola: "Vertice Italia-Tunisia su immigrazione clandestina, il dossier proposto è ora all’esame di una commissione mista". Si legge nell’articolo che "una commissione tecnica formata da funzionari del ministero dell’Interno di Tunisi e di Roma sta esaminando approfonditamente il dossier sull’immigrazione clandestina ed è previsto il ritorno a Tunisi di Roberto Maroni per sottoscrivere un nuovo accordo tra le parti". Diverso è il taglio scelto dal giornale concorrente Le Quotidien, che punta sul fatto che "Dopo l’incontro di ieri non è stato annunciato alcun accordo tra Roma e Tunisi". Particolarmente critica invece è la posizione del quornale  LeTemps, che nel titolo di apertura parla di "disaccordo cordiale" tra l’Italia e la Tunisia sul tema dell’immigrazione.



Siamo stati migranti, e questo non genera senso di colpa, ma di minaccia
Il Foglio 6 aprile 2011
Riccardo De Benedetti
Sia Napolitano sia Berlusconi hanno affermato che il dovere dell'ospitalità ci è imposto dall'essere stati migranti. E' tesi discutibile. L'emigrazione italiana è, a far data dal 1860, una delle più imponenti della storia moderna, per numeri e continuità. Segno di una difficoltà non solo congiunturale dell'economia post-unitaria.
Ora che siamo diventati paese di immigrazione, ci viene detto, abbiamo il dovere etico di accogliere evitando di procurare agli altri le sofferenze che abbiamo già provato sulla nostra pelle.
La massima, credo, comporta addirittura qualche difficoltà in più rispetto a quelle previste dal vangelo. Non occorre, infatti, conoscere l'Elias Canetti di "Massa e potere" per rendersi conto che aver subito la sofferenza di condizioni ingiuste non evita di procurarne a quelli che appaiono più deboli di te. Al contrario, una secolare ingiustizia anestetizza la percezione del dolore altrui. Più vediamo nel migrante ciò che noi eravamo più cerchiamo di rimarcare la distanza da quel passato che fu il nostro; ci rispecchiamo in loro e non ci piaciamo perché ciò che subimmo fu un'ingiustizia. In questo modo non nascono facili sentimenti di amicizia.
Là dove l'immigrazione (Francia e Inghilterra) è stata conseguenza dei colonialismo e di una secolare politica improntata a un pensiero della superiorità, quando non etnica almeno economica e bellica, allora il dovere dell'accoglienza consegue o dal senso di colpa (vissuto dalle élite culturali) o dal mitigarsi della superiorità in un processo di assimilazione più o meno governato e comunque sempre saldamente in mano alla struttura statuale.
Ma là dove, come nel nostro caso, la tradizione coloniale, seppure non assente, è meno accentuata nei suoi aspetti di superiorità etnico-culturale ed economica, allora 1'arrivo dei migranti è facile che venga vissuto come una minaccia. Fondata sulla percezione, non importa quanto fondata, di subire flussi immigrativi in inquietante continuità con quelli emigrativi. In altre parole: prima ci avete cacciati dall'Italia perché nazione incapace di produrre benessere e sviluppo; poi, segno di altrettanta insipienza sociale, ci lasciate invadere da gente che mette in discussione condizioni di vita conquistate a caro prezzo. Urge trovare per l'accoglienza motivazioni più fondate.



Italia-Tunisia, rimpatri diretti per chi arriva ora
Avvenire 6 aprile 2011  
LUCA LIVERANI
Una trattativa serrata, una contrattazione difficile e faticosissima. Doveva essere quasi una formalità, dopo il blitz di Berlusconi e Maroni lunedi a Tunisi. Invece la firma dell'accordo tra Italia e Tunisia sull'immigrazione, per la riammissione e il controllo delle coste, ieri è stata piü faticosa di una tappa di montagna. Quasi nove ore di faccia a faccia tra il ministro Maroni, tornato a Tunisi a dare man forte ai tecnici del Viminale, e il suo omologo tunisino Habib Essid. Un incontro-fiume da cui Maroni emergerà solo verso le 20 per annunciare 1'intesa. Basata sul rafforzamento della collaborazione tra forze di polizia contro 1'immigrazione clandestina, ma soprattutto sulla novità dei rimpatri diretti. Per chi sbarcherà da ora in poi (tecnicamente dopo l'entrata in vigore dei decreto sui permessi a tempo che il governo Berlusconi fará oggi) arrivando dalle coste tunisine, scatterà la procedura di rimpatrio diretto, che avverrà con una procedura semplificata: basterà il riconoscimento della persona da parte dell'autorità consolare tunisina, senza il ricorso alle schede dattiloscopiche delle impronte. Maroni li ha definiti «interventi di prevenzione nei confronti del1'immigrazione clandestina che ci consentono di "chiudere il rubinetto", fornendo anche assistenza e collaborazione non soltanto sul sistema di sicurezza». Più della conferenza stampa, a dare il senso della giornata è però l'autografo che il ministro lascia sul librone degli ospiti dell'ambasciata italiana: «Ma che avventura!». Firmato «Roberto Maroni, 5 aprile 2011».
II ministro dell'Interno era arrivato a Tunisi in mattinata: «Siamo qui per concludere 1'accordo - dice verso le 11 — e speriamo di fare una cosa buona». Lunedi, spiega, «non c'è stato alcuno stop: abbiamo continuato a lavorare». Sull'aereo decollato da Tunisi l'altro ieri sera c'erano infatti diversi posti vuoti. Erano quelli dei prefetto Rodolfo Ronconi e degli esperti della commissione tecnica italiana, rimasti a terra per condurre la trattativa: 1'Italia chiede controlli sulle partenze dei clandestini e riammissioni più veloci, dai 4 al giorno dell'accordo vigente ad almeno 100. In cambio mette sul piatto fuoristrada, motovedette, visori notturni per la polizia e un pacchetto corposo di aiuti di circa 250 milioni di euro: rilancio delle imprese tunisine, formazione professionale, sostegno alla pesca, tutela dell'ambiente costiero, rilancio dell'immagine turistica. Passano le ore e 1'annunciata conferenza stampa viene fatta slittare un paio di volte. Quando alla fine Maroni uscirà dalla riunione si sono fatte quasi le 20. I governi italiano e tunisino, si limita a dire Maroni, hanno sottoscritto un «processo verbale, un accordo tecnico» che prevede «anche il rimpatrio di Cittadini dei due Paesi che si trovino in situazione di irregolari». Oggi «illustrerà 1'intesa alla riunione del comitato dell'Unità di crisi». II ministro comunque si dice «soddisfatto»: «E stato un lavoro lungo e non facile - ammette - ma il risultato è importante. Inizia una fase di cooperazione più intensa che bisognerà attuare». Niente tempistica dei rimpatri: «È tutto contenuto nell'accordo che consegnerò al presidente Berlusconi». Ad anticipare il raggiungimento dell'intesa era stato qualche ora prima il premier tunisino, Beji Caid Essebsi, all'agenzia ufficiale Tap. «La politica estera del governo provvisorio tunisino - aveva detto - è riuscita a individuare una soluzione per lo status dei 22mila migranti tunisini in Italia». Frasi generiche, pi ad uso interno che esterno. Non del tutto rassicuranti anche per Silvio Berlusconi, che sul1'accordo con la Tunisia ha puntato molto, mettendoci la faccia. Tanto che il premier nel pomeriggio confessava a chi gli era vicino i suoi timori sull'affidabilità del governo tunisino. Poi, in serata i dettagli emersi sembrano aver confortato il premier.



Fini: il permesso temporaneo non apre le porte della Ue
Il Gazzettino 6 aprile 2011
ROMA - «A livello europeo il governo ha fatto quel che doveva fare. Ha posto con forza il problema a Bruxelles, non è una questione italiana, è una questione che riguarda tutta la Ue». Gianfranco Fini promuove l'azione dell'esecutivo sulla vicenda dei profugi? Solamente a metà, perché poi, il presidente della Camera, aggiunge che sulla partita «a livello interno c'è stato pressapochismo».
Intervenendo ieri sera a "Ballarò", Fini ha parlato di «tasso d'improvvisazione francamente, troppo elevato come dimostra il fatto che le polemiche sono quotidiane e non soltanto sull'opportunità o meno delle grandi tendopoli ma sulla modalità con cui il nostro governo sta fronteggiando questi eventi».
Stoccata anche alla Lega, o meglio al suo leader Umberto Bossi che con Fini è il "padre" della omonima legge sull'immigrazione. Il leader di Futuro e Libertà ha ricordato al senatùr che il permesso di soggiorno temporaneo agli immigrati «è una possibilità prevista dall'articolo 20 della legge che porta il mio nome e il nome di Bossi, permesso temporaneo per motivi umanitari». Fini si dice sorpreso per «avere sentito che Bossi avrebbe detto di si perché, sempre secondo lui, cosi facendo poi gli immigrati se ne andrebbero in Francia o in Germania. Mi spiace dargli un dolore». Fini, quindi, spiega, che «è giusto dare il permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari, ma proprio oggi il Commissario europeo Malmstrom ha detto quello che del resto già era noto vale a dire che quel permesso non garantirá affatto in modo automatico a chi ne entrerà in possesso la possibilità di varcare la frontiera nell'area Schengen». Per essere più chiaro, «se un tunisino ha, e io credo che lo debba avere, da parte delle nostre autorità un permesso temporaneo di soggiorno per motivi umanitari, se arriva a Ventimiglia i francesi lo rimandano indietro. A meno che il governo francese non sottoscriva un'intesa in tal senso con il governo italiano».
E a stretto giro di posta arriva 1'interpretazione da parte dell'Unione europea che risulta in linea con Fini. La Commissaria europea Cecilia Malmstrom, notare, in un incontro con i pd Sassoli e Pittella, ribadisce che la Bossi-Fini non permette la libera circolazione prevista dal Trattato di Schengen. Anche il capogruppo dei Pdl all'europarlamento, Mario Mauro, ricorda di aver sconsigliato 1'utilizzo della Bossi-Fini. Perché se si sostiene che il problema è europeo, bisogna essere coerenti e fare pressione perché 1'intervento europeo sia intenso e decisivo.
Dunque, serve, almeno in questo caso, una Europa unita. Un'Europa che dimostri più solidarietà tra paesi membri per affrontare le migrazioni provocate dalle guerre, dalle rivolte, dalla povertà o dalla desertificazione dei Sahel. È questo senso è 1'obiettivo della relazione preparata dal leghista Fiorello Provera ed approvata ieri a larga maggioranza per alzata di mano dalla plenaria di Strasburgo. Nel testo, oltre ad esprimere solidarietà all'Italia, si esorta la Ue ad avere una politica estera che prevenga le emergenze. Ma quando scattano, 1'Europa deve attivare i meccanismi che la rendano unita non solo a parole e scegliere di ripartire il 'fardello' dei rifugiati. Insomma, per il Parlamento Europeo, 1'Europa non deve lasciare sola 1'Italia - o Malta, o Grécia, o Spagna - ad affrontare le ondate migratorie. Deve farlo perché è previsto dal Trattato di Lisbona. E, quando è il caso, deve decidersi ad usare strumenti legislativi 'estremi' come la direttiva pensata ai tempi del Kosovo e mai messa in atto, che prevede la 'protezione temporanea' di massa per chi fugge dalla guerra.



Bossi-Fini: prima la legge, ora il conflitto sull'interpretazione
QN 6 aprile 2011  
Francesco Ghidetti
UNO SPIRAGLIO? Oggi capiremo meglio. Certo, che la situazione sia in apparente miglioramento dopo le fibrillazioni nella notte tra lunedì e martedì durante il vertice Lega Berlusconi, lo si intuisce fin dalle prime ore in Transatlantico con le parole del leader lumbàrd Umberto Bossi (foto Ansa): «Si chiude, si chiude. Ho parlato con Maroni, sta andando a firmare. Credo possa finire bene. Sia sui pattugliamenti congiunti sia sui rimpatri». Lo stesso ottimismo, in sostanza, di Berlusconi. E con il portavoce Paolo Bonaiuti che smentisce decisamente la notizia di un ulteriore vertice a Palazzo Grazioli per ora di pranzo: «Solo un abbaglio». Bossi chiarisce un concetto: «Dobbiamo chiudere i rubinetti e cominciare a svuotare la vasca». Dando un significativo via libera ai permessi temporanei per i migranti: «Si, sono d'accordo, cosi se ne vanno in Francia, Germania...». Un parere che qualche osservatore legge come un modo per favorire il ritiro delle dimissioni del sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, dimissioni congelate per le insistenze del premier.
BORDATE alla condotta dell'esecutivo arrivano invece in serata e in tv dal presidente della Camera nonché leader di Fli, Gianfranco Fini. Che rileva il «tasso d'improvvisazione francamente troppo elevato» con annessa lapidaria dichiarazione su Maroni: «Capisco il conflitto di interessi politico: come ministro dell'Interno non può non coinvolgere tutte le regioni. Come autorevole esponente leghista vorrebbe in cuor suo che gli immigrati fossero ospitati solo dalle regioni del Sud. E questo è inaccettabile». Poi, durissima replica a Bossi: «Ho visto con una certa sorpresa che avrebbe detto di si perché cosi facendo poi gli immigrati se ne andrebbero in Francia o in Germania. Mi spiace dargli un dolore. E' giusto dare il permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari, ma quel permesso non garantirá affatto in modo automatico a chi ne entrerà in possesso la possibilità di varcare la frontiera nell'area Schengen. In altre parole se un tunisino ha, e io credo che lo debba avere, da parte delle nostre autorità un permesso temporaneo di soggiorno per motivi umanitari, se arriva a Ventimiglia i francesi lo rimandano indietro. A meno che il governo francese non sottoscriva un'intesa in tal senso con il governo italiano».
NON MENO polemico il leader del Pd, Pier Luigi Bersani: «Abbiamo toccato davanti a noi stessi e al mondo il punto piú basso. Si possono tenere tremila persone con cinque bagni chimici? Ve li mandiamo noi i bagni chimici, dalle feste democratiche. Restiamo fermi sul 'no' alle tendopoli. Non possiamo condividere scelte disumane».



Immigrati/ Ue chiede attivazione procedura urgente su accoglienza
Malsmstroem vuole "protezione immediata" per profughi
Bruxelles, 6 apr. (TMNews) - Il commissario Ue agli Affari Interni e responsabile europeo per l'Immigrazione, Cecilia Malmstroem, ha richiesto oggi agli Stati membri dell'Unione europea di assistere i libici che fuggono dai combattimenti nel loro paese. In una lettera di cui l'Afp ha ottenuto una copia, Malmstroem ha spiegato che "il flusso continuo di profughi provenienti dal territorio libico, che richiedono una protezione internazionale, rischia di aumentare".
Il commissario europeo ha proposto di conseguenza l'attivazione di una procedura eccezionale, detta di protezione temporanea, per offrire loro "una protezione immediata e l'accoglienza sul territorio". Questa accoglienza dovrebbe essere realizzata su base volontaria, ha precisato. L'attuazione di questa procedura sarà discussa alla riunione dei ministri dell'Interno dell'Ue l'11 aprile prossimo in Lussemburgo.
Nella sua lettera, d'altra parte, Cecilia Malsmtroem ha parlato anche di misure per fermare gli arrivi di migranti dalle coste tunisine e di un'assistenza ai profughi originari da altri paesi dell'Africa in conflitto. Il commissario ha evocato una serie di azioni a breve termine per arginare i flussi di migranti partiti clandestinamente dalle coste tunisine, facendo riferimento in particolare a un rafforzamento di Frontex e a un partenariato con la Tunisia.
Malsmstroem ha annunciato inoltre la sua intenzione di presentare a giugno un pacchetto di misure a lungo termine volte a permettere ai paesi dell'Ue di "trattare i problemi dell'immigrazione, della mobilità e della sicurezza con i loro vicini del sud del Mediterraneo".



Tutte le Regioni si facciano carico
La Stampa 6 aprile 2011
«I vescovi siciliani chiedono con forza che tutte le Regioni italiane si facciano carico con generosità di questa emergenza e che le Chiese europee intervengano perché tutti i Paesi del continente siano presenti in modo concreto, immediato e congruo. L'Europa si faccia carico di queste emergenze e non chiuda le porte al grido dei popoli in difficoltà». In una nota finale della Conferenza episcopale siciliana, i vescovi chiedono al governo, «secondo le indicazioni delia Caritas e della Fondazione Migrantes, di applicare le misure di protezione temporanea a tutti coloro che sono sbarcati in questi mesi»



Barcone naufraga, è strage 100 dispersi, avvistati 20 corpi
Avvenire, 06-04-2011
Proseguono senza sosta le ricerche dei dispersi, oltre 100, nel naufragio avvenuto la scorsa notte, 39 miglia da Lampedusa, in acque maltesi, durante le  operazioni di soccorso di un barcone che aveva lanciato l'Sos e che si è poi ribaltato. Sul posto motovedette della Guardia costiera e delle Fiamme gialle, nonché mezzi civili e aerei. Sono stati avvistati venti corpi. I 47 tratti in salvo hanno trovato posto su una motovedetta che ha fatto rotta a Lampedusa per le cure mediche. Tra loro, informano fonti della Guardia costiera, non ci sono feriti gravi. Le condizioni meteomarine restano difficili.
A TRIPOLI MISSIONE CONCLUSA
Missione riuscita a Tunisi per il ministro Roberto Maroni. Il responsabile del Viminale ha infatti firmato ieri sera un protocollo d'intesa con il governo tunisino per fronteggiare l'emergenza immigrati. "Abbiamo sottoscritto un accordo tecnico sulla cooperazione tra Italia e Tunisia contro l'immigrazione clandestina: oltre al rafforzamento della collaborazione tra forze di polizia, sono previsti anche rimpatri", ha annunciato il ministro.
Su quest'ultimo problema si prevede in particolare che personale consolare tunisino arrivi in Italia nelle prossime ore per collaborare all'attività dei Centri di accoglienza: basterà il riconoscimento dei singoli migranti per avviarne il ritorno in patria con procedura semplificata. Ma si esclude che si possa procedere a rimpatri di massa e forzati riguardanti le migliaia di tunisini giunti in Italia negli ultimi mesi.
Oggi sarà intanto firmato il decreto del presidente del Consiglio che prevede la concessione del permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi ai tunisini arrivati dall'inizio dell'anno in Italia (si calcola che siano all'incirca circa 20 mila). Con questo permesso potranno muoversi nell'area dei Paesi europei che hanno sottoscritto gli accordi di Schengen sulla libera circolazione. Il provvedimento non avrà valore per i migranti che arriveranno in Italia successivamente alla sua entrata in vigore ma dovrebbe nell'immediato allentare la pressione sul nostro Paese perché si prevede che gli immigrati si disperdano sul territorio europeo cercando di ottenere i ricongiungimenti famigliari.
L'auspicio del governo è che l'intesa raggiunta tra Italia e Tunisia insieme al decreto sul permesso di soggiorno ridimensionino gli sbarchi sulle coste siciliane.
Secondo Maroni, l'accordo con Tunisi dovrebbe consentire "di chiudere i rubinetti dei flussi di immigrati irregolari che è quello che intendiamo fare in piena collaborazione con le forze di sicurezza tunisine, collaborando e fornendo loro tutti i mezzi necessari". I particolari dell'accordo verranno resi noti oggi pomeriggio nel vertice già programmato tra governo e governatori delle Regioni proprio sull'emergenza immigrazione. Le nove ore della riunione di ieri tra Maroni e i vertici del governo tunisino indicano che non è stato facile raggiungere l'accordo. L'intesa prevede anche la donazione alla Tunisia di sei motovedette, quattro pattugliatori e un centinaio di fuoristrada in modo che possano riprendere i controlli sulle coste. Particolari aiuti allo sviluppo verranno messi in moto nelle prossime settimane. Il ministro dell'Interno ha precisato che si è trattato di una trattativa lunga e non facile, ma che ora inizia una fase di cooperazione più intensa e che ci sono tutti i presupposti per il contrasto e la gestione dell'immigrazione irregolare.
L'istituzione di un Gruppo di contatto interministeriale per il monitoraggio e l'applicazione dell'accordo siglato ieri a Tunisi dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Questa la decisione emersa dal vertice interministeriale sulla crisi libica e sull'emergenza immigrati provenienti dal Nord Africa, tenutosi a palazzo Chigi e presieduto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Lo rende noto un comunicato della presidenza del Consiglio che specifica che a far parte del gruppo, oltre alla presidenza del Consiglio, saranno anche i ministri degli Esteri, dell'Interno, della Difesa, delle Infrastrutture e dei trasporti, dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle politiche sociali, con il coordinamento dell'Ufficio del Consigliere diplomatico del presidente del Consiglio. A margine della riunione nessuno dei partecipanti ha voluto rilasciare dichiarazioni.
A LAMPEDUSA NUOVI ARRIVI
A Lampedusa continuano però ad arrivare i barconi dei migranti. Solo nella giornata di ieri sono arrivate oltre 900 persone. Il numero degli immigrati presenti nell'isola è tornato a essere di 1.500, nonostante  le evacuazioni dei giorni scorsi. Quasi 500 migranti di questo nuovo gruppo sono libici. Si teme che la guerra civile in corso in Libia possa dar luogo a una ondata di profughi.
LA DISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI
Si riaccende nel frattempo la polemica tra Regioni e governo sull'equa distribuzione dei migranti sul territorio nazionale. Dichiara Renata Polverini, governatore del Lazio, a proposito dell'eventuali che oltre mille migranti siano accolti nella sola Civitavecchia: "Se questo è un paese che deve accogliere, come noi siamo convinti, lo deve fare in maniera dignitosa, garantendo la sicurezza dei territori e coinvolgendoli tutti: centro, sud e nord".
531 nordafricani provenienti da Lampedusa, a bordo della nave Excelsior sono sbarcati in mattinata a Napoli, ad attenderli 11 bus che hanno condotto i migranti a Santa Maria Capua Vetere, dove verranno ospitati nella tendopoli allestita nella caserma Andolfato.
La nave Clodia proveniente da Civitavecchia ha attraccato intorno alle 10 al molo Italia del porto di Livorno. A bordo circa 200 immigrati che saranno smistati in varie centri di accoglienza della Toscana.
Stasera 500 arriveranno a Cagliari.
IL 26 APRILE VERTICE SARKOZY-BERLUSCONI
Il vertice bilaterale Italia-Francia tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente francese Nicolas Sarkozy si terrà a Roma il 26 aprile. È quanto si apprende da fonti governative. Il vertice avrà al centro il problema dell'emergenza immigrazione, la crisi libica e più in generale l'evolversi della situazione nei paesi del Nord Africa.



Immigrazione, Civitavecchia: 10 fuggiti da caserma, 2 ritrovati
RomaOggi 06-04-2011
Roma - Prima notte nella caserma De Carolis per i circa 640 tunisini da ieri ospitati nella struttura militare di Civitavecchia. Dieci di loro sono fuggiti nella notte ma stamani due sono stati ritrovati e riportati nella caserma. Uno è stato trovato a circa sei chilometri dalla De Carolis nei pressi di una panetteria, un  altro nei pressi dell'autostrada A12. Altri otto sono ricercati. Per ora nella città portuale del Lazio non si registrano proteste.
I tunisini facevano parte dei 1040 che a bordo della nave Clodia, proveniente da Lampedusa, è attraccata a Civitavecchia. Una sistemazione quella della De Carolis che, come ha garantito la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, sarà temporanea (Ansa).



La Casbah di Mazara: «Perché venite qui?»
Avvenire, 06-04-2011
Lilli Genco
C'è solo una striscia di mare a separare chi cerca riscatto e benessere da chi, quello stesso tragitto, lo ha compiuto trent’anni fa. Mazara del Vallo, provincia di Trapani: qui c’è una delle comunità tunisine più consistenti d’Italia. I primi maghrebini sono giunti alla fine degli anni Settanta e con fatica sono riusciti a innestarsi nel tessuto economico, contribuendo alla ricchezza e allo sviluppo della città. Oggi chi parla rappresenta la seconda, in molti casi la terza generazione: sono italiani, disillusi e critici. Una generazione a cavallo, divisa tra affetti e consapevolezza, tra sentimento e ragione.
Così dopo la gioia per la libertà ritrovata in patria, che aveva portato nel mese di gennaio e per la prima volta molti di loro a sfilare pacificamente per la democrazia nel centro cittadino, la notizia del continuo esodo di massa dalle coste tunisine viene vissuta, in questi giorni, con trepidazione mista a preoccupazione.
Nell’antico quartiere arabo, la Casbah, per metà risanato e per l’altra metà ancora circondato da case fatiscenti e diroccate, i giovani scuotono la testa: «Arrivano tante telefonate, c’è chi cerca aiuto e sostegno per un familiare che vuole tentare la traversata ma tanti chiamano per sapere se i loro figli, alcuni minorenni, sono vivi o morti perché non hanno più notizie», racconta Raja, figlia di un marittimo tra i primi ad arrivare a Mazara nel 1978 per lavorare sui pescherecci della flotta mazarese.
Tutto questo preoccupa: «Diciamo a chi ci interpella – continua Raja –. che l’Italia non è il Paese dei sogni. Io mi sto laureando in economia e finanza e non ho ancora trovato lavoro e mi chiedo cosa possano venire a fare qui tanti miei connazionali che non conoscono la lingua e le leggi del nostro Paese».
È d’accordo don Francesco Fiorino, della Fondazione San Vito onlus: «Le immagini delle fughe dai centri d’accoglienza e delle condizioni in cui vivono i migranti sbarcati a Lampedusa non circolano nei media tunisini – spiega –. Così chi si arricchisce con la tratta degli esseri umani spinge i giovani ad attraversare il Canale con il miraggio di poter ottenere asilo politico». Anche Senia, che si è trasferita a Mazara del Vallo otto anni fa per fare la mediatrice culturale, è perplessa: «Molti miei amici cercano di lasciare la Tunisia alla ricerca di una vita migliore, ma non conoscono la realtà del nostro contesto.
Alcuni cercano la libertà ma la libertà è anche responsabilità e qui anche molti tunisini che da anni vivono in città hanno perso il posto di lavoro». Secondo Senia i giovani dovrebbero piuttosto rimanere in patria: «Sono stata di recente in Tunisia – racconta –, la situazione è abbastanza tranquilla, certo c’è un clima di maggiore insicurezza ma la vita prosegue più o meno normalmente e si respira un clima di maggiore liberà anche se la democrazia è tutta da costruire e ci aspetta un periodo lungo e faticoso».
Nella comunità "Casa speranza" delle suore francescane del Vangelo – le sorelle della Casbah, come le chiamano qui, visto il loro impegno indefesso nel sostegno ai tunisini e all’integrazione – si stanno pianificando i quarti di finale di un torneo di calcio inter-etnico.
Gli arbitri saranno Aitem fruttivendolo tunisino e Ahmet un ragazzo Rom. Al clima di gioia per il vento nuovo di libertà che sembra aver attraversato il Canale di Sicilia e che i giovani manifestano chiaramente mettendo in cantiere nuovi progetti come la creazione di associazioni e circoli («anche qui a Mazara eravamo controllati dal regime di Ben Alì», sussurra uno di loro) si oppone un sentimento di realismo ed incertezza per il futuro: «In questi ultime settimane, anche per via della guerra in Libia, lavoriamo a turno sui pescherecci e la vita è sempre più dura per le nostre famiglie», raccontano. «Che faranno, quelli che arrivano?».



 

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