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Libri e Pubblicazioni : Migranti: oltre il 50% è diplomato o laureato
(02/11/11)

I migranti che giungono in Europa provengono da paesi di non grave povertà e hanno livelli di istruzione medio-alta: sono infatti diplomati o laureati nel 50% dei casi. Ma la maggioranza svolge lavori non qualificati. Secondo l’Associazione Intersos che ha realizzato lo studio “I cervelli al centro della cooperazione: come evitare il brain drain e sviluppare circoli virtuosi di sviluppo grazie alle migrazioni qualificate”, l’Italia dovrebbe cogliere l’ opportunità di valorizzare queste competenze sia qui che nei loro paesi di origine.


I dati dimostrano che i più poveri difficilmente possono permettersi di emigrare. Già nel 2009 Intersos ha diffuso un documento nel quale rilevava che meno del 2% dei migranti giunti in Italia provenivano da paesi di grave povertà, con un reddito pro capite annuo inferiore a 1.500 dollari. I paesi a maggiore emigrazione sono infatti quelli con un tale reddito intorno o superiore ai 5.000 dollari annui. Salvo casi di persecuzioni o guerre, emigra chi può permetterselo, in termini economici, di istruzione, salute, capacità di iniziativa, intraprendenza. I paesi di origine delle comunità più numerose in Italia sono: Romania 968.576, Albania 482.627, Marocco 452.424, Cina 209.934, Ucraina 200.730, Filippine 134.154, Moldova 130.948, India 121.036, Polonia 109.018, Tunisia 106.291, Perù 98.603, Equador 91.625 (Dossier statistico immigrazione, 2011). Pur trattandosi di paesi con difficoltà, non sono certo quelli più poveri.

Inoltre chi emigra ha anche molto spesso un formazione medio-alta: secondo i dati riportati dallo European Migration Network (2010) il 54,1% degli stranieri è infatti in possesso di diploma o laurea, ma circa i tre quarti (73,4%) svolgono una professione operaia o non qualificata.

Questi dati descrivono il fenomeno del brain drain, ovvero della perdita dei migliori cervelli che emigrano. Un fenomeno che tuttavia può essere trasformato anche in brain gain, ovvero in opportunità che può essere colta sia dai paesi di origine che dall’Italia. Lo studio si rivolge al Governo perché si impegni a comprendere il vantaggio della brain circultaion, la possibilità cioè di poter valorizzare le competenze dei migranti, attivando anche nuove forme di cooperazione con i paesi terzi a vantaggio reciproco.

I cervelli al centro della cooperazione: come evitare il brain drain e sviluppare circoli virtuosi di sviluppo grazie alle migrazioni qualificate

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