MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI  ANCORA IN STATO DI ABBANDONO                                                                                                             



1. Sulla base dei diversi decreti, e delle ordinanze di protezione civile (OPCM), adottate dal Presidente del consiglio dei ministri e dal ministro dell'interno a partire dal 12 febbraio 2011, sono state stabilite le nuove  HYPERLINK "http://www.asgi.it/public/parser_download/save/procedure.per.il.collocamento.dei.minori.stranieri.non.accompagnati.pdf"Procedure per il collocamento dei minori stranieri non accompagnati)  La circolare con le procedure operative è stata definita dal Comitato di coordinamento nella riunione del 17 maggio  E' quindi seguito il  HYPERLINK "http://www.asgi.it/public/parser_download/save/decreto.commissario.delegato.minori.2011.pdf"Decreto del Commissario Delegato Emergenza Nord Africa del 18 maggio 2011 - Nomina Soggetto attuatore (1305.26 KB)  che ha nominato Soggetto attuatore per l’assistenza dei minori non accompagnati il Direttore generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dott. Forlani. 


La situazione dei minori non accompagnati trattenuti nei centri dell'isola di Lampedusa e in altre strutture provvisorie come la struttura ubicata nella zona portuale di Porto Empedocle, dove dal 13 aprile sono trattenuti minori non accompagnati, è diventata, intanto, sempre più drammatica, e si ha notizia di gravi ritardi nell'adempimento dei doverosi atti di comunicazione al Tribunale dei Minori ed al Giudice Tutelare. La situazione sanitaria, soprattutto nella struttura di Porto Empedocle, ma anche a Lampedusa, appare sempre più critica.  I minori stranieri non accompagnati trattenuti a Lampedusa hanno tra i 14 e 17 anni ed i ritardi che si stanno accumulando stanno generando una situazione di grave tensione, anche perchè con il compimento della maggiore età rischiano di essere sottoposti alle procedure di detenzione amministrativa e di rimpatrio forzato . Tutti avrebbero dovuto lasciare da tempo i centri di Lampedusa e di Porto Empedocle per essere trasferiti verso un centro di accoglienza per minori, in possesso dei requisiti previsti dalla legge per queste strutture. Quei pochi che sono stati trasferiti dalle strutture di prima accoglienza  sono rimasti per la maggior parte in Sicilia,  mentre dovrebbe essere chiaro a tutti che non può essere solo la Sicilia, risulterebbe per l'85 per cento, l'unica regione a farsi carico dell'accoglienza di queste persone.  


2. Una circolare ministeriale del 18 maggio scorso prevedeva il trasferimento dei minori non accompagnati in “strutture ponte” che però di fatto non sono state mai istituite, e forse a questo punto non lo saranno mai.  Le strutture ponte avrebbero dovuto essere individuate di concerto tra il Commissario delegato Forlani e l'ANCI e questi enti avrebbero dovuto raccogliere direttamente le disponibilità verificate a livello locale, ma al momento queste disponibilità non sono neanche note, l'ANCI non presta a livello regionale quella collaborazione che è richiesta persino dalla Protezione Civile e di fatto si sta utilizzando un sistema parallelo di accoglienza, gestito unicamente dal Ministero dell'interno, dalle Prefetture e dai commissari nazionali per l'emergenza “Nord Africa”. Rimane ancora avvolto nelle nebbie, come già in effetti si verifica da anni, il ruolo del Comitato per i minori stranieri. 


Intanto molti minori non accompagnati vengono fatti partire sotto controllo ( ed organizzazione) di forze di polizia da Lampedusa a bordo delle stesse navi che fanno la spola verso la Puglia, o più recentemente verso i porti di Cagliari, Napoli, Genova, senza che nessuno conosca la destinazione finale del loro viaggio, solo perchè la decisione viene presa a Roma mentre la nave è in navigazione nel Mediterraneo. Rimangono vuoti diversi centri di accoglienza che in base alla circolare dovrebbero potuto, anzi dovuto, ricevere minori sulla base di una decisione assunta a livello nazionale e dopo il transito nelle “strutture ponte”, che come si è detto allo stato non esistono. E le strutture che fanno accoglienza in Sicilia, come quelle dell'ente IPAB a Catania sono sovraffollate, ospitando fino a 60 minori in condizioni di tale promiscuità e senza la necessaria presenza delle figure professionali che potrebbero garantire una mediazione efficace, al punto che risse e le fughe sono all'ordine del giorno. Nella gestione dei centri di prima accoglienza (CPA) gestiti da Prefetture e Questure si verifica spesso che si trovino più di quaranta minori, in situazioni di promiscuità che non garantiscono né la salute né il rispetto dei diritti e della dignità di queste persone.

                                                                                                                                                         

3. Da parte di chi si dovrebbe occupare di trasferire questi minori nelle fantomatiche “strutture ponte”, ad oltre un mese e mezzo dalla sua designazione avvenuta il 17 maggio scorso, soltanto parole.  "L'emergenza non è finita - ha avvertito in una dichiarazione riportata dall'ANSA- Natale Forlani, direttore generale per l'immigrazione del Ministero del lavoro e soggetto attuatore per l'assistenza ai minori stranieri non accompagnati provenienti dal Nord Africa - e il problema non sarà di breve durata ma si protrarrà nei prossimi anni. Il problema è complesso, alcuni di questi minori arrivano con una precisa strategia e spesso identificarli è difficile. E questo é vero soprattutto a Lampedusa, dove tutti i giovani che arrivano dichiarano di essere minorenni per poter usufruire della protezione garantita ai minori nel nostro Paese. Va perfezionato il sistema di identificazione". 

Forlani ha anche spiegato che è previsto, ma non ancora attivato, un nuovo sistema di case-ponte per la prima accoglienza dei minori stranieri, per toglierli da situazioni di promiscuità. E c'é il problema delle risorse: per l'accoglienza dei minori non accompagnati servono 45-50 miliardi di euro, ha detto, e non sarà facile reperirli alla vigilia di una manovra finanziaria che ha definito "da brividi". Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha definito quella dei minori stranieri "un'emergenza nell'emergenza" e ha annunciato di aver deciso di istituire un team di monitoraggio sulla qualità dell'accoglienza nelle strutture adibite in Italia a ricevere minori non accompagnati, chiedendo a Save the Children di farne parte. 


Nelle dichiarazioni di Forlani si riscontra un evidente “capovolgimento” della Direttiva Amato del 2007, si introduce di fatto una vera e propria “presunzione di maggiore età” fino a prova contraria, assoggettando i minori alle stesse misure restrittive in attesa di identificazione adottate per gli adulti. Il tempo che le Questure lasciano passare senza avvertire il Giudice tutelare per l'apertura delle tutela, anche a causa dei ritardi nel sistema dei trasferimenti dai luoghi di sbarco e di prima accoglienza, aumenta il numero dei minori che alla maggiore età saranno “trattati” come clandestini e accresce notevolmente il numero di coloro che, appena possono, fuggono dalle strutture di  accoglienza. Molti di coloro che sono ripresi dalle forze di polizia, secondo diverse testimonianze raccolte dagli operatori e documentate anche con video sarebbero stati sottoposti a duri pestaggi da parte delle forze di polizia.

                                                                                                                                                                Nei confronti dei minori non accompagnati è diffuso un pregiudizio che potrebbe configurare una vera e propria discriminazione istituzionale. Secondo Forlani, “ a Lampedusa,  tutti i giovani che arrivano dichiarano di essere minorenni per poter usufruire della protezione garantita ai minori nel nostro Paese”. L'esigenza di “perfezionare il sistema di identificazione” appare certamente plausibile, a fronte della imprecisione dei sistemi adottati attualmente, ma non può costituire un alibi per il trattenimento a tempo indeterminato di ragazzi che dovrebbero essere identificati con la maggiore tempestività, al fine di attivare il giudice tutelare, la procura del competente Tribunale dei minori ed i servizi sociali e che, per la legge vigente ( art. 19 del T.U. sull'immigrazione n. 286 del 1998), da interpretare anche alla luce della direttiva Amato se si vuole rispettare il “superiore interesse del minore”, non possono essere respinti o espulsi magari limitandosi ad attendere il compimento del diciottesimo anno d'età.


4. Nel corso di una recente riunione che si è svolta a Palermo presso la sede della Protezione civile, con la partecipazione delle organizzazioni che intervengono in questo settore in convenzione con il Ministero dell'interno, nell'ambito del progetto Presidium ( Save The Children per i minori non accompagnati, ACNUR per i richiedenti asilo e OIM per i migranti economici ed i rimpatri assistiti) sono emersi tutti gli aspetti critici che denunciamo da mesi, in particolare per quanto riguarda la struttura di Mineo, dove sono stati trasferiti anche minori non accompagnati, la situazione sanitaria della struttura ubicata nel porto di Porto Empedocle, e i trasferimenti “ritardati” dalle isole di Lampedusa e Pantelleria verso centri di accoglienza idonei a ricevere minori non accompagnati. Nel corso della riunione è anche emerso come le decisioni sulla movimentazione dei minori lascino fuori la Protezione civile regionale, l'Assessorato alla famiglia della regione Sicilia, gli enti che a vario titolo si sono offerti di prestare assistenza, come la Caritas, senza ricevere risposte dagli organi che a Roma ( e poi nelle questure in Sicilia che ne attuano le scelte) decidono sulla destinazione dei minori.

Non appare chiaro neppure il rapporto tra il ministero dell'interno e i vertici della protezione civile a Roma, né sono conosciuti i risultati del tavolo di coordinamento nazionale che dovrebbe essere stato costituito. Tutto questo si traduce nella mancanza totale di trasparenza e quindi nell'inefficacia o in ritardi gravissimi negli interventi. Inoltre, per quanto concerne i minori richiedenti asilo,  la rete degli SPRAR in Sicilia si rarefatta al punto da risultare praticamente scomparsa e i CARA presenti in Sicilia sono strapieni, a Salina Grande (Trapani) e a Caltanissetta, mentre appare sempre più anomala la situazione del mega CARA ( che funziona anche come CPA) di Mineo, rispetto al quale tutti gli enti locali e le associazioni chiedono la chiusura, mentre il ministero dell'interno interviene con misure da ordine pubblico non appena scoppia la protesta.  Nella struttura di Mineo, quello che è stato definito un centro di accoglienza a cinque stelle, secondo un recente rapporto di MSF si sarebbero verificati sette tentativi di suicidio. E sembrerebbe che una piccola parte di minori non accompagnati sia stata trasferita anche a Mineo. Non si conosce con quali forme di assistenza specifica e con quali comunicazioni alle competenti autorità tutelari e minorili.


5. I CPA ( Centri di prima accoglienza) vengono gestiti dal Ministero dell'interno ( con le sue diramazioni periferiche, Prefetture e Questure) e possono sorgere ( o essere chiusi) ovunque se ne ravvisi l'esigenza, dopo gli sbarchi, come a Pozzallo, che adesso sarebbe chiuso e a Rosolini, che dovrebbe chiudere tra breve. In realtà anche in queste strutture transitano minori non accompagnati, con gravi problemi di identificazione certa e di tutela giuridica, anche perchè coloro che vengono riconosciuti maggiorenni, se di nazionalità tunisina od egiziana, sono rimpatriati collettivamente senza potere esercitare effettivamente alcun diritto di difesa, neppure relativamente all'accertamento dell'età. 


Nel corso della riunione, che si è svolta presso gli uffici della protezione civile di Palermo, ho sottolineato come l'assenza di tutela giuridica, persino la difficoltà nella nomina di un avvocato, il ritardo nelle comunicazioni della presenza dei minori non accompagnati nel territorio nazionale ai giudici del Tribunale per l'apertura delle tutele e alla Procura del tribunale dei minori, esponga i minori a conseguenze assai gravi anche dal punto di vista psicologico e sanitario. Nella struttura di Porto Empedocle ci sono diversi minori che hanno contratto varie forme di infezioni che imporrebbero la chiusura immediata di un luogo che non è idoneo ad una permanenza prolungata in assenza delle necessarie autorizzazioni sanitarie e dei minimi requisiti igienico-sanitari. Non si contano gli atti di autolesionismo. Ma la Questura di Agrigento continua a portare in quel luogo minori non accompagnati, come è successo da ultimo con i ragazzi sbarcati a Sciacca alla fine di giugno, in una occasione nella quale uno di loro è morto schiacciato tra l'elica ed il timone dell'imbarcazione con la quale erano arrivati. Non si è riservato un trattamento diverso neppure a persone che erano state testimoni di una tragedia tanto grave. 

Se a questo si aggiunge un crescente ritardo nella formalizzazione delle volontà manifestate verbalmente di chiedere asilo, e questo vale sia per i minori che per gli adulti, ovviamente con conseguenze assai diverse, si configura un quadro di soggetti che rimangono per settimane, e talvolta anche mesi, in un limbo giuridico che ha gravi risvolti sulla loro salute, sulla loro sicurezza, e sul loro futuro.


6. Appare evidente la volontà, da parte del ministero dell'interno e dei commissari delegati, di procrastinare al massimo la presa in carico dei minori non accompagnati e dei richiedenti asilo per evitare di affrontare le complesse fasi burocratiche ed i rilevanti oneri economici per il loro inserimento nelle comunità in Sicilia. Si avverte certo l'esigenza di trasferirli in altre regioni anche perchè finora la Sicilia ha accolto oltre l'ottanta per cento dei minori non accompagnati. . Ma i tempi di questi trasferimenti si allungano a dismisura, come si sta verificando, e non si possono lasciare privi di uno stato giuridico certo e delle figure di tutela richieste dalla legge, minori non accompagnati che anche a causa della loro età possono facilmente fuggire nella clandestinità o subire lo stesso trattamento ( espulsione e detenzione nei CIE) che subiscono i migranti irregolari che sono arrivati dopo avere compiuto i diciotto anni.

Rimane peraltro assai alto il rischio di accertamenti dell'età basati esclusivamente sulla radiografia del polso che sono largamente opinabili, come si è verificato poche settimane fa a Lampedusa quando, dopo l'attribuzione della maggiore età da parte della polizia, è giunto dalla Tunisia un certificato anagrafico che accertava come si trattasse di un minore non accompagnato. E questi casi non sono rari, anche se è difficile che emergano perchè la polizia impedisce agli avvocati di avere contatti necessari per il rilascio della procura e giunge persino a contestarne l'autenticità pure quando è rilasciata in presenza di un pubblico ufficiale dello stato. Ma ormai, anche di fronte alla corte Europea dei diritti dell'uomo, come nei più sperduti tribunali di provincia, quando vengono a mancare argomenti e basi giuridiche per giustificare trattenimenti illegali si ricorre all'espediente di mettere in dubbio l'autenticità delle procure conferite agli avvocati, o si impedisce loro direttamente l'esercizio del diritto di difesa, trasferendo da un centro all'altro gli immigrati, minori ed adulti, che hanno avuto il coraggio di enunciare gli abusi che hanno subito ed hanno nominato un avvocato di fiducia.  E' successo nei CIET di Santa Maria Capua Vetere e di Palazzo San Gervasio ( Potenza), sta succedendo adesso anche a Lampedusa.


7. Si assiste in definitiva ad un avvitamento generale del sistema dell'accoglienza, mentre è saltato il sistema delle assegnazioni ai centri di accoglienza e nessuno sa con certezza quali sono le strutture operative e quali siano i livelli di occupazione effettivi, con conseguenze particolarmente gravi nel caso dei minori non accompagnati e dei richiedenti asilo. Qualcuno riteneva che la guerra in Libia sarebbe finita in un mese, che gli accordi con le nuove autorità di Bengasi avrebbero bloccato le partenze ( Frattini), altri erano certi che gli arrivi dalla Tunisia sarebbero cessati, dopo i “generosi” riconoscimenti economici e la cessione di alcune motovedette alla polizia tunisina ( Maroni). In realtà queste previsioni risultano contraddette dai fatti. Ancora questa mattina, come riferisce l'Ansa di sabato 2 luglio, “un barcone partito dalla Libia con 214 profughi, tra i quali 27 donne e 11 minori, e' stato soccorso a trenta miglia da Lampedusa dalla Guardia Costiera. Gli immigrati che erano sull'imbarcazione in difficoltà a causa delle condizioni del mare, provenienti da paesi dell'Africa subsahariana, sono stati trasbordati sulle unita' della Capitaneria e portati nel centro di prima accoglienza”, si deve ritenere la struttura di Contrada Imbriacola nella quale sono già “ospitati” anche diversi minori non accompagnati ancora in attesa di identificazione.  


8. Di fronte ad una situazione che potrà solo peggiorare con le buone condizioni del mare nella stagione estiva, non si può tollerare che l'unica risposta sia l'abbandono dei minori non accompagnati in strutture inidonee e la deprivazione della dignità di tutti i migranti ( adulti e minori) che arrivano in Italia, forse nel tentativo di rendere tanto insopportabile la permanenza nel nostro “bel paese” da tentare la fuga verso altri paesi o accettare la sconfitta, subire il rimpatrio o scegliere comunque di abbandonare, ritornando in patria, un paese inospitale e violento nel quale i diritti umani sembrano sanciti solo sulla carta.

Occorrerebbe innanzitutto superare il modello di accoglienza “militare” prefigurato dall'OPCM ( Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri) n. 3933 del 13 aprile 2011, e dalle successive circolari attuative dei commissari Gabrielli e Forlani. Gli interventi potrebbero restare, almeno nell'immediato, nell'alveo della Protezione civile, ma secondo canoni che non possono essere quelli dell'emergenza e della militarizzazione. Perchè con questa “emergenza” dovremo confrontarci ancora per anni, e le cadenze attuali degli “sbarchi” non sono molto dissimili dagli arrivi che si verificavano negli anni precedenti di maggiore afflusso, come il 2008, quando comunque il sistema di accoglienza funzionò meglio di quanto verificabile oggi.  

Va riprogrammato un coordinamento nazionale tra ministero dell'interno, protezione civile ed Anci, restituendo responsabilità e poteri decisionali agli snodi regionali. Va riconosciuto un ruolo alla programmazione ( contrattata con enti del terzo settore) delle regioni e degli enti locali, ribadendo per tutti obblighi precisi di accoglienza e di comunicazione tempestiva della presenza dei minori non accompagnati alle competenti autorità giudiziarie ( Giudice tutelare e Procura del Tribunale dei Minori). I trasferimenti dei minori non accompagnati verso strutture di effettiva accoglienza devono avvenire nel più breve tempo possibile dopo lo sbarco, e negli stessi brevi termini vanno attivati gli uffici della tutela e le procedure di integrazione.

Si devono riunificare i tanti sistemi paralleli di accoglienza che sono sorti in Italia, costringendo tutte le regioni ad adottare standard comuni ed un equo riparto degli oneri di accoglienza, senza andare in cerca delle fantomatiche “strutture ponte”, che sembrano ormai destinate a restare solo sulla carta. Occorre ridisegnare un sistema nazionale di accoglienza per i minori non accompagnati, e più in generale per tutti coloro che richiedono asilo, che superi anche la dimensione asfittica degli SPRAR, e risulti conforme con le direttive comunitarie, a partire dalla Direttiva 2003/9/CE sull'accoglienza, anche sotto il piano delle garanzie legali, fino all'ultima direttiva sui rimpatri 2008/115/CE.

Andrà effettuato un monitoraggio continuo delle strutture di accoglienza, con sanzioni immediate nei confronti di tutti gli inadempimenti che si dovessero verificare, sia dal punto di vista degli standard di accoglienza, che in caso di ritardo nell'avvio delle procedure amministrative a tutela dei minori non accompagnati. Questo “monitoraggio” non dovrà essere affidato soltanto ad una struttura del ministero dell'interno o agli enti convenzionati, confondendo i ruoli di controllore e di controllato, ma dovrà anche risultare dall'apertura delle strutture di accoglienza alle organizzazioni del volontariato presenti nel territorio ed agli operatori legali che assistono i minori non accompagnati.

Nella regione Sicilia è assolutamente necessario che i diversi soggetti che hanno competenze sull'accoglienza dei minori non accompagnati ( Assessorato alla famiglia, Assessorato alla sanità, Protezione Civile, ANCI) attivino un tavolo permanente di confronto, aperto alle organizzazioni umanitarie ed alle  associazioni di volontariato. In questo modo il confronto con le autorità nazionali potrà essere riattivato da posizioni di maggiore forza. 

Si avverte in questa occasione l'assenza di una legge regionale sull'immigrazione, verso la quale occorre andare con scelte rapide del governo regionale e con il necessario confronto in aula, senza indugiare in lavori da comitato che rischiano di rinviare all'infinito l'adozione di una normativa regionale che appare improcrastinabile. 


Fulvio Vassallo Paleologo

Università di Palermo