Ripensare il modello di cittadinanza, di societ e di contratto sociale

 

Il dibattito sulla cittadinanza, sulla necessit cio di costruire un nuovo quadro legislativo che tenga conto dei profondi mutamenti che stanno rendendo la nostra una societ sempre pi multietnica, ha ripreso in questi giorni vigore anche grazie alle forti opinioni espresse in materia dal Presidente Napolitano. E importante dunque cogliere lo stimolo che viene dalla Presidenza della Repubblica e riannodare quel filo di dialogo tra Parlamento e societ civile di fatto interrotto da due anni. Per fare ci sarebbe forse utile  spogliare il confronto sul tema dei diritti di cittadinanza dalle impostazioni ideologiche e guardare ai fatti: ai segnali che ci vengono da una societ in rapido movimento, dalla realt della crisi globale, nonch dai bisogni e dalle aspirazioni espresse dai nuovi come dai vecchi cittadini.

 

Gap demografico e prospettive future della societ

 

Oggi in Italia vivono quasi cinque milioni di cittadini nati allestero, pari a circa l8% della popolazione complessiva e producono quasi l11% del PIL. Come dire che,  senza gli stranieri, saremmo oggi 55.6 milioni di abitanti italiani e che il rapporto tra  stranieri  e di italiani in effetti di 1 contro 11. A causa del gap demografico, in futuro le cose non sembrano destinate a cambiare: oggi il tasso di fecondit pari a 2,4 figli per le donne straniere, contro 1,3 per quelle italiane. Senza i cittadini immigrati, dunque, saremmo destinati ad un rapido declino. Secondo uno studio del Ministero del Lavoro, il calo demografico tra il 2010 ed il 2020 sar di almeno altri 1,7 milioni di cittadini il che porterebbe il rapporto stranieri italiani ad 1 contro 8.  Secondo il Fondo sulle Popolazioni Mondiali (Nazioni Unite),  tra oggi ed il 2050, lEuropa perder altri 103 milioni di abitanti, di cui forse 8 milioni di italiani. Infatti attualmente lItalia registra la 3 et mediana pi alta del mondo, dopo Giappone e Germania, (43 anni, contro i 15 del Niger o i 16,7 dellAfghanistan). Non cՏ dubbio che il futuro demografico e di sviluppo del nostro Paese dipender in gran parte dai flussi migratori e dai nuovi nati stranieri in Italia.

Nel 2010, in effetti,  sono nati circa 78 mila bambini stranieri, il 13,9% del totale dei nati nel Belpaese. In quanto ai minori stranieri, essi sono destinati ad un aumento percentuale notevolmente superiore al trend complessivo migratorio. Nel 2010 cerano quasi un milione di minori stranieri, di cui oltre 650 mila nati in Italia. Nel 2020 le previsioni che essi supereranno quota 1,5 milioni.

 

Leggi e modelli di societ

 

Nel 1992 gli stranieri residenti registrati risultavano essere 537.062.   E lanno in cui fatta divenne vigente la legge 91 sulla cittadinanza, una legge che necessariamente risentiva del minimo impatto sulla nostra societ delle migrazioni. Oggi, con una presenza di stranieri residenti vicina all8% della popolazione complessiva e di dieci volte superiore al 1992, la societ italiana certamente molto cambiata rispetto ventanni fa. Da allora, cio, mutata la composizione e la qualit della societ civile, oggi assai lontana da quella chiamata nel 1991 a sottoscrivere il contratto sociale. Da qui la necessit e lurgenza  di riscrivere le regole di civile convivenza, basandosi su nuovi parametri e valori di riferimento. Non possibile certo pensare ad un mero modello di assimilazione dei nuovi venuti offrendo un quadro di valori e regole scritte solo dagli italiani. Se il contratto va riscritto, questo deve poter avvenire con lapporto di tutti gli attori interessati: di qui la necessit che il dibattito parlamentare riprenda e si avvalga di un confronto di merito anche con la societ civile nel suo complesso, e con i suoi rappresentanti, italiani o non.

 

Riforma, eccesso di proposte

 

In Parlamento non mancano certo  le iniziative di legge.   Dallinizio della XVI legislatura le proposte diniziativa parlamentare in materia di cittadinanza sono state ben 48: 15 sono quelle che la Commissione affari costituzionali della Camera ha preso in esame (confronto poi sospeso dal 20 luglio 2010). 14 proposte non sono state ancora assegnate, come i 18 disegni di legge al Senato. Sul tavolo cՏ anche una proposta diniziativa popolare depositata in Cassazione. Futuro e Libert per lItalia, dal canto suo, ha rilanciato recentemente  la proposta "Sarubbi-Granata" limitata solo alla 'corsia privilegiata' per diventare cittadini italiani a chi nasce sul territorio nazionale. 

Da ultimo, il 23 novembre scorso, il Sen. Ignazio Marino del PD ha depositato in Senato il disegno di legge Modifiche della legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di introduzione dello ius soli, dispositivo  firmato da altri 112 senatori del blocco PD, IDV, UDC, API.  La proposta introdurrebbe lo  ius soli secco, permettendo di diventare subito italiani tutti i bambini nati in Italia, figli di genitori stranieri.

Dunque le proposte sono tante, segno del grandissimo interesse che questa materia suscita. Quello che mancato purtroppo il dialogo ed anche la volont di trovare un punto dincontro tra le diverse impostazioni politiche ed ideologiche.

 

Dobbiamo considerare che riforme cos importanti, come quella sulla cittadinanza, riguardano le regole di civile convivenza della societ presente e futura. E consigliabile, dunque, che non vengano approvate di forza da una maggioranza parlamentare risicata, anche perch correrebbero il rischio di essere cancellate da un futuro cambio di governo. Su un tema tanto fondamentale come il contratto sociale, meglio sarebbe trovare una larga maggioranza, anche se su contenuti mediati, piuttosto che rimanere fermi al 1992. E quali sono questi contenuti?

 

Idee da discutere

E stato fatto notare che con la cittadinanza italiana si acquisisce anche quella europea. Meglio dunque sarebbe una riforma pi vicina nei contenuti a quelle realizzate in altri Paesi UE. In altre nazioni lacquisizione della cittadinanza pu avvenire immediatamente alla nascita, anche se con diverse condizioni richieste: ad esempio la riforma spagnola ha introdotto la possibilit di cittadinanza per i bambini figli di stranieri con almeno un anno di residenza in Spagna; mentre le  riforme greca e portoghese prevedono una residenza del genitore di almeno 5 anni; infine quella tedesca parla di almeno 8. Peraltro, nella gran parte degli Stati europei godono di un accesso privilegiato alla cittadinanza,  quei bambini nati sul territorio del Paese di immigrazione che abbiano accumulato un certo numero di anni di residenza o arrivati da piccoli nel Paese ospite, avendo poi completato un ciclo scolastico.

Questa corsia privilegiata per i minori, infatti,  riguarda quasi ovunque anche i bambini non nati nel paese di immigrazione, ma che ci sono arrivati da piccoli, purch vi abbiano studiato o vi siano vissuti per un certo periodo.

Un altro provvedimento che potrebbe de ideologizzare il dibattito sulla cittadinanza una maggiore e pi fluida fruizione del permesso di soggiorno di lungo periodo. E questo, non solo  perch lex carta di soggiorno concede agli immigrati regolari da pi di cinque anni una parit di diritti quasi sostanziale con gli italiani, ma anche perch lo straniero in possesso di carta di soggiorno, viene liberato dalloppressione burocratica del permesso di breve durata e dalle farraginosit e trappole della Bossi- Fini. Oggi forse la maggioranza di chi richiede la cittadinanza lo fa per sfuggire allordalia del rinnovo del permesso, non perch sia convinto di voler diventare italiano. Bisogna dunque mettere i cittadini stranieri in condizione di chiedere la cittadinanza italiana per convinzione e non per pura necessit.

 

Una ipotesi mediata, per quanto riguarda i bambini, potrebbe dunque ispirarsi allesperienza europea e concedere la cittadinanza ai figli di immigrati presenti regolarmente da almeno 5 anni, che nascano in Italia o vi arrivino da piccoli. In alternativa, i minori che abbiano completato almeno un ciclo scolastico potrebbero comunque godere di un percorso privilegiato alla cittadinanza italiana. Per quanto riguarda gli adulti, sarebbe auspicabile un percorso pi semplice per lottenimento della carta di soggiorno e la cittadinanza dovrebbe arrivare in tempi certi di residenza e con un percorso meno ad ostacoli,  a condizione che lo straniero si sia radicato nel nostro Paese e vi voglia far parte abbracciandone valori e regole.

 

Per quanto riguarda il diritto di voto amministrativo per i lungo – residenti, lItalia ha gi ratificato la Convenzione di Strasburgo, spostando solo temporalmente lapplicazione del capitolo C. Basterebbe, dunque, una legge ordinaria per permettere a chi risiede da un lustro nel nostro Paese, di poter  votare i propri amministratori pubblici locali: traguardo importante in quanto i partiti impareranno a mostrare maggiore attenzione e rispetto verso gli stranieri, solo quando anche loro avranno diritto di voto.

 

Noi non intendiamo, comunque, fare una proposta nuova con tempi e modi definiti di ottenimento dei diritti di cittadinanza. Il nostro obiettivo quello di facilitare il confronto e soprattutto il buon senso tra tutte le parti politiche e sociali interessate, convinti che un nuovo contratto sociale sui diritti di cittadinanza premier non solo gli stranieri, ma linsieme della societ italiana che cerca un approccio nuovo per rispondere alle side del presente e del futuro.

 

Giuseppe Casucci                                           Christopher Hein                                                 Fabrizio Molina