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Libri e Pubblicazioni : IV Rapporto INPS sui lavoratori di origine immigrata
(10/06/11)

Sono oltre 2,5 milioni i lavoratori immigrati iscritti all’Inps. Quasi i due terzi sono attivi nelle regioni settentrionali, in particolare in Lombardia. La collaborazione familiare e l’agricoltura sono i settori in cui è maggiore la loro presenza. Questi alcuni dei dati diffusi dal IV Rapporto INPS sui lavoratori di origine immigrata “La regolarità del lavoro come fattore di integrazione” realizzato dal Centro studi e ricerche Idos-Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes, in collaborazione con l'Istituto.

Nel 2007 sono 2.727.254 i lavoratori di origine non e neo comunitaria assicurati all’INPS, pari al 12,9% di tutti gli assicurati dell’Istituto (21.108.368). I due terzi sono attivi nel Nord, quasi un quarto nel Centro e poco più di un ottavo nel Mezzogiorno. Nelle regioni settentrionali sono concentrati maggiormente i lavoratori immigrati dipendenti dalle imprese, in particolare quelli del settore metalmeccanico. Al Centro è rilevante la presenza di immigrati occupati nel settore domestico. Mentre al Sud troviamo soprattutto i lavoratori agricoli.

Le regioni a più alta concentrazione di iscritti all’Istituto sono la Lombardia, che accoglie un quinto degli assicurati INPS, seguono il Veneto (12,2%), l’Emilia Romagna (11,6%) e il Lazio (10,8%). La prima regione del Sud è la Campania con una quota di assicurati di 3,5%. A livello provinciale, l’area milanese, con il 9,7% degli iscritti, e l’area romana, con l’8,8%, continuano a rappresentare i territori di maggiore concentrazione dei lavoratori immigrati.

Per quanto riguarda le categorie, gli assicurati stranieri INPS sono così suddivisi: lavoratori dipendenti da aziende (1.722.634, 63,2%), lavoratori domestici (479.133, 17,6%), operai agricoli (231.663, 8,5%), lavoratori autonomi (293.824, 10,8%).

I lavoratori dipendenti da aziende sono concentrati soprattutto nei settori del commercio, dell'edilizia e metalmeccanico e sono inquadrati nella maggioranza dei casi come operai o apprendisti.

I lavoratori autonomi, seppure in numero contenuto, stanno ampliando la loro presenza che è pari al 7% tra gli artigiani, al 6,2% tra i commercianti e allo 0,9% tra gli autonomi in agricoltura. In questo ambito le nazionalità si legano a specifici settori: tra i commercianti oltre un terzo è di origine africana, con grande rilievo di marocchini, e un altro terzo di origine asiatica in prevalenza cinese; tra gli artigiani si affermano gli europei, specialmente rumeni e albanesi; tra gli agricoltori vengono per primi gli originari della svizzera e quindi, con quote ciascuno intorno a un ventesimo del totale, rumeni, tunisini, albanesi e polacchi.

Il comparto della collaborazione familiare è aumentato di 2,5 volte nel corso di un decennio (1998-2007). Una crescita che è continuata nel 2008 (651.888 assicurati, di cui 508.638) confermando che il settore è in grado di resistere anche in periodo di crisi. I lavoratori domestici e di cura immigrati registrati nel 2007 sono donne in quasi 9 casi su 10 e sono originari di un paese europeo in 2 casi su 3 e in un quarto dei casi della sola Romania. Seguono gli ucraini e i moldavi. Riguardo alla distribuzione territoriale, la Lombardia e il Lazio spiccano su tutte le altre regioni per il numero di addetti al settore familiare che si aggira intorno alle 100mila unità. Il rapporto riferisce che le famiglie italiane per pagare i collaboratori familiari spendono più di 9 miliardi di euro l’anno, consentendo un risparmio pubblico per mancate prestazioni assistenziali quantificato dal Ministero del Lavoro in 6 miliardi di euro nel 2007.

Il settore agricolo rimane tra quelli di maggior rilevanza per quanto riguarda l’occupazione degli immigrati e assorbe quasi un nono di tutti gli immigrati assicurati all’INPS. Tra gli assicurati in qualità di operai agricoli prevalgono i migranti dell’Europa centro-orientale (71,3%), soprattutto rumeni (30,6%). Tra i non comunitari si registra una forte presenza di albanesi (8,8%), seguiti da marocchini (7,5%) e indiani (5%).

Infine alcuni dati sulle pensioni. Anche se gli immigrati contribuiscono a un ingente versamento di contributi previdenziali (circa 7,5 miliardi di euro nel 2008) sono molto pochi quelli che beneficiano di prestazioni pensionistiche: all’inizio del 2010 sono stimabili in appena 110mila i pensionati stranieri e quelli entrati in età pensionabile nel corso dell’anno incidono appena per il 2,2% sul totale dei residenti nella stessa condizione. Considerata l’età media nettamente più bassa di quella degli italiani (31,1 anni contro i 43,5), questo andamento, sottolineano i ricercatori, è destinato a durare per diversi anni con innegabili benefici per il sistema previdenziale.

IV Rapporto INPS sui lavoratori di origine immigrata. La regolarità del lavoro come fattore di integrazione – scheda sintetica

File allegati: scheda INPS 2010.pdf 
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