Il governatore della Banca d'Italia: "Oggi hanno difficoltà di apprendimento e integrazione maggiori. Ma sono una parte sempre più importante del capitale umano del Paese"
Roma – 25 novembre 2011 – Il futuro dell’Italia dipende anche da come riuscirà a integrare i figli degli immigrati. Le difficoltà che incontrano a scuola, e gli alti tassi di abbandono, penalizzano infatti il “capitale umano” indispensabile per la crescita del Paese.
Lo ha detto stamattina il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, intervenendo a un convegno organizzato dall’ Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia a Catania.
Nel suo discorso Visco ha parlato della necessità di investire sull’istruzione per garantire un futuro migliore ai giovani e potenziare il loro contributo al benessere dell’Italia. Parlando dei ritardi del nostro sistema scolastico ha fatto però notare che “le difficoltà di apprendimento e integrazione sono ancora maggiori per i figli dei cittadini stranieri”.
“Già alla fine della scuola primaria – ha ricordato il governatore della Banca d’Italia - circa un terzo di loro, contro il 2 per cento degli italiani, è in ritardo rispetto al normale corso di studi. Lo svantaggio si amplia ulteriormente negli anni successivi, come mostrano la minor quota di alunni promossi nella scuola secondaria inferiore e una probabilità di abbandono al termine della scuola dell’obbligo doppia rispetto a quella degli italiani”.
“In assenza di meccanismi efficaci di integrazione – ha quindi spiegato Visco - la dotazione di capitale umano del nostro paese rischia di essere ulteriormente penalizzata dal rapido aumento della quota di giovani con origini straniere che, sulla base delle proiezioni demografiche dell’Istat, si stima supererà il 30 per cento nel 2050".
Commenti
Ma chi vi ha detto di venire qua?
Voi l'unica cosa che sapete fare.sono gli attentati...siete nati per questo !
Ciao ragazzi
Sono straniero di 33 anni di origine Colombiano, sposato con straniera di 25 di origine Ucraina, io da 11 anni in Italia pari al 33,3% della mia vita lei dà 9 anni in Italia pari al 38% della sua vita, io metalmecanico profesionista e saldatore patentato, lei estetista specialzata in la cura e il benessere del corpo. Noi non pretendiamo cittadinanze Italiane al di fuori di norme di legge per noi, però si un senso dà appartenenza per i nostri futuri figli, qua non si parla di me ne di lei, ma ben si di bambini che nasceranno in Italia, parlaranno Italiano, studiaranno in Italia, con amici, conoscenti Italiani, e amore per Italia,cultural mente sarano più di qua che di qualunque altra parte del mondo, secondo voi NON ANNO DIRITO AD UNA APPARTENENZA.
fare uscire italia da questa emergenza
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