Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata
alla data del 27 gennaio 2011)
Sommario
o
Dipartimento Politiche
Migratorie – Appuntamenti pag. 2
o
Decreto Flussi: a febbraio
distribuzione delle quote; Loy: “temiamo che il portale vada in tilt” pag. 2
o
Decreto Flussi:
immigrati, tutti in fila per il click day pag. 3
o
Lavoro – Fondazione
Moressa: la crisi ed il deflusso migratorio pag. 4
o
Società – Procura
di Brescia: inapplicabile la Bossi
– Fini, stop agli arresti pag. 5
o
Giornata della Memoria
- 27 gennaio: zingari, lo sterminio dimenticato pag. 5
o
Lavoro e società
– Gli stranieri in Italia sono 4,5 milioni pag. 6
o
Rifugiati: il dramma
dei profughi sequestrati nel Sinai pag. 7
o
Rifugiati –
Sinai: fiaccolata al Campidoglio il 1° febbraio pag. 7
o Foreign
Press – Call to scrap UK student visa restrictions pag. 8
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n.
302
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma, 31 gennaio 2011, ore 10.30,
sede UIL Nazionale, Sala Sommovigo
Riunione preparatoria
Congresso CES
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci,
Angela Scalzo)
Roma, 31 gennaio 2011, ore 11.00
– Viale Lubin
Cnel: Comitato Presidenza
dell’ONC
(Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Roma, 03 febbraio 2011, ore
10, sede naz. CISL
Incontro con Opera Nomadi
(Giuseppe Casucci)
Decreto Flussi 2010
Flussi: a metà febbraio la distribuzione delle quote
Provincia per provincia. In base alle domande presentate, ma
anche a cosa dicono istituzioni e parti sociali
Roma
– 24 gennaio 2011 – Gli ingressi autorizzati dal decreto
flussi verranno distribuiti tra le province italiane a metà febbraio, dopo i
tre click day. Il ministero del Lavoro terrà conto delle richieste di
assunzione presentate in ogni provincia, ma anche del fabbisogno espresso da
Regioni, Province, associazioni dei datori di lavoro e sindacati. Un metodo che
sarà interessante vedere all'opera lì dove ci saranno differenze sensibili tra
i due parametri di riferimento. La procedura è spiegata in una nota del
ministero del Lavoro, che definisce una precisa tabella di marcia.
Innanzitutto, entro la prima settimana di febbraio, arriveranno al
ministero i dati sulle domande presentate in ogni provincia, distinte secondo
le categorie previste dal decreto flussi: lavoratori subordinati di nazionalità
privilegiate e lavoratori domestici di altre nazionalità. Entro l’undici
febbraio dovranno essere comunicati al ministero i risultati delle
consultazioni con istituzioni e parti sociali a livello regionale e
provinciale. Incrociando i dati delle domande e quelli delle consultazioni,
entro il quindici febbraio verranno infine distribuiti tra le provincie le
quote per lavoratori di nazionalità privilegiate e per l’assistenza familiare.
In realtà, i primi ingressi per assistenza familiare potranno essere assegnati
anche prima, perché il tre febbraio il ministero distribuirà una prima quota
provvisoria per ogni provincia. Una scelta dettata dell’urgenza di rispondere
subito a chi ha bisogno di una badante. Non verrà invece fatta nessuna
distribuzione territoriale delle conversioni dei permessi di soggiorno, nè
degli altri ingressi previsti dal decreto flussi: lavoratori formati nei Paesi
di origine e lavoratori sudamericani di origine italiana. In tutti questi casi
ci sarà un’unica graduatoria nazionale delle domande che permetterà di
attribuire le quote disponibili fino a esaurimento.
Elvio Pasca
Roma, gennaio
2011 - La Uil esprime preoccupazione in vista delle scadenze relative al
decreto flussi 2010. I patronati, infatti, stanno attualmente incontrando
numerose difficoltà in fase di caricamento delle domande di assunzione di
lavoratori immigrati. Il portale del Ministero appare poco stabile e va
ripetutamente in blocco per sovraccarico delle utenze collegate. Un fatto
davvero singolare, alla luce delle assicurazioni date, e se si considera che le
richieste finora caricate non superebbero quota 7 mila. Per la UIL, non è tanto
un problema di rinviare le date dei click day (come richiesto da alcuni),
quanto quello di garantire che il portale sia stabile almeno il 31 gennaio,
data del primo appuntamento per i datori di lavoro ed in cui saranno a
disposizione 52 mila quote di ingresso, con un numero di domande in
arrivo probabilmente maggiore. Chiediamo al Governo garanzie reali perché
questo decreto flussi non finisca come nel 2007, quando il sistema andò in tilt
e finì per penalizzare proprio gli invii collettivi di associazioni e
patronati.
Immigrati, tutti in fila per il click day nel giorno del permesso
prenotati in 4 mila
Al via da
lunedì. L'ultima volta, nel 2007, le domande partite dalle Due Torri furono più
di 21mila. Mobilitati i patronati dei sindacati, ma c'è chi sceglie il
fai-da-te
di LUCA SANCINI
Bologna, 26 gennaio
2011 - Più che un click day è il giorno della lotteria. Lunedì prossimo a
quattro anni dalla prima sperimentazione, i 98.080 permessi di soggiorno in
tutta Italia riservati a lavoratori extracomunitari messi a disposizione dal
decreto flussi del 2010, potranno essere "vinti" effettuando l'invio
della domanda ad un apposito sito ministeriale. Una gara di velocità che
partirà alle 8 in punto, per ripetersi anche martedì e giovedì, e vedrà in
competizione datori di lavoro e famiglie che chiederanno l'arrivo di cittadini
extracomunitari garantendo per loro un posto di lavoro. Una lotteria,
sostengono da tempo i sindacati, con un afflusso di migliaia di domande (il
Viminale stima che si potranno raccogliere 50 mila invii al minuto) che non
terrà conto delle specificità delle richieste: può accadere che magari chi ha
urgente bisogno di una badante venga scavalcato da chi ha fatto richiesta per
un giardiniere, solo per una manciata di secondi e in virtù di un click effettuato
più velocemente. Tutti sono concordi che l'attuale crisi economica si vedrà
anche qui: 750 mila furono le domande effettuate nel 2007 e per la prossima
settimana si attendono 400 mila richieste. A Bologna nel 2007 effettuarono il
click in 21.114, di cui poi solo 3 mila, in accordo con le quote assegnate
provincia per provincia, sono poi arrivati qui a lavorare. Quest'anno, spiegano
all'ufficio Stranieri della Cgil, le quote verranno decise successivamente con
un calcolo ponderato che terrà conto del peso delle etnie nei rispettivi
territori. In via Marconi lavoreranno tutto il week end per essere pronti a
mandare puntali lunedì alle 8, le quasi 1.500 richieste già prenotate: saranno
in pista 15 postazioni di computer in grado di inviare fino a 1.850 domande,
garantendo così in questi giorni la possibilità a chi non si è ancora
predisposto, di recarsi negli uffici della Cgil. Sono inoltre oltre 300, le
persone che sono andate con il proprio personal computer a farsi predisporre il
programma adeguato e a farsi consigliare come effettuare la domanda: è il
fenomeno del fai da te che ha avuto un vero e proprio boom rispetto al 2007.
Contando che anche la Cisl si è attrezzata per un numero di domande analogo
alla Cgil, tra sindacati e privati sono già pronte a tutt'oggi 4 mila
richieste. Senza contare a chi si è affidato ai vari patronati delle
associazioni di categoria, ai consulenti del lavoro e ai commercialisti. Pronti
allo sprint anche gli operatori di Casabase di via Corazza, una società di
intermediazione al lavoro, collegata all'Associazione "MigrAzioni",
specializzata soprattutto in domande per l'arrivo di collaboratori domestici
(colf e badanti). Anche loro avranno una quindicina di computer pronti ad
inviare le domande già arrivate, circa 500, ma in tanti hanno preferito
ricevere una consulenza sulle modalità e poi faranno da sé. A Casabase la quasi
totalità delle domande arriva da famiglie che hanno bisogno per l'assistenza
domiciliare: e i nominativi proposti, spulciando nelle liste dei moduli in
preparazione, provengono dall'est europeo, dalle Filippine e dalla Cina. Ma chi
c'è dietro alle migliaia di click che saranno inviate lunedì al sistema del
Viminale, per ottenere un permesso di soggiorno a lavoratori extracomunitari?
Difficile fare statistiche ma negli uffici di via del Porto al Centro Stranieri
della Cgil e in via Corazza, dove opera la società Casabase, le storie di chi
in questi giorni si è affacciato per fare domanda sono quelle che nascono da
una quotidianità ormai palese a tutti. C'è il piccolo artigiano che chiede
l'arrivo di un operaio, l'imprenditore edile in cerca di muratori, e (la
stragrande maggioranza) la famiglia che spera nell'arrivo di una badante,
perlopiù da Moldavia e Ucraina. Generalmente tutto nasce dal passaparola e in
buona sostanza è sempre frequente il caso di lavoratori immigrati che segnalano
un parente al proprio datore di lavoro. "E' evidente che chi lavora già
qui, appena ha la possibilità di segnalare un cammino della speranza anche per
un proprio familiare lo fa volentieri - dicono negli uffici di Casabase - Si
parla di mascheramento di ricongiungimenti, ed è un fenomeno verosimile, ma che
nasce da una legislazione sbagliata".
Lavoro
La crisi e il deflusso migratorio:
dal 2007 108 mila ingressi di stranieri in meno
Dal 2007 al 2009 a causa della
crisi il numero stranieri che si sono iscritti all’anagrafe dall’estero è
diminuito di 108 mila unità (pari al -21,1%), mentre è aumentato del 58,8% il
numero di stranieri che si sono cancellati dai registri anagrafici per andare
via dall’Italia. Il saldo migratorio, pur rimanendo positivo (+374.455 unità),
è quindi calato e le minori entrate corrispondono grosso modo ai nuovi ingressi
previsti dal decreto flussi 2010 che ammontano a quasi cento mila unità. Questi
alcuni risultati di uno studio della Fondazione Leone Moressa che ha
analizzato i dati demografici e le dinamiche migratorie in Italia nell’ultimo
biennio.
Saldo
migratorio dei cittadini stranieri residenti in Italia, anni 2007 – 2009
Saldo
migratorio stranieri = iscrizioni di stranieri dall’estero –
cancellazioni di stranieri per l’estero
Elaborazioni Fondazione Leone
Moressa su dati Istat
Nel nostro Paese la
popolazione straniera residente è aumentata dal 2007 al 2009 del 23,4%: poco
più di 800mila soggetti in più. L’aumento costante della presenza straniera è
dato in prevalenza da un flusso migratorio sempre positivo, ma che negli ultimi
due anni, a causa della crisi, è diminuito: il motivo va trovato sia in una
minor quota di stranieri che preferisce l’Italia (-108mila individui), sia da
un maggior numero di soggetti stranieri che se ne va dal nostro Paese (+11 mila
individui). Le 108mila minori entrate rappresentano il 2,6% della popolazione
straniera residente. Osservando il dato suddiviso a livello di macroarea si
osserva come tale tasso aumenti nelle aree meridionali rispetto a quelle
centrali e settentrionali: in particolare, se al Sud e nelle Isole tali
deflussi ammontano quasi al 5% della popolazione straniera, al Nord si tratta
del 2,3% a NordEst e dell’1,8% a NordOvest. In termini assoluti comunque sono
proprio le aree settentrionali ad aver visto diminuire le iscrizioni di
stranieri nelle anagrafi (-26mila sia nel NordEst che nel NordOvest; -27mila
nel Centro) rispetto a quelle del Sud (-19mila e -8mila nelle Isole). A livello
locale, Torino è la provincia che, con 18mila iscrizioni in meno, è sembrata
essere la meno attrattiva rispetto al passato. Seguono a ruota, in termini
assoluti, tre province venete: Verona (-5.650), Treviso (-4.746) e Padova
(-3.592) e due province laziali: Latina (-3.249) e Roma (-3.069). Ma se si
rapporta tale saldo alla presenza straniera nei singoli territori, si può
osservare come siano le province del Sud ad aver perso più appeal:
infatti i minori afflussi di stranieri rapportati alla popolazione, si fanno
più elevati in aree quali Siracusa (-15,4%), Cosenza e Enna (entrambe con
-13,3%). All’opposto, province quali Milano, Genova, Firenze hanno registrato
nel 2009 più iscrizioni dall’estero di stranieri rispetto al 2007, determinando
un’inversione di tendenza rispetto all’andamento medio nazionale. Affermano i
ricercatori della Fondazione Leone Moressa. “Il minor ingresso di stranieri
(che si è rilevato attraverso l’analisi dei saldi migratori) trova nella crisi
la sua motivazione principale. Il calo della produzione, l’aumento della
disoccupazione e le difficoltà complessive hanno reso l’Italia un po’ meno
attrattiva nei confronti della popolazione straniera. In una situazione in cui
i flussi di ingresso di stranieri dall’estero è calato di poco più di 100mila
unità, il Governo prevede altrettante entrate attraverso il decreto flussi.
Questa è solo una coincidenza, ma anche un sintomo della crisi in atto: le
entrate previste di stranieri non andranno a ripristinare i flussi migratori
precrisi, ma risponderanno a specifiche esigenze del mercato: le imprese
infatti richiedono meno manodopera straniera rispetto a quanto era stato
stabilito nei decreti flussi degli anni passati, quando la situazione economica
era più rosea e con migliori prospettive di crescita.”
Confronto
2007 – 2009 su iscrizioni dall’estero dei cittadini stranieri residenti
in Italia
Elaborazioni
Fondazione Leone Moressa su dati Istat
Società
La Procura di Brescia: "Inapplicabile la Bossi-Fini, adesso
stop agli arresti"
Una circolare ai magistrati definisce
illegittima la carcerazione degli immigrati per il reato di clandestinità.
Brescia, 26
gennaio 2011 - Il procuratore capo di Brescia, Nicola Pace, ha firmato una
circolare, diretta ai magistrati della Procura, in cui considera illegittimo
l'arresto degli immigrati per il reato di clandestinità. "Devo segnalarvi
con molta soddisfazione - ha detto il procuratore incontrando i giornalisti -
che una direttiva europea in materia d'espatrio ha praticamente consentito
d'azzerare l'operatività di una norma interna nazionale: quella che sanzionava
con una pena molto elevata il soggetto che non ottemperasse all'ordine
d'espulsione del questore. Questa norma, in quanto contrastante incompatibile
con parametri comunitari, ormai si rende inapplicabile. In Procura siamo stati
pronti, con una mia direttiva di qualche giorno fa, a recepire questo indirizzo
comunitario che fa piazza pulita di ipotesi di reato che erano state formulate
sotto spinte legislative molto condizionate da impostazioni ideologiche".
"Considerato tutto questo - ha aggiunto - spero che l' attività
operativa della nostra polizia giudiziaria da questo momento si rivolga verso
situazioni più impegnative". Secondo il procuratore, in particolare, non
esisterebbero più i presupposti per il reato di clandestinità alla luce della
direttiva europea. "La direttiva - ha spiegato dopo la conferenza -
prevede che l'immigrato clandestino debba essere messo in condizione di
lasciare il paese volontariamente entro un tempo compreso tra una settimana e
un mese. In Italia, sempre alla luce della direttiva, in questo momento c'è un
vuoto legislativo. La Procura in ogni caso scarcererà gli immigrati che le
forze dell'ordine arresteranno per non aver ottemperato all'ordine del
questore. La direttiva ha dato all'Italia due anni di tempo per adeguarsi ai
parametri comunitari e il termine è scaduto il 24.
Giornata della Memoria
Giornata della memoria
Lo sterminio dimenticato.
27 gennaio: l’olocausto degli zingari
Errico
Taiani
Thomas
Geve. tavola disegnata ad Auschwitz quando aveva 13 anni.
La giornata della memoria fu
istituita undici anni fa e rinnova il ricordo del 27 gennaio 1945 quando furono
abbattuti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Shoah in
ebraico, significa "annientamento", un annientamento barbaro che
sterminò quasi fossero batterie di animali oltre sei milioni di Ebrei da parte
dei nazisti. La comunità ebraica preferisce questo termine a
"olocausto", che potrebbe dare l'idea di un sacrificio religioso.
Anche quest’anno nelle scuole e nelle città attraverso manifestazioni
simboliche si cerca di ricordare alle nuove generazioni uno dei più grossi
crimini dell’uomo, un periodo storico da ricordare affinché l’odio dell’uomo
mai più si scagli contro un altro uomo con tale cattiveria. La coscienza collettiva
però - ammesso che una coscienza collettiva esista – negli anni, forse
perché il peso di un genocidio è già troppo da sopportare spesso ha dimenticato
un popolo che al pari degli ebrei ha subito le medesime pene: gli zingari Rom.
Fonti storiche parlano di circa 1 milione e mezzo di rom deportati nei campi di
concentramento e morti nelle camere a gas. Ma, se sul genocidio del
popolo ebraico grava il pericolo costante del revisionismo storico, sul
genocidio degli zingari grava il pericolo dell’oblio, della dimenticanza più
totale. Nei vari processi ai nazisti responsabili di crimini contro l’umanità
non si è quasi mai affrontato il problema del loro sterminio. Forse tra
i rom sopravvissuti solo pochi hanno voluto raccontare o forse non sempre
c’era qualcuno ad ascoltarli, Fabrizio De andrè in un discorso sull'album
“anime salve” sostiene che i rom non avendo una memoria storica a causa del
loro continuo girovagare abbiano completamente rimosso quel terribile ricordo e
li cita nella bellissima canzone Khorakhané (A Forza Di Essere Vento). Il
cinema invece, ha trattato il tema delle deportazioni degli zingari nel
film “Train de vie - Un treno per vivere” del regista rumeno Radu
Mihăileanu, dove una compagnia di ebrei si unisce ad una carovana di zingari
in fuga su un "treno fantasma". Fonti storiche, parlano di un
triangolo nero con il vertice capovolto, a volte affiancato dalla lettera Z,
che stava per zigeuner, "zingari",questo era il segno che individuava
i rom nello Zigeunerlager, ovvero il campo degli zingari. Un marchio che, come
la stella gialla per gli ebrei, rappresentava l’appartenenza ad una razza
pericolosa, una minaccia per la sublime razza ariana. I nazisti, nella loro
ossessiva ricerca della perfezione, attraverso "Istituto per l´igiene della
razza", fondato e diretto da Robert Ritter, avevano individuato
teoricamente il gene che determinava l’istinto al nomadismo: il wandertrieb.
Pertanto lo zingaro, per cause genetiche, nasceva ladro e
delinquente e la logica conseguenza era l’incorreggibilità del suo
comportamento. Numerosi documenti testimoniano la loro presenza nei lager ma la
documentazione più cospicua sulla deportazione degli zingari riguarda
Auschwitz. Nel campo di sterminio, per un certo periodo, ci fu una sezione
appositamente riservata alle famiglie zingare, anche se la presenza dei rom
sarebbe documentata prima della costruzione di un apposito campo per loro. Lo
Zigeunerlager entrò in funzione alla fine del febbraio 1943 e cessò di esistere
ai primi di agosto del 1944, quando tutti coloro che vi erano, fino a quel
momento, sopravvissuti, vennero condotti nelle camere a gas. Il primo trasporto
vi giunse il 26 febbraio 1943. A partire dai primi di marzo dello stesso anno
vennero regolarmente registrati trasporti di zingari dai territori occupati,
tanto che in breve tempo risultò superato il limite della capienza: 10mila
persone. Gli zingari vennero assimilati, dunque, agli ebrei nella teoria
razziale e di conseguenza anche al trattamento: deportazione e soluzione
finale. È solo nel 1980 che la Germania riconosce loro la dignità di vittime,
affermando che avevano subìto, durante il regime nazista, una persecuzione
razziale. È solo nel 1995 che si discute ufficialmente per la prima volta, in
un convegno internazionale, del genocidio degli zingari.
Diminuiscono gli italiani, mentre i cittadini di origine estera sono
aumentati in un anno di 328mila unità, raggiungendo il 7,5% del totale. I dati aggiornati
alla fine del 2010
Roma,
24 gennaio 2011 - La presenza di cittadini stranieri in Italia è cresciuta
nell'ultimo anno di 328mila unità, portando il totale a 4 milioni 563mila, pari
al 7,5% della popolazione complessiva. Lo rivela l'Istat, che ha dedicato
all'argomento il Rapporto annuale sulla popolazione, i cui dati sono aggiornati
alla fine del 2010. La ricerca registra anche il quarto calo consecutivo della
popolazione italiana, scesa nell'ultimo anno di circa 67mila unità (-1,2 per
mille). Ad oggi, dunque, i cittadini di origine italiana risultano
complessivamente 56 milioni e 38mila. Il saldo dei cittadini esteri rimane
invece ampiamente positivo, con 78mila nuovi nati e cinquemila decessi. Al
computo degli stranieri in Italia mancano le circa 64mila persone che hanno nel
frattempo acquisito la cittadinanza italiana. Dal rapporto Istat si evince che
la comunità estera più presente nel nostro Paese si conferma nel 2010 quella
romena, con circa un milione di presenze. Segue quella albanese (491mila) e
marocchina (457mila). I cinesi censiti sono 201mila, mentre fra i popoli
dell'Africa sub sahariana, la comunità senegalese risulta quella più numerosa
con 77mila presenze. Guardando all'America latina, sono i peruviani (95mila) il
gruppo etnico più numeroso presente nel nostro Paese. Rispetto alla
distribuzione territoriale, il Nord si conferma il bacino più corposo, dove
risiede il 44,5% della popolazione italiana e il 61,2% di quella straniera. La
Lombardia è la regione in assoluto più popolosa. Nel Mezzogiorno risiede invece
il 36,2% degli italiani e solo il 13,5% degli stranieri. La regione dove i
residenti di altra nazionalità sono minori è la Sardegna, con appena il 2,2%.
Rifugiati
Milano, 26 gennaio 2011 - "Continuiamo a scoprire nuovi
gruppi di profughi prigionieri dei trafficanti di uomini nel deserto del Sinai:
questa mattina mi è stata segnalata la presenza di un terzo gruppo di profughi.
Tra di loro anche alcune ragazze giovanissime, una ha solo 15
anni, che rischiano di essere vendute", la denuncia arriva da don Mosè
Zerai, direttore dell'agenzia Habeshia. Una denuncia che arriva a pochi giorni
dalla fiaccolata al Campidoglio per i profughi sequestrati nel Sinai che si
svolgerà martedì 1 febbraio alle ore 18. Il copione è sempre lo stesso: si impone
un riscatto ai prigionieri, che vengono massacrati di botte dai trafficanti di
uomini per convincerli a contattare i parenti in Occidente e sollecitare
l'invio di denaro. Chi non può pagare rischia di essere venduto ad altre bande
di trafficanti o di essere trasferito in una clinica clandestina per l'espianto
di un rene. "C'è chi chiede molti soldi (fino a 10mila dollari, ndr) e chi
si accontenta di cifre inferiori -spiega don Mosé Zerai-. Chi viene venduto più
volte da un gruppo all'altro deve pagare un riscatto maggiore". Oltre che
per i profughi ancora nelle mani dei beduini Rashaida, cresce la preoccupazione
per i migranti eritrei ed etiopi che negli ultimi giorni sono stati arrestati
dai poliziotti egiziani e condotti in carcere. Qui, oltre a subire sistematiche
violenze (il governo del Cairo non li riconosce come richiedenti asilo, ma come
migranti illegali) i profughi eritrei ed etiopi vengono consegnati alle
ambasciate dei loro Paesi d'origine. "L'Egitto ha autorizzato i
rappresentanti delle ambasciate a entrare nelle carceri, ma non ha concesso la
stessa possibilità agli operatori delle Nazioni Unite -spiega don Mosé Zerai-
in totale violazione della Convenzione di Ginevra". E non solo: i
rappresentanti delle ambasciate entrano in carcere con liste di nomi di persone
ricercate.
Il 1° febbraio a Roma
Fiaccolata al Campidoglio per
i profughi sequestrati nel Sinai
La drammatica
situazione dei profughi sequestrati nel Sinai va avanti da oltre due mesi,
senza risposte istituzionali. Per mobilitare l’opinione pubblica, il CIR,
l'Agenzia Habeshia, l'Associazione a Buon Diritto e il Centro Astalli hanno
deciso di promuovere un'iniziativa pubblica a Roma: una fiaccolata silente
sulle scale del Campidoglio il prossimo martedì 1° Febbraio 2011 alle ore
18.00. Tutti (in particolare associazioni e organizzazioni di tutela
dei diritti umani,ma anche parlamentari, rappresentanti di enti locali,
cittadini) sono invitati ad aderire alla manifestazione: le adesioni
verranno raccolte fino a mercoledì 26 gennaio, alle ore 18.00, tramite mail: cirstampa@cir-onlus.org
Manifesto
della fiaccolata
Da oltre due mesi sappiamo della drammatica situazione
dei profughi provenienti dal Corno d’Africa nelle mani dei trafficanti di
uomini nel deserto del Sinai. Sappiamo ciò grazie a familiari e amici degli
ostaggi e seguiamo con apprensione giorno dopo giorno la loro
vicenda. Inizialmente siamo entrati in contatto con 80 eritrei
che provenivano dalla Libia, poi abbiamo avuto notizie di altri 170
ostaggi, per un totale di 250 profughi sequestrati. Non sappiamo che fine
abbiano fatto 100 di essi, presumibilmente trasferiti o venduti a un altro
gruppo di trafficanti. Tra il 28 novembre e il 12 dicembre 2010, 8 persone sono
state uccise e altre 4 sono state sottoposte a un intervento
chirurgico per l'espianto di un rene come forma di pagamento del riscatto. A
ciò si aggiunge che, nei confronti degli ostaggi, viene esercitata
una violenza quotidiana, anche sessuale. Sono incatenati, affamati e
tenuti in condizioni disumane. Da pochi giorni sappiamo dell’esistenza di un
altro gruppo di 30 profughi sequestrati. Gli unici che sono usciti da questo
incubo sono quanti hanno avuto la possibilità di pagare il riscatto grazie
all’aiuto dei loro familiari e amici. Questa i fatti, di cui rendono
quotidiana e dolorosa testimonianza gli ostaggi eritrei. Due mesi passati nel
silenzio e nell’inerzia della Comunità internazionale. Ma la Comunità
internazionale non può assolutamente ritenersi estranea a questa vicenda. Non
può essere taciuto infatti che questa drammatica situazione è una delle
conseguenze della politica europea di chiusura delle frontiere che sempre più,
attraverso la costruzione di muri fisici o legali e amministrativi, allontana
le persone che cercano protezione dal nostro continente. Per questo chiediamo
che, senza più attendere oltre, si mobiliti la Comunità
internazionale, sia per combattere il traffico di esseri umani sia per
garantire a queste persone la protezione internazionale di cui hanno bisogno e
a cui hanno diritto. In particolare attraverso un piano di "evacuazione
umanitaria" e un progetto di accoglienza dei profughi nel territorio
dell'Unione Europea. Un impegno internazionale che necessariamente si deve
tradurre in una strategia di cooperazione con Egitto e Israele, affinché
rispettino gli impegni assunti e i diritti dei rifugiati. In caso contrario, la
sorte cui destineremo quei profughi è l’abbandono in balia di spietati
sequestratori. Una fiaccolata per denunciare e testimoniare, fatta di lumi e
silenzio.
Promotori:
Consiglio Italiano per i Rifugiati-CIR; Agenzia Habeshia; A
Buon Diritto; Centro Astalli
Hanno
patrocinato l’iniziativa:
Provincia di
Roma
Comune di
Roma
Foreign Press
By Chris
Cook and James Boxell - Published: January 26 2011 23:30 |
Higher education leaders are fighting back against
government plans to restrict the number of students entering Britain, with one
senior sector leader saying that the Home Office is “actively shrinking our
capacity to export”. Edward Acton, vice-chancellor at the University of East
Anglia, told a press conference in Westminster that the visa proposals would
turn universities from being “a powerhouse for recovery” into a “deeply
wounded” sector. The government’s intends to reduce net immigration to fewer
than 100,000 a year by the end of this parliament. A consultation on
the plans ends next week. The Home Office has already spent months battling
with business leaders over plans to cap work visas for non-Europeans. In 2009,
the number of students entering the UK from outside the European Economic Area
and Switzerland reached a new high of 468,000. The Home Office says total net
student movement was an inflow of 139,000 – 76 per cent of the total net
inflow for the UK. University leaders support crackdowns on the abuse of
student visas but object
to efforts to cut foreign student numbers. Nicola Dandridge, chief
executive of Universities UK, the higher education trade body, called the
proposals “damaging and dangerous”. Universities object to two proposals in
particular: a tougher English test for would-be students and restrictions on
the work visas available to ex-students at their end of their studies. UK
universities are heavily reliant on foreign students. In 2008-09, UK
universities received a total of £2.2bn in fees from non-EEA students. This
flow of payments, on its own, makes up 8.7 per cent of the sector’s income.
Prof Acton said that the tougher language requirements would prevent many
students coming through intermediary “pathways”. He said “about half” of
non-EEA students use these courses to gain access to British universities.
Among other things, these courses raise students’ language skills to degree
level. There is also concern about the abolition of the “post-study work” visa
scheme, which allows recent graduates to remain in the UK to work. The London
School of Economics sent a letter to employers, highlighting this specific part
of the plans as the “most alarming” segment of the proposals. According to a
survey of LSE international students cited in the document, the post-study work
scheme was a “strong factor in encouraging international students to come to
the UK rather than the US or Australia”. The LSE letter also echoes concerns
made by other sector leaders that the Home Office is using flawed data. Prof
Acton asked the government to compile better information. “There’s at least
£1bn at stake,” he said. “The universities will pay for the exercise.”