23 dicembre 2011

ANTIRAZZISMO: PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI
TRE PROPOSTE PER CAMBIARE
l'Unità, 23-12-2011
Filippo Miraglia  RESPONSABILE IMMIGRAZIONE ARCI
Le recenti tragiche vicende di Torino e Firenze dimostrano che per la nostra democrazia il razzismo è più che un rischio concreto. La reazione è stata ampia e forte e ciascuno ha la responsabilità di raccogliere il segnale arrivato dalle tante manifestazioni del 17 per rilanciare la necessità di un grande e unitario movimento antirazzista, individuando le cause di quanto successo e avanzando proposte.
Sulle cause. Non si tratta né di lanciare indistinte accuse di razzismo, né di assumere un atteggiamento giu-stificazionista. Entrambe queste posizioni rischiano di avere effetti deresponsabilizzanti.
Bisogna invece prendere atto che negli ultimi anni sono aumentati i casi in cui privati Cittadini, aziende o pubbliche amministrazioni non applicano l'art.3 della Costituzione, con una demolizione progressiva del principio di uguaglianza che rappresenta l'humus su cui è maturato un diffuso sentimento di fastidio verso migranti e minoranze.
Dopo le importanti dichiarazioni antirazziste di questi giorni da parte di politici e rappresentanti delle istituzioni, bisogna ora trasformare le parole in azioni concrete. Servono scelte che riaffermino il principio di uguaglianza e che ricostruiscano il senso di appartenenza alla comunità basato su un'idea di cittadinanza come spazio di inclusione e non di negazione dei diritti di una parte.
Proviamo a indicare 3 questioni: la prima è quella dei venditori ambulanti, la categoria a cui appartenevano le vittime di Firenze. I continui blitz di forze dell'ordine e vigili urbani, del tutto sproporzionati ala gravità del reato contestato, vengono percepiti come una conferma dela pericolosità sociale dei venditori stranieri. Questo comportamento va cambiato. Vanno applicate a questa categoria di lavoratori - spesso colpevoli solo di non rispettare le regole sul commercio - le stesse modalità che si usano per altre categorie. Vanno cercate soluzioni concordate, coinvolgendo le comunità locali oltre che i diretti interessati. La seconda questione riguarda i campi rom. La loro stessa esistenza provoca discriminazione e razzismo. Ma le prime vittime del degrado in cui versano molti campi sono proprio le persone costrette a viverci in una sorta di apartheid. Va chiusa la stagione degli sgomberi imposti dalle amministrazioni, per concordare con i rom soluzioni abitative alternative, finalizzate all'integrazione.
Infine, se si vuole realmente evitare che si ripetano persecuzioni e violenze, si applichi la legge Mancino e si impedisca il proliferare di organizzazioni e siti di stampo fascista e razzista. La democrazia non si costruisce con i divieti, ma non si può più consentire che simili culture continuino ad avvelenare la nostra società.*:*



Decisione razzista e xenofoba il popolo dirà no al made in France"
la Repubblica, 23-12-2011
MARCO ANSALDO
«Questa legge passata alla Camera di Parigi è una ferita insanabile nei rapporti fra Turchia e Francia, come ha appena commentato il nostro primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Perciò ilgoverno turco ha deciso di adottare delle misure politiche, diplomatiche e militari. Ma nessun boicottaggio delle merci francesi. Sarà il popolo a decidere. È composto da gente emotiva, ed è la nazione a fare le sue scelte in base ai propri sentimenti».
Sono ore aspre ad Ankara. L'esecutivo di Erdogan si è riunito dopo la notizia che chi nega il genocídio armeno verra perseguito con il carcere e pene pecuniarie. La Turchia oggi ammette i massacri del 1915, ma ne contesta l'entità e—soprattutto— la definizione di "genocídio", in cui non si riconosce. «Vogliono compromettere definitiva-mente i nostri rapporti con l'Europa— è la tesi che circola negli ambienti diplomatici e nell'opinione pubblica— Nicolas Sarkozy non solo si oppone all'ingresso della Turchia, ma vuole accaparrarsi i voti alle presidenziali dei quasi 600mila armeni presenti in Francia». A parlare con Repubblica è Egemen Bagis, numero tre del governo, responsabile per gli Affari europei e a capo del negoziato con la UE.
Ministro Bagis, perché parlate di ferita insanabile?
«Perché si tratta, come ha spiegato Erdogan, di una decisione presa con un fondamento di razzismo, discriminazione e xenofobia».
Che cosa vi disturba della scelta di Sarkozy?
«Sarebbe molto meglio se il signor Sarkozy abbandonasse il ruolo di storico, e pensasse piuttosto a risolvere i problemi economici dell'Unione Europea di cui il suo Paese è membro. Perché i suoi sono tentativi di abusare della politica interna della Francia. In realtà, cosi sta cercando anche di nascondere la propria perdita di consensi».
È vero che boicotterete anche una serie di pradotti commerciali francesi?
«II popolo turco è emotivo ed esprime le sue reazioni. Lo abbiamo visto anche in passato. Possono scegliere da loro il supermercato dove farela spesa, i negozi in cui acquistare le essenze, quale yogurt comprare, con quale tipo di linea aerea volare».
E quali prodotti possono rientrare sotto queste categorie?
«I cosmetici, i profumi, l'abbigliamento. I miei concittadini sono intelligenti e sanno scegliere fra i prodotti di importazione e quelli fabbricati qui.Nel comprare la propria automobile sanno se si tratta di una vettura locale oppure estera. In questo Paese la gente ha già versato il vino per le strade, o bruciato abiti e cravatte. Non c'è alcun bisogno di incitamento: sanno prendere decisioni da sé».



Immigrati/ Pagano quasi 6 mld Irpef, il 4,1% del reddito totale
Dati Fondazione Leone Moressa: sono il 6,8% dei contribuenti
Roma, 23 dic. (TMNews) - Gli stranieri pagano di Irpef quasi 6 miliardi di euro, versando al fisco in media 2.810 euro a testa. In Italia i contribuenti nati all'estero sono in totale 2,1 milioni, pari al 6,8% del totale, e partecipano per il 4,1% al gettito complessivo nazionale. Ma tra tutti quelli che presentano la dichiarazione dei redditi, quelli che poi in realtà pagano l'Irpef sono il 64,9%. Nella classifica regionale, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia le aree in cui è maggiore il peso della contribuzione straniera sul totale dell'Irpef pagato. Questi, alcuni dei risultati di una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa che ha elaborato i dati del Ministero delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2010.
In Italia i contribuenti nati all'estero che nel 2010 hanno pagato l'Irpef sono stati oltre 2,1 milioni di soggetti. La maggior parte di essi sono concentrati in Lombardia (20,9%), in Veneto (12,0%) e in Emilia Romagna (11,2%). Se si analizza il peso degli stranieri che hanno pagato l'imposta netta rispetto al totale dei contribuenti che hanno pagato l'Irpef, si nota come Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia siano le due regioni che mostrano la maggiore incidenza: in entrambe le aree su 10 soggetti che pagano le imposte sui redditi, 1 è straniero. Subito dopo si trovano regioni quali il Veneto (9,0%), l'Emilia Romagna (8,7%) e la Liguria (8,2%). Più si scende verso Sud, minore è l'incidenza dei contribuenti stranieri.



Le famiglie di immigrati guadagnano la metà
Il rapporto Istat sugli stranieri: i redditi più bassi tra gli ucraini che non arrivano al 43% della media italiana
Corriere della sera, 23-12-2011
MILANO - Un immigrato su due nelle famiglie composte da soli stranieri è a rischio povertà. A rilevarlo è l'Istat nel report sui redditi delle famiglie con stranieri (anni 2008-2009). Dall'indagine emerge che le famiglie composte solo da stranieri, vivono con circa 1.033 euro al mese. Il reddito netto annuo invece è pari a 14.469 euro (valore mediano), di conseguenza la metà dispone di 1.206 euro al mese, mentre la cifra si alza fino a 2.136 euro quando si tratta di famiglie miste. Si tratta della prima rilevazione di questo tipo che mette a confronto i redditi degli italiani con quelli dei cittadini immigrati in Italia. Una comparazione che si riferisce a «una anno prima rispetto alla crisi e che potendo immaginare di ripetere la rilevazione ora, con la bacchetta magica, viene da sè - ha detto il presidente dell'Istat Enrico Giovannini - quanto sarebbe ancora più interessante lo spaccato di come le diverse comunità affrontano la recessione».
REDDITI DA LAVORO - Rispetto ai redditi delle famiglie di soli italiani, il reddito mediano delle famiglie con stranieri è appena al 56%, una differenza così elevata dovuta, secondo quanto illustra l'Istat, al fatto che al reddito netto si aggiungono i fitti figurativi e ne calcola il valore equivalente (per comparare famiglie di dimensione e composizione differenti). Oltre sette stranieri su dieci hanno comunque un reddito da lavoro, un dato che si spiega con in ragione che la possibilità di trovare un'occupazione costituisce il motivo principale che ha spinto verso il nostro paese alcuni milioni di cittadini stranieri.
LE DIVERSE ETNIE - Per quanto riguarda le differenze tra le diverse etnie o comunità l'Istat rileva che i redditi delle famiglie ucraine sono i più bassi rispetto a quelli degli italiani risultando pari al 42,9%, a seguire gli indiani 48%, marocchini al 50,3%, moldavi 50,9% mentre le famiglie polacche si rapportano al 65,4%, quelle peruviane al 64,7% e filippine al 59,2% con una serie di molte nazionalità tra tra gli uni e gli altri. Le condizioni economiche migliorano con l'aumentare del tempo trascorso dall'arrivo in Italia: se una famiglia di soli stranieri risiede in italia da più di 12 anni il suo reddito è superiore del 40% a quello di una famiglia che vi risiede da meno di due anni«. (Fonte: Adnkronos)



Mutui «razzisti»: banca condannata
Accusata di discriminare i clienti, Bank of America pagherà 335 milioni
il Giornale, 23-12-2011  
New York -L'accusa era pesante: discriminazione «razziale» della clientela, nel concedere mutui. E il risarcimento sarà pesantissimo. Bank of America dovrà pagare 335 milioni di dollari per risolvere una disputa con il Dipartimento di giustizia americano, che accusa Countrywide di aver adottato pratiche discriminatorie nel concedere prestiti a svantaggio dei richiedenti di colore e ispanici. Una cifra record: è il patteggiamento su corrette politiche di finanziamenti per il mercato immobiliare residenziale più alto della storia. L'accordo riguarda 200mila mutuatari ai quali sono state applicate commissioni più elevate del dovuto sui mutui, anche se avevano i requisiti per godere di tassi di interesse più bassi e riguarda prestiti concessi da Countrywide dal 2004 al 2008, prima dell'acquisizione da parte di Bank of America. Ma Bank of America spiega: «Abbiamo raggiunto questo accordo per risolvere le pratiche di Countrywide. Le nostre pratiche non sono cosi. Siamo impegnati a un trattamento equo di tutti i nostri clienti e continueremo a focalizzarci nel fare quello che e giusto peri nostri clienti».
Countrywide e diventata il simbolo degli eccessi e del mercato immobiliare e dello scoppio della bolla finanziaria. Dopo aver accumulato 200miliardi di dollari in asset, Countrywide e stata vicina alla bancarotta; poi e stata acquistata da Bank of America per 2,8 miliardi di dollari. Le azioni legali nei confronti di Countrywide sono costate a Bank of America già decine miliardi di dollari e gli investitori temono per l'impatto che queste cause potrebbero avere sui conti della banca, i cui titoli ne hanno già risentito bruciando due terzi del loro valore negli Ultimi due anni.
Canta vittoria il procuratore generale EricH.Holde: «L'azione del Dipartimento nei confronti di Countrywide chiarisce che non esiteremo a ritenere responsabili le istituzioni flnanziarie, anche le piü grandi, per discriminazione. Queste istitu- zioni dovrebbero emetter evalutazioni sulla base delle informazioni di credito delle persone,non in base al colore della loro pelle».




I primi quarant'anni di Medici Senza Frontiere "Umanitarismo in rivolta contro le ingiustizie"
la Repubblica, 21-12-2011
Il 21 dicembre del 1971, a Parigi, in un ufficio composto solo di una stanza, nasceva quella che oggi è la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente del mondo, con 30.000 persone impegnate in 427 progetti dislocati in 60 paesi. In tutti questi anni MSF ha attraversato i conflitti e i principali stravolgimenti geopolitici adattando approcci e modalità operative a obiettivi e situazioni sempre mutevoli
I primi quarant'anni di Medici Senza Frontiere "Umanitarismo in rivolta contro le ingiustizie"  
ROMA - Medici Senza Frontiere 1 compie 40 anni. L'organizzazione umanitaria Premio Nobel per la Pace nel 1999 nasceva infatti il 21 dicembre 1971, per volontà di un gruppo di medici e giornalisti, in un appartamento di  boulevard Saint-Marcel a Parigi, composto solo di una stanza, anche se la vera e propria costituzione ufficiale avvenne nella sede del giornale Tonus, a Clichy, banlieue a nord della capitale francese. Reduci dall'esperienza avuta in Biafra o in Bangladesh, quel gruppo di dottori e cronisti decidevano di fondare un'organizzazione indipendente, in grado di curare e, qualora questo non fosse stato sufficiente, dare anche testimonianza sulle condizioni delle popolazioni soccorse. Oggi è la prima organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo, con 30.000 persone impegnate in 427 progetti in 60 paesi.
Un inizio in controtendenza. Curiosamente, la principale novità introdotta da MSF fu quella di curare. Negli anni '70, va ricordato, l'attenzione alle cure mediche sembrava infatti troppo irrisoria negli ambienti umanitari, focalizzati principalmente sulle politiche di sviluppo, per avere un impatto effettivo. Venivano privilegiate le campagne di prevenzione e di vaccinazione.
I primi interventi sul campo. All'inizio, MSF forniva risorse umane mediche ad altre organizzazioni (Croce Rossa Internazionale, Terre des Hommes ecc.). A partire dal 1976 in Libano e poi presso i rifugiati cambogiani in Tailandia,
MSF inizia a sviluppare le proprie operazioni sul campo. Negli anni '80, le azioni di soccorso diventano più professionali e l'organizzazione internazionalizza l'attività di reclutamento, crea nuove sezioni, moltiplica le proprie capacità operative.
Il quadro operativo di oggi. MSF è oggi presente in oltre 60 Paesi. Specializzata nelle situazioni di emergenza, nell'assistenza a rifugiati e vittime di conflitti, catastrofi naturali o risposta a epidemie, MSF è diventata uno degli attori di maggior rilievo nel panorama medico umanitario.
"L'umanitarismo in rivolta". Dall'esperienza sul campo, i "French Doctors" hanno regolarmente preso posizioni forti che hanno profondamente segnato la storia dell'azione umanitaria. Dal dirottamento degli aiuti in Etiopia, alla sospensione della richiesta di fondi per lo tsunami, dalla denuncia del genocidio in Ruanda a quella dei bombardamenti sui civili in Cecenia, MSF non ha mai smesso di rivendicare un'azione umanitaria indipendente e civile. Ciò che Philippe Biberson, ex presidente di MSF, qualificò durante la consegna del Premio Nobel per la pace nel 1999 come "umanitarismo di rivolta contro l'ingiustizia e la persecuzione".
Le numerose campagne. In 40 anni, MSF ha attraversato i conflitti e i principali stravolgimenti geopolitici (il crollo del blocco sovietico, l'11 settembre 2001, la multi-polarizzazione delle relazioni internazionali), adattando approcci e modalità operative a obiettivi e situazioni sempre mutevoli. A partire dagli anni '90, MSF si è impegnata in diverse campagne per favorire l'accesso alle cure dei più indigenti nel mondo attraverso la Campagna per l'Accesso ai Farmaci Essenziali e contribuendo agli sforzi della ricerca sulle malattie dimenticate (malaria, farmaci antiretrovirali pediatrici ecc.) attraverso la creazione del Drugs Neglected Diseases Initiative 2 (DNDi).
L'impegno come strumento politico. L'impegno umanitario è diventato un obiettivo e uno strumento di politica internazionale, utilizzato dagli Stati e dalle organizzazioni internazionali per nascondere la natura e le debolezze dei loro politici, o strumentalizzato, talvolta militarizzato, per "conquistare i cuori e le menti". La moltiplicazione delle operazioni militari-umanitarie negli anni '90 e 2000 ha oscurato l'immagine di chi porta avanti azioni umanitarie agli occhi di vari attori locali, mettendo in dubbio la loro neutralità e indipendenza, mettendo in pericolo la loro sicurezza.
L'aumento delle Ong e dei budget. In 40 anni, l'aiuto internazionale è cambiato radicalmente con l'aumento delle ONG, delle campagne di mobilitazione internazionale fortemente mediatizzate, l'esplosione di un sempre maggior numero di attori e dei budget... Alla frammentazione delle azioni e la mancanza di coordinamento tra enti risponde oggi l'aumento di organismi di controllo e direzione, spesso legati ai donatori e alle loro agende politiche.
MSF, 30.000 persone per 427 progetti. Oggi lavorano per MSF 30.000 persone nei 427 progetti sparsi in tutto il mondo. Le tecniche e le modalità d'intervento vengono sempre messe in discussione e migliorate, man mano che le patologie si diversificano e si complicano (forme resistenti di tubercolosi, livelli diversi di terapie per il virus HIV, sviluppo di malattie cardiovascolari, ecc...). Non soggetta agli attori della scena internazionale, in quanto indipendente dai loro finanziamenti, MSF continua a negoziare quotidianamente spazi di lavoro e di cure per raggiungere le popolazioni più bisognose o colpite da crisi.

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