COMUNICATO
del Consiglio direttivo dellĠASGI
Gravi dubbi di legittimit dell'accordo tra Governo italiano e
il CNT libico
L'ASGI
esprime le pi serie riserve sulla legittimit dell'accordo concluso il 17
giugno 2011 tra il Go–verno italiano e il CNT libico.
Anzitutto
si lamenta il fatto che il testo di un simile accordo non sia stato reso
pubblico. Dai di–spacci di stampa sembra che esso preveda una clausola
secondo la quale "le parti procederanno alla re–ciproca assistenza e
cooperazione nella lotta all'immigrazione illegale, incluso il rimpatrio di
immigrati in posizione irregolare".
In
secondo luogo evidente che trattandosi di accordo di natura politica esso non
pu certo essere concluso in forma semplificata, ma deve essere prima
sottoposto alle Camere per lĠapprovazione della legge di autorizzazione alla
ratifica ai sensi dell'art. 80 Cost.
In
terzo luogo il Governo italiano non sembra avere chiarito il destino del
trattato tra Italia e Libia fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 e ratificato e reso esecutivo con
legge 6 febbraio 2009, n. 7, del quale nel febbraio scorso il Governo italiano
stesso aveva dichiarato la sospensione, senza che ne sia chiara la natura
giuridica anche ai sensi della convenzione di Vienna sul diritto dei trattati.
Non chiaro dunque se gli obblighi di quel trattato siano o non siano sospesi,
sicch non si comprenderebbe se siano sospesi soltanto per il territorio
governato dai gruppi di Gheddafi e non per quelli oggi governati dal CNT.
In
quarto luogo, prescindendo dalla legittimit della rappresentanza del CNT e del
suo riconosci–mento da parte dal Governo italiano, l'accordo sembra
impegnare le parti a far applicare le procedure di rimpatrio degli stranieri
irregolarmente partiti dalla Libia. Su tali aspetti l'accordo sembra violare le
norme del diritto internazionale, anche perch oggi riguarda non tanto gli
stranieri partiti dalla Cirenaica amministrata dal CNT, il che non quasi mai
avvenuto, bens quelli fuggiti verso l'Italia dalla Tripolita–nia
amministrata da Gheddafi e sottoposta alle operazioni militari: non chiaro se
si voglia cos gi oggi riportare in Cirenaica chi fugge dalla Tripolitania.
Occorre
per ricordare che tutto il territorio libico oggi oggetto ad operazioni
militari e non certo zona sicura per la vita, la sicurezza e lĠincolumit
delle persone e che costoro fug–gono da specifiche operazioni
persecutorie messe in atto dalle milizie di Gheddafi con metodi che sono oggi
considerati crimini internazionali anche dalla Corte penale internazionale.
Perci evidente che l'Italia e il CNT devono comunque rispettare la
Convenzione internazionale sulla protezione dei civili durante i conflitti
internazionali e che l'Italia deve rispettare sia il principio del non
respingimento di chi pu ricevere lo status di rifugiato o lo status di
protezione sussidiaria, previsto dalla Convenzione internazionale sullo status
di rifugiato e dalle direttive comunitarie in materia, sia il divieto di ogni
forma di espulsione che possa esporre le persone a rischi per la vita, la
sicurezza e la libert o che comunque comporti una forma di tortura o di
trattamento inumano o degradante che secondo la Corte europea dei diritti
dellĠuomo inderogabile per ogni Stato parte della Convenzione europea dei diritti
dellĠuomo.
Ovviamente
ancora pi gravi considerazioni riguardano l'accordo se si tiene conto che la
Libia non ha mai ratificato la convenzione di Ginevra sullo status dei
rifugiati e che dunque, come dimostrano gli anni recenti, non potrebbe
proteggere effettivamente tali stranieri dal rischio di essere rinviati nei
loro Paesi di origine in cui sarebbero oggetto di persecuzione o in cui sono in
corso conflitti.
Dunque
un simile accordo mette a rischio proprio il rispetto di queste elementari
garanzie che so–stanziano il diritto d'asilo garantito dalla Costituzione
italiana all'art. 10, comma 3 e la tutela dei pi ele–mentari diritti
fondamentali della persona umana previsti dalle norme costituzionali,
internazionali e comunitarie. Perci occorrer fare ogni sforzo giuridico
affinch ne sia im–pedita
l'esecuzione.
A.S.G.I. - Associazione per gli studi giuridici
sullĠimmigrazione
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