Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata
alla data del 21 febbraio 2011)
Sommario
o
Dipartimento Politiche
Migratorie – Appuntamenti pag. 2
o
Emergenza Mediterraneo: dichiarazione
di Guglielmo Loy pag. 2
o
Sindacato –
Coordinamento Nazionale UIL Immigrati pag. 2
o
Società – Decreto
flussi, uno su quattro riuscirà ad avere il permesso pag. 3
o
Società – Regolarizzazione:
tra una settimana decisione anche per gli espulsi pag. 3
o
Società – Decreto
flussi: la procedura dopo l’inoltro della domanda pag. 4
o
Dai territori – Ancora
giù l’occupazione straniera nelle piccole imprese venete pag. 5
o
Dai territori – Gli
immigrati lombardi guadagnano di più pag. 7
o
Rom e Sinti – Servizi
sociali lontani da bimbi e famiglie pag. 7
o
Rom e Sinti –
Intervista “i bimbi si salvano con i genitori”
pag. 8
o Foreign Press
– Italy seeks EU help to cope with Tunisian influx pag. 9
o
Prensa Extranjera –
La Cortina de humo de la crisis migratoria pag. 10
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n. 304
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma, 23 febbraio, ore 11.00,
Piazza Trevi, 86
Conferenza Stampa sul
ritorno volontario assistito
(Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Roma 26 febbraio, ore 10.00, Via
Sant’Andrea delle Fratte
Forum Immigrazione PD
(Giuseppe Casucci)
Roma, 3 marzo 2011, ore 11.
Parlamentino CNEL
Presentazione del rapporto
Ocse- Sopemi 2010: “International Migration Outlook”
(Angela Scalzo)
Roma, 10 marzo 2011, ore 09.30
sede UIL Nazionale, sala Bruno Buozzi
Riunione Coordinamento
Nazionale Uil Immigrati
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci,
Angela Scalzo)
Parma, 14 marzo 2011 – ore
20
China Blue: “il buono ed il
bello della delocalizzazione”
(Giuseppe Casucci)
Rifugiati
Emergenza
Mediterraneo: dichiarazione di
Guglielmo Loy ed Anna Rea, Segretari Confederali UIL
La situazione
di generale instabilità politica che scuote alcuni Paesi del Nord Africa
(Tunisia, Egitto ed Algeria in particolare) sta producendo un’ondata massiva di
sbarchi sulle coste italiane con caratteristiche di vera crisi umanitaria. Nel
corso dell’ultima settimana diverse migliaia di persone sono giunte sulle coste
Sud del nostro Paese, con mezzi di fortuna e mettendo a repentaglio la vita di
uomini, donne e bambini. La UIL è molto preoccupata per l’incolumità di queste
persone e ricorda la necessità di un pieno rispetto dei loro diritti umani fondamentali.
Nel ringraziare le attività svolte dalle Organizzazioni che tutelano i diritti
dei richiedenti asilo e le autorità civili e militari nell’azione di
salvataggio ed accoglienza di migranti e rifugiati, ci auguriamo che un
eventuale intervento dell'Agenzia Europea per il controllo delle frontiere -
Frontex possa essere di aiuto alle attività di soccorso avviate dall’Italia, e
non si limitino alle pur necessarie operazioni di controllo e sicurezza delle
coste europee. Allo stesso tempo consideriamo importante che l’Europa non lasci
sola l’Italia di fronte alla necessità ed urgenza di far fronte ad un esodo
umano di proporzioni e sbocchi ancora imprevedibili. Nel caso di un ulteriore e
forte aumento degli arrivi, chiediamo all'Unione Europea di non limitarsi a
offrire i servizi Frontex, ma di coadiuvare le dovute azioni di accoglimento di
migranti e profughi da parte del Governo Italiano.
Roma, 15 febbraio 2011
Sindacato
Coordinamento
Nazionale UIL Immigrati
Il primo
incontro del nuovo Organismo si svolgerà il prossimo 30 marzo, presso la sede
della UIL Nazionale a Roma, Sala Bruno Buozzi, 6°piano a partire dalle ore
09.30
Roma, 21 febbraio 2011 - Nel
precedente appuntamento nazionale UIL, realizzato lo scorso 1° luglio, abbiamo tracciato il cammino
che sta portando alla costituzione di un Coordinamento nazionale UIL Immigrati,
organismo che si propone di costituire - nell’ambito della nostra
Organizzazione - un gruppo di elaborazione e proposte, composto da funzionari, quadri ed esperti, capaci
di realizzare analisi sul fenomeno migratorio nel nostro Paese ed in
particolare sul suo impatto nell’ambito del mondo del lavoro, nonché di avanzare proposte in
materia di governance migratoria, percorsi di integrazione ed inclusione
sociale, contrasto ai fenomeni di dumping e lavoro nero, nonché lotta ad ogni
forma di discriminazione e razzismo, ecc. in modo da mantenere l’iniziativa su
problemi relativi all’immigrazione in Italia e in Europa. Naturalmente, è
importante definire la natura di questo organismo: la composizione, le
funzioni, e gli strumenti di lavoro di cui dovrà dotarsi, in stretto rapporto
con le strutture politiche ed organizzative con le quali la UIL già opera. Inoltre, il
Coordinamento dovrà anche preparare la 1° Assemblea Nazionale UIL
sull’Immigrazione, argomento che sarà oggetto del dibattito interno
all’organismo stesso. Abbiamo
definito, in linea di massima, la composizione del Coordinamento chiedendo alla
Unioni regionali della UIL ed alle Categorie di designare una sola persona per
struttura. La maggior parte ha risposto. Mancano però aree e categorie
significative, per cui preghiamo chi non l’ha fatto, di provvedere quanto prima all’invio del nominativo.
Il Coordinamento Nazionale
UIL Immigrati, è formalmente convocato per mercoledì 30 marzo 2011, alle
ore 9.30 ed avrà carattere seminariale con una prima parte di dibattito
politico ed una seconda più organizzativa e di programmazione delle attività
future.
La
riunione si terrà presso la sede della UIL Nazionale a Roma, in via Lucullo 6,
Sala Bruno Buozzi al 6° piano.
Considerata
l’importanza di questo impegno, vi prego di garantire la massima
partecipazione, Per eventuali informazioni potete contattare Giuseppe
Casucci, Coord. UIL
Politiche Migratorie (g.casucci@uil.it), tel. 064753405, fax:
064753203.
Il Segretario Confederale
UIL Guglielmo Loy
Società
Roma,
20 febbraio 2011 - Uno su quattro ce la fa. Tutti gli altri dovranno attendere
la prossima lotteria. E' la corsa alle quote del decreto flussi: il miraggio di
un contratto di lavoro regolare. I posti in palio? Meno di 100mila. Le domande?
Oltre 400mila. Le quote a disposizione. L'ultimo decreto flussi risaliva al
2008: 150mila i posti messi allora a disposizione. Poi sono seguiti due anni di
blackout: nessuna quota. Stop agli ingressi. Un'apertura parziale è arrivata
con la sanatoria 2009, limitata però a colf e badanti: 294mila le domande
presentate, di cui 180mila per colf e 114mila per badanti. Poi, inaspettato, è
arrivato il nuovo decreto flussi. A vincere un "posto da regolare"
solo i più veloci, visto la scarsità delle quote in palio: 86.580 nuovi
ingressi e 11.500 conversioni di permessi di soggiorno.
La valanga delle domande. Secondo gli ultimi dati forniti dal Viminale: a 15
giorni dall'ultimo click day, le domande hanno raggiunto quota 406.392.
Nel dettaglio: 334.141 domande relative ai lavoratori dei Paesi che hanno
sottoscritto specifici accordi con l'Italia, di cui: 236.463 per lavoro
domestico e 97.678 per lavoro subordinato (click day del 31 gennaio). 64.600
domande relative ai lavoratori domestici provenienti da Paesi senza accordi con
l'Italia, di cui: 56.727 per colf e 7.873 per badanti (click day del 2
febbraio) 7.651 domande relative alle conversioni di permessi di soggiorno e ai
discendenti degli italiani (click day del 3 febbraio).
Giochi chiusi. Insomma le quote sono andate esaurite rapidamente, anche se
sulla carta la procedura di invio telematico delle domande rimarrà aperta fino
al 30 giugno 2011
Scarica
i dati sui tre click day
Regolarizzazione: a breve si deciderà anche per chi era stato
espulso
L’ultima parola dall’adunanza plenaria
del Consiglio di Stato. È il punto più controverso dell’emersione di colf e
badanti
Roma –
14 febbraio 2011 - Tra una settimana si saprà se anche chi è stato
condannato per non aver obbedito a un foglio di via ha diritto alla
regolarizzazione. Il Consiglio di Stato, riunito in adunanza plenaria il
ventuno febbraio, dirà l’ultima parola su un tema che riguarda migliaia di colf
e badanti straniere. La legge che ha dato il via alla regolarizzazione dei
lavoratori domestici era chiara sul fatto che una semplice vecchia espulsione
non fosse d’ostacolo a mettersi in tasca il permesso di soggiorno. Non parlava
però espressamente di chi, già espulso, era stato sorpreso di nuovo sul
territorio italiano, quindi arrestato, condannato e espulso una seconda
volta. In questi casi, alcune Questure autorizzavano comunque la
regolarizzazione, altre invece la bloccavano e procedevano a una nuova
espulsione, fino a quando, poco meno di un anno fa, una circolare del capo della Polizia
Antonio Manganelli ha propugnato la linea dura. Diversi
tribunali ed esperti hanno però sconfessato quell'interpretazione, finché la
decisione non è stata rimessa all’adunanza plenaria
del Consiglio di Stato. “Sulla questione si sono verificate proteste clamorose,
come nel caso dei lavoratori stranieri che nei mesi scorsi si sono
barricati su una gru in un cantiere di Brescia, sostenuti dalla solidarietà di
cittadini e associazioni” ricorda in una nota Progetto diritti onlus. L’
associazione lunedì prossimo interverrà con un proprio atto davanti
all’adunanza plenaria per sostenere “l’irragionevolezza” dell’interpretazione
di Manganelli.
Elvio Pasca
Le
operazioni di invio delle domande nell’ambito del decreto flussi 2010 sono
aperte fino ai sei mesi successivi dall’emanazione del decreto (dopo 120 giorni
possono essere ulteriormente ripartite quote significative non utilizzate), ma
in sostanza si sono chuse entro i primi minuti successivi alle ore 8.00 delle
tre giornate di invio. Rimangono ancora delle quote disponibili per le
conversioni da studio a lavoro ed altre tipologie di ingressi e conversioni il
cui invio era previsto per il girono 3 febbraio. Le domande vengono esaminate
in base all’ordine di arrivo regiatrato dal terminale del Ministero. Le
domande, che andranno a comporre una graduatoria a sua volta suddivisa
proporzionalmente per provincia, sono esaminate dallo Sportello Unico per
l’Immigrazione attraverso un’istruttoria che coinvolge:
la
Direzione Provinciale del Lavoro che verifica la validità delle condizioni
contrattuali contenute nella domanda e la regolarità della posizione del datore
di lavoro in materia di contribuzione;
la
locale Questura che verifica eventuali irregolarità del soggiorno precedentemente
rilevate del lavoratore residente all’estero, eventuali riscontri in merito a
condanne relative ai reati ostativi.
Lo Sportello Unico può avvalersi della facoltà di richiedere al datore di
lavoro della documentazione integrativa qualora ritenga non chiare o
insufficienti le informazioni contenute nella domanda. Il rilascio del nulla
osta avviene in seguito alla convocazione del datore di lavoro presso
lo Sportello Unico competente per l’esibizione della documentazione
relativa ai dati inseriti nella domanda invata in precedenza.
La
convocazione è comunicata al datore di lavoro attraverso lettera raccomandata
ma è possibile seguire lo stato della pratica attraverso il portale inaugurato
con i flussi 2007 domanda.nullaostalavoro.interno.it.
Al
momento della convocazione dovranno essere esibiti, oltre alla ricevuta di
inoltro della domanda, tutti i documenti in originale (con esclusione del
passaporto del lavoratore) utilizzati per la compilazione, ed in particolare:
Il
documento di identità del datore di lavoro;
I
documenti attestanti la ragioen sociale dell’impresa;
I
documenti di identità del legale rappresentante;
Matricola
Inps impresa;
Iscrizione
Inail;
Eventuale
iscrizione anagrafica del cittadino comunitario (datore di lavoro);
Eventuale
titolo di soggiorno del cittadino extracomunitario (datore di lavoro);
Documentazione
attestante il reddito (Cud, 730, Modello Unico, redditi di impresa, bilancio di
impresa, fatturato impresa, eventuali memorie dell’impresa in merito alla
necessità di assunzione del lavoratore, eventuale bilancio preventivo);
Originale
della marca da bollo utilizzata per la compilazione;
Documentazione
attestante la disponibilità dell’alloggio - Certificato o ricevuta di richiesta
dello stesso, attestante l’idoneità alloggiativa;
Al
temine dell’istruttoria (40 giorni in base al Testo Unico, anche oltre 3 anni
nella prassi) lo Sportello Unico per l’Immigrazione emette, o rifiuta, il nulla
osta per l’assunzione, ed avvisa la Rappresentanza Italiana del paese di
residenza del lavoratore. Il nulla osta viene consegnato al datore di lavoro
che si dovrà farlo pervenire al lavoratore oppure, qualora richiesto nella
domanda, sarà lo Sportello Unico a trasmettere il nulla osta alla
rappresentanza italiana del paese di residenza del lavoratore che si recherà a
richiedere il visto di ingresso per motivi di lavoro.
Attenzione: il nulla osta all’assunzione ha una validità
di sei mesi. Per eventuali proroghe occorre rivolgersi alla Prefettura
che lo ha emesso. Se il lavoratore per cui è richiesta l’assunzione è
irregolarmente presente sul territorio italiano:
Anche se non è previsto dalla legge, è ormai noto che gran parte dei lavoratori
per cui è stata chiesta l’assunzione sono già presente, irregolarmente, sul
territorio italiano. In questo caso la procedura del decreto flussi funge in
maniera impropria da meccanismo di regolarizzazione. Se il datore di lavoro
ottiene il nulla osta alla sua assunzione, il lavoratore dovrà rientrare nel
suo paese di residenza straniera a ritirare il visto di ingresso per lavoro.
Non è possibile procedere all’assunzione, né tanto meno richiedere il permesso
di soggiorno per lavoro, rimanendo in Italia, ma occorre fare rientro nel
proprio paese e munirsi di visto di ingresso per lavoro. L’uscita dal
territorio italiano può compromettere l’iter di “regolarizzazione”, occorre
pertanto evitare di essere segnalati all’uscita dal territorio nazionale.
Sulle implicazioni di precedenti provvedimenti di espilsione si veda:
Ostatività
di espulsioni e condanne per reati connessi
Dopo
il rilascio del nulla osta - L’ingresso in Italia
Dopo il rilascio del nulla osta (che dovrà essere inviato allo straniero) lo
straniero si recherà entro 6 mesi a ritirare il visto d’ingresso presso la
rappresentanza consolare italiana nel paese d’origine. A seguito del rilascio
del visto il cittadino straniero potrà fare ingresso in Italia.
Entro 8 giorni dal momento dell’ingresso il lavoratore dovrà recarsi presso lo
Sportello Unico di competenza per il perfezionamento del contratto di soggiorno
(o in ogni caso fissare l’appuntamento).
Entro 48 ore dovrà essere effettuata la comunicazione di assunzione e sempre
entro lo stesso termine massimo di 48 ore dovrà essere effettuata la
comunicazione all’autorità di pubblica sicurezza (Questura o Comune) prevista
dall’art 7 del Testo Unico da parte del datore di lavoro (o del terzo) che
fornisce l’ospitalità al lavoratore
Anche
nel contesto del decreto flussi 2010 verranno adottati gli iter procedurali
introdotti con il decreto flussi 2010 per lavoro stagionale che prevedono l’obbligo
per il datore di lavoro di accompagnare presso lo Sportello Unico, per il
perfezionamento del contratto di soggiorno, il lavoratore.
In sede di convocazione verranno consegnati i moduli per l’inoltro dell’istanza
di rilascio del permesso di soggiorno.
Con
la ricevuta della domanda sarà possibile:
richiedere
l’iscrizione anagrafica
stipulare
un contratto di assunzione
stipulare
un contratto di alloggio o qualsiasi altro contratto
iscriversi
al Servizio Sanitario Nazionale
uscire
e rientrare dal territorio nazionale a determinate condizioni
Nel
caso in cui, dopo il rilascio del nulla osta e l’ingresso del lavoratore, il
datore di lavoro non sia più possibilitato o interessato all’assunzione si veda
la scheda pratica: - Sopravvenuta indisponibilità del datore di lavoro ad
assumere
Contestualmente
alla stipula del contratto di soggiorno verranno consegnati dallo Sportello
Uncio Immigrazione i moduli utili ad effettuare, attraverso l’invio postale dl
Kit, la richiesta di permesso di soggiorno per lavoro subordinato.
Dai Territori
Ancora giù l’occupazione straniera nelle piccole imprese
venete
In Veneto il tasso di disoccupazione
straniera è del 10,4% contro il 5% degli italiani
Variazione
% occupati totali e stranieri nelle piccole imprese venete per settore,
2°
sem. 2010 e previsioni 1 sem. 2011
La piccola
impresa veneta ha ridotto del -2,9% l’occupazione straniera
impiegata nel secondo semestre del 2010 a fronte di un -2,4% calcolato tra
tutti gli occupati. Per la prima parte del 2011 la richiesta di manodopera
straniera continuerà a calare, anche se su variazioni più contenute delle
precedenti: -0,7%. Complessivamente nel sistema lavorativo Veneto si contano
oltre 26mila disoccupati stranieri, cioè il 21,1% del totale dei senza lavoro.
Questo permette di calcolare un tasso di disoccupazione straniero pari al
10,4%, contro il 5% riferito agli italiani. Questi alcuni dei risultati
dell’indagine semestrale sull’occupazione straniera nelle piccole imprese
venete condotta dalla Fondazione Leone Moressa riferita agli ultimi sei mesi
del 2010 e che ha coinvolto 600 imprese venete con meno di 19 addetti.
La presenza straniera nelle
piccole imprese venete. Nel Veneto, tra le imprese che oltre
ai soci e ai titolari annoverano anche altri addetti (come dipendenti,
collaboratori…), il 37,4% si avvale di manodopera straniera, soprattutto se si
tratta di imprese dell’edilizia (43%) e della manifattura (38,8%). Mediamente
le aziende di piccola dimensione contano negli organici 2 stranieri, quasi il
9% dell’intera forza lavoro occupata in tali realtà imprenditoriali. La grande
maggioranza degli stranieri che lavorano in queste imprese (86,9%) sono
inquadrati con contratti a tempo indeterminato. La percentuale rimanente si
distribuisce per il 6% tra dipendenti a termine e per il 7,2% tra
collaboratori, interinali e apprendisti. Il motivo principale che induce le
imprese a fare ricorso al lavoro straniero può essere ritrovato, nel 71,8% dei
casi, nella difficoltà di trovare manodopera locale, nonostante la crisi. La
richiesta di lavoratori stranieri in parte può essere ricondotta ad una migliore
affidabilità e serietà degli stranieri rispetto agli italiani (10,4%) e solo in
parte al fatto che accettano più facilmente mansioni meno qualificate (6,7%) o
perché sono più disponibili a lavorare al di fuori dell’orario consueto (3,1%).
Aspetti qualitativi della manodopera straniera. La modalità
di contratto tra l’impresa e il lavoratore straniero avviene nella maggior
parte dei casi in maniera diretta (49,8%), dal momento che spesso è il
lavoratore stesso a presentarsi direttamente per una sua autocandidatura. Il
passaparola e la segnalazione tra imprenditori e lavoratori è stato all’origine
dell’assunzione nel 34,3% dei casi, mentre risulta meno significativa
l’intermediazione di agenzie per l’impiego o di associazioni di volontariato
(15,9%). Quanto alla valutazione da parte degli imprenditori intervistati
sull’operato degli stranieri, non sembrano esserci particolari differenze con i
lavoratori italiani: nella maggior parte dei casi è stata espressa una
valutazione equivalente tra le mansioni effettuate dagli italiani e dagli
stranieri (73,1%), mentre il 10,4% pensa che gli immigrati lavorino meglio
degli italiani e il 16,5% ha un’opinione opposta.
Inserimento sociale.
Nella maggior parte dei casi gli stranieri al momento dell’inserimento nell’azienda
erano già in possesso del permesso di soggiorno (86,8%), mente il 13,2% l’ha
ottenuto tramite l’azienda. Per le mansioni che essi svolgono viene richiesto
un livello elevato di conoscenza della lingua italiana: in particolare, nel
51,2% dei casi si esige una conoscenza approfondita dell’italiano, mente per il
44,8% basta un livello tecnico o sufficiente. In generale gli stranieri che
lavorano nelle piccole imprese venete hanno un buon livello di conoscenza della
lingua italiana: il 22,1% addirittura ottimo, il 47,5% buono il 23,3%
sufficiente.
Infine le modalità di
pagamento: il 64,9% degli stranieri riceve il proprio salario tramite bonifico
in conto corrente, il 27,6% con assegno e solo il 7,5% in contanti.
“La crisi che ha colpito le
piccole imprese venete” affermano i ricercatori della
Fondazione Leone Moressa “ha comportato una riduzione del personale
impiegato, soprattutto se straniero. I dati sulla presenza immigrata in queste
strutture imprenditoriali della regione pongono questa realtà come soggetto
promotore di vera integrazione economica e sociale. Oltre a garantire agli
stranieri occupazioni sicure dal punto di vista contrattuale, e quindi redditi
certi, la piccola impresa realizza le condizioni per relazioni sociali forti
che partono proprio dai luoghi di lavoro. Sebbene la crisi abbia modificato le
tradizionali dinamiche occupazionali, le imprese fanno ancora difficoltà a
trovare manodopera locale. Nella speranza di una futura ripresa economica, la
manodopera straniera continuerà ad essere richiesta dalle piccole imprese del
Veneto, che trovano negli stranieri persone valide e affidabili a ricoprire
alcuni mestieri ormai poco apprezzati dagli italiani”.
Alcuni indicatori
del mercato del lavoro in Veneto, anno 2010*
|
Stranieri |
Italiani |
Stranieri / totale |
Tasso disoccupazione |
10,4% |
5,0% |
------- |
Disoccupati |
26.319 |
98.474 |
21,1% |
Occupati |
225.864 |
1.887.385 |
10,7% |
*media primi 3 trimestri 2010
Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat
In Lombardia gli stranieri guadagnano 3mila euro più che nelle
altre regioni
Anno
dopo anno, la presenza straniera in Italia diviene sempre più importante e
intesse relazioni via via più approfondite con la struttura socio-economica
italiana, fino a diventarne una costituente fondamentale. Tale evidenza è
inscritta ormai anche nelle dichiarazioni dei redditi, analizzate nell'ottica
di un raffronto tra i redditi di italiani e stranieri (in base a regioni di
residenza e Paesi di provenienza) da un recente studio della Fondazione Leone
Moressa: gli immigrati costituiscono il 7,8% del corpo contribuente italiano
(dichiarando il 5,3% dei redditi nazionali).
Lo studio
della Fondazione Leone Moressa
Secondo quanto rilevato dal centro di ricerca (la Fondazione Leone Moressa è un
Istituto di studi e ricerche per lo studio e la valorizzazione dell'artigianato
e la piccola impresa), per quanto riguarda l'anno d'imposta 2008, uno straniero
su due ha dichiarato al fisco un reddito inferiore ai 10mila euro e,
complessivamente, il reddito medio degli stranieri si è attestato a 12.639 euro
(6.755 euro in meno di quanto dichiarato dagli italiani).
Immigrati in Lombardia: meglio che nelle altre regioni
Rispetto alla media, gli immigrati che vivono e lavorano in Lombardia stanno
leggermente meglio. Nella regione del Nord-Ovest, infatti, il reddito medio
dichiarato dagli immigrati è pari a 15mila euro, 3mila euro in più della media
riscontrata tra gli immigrati di altre regioni del Paese e tra molti cittadini
italiani del Meridione. A livello aggregato, tali numeri fanno sì che dalla
sola Lombardia arrivi il 20% del reddito dichiarato da cittadini stranieri
residenti in Italia.Anche in Lombardia, tuttavia, secondo i dati gli immigrati
guadagnano e dichiarano meno degli italiani: il reddito medio di un
"lombardo doc", infatti, è pari a 23.248 euro. Chi sono i
contribuenti stranieri in Italia
Analizzando i dati delle dichiarazioni Irpef, la Fondazione Leone Moressa ha
rilevato che - in Italia - un contribuente straniero ogni due proviene
dall'Europa dell'Est (nel 36% dei casi da un Paese comunitario, come la
Romania, da sola al 17,6%). Per numero di presenze, poi, si segnalano gli
africani (18,3% del campione di contribuenti stranieri), gli asiatici (12%) e i
latino americani (1,5%).
Qualunque sia il loro Paese di provenienza, è ormai incontestabile che gli
stranieri stiano diventando una parte fondamentale della struttura, anche
economica, del Paese, come spiegano i ricercatori della Fondazione Moressa:
"Quantificare i contribuenti stranieri e i loro redditi permette di
confermare ancora una volta come gli stranieri siano -- e con ogni probabilità
continueranno ad essere - una parte importante della struttura sociale del
nostro Paese, contribuendo alla crescita complessiva dell'economia italiana. E
ci sarebbe un'incidenza ancora maggiore se il lavoro sommerso venisse
regolarizzato. Operazione a tutela degli immigrati e a beneficio dell'intera
collettività”.
Rom e Sinti
Le
tragedie sono figlie di disorganizzazione e
inadempienze. Le ultime drammatiche morti avvenute nel rogo di una baracca
abitata da rom, a Roma, ripropongono problemi mai risolti sul capitolo nomadi.
A cercare di sondarli ci ha provato una ricerca, finanziata dalla Commissione
europea nell'ambito del programma "Diritti fondamentali e
cittadinanza", condotta in cinque città d'Italia (Napoli, Roma, Milano,
Bari e Bolzano) dall'European Roma Right Center, da OsservAzione e
dall’Osservatorio sul razzismo dell’università di Roma Tre.
Ne è
scaturita la presa d'atto che l'assistenza sociale nei
campi nomadi langue. Resta drammaticamente lontana da famiglie e bambini,
soprattutto quando residenti in alloggi abusivi. La delega automatica scatta
verso le associazioni del terzo settore, che però rispondono a bisogni
strettamente territoriali, senza poter fare riferimento ad una logica
unitaria a livello nazionale.
La conseguenza è una pressochè totale non conoscenza, da parte
dei servizi sociali, delle reali condizioni in cui vivono i rom, che sfocia in
un mancato intervento, cruciale per prevenire eventi tragici come quelli
recenti. L'analisi, che ha preso in esame aspetti legislativi e registrato la
situazione sul campo nelle cinque metropoli italiane, ha rilevato che Napoli,
Roma, Milano sono interessate dalla dichiarazione dello stato d’emergenza del
2009 prorogato dal governo fino al 2011.
"Uno degli scopi dello stato d’emergenza era tutelare i
diritti dei minori rom – ha spiegato Daria Storia di OsservAzione
– . Ma, a seguito di 95 interviste a famiglie rom nei procedimenti di
affido e adozioni, a minori rom in case famiglia, a personale delle strutture e
assistenti sociali, giudici minorili, avvocati, associazioni e insegnanti, è
emersa in primis l'insufficienza delle politiche sociali. Situazioni che non
dovrebbero arrivare in tribunale, finiscono davanti al giudice perché manca
l’intervento dei servizi sociali".
Non sono questi ultimi dunque, ma le pattuglie delle forze dell'ordine,
aggiunge la Storia, a portare all'attenzione delle autorità i minori
rom: "Le segnalazioni riguardano accattonaggio e assenza da scuola. Queste
da sole non giustificano la sottrazione del bambino alla famiglia ma poi aprono
procedimenti penali che sfociano nell'affido temporaneo a case- famiglia".
Soluzioni queste che, tuttavia, non si rivelano in grado di tutelare realmente
il minore: dalle strutture di affido, infatti, i ragazzi fuggono dopo 2 o 3
giorni, con casi di bambini affidati alle case famiglia più di 10 volte in un
anno.
Ma il nodo critico è anche un altro, conclude Daria Storia:
"Spesso non ci sono mediatori che spiegano ai genitori cosa
succede. Le famiglie rom sono spaventate dall'apertura di questi provvedimenti,
perché sprovvisti di documenti o con precedenti penali. In questi casi i
genitori non si presentano in aula e i giudici possono dichiarare
l'adottabilità del bambino".
La tesi dello scrittore Luca Cefisi autore di un'inchiesta sui
minorenni zingari.
I
bambini rom si salvano solo insieme alle loro famiglie. E i campi nomadi sono
uno spreco di denaro pubblico. Anzi, peggio. Rappresentano un modello di
segregazione. E tra vent'anni il problema si ripresenterà. Allora, che fare?
Semplice: dare a questa gente un'opportunità, trovargli un lavoro e lanciare un
piano di edilizia sociale che riguardi tutti i «poveri», italiani e non.
Insomma, rendere autonome le famiglie zingare. Luca Cefisi, che ha appena
pubblicato per la Newton Compton il libro-inchiesta «Bambini ladri» e ha
collaborato alla stesura delle legge sull'immigrazione della Regione Lazio,
sfata i luoghi comuni e invoca iniziative politiche coraggiose per risolvere
definitivamente la «questione rom».
Lei
non crede negli affidamenti dei minori che vivono in baracche?
«I bambini si salvano con le famiglie. È un'ipocrisia sostenere
che la mamma ventenne è cattiva e il figlio di tre anni è buono. E la pressione
sugli affidi non è sincera, rappresenta una sorta di genocidio mascherato».
Ma se
vivono in condizioni di degrado?
«Allora anche gli scugnizzi che vivevano nei bassi napoletani
andavano tolti alle madri...».
E se rifiutano
l'assistenza?
«Che
assistenza? Dare un alloggio a mamme e bimbi ed escludere i padri è un
meccanismo ricattatorio. È chiaro che non l'accettano».
Gli
sgomberi sono una soluzione?
«Prendiamo molti rom fuggiti dall'ex Jugoslavia nei primi Anni '90. Con il
regime comunista avevano almeno una casa. Qui si sono ritrovati alle periferie
della grandi città senza accoglienza e assistenza. I loro figli sono cresciuti
senza patria, status sociale, residenza. Vogliamo illuderci che se li
tormentiamo con gli sgomberi se ne andranno? E poi sia Amato che Mantovano,
sinistra e destra insomma, hanno ammesso che non sono rimpatriabili. Sarebbe
solo un criminale spreco di risorse e di speranze». Parliamo di risorse. Molti
pensano che i soldi per i rom siano sprecati... «Alemanno chiede 30 milioni per
i campi, un errore condiviso dalle giunte di centrosinistra, perché costano
molto e spingono alla segregazione. Si spende denaro non per risolvere il
problema, ma per perpetuarlo».
E
allora?
«Bisogna
farli uscire dai campi, non concentrarli là dentro. Occorrono politiche che
rendano autonome le famiglie per uscire dal bivio tra furti e accattonaggio. Ci
vogliono case e occupazione. Ma se vivi in un campo nessuno ti dà un lavoro».
Però
anche molti italiani non hanno casa e lavoro. È giusto privilegiare i rom?
«Se sono italiani sono uguali agli altri. Se non lo sono,
bisogna decidere se devono diventarlo o no. Il problema si risolve aiutando
tutte le persone in stato d'indigenza. Da quanto tempo a Roma non si fa un
piano di edilizia sociale? Non ci sono risorse e poi chiedi 30 milioni per i
campi? Si potrebbe spendere meno e dare a queste famiglie un assegno di povertà
e un alloggio, evitando così furti e accattonaggio. Altrimenti tra vent'anni
avremo la quarta o quinta generazione di rom cresciuti nell'illegalità e nella
segregazione».
Foreign Press
Prensa Extranjera
Government declares state of emergency after thousands arrive on
Lampedusa island from trouble-torn Tunisia
John
Hooper in Rome
Rome 13 February 2011- Italy has declared a state of
emergency on the southern island of Lampedusa and appealed to the rest of the
EU for help following the arrival of up to 5,000 people fleeing the political
upheaval in Tunisia. Silvio
Berlusconi's foreign minister, Franco Frattini, said he had contacted Catherine
Ashton, the European Union's high representative for foreign affairs, to
propose a blockade of Tunisian ports by the EU's Frontex agency which could
"mobilise patrols and refoulement [the forcible return of would-be
migrants to their country of departure]". He said a similar exercise was
carried out by Italy when 15,000 Albanians arrived in 1991. "I hope the
Tunisian authorities accept the Albanian model," Frattini said in an
interview with the Corriere della Sera newspaper. Several hundred people
arrived on the island after midnight on Sunday, bringing the total number of
immigrants to about 2,500. More than 2,000 who arrived at the end of last week
have been transferred to holding centres on Sicily and the mainland. But the
Italian news agency Ansa reported last night that the Tunisian army had sealed
off the port of Zarzis from which a number of the boats are thought to have set
off. More people have reached Lampedusa in the past five days than arrived by
sea in the whole of Italy in the latest 12 months for which statistics are
available. Silvio Berlusconi's government, which regards stemming the flow of
migrants from north Africa as one of its main achievements, has been reluctant
to reopen an 800-bed migrant reception centre on the island, forcing many of
the new arrivals to sleep in the open. But Giuseppe Caruso, the prefect of
Palermo, who has been given emergency powers to deal with the crisis, is
attempting to get the centre back in operation .
There are suspicions that some of the arrivals are
former servants of the ousted regime of Tunisia's former president, Zine
al-Abidine Ben Ali. Lampedusa is 115km (71 miles) from the country's east
coast. With fine weather and calm seas, the conditions for making the crossing
are ideal, although one man was reported dead and another missing after a boat
heading for Lampedusa overturned in the Gulf of Gabès on Saturday morning. The
island's deputy mayor, Angela Maraventano, posed a question also being asked in
Rome: "If [the Tunisians] no longer have a dictatorship, what do these
clandestine immigrants want from us?" One of the three women among the new
arrivals told the newspaper La Repubblica: "It has become impossible for
us to live there. There is violence. There are abductions. And no one any
longer knows who is in charge."
Muchos
corresponsales salieron corriendo ayer rumbo a Lampedusa al reclamo del
"estado de emergencia humanitaria" decretado por el Gobierno italiano
ante la "abrupta" llegada de más de 5.000 refugiados tunecinos. La
bronca entre el ministro del Interior, Roberto Maroni, y la comisaria europea
de Justicia e Interior, Cecilia Malmström, disparó el fin de semana todas las
alarmas sobre la situación de los inmigrantes norteafricanos. Ayer, el mal
estado del mar y la rápida intervención de la Unión Europea, que ha prometido
ayudas inmediatas tanto a las autoridades tunecinas como a las italianas, se
unieron para ayudar a calmar una crisis nerviosa achacable a una combinación de
factores entre los cuales no parece descabellado incluir la ineficacia y el
proverbial gusto por la propaganda del Ejecutivo italiano. El primer elemento
es que Maroni solo reconoció el lunes de forma oficial que los inmigrantes
tunecinos empezaron a llegar a Lampedusa el 15 de enero, es decir, hace un mes
justo, lo cual sugiere que el aluvión había sido anunciado y que, como dijo el
Vaticano, podría haber sido previsto con un mínimo de coordinación y adelanto. El
Gobierno italiano, en vez de hacer eso, se mantuvo en silencio, dejó el Centro
de Identificación y Expulsión de la isla cerrado a cal y canto hasta el
domingo, permitió que fuera el párroco local quien se encargara de la primera
acogida, y no se decidió a enviar aviones para trasladar a los inmigrantes a
Sicilia y al continente hasta que no se llegaron a juntar 2.000 tunecinos en el
muelle de la isla. En ese momento, Maroni, dirigente de la Liga Norte, elevó
con habilidad la tensión retórica antieuropea, habló de "éxodo
bíblico" y de "caída del muro del Magreb", dijo que la UE había
"abandonado a Italia", amenazó con "mandar policías" a las
costas tunecinas, contó, sin pruebas, que entre los refugiados había
infiltrados de Al Qaeda, y añadió que podrían llegar más de 80.000 personas.
Lo más
llamativo, quizá, es que Maroni comparó la crisis con el terremoto de L'Aquila,
que dejó sin hogar a 65.000 personas, y anunció que viajaría ayer a hasta
Sicilia, acompañado por el primer ministro, Silvio Berlusconi, para habilitar
una nueva instalación donde alojar a los inmigrantes que no caben en las 800
plazas del centro de Lampedusa. La anunciada conferencia de prensa, en la que
Berlusconi iba a comparecer, de nuevo, como el eficaz solucionador de
emergencias, quedó arruinada y suspendida por la noticia de Milán. Los sondeos
tendrán que esperar.