FUGA DALLA TUNISIA–LE
RESPONSABILITA' DEL GOVERNO ITALIANO – DIETRO LO STATO DI EMERGENZA
UMANITARIA ANCORA VIOLAZIONI DELLO STATO DI DIRITTO.
Continuano a Lampedusa gli arrivi di
migranti in fuga dalla Tunisia e non facile prevedere quando questa nuova
ondata di sbarchi avr fine. Dopo anni di blocco di qualsiasi possibilit di
partenza da quel paese, anche per la chiusura di quasi tutti i canali di
ingresso legale in Italia, migliaia di tunisini attendevano la possibilit di
lasciare il loro paese, un paese che le democrazie occidentali hanno lasciato
per decenni nelle mani di un regime dittatoriale e corrotto, che ha impoverito
la popolazione ed ha fatto prosperare soltanto gli affari della cricca di Ben
Ali e dei suoi amici, italiani e francesi in testa.
Le migliaia di migranti arrivati in
questi giorni in Sicilia costituiscono la prova inconfutabile del fallimento
delle politiche di esternalizzazione dei controlli di frontiera con le quali
l'Italia si proposta all'Europa come mediatrice, anche con i peggiori
dittatori africani, per bloccare i migranti, e tra questi anche molti
potenziali richiedenti asilo, prima che potessero raggiungere le nostre coste.
Non appena sono caduti i fidati alleati che contribuivano ad arrestare ed a
internare i migranti nei paesi del Maghreb, le partenze sono riprese, e non
stato pi possibile nasconderle come si era tentato di fare nei mesi scorsi,
quando si avvertivano gi le prime avvisaglie dell'attenuazione dei controlli
di frontiera. Se i tentativi di instaurare la democrazia in quei paesi
falliranno, e le responsabilit potrebbero essere in gran parte europee, allora
veramente ci troveremmo di fronte ad un esodo biblico.
Dopo i primi tentativi di negare
l'evidenza, gli sbarchi erano ripresi gi nel mese di gennaio, Maroni ha
prontamente evocato l'emergenza terrorismo, senza avere neppure lo straccio di
una prova in mano, ma al chiaro fine di allarmare l'opinione pubblica per
giustificare misure ancora pi drastiche, come quelle gi annunciate, la
proliferazione dei centri di detenzione amministrativa. Il ministro ha
annunciato anche un decreto legge per neutralizzare quei giudici che applicano
ancora la Costituzione, e rispettano le normative comunitarie, come la
Direttiva sui rimpatri, che dovrebbero garantire quei diritti fondamentali che
la legge Bossi-Fini e le prassi delle autorit di polizia negano ogni giorno di
pi. Adesso stato costretto a parlare di emergenza umanitaria, ma la
sostanza non cambia, quando gli si offre un palcoscenico ed un giornalista
ossequioso, conviene fare pratica di buonismo, anche al ministro della paura.
Intanto le vittime di questa emergenza umanitaria stanno finendo tutti nei
centri di detenzione amministrativa, in condizioni disumane, persino in tende
montate all'ultimo momento. Ancora una volta l'accoglienza dietro le sbarre ma
all'aperto, in pieno inverno. Altri, pi fortunati, vengono rimessi in libert
alla chetichella, nei CIE italiani non c'entra pi nessuno, e proseguono il
loro viaggio verso l'Europa, verso la Francia in particolare, dove molti hanno
parenti ed amici.
L'Italia, che reclama oggi gli aiuti
comunitari, stata alla guida dei paesi europei che hanno spinto maggiormente
per politiche di sbarramento nei confronti dei migranti e per la riduzione
sostanziale delle possibilit di ingresso per i richiedenti asilo. Nulla
stato fatto dal governo italiano, come dal resto dell'Unione Europea, per
aprire canali di ingresso legale, favorire la mobilit delle persone ed aiutare
la transizione verso la democrazia nei paesi maghrebini. Tutti hanno guardato
soltanto ai propri interessi di bottega. Adesso non ci si deve stupire che
nessuno in Europa, come in Italia, conosca pi il termine solidariet e che la
suddivisione degli oneri derivanti dagli ultimi arrivi di massa, e dai tanti
che richiedono protezione internazionale, ottenga soltanto risposte
burocratiche come quelle che Maroni ha ricevuto dalla Commissaria agli affari
interni dell'UE Cecilia Malmstrom.
Si giunti al punto che l'Italia tenta
di proporre, anche con la Tunisia, la politica dei respingimenti collettivi che
stata attuata nelle acque del Canale di Sicilia dopo gli accordi del 2007 e
del 2008 con la Libia. Maroni addirittura vorrebbe voluto attribuire a Frontex,
l'Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, il pattugliamento
delle coste tunisine per respingere i migranti che cercano di raggiungere la
Sicilia, proprio mentre Malta intanto ha fatto sapere che non intende
partecipare pi alle operazioni congiunte delle pattuglie miste europee n
fornire ai mezzi militari dell'Unione Europea le sue basi navali, come in
passato. ''L'Italia – secondo una nota del minstro - chiede il dispiego
immediato di una missione Frontex per le attivita'di pattugliamento e
intercettazione nell'area al largo delle coste della
Tunisia per il controllo dei flussi. Maroni dovrebbe sapere, e far sapere
all'opinione pubblica che il Parlamento Europeo e la Commissione Europea,
proprio dopo lo scandalo dei respingimenti collettivi effettuati nel 2009
dall'Italia verso la Libia, hanno stabilito nuove regole di ingaggio per i
pattugliamenti di Frontex che, anche in acque internazionali, devono garantire
il rispetto dei diritti fondamentali della persona umana, regole che escludono
i respingimenti collettivi in mare soprattutto nel caso di potenziali
richiedenti asilo, o soggetti vulnerabili come donne e bambini.
L'ultima proposta, quella pi oscena che venuta alla mente del ministro della paura, consiste nell'invio di militari italiani in Tunisia per impedire le partenze dei migranti dalle spiagge di quel paese. Un idea che d la misura della pericolosit di un ministro che pensa soltanto al ventre grasso della sua base elettorale e che ha gi dimostrato in innumerevoli occasioni di avere uno sprezzo totale per la dignit e la vita dei migranti. Chieder al ministro degli Esteri tunisino l'autorizzazione per i nostri contingenti a intervenire in Tunisia per bloccare i flussi: il sistema tunisino al collasso, sostiene oggi Maroni. Peccato per Maroni che il ministro degli Esteri tunisino Ahmed Ounaies, uno dei pi fidati compari di Ben Al ha rassegnato le dimissioni. Ounais era assente dal ministero dallo scorso 7 febbraio, quando alcuni funzionari avevano manifestato davanti alle sede del ministero chiedendo le sue dimissioni dopo la sua visita in Francia su un aereo presidenziale, proprio nel periodo nel quale le proteste si stavano avvicinando alla capitale.
Ma non basta. Quanto alle decisioni di
alcune procure, che stanno applicando una direttiva Ue che rende di fatto
inefficaci i fermi dei clandestini da parte delle forze dell'ordine - osserva
il ministro - ne penso tutto il male possibile. Per questo sto preparando un
provvedimento urgente per dare interpretazione corretta a questa direttiva che
- sottolinea Maroni - non quella che stanno dando alcune procure. Evviva la
indipendenza della magistratura e la separazione dei poteri, principi cardine
di uno stato di diritto. Evidentemente il ministro vuole sfruttare la nuova
emergenza - che le scelte di sbarramento ed i ritardi del suo governo hanno
contribuito a produrre- per intervenire con decreti d'urgenza contro i numerosi
provvedimenti dei magistrati che, dopo la scadenza del termine di attuazione
della Direttiva sui rimpatri e le ultime sentenze della Corte Costituzionale,
stanno disapplicando il reato di immigrazione clandestina. In questo modo sta
per essere fortemente ridimensionato l'apparato processual-penalistico di
stampo apertamente disriminatorio che a partire dalla Bossi-Fini,malgrado ripetuti
interventi della corte costituzionale, era stato ritenuto – come i fatti
dimostrano a torto- un utile deterrente contro l'immigrazione clandestina. Ma
si sa, per il ministro, come per Berlusconi, anche i giudici della Corte
costituzionale sono dei pericolosi sovversivi. Ormai il governo italiano ha
ampiamente dimostrato in tutti i campi di non tenere alcun conto della
Costituzione e delle Direttive Comunitarie, quando queste riconoscono i diritti
fondamentali delle persone e non forniscono comodi alibi per sdoganare le
peggiori pratiche di allontanamento forzato e di detenzione amministrativa.
L'Italia di Berlusconi ha appoggiato fino all'ultimo la
dittatura di Ben Al ed il suo sistema di potere e di corruzione, che non
stato ancora smantellato e dal quale probabilmente fuggono coloro che per anni
ne sono stati vittima. Sino a pochi giorni fa autorevoli rappresentanti del governo hanno auspicato la
prosecuzione del regime tunisino e di quello egiziano. Con quali interlocutori
si pensa oggi di stabilire nuove relazioni internazionali? E adesso si
vorrebbero mandare i militari italiani a ristabilire l'ordine sulle coste
tunisine. Con quali poteri, con quale armamento? L'ennesima proposta demagogica
di un governo che non sa pi cosa inventare per respingere i migranti, ma sa
benissimo come sollecitare i peggiori istinti della popolazione per
salvaguardare il consenso elettorale. E quanto sia valutata l'Italia di
Berlusconi, Frattini e Maroni in ambito europeo sul piano del rispetto dei
diritti fondamentali dei migranti lo confermano numerose sentenze di condanna
subite dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo, ed altre condanne potrebbero
arrivare, per i respingimenti collettivi del 2008 verso la Libia e per i
respingimenti altrettanto collettivi di migranti alle frontiere portuali
dell'Adriatico verso la Grecia, respingimenti che continuano ancora oggi. In
Germania altri giudici, sui quali Maroni ed Alfano non potranno certo
intervenire, hanno recentemente dichiarato che l'Italia non un paese sicuro per
i richiedenti asilo ed hanno sospeso i trasferimenti verso il nostro paese, in
base alla Convenzione di Dublino, di quei migranti che erano gi transitati sul
nostro territorio, prima di fuggire verso altri paesi pi ospitali. Esattamente
come si propongono di fare molti dei tunisini giunti in questi giorni sulle
nostre coste. Se l'Italia e l'Europa proseguiranno con la loro politica di
sostegno di tutti le dittature che nel mondo si impegnano a sbarrare la strada
ai migranti in fuga, come hanno fatto cos bene con Gheddafi e con Moubarak,
potranno certo conseguire successi immediati, come si verificato con il
blocco degli arrivi dalla Libia, ma nel medio periodo potranno andare incontro
ad una serie di esodi biblici che faranno dimenticare persino gli ultimi
arrivi di questi giorni a Lampedusa.
La politica dell'egoismo e della chiusura
non produce convivenza, legalit, rispetto reciproco, il proibizionismo delle
migrazioni arricchisce le organizzazioni criminali che lucrano sulla pelle dei
migranti. Anche se Maroni lo ha negato per opportunismo politico, le
organizzazioni criminali hanno gi fiutato il business dei viaggi della
speranza dalla Tunisia verso l'Italia. Le reti criminali sono sempre pi
ramificati e riescono ad inserirsi anche nei meccanismi, sempre pi complicati,
delle regolarizzazioni e dei decreti flussi. E' ancora forte il rischio di
respingimenti collettivi, di espulsioni in contrasto con la direttiva
comunitaria sui rimpatri, e soprattutto di detenzione amministrativa senza
difesa legale ed in condizioni disumane o degradanti. Su tutte queste vicende
occorrer dispiegare la massima capacit di intervento, a partire dalla
richiesta che tutti coloro che arrivano oggi in Italia siano destinatari di
procedure individuali, e che tutti possano fare valere le loro ragioni. Se i
giovani che oggi arrivano dalla Tunisia, dopo avere sperimentato i primi
spiragli della democrazia, fossero rinchiusi nei CIE e trattati come i loro
connazionali che nel dicembre del 2008 arrivavano da quel paese dopo la
repressione della rivolta di Redeyef, tutti o quasi respinti nei mani dei loro
torturatori, allora la situazione nei centri di detenzione amministrativa
italiani potrebbe diventare davvero incontrollabile.
Lo scorso anno abbiamo visto a Rosarno
come il governo ha rapidamente mutato atteggiamento, trasformando le vittime
della pulizia etnica in clandestini e sottoponendoli a pratiche di espulsione
collettiva, che fortunatamente i giudici di Bari hanno saputo bloccare. Oggi
bisogna impedire che l'emergenza umanitaria proclamata dal governo, in poche
settimane, possa trasformarsi in una gigantesca espulsione di massa. La
criminalizzazione a tempo degli immigrati, imposta dalle nostre leggi e da
prassi amministrative orientate sempre in senso restrittivo, al limite di
negare la dignit delle persone,
malgrado gli interventi della giurisprudenza, avranno effetti devastanti
sull'intero tessuto sociale. Ogni giorno che passa con questi uomini al governo
in Italia, con questi ministri della paura, si tradurr in anni di conflitto
che non sar facile sradicare dalle nostre societ. Di questo dovremmo avere
tutti veramente paura anche se oggi, in televisione, Maroni ha fatto sfoggio di
buonismo.
Fulvio Vassallo Paleologo
Universit
di Palermo