18 mesi nei CIE
Punire a prescindere

17/06/2011, Milano. Secondo la bozza di decreto presentata ieri dal Ministro degli Interni al Consiglio dei Ministri, il trattenimento dei cittadini stranieri allinterno dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) potrebbe estendersi fino a 18 mesi. 

Siamo di fronte all'ennesima proposta demagogica del Governo, che invece di affrontare il fenomeno migratorio nella sua complessit si limita a provvedimenti punitivi e criminalizzanti. Provvedimenti che, peraltro, non hanno mai inciso sul numero di cittadini stranieri che annualmente entrano in Italia.
Vale la pena di rammentare che dal 1998, quando il periodo massimo di trattenimento previsto era di 40 giorni, si arriverebbe a ben un anno e mezzo con triplicazione degli attuali sei mesi.
Tuttavia, in questi tredici anni l'andamento statistico degli arrivi in Italia rimasto tutto sommato costante e - sottolineo - del tutto indifferente rispetto all'aggravarsi in senso securitario delle politiche italiane. A conferma, peraltro, della tesi storica di Saskia Sassen, secondo cui le politiche di accoglienza negativa di un Paese, almeno dalla rivoluzione industriale a i giorni nostri, non hanno mai inciso significativamente sul numero di immigrati e rifugiati nel paese stesso.
Cio a dire che le esigenze di mobilit degli individui non dipendono n vengono influenzate dalla normativa che troveranno nel paese in cui hanno deciso di migrare.
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Insomma, va ribadito con forza che i CIE, oltre a essere dei veri e propri buchi neri nellordinamento nazionale nonch dei luoghi dove le violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini stranieri sono alordine del giorno, risultano un mezzo assolutamente fallimentare anche nel contenimento dell'immigrazione irregolare (ammesso e non concesso che il concetto di irregolarit abbia un qualche senso). Appare quindi paradossale che piuttosto di ragionare di strumenti aderenti alla realt e che permettano - come prima imprescindibile necessit - la regolarizzazione dei cittadini stranieri presenti sul territorio, si preferisca scientemente insistere con uno strumento inadeguato, inefficace e illegittimo ma con il pregio di essere evidentemente propagandistico prosegue il presidente del Naga.

Infine, se mai il decreto fosse approvato, assai probabile che risulterebbe in patente contrasto con la stessa normativa europea che, secondo il Ministro Maroni, dovrebbe invece attuare conclude Massarotto.

Da parte nostra, continueremo in ogni caso a fornire assistenza e a denunciare ogni forma di discriminazione e criminalizzazione dell'immigrazione.

 

 

Info: naga@naga.it – 349 160 3305