L'immigrazione in Toscana nel 2010 - Conferenza dei Prefetti della Toscana

 


Repubblica Italiana

Ministero dell’Interno

 

Conferenza dei Prefetti

della Toscana

 

 

 

 

 

L’immigrazione in

Toscana nel 2010

 

 

 

 



Il presente lavoro è stato redatto e coordinato

 

dalla Dr.ssa Nelly IPPOLITO MACRINA

e dalla Dr.ssa Daniela PIERINI

della Prefettura di Firenze.

 

Hanno collaborato:

Dr. Vincenzo Arancio, Prefettura di Massa Carrara*

Dr.ssa Maria Teresa Cattarin Franzero, Prefettura di Siena

Dr. Vittorio De Cristofaro, Prefettura di Pistoia

Dr. Antonio Falso, Prefettura di Arezzo

Dr. Filippo Izzo, Prefettura di Pisa **

Dr. Daniele Colbertaldo, Prefettura di Prato

Dr.ssa Daniela Lucchi, Prefettura di Firenze

Dr.ssa Valentina Pezone, Prefettura di Livorno

Dr.ssa Domelia Ruffini, Prefettura di Grosseto

Dr.ssa Stefania Trimarchi, Prefettura di Lucca

 

 

 

L’elaborazione grafica è stata curata

dall’ing. Francesco PUORTO della Prefettura di Firenze

 

 

 

 

* ora in servizio presso la Prefettura di Firenze

**ora in servizio presso il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, del Ministero dell’Interno

 


 

 

 

Indice

 

 

Introduzione  IX

1.  Il fenomeno migratorio in Toscana  1

1.1.   Gli aspetti demografici dell’immigrazione nella regione: i permessi di soggiorno. 1

L’indicatore di presenza al 30/06/2010  1

I permessi di soggiorno  1

L’ indicatore di soggiorno stabile  1

1.2.   Le novità normative sui titoli di soggiorno. 9

I permessi di soggiorno e l’”Accordo di integrazione” 1

I permessi di soggiorno CE ed il test di italiano  1

1.3.   I residenti immigrati: il profilo di un insediamento stabile. 14

L’indicatore di incidenza a livello nazionale  1

La presenza femminile straniera  1

L’ indicatore di densità  1

Il bilancio demografico degli stranieri 1

L’indicatore di ricettività migratoria  1

L’indicatore di appartenenza  1

familiare  1

L’indicatore di stabilità  1

Le acquisizioni di cittadinanza  1

Le istanze presentate nel 2009 in Toscana  1

Le istanze di concessione della cittadinanza per matrimonio  1

Le cittadinanze rilasciate nel 2009 in Toscana  1

L’indicatore di naturalizzazione  1

1.4.   L’immigrazione e la devianza. 34

Il panorama dei reati nel contesto europeo  1

Il panorama dei reati nel contesto italiano  1

Immigrazione e devianza nel contesto toscano  1

I dati delle province toscane: Arezzo  1

I dati delle province toscane: Firenze  1

I dati delle province toscane: Grosseto  1

I dati delle province toscane: Livorno  1

I dati delle province toscane: Lucca  1

I dati delle province toscane: Massa Carrara  1

I dati delle province toscane: Pisa  1

I dati delle province toscane: Pistoia  1

I dati delle province toscane: Prato  1

I dati delle province toscane: Siena  1

2. L’inserimento nel mercato del lavoro dei cittadini immigrati 57

2.1.   Il quadro d’insieme dell’economia toscana. 57

Il quadro economico toscano nel 2009  1

La condizione occupazionale in Toscana  1

I tassi di occupazione  1

I tassi di disoccupazione  1

L’occupazione indipendente  1

Le previsioni occupazionali 1

2.2.   Le dinamiche dell’occupazione straniera in Toscana. 63

Le tipologie contrattuali degli stranieri 1

Il lavoro precario ed atipico  1

Gli occupati comunitari ed extra-comunitari 1

2.3.   I livelli retributivi. 66

I differenziali retributivi 1

2.4.   L’imprenditoria immigrata al femminile. 72

Le imprese individuali femminili, in Italia  1

Le imprese individuali femminili, in Toscana  1

La distribuzione provinciale delle imprese individuali femminili 1

Le imprese individuali femminili con titolari non comunitarie  1

2.5.   L’andamento della regolarizzazione prevista dalla L. n.102/2009. 76

Le domande e i nulla osta rilasciati 1

Le criticità riscontrate  1

2.6.   Gli ingressi per lavoro in casi particolari: alte professionalità. 79

La procedura semplificata  1

La modulistica e l’inoltro telematico  1

L’ ingresso in Italia e il ricevimento presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione  1

Dirigenti o personale altamente specializzato  1

Professori universitari con incarico accademico in Italia. 1

La direttiva europea e la “Carta blu” 1

3.  Gli immigrati e la condizione abitativa  93

3.1.   L’andamento nazionale. 93

L’andamento nazionale delle compravendite nel 2009  1

La condizione abitativa degli stranieri, in Italia nel 2009  1

Il mercato degli affitti 1

3.2.   Gli immigrati e la casa in Toscana. 97

Il mercato immobiliare in Toscana  1

Le locazioni a stranieri in Toscana  1

I provvedimenti di sfratto  1

3.3.   L’area del disagio abitativo e “l’abitare precario”. 101

Gli interventi di sostegno e l’edilizia residenziale pubblica  1

Gli insediamenti “precari” nelle province toscane  1

4.  I minori stranieri e l’inserimento scolastico  109

4.1.   La popolazione minorile italiana e straniera. 109

La popolazione minorile in Italia  1

La distribuzione territoriale dei minori in Italia  1

I minori stranieri in Italia  1

4.2.   La popolazione minorile in Toscana. 112

I minori stranieri in Toscana  1

Le seconde generazioni 1

4.3.   I numeri della scuola. 115

Gli alunni con cittadinanza straniera, in Italia  1

Gli alunni straneri nelle scuole toscane  1

La dispersione e l’abbandono scolastico  1

Il lavoro minorile  1

4.4.   I minori stranieri non accompagnati. 126

Le stime del Comitato Minori Stranieri 1

I dati del Rapporto Annuale dell’ANCI 1

4.5.   I minori in difficoltà: povertà e deprivazione. 131

La povertà minorile in Italia  1

La povertà relativa in Italia  1

La povertà minorile e gli immigrati nella realtà toscana  1

5.  I Consigli Territoriali per l’Immigrazione e le iniziative di integrazione  135

5.1.   Il ruolo dei Consigli Territoriali per l’Immigrazione. 135

5.2.   Il Progetto di Arezzo “ORIENTAMENTI: giocare d’anticipo per l’integrazione”. 136

Le premesse  1

Attività sperimentale della Prefettura  1

Le azioni previste  1

5.3.   L’iniziativa di Firenze: le guide sull’imprenditoria straniera. 141

I vademecum realizzati 1

La “ Guida per la creazione di una nuova impresa” 1

5.4.   L’iniziativa di Livorno: la diffusione dei contenuti della Carta dei Valori nelle scuole. 145

5.5. La condizione e le esigenze degli stranieri: la rilevazione della Prefettura di Lucca. 147

I questionari a seguito di ricongiungi-mento familiare  1

Le problematiche evidenziate  1

Le linee di tendenza rilevate  1

5.6.   L’attività di indagine statistica svolta a Massa Carrara. 152

Le premesse  1

La metodologia di lavoro utilizzata  1

I risultati e le osservazioni 1

Le conclusioni 1

5.7.   Il portale internet realizzato a Prato. 157

Il portale “ Pratomigranti” 1

I contenuti 1

6.  Gli interventi in favore di richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di altre forme di protezione umanitaria  161

6.1.   Il Sistema Nazionale di Protezione. 161

6.2.   Le iniziative del Comune di Firenze. 162

Il Progetto “Villa Pieragnoli” 1

I servizi offerti dal progetto  1

Il “Centro polifunzionale” 1

7.  Le espulsioni e gli allontanamenti 173

7.1.   I respingimenti, le riammissioni e le espulsioni. 173

I dati in Italia  1

I dati in Toscana  1

7.2.   Gli allontanamenti dei cittadini comunitari. 176

I dati in Italia  1

I dati in Toscana  1

7.3.   Il trattenimento nei C.I.E. 179

I dati in Italia e in Toscana  1

8.  Gli aspetti giuridici: legge della Regione Toscana e giurisprudenza  181

8.1.   Premessa. 181

8.2.   La legge regionale 29/2009 “Norme per l’accoglienza, l’integrazione partecipe e la tutela dei cittadini stranieri nella Regione Toscana”. 181

Il modello di governance  1

La rappresentanza e la partecipazione degli stranieri alla vita pubblica locale  1

Il riconoscimento dei diritti e le reti dei servizi informativi e di tutela  1

Il superamento delle disuguaglianze sostanziali legate a differenze di lingua e cultura  1

I flussi migratori e gli interventi di protezione e di inclusione sociale  1

8.3     La giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione a Sezioni Unite. 194

8.4.   La legislazione regionale sull’immigrazione: il caso della legge toscana. 194

Corte cost. n.269 del 22/07/2010  1

8.5.   L’ individuazione e la localizzazione dei Centri di identificazione ed espulsione. 200

Corte cost. n.134 del 15/04/2010  1

8.6.   Sulla legittimità costituzionale delle norme penali in tema di contrasto all’immigrazione clandestina. 202

Corte cost. n.249 del 08/07/2010  1

Corte cost. n.250 del 14/07/2010  1

8.7.   L’autorizzazione all’ingresso del genitore per gravi motivi connessi allo sviluppo del minore. 213

Cass. S.U. n. 21799 del 25/10/2010  1

Appendice statistica  217

Struttura e metodologia  217

Indici e indicatori 217

Indice di attrattività territoriale  219

Metodologia di calcolo  223

Tabelle statistiche  223

Indice delle Figure  223

Indice delle Tabelle  223

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Introduzione

 


 

 

 

LA RICERCA DELLE PREFETTURE TOSCANE

 

 

 

Con “L’immigrazione in Toscana nel 2010”, giunge alla quarta edizione consecutiva l’annuale ricerca che, nata a suo tempo su iniziativa della Conferenza dei Prefetti della Toscana, è stata elaborata dalle dieci prefetture della regione.

Le ricerche, negli anni, hanno anzitutto proposto i dati numerici dell’immigrazione, nella consapevolezza che la conoscenza della dimensione e della fisionomia di un fenomeno è il primo passo, importante ed imprescindibile, per la comprensione del fenomeno stesso e per delinearne ipotesi di prospettive future.

Accanto ai dati numerici, i rapporti hanno di volta in volta evidenziato vari profili: le iniziative di integrazione offerte dal territorio, i progetti dei Consigli territoriali per l’immigrazione e il lavoro degli Sportelli unici presso le Prefetture, hanno messo in luce le criticità riscontrate e talune volte hanno anche avanzato possibili percorsi operativi da intraprendere.

L’immigrazione in Toscana nel 2010” dedica, tra l’altro, ampio spazio ai minori stranieri, alla condizione abitativa degli immigrati, al loro inserimento nel mercato del lavoro. Oltre al profilo sociologico del fenomeno, il documento ne sottolinea taluni aspetti giuridici quali la legge adottata dalla Regione lo scorso anno (“Norme per l’accoglienza, l’integrazione partecipe e la tutela dei cittadini stranieri nella Regione Toscana”) e le pronunce della Corte Costituzionale e delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione intervenute nel 2010 nella materia.

Sembra opportuna una precisazione in ordine alla metodologia adottata nel trattamento dei dati, come anche specificato nell’introdurre “L’appendice statistica”, che chiude il documento.

Come tutti i fenomeni complessi l’immigrazione - e a maggior ragione la capacità di un territorio di favorire l’ integrazione degli immigrati - non è oggetto di una misurazione diretta (cioè non esiste un dato che possa, da solo, restituirne la dimensione) bensì indiretta: occorre, infatti, costruire un sistema di rilevazione che metta insieme e sintetizzi una serie di dati diversi, ciascuno riferito a fenomeni che sono correlati in maniera significativa con il più ampio fenomeno dell’immigrazione. I dati di questi fenomeni possono così assurgere a indicatori e, opportunamente trattati, possono confluire nella costruzione di apposito indice sintetico.

“L’immigrazione in Toscana nel 2010” ha assunto come base metodologica quella indicata nel VII Rapporto del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, pubblicato a Roma nel luglio del 2010, cercando di seguire il più possibile la traccia teorica di costruzione degli indici di integrazione degli immigrati, indicata in tale Rapporto, ma riferendola alla realtà che emerge dai dati rilevati sulle singole province e nella regione Toscana.

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fenomeno migratorio

in Toscana

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

1.    Il fenomeno migratorio in Toscana

1.1.   Gli aspetti demografici dell’immigrazione nella regione: i permessi di soggiorno.

L’analisi della distribuzione territoriale dei cittadini stranieri che hanno scelto di vivere in Toscana, è il punto di partenza che caratterizza, anche per questa edizione, la ricerca sul fenomeno migratorio in Toscana.

La crescita e la stabilizzazione della popolazione straniera sul territorio nazionale e regionale ha, come inevitabile conseguenza, l’incremento e la trasformazione degli eventi demografici che la riguardano. Il fenomeno migratorio, con il tempo, da fenomeno individuale diviene sempre più un fenomeno che coinvolge nuclei familiari e non solo, quindi, aumenta il numero di eventi che riguardano la popolazione straniera ma, questi ultimi, si diversificano e si inseriscono all’interno di un quadro d’insieme via via più complesso.

Al fine, quindi, di meglio conoscere i diversi aspetti che l’immigrazione va assumendo anche in Toscana, occorre dotarsi di strumenti più raffinati anche dal punto di vista della ricerca demografica e sociale rispetto ad una lettura solo quantitativa del fenomeno, anche se questa rimane, comunque, un punto di partenza imprescindibile. La prima dimensione indagata è relativa alla presenza immigrata (“indicatore di presenza”) in Toscana ricavabile dai dati forniti, annualmente, dal Ministero dell’Interno[1] e relativi al numero dei permessi di soggiorno. Si tratta di dati che se pur non permettono un quadro conoscitivo completo rispetto alle presenze sul territorio (non figurano, infatti, i permessi di soggiorno scaduti ed in corso di rinnovo) risultano essere molto più accurati rispetto al passato.

Dallo scorso anno, infatti, sono rilevabili i minori di 14 anni iscritti sul permesso di soggiorno dei genitori/tutori e, inoltre, una più attenta classificazione delle motivazioni del rilascio degli stessi permessi, permette di poter meglio affinare l’analisi delle motivazioni che spingono i migranti ad insediarsi sul territorio toscano. La successiva tabella riporta, pertanto, il numero dei cittadini extracomunitari in possesso di un permesso di soggiorno in corso di validità al 01/01/2010 ed al 30/06/2010.

Tabella 1 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l’indicatore di presenza (% di soggiornanti non comunitari per provincia su totale permessi di soggiorno a livello regionale) all'01/01/2010.

Provincia

Maschi

Femmine

Totale

%

Arezzo

10.050

9.027

19.077

8,47

Firenze

38.391

38.050

76.441

33,97

Grosseto

4.540

4.607

9.147

4,06

Livorno

6.864

7.483

14.347

6,37

Lucca

6.324

6.146

12.470

5,55

Massa Carrara

2.692

2.429

5.121

2,27

Pisa

13.042

11.453

24.495

10,89

Pistoia

8.756

8.551

17.307

7,70

Prato

15.142

13.227

28.369

12,60

Siena

9.365

8.909

18.275

8,12

Toscana

115.166

109.882

225.049

100

Fonte: Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno- Dipartimento di Pubblica Sicurezza


Tabella 2. Analisi del fenomeno immigratorio secondo l’indicatore di presenza (% di soggiornanti non comunitari per provincia su totale permessi di soggiorno a livello regionale) al 30/06/2010.

Provincia

Maschi

Femmine

Totale

Text Box: L’indicatore di presenza al 30/06/2010%

Arezzo

10.503

9.609

20.112

7,86

Firenze

43.568

43.863

87.431

34,16

Grosseto

5.412

5.433

10.845

4,23

Livorno

7.643

8.459

16.102

6,30

Lucca

7.722

7.511

15.233

5,96

Massa C.

2.792

2.530

5.322

2,07

Pisa

13.653

13.396

27.049

10,57

Pistoia

9.130

9.013

18.143

7,09

Prato

19.128

16.983

36.111

14,11

Siena

9.939

9.614

19.553

7,65

Toscana

129.490

126.411

255.901

100

Fonte: Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno- Dipartimento di Pubblica Sicurezza

Secondo i dati sopra riportati le province con il maggior numero di permessi di soggiorno in valori assoluti, continuano ad essere -come gli anni precedenti- Firenze e Prato, seguite da Pisa, Arezzo, Siena, Pistoia, Livorno, Lucca, Grosseto e Massa Carrara.

Al fine di valutare l’evoluzione nel tempo del fenomeno stesso, può essere utile osservare le variazioni percentuali che si sono riscontrate nelle dieci province toscane, comparando i dati relativi al 01/01/2007 e quelli relativi al 01/01/2010, riportati in precedenza.

Si sono dovuti invece escludere dal raffronto i dati rilevati al 01/01/2008 ed al 01/01/2009. Come già ipotizzato nelle precedenti edizioni della nostra ricerca, è infatti lecito pensare che il basso numero di permessi di soggiorno registratisi a tali date non sia stato sintomatico di una diminuita presenza di soggiornanti nelle province toscane quanto, piuttosto, dei ritardi nelle procedure di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno dovuti al cambiamento dei soggetti (non più le Questure ma Poste Italiane S.p.A.) a cui occorre presentare le relative domande.

Text Box: I permessi di soggiornoTabella 3 –Numero permessi di soggiorno rilasciati al 01/01/2007 e al 01/01/2010 per provincia e variazione percentuale.

Provincia

p.d.s.

al 01/01/2007

%

p.d.s.

al 01/01/2010

%

Var.%

AR

18.935

9,21

19.077

8,47

- 0,74

FI

70.204

34,17

76.441

33,97

- 0,2

GR

9.590

4,67

9.147

4,06

- 0,61

LI

11.626

5,66

14.347

6,37

+ 0,71

LU

14.870

7,25

12.470

5,55

- 1,7

MS

5.917

2,88

5.121

2,27

- 0,61

PI

19.311

9,39

24.495

10,89

+ 1,5

PT

14.267

6,95

17.307

7,70

+ 0,75

PO

24.038

11,7

28.369

12,60

+ 0,9

SI

16.687

8,12

18.275

8,12

0

Toscana

205.445

100

225.049

100

 

Fonte: Ns. elaborazione su dati del Ministero dell’Interno- Dipartimento di Pubblica Sicurezza

L’analisi delle variazioni percentuali mostra delle sostanziali differenze rispetto ai numeri assoluti; all’interno di una distribuzione regionale che è rimasta sostanzialmente costante, si possono evidenziare dei tratti caratteristici nuovi nella distribuzione provinciale con un aumento delle presenze nelle province di Pisa, Pistoia, Livorno e Prato, una leggera diminuzione in quelle di Arezzo, Firenze, Grosseto e Massa ed una diminuzione più significativa in provincia di Lucca.

Altra caratteristica importante, per una lettura multidimensionale del fenomeno dell’immigrazione in Toscana, è quella rilevabile attraverso “l’indicatore di soggiorno stabile”. Tale indicatore analizza l’incidenza percentuale, nelle varie province, delle tipologie di permesso di soggiorno che permettono un insediamento stabile sul territorio da parte dei cittadini stranieri.

Tabella 4 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l’indicatore di soggiorno stabile (% di soggiornanti per motivi di inserimento stabile sul totale dei soggiornanti nelle province) al 01/01/2010.

Prov

Tot.

permessi

al 01/01/2010

Di cui per

Text Box: L’ indicatore di soggiorno stabileTot.

%.

Lavoro

(%)

Famiglia

(%)

Studio

(%)

Protez. Intern. e asilo (%)

AR

19.077

44,90

29,78

0,60

0,14

75,42

FI

76.441

48,64

25,72

3,01

1,54

78,91

GR

9.147

46,81

31,86

0,30

1,98

80,95

LI

14.347

47,69

31,26

0,29

0,92

80,16

LU

12.470

40,61

35,51

0,52

0,28

76,92

MS

5.121

45,57

31,49

0,15

2,05

79,26

PI

24.495

44,53

45,73

2,01

1,21

93,51

PT

17.307

39,56

35,78

0,54

0,13

76,01

PO

28.369

52,42

21,07

0,11

0,95

74,55

SI

18.275

42,83

31,01

2,63

0,34

76,81

Tot.

225.049

46,54

30,14

1,62

1,02

79,32

Fonte :Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno- Dipartimento di Pubblica Sicurezza

Al fine di poter meglio apprezzare il cambiamento dei dati relativi all’indicatore di soggiorno stabile, si riporta la stessa tabella, pubblicata nella ricerca del 2008.


Tabella 5 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l’indicatore di soggiorno stabile (% di soggiornanti per motivi di inserimento stabile sul totale dei soggiornanti nelle province) al 01/01/2007.

 

Tot.

permessi

al 01/01/07

Di cui per

Tot.

%.

Lavoro

(%)

Famiglia

(%)

Studio

(%)

Motivi

umanitari

e asilo (%)

AR

18.935

42,4

34,2

3,5

0,1

80,2

FI

70.204

21,7

33,3

35,5

0,7

91,2

GR

9.590

64,8

27,7

0,4

0,9

93,8

LI

11.626

41,9

44,4

2,3

1,4

90

LU

14.870

41

37,2

4,1

0,1

82,4

MS

5.917

42,4

39,8

7,2

0,2

89,6

PI

19.311

25,2

30,6

12,5

1,4

69,7

PT

14.267

44,3

42

2,07

0,1

88,47

PO

24.038

24,6

61

2,4

1,1

89,1

SI

16.687

51,3

29

10,1

0,7

91,1

Tot.

205.445

59,3

30,2

3,2

0,9

93,6

Fonte :Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno- Dipartimento di Pubblica Sicurezza

Si può notare un sostanziale arretramento percentuale del complesso dei permessi di soggiorno che permettono di ipotizzare percorsi di inserimento stabili nel territorio della regione; se all’inizio del 2007, a livello regionale, tale dato si attestava al 93,6% dei permessi di soggiorno in corso di validità, all'inizio del 2010 la percentuale complessiva dei permessi di soggiorno “stabili” è arretrata al 79,32 con una perdita di oltre 14 punti percentuali.

Le tipologie di questi permessi di soggiorno che hanno mostrato un maggiore incidenza percentuale negativa sono i permessi di soggiorno per lavoro (-12,76) ed i permessi soggiorno per studio (-1,6), mentre rimane invariata la percentuale dei permessi di soggiorno per motivi di famiglia; secondo gli ultimi dati forniti dal CNEL, a livello nazionale, il numero dei permessi di soggiorno per motivi familiari avrebbe superato il numero dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro.

La Toscana, quindi, mantiene per adesso un dato in controtendenza rispetto al dato italiano nel suo complesso, ma anche nel nostro territorio la tendenza ad uniformarsi al resto del Paese, appare con evidenza.

Osservando, invece, gli stessi dati dalla prospettiva della stratificazione provinciale, a fronte di un generale dato negativo di nove province toscane si può sottolineare, in controtendenza, il dato della provincia di Pisa che è passato dal 69,7% di permessi di soggiorno per motivi stabili, all’inizio del 2007, al 93,51% all'inizio del 2010 con un incremento di quasi 24 punti percentuali.

Nel rilascio dei permessi di soggiorno, inoltre, si assiste per la prima volta al sopravanzare della popolazione maschile (115.166) rispetto a quella femminile (109.882).

Per quanto concerne le nazionalità maggiormente rappresentate, permangono le caratteristiche già più volte rilevate: a fronte di 192 ufficialmente rappresentati alle Nazioni Unite, in Toscana sono presenti cittadini di ben 128 Stati esteri, con una netta preponderanza di persone provenienti dai Paesi dell’Europa centro orientale e dal continente asiatico, rispetto ai cittadini africani e del Sud- America.

Come abbiamo già detto, è possibile, inoltre, evidenziare anche il numero dei minori infra-quattordicenni iscritti sul permesso di soggiorno dei genitori/tutori; oltre a questi dati occorre, infine, aggiungere – al fine di pervenire ad una fotografia il più possibile completa delle presenze sul territorio- anche i dati dei titoli di soggiorno CE per lungo-soggiornanti e le relative carte di soggiorno per i familiari di coloro che sono in possesso di tale permesso di soggiorno.

La tabella seguente, quindi, mostra la distribuzione delle presenze secondo queste diverse tipologie di soggiorno.

Tabella 6 - Distribuzione del numero dei permessi per lungo soggiornanti secondo le varie tipologie per provincia, al 01/01/2010.

Provincia

Per. sogg. CE

Carta sogg. Per fam. U.E.

Per. Sogg.

Per. Sogg. minori<14

Tot

Arezzo

7726

13

6972

4366

19077

Firenze

23532

29

37957

14923

76441

Grosseto

3540

57

3973

1577

9147

Livorno

6193

88

5538

2528

14347

Lucca

5419

5

4378

2668

12470

Massa C.

1656

9

2453

1003

5121

Pisa

8893

9

10604

4989

24495

Pistoia

8126

27

5195

3959

17307

Prato

7826

6

13573

6964

28369

Siena

7230

20

7098

3927

18275

Toscana

80.141

263

97.741

46.904

225.049

Fonte :Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno

Tabella 7 - Distribuzione del numero dei permessi di soggiorno secondo le varie tipologie per provincia, al 30/06/2010.

Provincia

Per. sogg. CE

Carta sogg. Per fam. U.E.

Per. Sogg.

Per. Sogg. minori<14

Tot

Arezzo

8.026

109

7.334

4.643

20.112

Firenze

26.332

97

44.012

16.990

87.431

Grosseto

3.983

137

4.718

2.007

10.845

Livorno

6.514

303

6.579

2.706

16.102

Lucca

6.247

17

5.726

3.243

15.233

Massa C.

1.803

80

2.380

1.059

5.322

Pisa

9.958

9

11.708

5.374

27.049

Pistoia

8.669

245

5.127

4.102

18.143

Prato

9.406

42

17.913

8.750

36.111

Siena

7.979

78

7.348

4.148

19.553

Toscana

88.917

1117

112.845

53.022

255.901

Fonte :Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno

1.2.   Le novità normative sui titoli di soggiorno.

I permessi di soggiorno e l’ “Accordo di integrazione”

Text Box: I permessi di soggiorno e l’”Accordo di integrazione”La L. n.94 del 15 luglio 2009, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” ed entrata in vigore il successivo 8 agosto, ha tra l’altro introdotto disposizioni innovative in tema di rilascio dei permessi di soggiorno.

Infatti, l'art. 1, comma 25, prevede che un regolamento, da adottarsi entro sei mesi dalla entrata in vigore della stessa legge, stabilisca criteri e modalità per la sottoscrizione, da parte dello straniero, contestualmente alla presentazione della domanda di rilascio del permesso di soggiorno, di un “Accordo di integrazione”[2], articolato per crediti, con l'impegno a sottoscrivere specifici obiettivi di integrazione, da conseguire nel periodo di validità del permesso di soggiorno.

La stipula dell' “Accordo di integrazione” viene quindi a rappresentare una condizione necessaria per il rilascio del permesso di soggiorno e la perdita integrale dei crediti determina la revoca del permesso di soggiorno e l'espulsione amministrativa dello straniero dal territorio dello Stato.

La stessa disposizione legislativa prevede peraltro specifici casi di esclusione: si tratta dei titolari di permesso di soggiorno per asilo, per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari, per motivi familiari, di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, di carta di soggiorno per familiare straniero di cittadino dell'Unione europea, nonché dello straniero titolare di altro permesso di soggiorno che abbia esercitato il diritto al ricongiungimento familiare.

In aderenza al disposto della L. n.94, il Consiglio dei Ministri -su proposta del Ministro dell'Interno e del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali- ha già approvato in via preliminare il d.p.r. che regola la disciplina dell' “Accordo di integrazione” tra lo Stato e lo straniero: questo, in particolare, prevede, per il cittadino straniero, la frequenza a corsi di italiano e di educazione civica e l'impegno a rispettare i principi della Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione.

Giova ricordare che la Carta, nata sulla base di un’ampia consultazione con le diverse confessioni religiose radicate in Italia e con le tante associazioni che operano nel mondo dell’immigrazione, era stata varata dal Ministro dell’Interno Amato con decreto del 23/4/2007[3]. Essa enuclea e declina i principi della Costituzione italiana e delle principali Carte europee e internazionali dei diritti umani, venendo in tal modo a tracciare un modello comune per cittadini e stranieri insieme. Così concepita e strutturata – si legge nella Prefazione del ministro Amato- la Carta costituisce fonte di chiarimento per gli immigrati dei loro doveri e dei loro diritti nella comunità di cui, temporaneamente o stabilmente, sono comunque entrati a far parte.

Si riportano di seguito, in modo schematico e semplificato, i contenuti dell’ “Accordo di integrazione” di cui al sopra citato d.p.r..

ACCORDO DI INTEGRAZIONE

·     Destinatari: gli stranieri che entrano per la prima volta nel territorio italiano.

·     Stipulazione: presso lo Sportello unico o la Questura contestualmente alla presentazione della domanda di permesso di soggiorno.

·     Durata accordo: due anni.

·     Fascia di età: dai 16 anni.

·     Minori: tra i 16 e i 18 anni l’accordo è sottoscritto anche dai genitori o dai soggetti esercenti la potestà genitoriale. Per i minori non accompagnati affidati o sottoposti a tutela l’accordo è sostituito dal completamento del progetto di integrazione sociale e civile.

·     Esclusioni: istanza di permesso di soggiorno inferiore ad un anno; patologie o handicap tali da limitare gravemente l’autosufficienza o da determinare gravi difficoltà di apprendimento linguistico e culturale. Per le vittime di tratta, di violenza o grave sfruttamento, l’accordo è sostituito dal completamento del percorso di protezione sociale.

·     Impegni dello straniero: acquisire la conoscenza di base della lingua italiana (liv. A2) e una sufficiente conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia, con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei servizi sociali, del lavoro e degli obblighi fiscali, assolvere il dovere di istruzione dei figli minori; conoscere l’organizzazione delle istituzioni pubbliche.

·     Lo straniero si impegna a rispettare i principi della Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione di cui al decreto del Ministro dell’Interno 23/4/2007 dichiarando di aderirvi.

·     Lo Stato sostiene il processo di integrazione dello straniero attraverso l’assunzione di ogni idonea iniziativa e comunque, entro un mese dalla stipula dell’accordo, assicura allo straniero la partecipazione gratuita ad una sessione di formazione civica e di informazione sulla vita civile in Italia, a cura dello Sportello unico, di durata tra le 5 e le 10 ore.

·     Monte crediti iniziale pari a 16 crediti, di cui 15 possono essere sottratti in caso di mancata frequenza alla sessione di formazione civica.

·     Incremento dei crediti:

-    acquisizione di determinate conoscenze (es.: la conoscenza della lingua italiana, della cultura civica e della vita civile in Italia);

-    svolgimento di determinate attività (es.: percorsi di istruzione e formazione professionale, conseguimento di titoli di studio, iscrizione al servizio sanitario nazionale, stipula di un contratto di locazione o acquisto di un’abitazione, svolgimento di attività di volontariato).

·     Decurtazione dei crediti:

a)  condanna penale anche non definitiva;

b)  sottoposizione a misure di sicurezza personali anche in via non definitiva;

c)  commissione di gravi illeciti amministrativi o tributari.

·     Soglia di adempimento: conseguimento di 30 crediti.

·     Verifica da parte dello Sportello unico per l’immigrazione sulla base della documentazione prodotta dallo straniero il quale, in caso di assenza di idonea documentazione, può svolgere un apposito test, a cura dello Sportello unico, inerente la conoscenza della lingua e della cultura civica.

·     Esiti della verifica:

a)  estinzione dell’accordo per adempimento = 30 crediti, livello A2 lingua e sufficiente conoscenza cultura civica;

b) possibilità di fruizione di attività culturali e formative premiali a carico del Ministero del Lavoro = 40 o più crediti;

c)  proroga annuale dell’accordo = crediti inferiori a 30;

d)  risoluzione dell’accordo ed espulsione dello straniero, fatta eccezione per le ipotesi in cui l’espulsione non sia possibile a norma di legge = crediti pari o inferiori a zero;

e)  diniego di rinnovo o revoca del permesso di soggiorno = inadempimento dell’obbligo scolastico da parte dei figli minori, salvo la prova di essersi adoperato per garantirne l’adempimento.

E’ infine prevista l’istituzione di un’anagrafe nazionale degli intestatari degli accordi di integrazione presso il Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione.

Text Box: I permessi di soggiorno CE ed il test di italianoIl permesso di soggiorno CE per lungo soggiornanti ed il test di italiano

Anche per quanto concerne i permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo la legge n.94/2009 ha introdotto significative novità, subordinandone il rilascio al superamento di un test di conoscenza della lingua italiana[4]., le cui modalità di svolgimento sono state determinate con decreto 4/6/2010, adottato dal Ministro dell'Interno di concerto con il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.

La richiesta di partecipazione al test -secondo il provvedimento stesso- va presentato alla Prefettura territorialmente competente in base al domicilio del richiedente, con modalità informatiche. Pertanto -a decorrere dal 9 dicembre 2010, data di entrata in vigore del decreto- gli stranieri richiedenti i permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo devono fare domanda su www.testitaliano.interno.it.[5]

Questo in sintesi il procedimento: l'istanza presentata on line viene acquisita dal sistema e trasferita alla Prefettura competente. Se la domanda risulta regolare, la Prefettura convoca il richiedente entro 60 giorni dall'istanza, sempre per via telematica, indicando giorno, ora e luogo del test. In caso di irregolarità o mancanza di requisiti il sistema automaticamente invia al richiedente una comunicazione con l'indicazione dei requisiti mancanti per consentire la rettifica delle informazioni. Il risultato del test, consultabile da parte del richiedente su www.testitaliano.interno.it, viene inserito nel sistema a cura della Prefettura competente, che lo mette a disposizione attraverso web service alla Questura per le verifiche finalizzate al rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo.

1.3.   I residenti immigrati: il profilo di un insediamento stabile.

I dati relativi ai permessi di soggiorno, se pure importanti, consentono solo una lettura contingente del fenomeno migratorio; permettono, cioè, di capire quanti cittadini non comunitari hanno scelto il territorio toscano per il loro progetto migratorio, ma poco ci dicono sulle caratteristiche qualitative di tale progetto.

Una grossa fetta di popolazione immigrata, inoltre, proviene da Paesi che recentemente sono entrati a far parte dell’Unione Europea, ma soprattutto, per una lettura più approfondita del fenomeno migratorio, occorre tener ben presente che tale fenomeno ha ormai un radicamento quasi ventennale e che, pertanto – al di là delle mere presenze- potrebbe essere utile cominciare ad indagare il potenziale di integrazione che mostrano i vari territori toscani.

La ricerca, quindi, per la prima volta, utilizza una serie di indici territoriali, individuati dal CNEL nel suo VII Rapporto annuale su “Gli indici di integrazione degli Immigrati in Italia”, pubblicato nel luglio 2010; attraverso tali indici (e le batterie di indicatori che vanno a costruire gli indici stessi), si cercherà di pervenire ad una più puntuale conoscenza degli aspetti qualitativi della presenza immigrata in Toscana e del potenziale di integrazione mostrato da ogni singola provincia.

In questa accezione, quindi, il primo indice considerato è quello di “attrattività territoriale” che si riferisce alla capacità che ciascun territorio ha di attirare e trattenere stabilmente al proprio interno la popolazione straniera presente a livello provinciale e regionale, proponendosi o meno come un polo di attrazione e di radicamento.

In questo senso, tale indice mette in luce le caratteristiche e le dinamiche demografiche dell’immigrazione a livello territoriale, le quali sono al tempo stesso effetto e punto di partenza dei processi di inserimento e integrazione, per quella popolazione immigrata che avendo scelto di avere la residenza anagrafica nelle province toscane, ha già effettuato il primo passo verso un livello più profondo di radicamento territoriale.

Il discorso che segue propone un’analisi di sintesi basata su cinque indicatori (indicatore di incidenza, indicatore di densità, indicatore di ricettività migratoria, indicatore di stabilità e indicatore di appartenenza familiare) – sintetizzati appunto nell’indice di attrattività- che aiutano a leggere le caratteristiche di affluenza e di insediamento degli immigrati nei contesti provinciali.

Text Box: L’indicatore di incidenza a livello nazionaleL’indicatore di incidenza misura la percentuale degli stranieri residenti nelle province toscane in rapporto al totale della popolazione residente; attraverso i dati, rilevati per l’Istat da tutti i Comuni italiani, su tutti i cittadini iscritti all’anagrafe è possibile, inoltre, conoscere una serie di variabili che permettono di ottenere maggiori informazioni circa la qualità, e non solo circa la quantità, della presenza immigrata in Toscana.

L’Istat, all’interno dell’ultima ricognizione statistica sugli stranieri residenti, pubblicata nell’ottobre 2010, ha rilevato come gli immigrati si distribuiscano in maniera molto disomogenea su tutto il territorio italiano; la maggior parte degli stranieri residenti, infatti, si concentra al Nord ed in misura minore al centro. Al 1° gennaio 2010, nel Nord-Ovest risiede il 35% degli stranieri, nel Nord-Est il 26,6%, il 25,3% nelle regioni del centro e solo il 13,1% in quelle del Sud Italia.

In realtà però è attraverso una visione del fenomeno ad un livello di maggiore disaggregazione dei dati, come quello comunale, che si può meglio apprezzare la diversità della presenza straniera nei vari territori italiani.

Si può osservare quindi nella figura successiva, una particolare concentrazione di questa presenza in molti Comuni capoluogo del nord e del centro; consistenti comunità di cittadini stranieri residenti nelle zone costiere della Liguria e del Nord della Toscana, nonché nella parte centro-settentrionale della costiera adriatica.

Figura 1 - Stranieri residenti

Nel cartogramma sono indicati i dati di aggregazione delle presenze straniere a livello comunale. Ogni punto di colore blu indica la presenza di 500 stranieri.Si può, quindi osservare una particolare concentrazione di questa presenza nei comuni capoluogo del nord e del centro; altre comunità sono residenti nelle zone costiere della Liguria e del nord della Toscana; lungo la costa adriatica e nel Lazio.

Fonte: Istat

A livello regionale l’incidenza della popolazione residente straniera sul totale della popolazione assume una rilevanza massima in Emilia – Romagna (10,5% a fronte di una media del 7% a livello nazionale); valori elevati si registrano anche in Lombardia (10%) ed in Veneto (9,8%). Al centro i livelli sono più contenuti (mediamente intorno al 9%) con l’unica eccezione dell’Umbria che mostra un tasso di incidenza del 10,4%, livello che eguaglia proprio le regioni del Nord. Nel Mezzogiorno, l’unica regione che mostra un livello significativamente più alto della media della ripartizione, è l’Abruzzo con un 5,7%.

La tabella successiva mostra i dati più recenti pubblicati dall’Istat sulle presenze al 01/01/2010 dei cittadini stranieri residenti nelle province toscane; è bene precisare, in questo caso, che per stranieri si intendono sia i cittadini dell’ Unione Europea che i cittadini di Paesi non appartenenti all’U.E.

Tabella 8 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l'indicatore di incidenza (% della popolazione straniera residente nelle province, sul totale della popolazione residente nelle province) al 01/01/2010.

Provincia

Popolazione totale al

01/01/2010

Popolazione straniera al

01/01/2010

% Popolazione straniera su totale residenti

Arezzo

348.127

35.513

10,2

Firenze

991.862

103.979

10,5

Grosseto

227.063

19.093

8,4

Livorno

341.453

21.676

6,3

Lucca

392.182

26.502

6,8

Massa C.

203.642

12.772

6,3

Pisa

414.154

33.652

8,1

Pistoia

292.108

26.132

8,9

Prato

248.174

31.450

12,7

Siena

271.365

27.977

10,3

Toscana

3.730.130

338.746

9,08

Fonte: Ns. elaborazione su dati ISTAT

Nel corso del 2009 la popolazione straniera residente è aumentata di oltre 29.000 unità rispetto all’anno precedente, arrivando a rappresentare il 9,08% del totale della popolazione residente in Toscana (all’inizio del 2009 l’incidenza della popolazione immigrata sul totale della popolazione era dell’8,35%); il dato a livello nazionale, invece, mostra un’incidenza della popolazione straniera pari al 7% della popolazione residente in Italia.

Il dato regionale è, quindi ampiamente superiore alla media nazionale e tale rimane anche considerando l’incremento annuale degli stranieri nella regione, che si attesta al 9,39% mentre l’incremento annuo nazionale si è attestato all’8,8%.

La provincia di Prato continua a rappresentare quella con la maggiore incidenza di popolazione straniera in rapporto al totale della popolazione residente (12,7%), seguita da Firenze, Siena ed Arezzo. Le province di Livorno e Massa Carrara sono, invece, quelle dove tale incidenza risulta essere minore. Le provenienze per macro aree continentali dei residenti stranieri in Toscana è indicata nella figura successiva.

Figura 2 - Distribuzione nelle province dei cittadini stranieri per macro aree di provenienza. Dati al 01/01/2010

Fonte :Ns. elaborazione su dati Istat

Dalla figura di cui sopra si rileva come nella regione, la maggior parte della popolazione straniera (59,45%) provenga da Paesi dell’Unione Europea e da Paesi dell’Europa centro-orientale; seguono, poi, gli immigrati provenienti dall’Asia; a livello provinciale, Arezzo risulta essere la provincia con la percentuale più alta di presenze provenienti dai Paesi comunitari (44,95%), Prato fa registrare la percentuale più alta di cittadini extracomunitari provenienti dall’Asia (86,74%), mentre a Pisa si concentra la percentuale più alta di cittadini immigrati originari del continente africano (23,08%). Le provenienze geografiche degli stranieri, espresse in valori assoluti, sono indicate nella tabella 82 dell’ “Appendice statistica”.

Per quanto concerne, invece, i dati delle presenze in base al genere, la tabella successiva mostra come, fra i residenti, in maniera opposta rispetto a coloro che sono in possesso di permesso di soggiorno, la maggioranza delle presenze sia composta da donne. L’unica provincia in cui la percentuale delle donne straniere è inferiore al 50% risulta essere quella di Prato.

Text Box: La presenza femminile stranieraTabella 9 - % della presenza femminile sul totale della popolazione straniera, nelle province.

Provincia

Pop. Straniera

al 01/01/2010

% di donne straniere sul totale della popolazione straniera

Arezzo

35.513

51,78

Firenze

103.979

52,15

Grosseto

19.093

53,78

Livorno

21.676

54,46

Lucca

26.502

53,01

Massa C.

12.772

50,65

Pisa

33.652

50,33

Pistoia

26.132

54,74

Prato

31.450

49,04

Siena

27.977

53,33

Toscana

338.746

52,19

Fonte: Ns. elaborazione su dati Istat

L’Italia è una nazione dal territorio fortemente antropizzato; la presenza diffusa dell’uomo si riflette sulla densità della popolazione, ovvero sul numero medio di persone che occupano una superficie di territorio. Questo valore, misurato in abitanti per chilometro quadrato, per la nostra nazione è superiore alla media europea.

La densità di un territorio è condizionata da una serie di fattori geografici, economici e morfologici e, quindi, nell’esaminare come i migranti si distribuiscono nello spazio geografico attraverso l’indicatore di densità, si potrà leggere in filigrana dove essi hanno trovato condizioni potenziali di attrazione o dove hanno costituito comunità coese.

Per quanto concerne il territorio della Toscana, si può notare come gli insediamenti urbani, continuino a rappresentare un importante fattore di attrazione; le province di Prato e di Firenze, infatti, continuano a risultare quelle con la densità più alta.

Text Box: L’ indicatore di densitàTabella 10 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l'indicatore di densità (numero medio residenti per Kmq e numero medio residenti stranieri per Kmq, per provincia).

Provincia

Superf.

in Kmq

Pop. al 01/01/2010

Densità per Kmq

Pop. straniera al 01/01/2010

Densità per Kmq

Arezzo

3.235,88

348.127

107,58

35.513

10,97

Firenze

3.514,38

991.862

282,22

103.979

29,58

Grosseto

4.504,29

227.063

50,41

19.093

4,23

Livorno

1.212,43

341.453

281,62

21.676

17,87

Lucca

1.772,81

392.182

221,22

26.502

14,94

Massa C.

1.156,44

203.642

176,09

12.772

11,04

Pisa

2.445,82

414.154

169,33

33.652

13,75

Pistoia

964,98

292.108

302,7

26.132

27,08

Prato

365,26

248.174

679,44

31.450

86,10

Siena

3.821,22

271.365

71,01

27.977

7,32

Toscana

22.993,51

3.730.130

162,22

338.746

14,73

Fonte :Ns. elaborazione su dati Istat

Come si nota dalla precedente tabella, la densità media della popolazione straniera residente, si attesta a oltre 14 persone per chilometro quadrato; quattro province fanno registrare valori superiori al dato regionale, Firenze, Livorno, Lucca e, in misura assai preponderante, Prato.

In realtà questo dato sovradimensionato, è dovuto alla caratteristica morfologica del territorio pratese, che mostra l’estensione territoriale più piccola di tutta la regione (soltanto 365,26 kmq); questo fa sì che anche l’indicatore di densità relativo a tutta la popolazione residente riporti valori assolutamente non in linea con gli altri territori provinciali (il numero medio di abitanti per kmq della provincia di Prato arriva a 679,44), che mostrano estensioni territoriali maggiormente omogenee.

Sempre al fine di arrivare alla costruzione dell’indice di attrattività territoriale delle province toscane – seguendo le indicazioni contenute nel Rapporto CNEL del 2010- la ricerca utilizza per la prima volta anche l’indicatore di ricettività migratoria, l’indicatore di stabilità e l’indicatore di appartenenza familiare.

Text Box: Il bilancio demografico degli stranieriTali indicatori si basano su una serie di dati ricavabili dal bilancio demografico della popolazione straniera, pubblicato dall’Istat nell’ottobre 2010; tale bilancio, nelle sue componenti essenziali è riportato nella tabella successiva e mostra alcune caratteristiche interessanti. Ad esempio, a differenza del saldo migratorio della popolazione residente nel suo complesso, si registra un saldo naturale positivo (differenza fra nascite e morti), causato dalla differente distribuzione per età della popolazione straniera rispetto alla popolazione autoctona.

Nella “ Appendice statistica” finale sono riportati tutti i dati elaborati nel corso della ricerca, ed in tale contesto sarà possibile verificare come l’incremento demografico fatto registrare in Toscana nel corso dell’anno 2009, sia imputabile quasi esclusivamente all’apporto della popolazione straniera.


Tabella 11 - Bilancio demografico cittadini stranieri per provincia. Dati al 01/01/2010

Saldo migr.

2.354

9.074

1.867

1.786

2.164

964

2.954

1.534

1.663

2.246

29.095

Acquisiz. Citt.

328

819

194

315

451

145

369

362

378

346

3.707

Altri cancellati

490

2.241

196

686

376

129

592

553

1.215

319

6.797

Cancellati per l'estero

383

642

192

228

197

104

349

291

122

277

2.785

Cancellati per altri comuni

1.787

5.827

878

834

1.373

679

2.037

1.578

1.235

1.573

17.801

Altri iscritti

87

867

38

58

176

50

174

135

816

88

2.498

Iscritti da estero

3.046

1.1211

2.162

2.625

2.717

1.163

3.421

2.289

2.454

2.774

33.862

Iscritti da altri comuni

1.788

5.799

934

958

1.502

711

2.289

1.619

1.459

1.563

18.622

Saldo nat.

508

1.593

231

266

342

147

591

410

700

424

5.212

Morti

47

126

18

28

44

18

38

25

23

25

392

Nati

555

1.719

249

294

386

165

629

435

723

449

5.604

Prov

AR

FI

GR

LI

LU

MS.

PI

PT

PO

SI

TOT.

Fonte :Ns. elaborazione su dati Istat

Text Box: L’indicatore di ricettività migratoriaL’indicatore di ricettività migratoria misura lo spostamento dei migranti da un Comune all’altro all’interno dei confini dello Stato italiano. Il metodo di indagine consiste nell’esaminare le iscrizioni e le cancellazioni dalle anagrafi comunali per evidenziare il saldo.

L’indicatore assume l’ipotesi che lì dove questo saldo mostri un valore positivo si possa riscontare una capacità di attrazione del territorio nei confronti della popolazione migrante. Viceversa dove i territori registrano più cancellazioni che iscrizioni, si presume che le condizioni di inserimento stabili offerte siano più carenti.

Tabella 12 - Indicatore di ricettività migratoria delle province (% del saldo migratorio interno degli stranieri - differenza tra iscrizioni e cancellazioni da e per altri Comuni- sul totale delle iscrizioni anagrafiche da altri Comuni).

Province

Tot. iscrizioni anagrafiche cittadini stranieri. Da altri Comuni

Saldo migratorio

%

Arezzo

1.788

1

0,05

Firenze

5.799

-28

-0,48

Grosseto

934

56

5,99

Livorno

958

124

12,94

Lucca

1.502

129

8,58

Massa C.

711

32

4,50

Pisa

2.289

252

11

Pistoia

1.619

41

2,53

Prato

1.459

224

15,35

Siena

1.563

-10

-0,63

Toscana

18.622

821

4,40

Fonte :Ns. elaborazione su dati Istat

Come si può evincere dalla tabella precedente, questo indicatore, applicato al territorio toscano, mostra risultati particolari e diversi dalla fotografia che l’analisi dei valori assoluti ha, fin qui, fatto rilevare: province come Firenze e Siena mostrano addirittura dei valori negativi mentre le percentuali più alte sono relative ai territori di Prato, Livorno e Pisa.

In Italia, secondo i dati forniti dal CNEL nel suo ultimo Rapporto 2010, i rilasci dei permessi di soggiorno per motivi familiari hanno superato quelli per il lavoro. Questo dato - che peraltro non sembra essere, al momento, una caratteristica delle province toscane - è l’indizio di un fenomeno migratorio che sta cambiando le sue connotazioni, mostrandosi sempre più radicato nel tessuto sociale dei vari territori.

All’01/01/2010 le famiglie residenti in Toscana che comprendono al loro interno almeno un componente straniero sono 160.805 e quelle con capofamiglia straniero 131.458. L’introduzione di un indicatore di appartenenza familiare, che misura l’incidenza delle famiglie con almeno un componente straniero sul totale delle famiglie residenti, risponde proprio all’esigenza di dare conto di questa nuova realtà data dalle famiglie immigrate, anche per i riverberi sulla composizione demografica degli anni a venire.

Text Box: L’indicatore di appartenenza
familiare
Tabella 13 - Indicatore di appartenenza familiare.

Provincia

N. famiglie totali

% di Famiglie con almeno un comp. Straniero

Arezzo

143.408

11,32

Firenze

433.692

11,22

Grosseto

103.227

9,44

Livorno

152.797

7,98

Lucca

166.346

7,84

Massa C.

90.148

7,67

Pisa

173.687

9,43

Pistoia

122.302

9,64

Prato

98.094

12,37

Siena

117.692

11,59

Toscana

1.601.393

10,04

Fonte :Ns. elaborazione su dati Istat

Anche in questo caso, si può notare come quattro province -Arezzo, Firenze, Prato, e Siena - facciano rilevare una percentuale superiore alla media della regione.

Sempre per quanto concerne le famiglie composte da cittadini stranieri, gli ultimi aggiornamenti prodotti dall’Istat sul numero dei matrimoni – pubblicati nel 2010- sono relativi all’anno 2008.

Non esiste, inoltre, il dato disaggregato per province ma a livello regionale, in tale anno, erano stati celebrati 3.904 matrimoni con almeno uno degli sposi di nazionalità straniera.

In particolare, si trattava di 1382 matrimoni con sposo italiano e sposa straniera, 568 con sposo straniero e sposa italiana e 1954 matrimoni con entrambi gli sposi di cittadinanza straniera.

Considerando che nel corso del 2008, in Toscana sono stati celebrati 15.083 matrimoni, il 25,88% delle nuove famiglie che si sono costituite avevano un componente straniero.

Uno degli investimenti di maggiore portata che un immigrato può mettere in atto sul territorio che lo ospita è quello di farvi nascere e crescere dei figli.

Text Box: L’indicatore di stabilitàL’indicatore di stabilità si basa, quindi, sulla percentuale dei minori presente tra la popolazione straniera residente nelle province toscane; occorre, infine, precisare che sui circa 70.000 minori residenti in Toscana, ben 43.289 (pari al 60,73%) risultano nati in Italia.


Tabella 14 - Indicatore di stabilità.

 

Popolazione straniera al 1/01/2010

Minori stranieri al 1/01/2010

%

Arezzo

35.513

7620

21,45

Firenze

103.979

21968

21,12

Grosseto

19.093

3556

18,62

Livorno

21.676

3782

17,44

Lucca

26.502

5378

20,29

Massa C.

12.772

2297

17,98

Pisa

33.652

6841

20,32

Pistoia

26.132

5602

21,43

Prato

31.450

8399

26,70

Siena

27.977

5834

20,85

Toscana

338.746

71.277

21,04

Fonte :Ns. elaborazione su dati Istat

Text Box: Le acquisizioni di cittadinanzaA livello nazionale, una quota che va assumendo sempre più rilevanza nel bilancio dei residenti stranieri, è rappresentata dalle acquisizioni di cittadinanza. Nel 2009 sono state accolte 59.369 istanze di concessione di cittadinanza italiana con un incremento del 10,6% rispetto all’anno precedente; occorre, infine rilevare come a livello generale, nel Paese, la maggior parte delle acquisizioni di cittadinanza avviene ancora oggi per matrimonio, mentre le concessioni per naturalizzazione continuano a costituire un fenomeno limitato.

Text Box: Le istanze presentate nel 2009 in ToscanaIn Toscana, nel corso dell’anno 2009 sono state presentate, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno[6], 4.618 nuove domande di acquisizione di cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri, comunitari e non comunitari. Le tabelle seguenti riportano la suddivisione delle istanze presentate secondo la provincia di residenza dei richiedenti e il motivo della richiesta nonché la comparazione delle istanze –elaborate secondo gli stessi motivi - presentate nell’ultimo triennio.

Tabella 15 - Istanze di richiesta cittadinanze presentate nel 2009, per provincia e motivo della richiesta.

Provincia

Per matrimonio

Per residenza

Totale istanze presentate

Arezzo

203

473

676

Firenze

395

954

1349

Grosseto

96

84

180

Livorno

116

157

273

Lucca

115

249

364

Massa C.

51

132

183

Pisa

154

404

558

Pistoia

97

205

302

Prato

93

290

383

Siena

98

252

350

Toscana

1418

3200

4618

Fonte: Ns. elaborazione su dati forniti dal Ministero dell’Interno

Tabella 16 - Istanze di richiesta di cittadinanza presentate nel triennio 2008-2010 nelle province toscane, distinte per motivazione della richiesta.

Prov

Al 01/01/2008

Al 01/01/2009

Al 01/01/2010

Art. 5

Art. 9

Tot.

Art. 5

Art. 9

Tot.

Art. 5

Art. 9

Tot.

Matrim.

Resid.

Matrim.

Resid.

Matrim.

Resid.

AR

68

138

206

82

161

243

203

473

676

FI

355

606

961

451

758

1209

395

954

1349

GR

113

37

150

104

60

164

96

84

180

LI

52

38

90

225

217

442

116

157

273

LU

153

154

307

155

235

390

115

249

364

MS

65

78

143

86

124

210

51

132

183

PI

134

131

265

143

261

404

154

404

558

PT

117

189

306

150

225

375

97

205

302

PO

68

171

239

84

196

280

93

290

383

SI

166

224

390

62

137

199

98

252

350

TOT.

1.291

1.766

3.057

1.542

2.374

3.916

1418

3200

4618

Fonte: Ns. elaborazione su dati Ministeri dell’Interno.

Come si evince dai dati riportati, il numero delle richieste di cittadinanza per matrimonio risulta costante nel corso degli ultimi tre anni, con lievi fluttuazioni che, dal punto di vista statistico (anche in relazione alla motivazione della richiesta che afferisce alla sfera privata della vita dei soggetti coinvolti), fanno pensare ad un fenomeno abbastanza stabilizzato.

In aumento invece le richieste di concessione di cittadinanza per naturalizzazione; nel corso del triennio le domande hanno fatto registrare un incremento di oltre il 15 % annuo (il 33,80% in più fra il 2008 ed il 2010 ed il 15,20% in più fra il 2009 e il 2010) arrivando al 1/01/2010 a rappresentare il 69,29% del totale delle istanze presentate nell’anno. Questo tipo di incremento è, ovviamente, da mettere in relazione con il trascorrere degli anni di residenza necessari, per legge, al fine di poter presentare l’istanza da parte dei cittadini stranieri ma non è più possibile considerare questa argomentazione come esaustiva; nel corso degli anni ’90 del secolo precedente, infatti, si sono susseguite numerose sanatorie ed esiste quindi uno “stock” di popolazione straniera che non ha richiesto (anche per non tagliare un legame affettivo con la terra di origine o perché permane un progetto di rientro in Patria) la cittadinanza italiana o non l’ha ottenuta per mancanza di requisiti.

Text Box: Le istanze di concessione della cittadinanza per matrimonioFra le istanze presentate per matrimonio, nel corso del 2009, nelle province toscane si continua a rilevare una grossa differenziazione per genere.


Tabella 17 - Distribuzione per genere delle istanze di concessione della cittadinanza per matrimonio nelle province toscane, al 1/01/2010.

Provincia

Donne

Uomini

Totale

Arezzo

188

15

203

Firenze

302

93

395

Grosseto

90

6

96

Livorno

97

19

116

Lucca

96

19

115

Massa C.

45

6

51

Pisa

121

33

154

Pistoia

77

20

97

Prato

78

15

93

Siena

91

7

98

Toscana

1.185

233

1.418

Fonte : Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno

Come si può immediatamente apprezzare dalla lettura dei dati, ben l’83,56% è rappresentato da domande presentate da donne; questo conferma il dato già evidenziato anche in passato, sia a livello nazionale che regionale, secondo il quale il maggior numero di matrimoni misti è celebrato fra le donne straniere e gli uomini italiani.

Analizzando i dati relativi ai decreti di acquisizione della cittadinanza, invece, si possono rilevare caratteristiche diverse del fenomeno.

In primo luogo, il numero dei decreti di acquisizione della cittadinanza non può essere immediatamente comparabile con il numero delle istanze presentate; a causa dei tempi molto lunghi della procedura, infatti, i due dati si riferiscono a periodi temporali diversi.

Text Box: Le cittadinanze rilasciate nel 2009 in ToscanaNelle tabelle successive sono indicate il numero delle cittadinanze rilasciate nelle province toscane al 01/01/2010, divise per motivazione del rilascio e la comparazione, in valori assoluti, delle cittadinanze rilasciate nell’ultimo triennio nella regione.

Tabella 18 - Decreti di rilascio di cittadinanza al 01/01/2010, nelle province toscane divisi per motivazione.

Provincia

Per matrimonio

Per residenza

Totale cittadinanze rilasciate

Arezzo

66

142

208

Firenze

247

527

774

Grosseto

58

36

94

Livorno

88

85

173

Lucca

87

145

232

Massa C.

36

75

111

Pisa

85

148

233

Pistoia

87

197

284

Prato

39

174

213

Siena

87

168

255

Toscana

880

1.697

2.577

Fonte: Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno

Tabella 19 - Decreti di rilascio di cittadinanza nel triennio 2008/2009/2010 nelle province toscane, suddivisi per motivazione della richiesta.

Prov

Anno 2008

Anno 2009

Anno 2010

Art. 5

Art. 9

Tot.

Art. 5

Art. 9

Tot.

Art. 5

Art. 9

Tot

Matrim.

Resid.

Matrim.

Resid.

Matrim.

Resid.

AR

220

40

260

92

98

190

66

142

208

FI

607

142

749

382

240

622

247

527

774

GR

163

7

170

137

20

157

58

36

94

LI

169

26

195

147

40

187

88

85

173

LU

231

35

266

145

78

223

87

145

232

MS

93

24

117

67

23

90

36

75

111

PI

204

37

241

133

72

205

85

148

233

PT

182

35

217

138

70

208

87

197

284

PO

144

23

167

85

59

144

39

174

213

SI

139

35

174

109

78

187

87

168

255

Tot.

2.152

404

2.556

1.435

778

2.213

880

1697

2577

Fonte: Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno

Il primo dato rilevante da sottolineare è quello per il quale, nel corso del 2009, per la prima volta si assiste ad una inversione di tendenza fra il numero delle acquisizioni di cittadinanza per residenza e quelle per matrimonio. Negli anni precedenti, infatti, i decreti di rilascio di cittadinanza per matrimonio erano sempre di molto superiori a quelli per residenza mentre nell’ultimo anno si registra un calo netto dei rilasci per matrimonio ed un notevole aumento (+ 54,15% rispetto al 2008) di quelli per residenza.

Text Box: L’indicatore di naturalizzazioneNella costruzione di un indice in grado di misurare la capacità di “inserimento sociale” di un territorio, entra anche l’indicatore di naturalizzazione; la scelta di acquisire la cittadinanza italiana, infatti, è un dato concreto che sta ad indicare il radicamento definitivo nel territorio di un cittadino straniero per nascita.

In particolare, poi, i ricercatori del CNEL, hanno tenuto conto delle naturalizzazioni in senso proprio e, cioè, soltanto delle acquisizioni di cittadinanza per residenza prolungata e continuativa. Applicando questo indicatore alle province toscane si ottengono i risultati illustrati nella tabella successiva.

Tabella 20 - Indicatore di naturalizzazione. Numero medio di naturalizzati ogni 1000 residenti stranieri, per provincia.

Province

Popolazione straniera all'1/01/2010

N. cittadinanze per naturalizzazione nel 2009

N. medio naturalizzazioni per 1000 abitanti

Arezzo

35.513

142

4,0

Firenze

103.979

527

5,1

Grosseto

19.093

36

1,9

Livorno

21.676

85

3,9

Lucca

26.502

145

5,5

Massa C.

12.772

75

5,9

Pisa

33.652

148

4,4

Pistoia

26.132

197

7,5

Prato

31.450

174

5,5

Siena

27.977

168

6,0

Toscana

338.746

1.697

5,0

Fonte: Ns. elaborazione su dati Ministero dell’Interno.

Calcolando lo stesso tasso di naturalizzazione sui dati nazionali, si ottiene, per il territorio italiano, una media di 5,42 naturalizzazioni ogni 1000 abitanti; la Toscana, quindi, si attesta su di una media solo lievemente inferiore a quella nazionale.

Diversa, invece, tale distribuzione a livello provinciale dove le differenziazioni appaiono più elevate: si passa, infatti, dal numero medio minimo di meno di 2 naturalizzazioni per 1.000 abitanti della provincia di Grosseto al massimo di 7,5 naturalizzazioni per 1.000 abitanti della provincia di Pistoia.

Secondo i dati forniti dl CNEL nel già citato Rapporto sugli indici di integrazione, si può notare un deciso aumento a livello nazionale, considerando che nel 2007 si era in presenza di meno di 2 naturalizzazioni ogni 1.000 abitanti; occorre, peraltro, mantenere ogni possibile cautela nella lettura di questi dati in considerazione del fatto che nell’emanazione dei decreti di concessione delle cittadinanze, oltre all’analisi delle richieste sulla base dei requisiti previsti dalle norme, entrano in gioco anche variabili interne al Ministero, legate all’organizzazione delle procedure che, ricordiamo, sono centralizzate e gestite in un unico punto nazionale.

Si ricorda, infine, che in questa trattazione non sono stati rilevati i numeri relativi a quei cittadini stranieri che, nati in Italia e vissuti stabilmente nel nostro Paese, hanno optato per la cittadinanza italiana dopo il compimento del 18 esimo anno di età; tali procedure, infatti, non sono di competenza del Ministero dell’Interno ma dei singoli Comuni di residenza.

All’interno della parte contenente le “Appendici statistiche” sono consultabili tutte le tabelle statistiche relative ai vari aspetti demografici delle province toscane nonché le graduatorie provinciali costruite sui vari indicatori considerati e la graduatoria delle province toscane costruita attraverso l’indice sintetico di attrattività.

1.4.   L’immigrazione e la devianza.

Il rapporto tra immigrazione e criminalità è uno dei temi caldi e ricorrenti del dibattito politico e della “percezione di insicurezza” rilevata nell’opinione pubblica.

Secondo studi recenti[7], sul senso di insicurezza mostrato dai cittadini italiani, influiscono quattro ordini di ragioni:

1.     la perifericità sociale, tipica dei ceti socialmente e culturalmente più deprivati;

2.     il capitale sociale, che porta ad essere meno spaventati quanto più si è proficuamente inseriti in reti di relazioni interpersonali;

3.     l’eccessiva esposizione ai media, in particolare alla televisione, che può ingenerare sensazioni di angoscia;

4.     il fattore politico, che esercita un influsso notevole.

Sono diverse le indagini[8], nelle quali la maggior parte degli intervIstati attribuisce alla popolazione straniera, neocomunitari inclusi, l’aumento della criminalità; all’incirca 6 italiani su 10 sono convinti che la presenza degli immigrati in Italia abbia determinato in maniera diretta un aumento del tasso di criminalità. L’evidenza empirica di cui si può disporre, per la situazione italiana, in realtà non conferma l’esistenza di un preciso nesso causale tra la presenza di immigrati in un dato territorio ed il relativo tasso di criminalità; d’altra parte, però, occorre una buona dose di cautela nell’interpretazione dei dati statistici spesso spuri e difficilmente confrontabili fra loro.

Alla fine del 2009 è stato pubblicato uno studio da parte degli autori del Dossier Caritas/Migrantes in collaborazione con l’Agenzia Redattore Sociale dal titolo “La criminalità degli immigrati: dati, interpretazioni e pregiudizi”; in tale studio il fenomeno della criminalità degli immigrati viene esaminato secondo la metodologia della “circolarità delle fonti statistiche”.

In questo contesto gli archivi giudiziari dell’Istat e del Ministero dell’Interno vengono considerati sia nella produzione dei dati più recenti che nelle serie storiche, per poi attuare collegamenti con statistiche connesse e cercando anche i riferimenti transnazionali, al fine di trovare all’interno dei dati numerici stessi il principio interpretativo, nella convinzione che i numeri, organicamente utilizzati, siano “auto correttivi” e possano facilitare una lettura il più possibile oggettiva della realtà senza il bisogno di mutuare ipotesi interpretative dall’esterno.

Text Box: Il panorama dei reati nel contesto europeoL’Eurostat ha pubblicato nel 2008 le statistiche giudiziarie sugli Stati membri dell’U.E., per il periodo 1995-2006 (Statistic in focus, n.19/2008). In questo studio, Eurostat effettua una serie di raccomandazioni preliminari utili ad inquadrare la lettura dei dati prodotti; l’osservazione di un quadro comparativo, infatti,soprattutto se impostata sul tasso di criminalità pro capite, rischia di essere fuorviante perché le norme penali differiscono da Paese a Paese, come sono anche diverse le modalità di registrazione dei reati. Inoltre, Eurostat fa rilevare come sia del tutto superficiale parlare di miglioramenti o peggioramenti fondati sull’osservazione di pochi mesi o di qualche anno, mentre è sensato cercare di evidenziare le tendenze di lungo periodo.

Nell’Unione Europea, nel periodo 2001-2006, i reati sono:

·     diminuiti in 14 Stati: Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Francia, Lituania, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Finlandia, Regno Unito;

·     aumentati in 13 Stati: Irlanda, Grecia, Spagna, Italia, Lituania, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia.

Tra il 2001 ed il 2006 le denunce presentate complessivamente negli attuali 27 Stati membri, sono rimaste complessivamente stabili (29,6 milioni), seppure con andamenti differenti nei diversi contesti nazionali.

Tabella 21 - Unione Europea. Rapporto percentuale tra denunce penali e popolazione (anno 2006).

Stato Membro

% Denunce su

popolazione

Belgio

9,5

Bulgaria

1,8

Rep. Ceca

3,2

Danimarca

7,8

Germania

7,7

Estonia

3,9

Irlanda

2,3

Grecia

4,1

Spagna

5,0

Francia

5,8

Italia

4,6

Cipro

1,0

Lettonia

2,7

Lituania

2,2

Lussemburgo

5,4

Ungheria

4,2

Malta

4,0

Paesi Bassi

7,4

Austria

7,1

Polonia

3,4

Portogallo

3,8

Romania

1,1

Slovenia

4,5

Slovacchia

2,1

Finlandia

6,1

Regno Unito

9,8

Totale

6,0

Fonte : Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati Eurostat.

Se tutte le denunce fossero state presentate contro autori noti (ma così non è e, in particolare, in Italia ciò avviene solo in un quarto dei casi) e se ogni reato avesse avuto un diverso autore (ma anche questo non è, in quanto sappiamo che vi sono persone che commettono più reati), in media nell’Unione Europea 6 su 100 residenti (inclusi i cittadini stranieri) sarebbero stati implicati in azioni delittuose.

Meritano di essere segnalate alcune conclusioni, che appaiono controcorrente rispetto alle percezioni che hanno comunemente i cittadini italiani, anche se occorre ribadire un’estrema prudenza nell’istituire confronti fra il nostro Paese e l’Europa; pur con tutte le dovute accortezze si registra comunque un’incidenza penale inferiore alla media europea (4,6 %).

Text Box: Il panorama dei reati nel contesto italianoIn Italia, il cambiamento dello scenario della criminalità ha inizio negli anni ’50- ‘60, quando il Paese andava trasformandosi da paese agricolo in uno di quelli più industrializzati del mondo e conosceva anche imponenti flussi di migrazione interna proveniente dal Mezzogiorno. Fu, quindi, forte l’aumento della criminalità (in particolare furti, spaccio e traffico di stupefacenti, rapine ed omicidi) a partire dagli anni ‘70, continuato negli anni ’80 e consolidatosi all’inizio degli anni ‘90.

Il Ministero dell’Interno, nel suo Rapporto sulla criminalità in Italia. Analisi, Prevenzione, Contrasto (Roma 2007) ha posto in evidenza che gli omicidi (al livello più basso degli ultimi 30 anni) ed i furti (salvo alcune fattispecie) sono in diminuzione rispetto al culmine raggiunto nel 1991, mentre le rapine hanno ripreso ad aumentare dal 1998 così come sono aumentate le denunce per violenze sessuali. Per comprendere questa evoluzione occorre tenere conto che quei decenni sono stati caratterizzati dall’aumento delle classi giovanili della popolazione; a commettere maggiormente furti e rapine sono, infatti, statisticamente i giovani. L’Italia nel 2001, aveva un livello di denunce pari all’incirca a quello del 1990; dal 2001 al 2006 sono aumentati i crimini violenti ed i furti di motoveicoli mentre sono diminuiti i furti domestici con scasso ed, in misura minore, il traffico di droga. Si tratta, senza dubbio, di un quadro che presenta ombre ma anche luci; l’impressione che in Italia la situazione sia disastrosa, con una vera e propria emergenza criminalità, non trova conferme nelle statistiche.

Text Box: Immigrazione e devianza nel contesto toscanoIl Ministero dell’Interno ha aggiornato i dati sulla criminalità dell’ultimo triennio: nel 2007 sono stati denunciati 2.933.146 reati, nel 2008, 2.694811 e nel 2009 2.569.309 che significa una variazione percentuale del – 5,2% fra il 2008 ed il 2009 ed una del – 12,4% fra il 2007 ed il 2009. Fra gli indicatori considerati dal CNEL per la costruzione di un indice di “ inserimento sociale”, occorre considerare l’indicatore di devianza.

La tabella successiva mostra, in primo luogo, un indicatore di devianza molto semplificato calcolato rapportando percentualmente il numero di cittadini non comunitari denunciati, fermati o arrestati nel corso del 2009, con il numero della popolazione non comunitaria residente nelle province toscane, nello stesso anno.

Tabella 22 - Indice di devianza: percentuale degli stranieri non comunitari denunciati/arrestati/fermati nel corso del 2009 sul totale della popolazione non comunitaria residente nelle province.

Province

Pop. Residente extracom. Al 01/01/2010

Extracom. Arrestati/ denunciati/ fermati al 01/01/2010

Indice di devianza

Arezzo

19.440

1.062

5,46%

Firenze

77.514

6.244

8,05%

Grosseto

10.883

535

4,91%

Livorno

14.548

1.435

9,86%

Lucca

15.544

1.492

9,59%

Massa C.

7.092

473

6,66%

Pisa

24.676

1.958

7,93%

Pistoia

17.604

969

5,50%

Prato

27.281

2.387

8,74%

Siena

18.474

682

3,69%

Regione

233.056

17.237

7,39%

Fonte: Ns. elaborazione su dati Istat – Ministero dell’Interno.

Come già fatto rilevare dai ricercatori del Dossier Caritas/ Migrantes, un indicatore di questo tipo è però da prendere con molte cautele; in primo luogo perché il totale della popolazione non comunitaria è calcolato soltanto sui residenti e mancano pertanto i soggetti ancora in attesa della registrazione della residenza stessa e tutta la popolazione irregolare non comunitaria.

Inoltre il numero dei denunciati/fermati/arrestati viene conteggiato come se ogni volta si fosse in presenza di un unico reato commesso da una singola persona sempre diversa; l’esperienza empirica insegna invece, che ci possiamo trovare di fronte a più reati imputabili ad un unico soggetto oppure a più arresti dello stesso soggetto per reati diversi.

Al fine comunque di permettere una comparazione con le edizioni precedenti (se pure non esaustive), di seguito vengono riportate le tabelle provinciali [9]delle denunce a carico di stranieri non comunitari, suddivise secondo le varie tipologie di delitti e comparate con l’andamento avuto nell’anno precedente.

Text Box: I dati delle province toscane: ArezzoTabella 23 - Provincia di Arezzo - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

Var. %

OMICIDI CONSUMATI

1

4

 

TENTATI OMICIDI

0

4

 

OMICIDI COLPOSI

0

1

 

LESIONI DOLOSE

72

79

 

PERCOSSE

11

10

 

MINACCE

53

64

 

INGIURIE

21

30

 

VIOLENZE SESSUALI

4

6

 

FURTI

101

102

 

a. Furto con strappo

0

0

 

b. Furto con destrezza

6

1

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

24

28

 

e. Furti in esercizi commerciali

34

44

 

f. Furti su auto in sosta

2

1

 

g. Furti di opere d'arte

0

0

 

h. Furti di automezzi pesanti

0

0

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

1

3

 

L. altri tipi di furto

34

25

 

RICETTAZIONE

63

50

 

RAPINE

19

20

 

a. Rapine in abitazione

1

1

 

b. Rapine in banca/uffici postali

0

0

 

c. Rapine in esercizi commerciali

8

3

 

d. Rapine in pubblica via

7

12

 

e. altri tipi di rapine

3

4

 

ESTORSIONI

13

12

 

USURA

0

0

 

SEQUESTRI DI PERSONA

0

7

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

0

0

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

0

1

 

c. per altri motivi o scopi

0

6

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

0

3

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

2

4

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

9

23

 

INCENDI

0

0

 

DANNEGGIAMENTI

24

41

 

CONTRABBANDO

5

1

 

STUPEFACENTI

64

101

 

a. Produzione e traffico

15

13

 

b. Spaccio

38

41

 

c. altro

11

47

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

0

18

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

0

0

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

0

0

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

0

18

 

DELITTI INFORMATICI

0

0

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

0

1

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

1

0

 

ALTRI DELITTI

393

479

 

TOTALE

856

1062

+19,39%

Fonte: Ministero dell’Interno

Text Box: I dati delle province toscane: FirenzeTabella 24 - Provincia di Firenze - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

Var. %

OMICIDI CONSUMATI

1

5

 

TENTATI OMICIDI

5

18

 

OMICIDI COLPOSI

0

2

 

LESIONI DOLOSE

307

386

 

PERCOSSE

25

38

 

MINACCE

133

195

 

INGIURIE

96

114

 

VIOLENZE SESSUALI

22

39

 

FURTI

380

781

 

a. Furto con strappo

4

18

 

b. Furto con destrezza

47

68

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

19

77

 

e. Furti in esercizi commerciali

176

311

 

f. Furti su auto in sosta

14

12

 

g. Furti di opere d'arte

0

1

 

h. Furti di automezzi pesanti

0

0

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

7

17

 

L. altri tipi di furto

113

 

 

RICETTAZIONE

440

352

 

RAPINE

98

106

 

a. Rapine in abitazione

7

4

 

b. Rapine in banca/uffici postali

2

1

 

c. Rapine in esercizi commerciali

30

39

 

d. Rapine in pubblica via

43

50

 

e. altri tipi di rapine

16

 

 

ESTORSIONI

26

33

 

USURA

0

0

 

SEQUESTRI DI PERSONA

20

11

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

2

1

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

4

0

 

c. per altri motivi o scopi

14

 

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

6

25

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

0

5

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

33

68

 

INCENDI

4

5

 

DANNEGGIAMENTI

115

157

 

CONTRABBANDO

3

2

 

STUPEFACENTI

451

641

 

a. Produzione e traffico

17

54

 

b. Spaccio

352

490

 

c. altro

82

 

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

30

60

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

0

0

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

0

0

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

30

60

 

DELITTI INFORMATICI

1

0

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

40

16

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

14

11

 

ALTRI DELITTI

3264

3174

 

TOTALE

5514

6244

+11,69%

Fonte: Ministero dell’Interno

Text Box: I dati delle province toscane: GrossetoTabella 25 - Provincia di Grosseto - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

Var. %

OMICIDI CONSUMATI

1

0

 

TENTATI OMICIDI

0

0

 

OMICIDI COLPOSI

0

0

 

LESIONI DOLOSE

18

27

 

PERCOSSE

4

4

 

MINACCE

25

18

 

INGIURIE

21

15

 

VIOLENZE SESSUALI

1

3

 

FURTI

38

72

 

a. Furto con strappo

1

0

 

b. Furto con destrezza

1

2

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

2

7

 

e. Furti in esercizi commerciali

9

5

 

f. Furti su auto in sosta

0

35

 

g. Furti di opere d'arte

0

0

 

h. Furti di automezzi pesanti

0

0

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

5

5

 

L. altri tipi di furto

20

18

 

RICETTAZIONE

38

35

 

RAPINE

7

2

 

a. Rapine in abitazione

3

0

 

b. Rapine in banca/uffici postali

0

0

 

c. Rapine in esercizi commerciali

2

0

 

d. Rapine in pubblica via

1

2

 

e. altri tipi di rapine

1

0

 

ESTORSIONI

0

1

 

USURA

0

0

 

SEQUESTRI DI PERSONA

1

2

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

0

0

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

0

0

 

c. per altri motivi o scopi

1

2

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

8

0

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

0

1

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

4

13

 

INCENDI

0

5

 

DANNEGGIAMENTI

2

10

 

CONTRABBANDO

0

0

 

STUPEFACENTI

39

58

 

a. Produzione e traffico

2

4

 

b. Spaccio

31

31

 

c. altro

6

23

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

4

8

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

0

0

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

0

2

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

4

6

 

DELITTI INFORMATICI

0

5

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

1

5

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

2

4

 

ALTRI DELITTI

228

247

 

TOTALE

442

535

+17,38%

Fonte: Ministero dell’Interno

Text Box: I dati delle province toscane: LivornoTabella 26 - Provincia di Livorno - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

Var. %

OMICIDI CONSUMATI

1

1

 

TENTATI OMICIDI

2

5

 

OMICIDI COLPOSI

0

1

 

LESIONI DOLOSE

95

120

 

PERCOSSE

8

15

 

MINACCE

44

81

 

INGIURIE

30

40

 

VIOLENZE SESSUALI

9

6

 

FURTI

117

137

 

a. Furto con strappo

2

1

 

b. Furto con destrezza

6

4

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

18

8

 

e. Furti in esercizi commerciali

53

43

 

f. Furti su auto in sosta

2

6

 

g. Furti di opere d'arte

0

0

 

h. Furti di automezzi pesanti

0

0

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

3

9

 

L. altri tipi di furto

33

66

 

RICETTAZIONE

130

113

 

RAPINE

24

21

 

a. Rapine in abitazione

7

1

 

b. Rapine in banca/uffici postali

0

0

 

c. Rapine in esercizi commerciali

2

5

 

d. Rapine in pubblica via

11

10

 

e. altri tipi di rapine

4

5

 

ESTORSIONI

2

2

 

USURA

0

0

 

SEQUESTRI DI PERSONA

4

2

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

0

0

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

1

0

 

c. per altri motivi o scopi

3

2

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

3

0

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

0

2

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

8

9

 

INCENDI

1

2

 

DANNEGGIAMENTI

37

50

 

CONTRABBANDO

4

22

 

STUPEFACENTI

81

129

 

a. Produzione e traffico

4

8

 

b. Spaccio

54

86

 

c. altro

23

35

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

1

1

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

0

0

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

0

0

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

1

1

 

DELITTI INFORMATICI

0

0

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

4

4

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

42

14

 

ALTRI DELITTI

593

658

 

TOTALE

1240

1435

+13,58%

Fonte: Ministero dell’Interno

Text Box: I dati delle province toscane: LuccaTabella 27 - Provincia di Lucca - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

Var. %

OMICIDI CONSUMATI

1

1

 

TENTATI OMICIDI

7

1

 

OMICIDI COLPOSI

0

2

 

LESIONI DOLOSE

80

83

 

PERCOSSE

2

3

 

MINACCE

51

55

 

INGIURIE

22

42

 

VIOLENZE SESSUALI

8

1

 

FURTI

129

196

 

a. Furto con strappo

10

2

 

b. Furto con destrezza

7

18

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

12

53

 

e. Furti in esercizi commerciali

22

53

 

f. Furti su auto in sosta

12

4

 

g. Furti di opere d'arte

0

0

 

h. Furti di automezzi pesanti

2

4

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

5

6

 

L. altri tipi di furto

59

56

 

RICETTAZIONE

75

62

 

RAPINE

33

27

 

a. Rapine in abitazione

3

3

 

b. Rapine in banca/uffici postali

0

0

 

c. Rapine in esercizi commerciali

4

6

 

d. Rapine in pubblica via

21

13

 

e. altri tipi di rapine

5

5

 

ESTORSIONI

5

12

 

USURA

0

0

 

SEQUESTRI DI PERSONA

5

1

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

0

0

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

2

0

 

c. per altri motivi o scopi

3

1

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

3

4

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

0

3

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

13

11

 

INCENDI

0

1

 

DANNEGGIAMENTI

38

49

 

CONTRABBANDO

0

0

 

STUPEFACENTI

131

273

 

a. Produzione e traffico

8

7

 

b. Spaccio

112

254

 

c. altro

11

12

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

6

12

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

1

0

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

0

0

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

5

12

 

DELITTI INFORMATICI

0

0

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

6

3

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

3

1

 

ALTRI DELITTI

660

649

 

TOTALE

1278

1492

+14,34%

Fonte: Ministero dell’Interno

Text Box: I dati delle province toscane: Massa CarraraTabella 28 - Provincia di Massa Carrara - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

Var. %

OMICIDI CONSUMATI

0

0

 

TENTATI OMICIDI

1

2

 

OMICIDI COLPOSI

0

0

 

LESIONI DOLOSE

40

32

 

PERCOSSE

2

0

 

MINACCE

17

15

 

INGIURIE

11

10

 

VIOLENZE SESSUALI

5

3

 

FURTI

43

61

 

a. Furto con strappo

0

0

 

b. Furto con destrezza

3

11

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

4

2

 

e. Furti in esercizi commerciali

11

19

 

f. Furti su auto in sosta

7

5

 

g. Furti di opere d'arte

0

0

 

h. Furti di automezzi pesanti

0

0

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

0

3

 

L. altri tipi di furto

18

21

 

RICETTAZIONE

60

35

 

RAPINE

6

12

 

a. Rapine in abitazione

1

0

 

b. Rapine in banca/uffici postali

0

0

 

c. Rapine in esercizi commerciali

0

1

 

d. Rapine in pubblica via

4

9

 

e. altri tipi di rapine

1

2

 

ESTORSIONI

3

3

 

USURA

0

0

 

SEQUESTRI DI PERSONA

1

4

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

0

2

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

0

1

 

c. per altri motivi o scopi

1

1

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

0

4

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

0

2

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

9

10

 

INCENDI

0

0

 

DANNEGGIAMENTI

13

7

 

CONTRABBANDO

0

0

 

STUPEFACENTI

81

45

 

a. Produzione e traffico

10

3

 

b. Spaccio

52

30

 

c. altro

19

12

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

6

4

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

0

0

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

0

0

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

6

4

 

DELITTI INFORMATICI

0

6

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

1

1

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

0

1

 

ALTRI DELITTI

321

216

 

TOTALE

620

473

-31,07%

Fonte: Ministero dell’Interno

Text Box: I dati delle province toscane: PisaTabella 29 - Provincia di Pisa - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

Var. %

OMICIDI CONSUMATI

1

0

 

TENTATI OMICIDI

2

1

 

OMICIDI COLPOSI

1

1

 

LESIONI DOLOSE

93

97

 

PERCOSSE

9

9

 

MINACCE

34

60

 

INGIURIE

24

34

 

VIOLENZE SESSUALI

3

8

 

FURTI

179

215

 

a. Furto con strappo

7

0

 

b. Furto con destrezza

49

59

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

16

19

 

e. Furti in esercizi commerciali

33

37

 

f. Furti su auto in sosta

5

11

 

g. Furti di opere d'arte

0

0

 

h. Furti di automezzi pesanti

0

0

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

7

10

 

L. altri tipi di furto

62

79

 

RICETTAZIONE

210

148

 

RAPINE

33

50

 

a. Rapine in abitazione

5

8

 

b. Rapine in banca/uffici postali

0

1

 

c. Rapine in esercizi commerciali

4

8

 

d. Rapine in pubblica via

21

26

 

e. altri tipi di rapine

3

7

 

ESTORSIONI

12

16

 

USURA

0

5

 

SEQUESTRI DI PERSONA

12

4

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

2

0

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

0

2

 

c. per altri motivi o scopi

10

2

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

1

3

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

2

0

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

18

24

 

INCENDI

2

2

 

DANNEGGIAMENTI

29

89

 

CONTRABBANDO

0

0

 

STUPEFACENTI

191

255

 

a. Produzione e traffico

12

26

 

b. Spaccio

149

194

 

c. altro

30

35

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

6

4

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

0

0

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

0

0

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

6

4

 

DELITTI INFORMATICI

1

0

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

4

3

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

9

2

 

ALTRI DELITTI

872

928

 

TOTALE

1748

1958

+10,72%

Fonte: Ministero dell’Interno

Text Box: I dati delle province toscane: PistoiaTabella 30 - Provincia di Pistoia - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

Var. %

OMICIDI CONSUMATI

1

1

 

TENTATI OMICIDI

0

1

 

OMICIDI COLPOSI

0

0

 

LESIONI DOLOSE

70

68

 

PERCOSSE

16

6

 

MINACCE

53

32

 

INGIURIE

36

24

 

VIOLENZE SESSUALI

4

6

 

FURTI

92

105

 

a. Furto con strappo

0

5

 

b. Furto con destrezza

7

4

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

20

32

 

e. Furti in esercizi commerciali

24

35

 

f. Furti su auto in sosta

2

0

 

g. Furti di opere d'arte

0

0

 

h. Furti di automezzi pesanti

0

0

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

20

1

 

L. altri tipi di furto

19

28

 

RICETTAZIONE

54

53

 

RAPINE

18

31

 

a. Rapine in abitazione

4

0

 

b. Rapine in banca/uffici postali

0

0

 

c. Rapine in esercizi commerciali

3

3

 

d. Rapine in pubblica via

8

16

 

e. altri tipi di rapine

3

12

 

ESTORSIONI

1

7

 

USURA

0

0

 

SEQUESTRI DI PERSONA

4

2

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

0

0

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

2

0

 

c. per altri motivi o scopi

2

2

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

4

4

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

1

1

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

6

11

 

INCENDI

0

0

 

DANNEGGIAMENTI

30

20

 

CONTRABBANDO

0

0

 

STUPEFACENTI

59

93

 

a. Produzione e traffico

3

3

 

b. Spaccio

52

76

 

c. altro

4

14

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

7

9

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

0

1

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

1

0

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

6

8

 

DELITTI INFORMATICI

0

1

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

7

1

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

2

1

 

ALTRI DELITTI

438

492

 

TOTALE

903

969

+ 6,81%

Fonte: Ministero dell’Interno

Text Box: I dati delle province toscane: PratoTabella 31 - Provincia di Prato - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

Var. %

OMICIDI CONSUMATI

3

6

 

TENTATI OMICIDI

4

7

 

OMICIDI COLPOSI

0

1

 

LESIONI DOLOSE

96

125

 

PERCOSSE

5

9

 

MINACCE

60

53

 

INGIURIE

28

29

 

VIOLENZE SESSUALI

4

8

 

FURTI

99

139

 

a. Furto con strappo

3

6

 

b. Furto con destrezza

5

13

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

9

23

 

e. Furti in esercizi commerciali

46

46

 

f. Furti su auto in sosta

0

8

 

g. Furti di opere d'arte

0

0

 

h. Furti di automezzi pesanti

0

0

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

2

1

 

L. altri tipi di furto

34

42

 

RICETTAZIONE

109

89

 

RAPINE

34

56

 

a. Rapine in abitazione

4

13

 

b. Rapine in banca/uffici postali

0

0

 

c. Rapine in esercizi commerciali

4

7

 

d. Rapine in pubblica via

22

32

 

e. altri tipi di rapine

4

4

 

ESTORSIONI

22

29

 

USURA

0

0

 

SEQUESTRI DI PERSONA

2

4

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

1

1

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

0

2

 

c. per altri motivi o scopi

1

1

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

10

13

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

0

6

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

6

16

 

INCENDI

0

2

 

DANNEGGIAMENTI

55

28

 

CONTRABBANDO

4

83

 

STUPEFACENTI

242

292

 

a. Produzione e traffico

17

15

 

b. Spaccio

207

221

 

c. altro

18

56

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

11

16

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

0

0

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

0

0

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

11

16

 

DELITTI INFORMATICI

0

0

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

14

17

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

28

8

 

ALTRI DELITTI

1080

1351

 

TOTALE

1916

2387

+19,73%

Fonte: Ministero dell’Interno

Text Box: I dati delle province toscane: SienaTabella 32 - Provincia di Siena - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.

Tipologia dei delitti

2008

2009

 

OMICIDI CONSUMATI

0

1

 

TENTATI OMICIDI

1

2

 

OMICIDI COLPOSI

0

0

 

LESIONI DOLOSE

48

63

 

PERCOSSE

6

8

 

MINACCE

31

44

 

INGIURIE

28

38

 

VIOLENZE SESSUALI

6

4

 

FURTI

89

107

 

a. Furto con strappo

0

0

 

b. Furto con destrezza

19

5

 

c. Furti in danno di uffici pubblici

0

0

 

d. Furti in abitazione

9

14

 

e. Furti in esercizi commerciali

38

39

 

f. Furti su auto in sosta

3

11

 

g. Furti di opere d'arte

0

0

 

h. Furti di automezzi pesanti

0

0

 

i. Furti di autovetture/ciclomotori

1

3

 

L. altri tipi di furto

19

35

 

RICETTAZIONE

30

28

 

RAPINE

3

9

 

a. Rapine in abitazione

0

0

 

b. Rapine in banca/uffici postali

0

0

 

c. Rapine in esercizi commerciali

1

3

 

d. Rapine in pubblica via

2

4

 

e. altri tipi di rapine

0

2

 

ESTORSIONI

3

10

 

USURA

0

0

 

SEQUESTRI DI PERSONA

0

0

 

a. Sequestri di persona a scopo estorsivo

0

0

 

b. Sequestri di persona per motivi sessuali

0

0

 

c. per altri motivi o scopi

0

0

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

0

1

 

ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE DI TIPO MAFIOSO

0

0

 

RICICLAGGIO

0

0

 

TRUFFE E FRODI INFORMATICHE

16

34

 

INCENDI

1

0

 

DANNEGGIAMENTI

26

11

 

CONTRABBANDO

0

1

 

STUPEFACENTI

45

66

 

a. Produzione e traffico

4

0

 

b. Spaccio

39

54

 

c. altro

2

 

 

SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA MINORILE

1

2

 

a. Sfruttamento e favoreggiamento prostituzione minorile

0

0

 

b. Pornografia minorile/detenzione materiale pornografico

0

0

 

c. Sfrutt. e favoreggiamento prostituzione non minorile

1

2

 

DELITTI INFORMATICI

1

0

 

CONTRAFFAZIONE DI MARCHI E PRODOTTI INDUSTRIALI

1

0

 

VIOLAZIONE ALLA PROPRIETA' INTELLETTUALE

0

0

 

ALTRI DELITTI

262

253

 

TOTALE

598

682

+12,31%

Fonte: Ministero dell’Interno


 

 

 

2. L’inserimento nel mercato del lavoro dei cittadini immigrati

2.1.   Il quadro d’insieme dell’economia toscana.

Text Box: Il quadro economico toscano nel 2009La crisi economica internazionale, iniziata alla fine del 2007 come fenomeno circoscritto all’ambito finanziario, si è rapidamente trasformata nella più forte recessione globale dal secondo dopoguerra; in particolare, il crollo della domanda internazionale e la conseguente caduta delle produzioni industriali, ha colpito in modo particolare quelle aree, come la Toscana, con una forte vocazione economica agli scambi con l’estero[10].

Alla diminuzione di ordinativi e vendite si sono aggiunti problemi di gestione della liquidità, derivanti, fra l’altro, dalla restrizione del credito; questo meccanismo ha prodotto una espansione della crisi dai settori industriali maggiormente esposti verso l’estero, a tutto l’indotto territoriale rappresentato da settori e imprese meno aperte agli scambi internazionali.

L’anno 2008, con una flessione regionale, nella produzione di beni e servizi, di quasi due punti percentuali era già stato un anno particolarmente difficile ma il 2009 chiude con un ulteriore e più deciso peggioramento, a seguito di una caduta produttiva che è stata dell’8,4%.

A registrare la caduta più rilevante della produzione è stato il settore dell’industria in senso stretto (-16,6%), accusando un nuovo arretramento rispetto alla già consistente flessione registrata nel 2008 che si attestava al -4,8%.

Nel corso del 2009 anche la macro area dei servizi ha iniziato a subire in maniera più intensa gli effetti della crisi di domanda che, dopo aver colpito l’industria, si è gradualmente spostata verso il terziario: nel 2009, quindi, si è registrata una perdita produttiva pari al – 3,6% che è andata a sommarsi al modesto arretramento fatto registrare da questo comparto nel 2008 (- 0,4%).

Il settore delle costruzioni, dopo un periodo di crescita sostenuta che si era concluso nel 2006 (nel 2007 la produzione era arretrata del 2 % e nel 2008 dello 0,6%), ha fatto registrare una contrazione dell’attività produttiva del 7% nel corso dell’anno 2009.

Dopo un 2008 di crescita produttiva (+ 2,0%), il 2009 fa registrare un segno negativo anche nel settore dell’agricoltura e della pesca con un – 7,7%, indice di difficoltà diffuse alle molte produzioni tradizionali della regione.

In conseguenza di questo quadro economico, nel corso del 2009, la recessione ha reso visibili i suoi effetti sul mercato del lavoro, colpendo in particolare quei gruppi sociali sui quali, in genere, si scarica la variabilità del ciclo economico: i giovani, le donne ed anche gli stranieri.[11]

In base alla rilevazione Istat sulle forze lavoro, relativa alla sola popolazione residente, l’occupazione in Toscana scende nel 2009 di circa settemila unità, corrispondente ad una variazione percentuale negativa di -0,5 (-1,2% per l’occupazione dipendente e + 1,3% per quella autonoma).

Text Box: La condizione occupazionale in Toscana La tabella successiva mostra il riepilogo, in valori assoluti, delle persone occupate nella regione Toscana negli anni 2008 e 2009 e la relativa variazione percentuale.

Tabella 33 - Condizione occupazionale della popolazione toscana.

Valori assoluti in migliaia di persone

Anno 2008

Anno 2009

Var. %

Maschi

903

901

- 0,4

Femmine

674

669

- 0,6

Autoctoni

1.431

1.412

- 1,4

Stranieri

146

158

+ 8,1

TOTALE OCCUPATI

1.577

1.570

- 0,5

Fonte: elaborazione Irpet su dati Istat

Dai dati sopra indicati, si può immediatamente apprezzare che la flessione occupazionale è maggiore per le donne che per gli uomini – e particolarmente acuta per i giovani in età compresa fra i 15 ed i 24 anni che mostrano una variazione negativa nei due anni considerati del –10,6% - mentre continua ad aumentare il dato dell’occupazione straniera.

L’occupazione dei cittadini stranieri sembra quindi mostrare un dato in controtendenza ma in realtà questo apparente paradosso nasce dal ritardo con cui la popolazione immigrata è iscritta alle anagrafi: stranieri, cioè, già regolarmente occupati da qualche anno ma che entrano nei registri anagrafici dei territori oggetto della rilevazione durante l’anno considerato, sono considerati dall’Istat come nuovi occupati pur non essendolo.

Text Box: I tassi di occupazioneLa successiva tabella riporta, quindi, i valori percentuali dei tassi di occupazione che mostrano una caduta di quasi tre punti percentuali degli occupati stranieri in Toscana nel corso dell’anno 2009: si tratta di una dato molto significativo perché negli ultimi anni il tasso di occupazione dei cittadini stranieri era sempre stato significativamente più alto di quello dei cittadini italiani.

Tabella 34 - Tassi di occupazione.

Valori %

2008

2009

Var. %

Tasso di occupazione generale

64,9

64,5

- 0,4

Tasso di occupazione femminile

55,4

54,6

- 0,8

Tasso di occupazione straniera

68,8

66,0

- 2,8

Fonte: elaborazione Irpet su dati Istat

Text Box: I tassi di disoccupazioneIl tasso di disoccupazione generale è salito nel 2009 al 6,3% rispetto al 5,4% dell’anno precedente. Gli incrementi maggiori si registrano comunque fra i giovani dove – nella classe di età compresa fra i 15 ed i 24 anni – il tasso di disoccupazione cresce in un anno dal 14,4% al 17,8%. Non a caso, fra i dipendenti, il calo dell’occupazione è stato particolarmente marcato per i lavoratori a tempo determinato (-11.5%), dove si concentra la popolazione giovanile.

Per quanto concerne, invece, la disoccupazione femminile occorre fare una precisazione: nel 2009 la rilevazione delle forze di lavoro complessive mostra una diminuzione dello 0,4% il che significa un ulteriore aumento di coloro che cercano lavoro meno attivamente e, di conseguenza, vengono calcolati come “non forze di lavoro” invece che come disoccupati. Si tratta, in numeri assoluti, di 45.000 persone gran parte delle quali –35.000 – sono donne. La presenza di una così grande componente “scoraggiata” tende a mantenere il tasso di disoccupazione femminile, pur molto alto, a livelli non eclatanti. Il tasso di disoccupazione della popolazione straniera, già più elevato di quello della popolazione autoctona, peggiora ancora fino a circa il 10 %.

Tabella 35 - Tassi di disoccupazione.

Valori %

2008

2009

Var. %

Tasso di disoccupazione generale

5,4

6,3

- 0,9

Tasso di disoccupazione femminile

7,4

8,7

- 1,3

Tasso di disoccupazione giovanile

14,4

17,8

- 3,4

Tasso di disoccupazione straniera

8,6

10,2

- 1,6

Fonte: elaborazione Irpet su dati Istat-Rcfl

Il progressivo deterioramento del quadro economico ha, peraltro, portato l’area della disoccupazione degli stranieri non solo ad estendersi numericamente, ma anche a connotarsi per alcuni caratteri inediti.

Le figure, da un lato del migrante in età adulta con alle spalle anche un buon numero di anni di soggiorno in Italia con una carriera occupazionale debole, e, dall’altro, dello straniero arrivato recentemente, risultano essere tra quelle a maggiore rischio di disoccupazione.

Text Box: L’occupazione indipendenteComplessivamente l’arretramento occupazionale è in linea con il dato aggregato delle regioni dell’Italia centrale (-0,5% come in Toscana) ed è inferiore alle altre macroaree territoriali. La differenza con gli altri territori è dovuta quasi interamente alla tenuta dell’occupazione indipendente.

In Toscana, infatti, contrariamente al resto del Paese, l’occupazione indipendente aumenta dell’1,3% in un anno, passando da 465.000 addetti nel 2008 a 471.0000 nel 2009.

L’aumento percentuale maggiore è imputabile proprio alla popolazione straniera con un +0,9% a fronte di un +0,4% degli italiani; per quanto riguarda le forze lavoro straniere si tratta, con sufficiente certezza, di un fenomeno di emersione di lavoratori immigrati e questo spiega l’incremento osservato nel comparto dell’agricoltura con un +6,4% ed in quello delle costruzioni con un +4,6%.

D’altronde il ricorso al lavoro autonomo può essere letto anche come un tentativo di giocare questa carta come risposta alla crisi dell’occupazione dipendente; a suffragare questo tipo di ipotesi si può indicare la forte crescita dei lavoratori indipendenti nel settore del commercio (+2,6%).

Text Box: Le previsioni occupazionali Analizzando i dati Excelsior – Unioncamere, che pubblicano annualmente un rapporto sulle previsioni di assunzione da parte degli imprenditori italiani, nell’anno 2010 si possono prevedere oltre 181.000 nuovi assunti stranieri nelle aziende italiane, che rappresentano il 22,6% delle assunzioni complessive previste.

Sono le imprese sopra i 50 dipendenti, soprattutto, a ricercare manodopera straniera da impiegare nei servizi alla persona (21,8%), nel commercio e nei servizi (27%), oppure come manodopera non qualificata.

Secondo tale rilevazione, inoltre, Prato risulta essere, a livello nazionale una delle province con un maggior peso di assunti stranieri rispetto al totale delle assunzioni previste con una percentuale del 32,3%.

Tabella 36 - Assunzioni previste* di manodopera straniera. Valori assoluti e incidenza % assunti stranieri su assunti totali.

Regioni

Valore assoluto 2010

Incidenza % assunzioni stranieri su totale assunzioni

Non Stagionali

Stagionali

Totale

Non Stagionali

Stagionali

Totale

Piemonte – V.A.

8.660

3.660

12.320

28,8

26,9

22,3

Lombardia

19.830

8.590

28.420

20,6

34,9

23,5

Liguria

2.830

2.660

5.490

18,2

30,7

22,7

Trentino A.A.

3.060

13.770

16.830

20,7

50,1

39,8

Veneto

9.830

8.100

17.930

19,9

33,5

24,4

Friuli V.G.

3.060

920

3.980

22,3

26,4

23,1

Emilia R.

12.910

9.720

22.630

25,5

34,1

28,6

TOSCANA

7.900

7.440

15.340

22,2

33,1

26,4

Umbria

1.680

450

2.130

23

26,2

23,6

Marche

2.420

1.890

4.310

18,5

30

22,2

Lazio

13.150

5.000

18.150

21

30,2

23

Abruzzo

2.810

1.060

3.870

22

18

20,7

Molise

520

80

600

18,1

8,4

15,7

Campania

4.780

4.280

9.060

12,2

18,7

14,6

Puglia

3.950

1.680

5.630

12,9

12,7

12,8

Basilicata

870

370

1.240

12,4

18,8

13,8

Calabria

2.120

1.080

3.200

15

20,1

16,4

Sicilia

4.040

2.530

6.570

12,5

24,7

15,4

Sardegna

1.450

1.940

3.390

11,3

16,1

13,6

Italia

105.820

75.220

181.040

19,2

30,1

22,6

* previsioni massime

Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Excelsior-Unioncamere-Ministero dell’Interno.

2.2.   Le dinamiche dell’occupazione straniera in Toscana.

Gli occupati di origine straniera rappresentano, alla fine del 2009, il 10,06% del totale della forza lavoro, un dato,questo, più elevato della corrispondente incidenza percentuale della popolazione straniera sul totale della popolazione residente in Toscana. Ciò, si spiega con la concentrazione dei migranti nelle fasce di età in cui, maggiormente, si è coinvolti nel mercato del lavoro.

Text Box: Le tipologie contrattuali degli stranieriIl contributo dato dalla popolazione immigrata alla crescita dell’occupazione, almeno fino al 2008, ha rappresentato circa i due terzi dell’aumento del numero degli occupati nella regione; grazie a questo apporto si sono compensate le minori entrate nel mercato del lavoro dei giovani italiani e le ingenti uscite per pensionamento dei lavoratori più anziani.

In Toscana si osserva come la tipologia contrattuale maggiormente utilizzata per inquadrare i lavoratori stranieri è il contratto di lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato (circa il 57%), un dato, peraltro, in linea con quello che riguarda gli italiani (59%). Questo, se da un lato significa che le imprese toscane che assumono stranieri non fanno particolari differenze dal punto di vista contrattuale, dall’altro non assicura automaticamente anche la stabilità nel tempo delle posizioni occupazionali ricoperte.

Non bisogna però dimenticare che, nel mercato del lavoro straniero sono maggiormente presenti contratti più atipici, come i contratti a carattere temporaneo o gli inquadramenti a tempo parziale; per tali tipologie contrattuali, infatti, le percentuali riferite agli stranieri sono più elevate rispetto ai lavoratori autoctoni.

Tabella 37 - Tipologie contrattuali, italiani e stranieri. Toscana 3° trim.2009.

Dipendenti a carattere temporaneo

Stranieri

(Incidenza %)

Italiani

(Incidenza %)

Contratto individuale a termine

14,2

9,6

ApprendIstato

2,4

1,4

Interinale

0,2

0,5

Formazione lavoro

0,3

0,5

Altro

0,0

0,2

Totale

17,1

12,2

Fonte: Ns. elaborazione su dati Fondazione Leone Moressa- Istat RcfL.

Text Box: Il lavoro precario ed atipicoUn’interessante analisi può essere fatta cercando di operare una comparazione fra la precarietà della manodopera straniera e quella immigrata. La precarietà lavorativa, in quanto tale, può essere intesa come una misura della qualità del lavoro cosiddetto flessibile; infatti solo una parte dei possibili contratti flessibili confluisce in quello comunemente detto “lavoro precario”. Si possono identificare come precari, quei lavoratori atipici la cui forma contrattuale impropria nasconde una condizione lavorativa diversa dalla forma contrattuale originaria: ad esempio, i lavoratori part-time che avrebbero preferito il full-time, i collaboratori e le partite iva che lavorano per un unico committente in via continuativa, magari nei locali del committente stesso ed utilizzando i mezzi di lavoro forniti da questo. Anche in questo caso il numero della manodopera straniera, con una situazione occupazionale precaria, diverge in maniera significativa rispetto a quella italiana.

Tabella 38 - Occupazione precaria straniera e italiana a confronto. Toscana, 3° trim. 2009.

Dipendenti precari e atipici

Stranieri

(Incidenza %)

Italiani

(Incidenza %)

Dipendenti a termine involontari

48,6

56,7

Dipendenti part-time involontari

47,5

35,2

Collaboratori con tre vincoli

3,5

4,5

Partite IVA con tre vincoli

0,4

3,6

Totale precari

100,0

100,0

Fonte: Ns. elaborazione su dati Fondazione Leone Moressa- Istat RcfL.

Il rapporto percentuale fra il totale degli italiani occupati e coloro i quali hanno rapporti di lavoro precari e/o atipici si attesta al 13,6%; tale rapporto sale al 23,8% quando si prendono in considerazione i lavoratori stranieri.

Analizzando i contenuti degli inquadramenti professionali dei cittadini stranieri in Toscana, si continua a rilevare come le occupazioni svolte siano caratterizzate da mansioni di livello medio-basso e retribuzioni inferiori alla media.

Si possono individuare, sinteticamente, quattro dimensioni delle situazioni di svantaggio degli occupati stranieri:

1.una sorta di segregazione occupazionale in pochi comparti e legata a poche figure professionali;

2.tali inquadramenti prescindono dai titoli di studio e dalle competenze professionali possedute dai singoli, determinando una più frequente situazione di sotto- qualificazione;

3.la già citata condizione di maggiore esposizione al rischio di occupazione precaria e si sotto-occupazione;

4.la maggiore probabilità di incorrere in carriere frammentate e discontinue con scarsa mobilità ascendente, con un conseguente aumento del rischio di disoccupazione.

Tabella 39 - Posizione nella professione dipendenti italiani e stranieri. Toscana 3° trim. 2009.

Posizione Professionale

Stranieri

(Incidenza %)

Italiani

(Incidenza %)

Dirigente

0,3

2,3

Quadro

0,1

7,8

Impiegato

5,4

46,0

Operaio

94,0

42,2

Apprendista

0,2

1,7

Totale

100

100

Fonte: Ns. elaborazione su dati Fondazione Leone Moressa- Istat RcfL.

Text Box: Gli occupati comunitari ed extra-comunitariAltra caratteristica saliente rilevata nell’anno 2009, sia a livello nazionale che toscano, è data dall’aumento del numero degli occupati comunitari rispetto a quelli extracomunitari, pur essendo la seconda categoria molto più numerosa della prima.

In Toscana, infatti, si è registrata, nell’assunzione di cittadini stranieri, una differenza fra gli anni 2008 e 2009, che mostra (in valori assoluti) un +14.504 dipendenti fra i cittadini comunitari ed invece un – 2.644 fra coloro che provengono da Paesi extra europei.

2.3.   I livelli retributivi.

Fino ad oggi i dati certi su questo argomento provenivano dalle banche dati statistiche dell’INPS che però, sono aggiornate all’anno 2004. Dal 2009, invece, l’Istat – nell’ambito delle rilevazioni continue sulle Forze di lavoro- ha messo a disposizione per la prima volta l’indicazione relativa alle retribuzioni mensili nette degli occupati[12].

Si tratta di dati relativi al solo lavoro dipendente ma, date le caratteristiche del lavoro dei cittadini stranieri, particolarmente esaustive della questione retributiva.

Text Box: I differenziali retributiviI differenziali retributivi che verranno indicati nelle tabelle successive non fanno riferimento solo alla differenza assoluta, espressa in €, ma anche al gap percentuale, ossia di quanto si distanzia la retribuzione dei cittadini stranieri da quelli italiani.

A livello nazionale il livello nazionale il gap retributivo tra dipendenti italiani e stranieri si attesta, in media, a 238 € a favore dei primi; le maggiori differenze a livello territoriale si evidenziano nelle aree centro meridionali, mentre a Nord la differenza si fa meno marcata.

Figura 3 - Differenziali retributivi netti mensili fra cittadini italiani e stranieri. II trimestre 2009.

L'immagine indica la diversa distribuzione sul territorio italiano del gap retributivo netto mensile fra cittadini italiani e stranieri. I dati soro relativi al secondo trimestre 2009.

Fonte: Elaborazione su dati Fondazione Leone Moressa- Istat RcfL.

I diversi differenziali retributivi relativi ai dipendenti stranieri nella regione Toscana al 2° trimestre del 2009 vengono studiati, nelle tabelle successive, attraverso varie sfaccettature: dalle differenze di genere a quelle di settore occupazionale, di professione, di classi di età ecc.

Tabella 40 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per sesso e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009.

Sesso

Retribuzione media mensile netta dei dipendenti stranieri

(in €)

Differenza % tra dipendenti stranieri e italiani

Uomini

1.133

- 17,3

Donne

806

- 26,7

Totale

974

- 21,6

Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat (Rcfl)

Evidente appare il dato, posto in rilievo nella precedente tabella, relativo alle differenze retributive di genere; se un uomo straniero, in Toscana, riceve una retribuzione media mensile inferiore del 17,3% rispetto ai propri colleghi italiani, questa differenza arriva fino al 26,7% per le donne straniere; differenza che va ad aggiungersi al già negativo differenziale retributivo che ha il lavoro femminile rispetto a quello maschile in Italia.

Tabella 41 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per titolo di studio e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009

Titolo di studio

Retribuzione media mensile netta dei dipendenti stranieri (in €)

Differenza % tra dipendenti stranieri e italiani

Licenza elementare

954

0,2

Licenza media

963

- 14,0

Diploma superiore

921

- 26,1

Laurea

1.100

- 25,6

Totale

974

- 21,6

Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat (Rcfl)

Anche il possesso di un titolo di studio elevato, non garantisce automaticamente, al lavoratore straniero, una retribuzione superiore; anzi, mentre è quasi nulla la differenza salariale fra italiani e stranieri in possesso della sola licenza elementare, arriva ad oltre il 25 % in caso di personale in possesso di una Laurea.

Tabella 42 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per tipologia contrattuale e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009.

Contratto

Retribuzione media mensile netta dei dipendenti stranieri (in €)

Differenza % tra dipendenti stranieri e italiani

Tempo indeterminato

1.000

- 22,0

Tempo determinato

798

- 17,6

Totale

974

- 21,6

Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat (Rcfl)

Secondo i dati sopra indicati, l’inquadramento con contratti di lavoro più atipici produce una minore differenza retributiva fra manodopera italiana e straniera, differenza che invece sale ad oltre il 20% in caso di contratti maggiormente stabili.

Tabella 43 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per settore di attività e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009.

Settore di attività

Retribuzione media mensile netta dei dipendenti stranieri (in €)

Differenza % tra dipendenti stranieri e italiani

Agricoltura

879

- 7,3

Industria

1.119

- 12,9

Terziario

895

- 27,1

Totale

974

- 21,6

Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat (Rcfl)

Le differenze salariali, in Toscana, fra dipendenti stranieri ed italiani sono meno accentuate nel settore agricolo, mentre si fanno più evidenti nel terziario, che peraltro, nella nostra regione coinvolge una grossa fetta della manodopera straniera ed in particolare di quella femminile.

Tabella 44 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per posizione nella professione e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009.

Posizione nella professione

Retribuzione media mensile netta dei dipendenti stranieri (in €)

Differenza % tra dipendenti stranieri e italiani

Impiegato

1.135

- 9,9

Operaio

964

- 10,1

Apprendista

500

- 36,5

Totale

974

- 21,6

Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat (Rcfl)


Tabella 45 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per classi di età e differenza % con totale dipendenti. II trim. 2009.

Età

Retribuzione media mensile netta dei dipendenti stranieri (in €)

Differenza % tra dipendenti stranieri e italiani

15-22

649

- 27,1

23-34

982

- 13,9

35-44

1.050

- 15,9

45-54

996

- 25,7

55-64

768

- 45,8

Totale

974

- 21,6

Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat (Rcfl)

Se si analizza il differenziale retributivo rispetto alle fasce di età si osserva una correlazione inversa tra il gap salariale e l’età; infatti, nella fascia d’età compresa fra i 23 ed i 44 anni sembrano collocarsi i lavoratori stranieri che percepiscono un reddito più alto e che hanno un differenziale retributivo rispetto ai lavoratori italiani meno accentuato.

Diversa è la dinamica riferita ai lavoratori più maturi: nella comparazione con i coetanei italiani si nota una situazione di netto svantaggio a carico dei lavoratori stranieri; questo è determinato dal fatto che, mediamente, con lo scorrere del tempo si tende a percepire un reddito più elevato ma i lavoratori stranieri più anziani, non sono riusciti ad accumulare anzianità lavorativa sufficiente per godere delle stesse prestazioni degli italiani.

Tabella 46 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per macro area di provenienza. II trim. 2009.

Macroarea

Retribuzione media mensile netta dei dipendenti stranieri (in €)

Africa

997

America

929

Asia

998

Europa extra U.E.

1.014

U.E.

927

Totale

974

Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat (Rcfl)

La provenienza geografica è un ulteriore elemento discriminante per le maestranze straniere; in Toscana i lavoratori stranieri con le retribuzioni più alte risultano essere quelli provenienti dai Paesi Europei extra U.E., mentre quelli con i redditi mediamente più bassi risultano quelli dell’Unione Europea e quelli provenienti dal continente americano.

Dall’analisi della situazione economica della regione e delle caratteristiche precipue del lavoro straniero nel corso del 2009, occorre, infine, evidenziare alcuni punti problematici che meritano di essere sottolineati.

In primo luogo, per molti migranti, soggiornanti anche da molti anni in Italia, la crisi del mercato occupazionale si traduce nel rischio concreto di non poter mantenere un titolo di soggiorno regolare, se disoccupati; il requisito dell’occupazione, infatti, è fondamentale per poter ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro, ed il rischio del mancato rinnovo viene solo parzialmente calmierato dalla possibilità di ottenere un’autorizzazione temporanea alla permanenza per “attesa occupazione”.

Il tempo massimo di validità del soggiorno, in questo caso, è, infatti fissato in sei mesi ma la crisi del mercato dell’occupazione ha invece allungato, e di molto, i tempi di attesa per reperire una nuova occupazione.

In secondo luogo, l’incremento delle difficoltà occupazionali ed il minor reddito su cui i lavoratori stranieri possono contare, potrebbe produrre un sostanziale depauperamento delle risorse economiche disponibili per le famiglie immigrate, aggravato dal fatto che la composizione dei nuclei familiari stranieri appare fortemente spostata verso il modello di un solo percettore di reddito per famiglia.

Secondo gli ultimi dati pubblicati, l’Istat stima che nel 63% dei casi, nei nuclei familiari con capofamiglia di origine non italiana, vi sia un unico occupato: ciò significa che, in caso di disoccupazione, quella che si è persa è l’unica fonte di sostentamento.

Il terzo aspetto di criticità è strettamente legato al precedente in quanto, occorre tener conto della minore copertura degli ammortizzatori sociali che inevitabilmente caratterizza la popolazione immigrata; occorre valutare attentamente questi rischi in considerazione del fatto che possono contribuire a produrre ulteriori complicazioni nei processi di inserimento sociale, non ultimi quelli delle generazioni più giovani e delle cosiddette seconde generazioni.

2.4.   L’imprenditoria immigrata al femminile.

Gli ultimi, recentissimi dati elaborati da Unioncamere, relativi all’imprenditoria femminile, mostrano a livello nazionale e locale delle caratteristiche particolarmente interessanti.

Text Box: Le imprese individuali femminili, in ItaliaAl 30 giugno 2010, le imprese individuali a titolarità femminile, iscritte al Registro delle imprese delle Camere di Commercio italiane, erano 862.367, che rappresentano il 25,6% di tutte le aziende con questa forma giuridica esistenti in Italia.

A livello nazionale, alla fine dei primi sei mesi del 2010, le imprese individuali femminili diminuiscono di 527 unità, pari allo 0,06%; decisamente meno del totale delle imprese (con titolari maschi e femmine) che, nello stesso periodo, si contraggono dello 0,33%.

Text Box: Le imprese individuali femminili, in ToscanaL’imprenditoria femminile, in alcune regioni, segna addirittura un incremento: la Toscana, ad esempio, mostra un incremento di 511 unità imprenditoriali.

La Toscana è, inoltre, l’unica regione italiana che presenta un segno positivo anche nel confronto con le imprese attive al giugno del 2005 (all’epoca le imprese individuali femminili erano 57.733), con un + 0,03 %.

Tabella 47 - Distribuzione regionale di imprese individuali femminili. Valori assoluti, saldo e variazione percentuali fra i dati al 30/06/2010 ed i dati al 31/12/2009

Regioni

Giu.

2010

Dic.

2009

Var.

assoluta

Var.

%

Incidenza % impr. femm. su tot.impr.a giugno 2010

Abruzzo

28.614

28.752

-138

-0,48

30,4

Basilicata

13.904

13.961

-57

-0,41

31,5

Calabria

32.633

32.889

-256

-0,78

26,4

Campania

88.961

89.457

-496

-0,55

29,2

Emilia-Romagna

58.947

58.478

469

0,8

23

Friuli- V.G.

17.630

17.660

-30

-0,17

28,2

Lazio

73.730

73.630

100

0,14

27,8

Liguria

24.830

24.823

7

0,03

27,3

Lombardia

93.059

92.318

741

0,8

21,7

Marche

27.554

27.737

-183

-0,66

26,4

Molise

8.651

8.735

-84

-0,96

33,9

Piemonte

69.315

68.994

321

0,47

25,5

Puglia

65.675

66.295

-620

-0,94

25,3

Sardegna

26.237

26.649

-412

-1,55

24,9

Sicilia

81.767

82.311

-544

-0,66

26,9

TOSCANA

57.752

57.241

511

0,89

26

Trentino A.A.

13.675

13.593

82

0,6

20,5

Umbria

15.522

15.450

72

0,47

29,2

Valle d’Aosta

2.102

2.125

-23

-1,08

27,4

Veneto

61.809

61.796

13

0,02

22,5

Totale

862.367

862.894

-527

-0,06

25,6

Fonte: Unioncamere- InfoCamere. Movimprese

Text Box: La distribuzione provinciale delle imprese individuali femminiliLa successiva tabella che mostra la distribuzione nelle province toscane delle imprese individuali femminili, mostra come, in tutti i territori della regione il saldo sia rimasto positivo fra le imprese attive alla fine dell’anno 2009 e quelle in attività al 30/06/2010.

L’incremento maggiore di nuove attività è stato fatto registrare nella provincia di Prato, il più basso in quella di Pistoia; l’incidenza più alta, invece, del numero delle imprese individuali femminili sul totale delle imprese individuali presenti, viene registrata in provincia di Grosseto.

Tabella 48 - Distribuzione provinciale delle imprese individuali femminili al 30/06/2010 e al 31/12/2009, saldo e incidenza percentuale sul totale delle imprese individuali al 30/06/2010.

Province

Giu 2010

Dic.

2009

Saldo

Giug.2010-

Dic.2009

Incidenza % delle impr. Femm. Sul totale imprese

Arezzo

5.747

5.697

50

26,40%

Firenze

12.360

12.285

75

23,10%

Grosseto

5.988

5.916

72

31,70%

Livorno

5.790

5.772

18

31,00%

Lucca

5.516

5.469

47

22,90%

Massa Carrara

3.272

3.255

17

28,90%

Pisa

6.083

6.009

74

26,50%

Pistoia

4.276

4.271

5

22,90%

Prato

4.305

4.159

146

25,90%

Siena

4.415

4.408

7

28,00%

Toscana

57.752

57.241

511

26,00%

Fonte : Unioncamere- InfoCamere. Movimprese

I dati nazionali dimostrano come, se pur all’interno della dinamica negativa seguita dal totale delle imprese individuali femminili, il maggior sviluppo sia relativo alle imprese individuali femminili gestite dalle donne imprenditrici di nazionalità extra U.E..

In Italia, infatti, queste sfiorano le 52.000 unità, crescendo di oltre 2000 posizioni rispetto ai dati del 31/12/2009, con un aumento percentuale del 4,13%.

Le regioni con una maggior presenza di imprenditrici di nazionalità extra U.E. sono la Lombardia, la Toscana ed il Lazio.


Tabella 49 - Distribuzione regionale delle imprese individuali con titolari donne provenienti da Paesi extra U.E.. Valori assoluti al 30/06/2010 ed al 31/12/2009, variazione percentuale e incidenza sul totale delle imprese individuali femminili e sul totale delle imprese con titolare proveniente da Paesi extra UE.

Regioni

Giug.

2010

Dic.

2009

Var.%

Giu2010-

Dic2009

Incidenza imprese femm. extra UE su tot. Imprese femm.

Incidenza imprese femm. extra UE su tot. Imprese extra UE

Abruzzo

1.798

1.768

1,7

6,3

27,3

Basilicata

336

324

3,70

2,4

30,5

Calabria

1.598

1.586

0,76

4,9

21,4

Campania

4.239

4.151

2,12

4,8

26,1

Emilia-Romagna

4.140

3.951

4,78

7

16

Friuli V.G.

1.312

1.264

3,8

7,4

22,3

Lazio

5.032

4.826

4,27

6,8

22,3

Liguria

1.417

1.400

5,07

5,9

14,9

Lombardia

8.191

7.842

4,45

8,8

17,3

Marche

1.788

1.681

6,37

6,5

21,3

Molise

330

325

1,54

3,8

33,4

Piemonte

3.922

3.702

5,94

5,7

19,4

Puglia

2.029

1.984

2,27

3,1

23,2

Sardegna

869

843

3,08

3,3

16,6

Sicilia

3.200

3.113

2,79

3,9

22,7

TOSCANA

5.906

5.574

5,96

10,2

21,3

Trentino A.A.

419

404

3,71

3,1

13,9

Umbria

707

680

3,97

4,6

19,8

Valle d'Aosta

71

67

5,97

3,4

20,3

Veneto

4.411

4.233

4,21

7,1

19

Totale

51.769

49.718

4,13

6

20

Fonte : Unioncamere- InfoCamere. Movimprese

Text Box: Le imprese individuali femminili con titolari non comunitarieDalla distribuzione nelle regioni italiane delle imprese individuali femminili con titolari provenienti da Paesi extra U.E., si può evidenziare come in Toscana si abbia l’incidenza maggiore di questa tipologia di impresa sul totale delle imprese individuali femminili, con il 10,2%.

E’ stato già evidenziato come, nonostante il periodo di pesante crisi economica e finanziaria a livello globale, la Toscana abbia fatto rilevare un incremento di 511 unità imprenditoriali nel semestre compreso fra il 31/12/2009 ed il 30/06/2010; di queste nuove unità imprenditoriali ben 332 sono rappresentate da imprese individuali con titolari provenienti da Paesi extra europei, pari quasi al 65%.

Altra caratteristica peculiare di queste imprenditrici immigrate è data dall’età; è, infatti fra le donne immigrate che si registra la componente più consistente di giovani imprenditrici; a livello italiano le donne con meno di trent’anni che guidano imprese individuali rappresentano il 6,8% del totale. Fra le imprenditrici immigrate, invece, le giovani inferiori ai trent’anni arrivano al 12,6% delle circa 52mila imprese totali gestite da donne immigrate.

2.5.   L’andamento della regolarizzazione prevista dalla L. n.102/2009.

Come già anticipato nell’edizione dello scorso anno, la L. n.102 del 3 agosto 2009 (recante “Provvedimenti anticrisi, nonché proroga dei termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali”), all’art.1-ter, ha previsto la possibilità dell’emersione del rapporto di lavoro irregolare di cittadini non solo italiani o comunitari ma anche extracomunitari comunque presenti sul territorio nazionale che, da almeno tre mesi, alla data del 30 giugno, fossero adibiti:

·     all’assistenza di persone affette da patologie o handicap che ne limitano l’autosufficienza;

·     al lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare.

Con la stessa disposizione è stato anche previsto che, dalla data di entrata in vigore della stessa legge e fino alla conclusione del procedimento di regolarizzazione, i lavoratori extracomunitari per i quali può essere presentata la dichiarazione di emersione dal lavoro irregolare ed i datori di lavoro non saranno punibili per le violazioni delle norme relative all’ingresso ed al soggiorno nel territorio nazionale ed a quelle relative all’impiego dei lavoratori, anche se rivestono carattere finanziario, fiscale, previdenziale ed assistenziale. Pertanto, i relativi procedimenti penali o amministrativi eventualmente in corso a loro carico rimangono sospesi.

Con la regolarizzazione si è così messo in atto un provvedimento legislativo che da larga parte delle forze politiche –anche in Toscana[13]- era stato richiesto da mesi al Governo come misura urgente per i lavoratori non comunitari, che la recente introduzione del reato di clandestinità, operata dalla L. n.94/2009, aveva reso improcrastinabile con il rischio, altrimenti, di avere migliaia di datori di lavoro costretti a rinunciare alla propria colf o alla propria badante non in regola con le norme sull’ingresso o sul soggiorno nel territorio nazionale.

Effettivamente, in tutta Italia, le domande presentare agli Sportelli unici per l’ immigrazione da parte dei datori di lavoro (italiani o comunitari o extracomunitari in possesso di regolare titolo di soggiorno)[14], in favore di lavoratori non comunitari, sono state 295.126 (nella passata edizione ne avevamo indicate 294.744, avvertendo che in base a successivi ricalcoli tale numero avrebbe potuto subire qualche variazione, peraltro non significativa) anche se poi –secondo quanto reso noto dal Ministero dell’Interno a settembre 2010- per 3.713 di queste è stata presentata rinuncia.

Text Box: Le domande e i nulla osta rilasciatiIl maggior numero di domande è stato presentato per cittadini ucraini (circa 37mila), poco più di quelli di provenienza dal Marocco (poco più di 36mila); hanno seguito moldavi (oltre 25mila) e cinesi (più 21mila).

In Toscana si sono registrate 15.863 domande, pari al 5,37% del totale nazionale. Nella tabella che segue si indicano, provincia per provincia, tanto le domande presentate quanto i nulla osta rilasciati alla data del 31 dicembre 2010.

Tabella 50 - Numero domande di emersione presentate e nulla osta rilasciati al 31/12/2010.

Provincia

Domande

Nulla osta

Arezzo

1.003

876

Firenze

5.496

4.314

Grosseto

570

515

Livorno

1.389

1.237

Lucca

1.067

909

Massa Carrara

584

407

Pisa

2.511

1.699

Pistoia

797

662

Prato

1.724

1.338

Siena

722

632

Totale

15.863

12.589

Fonte: Ministero dell’Interno- Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione

Il numero maggiore di domande sono quindi pervenute a Firenze (5.496 pari all’ 1,86% del dato nazionale e al 34,64% del totale regionale) con un notevole scarto sulla seconda provincia con il maggior numero di domande presentate, Pisa, con 2.511 domande (pari allo 0,84% del dato nazionale e al 15,75% del totale regionale).

Delle domande presentate, a livello regionale, il 71,95% ha già avuto –alla data del 10/8/2010- esito positivo.

Text Box: Le criticità riscontrateVa rilevato che la gestione delle procedure di emersione ha fatto riscontrare, nell’esperienza degli Sportelli unici per l’immigrazione, criticità e problematiche che hanno comportando il prolungarsi degli accertamenti istruttori: molteplicità di errori nell’ invio telematico delle domande, mancanza del requisito reddituale del datore di lavoro, incongruenze tra reddito dichiarato e documentazione successivamente prodotta allo Sportello unico, precedenti penali del datore di lavoro che danno luogo ad ostatività, richieste di rettifica mansioni da collaboratore domestico a badante per il lavoratore da regolarizzare, presentazione di domande plurime –ossia volte a regolarizzare più di un collaboratore domestico- a fronte del limite previsto di un solo collaboratore per nucleo familiare, ecc..

In taluni casi, inoltre, le problematiche riscontrate – assunzioni che sembrano fittizie, “datori di lavoro” che hanno negato di avere presentato qualsivoglia domanda di assunzione e di essere stati quindi coinvolti a loro insaputa nella procedura di emersione - sembrano assumere profili penali e, a seguito di segnalazioni degli stessi Sportelli unici, hanno dato origine ad indagini dell’ A.G..

2.6.   Gli ingressi per lavoro in casi particolari: alte professionalità.

Text Box: La procedura semplificataLa L. n.94/2009, ha introdotto alcune modifiche alle norme che riguardano il tema dell'immigrazione allo scopo di incentivare l’occupazione qualificata, mediante la semplificazione dei relativi procedimenti[15].

L’opportunità di favorire l’ingresso di personale altamente qualificato è stata ampiamente dibattuta a livello di Commissione Europea, come si illustrerà nell’ultima parte di questo approfondimento.

L' art. 1, comma 22 lett. r) della L.94/2009[16], introduce per determinate categorie di lavoratori stranieri altamente qualificati la possibilità di sostituire la richiesta di nulla osta al lavoro, con una semplice comunicazione allo Sportello Unico per l'Immigrazione della proposta di contratto di soggiorno per lavoro subordinato da parte del datore di lavoro.

Per poter avvalersi della procedura semplificata è necessario che il datore abbia sottoscritto con il Ministero dell'Interno un apposito protocollo d'intesa, nel quale si impegni a garantire l'osservanza delle disposizioni vigenti in materia di assunzione di lavoratori extracomunitari, con particolare riferimento alla capacità economica richiesta.

I datori di lavoro devono presentare apposita istanza direttamente al Ministero dell'Interno - Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione.

I lavoratori interessati sono quelli indicati al comma 1, lett. a), c) e g) dell’art.27 del T.U.286/1998; si tratta di personale dotato di un’elevata qualificazione professionale al quale è consentito l’ingresso e il soggiorno in Italia sulla base di un contratto di soggiorno per lavoro subordinato di specifica natura:

-lett.a): dirigenti o personale altamente specializzato di società aventi sede o filiali in Italia ovvero di uffici di rappresentanza di società estere che abbiano la sede principale di attività nel territorio di uno Stato membro dell'Organizzazione mondiale del commercio, ovvero dirigenti di sedi principali in Italia di società italiane o di società di altro Stato membro dell'Unione europea;

-lett.c): professori universitari destinati a svolgere in Italia un incarico accademico;

-lett.g): lavoratori alle dipendenze di organizzazioni o imprese operanti nel territorio italiano, che siano stati ammessi temporaneamente, a domanda del datore di lavoro, per adempiere funzioni o compiti specifici, per un periodo limitato o determinato, tenuti a lasciare l'Italia quando tali compiti o funzioni siano terminati.

Il Ministero dell’Interno, d’intesa con il Dicastero del Lavoro e delle Politiche Sociali e quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha predisposto una schema di protocollo d’intesa, trasmesso agli Sportelli Unici per l’Immigrazione con circolare n.4848 del 27 luglio 2010[17]; pertanto le imprese, gli Enti, le Università e gli Istituti di Ricerca possono fa pervenire le richieste di sottoscrizione alla segreteria del Direttore Centrale per le Politiche dell’Immigrazione e dell’Asilo, Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione. La richiesta dovrà essere corredata della visura camerale o, nel caso di Università o Istituti di Ricerca, di Statuto o di atto costitutivo.

I soggetti interessati riceveranno dal Ministero lo schema di protocollo per la sottoscrizione.

Inoltre, per facilitare l’attività delle singole imprese, in considerazione della vasta rappresentatività del mondo imprenditoriale da parte di Confindustria, il 19 luglio 2010 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa[18] fra il Ministero dell’Interno, Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione e la predetta organizzazione, sentito anche il parere del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il protocollo ha durata annuale ed è previsto il tacito rinnovo.

Le imprese associate a Confindustria possono successivamente aderire, utilizzando la dichiarazione di adesione allegata al predetto protocollo.

Con la sottoscrizione del protocollo, il Ministero dell’Interno consente alle imprese associate di accedere al Sistema Informatico dello Sportello Unico per l’Immigrazione competente per il luogo di svolgimento dell’attività lavorativa al fine di trasmettere la comunicazione della proposta di contratto di soggiorno.

Per poter avvalersi del Sistema Informatico dello Sportello Unico occorre che l’impresa interessata chieda al Prefetto territorialmente competente il rilascio di specifiche credenziali di autenticazione a favore di operatori selezionati e comunicati dalle componenti del sistema associativo di Confindustria.

Ai fini dell’abilitazione all’accesso, per il tramite della Prefettura competente, anche l’Università o l’Istituto di Ricerca firmatari del protocollo con il Ministero dell’Interno, dovranno comunicare i dati anagrafici dell’utente da accreditare.

Le richieste di credenziali devono essere redatte su un’apposita modulistica che potrà essere reperita presso lo Sportello Unico.

Il sistema di accesso tramite le credenziali fornite consente:

·     di scaricare, in numero superiore a cinque, i moduli occorrenti per inoltrare la comunicazione

·     di acquisire notizie sullo stato delle pratiche.

Con la sottoscrizione per adesione, l’impresa associata si obbliga a garantire l’osservanza delle prescrizioni del contratto collettivo di lavoro di categoria per ogni lavoratore di cui è richiesto l’ingresso per la prestazione di lavoro qualificato; contestualmente, autocertifica la propria capacità economica necessaria per far fronte a tutti gli oneri relativi al distacco in Italia per motivi di lavoro del personale richiesto.

Non è previsto il parere della Direzione Provinciale del Lavoro, mentre le Questure effettueranno le verifiche circa la sussistenza o meno, nei confronti del lavoratore straniero, di motivi ostativi all’ingresso e al soggiorno sul territorio nazionale e, nei confronti del datore di lavoro, di motivi ostativi secondo quanto stabilito dall’art.31 del D.P.R. 394/1999.

Il Questore esprime parere contrario al rilascio del nullaosta qualora il legale rappresentante ed i componenti dell'organo di amministrazione della società, risultino denunciati per uno dei reati previsti dal T.U. 286/1998, ovvero per uno dei reati previsti dagli artt. 380 e 381 del codice di procedura penale, salvo che i relativi procedimenti si siano conclusi con un provvedimento che esclude il reato o la responsabilità dell'interessato, ovvero risulti sia stata applicata nei loro confronti una misura di prevenzione, salvi, in ogni caso, gli effetti della riabilitazione.

Text Box: La modulistica e l’inoltro telematicoL’esigenza di una tempestiva definizione dei procedimenti presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione è perseguita anche tramite un’adeguata semplificazione del procedimento amministrativo, valorizzando l’utilizzo dell’autocertificazione.

A tal fine il Ministero dell’Interno ha predisposto tre specifici moduli telematici che gli operatori designati dall’impresa o dall’Università o dall’Istituto di Ricerca e dotati di apposite credenziali di autenticazione da parte della Prefettura, dovranno utilizzare:

·     mod. CD (art.27, c.1 lett.a), per dirigenti o personale altamente specializzato

·     mod. CF (art.27,c.1 lett.c), per professori universitari

·     mod. CL (art.27, c.1 lett.g), per lavoratori distaccati

Sul sito del Ministero dell’Interno è a disposizione il servizio di inoltro telematico delle domande destinate allo Sportello Unico per l’Immigrazione; occorre effettuare la registrazione e installare il programma che permetterà di generare il modulo da compilare, inserendo i dati previsti e di inviarlo.

I moduli prevedono che sia indicata la data di sottoscrizione del protocollo di intesa con il Ministero dell’Interno o la data di adesione da parte dell’impresa associata a Confindustria; nel caso dell’adesione, il datore di lavoro, al momento della convocazione presso lo Sportello Unico, dovrà presentare anche copia dell’adesione al citato protocollo.

E’ obbligatorio indicare la località di impiego per poter individuare lo Sportello Unico competente; nell’ipotesi in cui il lavoratore sia impiegato presso una pluralità di sedi di lavoro, occorre indicare la sede ove si svolgerà l’attività prevalente.

Per poter informare il lavoratore circa l’ottenimento del visto di ingresso, il datore di lavoro dovrà controllare lo stato di avanzamento della domanda collegandosi all’apposita sezione del sito del Ministero dell’Interno all’indirizzo http://domanda.nullaostalavoro.interno.it

Quando il sistema indicherà che la domanda si trova nello stato “attesa visto dall’Autorità consolare”, il datore di lavoro dovrà avvisare il lavoratore affinché quest’ultimo si rechi presso la rappresentanza diplomatico-consolare competente per presentare la richiesta di visto di ingresso.

Entro otto giorni dall’ingresso in Italia, il lavoratore, accompagnato dal proprio datore di lavoro, dovrà presentarsi presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione, esibendo la documentazione indicata nelle istruzioni di compilazione del modulo.

Text Box: L’ ingresso in Italia e il ricevimento presso lo Sportello Unico per l’ImmigrazioneCome si può osservare dalla descrizione del procedimento, è stata operata un’evidente semplificazione, trasformando la precedente richiesta di nulla osta in una semplice comunicazione da inoltrare per via telematica, anche al fine di accelerare le procedure di trattazione delle pratiche.

L’iter virtuale si conclude con il rilascio del visto al lavoratore e solo successivamente al suo ingresso lo Sportello Unico per l’Immigrazione dovrà effettuare la verifica della documentazione e dei dati inseriti nel sistema; in caso di verifica positiva, può essere stampato il contratto di soggiorno per la sottoscrizione da parte del datore di lavoro e del lavoratore. Dopo l’attribuzione del codice fiscale, da ultimo, sarà stampata la richiesta di permesso di soggiorno che verrà sottoscritta dal lavoratore.

Il sistema provvede all’inoltro telematico della richiesta di permesso alla Questura, per il tramite di Poste Italiane, mentre il lavoratore dovrà recarsi di persona ad un ufficio postale abilitato per inoltrare la domanda cartacea alla Questura e riceverà l’appuntamento per il fotosegnalamento.

Nel caso in cui la verifica della documentazione da parte dello Sportello non dia esito positivo, saranno richieste le integrazioni necessarie e verrà assegnato un nuovo appuntamento.

I moduli messi a disposizione contengono puntuali istruzioni per la compilazione, oltre all’elenco dettagliato della documentazione occorrente. Nei paragrafi che seguono sarà posta attenzione, per ciascuna tipologia, su alcuni requisiti essenziali, la cui assenza potrebbe determinare un esito negativo del procedimento oppure un ritardo nella conclusione del procedimento connesso alla necessità di fornire integrazioni.

Text Box: Dirigenti o personale altamente specializzatoNel caso di ingresso di dirigenti o personale altamente specializzato, il Ministero ha sottolineato, in particolare, che il certificato CCIAA storico della Società distaccataria con nulla osta antimafia non deve essere anteriore a sei mesi e deve indicare il legame societario con la Società estera distaccante.

Il Ministero ha chiarito che qualora non fosse indicato nel certificato CCIAA, il legame societario tra la sede distaccataria e quella estera distaccante, dovrà essere dimostrato tramite atti pubblici e ufficiali non riconducibili all’autonomia della singola persona.

Tali atti, formati all’estero, dovranno essere tradotti in italiano e legalizzati dalla Rappresentanza diplomatico-consolare italiana all’estero, oppure, per i Paesi aderenti alla Convenzione dell’Aja del 5/10/1961, dovranno recare il timbro di Apostille.

Il Ministero ha precisato che il legame tra Società distaccataria e Società estera distaccante è sussistente anche quando le aziende interessate fanno parte di un unico Gruppo internazionale-multinazionale oppure in presenza di un accordo consorziale formalizzato in un documento e dimostrabile sulla base di un contratto fra le parti.

A cura del Ministero è stata anche predisposta una traccia del contratto di distacco che deve essere redatto in lingua dalla Casa Madre, tradotto in italiano e legalizzato o dotato di Apostille, a seconda del Paese di riferimento.

Su carta intestata, l’Azienda deve far evincere:

·     l’intenzione della Società estera di voler distaccare il lavoratore per un periodo temporaneo in Italia (nella filiale o nella consociata), precisando il legame societario tra le due aziende

·     la data di prima assunzione all’estero del lavoratore

·     il settore attuale in cui opera, la mansione e la qualifica in corso all’estero, specificando la decorrenza

·     il titolo di studio conseguito dal lavoratore

·     l’indirizzo della sede operativa italiana presso la quale il lavoratore svolgerà il maggior numero di ore lavorative

·     la mansione e la qualifica che verrà a ricoprire in Italia e in quale settore opererà

·     l’importo della retribuzione corrisposta, indicando se la retribuzione e la contribuzione (per i Paesi aderenti agli accordi in merito alla sicurezza sociale) avverranno all’estero o in Italia.

E’ essenziale che sia presentata anche la fotocopia dell’ultima dichiarazione dei redditi della Società distaccataria; nel caso di fatturato presuntivo del primo anno di attività, sarà necessario produrre una relazione redatta e sottoscritta da un dottore commercialista che dovrà allegare copia del proprio tesserino di iscrizione all’ordine professionale.

In analogia a quanto previsto per gli altri casi di ingresso per lavoro, il lavoratore, al momento della presentazione presso lo Sportello Unico dopo l’ingresso in Italia, consegnerà la ricevuta attestante l’avvenuta richiesta del certificato di idoneità alloggiativa, rilasciata dal Comune o dalla ASL competente, nonché la documentazione dell’effettiva disponibilità dell’alloggio.

Text Box: Professori universitari con incarico accademico in Italia.E’ opportuno, infine, precisare che rispetto al CCNL italiano di categoria nel quale potrebbe essere collocato, il lavoratore dovrà esclusivamente ricoprire il livello o categoria di Dirigente o di Quadro.

La procedura è analoga a quella descritta nel caso precedente; pertanto entro otto giorni dall’ingresso in Italia, il professore, accompagnato dal rappresentante legale dell’Università o dell’Istituto di ricerca, dovrà presentarsi presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione, esibendo la documentazione occorrente.

E’ necessaria la dichiarazione redatta dall’Università o dall’Istituto di ricerca presso cui il lavoratore ha svolto attività di docenza, tradotta e legalizzata o con apposizione dell’Apostille da parte della Rappresentanza diplomatico-consolare italiana nel Paese di impiego del lavoratore; stessa procedura è prevista per poter accettare il titolo di studio del docente extracomunitario: legalizzazione o Apostille.

-Distacco di lavoratori per adempimento di funzioni o compiti specifici.

Anche in questa ipotesi deve essere presentato il certificato CCIAA storico della Società distaccataria con nulla osta antimafia non anteriore a sei mesi e con l’indicazione del legame societario con la Società estera distaccante.

Il legame fra le due Società potrà essere anche documentato con le stesse modalità descritte a proposito della assunzione di dirigenti o personale altamente specializzato. Anche la lettera di distacco deve contenere i medesimi elementi previsti per quel caso.

In particolare, inoltre, il certificato del titolo di studio professionalizzante del lavoratore (diploma di specializzazione o diploma di un corso di perfezionamento anche aziendale o abilitazione ad una specifica prestazione professionale) dovrà essere tradotto e legalizzato dal Consolato italiano all’estero o dotato di Apostille, a seconda del Paese di riferimento.

Text Box: La direttiva europea e la “Carta blu”La problematica riguardante l’individuazione di modalità più semplici e uniformi a livello europeo è stata affrontata dalla Commissione Europea che ha proposto una “Carta blu” per rendere l’Europa una destinazione interessante per l’arrivo di “cervelli” altamente qualificati.

La direttiva europea 2009/50/CE[19] del 25 maggio 2009 sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di Paesi terzi che intendono svolgere lavori altamente qualificati ha dunque lo scopo di aumentare la capacità dell’Unione Europea di attrarre cittadini di Paesi terzi per lo svolgimento di attività altamente qualificata, anche per potenziare la competitività nel contesto della strategia di Lisbona.

La direttiva è contenuta nell’Allegato B dello schema di disegno di legge recante disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alla Comunità europea - Legge Comunitaria 2010[20], approvato dal Consiglio dei Ministri in data 22 luglio 2010. Il termine per il recepimento negli Stati membri scade il 19 giugno 2011.

La direttiva fornisce una definizione di “lavoro altamente qualificato” indicandolo quale lavoro di una persona che, nello Stato membro interessato, è tutelata in quanto lavoratore, dal diritto nazionale e/o in conformità con la prassi nazionale, indipendentemente dal rapporto giuridico, al fine di esercitare un lavoro reale ed effettivo per conto o sotto la direzione di un’altra persona; si deve trattare, inoltre, di un lavoro retribuito e il lavoratore deve possedere una competenza specifica ed adeguata, suffragata da qualifiche professionali superiori.

Per “qualifiche professionali superiori” la direttiva intende far riferimento a qualifiche attestate da titoli di istruzione superiore o, a titolo di deroga, se previsto dalla normativa nazionale, attestate da almeno cinque anni di esperienza professionale di livello paragonabile ai titoli di istruzione superiore e pertinente nella professione o nel settore specificati nel contratto di lavoro o nell’offerta vincolante di lavoro.

La direttiva lascia agli Stati membri ampia facoltà nel determinare il numero dei cittadini provenienti da Paesi terzi che possono essere ammessi e nello stabilire se la domanda per ottenere la Carta Blu U.E. debba essere presentata dal cittadino del Paese terzo interessato e/o dal suo datore di lavoro.

Tra i criteri di ammissione assume particolare rilievo il contratto di lavoro o un’offerta vincolante di lavoro per svolgere un’attività altamente qualificata della durata di almeno un anno nello Stato membro interessato; tra le condizioni da valutare si trova anche lo stipendio annuale lordo che non deve essere inferiore alla soglia salariale definita e pubblicata negli Stati membri, il cui ammontare corrisponde ad almeno una volta e mezza lo stipendio medio annuale lordo nello Stato membro interessato.

E’ interessante sottolineare che la direttiva fa salvi eventuali accordi tra la Comunità e/o i suoi Stati membri e uno o più Paesi terzi volti a garantire assunzioni etiche in settori che soffrono di carenza di personale, proteggendo le risorse umane nei Paesi in via di sviluppo firmatari di tali accordi.

Si pensi al settore sanità per il quale è stato previsto il Programma d’azione europeo per ovviare alle gravi carenze sanitarie nei Paesi in via di sviluppo; in questi casi, l’Europa auspica l’individuazione di meccanismi, orientamenti e altri strumenti destinati ad agevolare, secondo i casi, la migrazione circolare e temporanea, nonché altre misure dirette a ridurre gli effetti negativi dell’immigrazione di lavoratori altamente qualificati sui Paesi in via di sviluppo e ad aumentare quelli positivi, per trasformare la “fuga dei cervelli” in “afflusso di cervelli”.

La Carta Blu U.E., destinati ai lavoratori altamente qualificati, ha una validità da 1 a 4 anni e consente ai lavoratori altamente qualificati e ai loro familiari di:

·     entrare e soggiornare nello Stato di rilascio, uscirne e attraversare gli altri Stati membri dell’Unione;

·     accedere al mercato del lavoro nel settore interessato;

·     beneficiare dello stesso trattamento riservato ai cittadini nazionali, in particolare per quanto riguarda le condizioni di lavoro, la sicurezza sociale, la pensione, il riconoscimento dei diplomi, l’istruzione e la formazione professionale.

Viene anche riconosciuta la possibilità di mobilità occupazione e geografica come meccanismo primario per migliorare l’efficienza del mercato del lavoro e compensare gli squilibri regionali; dopo un soggiorno legale di diciotto mesi nel primo Stato membro, quale titolare di Carta Blu U.E., la persona interessata e i suoi familiari possono spostarsi in uno Stato membro diverso ai fini dello svolgimento di un’attività lavorativa altamente qualificata, rispettando i requisiti previsti dalla direttiva.

Da ultimo, si evidenzia che la direttiva è la prima proposta operativa prevista nel Piano d’azione sull’immigrazione legale presentato il 21 dicembre 2005[21], dove la Commissione Europea ha formulato cinque proposte legislative riguardanti diverse categorie di cittadini di Paesi terzi. In quell’occasione fu infatti sottolineata l’esigenza di individuare una procedura speciale comune per selezionare ed ammettere rapidamente forza lavoro altamente qualificata, prevedendo condizioni favorevoli per incoraggiarli a scegliere l’Europa.

 


 

 

 

3.    Gli immigrati e la condizione abitativa

3.1.   L’andamento nazionale.

Le incerte prospettive occupazionali connesse alla crisi finanziaria mondiale e la stretta creditizia sui mutui, operata dalle banche nel corso del 2009, hanno determinato una drastica riduzione sul numero di abitazioni acquistate da cittadini stranieri immigrati.

Text Box: L’andamento nazionale delle compravendite nel 2009Secondo i dati pubblicati da Scenari Immobiliari nella sesta edizione dell’ “Osservatorio nazionale Immigrati e casa” nel 2009, a livello italiano, sono state concluse 78mila compravendite che hanno visto come protagonisti cittadini immigrati (all’inizio dell’anno, invece, erano state previste 90mila compravendite), con una variazione negativa del 24,3% rispetto ai dati del 2008.

A livello nazionale, la maggioranza dei cittadini stranieri si rivolge al mercato della locazione e la domanda di alloggi in affitto è in aumento dall’autunno del 2008; si tratta di una crescita parallela proprio alla crescente difficoltà ad ottenere un finanziamento per l’acquisto.

Text Box: La condizione abitativa degli stranieri, in Italia nel 2009Anche la strada di reperire un alloggio in affitto è però –secondo quanto rilevato da Scenari Immobiliari- tutt’altro che semplice: continua, infatti, ad essere caratterizzata da alti costi, irregolarità contrattuali, difficoltà di reperimento degli alloggi e da pregiudizi degli intermediari o dei proprietari.

In generale, i dati mostrano come il 61,3% degli immigrati residenti vive in locazione, il 9,1% alloggia presso parenti od altri connazionali, l’8,5% presso il luogo di lavoro. Il restante 20% circa del totale vive in un alloggio di proprietà.

Figura 4 - la condizione abitativa degli stranieri immigrati in Italia nel 2009.

Il grafico a torta indica la distribuzione della condizione abitativa degli stranieri immigrati in Italia nell'anno 2009.

Fonte : Scenari Immobiliari

La tabella successiva mostra, invece la serie storica dall’anno 2004 dell’andamento degli acquisti di immobili da parte dei cittadini immigrati, la variazione percentuale annua nonché il fatturato totale in milioni di euro che tali acquisti hanno prodotto. Il dato relativo al 2010 e contrassegnato dall’asterisco si riferisce ad una previsione al dicembre 2010.

Tabella 51 - Andamento degli acquisti di abitazioni realizzati da cittadini immigrati. (2004-2010).

Anno

Numero compravendite

Var. %

annua

Fatturato Totale

(mln di euro)

Var. %

annua

2004

110.000

0

10.200

0

2005

116.000

5,4

12.000

17,6

2006

131.000

12,9

15.300

27,5

2007

135.000

3,0

16.800

9,8

2008

103.000

-23,7

11.700

-30,4

2009

78.000

-24,3

8.600

-26,5

2010*

53.000

-32,1

6.000

-30,2

Fonte: Scenari Immbiliari

Nel corso del 2009, la tipologia di cittadino immigrato che ha potuto acquistare la casa è quella del lavoratore straniero di più lunga residenza in Italia, ben inserito nel territorio di riferimento, con un contratto di lavoro stabile e risparmi accantonati che possano andare a colmare la parte del costo non coperta dal mutuo.

Relativamente all’area geografica di provenienza, sono stati evidenziati tre grandi gruppi di acquirenti, provenienti da Est- Europa, Asia centro-meridionale e Cina; in particolare, gli Est europei si riconfermano al primo posto con il 41% degli acquisti.

Tabella 52 - Ripartizione degli acquirenti immigrati per area geografica di provenienza (dati in percentuale).

Area di provenienza

2004

2005

2006

2007

2008

2009

Europa dell'Est

26,3

30,4

33,8

37,0

38,0

41,0

Nord africa

18,8

15,5

14,0

10,0

8,4

7,2

Altri Paesi africani

4,3

5,0

6,4

7,0

8,5

6,6

Cina

15,4

19,4

14,6

16,0

16,6

18,0

India e Paesi limitrofi

16,0

13,5

19,1

20,0

21,0

20,2

Sud America

9,6

8,5

7,0

6,5

4,0

3,5

Filippine

4,5

3,7

2,4

2,0

1,0

2,0

Altro

5,1

4,0

2,7

1,5

2,5

1,5

Totale

100

100

100

100

100

100

Fonte : Scenari Immobiliari

Per quanto concerne poi i centri urbani, nel 2009, continua il trend di spostamento degli acquisti dalle grandi città verso i comuni vicini, che offrono in genere soluzioni abitative a costi mediamente più contenuti.

Nei grandi centri urbani, quindi, il peso degli immigrati stranieri nel mercato residenziale ha subito una netta contrazione in ogni zona geografica; a livello italiano infine, sono proprio due province toscane che segnano il punto massimo e minimo degli acquisti di immobili da parte di immigrati stranieri: Prato che risulta l’unica provincia in cui cresce, anche nel 2009, la quota degli scambi con immigrati sul totale delle compravendite - quota che arriva al 23% - e Firenze che, invece, fa rilevare l’incidenza più bassa con gli immigrati che occupano soltanto il 3% del totale del mercato residenziale.

Tabella 53 - Acquisti di case da parte di stranieri immigrati in alcune province italiane. Anni 2004-2009 (percentuale sul totale del mercato immobiliare).

Provincia

2004

2005

2006

2007

2008

2009

Bari

8,2

12,5

14,0

13,5

8,5

5,5

Bologna

8,0

10,0

8,5

9,2

7,6

6,0

Firenze

6,5

5,3

4,5

3,0

3,2

3,0

Genova

3,2

3,1

4,4

5,0

4,0

3,6

Milano

12,0

11,8

10,5

8,0

8,5

7,8

Prato

10,3

11,6

13,0

16,0

15,5

23,0

Roma

19,6

20,1

22,5

23,0

18,2

16,5

Torino

9,2

11,3

16,6

17,0

14,0

11,5

Venezia

8,4

9,1

10,6

11,8

10,3

9,2

Fonte : Scenari Immobiliari

Text Box: Il mercato degli affittiLa particolare congiuntura economica a livello mondiale ha avuto molteplici ripercussioni anche sull’andamento del mercato degli affitti in generale, e, più in particolare, su quella parte del mercato degli affitti che vede coinvolti i cittadini immigrati.

La maggior parte del mercato degli affitti in Italia, ormai da molti anni, coinvolge le fasce economicamente più deboli della popolazione; secondo studi ufficiali[22], il 75% delle famiglie che vivono in affitto aveva, nel 2006, un reddito inferiore a 20mila euro annui.

Nel 2009, gli alloggi in affitto rappresentano il 19% degli immobili residenziali ed in tali immobili vivono quasi 4,5 milioni di famiglie. Si tratta di una fascia di popolazione che, per le caratteristiche economiche e sociali presentate, non è stata in grado di acquistare l’abitazione pur in presenza, negli ultimi anni, di un ciclo edilizio espansivo che ha permesso a 1,7 milioni di inquilini di acquistare la propria casa, visto il basso costo del denaro e la possibilità di stipulare mutui molto lunghi.

Il mercato degli affitti privati in Italia, negli anni fra il 1999 ed il 2007, è aumentato di circa il 148% e gli ultimi due anni di crisi immobiliare non hanno, sostanzialmente, fatto diminuire i prezzi delle locazioni proprio perché la domanda di case in affitto è aumentata a causa delle maggiori difficoltà legate all’acquisto.

3.2.   Gli immigrati e la casa in Toscana.

Text Box: Il mercato immobiliare in ToscanaIl mercato immobiliare in Toscana, nel 2009, ha fatto segnalare nel suo complesso una decisa diminuzione del segmento delle compravendite di alloggi in tutte le province.

Il range di tale diminuzione rispetto al 2008, varia tra la punta massima negativa fatta registrare dalla provincia di Lucca [23](-15,19%) -seguita dalla provincia di Arezzo con –14,14% - fino ad arrivare alla variazione minima rappresentata dalla provincia di Firenze con un -10,00% delle compravendite immobiliari.

Come è già stato rilevato in precedenza, Prato è l’unica provincia che nel corso del 2009, ha fatto registrare un aumento degli acquisti di casa da parte di cittadini stranieri immigrati.

Secondo i dati citati in nota, in tutte le province, la grande maggioranza degli acquisti di alloggio da parte di immigrati ha visto coinvolti cittadini di Paesi della Comunità Europea (la media regionale si attesta al 72%), e solo per il restante 28%, cittadini stranieri non comunitari.

La particolarità, peraltro, che viene fatta rilevare dai dati forniti dall’Osservatorio immobiliare urbano, è che oltre il 55% degli acquisti di immobili effettuati da immigrati non comunitari, non si è avvalso del sistema creditizio ma è fondato solo su mezzi propri.

Questo ad ulteriore conferma della stretta nell’erogazione dei mutui, registrata nel 2009, e che coinvolge, con ogni evidenza, in misura maggiore proprio quei soggetti che per le proprie caratteristiche di status giuridico e condizioni occupazionali, rientrano in un profilo di maggiore rischio e di minori garanzie.

Text Box: Le locazioni a stranieri in ToscanaI dati riportati in un ricerca del Sunia[24] indicano, peraltro, che la popolazione immigrata si rivolge in misura preponderante al mercato delle locazioni, anche se questo fenomeno va di pari passo con il processo di stabilizzazione sul territorio dei singoli soggetti coinvolti.

Nella fase iniziale del processo di inserimento, il problema dell’alloggio rappresenta per gli immigrati “il” problema prioritario insieme a quello del lavoro.

Il problema è reso più grave dal fatto che al loro arrivo sul territorio, i cittadini stranieri non trovano un sistema di informazione, coordinamento e aiuto che li guidi nel nuovo contesto di vita; nelle fasi iniziali, quindi, è la conoscenza personale intesa come reti di connazionali o dei colleghi di lavoro che consente spesso di supplire ai bisogni attraverso la sistemazione come ospite o facilitando il subentro in un appartamento.

La già citata ricerca del Sunia rileva, infine, come le soluzioni abitative reperite dai cittadini immigrati siano caratterizzate nella maggior parte dei casi, da abitazioni in affitto, spesso in coabitazione, con situazioni di sovraffollamento e in alloggi spesso non più appetibili dal mercato ordinario fino ad arrivare a forme ancora più “precarie” di sistemazione alloggiativa (forme che saranno analizzate in un successivo paragrafo).

Spesso, inoltre, secondo i dati raccolti dal Sunia si assiste ad una totale assenza di un contratto d’affitto oppure ad una registrazione di quest’ultimo con una cifra inferiore a quella realmente pagata. Sempre i dati Sunia rilevano, infine, maggiorazioni dei canoni di locazione che, in taluni casi, arrivano anche al 50% in più rispetto ai canoni richiesti agli italiani; situazione questa che incide pesantemente sui redditi dei cittadini immigrati che mediamente fanno rilevare anche retribuzioni più basse dei cittadini autoctoni.

Nelle varie province della Toscana, il mercato della locazione, a differenza di quanto accade con la compravendita, appare equamente diviso a metà fra cittadini extracomunitari e comunitari con l’unica eccezione della provincia di Firenze, dove si rileva una maggioranza (55%),di canoni di locazione stipulati da cittadini di Paesi non comunitari. Probabilmente, questo nasce anche dal fatto che la grande città continua a rappresentare il punto di approdo iniziale dei percorsi migratori che tendono, invece, a diffondersi nei comuni più piccoli quando si raggiunge un maggior grado di conoscenza e di radicamento sul territorio.

La rappresentazione sociale dei nuclei familiari immigrati che vivono in una casa in affitto nella regione Toscana può essere così sintetizzata:

·     il 50% circa ha un capofamiglia compreso nella fascia d’età compresa fra i 36 ed i 45 anni;

·     il 20% circa ha un capofamiglia donna;

·     il 50% circa dei nuclei familiari è composto da 3 o 4 componenti;

·     l’80% circa dei nuclei familiari sono percettori di un unico reddito;

·     il 70% circa delle famiglie ha un reddito inferiore ai 15.000 euro annui;

·     l’80% vive in coabitazione con 1 più nuclei familiari.

Incrociando i dati delle varie ricerche e studi prodotti circa il mercato immobiliare degli affitti nella regione, occorre rilevare in primo luogo, come la particolare congiuntura economica abbia fatto aumentare sia la domanda che l’offerta di immobili in affitto ma, questo, non ha prodotto una significativa riduzione del costo dei canoni d’affitto.

Nelle province toscane, nel corso del 2009, si è assistito ad una leggera diminuzione del costo, compresa fra l’1 ed il 3% circa nelle province di Grosseto, Livorno, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato e Siena, mentre a Lucca ed Arezzo si sono avuti aumenti compresi fra lo 0,50 ed il 2% rispetto all’anno 2008.

Nella zona fiorentina, si è registrata una diminuzione del costo degli affitti media del 5% circa, ma di fatto sono diminuiti soprattutto gli affitti di appartamenti di prestigio localizzati nel centro storico mentre è aumentato, di fatto il costo medio di affitto di un immobile posto nella periferia, tanto che Firenze risulta essere fra le città italiane più care (insieme a Roma e Milano) per un alloggio posto nella periferia della città (circa 1.100 euro al mese).

Mettendo in relazione il livello medio dei canoni di affitto rilevati sui contratti sottoscritti negli ultimi anni con i redditi annui netti percepiti dalle famiglie, si può agevolmente rilevare come la sostenibilità di tali canoni sia incompatibile con redditi annui netti inferiori ai 20.000 euro annui; in questi casi, infatti, il canone di affitto può arrivare ad incidere fino al 75% del reddito mensile disponibile.

Anche in Toscana quindi, come peraltro nel resto d’Italia, sta aumentando in maniera critica il numero delle persone che non riescono più a pagare gli affitti.

Text Box: I provvedimenti di sfrattoNell’anno 2009, in Toscana sono stati emessi 6.411 provvedimenti di sfratto[25] (il 10,4% del totale nazionale), con un incremento rispetto ai dati del 2008 del 49,4%; di questi, i provvedimenti emessi per morosità sono stati 5.388 che rappresentano ben l’84,04% del totale dei provvedimenti emessi.

Il peggioramento della situazione abitativa, in Toscana, si evince anche rapportando il numero dei provvedimenti di sfratto al numero delle famiglie residenti; a livello nazionale tale rapporto si attesta nel 2009 a 1 sfratto ogni 401 famiglie mentre a livello toscano si conta 1 sfratto ogni 247 famiglie.

3.3.   L’area del disagio abitativo e “l’abitare precario”.

Le persone in difficoltà abitativa possono potenzialmente usufruire di una serie di interventi pubblici di sostegno: rispetto ai sistemi di welfare ed alle risposte organizzate degli altri Paesi dell’Unione Europea, in Italia si deve purtroppo segnalare una capacità di risposta ai bisogni abitativi delle fasce più deboli di popolazione ancora legata ad interventi disomogenei sul territorio nazionale, spesso non strutturati e senza continuità temporale e comunque sottostimati rispetto ai fabbisogni evidenziati.

Text Box: Gli interventi di sostegno e l’edilizia residenziale pubblicaGli interventi di sostegno, si sostanziano di fatto nella possibilità di chiedere di avere in affitto un alloggio di edilizia residenziale pubblica o nella possibilità di ottenere un aiuto economico per pagare l’affitto.

Al fine di poter accedere a tali interventi, peraltro, occorre possedere in via preliminare una serie di requisiti previsti dalle norme nazionali o regionali; i cittadini stranieri immigrati, soprattutto quando si tratta di immigrati di più recente arrivo però, non possono usufruire di queste opportunità e benefici proprio per l’impossibilità di dimostrare i requisiti previsti.

Sia per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica che per l’ottenimento dei contributi affitto erogati a valere sul Fondo nazionale per l’accesso alle abitazioni in locazione (legge n. 133/2008 e legge n.431/1998) occorre, infatti, il requisito della residenza anagrafica in Italia da almeno dieci anni o da almeno cinque anni nel territorio della regione; questo esclude, quindi, una larga fetta di popolazione immigrata dalla possibilità di ottenere i benefici di legge.

In passato, l’area della marginalità e dell’esclusione abitativa è stata identificata, in larga parte, con la condizione dei “senza fissa dimora”, sulla cui definizione e quantificazione, peraltro, sono tuttora divisi i punti di vista di operatori, associazioni e ricercatori.

Ci si riferiva, comunque, a persone emarginate, prive delle risorse economiche necessarie per disporre di un’abitazione nel presente e nel prossimo futuro a cui si aggiungeva, in misura variabile, la presenza di altri fattori di disagio, da quelli di tipo sociale o socio-sanitario alla mancanza o perdita di capacità relazionale.

Questa componente non è certamente scomparsa, ma l’area del disagio estremo si è affollata di figure e situazioni che hanno reso anche questo segmento del disagio abitativo, estremamente diversificato al suo interno.

In particolare, soprattutto negli ultimi anni, sono comparse figure in cui la dimensione economica strettamente economica non è quella prevalente nel determinare l’esclusione abitativa; si tratta cioè, di soggetti che rientrano in quella che viene definita una soglia di povertà “relativa” e non “assoluta”, ma che aggiungono a questa problematiche legate alla discriminazione o al loro status giuridico (immigrati), ad una temporanea precarietà lavorativa (giovani coppie, lavoratori precari), ad una fragilità familiare e di reti di relazione (anziani, persone rimaste senza una casa a causa della fine di un matrimonio ecc.).

Text Box: Gli insediamenti “precari” nelle province toscane Ritorna, quindi, un fenomeno che sembrava appartenere al passato: quello dell’abitare “precario” o “informale” con il riproporsi di baraccopoli, tendopoli, slums, occupazioni abusive di immobili.

La Regione Toscana, attraverso uno specifico Osservatorio gestito dalla Fondazione Michelucci[26], ha svolto nel corso del biennio 2007-2009 una ricerca sui luoghi e le persone in insediamenti precari che ha coinvolto tutti i capoluoghi di provincia ed un campione rappresentativo di tutti i Comuni del territorio regionale.

Di seguito si riportano, quindi, i risultati di tale ricerca, evidenziando le situazioni di maggiore criticità presenti sul territorio toscano.

A livello regionale, è l’immigrazione ad essere maggiormente coinvolta nell’abitare precario sebbene anche la parte più debole della popolazione italiana, è presente in diversi insediamenti ed in generale costituisce una parte non irrilevante dei senza dimora. Accanto alla quota, assolutamente maggioritaria, di persone e nuclei familiari stranieri che si sono positivamente inseriti nella società locale, esiste una crescente minoranza di gruppi in condizione di particolare disagio che, pur non vivendo, una particolare condizione di povertà e di marginalità, è costretta a reperire soluzioni abitative informali o abusive.

Oltre alle popolazioni di origine Rom e Sinti, i gruppi maggiormente interessati dall’abitare informale e precario, sono provenienti dall’Europa dell’Est, sia dai Paesi neo-comunitari che dai Paesi terzi confinanti.

Un’altra componente coinvolta è la migrazione “ per ragioni umanitarie”: profughi, richiedenti asilo, rifugiati; infine, vi sono i gruppi dei senza dimora italiani e gli immigrati che sono in Italia da anni ma che hanno visto il –più o meno momentaneo– fallimento dei propri percorsi di inserimento sociale ed abitativo.

Infine, vi sono comprese persone in condizione di irregolarità e occupate saltuariamente in settori ad alto tasso di informalità.

Una stima al ribasso dei soggetti coinvolti in questo fenomeno, escludendo i veri e propri homeless e gli abitanti dei campi nomadi “ufficiali”, conta alla fine del 2009 circa 1.700 persone in Toscana, di cui quasi 500 minori.

Se invece, si guarda all’intero periodo considerato dalla ricerca, la popolazione coinvolta –includendo perciò anche coloro che, nel frattempo, hanno lasciato il territorio o hanno trovato altra sistemazione– supera ampiamente i 2 mila individui ed il numero complessivo dei minorenni sale a circa 700.


Provincia di Firenze

La netta prevalenza delle presenze registrate nel monitoraggio, effettuato nei comuni e nei capoluoghi di provincia, è stata rilevata nell’area fiorentina con circa 1256 persone che rappresentano circa l’80% del totale.

Le stime prodotte dall’Osservatorio regionale fanno registrare l’assoluta prevalenza di cittadini provenienti dalla Romania con circa 550 persone stimate, di cui almeno 135 donne e 156 minori; una parte di questi cittadini rumeni sono di etnia rom e si tratta di coloro le cui condizioni sono più difficoltose.

La seconda nazionalità per numero di presenze è rappresentata dal Marocco: 218 persone circa di cui più di 50 donne, con almeno 30 minori.

La Somalia conta circa 170 persone, in gran parte richiedenti asilo o comunque con lo status di soggiornanti per “ragioni umanitarie”.

La quarta nazionalità, insieme all’Albania, è rappresentata dall’Italia con circa 85 persone, di cui un terzo donne e circa 20 minori; circa 70 presenze conta il nucleo dei cittadini provenienti dall’Eritrea, di cui, la maggioranza è composto da richiedenti asilo.

Fin qui le nazionalità numericamente più grandi ma, nella geografia dell’abitare precario, si trovano almeno altre 150 persone provenienti da Etiopia, Tunisia e Polonia o di cui non è stato possibile accertare la provenienza.

Dal punto di vista della condizione professionale dei gruppi individuati, si tratta in gran parte di occupazioni “informali”; al nero, soprattutto in edilizia per gli uomini e nel lavoro di cura domiciliare per le donne.

Molti anche i casi di sostentamento tramite elemosina e “lavavetri”.

Le soluzioni abitative individuate variano dalle occupazioni abusive di edifici pubblici e privati dismessi, ad occupazioni di edifici industriali fatiscenti, a tendopoli e baraccopoli o comunque ripari di fortuna negli “spazi interstiziali” urbani: argini dei fiumi, prossimità ai nodi infrastrutturali come autostrade e ponti; i comuni maggiormente coinvolti risultano essere oltre a quello di Firenze, quelli di Sesto Fiorentino, Calenzano e Campi Bisenzio.

Caratteristica particolare, rilevata negli insediamenti precari, è che tale condizione riguarda soprattutto nuclei familiari, anche con minori al seguito.

Provincia di Prato

A Prato, è stata rilevata la presenza di un piccolo gruppo di rom provenienti dalla Romania composto da circa 10 persone che dormono in una depositeria di autoveicoli dismessi.

Provincia di Pisa

La provincia di Pisa, è l’altra area insieme a quella di Firenze, che presenta numeri rilevanti di persone coinvolte in situazioni di abitare precario.

Alla fine del 2009 si contava il numero di circa 137 persone nel territorio del Comune di Pisa, oltre alla presenza di altre 40 persone circa nei micro-insediamenti di Ospedaletto e Cascina.

La maggior parte delle persone presenti negli insediamenti di Pisa, sono di cittadinanza rumena e di etnia rom; in particolare si rileva la presenza di circa 40 donne e 49 minori, di cui 25 in età prescolare.

Si rileva, infine, come nel periodo compreso fra il maggio ed il dicembre 2009, il Comune di Pisa abbia realizzato 73 rimpatri assistiti che hanno coinvolto soggetti di questi gruppi.

Gli insediamenti posti fuori dall’area cittadina pisana sono localizzati in aree industriali; si tratta di micro-insediamenti di circa 15-20 persone ad Ospedaletto (rom, albanesi e marocchini) e nel comune di Cascina: 20 presone circa di provenienza del Marocco e della Tunisia.

In questi ultimi due casi non si tratta di persone di recente arrivo ma di persone che, invece, hanno alle spalle molti anni di permanenza in Italia.

Si tratta di uomini soli che hanno lavori saltuari, hanno perso il permesso di soggiorno e di conseguenza anche l’alloggio.

Provincia di Livorno

La ricerca ha evidenziato un insediamento posto nell’area urbana di Livorno, costituito da una quindicina di manufatti precari e abitato da circa 30 persone di cittadinanza rumena di etnia rom.

All’Isola d’Elba, nel Comune di Portoferraio, è stata rilevata la presenza di alcune baracche per complessive 10 persone italiane, tutte adulte.

Tale insediamento è stato, peraltro, sgombrato nel corso del 2009; sempre nello stesso Comune è stata segnalata la presenza di un piccolo gruppo di uomini di nazionalità senegalese e marocchina che hanno occupato un edificio comunale in corso di restauro.

Provincia di Arezzo

Nella città di Arezzo, in due diverse parti dell’area industriale posta ai confini comunali, sono stati sgomberati due edifici in cui risultavano alloggiate una ventina di persone; si trattava di uomini soli, di provenienza dell’Est europeo ma di cui non è stato possibile precisare la nazionalità.

Sempre nel capoluogo provinciale, si segnala la presenza di un discreto numero di senza fissa dimora, sia di origine italiana che straniera.


Provincia di Lucca

Nel comune capoluogo non è presente nessun insediamento precario.

Nel corso del 2009, nel Comune di Viareggio, non era stato ancora risolta, invece, la situazione di alcuni nuclei familiari rom rumeni che erano stati sgomberati da un insediamento abusivo nel settembre 2007.

Di fatto, per risolvere la situazione, il Comune ha costruito ex-novo un campo-nomadi, in una zona, peraltro, che ha un alto grado di pericolo di inondazione e mentre da svariati anni la politica regionale va, invece, verso il superamento dei campi- nomadi stessi.

Ad Altopascio si registra la presenza di poco meno di 15 cittadini croati che vivono in camper e roulotte.

A Capannori, Camaiore e Pietrasanta sono state registrate alcune presenze in ripari di fortuna in edifici disabitati, ma soltanto per alcuni giorni.

Provincia di Siena

A Poggibonsi due nuclei familiari di italiani sono sistemati da diversi anni in due camper in una piazzola alla periferia del centro cittadino.

Provincia di Grosseto

Il territorio di Grosseto risulta interessato da presenze mobili di rom rumeni, in particolare a Grosseto città; si registra la presenza di una famiglia nei pressi dell’aeroporto e di un piccolo gruppo di uomini adulti nei pressi della stazione ferroviaria.

A Follonica, sono segnalati alcuni camper in sosta per pochi giorni; nell’ incendio di una roulotte nell’area dell’ex Ilva, ha perso la vita un cittadino italiano, mentre si è salvata una coppia di Nord-africani presenti in una roulotte adiacente.

 


 

 

 

4.    I minori stranieri e l’inserimento scolastico

4.1.   La popolazione minorile italiana e straniera.

Text Box: La popolazione minorile in ItaliaGli ultimi dati Istat relativi al 01/01/2010,indicano che in Italia i minori – sia italiani che stranieri – iscritti alle anagrafi e regolarmente residenti sono 10.831.152; di questi, i bambini con un’età fino ai 10 anni sono 6.240.030, i minori compresi fra i 10 ed i 14 anni sono 2.798.994 mentre gli adolescenti fra i 15 ed i 18 anni arrivano a 2.353.215.

Analizzando anche lo studio pubblicato nel mese di ottobre 2010 da Save the Children nel suo rapporto “L’Isola dei Tesori. Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia”, le principali coordinate per comprendere la consistenza e la localizzazione effettiva della popolazione minorile in Italia, sono tre. La prima indica la presenza di minori per chilometro quadrato e, il calcolo della densità territoriale, mostra variazioni sensibili da provincia a provincia seguendo l’andamento della popolazione adulta. E’ la provincia di Napoli che fa registrare la maggiore concentrazione territoriale di minori (573 per kmq, una delle più alte nei Paesi dell’Unione Europea), con un valore cento volte superiore a quello della provincia di Ogliastra, in Sardegna, ultima della graduatoria con appena 5 individui sotto i 18 anni per chilometro quadrato.

La seconda variabile presa in considerazione fa rilevare la diffusione percentuale dei minori in rapporto alla popolazione adulta; l’analisi di tale rapporto percentuale mostra una caratteristica di fondo della distribuzione della popolazione italiana per classi di età e cioè il divario (costante ormai da anni) fra le province del Nord e del Centro, in genere più anziane, e quelle del Sud, caratterizzate da una maggiore incidenza della popolazione giovane. Rispetto ad una media nazionale di 17 minori infra-diciottenni ogni cento abitanti, quattro province su cinque del Nord e del Centro si attestano su valori inferiori (la percentuale della regione toscana si attesta al 15,87%), mentre tutte le province meridionali ad eccezione di quelle molisane e sarde, presentano una quota percentuale superiore. Anche in questo caso è la provincia di Napoli a mostrare i valori più elevati con 21,8 minori ogni cento residenti mentre l’ultima provincia per incidenza di minori è Ferrara con 12, 6 minori ogni cento abitanti.

Text Box: La distribuzione territoriale dei minori in ItaliaLa maggiore presenza di minori al Sud è confermata anche dall’indice di vecchiaia, la terza caratteristica esaminata, che misura il rapporto fra la popolazione sopra i 65 anni di età con i minori sotto i 15 anni. Nella grande maggioranza delle province del Nord e del Centro, infatti, si osserva una presenza di anziani superiore alla media nazionale (individuata in 160 individui sopra i 65 anni ogni 100 individui sotto i 15). Con l’eccezione di Bolzano, Trento ed Aosta e delle province in cui è più forte la presenza di immigrati (Milano, Varese, Verona, Bergamo, Modena, Reggio Emilia), le province con i valori di senilità più alti sono tutte al Nord ed al Centro a cominciare da Trieste (237 anziani ogni 100 giovani), Ferrara e da tre province liguri (Savona, Genova e Imperia), dove si trovano più di due anziani ogni bambino o ragazzo sotto i 15 anni. La Toscana, nel suo complesso, mostra un indice di vecchiaia del 173,19, ponendosi anch’essa in una fascia superiore alla media nazionale pur se inferiore alle prima citate zone del Nord Italia.

Nelle province del meridione, invece, la quota di anziani tende a scendere, bilanciata da una maggiore presenza percentuale di giovani; in sole cinque province italiane, infine, i rapporti di forza si invertono e si osserva una prevalenza dei minori sotto i 15 anni sulle persone anziane. Ancora una volta 4 province su 5 si trovano al Sud: Napoli (la provincia più giovane in assoluto con 100 giovani ogni 76 anziani), Caserta, Crotone e Catania. Al Nord i giovani sorpassano gli anziani soltanto nella provincia di Bolzano.

Text Box: I minori stranieri in ItaliaA livello nazionale, alla data del 01/01/2010, erano presenti 933.693 minori stranieri, che rappresentano il 22% del totale della popolazione straniera residente alla stessa data; l’aumento dei minori stranieri va di pari passo con quello della popolazione straniera ed è determinato sia dai minori nati nel nostro Paese da genitori stranieri e dai minori che si ricongiungono ai propri familiari già residenti in Italia. La popolazione minorile straniera ha il duplice effetto di bilanciare il calo della natalità e di attenuare il processo di invecchiamento della popolazione italiana.

Le donne di nazionalità straniera fanno in media più figli delle donne italiane (in un rapporto di 2,05 contro 1,33) e, nel 2009, secondo i dati riportati da Save the Children nel già citato rapporto, hanno dato alla luce quasi 100.000 bambini, di cui 77 mila nati da genitori entrambi stranieri. Per questa ragione l’incidenza percentuale dei minori stranieri con la totalità della popolazione straniera risulta essere più alto (circa 22%) che fra i residenti italiani (16,9%).

La presenza dei figli di genitori immigrati rispecchia, ovviamente, la distribuzione molto disomogenea della presenza della popolazione straniera adulta sul territorio italiano: nel Nord-Ovest risiede circa il 35% dei cittadini stranieri, nel Nord Est il 26,6%, nel Centro il 25,3% ed al Sud il 13,1%.

La maggioranza dei minori stranieri presenti nel territorio nazionale, è composta da minori nati in Italia da genitori stranieri; secondo i dati Istat alla data del 1° gennaio 2010 dei 933.693[27] minori stranieri, 572.720 sono minori G2, ovvero minori di seconda generazione, e rappresentano il 13,5% di tutti gli stranieri residenti con un incremento del 10,4% in più rispetto all’anno precedente.

4.2.   La popolazione minorile in Toscana.

Alla data del 1° gennaio 2010, la popolazione minorile totale (italiani e stranieri) in Toscana si attesta a 592.257 presenze; di queste ben il 59,40% (351.732 in valori assoluti), è rappresentato da bambini compresi nella fascia di età fra 0 e 10 anni; il 20,14% di minori fra 11 e 14 anni (119.296) e il restante 20,46% (121.229) è composto da adolescenti fra i 15 ed i 18 anni.

Text Box: I minori stranieri in ToscanaI minori stranieri presenti alla stessa data, nella nostra regione sono 71.277; di questi ben il 68% appartiene alla fascia d’età compresa fra 0 ed i 10 anni; il 18,45% da minori fra 11 e 14 anni ed il restante 13,55% è rappresentato da adolescenti fra i 15 ed i 18 anni.

Le tabelle successive e la figura che seguono, indicano la distribuzione a livello provinciale della popolazione minorenne straniera e l’incidenza percentuale rappresentata da questa fascia di popolazione straniera sia in rapporto alla popolazione minorenne complessiva che in rapporto al totale della presenza straniera regolarmente residente.


Tabella 54. Distribuzione provinciale della popolazione minorenne e incidenza percentuale dei minori stranieri sul totale della popolazione minorenne al 01/01/2010.

Province

Totale popolazione minorile al 01/01/2010

Minori stranieri al 01/01/2010

%

Arezzo

56.254

7620

13,54

Firenze

160.163

21968

13,71

Grosseto

33.243

3556

10,69

Livorno

51.290

3782

7,37

Lucca

62.125

5378

8,65

Massa C.

30.074

2297

7,63

Pisa

66.694

6841

10,25

Pistoia

46.775

5602

11,97

Prato

43.419

8399

19,34

Siena

42.220

5834

13,81

Toscana

592.257

71277

12,03

Fonte: Ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 55. Distribuzione provinciale della popolazione minorenne straniera e incidenza percentuale sul totale della popolazione straniera al 01/01/2010.

Province

Minori stranieri al 01/01/2010

Popolazione straniera al 01/01/2010

%

Arezzo

7.620

35.513

21,45

Firenze

21.968

103.979

21,12

Grosseto

3.556

19.093

18,62

Livorno

3.782

21.676

17,44

Lucca

5.378

26.502

20,29

Massa C.

2.297

12.772

17,98

Pisa

6.841

33.652

20,32

Pistoia

5.602

26.132

21,43

Prato

8.399

31.450

26,70

Siena

5.834

27.977

20,85

Toscana

71.277

338.746

21,04

Fonte: Ns. elaborazione su dati Istat.

La figura successiva mostra, infine, il rapporto esistente fra l’incidenza percentuale della popolazione minorenne sul totale della popolazione straniera residente nelle dieci province toscane e la percentuale dei minori nati in Italia da genitori stranieri.

Figura 5. Incidenza percentuale della popolazione minorenne straniera sul totale della popolazione straniera residente nelle dieci province toscane e percentuale dei minori nati in Italia da genitori stranieri al 01/01/2010.

Fonte: Ns. elaborazione su dati Istat

Dai dati sopra riportati, si può notare come l’incidenza percentuale della popolazione minorenne straniera sul totale dei minori presenti si attesti a livello regionale al 12,03% ma che quattro province (Arezzo, Firenze, Prato e Siena) presentino un’incidenza superiore, con il dato relativo alla provincia di Prato in cui il peso percentuale dei minori stranieri - sul totale della popolazione minorenne in provincia – arriva ad oltre il 19%.

La popolazione minorenne complessiva, nella regione, incide per il 15,87% sul totale della popolazione residente; i minori stranieri invece, incidono mediamente per il 21,04% sul totale della popolazione straniera regolarmente residente a ulteriore riprova della differenza di composizione per fasce d’età, rispetto alla popolazione autoctona.

Text Box: Le seconde generazioniInfine, si può rilevare come nella maggioranza delle province toscane, i minori stranieri presenti possano essere considerati come G2, in quanto nati in Italia. In generale, comunque, come è stato messo in evidenza anche nel Dossier Statistico “ Caritas/Migrantes” 2010, le seconde generazioni sono più diffuse nella cosiddetta “Toscana dell’Arno”, ossia in quelle aree del territorio regionale che costituiscono, da oltre un decennio, i principali contesti di inserimento della popolazione straniera ed in cui, la presenza immigrata, risulta molto più consolidata: Prato, con il 19,7% di minori nati in Italia seguita da Firenze con il 13,7%, Pistoia con il 12,7% ed Arezzo (12,2%). Relativamente meno consistente, invece, la presenza delle seconde generazioni nel senese e nelle province costiere.

4.3.   I numeri della scuola.

Gli alunni delle scuole statali[28], in Italia, nell’anno scolastico 2009/10, sono 7.804.711, cioè oltre 36mila in più dell’anno precedente: un incremento che ha permesso di raggiungere il nuovo valore complessivo più alto dell’ultimo decennio, grazie all’aumento di circa 40.000 unità di alunni con cittadinanza non italiana.

Nella seconda metà degli anni ‘90 era in atto una tendenza alla diminuzione (oltre 50 mila alunni in meno mediamente ogni anno) che si è arrestata solamente con l’innalzamento dell’obbligo scolastico.

Pur nella variazione intervenuta, si può ritenere che nel corso del decennio la popolazione scolastica nel suo insieme ha subito comunque contenute variazioni, ma è bene precisare che dall’inizio del 2000 l’aumento o la conferma del numero di alunni nelle scuole statali è determinato anche dalla maggior presenza di alunni di cittadinanza non italiana, già incidente nei precedenti anni a cavallo del 2000, ma che ha assunto una maggior rilevanza quantitativa negli ultimi anni.

Se non si considerassero gli alunni con cittadinanza non italiana, la popolazione scolastica nazionale tenderebbe al decremento.

Il numero degli alunni della scuola primaria, che attualmente supera i 2 milioni e mezzo (2.578.650), ha subito un sensibile decremento a cominciare dal 1999/2000, nonostante la presenza significativa, proprio in questo settore, di alunni con cittadinanza non italiana.

Solamente dal 2003/2004, per effetto soprattutto dell’anticipo di iscrizione alla prima classe disposto dalla legge di riforma 53/2003, la tendenza negativa è stata fermata e invertita. Ciò ha riportato il numero delle iscrizioni quasi ai livelli di inizio decennio.

La scuola secondaria di I grado, con più di un milione e 600 mila alunni (1.670.117), è comunque il settore in cui nel corso del decennio considerato si è registrata la maggior flessione del livello di iscritti. Negli ultimi due anni, però, si può notare una inversione di tendenza dovuta soprattutto al contributo di alunni di nazionalità non italiana.

Continua ad aumentare invece la scuola secondaria di II grado (2.548.836 quest’anno) che, per effetto dell’innalzamento dell’obbligo, dal 1999 ha decisamente invertito la tendenza che l’aveva vista, in precedenza, in decremento continuo. Nella scuola secondaria di II grado il 34,0% degli studenti del primo anno frequenta gli istituti tecnici; il 23,5% gli istituti professionali, il 21,6% il liceo scientifico, il 9,8% il liceo classico, il 7,5% l’ex-istituto magistrale, il 3,6% gli istituti d’arte e i licei artistici.

Text Box: Gli alunni con cittadinanza straniera, in ItaliaGli alunni con cittadinanza straniera, a livello nazionale, nell’anno scolastico 2009/2010, hanno raggiunto il numero di 673.592, registrando un aumento di 44.655 unità che rappresenta un incidenza media del 7,5 % sul totale degli iscritti.

In questo caso è opportuno distinguere le differenze di incidenza della popolazione scolastica straniera, nei vari gradi dell’ordinamento scolastico italiano: si va, infatti, da un valore superiore all’8% nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie di I grado, mentre nelle scuole secondarie di II grado, il dato si assesta al 5,3%.

Per il secondo anno consecutivo si assiste, rispetto a quanto fatto registrare fino al 2006/2007, ad un ridimensionamento dell’incremento della presenza di questa fascia di popolazione studentesca; questo dato sembra dimostrare ulteriormente che il fenomeno tende ad uscire dalla condizione di eccezionalità ed emergenza per entrare a far parte di una composizione stabile, anche se nuova, della scuola italiana. A questo si aggiunga, infine, che secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, in quasi il 40% dei casi siamo in presenza di studenti di origini non italiane ma nati in Italia.

La scuola primaria, con il 36,3% degli iscritti stranieri (in numeri assoluti 244.457), continua ad essere il grado scolastico con il più alto numero di alunni; l’accesso alla scuola secondaria di II grado, anche se elevato, continua però ad essere diversificato rispetto ai percorsi seguiti dagli studenti italiani, in quanto, si concentra quasi esclusivamente in due sole tipologie di istituti – le scuole tecniche e quelle professionali- scelte dal 78,3% dei ragazzi con cittadinanza straniera. Solo il liceo scientifico è scelto da una quota di studenti che sfiora il 10% mentre tutti gli altri istituti continuano a presentarsi come una scelta élitaria per questi ragazzi.

La circolare del Ministero dell’Istruzione n.2 dell’8 gennaio 2010, forniva alle scuole linee- guida circa le modalità di composizione delle classi, ponendo il tetto del 30% di alunni con cittadinanza non italiana per ogni singola classe. Si è trattato di un provvedimento che nasceva da una sorta di preoccupazione proveniente dall’opinione pubblica e, probabilmente, fin troppo amplificata dai mezzi di comunicazione. Nel mese di marzo, infatti, il Miur ha pubblicato, a tale riguardo un approfondimento (Servizio Statistico, Focus in breve sulla scuola. La presenza degli alunni stranieri nelle scuole statali 2010), dal quale emerge che nel 70% delle scuole del primo ciclo (scuola primaria e secondaria di I grado), gli alunni stranieri non superano il 15% degli iscritti e –a livello nazionale- sono circa 600 le scuole in cui la loro presenza supera il 30%.

Text Box: Gli alunni straneri nelle scuole toscaneInoltre, se le classi con un’incidenza di stranieri superiore al 30% sono il 5% nella scuola primaria ed il 4% in quella secondaria di I grado, questi dati scendono al all’1 ed al 2% se non vengono considerati gli studenti stranieri nati in Italia.

A livello regionale, gli alunni immigrati iscritti nelle scuole toscane nell’anno scolastico 2009/2010, sono stati 53.276 corrispondenti al 10,9% di tutta la popolazione studentesca.

La tabella successiva permette di cogliere la distribuzione provinciale dell’incidenza degli studenti stranieri sul totale della popolazione studentesca, nonché il “peso” delle seconde generazioni sulla componente studentesca straniera.

Tabella 56. Distribuzione provinciale della popolazione studentesca straniera sul totale degli studenti, incidenza delle seconde generazioni fra la popolazione studentesca. Anno scolastico 2009/2010.

Province

Totale

studenti

Studenti

stranieri

Seconde

generazioni

% stud. str. sul tot. stud.

% seconde generaz. sul tot. stud. str.

Arezzo

47.778

5.792

1.237

12,1

21,4

Firenze

131.408

15.991

4.259

12,2

26,6

Grosseto

28.767

2.788

318

9,7

11,4

Livorno

42.758

2.876

453

6,7

15,8

Lucca

52.204

4.404

845

8,4

19,2

Massa C.

25.967

1.783

321

6,9

18,0

Pisa

52.964

4.963

1.141

9,4

23,0

Pistoia

39.101

4.210

895

10,8

21,3

Prato

34.431

6.076

2.148

17,6

35,4

Siena

34.872

4.393

778

12,6

17,7

Regione

490.250

53.276

12.395

10,9

23,3

Fonte: elaborazione Dossier Statistico Immigrazione Caritas su dati Miur

Ancora una volta, si può immediatamente percepire come il fenomeno assuma una visibilità peculiare in provincia di Prato, che mostra l’incidenza di studenti stranieri sul totale generale di tutti gli studenti del 17,6%, a fronte di un’incidenza media regionale del 10,9; soltanto altre tre province si attestano su valori superiori alla media regionale – Arezzo, Firenze e Siena - mentre tutte le altre province si collocano su un numero percentuale minore di quello regionale con l’incidenza minima fatta registrare nella provincia di Livorno con il 6,7% di presenze di studenti stranieri sul totale della popolazione scolastica.

Anche per quanto concerne la presenza nelle classi di studenti stranieri di seconda generazione, il dato più elevato viene registrato nella provincia di Prato con il 35,4% di studenti stranieri nati nel nostro Paese sul totale degli studenti stranieri; tale fenomeno tocca quote elevate anche a Firenze (26,6%) mentre nelle altre province si possono rilevare incidenze percentuali significative ma comunque inferiori alla media regionale fissata al 23,3%.

E’ importante, secondo i sociologi e gli educatori, tenere ben presente il dato circa le seconde generazioni, in quanto questi soggetti sono ritenuti un segmento della popolazione straniera diverso da quello dei loro genitori sotto molteplici aspetti ed, in particolare, per quel che concerne le aspettative di realizzazione professionale ed i progetti di vita.

Come nel resto d’Italia, anche in Toscana, la presenza di alunni stranieri è maggiormente diffusa nelle scuole elementari e tende a diminuire man mano che si sale nel grado scolastico; nell’anno scolastico 2009/2010, gli alunni stranieri iscritti alle scuole elementari, in Toscana, sono stati 18.829, corrispondenti al 35,3% del totale degli alunni stranieri iscritti. Tale incidenza decresce nelle scuole secondarie di 1° grado, dove gli alunni stranieri si attestano al 12,5% e diminuisce, ulteriormente, nelle scuole secondarie di 2° grado dove gli alunni stranieri sono 12.256.

Text Box: La dispersione e l’abbandono scolasticoIl problema della dispersione e dell’abbandono scolastico, negli ultimi decenni, ha mostrato progressi generalizzati in tutto il Paese; malgrado ciò, secondo gli ultimi dati riportati dal già citato Rapporto di Save the Children, si calcola che circa il 20% della popolazione giovanile, in Italia, nella fascia d’età compresa fra i 20 ed i 24 anni sia ferma alla licenza media, nonostante la metà di essi abbia una storia di tentata iscrizione alla scuola superiore.

Se non ci si limita ad analizzare il solo dato degli abbandoni scolastici, il campo della dispersione comprende un insieme di diversi fenomeni che sono alla base del rallentamento o dell’interruzione del percorso di studi; le bocciature, i ritardi rispetto all’età, i ritiri, le frequenze irregolari, i trasferimenti in altre scuole.

Il fenomeno si dimostra in tutta la sua evidenza soprattutto quando conduce al non raggiungimento del titolo di studio all’interno dei vari cicli scolastici; i motivi per spiegare tale fenomeno non possono che essere multidimensionali e prendere in considerazione molteplici fattori: le capacità individuali, l’estrazione socio-economica della famiglia, i contesti territoriali.

I dati più aggiornati forniti dal Ministero dell’Istruzione mostrano una fotografia soltanto parziale del fenomeno in quanto prendono in considerazione solo un aspetto della dispersione scolastica (le interruzioni formalizzate e gli abbandoni), e solo una parte dell’universo scolastico (le scuole secondarie di I e II grado), relativa all’anno scolastico 2008/2009; tali dati, comunque, mostrano un primo quadro d’insieme della dimensione regionale del fenomeno.

Figura 6 - Tasso di dispersione scolastica nelle regioni italiane nelle scuole secondarie di secondo grado.- Anno scolastico 2008/09.

La figura, attraverso il cartogramma dell'Italia indica il tasso di dispersione scolastica nelle varie regioni, degli studenti iscritti alle scuole secondarie di secondo grado. I dati sono relativi all'anno scolastico 2008/2009.

Fonte: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

L’immagine sopra riportata non permette una visione esaustiva del fenomeno dal momento che a tutt’oggi non esiste un archivio aggiornato su tutti gli andamenti scolastici e su quanti effettivamente dovrebbero essere gli iscritti a scuola.

I dati del Ministero dell’Istruzione evidenziano le maggiori criticità del sistema scolastico nelle regioni del Sud Italia, ma occorre sottolineare che anche la Toscana – insieme al Lazio e la Liguria- mostra un tasso di dispersione scolastica superiore alla media nazionale, facendo registrare un 4,9% ogni 100 iscritti sul totale dei 5 anni di scuola secondaria di II grado, a fronte di un tasso a livello nazionale del 4,7%.

Gli studenti a rischio di dispersione scolastica sono principalmente maschi, con un retroterra socio-culturale svantaggiato e con carenze già evidenziate nei rendimenti scolastici. Il momento più critico, nel percorso scolastico di questi soggetti, sembra esser rappresentato dal passaggio fra la scuola secondaria di primo grado e quella di secondo grado.

Gli approcci sociologici, inoltre, hanno dimostrato come le variabili socio-culturali abbiano un’incidenza maggiore di quelle economiche: il rischio di dispersione è più alto nei figli di genitori che non hanno un buon livello di istruzione o che manifestano carenze in campo linguistico, di comprensione, ecc.

I dati del Servizio Statistico del Miur, per l’anno scolastico 2008/2009 (ultimo dato prodotto), proprio in quest’ottica, confermano lo svantaggio relativo degli alunni nati da genitori stranieri: al termine di cinque anni di scuola superiore solo 90 alunni su 100 di cittadinanza non italiana sono ammessi all’esame a fronte del 95% degli alunni italiani.

Il divario si attenua di molto, quando l’alunno straniero è nato in Italia (94,2% degli ammessi); anche il dato relativo al superamento dell’esame finale mostra questa importante differenziazione. Infatti, il 98% degli esaminati stranieri di seconda generazione conclude con successo il percorso di studi a fronte di un 95% degli studenti stranieri nati in altri Paesi.

Direttamente collegato al fenomeno della dispersione scolastica è il fenomeno del lavoro minorile.

Text Box: Il lavoro minorileIn Italia sono state effettuate solo raramente, negli ultimi dieci anni, delle rilevazioni accurate sul lavoro minorile e, quindi, le conoscenze in questo campo appaiono ancora lacunose e molto incerte, ma capaci, comunque, di evidenziare la diffusione e le caratteristiche della problematica.

L’Istat, ha prodotto una ricerca sul lavoro precoce nel 2002[29], trentacinque anni dopo la prima indagine sull’argomento, con una ricerca che ha preso in esame il lavoro dei minori di 15 anni. Analizzando il fenomeno nella sua estensione massima, ovvero considerando tutte le attività economiche più o meno leggere svolte dai bambini ad eccezione di quelle illegali (prostituzione, spaccio, ecc.), l’Istat stimava in circa 150.000 i ragazzi impegnati in occupazioni lavorative, il 3,1% della popolazione in quella fascia d’età. Secondo tale ricerca oltre il 60% di quei minori avrebbe fornito il proprio lavoro in tutta una serie di attività familiari, a volte senza percepire nessun guadagno.

Circa 30mila bambini e ragazzi, in prevalenza intorno ai 13-14 anni, sarebbero invece stati sfruttati in attività lavorative, non sempre compatibili con la loro attività scolastica e di svago e, in taluni casi, pericolose e troppo faticose.

A stime diverse è arrivata, invece, un’indagine realizzata nel 2005 dall’Ires – Cgil [30], in 9 grandi città italiane (fra cui Firenze), che ipotizza un coinvolgimento tre volte maggiore di minori sotto i 15 anni (si parla, in questo caso, di un range compreso fra 460 mila e 500 mila individui).

Oltre a fornire una nuova e più preoccupante dimensione del fenomeno, la ricerca Ires – Cgil, ha evidenziato alcuni elementi qualitativi di analisi che permettono una migliore - anche se ancora una volta, non esaustiva conoscenza dell’articolazione di questo fenomeno sul territorio.

Nell’ambito territoriale che riguarda direttamente la situazione toscana, la ricerca ha fatto rilevare come, nella maggioranza dei casi, le attività lavorative che vedono coinvolti i minori sono legate al tessuto imprenditoriale e commerciale della famiglia di origine. Per quanto riguarda il coinvolgimento nelle attività lavorative dei minori stranieri, che mostrava un incidenza del 9% su scala nazionale, era da segnalare una massiccia presenza di bambini asiatici (pari al 50% dei minori stranieri coinvolti in attività lavorative precoci) e, in particolare, cinesi a Firenze e Prato.

L’indagine, inoltre, permetteva di mettere a fuoco le principali condizioni familiari e territoriali che rendevano possibile l’inserimento precoce al lavoro; i bassi titoli di studio dei genitori, la precaria condizione lavorativa della famiglia (piccole imprese a gestione familiare appartenenti all’ambito dell’economia sommersa, famiglie monoreddito, scarsa occupazione delle madri) e, infine, la loro particolare composizione (famiglie mono- genitoriali e/o famiglie con più di tre figli). L’analisi ha quindi fatto emergere il ruolo centrale esercitato molto spesso proprio dall’ambiente familiare.

Figura 7. Lavoro minorile; ragazzi che hanno avuto esperienze di lavoro prima dei 15 anni. Anno 2002 e 2005.

La figura, attraverso il cartogramma dell'Italia indica, secondo le ultime rilevazioni prodotte dall'Istat e dall'Ires-Cgil la presenza sul territorio di minori che hanno avuto esperienze di lavoro prima dei 15 anni.

Fonte: Elaborazione Save the Children su dati Istat (2002) e su dati Ires –CGIL (2005)

4.4.   I minori stranieri non accompagnati.

All’interno dei Paesi caratterizzati da una forte pressione immigratoria, i minori migranti sono i nuovi protagonisti dei processi di spostamento e costituiscono a tutti gli effetti, a partire da questo secolo, un vero e proprio soggetto migratorio[31].

Soprattutto negli ultimi dieci anni la presenza dei minori soli, senza famiglia all’interno delle migrazioni, è diventata un fattore comune a livello mondiale, il loro numero è drammaticamente aumentato e costituiscono in molti Paesi di destinazione un segmento importante della popolazione alla ricerca di asilo protezione internazionale.

In Italia, le problematiche legate alla loro accoglienza e protezione si sono poste fino a partire dalla fine degli anni ’90 anche a causa del forte impatto che, questo fenomeno, ha avuto sul sistema del welfare locale.

Pur nella consapevolezza della difficoltà di censire e definire numericamente l’effettiva presenza dei minori stranieri non accompagnati – si tratta, infatti, di soggetti caratterizzati da una forte mobilità sul territorio e da una complessa titolarità giuridica – da alcuni anni, l’ANCI promuove l’indagine nazionale sul fenomeno e sulle politiche di protezione e inclusione attive in favore dei minori stranieri non accompagnati.

Text Box: Le stime del Comitato Minori StranieriLe stime più recenti, prodotte dal Comitato Minori Stranieri, indicano che al 30/06/2010, i minori stranieri non accompagnati ufficialmente segnalati in Italia sono 4.654. Per quanto aggiornati ed attendibili, questi dati danno una rappresentazione sottodimensionata del fenomeno. Le rilevazione del Comitato, infatti, non comprendono i minori stranieri non accompagnati che richiedono la protezione internazionale, le vittime di tratta ed i minori di cittadinanza europea (solo i rumeni, nel 2006, rappresentavano un terzo di tutti i minori non accompagnati).

Text Box: I dati del Rapporto Annuale dell’ANCIDiversi minori, infine, non vengono segnalati al Comitato ed è fortemente probabile che una parte consistente del fenomeno sfugga a tutti i controlli; molti minori stranieri non accompagnati, inoltre, anche se intercettati e inseriti in progetti territoriali di accoglienza, fuggono dalle sistemazioni individuate ed è quindi possibile che molti di questi minori si trovino a vivere e lavorare per strada in una situazione di oggettivo pericolo.

Gli ultimi dati certi prodotto dal terzo Rapporto Anci del 2009 e riferiti al 2008, prendono in considerazione tutti quei minori stranieri non accompagnati “presi in carico” dai servizi territoriali, cioè quei minori per i quali sia stato attivato un qualunque tipo di intervento: di accoglienza, di sostegno, di orientamento legale o di servizi sociale ed educativi ecc.

La tabella successiva mostra, quindi, la consistenza numerica e la distribuzione di tali presenze nelle diverse regioni italiane.

Per quanto concerne la Toscana si può osservare come il numero dei minori stranieri non accompagnati abbia subito una diminuzione nel corso del triennio 2006-2008 del 13,5%, passando, in valori assoluti, da 525 minori presi in carico nel 2006 ai 454 del 2008. Sempre durante il triennio considerato, invece è aumentato del 31,6% a livello regionale il numero dei minori presi incarico dai servizi territoriali sul totale di tutti i minori presi in carico a livello nazionale.

Questi dati fanno emergere una caratteristica precipua relativa i minori stranieri non accompagnati: il fenomeno sembra, infatti, aver assunto caratteristiche proprie e destinazioni autonome rispetto all’immigrazione in generale non riguardando più, quindi, soltanto le regioni che registrano alte incidenze di popolazione straniera sul totale di quella residente, o comunque, quelle regioni caratterizzate da un alto “ indice di polarizzazione.

Tabella 57. Distribuzione regionale dei minori stranieri non accompagnati e variazione percentuale anni 2006-2008.

Regioni

Numero Minori

% su totale Italia

Var. presenze

2007-2008

Var. presenze

2006-2008

2006

2007

2008

2006

2007

2008

Piemonte

527

129

278

6,7%

2,3%

3,9%

115,5%

-47,2%

Valle d'Aosta

3

4

6

0,0%

0,1%

0,1%

50,0%

100,0%

Lombardia

824

402

545

10,5%

7,3%

7,6%

35,6%

-33,9%

Trentino-A.A.

126

112

151

1,6%

2,0%

2,1%

34,8%

19,8%

Veneto

691

646

636

8,8%

11,7%

8,8%

-1,5%

-8,0%

Friuli-V.G:

852

699

653

10,8%

12,6%

9,0%

-6,6%

-23,4%

Liguria

235

122

186

3,0%

2,2%

2,6%

52,5%

-20,9%

Emilia Rom.

1.083

643

878

13,8%

11,6%

12,2%

36,5%

-18,9%

TOSCANA

525

345

454

6,7%

6,2%

6,3%

31,6%

-13,5%

Umbria

45

25

22

0,6%

0,5%

0,3%

-12,0%

-51,1%

Marche

323

419

517

4,1%

7,6%

7,2%

23,4%

60,1%

Lazio

1.524

571

780

19,4%

10,3%

10,8%

36,6%

-48,8%

Abruzzo

101

27

20

1,3%

0,5%

0,3%

-25,9%

-80,2%

Molise

14

3

5

0,2%

0,1%

0,1%

66,7%

-64,3%

Campania

201

80

130

2,6%

1,4%

1,8%

62,5%

-35,3%

Puglia

308

329

373

3,9%

5,9%

5,2%

13,4%

21,1%

Basilicata

1

7

20

0,0%

0,1%

0,3%

185,7%

1900,0%

Calabria

28

33

40

0,4%

0,6%

0,6%

21,2%

42,9%

Sicilia

440

924

1.468

5,6%

16,7%

20,3%

58,9%

233,6%

Sardegna

19

23

54

0,2%

0,4%

0,7%

134,8%

184,2%

ITALIA

7.870

5.543

7.216

100%

100,

100%

30,2%

-8,3%

Fonte: dati ANCI – Comitato Minori Stranieri

La figura successiva mostra come le grandi e medie città continuino ad essere un catalizzatore importante della presenza di minori stranieri non accompagnati.

Figura 8. Segnalazioni minor stranieri non accompagnati per provincia al 30/06/2010.

Il cartogramma dell'Italia indica il numero, provincia per provincia, dei minori stranieri non accompagnati segnalati al Comitato minori stranieri alla data del 30 giugno 2010

Fonte: elaborazione grafica Save The Children su dati Comitato Minori Stranieri

Per quanto riguarda la Toscana, Firenze da sola, ha fatto registrare la presa in carico di 101 minori, mentre tutte le altre 9 province toscane insieme registrano la presa in carico di 121 minori stranieri non accompagnati.

La tipologia di minori stranieri non accompagnati che si riscontra con maggior frequenza sul territorio toscano è quella di un minore maschio con un età compresa fra i 16 ed i 17 anni. Rispetto a gli anni precedenti, il rapporto Anci rileva una netta diminuzione dei minori stranieri non accompagnati con un età uguale o inferiore ai 15 anni.

Per quanto concerne, infine, i Paesi di provenienza in Toscana si può rilevare una netta preponderanza di minori stranieri non accompagnati provenienti dall’Albania seguiti poi ma in misura minore da ragazzi provenienti da Afghanistan, Egitto, Marocco, Kosovo.

4.5.   I minori in difficoltà: povertà e deprivazione.

L’Unione Europea ha deciso di intitolare l’anno 2010, con la campagna “Zero Poverty”, alla lotta ed al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale, tema che, secondo i più recenti dati statistici prodotti a livello continentale ed italiano, vede coinvolta in misura preoccupante proprio la popolazione minorile.

Text Box: La povertà minorile in ItaliaLa povertà minorile in Italia, presenta valori fra i più alti d’Europa; per onestà intellettuale, occorre premettere che la povertà è di per sé un fenomeno complesso, multidimensionale e difficile da misurare. Inoltre l’indicatore statistico utilizzato di ricercatori dell’Istat in questo caso – il reddito – va preso con cautela in un Paese come l’Italia caratterizzato da una forte elusione fiscale.

Secondo l’ultima rilevazione Eurostat, relativa all’anno 2008, nel nostro Paese un minore su quattro sarebbe a rischio di povertà; a livello europeo in una situazione più critica di quella italiana si troverebbero soltanto Romania e Bulgaria. Sempre secondo lo studio statistico sovranazionale, in gran parte dei Paesi europei (ad eccezione di Danimarca, Finlandia, Germania, Belgio, Cipro e Slovenia), la popolazione giovanile sarebbe, inoltre, più esposta alla povertà della popolazione adulta.

Le cause della povertà sono da ricercare in una molteplicità di fattori: la composizione stessa delle famiglie (il rischio è più elevato per i minori che vivono in famiglie numerose o con un solo genitore), i problemi lavorativi dei genitori, la debolezza dei servizi di sostegno alla prima infanzia.

Text Box: La povertà relativa in Italia A differenza delle stime europee utilizzate da Eurostat, l’istituto italiano di Statistica calcola la povertà relativa a partire dalla spesa media annuale per i consumi, stimata nel 2009 in 938 euro per una famiglia di 2 persone. I nuclei familiari che non raggiungono questa soglia di consumo rientrano, quindi, nella categoria statistica della cosiddetta “povertà relativa”. Secondo le ultime rilevazioni, 2 milioni e 657 mila famiglie vivono, nel 2009, in questa situazione, circa l’11% delle famiglie residenti, una quota che a livello nazionale è rimasta stabile negli ultimi 5 anni.

Dei 7 milioni 810mila individui considerati “poveri”, 1 milione 756mila avrebbe meno di 18 anni; in termini percentuali, questo dato indica che la quota dei minori in povertà relativa rappresenta circa il 22% della popolazione che subisce questa condizione. Si tratta di un peso percentuale maggiore di quello rappresentato dai minori sul totale della popolazione (16,9%) e questo starebbe ad indicare che la povertà colpisce con maggiore intensità proprio la popolazione minorenne. Infatti, se a livello nazionale, 1 persona su 6 ha meno di 18 anni, è minorenne 1 persona povera su 5 con una prevalenza delle età infantili.

La povertà minorile continua ad essere concentrata nel Sud Italia; le categorie più a rischio sono le famiglie numerose, le famiglie con 2 figli minori ed un solo genitore occupato,i cosiddetti “working-poors” (cioè lavoratori con uno stipendio troppo basso per mantenere la famiglia), e le famiglie immigrate con minori.

Scendendo nel dettaglio regionale, uno spaccato interessante del fenomeno è rilevabile dalla pubblicazione annuale della Caritas Toscana, anche attraverso il contributo dell’Osservatorio Sociale Regionale, denominata “ Dossier 2010 sulle povertà in Toscana”.

I dati riportati dal Dossier sono rilevati attraverso la rete territoriale dei Centri di Ascolto Caritas; sicuramente si tratta di un punto di osservazione non esaustivo, ma altamente significativo e qualificato anche per la capillare presenza sul territorio dei punti di ascolto e per il ruolo svolto dalla Caritas nell’intercettare i bisogni delle fasce più deboli della popolazione.

Analizzando i dati il primo dato che emerge è il costante aumento delle persone che negli ultimi anni si sono rivolte ai Centri Caritas ed, in particolare, nel corso del 2009 l’incremento maggiore è stato registrato nelle province di Firenze, Pistoia e Siena. Gli operatori dei Centri, intervIstati nella ricerca, mettono in diretta relazione l’aumento delle presenze con gli effetti della pesante crisi economica.

Il 76,9% dei soggetti ascoltati è di provenienza straniera anche se cresce in maniera significativa la presenza di cittadini italiani.

Dai dati esposti nei capitoli precedenti, infatti, risulta immediatamente evidente come le famiglie immigrate mostrino tutte le caratteristiche tipiche delle famiglie a rischio di inserimento nella fascia di povertà relativa: si tratta, infatti, di nuclei con un numero maggiore di figli e, stante la giovane età media di queste famiglie, di figli minorenni; nella maggioranza dei casi lavora il solo capofamiglia ed è già stato evidenziato come lo stipendio medio di un immigrato, sia mediamente più basso dello stipendio di un cittadino italiano; si tratta, infine, di nuclei familiari che non possono contare sulla rete di solidarietà e protezione data dalle famiglie allargate.

Text Box: La povertà minorile e gli immigrati nella realtà toscanaIl dato qualitativo che emerge con chiarezza dai dati del Dossier Caritas sulla povertà in Toscana, peraltro, evidenzia una caratteristica peculiare delle famiglie e dei minori immigrati: le problematiche evidenziate dagli immigrati, infatti, non sono direttamente riconducibili alla sola povertà di mezzi economici. Quello che emerge dall’analisi delle problematiche esposte afferisce piuttosto ad una sorta di situazione di “deprivazione” forse ancora più critica proprio per la popolazione minorenne.

I problemi che le famiglie immigrate evidenziano nei Centri di Ascolto sono legati alla salute (nell’11,5% dei casi, dato che si è triplicato in un anno), al lavoro (disoccupazione, sottoccupazione, sfruttamento per il 33,9% degli stranieri), all’abitazione nonché all’istruzione ed alla stessa situazione giuridica di immigrato.


 

 

 

5.    I Consigli Territoriali per l’Immigrazione e le iniziative di integrazione

5.1.   Il ruolo dei Consigli Territoriali per l’Immigrazione.

La portata del fenomeno migratorio ha già da tempo posto l’esigenza - per le numerose Amministrazioni che, a vario titolo, ne sono interessate- di sperimentare metodologie lavorative nuove, aperte ad un reciproco confronto.

La scelta normativa (art. 3, comma 6, del T.U. n.286/1998 e art.57 D.P.R. n.394/1999) di istituire, in tutte le Prefetture, i Consigli Territoriali per l’Immigrazione è nata dall’avvertita utilità di un modello organizzativo costantemente orientato a monitorare il fenomeno migratorio nei suoi vari aspetti, a promuovere interventi operativi da attuare a livello provinciale, a far pervenire al “centro” le esigenze e le proposte che emergono dal territorio.

La pluralità di conoscenze e competenze necessarie alla gestione del fenomeno migratorio trova riflesso nell’ articolata composizione dei Consigli: rappresentanti degli uffici periferici dell’Amministrazione centrale, della Regione, degli Enti locali, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni di categoria, delle associazioni rappresentative degli stranieri e dei soggetti che sul territorio si occupano di supporto ed assistenza agli immigrati.

Ai Prefetti spetta il compito di presiedere i Consigli, garantendo il coordinamento fra i vari soggetti nella garanzia del principio, di rilevanza costituzionale, della leale collaborazione.

Si indicano, nel paragrafo che segue, alcune delle iniziative concertate con i Consigli Territoriali per l’Immigrazione della Toscana negli ultimi mesi, che paiono essere di maggior interesse[32].

5.2.   Il Progetto di Arezzo “ORIENTAMENTI: giocare d’anticipo per l’integrazione”.

Text Box: Le premesseNell’anno scolastico 2009/21010, nelle scuole aretine, gli studenti stranieri rappresentavano una percentuale significativa pari al 12,6% dell’intera popolazione studentesca, registrando tuttavia un leggero rallentamento rispetto al trend di crescita degli anni passati. Rallentamento dovuto sia all’elevata mobilità che caratterizza il mondo migrante, sia agli effetti della crisi economica ed occupazionale per affrontare la quale alcune famiglie straniere scelgono, per i propri figli, il ritorno in patria o il trasferimento in altri Paesi.

Nella provincia, risulta modificata anche la distribuzione di questi minori nei diversi ordini scolastici: per la prima volta infatti non è più la scuola primaria ad avere la percentuale più elevata di iscritti quanto la scuola secondaria di I grado con una percentuale pari al 14,3% sul totale degli alunni; in significativa crescita risulta anche il dato relativo alla secondaria superiore che sembra abbia registrato l’incremento più forte e rapido negli ultimi anni, a dimostrazione della stabilizzazione tra i banchi di scuola dei figli della migrazione.

Il percorso scolastico di questi studenti risulta tuttavia più problematico rispetto a quello degli italiani ed è infatti caratterizzato da un maggiore insuccesso: l’85% delle promozioni contro il 94,2% degli studenti italiani. Significativo risulta anche il dato relativo agli studenti ritirati, che ripropone con forza la problematica dell’orientamento scolastico che necessita di interventi più strutturati e sistematici, capaci di equilibrare maggiormente la distribuzione nelle diverse tipologie di istruzione secondaria che attualmente vede preferiti gli istituti tecnici e professionali.

Questa analisi sommaria dell’integrazione scolastica dei minori stranieri in provincia è riconducibile a cause multifattoriali che sembrano acuirsi maggiormente per i ricongiunti al nucleo familiare sui quali pesano difficoltà aggiuntive quali:

·     un arrivo in Italia spesso ad anno scolastico già iniziato, con un’accoglienza quindi non sempre efficace e tempestiva;

·     problemi legati ad un’identità perennemente in bilico tra riferimenti culturali del Paese di origine e quelli del Paese di arrivo;

·     la necessità di trovare una “collocazione” presso la famiglia ricongiunta all’interno della quale ricostruire legami affettivi interrotti.

Inoltre si aggiunge a queste criticità la difficoltà da parte della famiglia a prendere coscienza di questo disagio, quasi offuscata dall’aver finalmente raggiunto un obiettivo, quello del ricongiungimento, spesso atteso per lungo tempo, e raggiunto a prezzo di grossi sacrifici.

Text Box: Attività sperimentale della PrefetturaIl servizio sociale della Prefettura di Arezzo, in accordo con il personale dello Sportello Unico, a partire dal marzo 2010, ha iniziato a svolgere dei colloqui con le famiglie che hanno richiesto ed ottenuto il ricongiungimento di minori. Il colloquio avviene al momento in cui gli stessi ritirano il nulla osta in Prefettura, alcuni mesi prima dell’arrivo del minore.

Obiettivi dei colloqui sono:

·     conoscenza più approfondita del fenomeno nella nostra provincia;

·     preparare i genitori al momento del ricongiungimento, rendendoli quindi più consapevoli delle difficoltà che potranno incontrare e dei cambiamenti che investiranno la loro famiglia;

·     accompagnare la famiglia nel territorio favorendo la conoscenza ed il collegamento con la rete dei servizi.

Metodologia utilizzata:

colloqui individuali di servizio sociale con l’utilizzo del metodo biografico e la raccolta dei racconti di vita.

Il progetto: “ORIENTAMENTI: giocare d’anticipo per l’integrazione”

Considerata l’analisi dei bisogni del territorio e l’attività sperimentale partita all’interno della Prefettura, con il sostegno e l’approvazione del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, è nato il progetto “ORIENTAMENTI: giocare d’anticipo per l’integrazione”, gestito dall’Amministrazione Provinciale in partenariato con l’Associazione Migrantes Onlus e con UCODEP.

Il progetto è stato approvato e finanziato con il F.E.I. (Fondo Europeo per l'integrazione di Cittadini di Paesi terzi).

La finalità perseguita è quella di favorire e sostenere l’inclusione scolastica di giovani stranieri di recente arrivo nel territorio aretino, anticipando gli interventi già al momento del rilascio del nulla osta al ricongiungimento, creando un “sistema” di orientamento-accompagnamento multidimensionale dei genitori per giocare d’anticipo nell’inclusione.

Text Box: Le azioni previsteLe azioni previste dal progetto interessano essenzialmente tre ambiti di intervento: quello istituzionale ed amministrativo, quello scolastico e formativo e quello extra scolastico e dell’associazionismo.

Azione 1 percorsi di orientamento e accompagnamento per l’inserimento scolastico

Quest’ azione prende spunto dall’attività sperimentale svolta in Prefettura al momento della consegna del nulla osta. Le famiglie dei minori ricongiunti vengono messe in contatto con operatori di riferimento dei Centri per l’Integrazione ed Ascolto e con i tutor dell’orientamento e della formazione della Provincia, al fine di un orientamento e accompagnamento nel percorso scolastico e formativo: dall’iscrizione anagrafica alla pre-iscrizione ed inserimento scolastico. Alle famiglie viene anche offerto un supporto alla genitorialità attraverso l’attivazione di servizi già esistenti nel territorio quali lo Spazio Famiglia.

Azione 2 lingua e non solo: Supporto all’insegnamento/apprendimento della L2 per alunni stranieri neo arrivati.

I destinatari di queste azioni sono i minori stranieri di recente arrivo di età compresa tra i 13 e i 18 anni e gli insegnanti ed operatori di supporto.

E’ prevista la realizzazione di laboratori intensivi nel periodo iniziale dell’anno scolastico, laboratori estivi per i neo arrivati e laboratori interculturali di secondo livello per dare continuità ai percorsi linguistici già avviati, utilizzando le metodologie della peer-education e del project work.

Azione 3 orientamento nella scuola.

Questa azione prevede un percorso di formazione per gli insegnanti e un servizio di mediazione linguistico culturale per favorire e supportare la comunicazione scuola-famiglia.

Azione 4 lo sport nell’integrazione.

L’obiettivo principale è quello di creare occasioni d’incontro, socializzazione e scambio interculturale tra minori e adulti stranieri ed italiani attraverso il linguaggio dello sport.

Sono previsti percorsi di formazione ed aggiornamento per operatori e formatori sportivi, la sperimentazione di attività interculturali nell’extra scuola (“giochi senza frontiere”). E’ in fase di organizzazione un torneo di cricket tra le diverse squadre già nate e presenti nel territorio.

Il progetto, oltre ai tre soggetti attuatori, si avvale del sostegno di altri soggetti con ruoli chiave nel coinvolgimento dei destinatari e degli attori delle molteplici azioni previste:

·     Prefettura di Arezzo,

·     Comune capoluogo titolare di Uffici e Servizi diversi,

·     Conferenze dei Sindaci, per la zone Valdichiana e Valdarno,

·     Comunità Montane del Casentino e della Valtiberina,

·     Ufficio Scolastico Provinciale,

·     UISP (Unione Italiana Sport Per tutti).

Fanno parte della “rete” anche le associazioni immigrate che fanno capo al Consiglio Territoriale per l’Immigrazione che, fin da subito, hanno condiviso e sostenuto le diverse azioni progettuali.

La novità di questa rete territoriale dalla composizione così variegata è quella di voler creare connessioni stabili tra l’ambito istituzionale e quello più propriamente “civile”, in modo che restino attive anche dopo la fine delle attività progettuali assicurandone la sostenibilità e la capacità di essere modello di intervento integrato.

5.3.   L’iniziativa di Firenze: le guide sull’imprenditoria straniera.

Passeggiando per le strade di Firenze è evidente a colpo d’occhio la crescente presenza di imprese gestite da stranieri.[33]

L’impressione è confermata dai dati: dallo studio sull’andamento economico della provincia di Firenze, elaborato dalla Camera di Commercio risulta che a dicembre 2009 la presenza nella provincia di Firenze di 15.479 imprenditori stranieri (4.020 comunitari e 11.459 non comunitari), con un peso complessivo del 10% sul totale (uguale a 155.552). Il settore maggiormente frequentato dagli imprenditori stranieri risulta quello delle costruzioni (29,7%), seguito dal commercio (24%) e dalle attività manifatturiere (21,3%). Le nazionalità più presenti sono quella cinese (22,5%), rumena (13,7%) e albanese (10,9%).

Se allarghiamo la nostra prospettiva al territorio regionale ed esaminiamo le tendenze degli ultimi anni possiamo cogliere ancora meglio la portata e il rapido incremento del fenomeno. Infatti, come rileva uno studio di Irpet, dal 2000 al 2008, periodo di grandi difficoltà nell’economia nazionale e regionale, “in Toscana il numero di imprenditori stranieri è più che raddoppiato, passando dai 23mila nel 2000 ai quasi 49mila nel 2008, a fronte di una sostanziale stabilità rispetto alla componente italiana (+1%)”[34].

Il contributo degli stranieri allo sviluppo del tessuto produttivo regionale è quindi sempre più consistente ed evidentemente la tradizione di lavoro autonomo di un territorio produttivo come quello toscano e fiorentino incoraggia i soggetti più intraprendenti ad avviare un’attività in proprio, contribuendo in alcuni settori anche al ricambio generazionale. È interessante infatti notare come, sia a livello regionale che provinciale, circa 2/3 degli imprenditori stranieri abbiano un’età compresa tra 30 e 49 anni, a fronte della metà circa degli imprenditori italiani: l’altra metà degli imprenditori italiani ha infatti un’età più avanzata.

Tuttavia, come notano molti degli studiosi del fenomeno, alcuni caratteri delle imprese straniere indicano anche i limiti e vulnerabilità che le hanno finora caratterizzate: si tratta spesso di imprese individuali, di piccole dimensioni, concentrate in settori tradizionali, ad elevata intensità di lavoro e scarsamente innovative. Inoltre, se il tasso di natalità di queste imprese è più elevato di quelle italiane, lo è anche la mortalità: nel 2006 il tasso di mortalità delle imprese straniere era del 17%, a fronte del 7,8% delle imprese italiane. E il suo andamento nel tempo “mostra una difficoltà sempre maggiore per le imprese immigrate a restare sul mercato: il rapporto fra numero di imprese cessate e numero di imprese attive è cresciuto in cinque anni [dal 2001 al 2006] di circa 9 punti percentuali, a fronte di una crescita di 1 punto per le italiane”[35].

La precarietà dell’impresa straniera può forse essere ricondotta, almeno in parte, al fatto che non sempre i titolari scelgono il lavoro autonomo dopo una ponderata e attenta valutazione dei rischi, dei costi e delle caratteristiche del mercato in cui vanno a inserirsi con il loro progetto imprenditoriale. Se per alcuni, infatti, dotati di competenze e qualifiche professionali, la scelta imprenditoriale si configura come una strategia di “mobilità professionale”, altrimenti molto difficile per loro in Italia, per altri il lavoro autonomo può, in alcuni casi, anche “nascondere il ricorso improprio a soluzioni contrattuali diverse dal lavoro dipendente, oppure come strumento per la regolarizzazione della propria posizione o per il rinnovo del permesso di soggiorno, configurandosi come imprenditorialità potenzialmente marginale”[36].

Per rispondere a queste e ad altre problematiche che emergono dal lavoro quotidiano delle istituzioni a contatto con le lavoratrici e i lavoratori stranieri, è nata la necessità di approntare dei materiali informativi che consentano loro non solo di orientarsi negli adempimenti e nelle procedure da seguire per avviare e svolgere regolarmente lavoro autonomo o impresa, ma anche di acquisire degli strumenti di base per poter valutare l’opportunità e la fattibilità del proprio progetto imprenditoriale.

Text Box: I vademecum realizzatiCon questi obiettivi –nell’ambito delle iniziative del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione di Firenze - abbiamo realizzato due diversi vademecum indirizzati agli stranieri: la guida L’imprenditoria straniera 2009. Lavoro autonomo per cittadini non comunitari e comunitari e la Guida per la creazione di una nuova impresa 2010, entrambe disponibili in versione cartacea e online sui siti del portale PAeSI e della Camera di Commercio di Firenze.

Il primo lavoro, L’imprenditoria straniera 2009, è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Unioncamere Toscana, la Camera di Commercio di Firenze, la Direzione Provinciale del Lavoro, il Comune di Firenze, la Questura e il sistema delle Associazioni di Categoria, con il coordinamento della Prefettura di Firenze. La guida, disponibile in italiano, inglese e francese, è un aggiornamento e un ampliamento della precedente edizione. La prima parte è dedicata alle modalità di accesso al lavoro autonomo da parte dei cittadini non comunitari, con particolare riferimento alle procedure riguardanti le conversioni dei permessi di soggiorno per studio o formazione in permessi per lavoro autonomo, con un approfondimento dedicato alle casistiche concrete più ricorrenti. È poi illustrata la procedura d’ingresso in Italia per lavoro autonomo nell’ambito delle quote d’ingresso, nonché l’ingresso per categorie particolari di lavoratori (ex art. 27 del Testo Unico). La seconda parte della guida è invece dedicata all’esercizio delle professioni regolamentate e non regolamentate in Italia, con particolare riferimento ai diversi iter procedurali per ottenere il riconoscimento dei titoli professionali conseguiti in Paesi non comunitari e comunitari. La guida è corredata da un glossario dei termini tecnici di più difficile comprensione, dai principali riferimenti normativi e da un indirizzario degli uffici competenti a cui richiedere ulteriori informazioni.

Text Box: La “ Guida per la creazione di una nuova impresa”Il secondo strumento informativo realizzato è la Guida per la creazione di una nuova impresa, disponibile in italiano, in arabo, albanese e cinese, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Firenze, il Comune di Firenze, l’INAIL, l’INPS, il Consiglio Notarile, l’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti contabili di Firenze, con il coordinamento della Prefettura di Firenze.

Una prima parte del vademecum fornisce informazioni di orientamento per chi voglia avviare un’attività imprenditoriale, e quindi indicazioni sulle forme di impresa, la redazione del business plan, le procedure e le autorizzazioni per aprire un’attività, e i vari costi fissi da sostenere (notarili, di iscrizione alla CCIAA, di tenuta della contabilità, previdenziali e assicurativi).

La seconda parte della Guida propone alcune informazioni essenziali sulla normativa in materia di marchi e brevetti, di prevenzione, igiene e sicurezza sul lavoro, di sicurezza sui prodotti. Questi ultimi temi sono oggetto di un approfondimento ulteriore in corso di realizzazione, in collaborazione, tra gli altri, con i Consulenti in proprietà industriale aderenti alla convenzione della Camera di Commercio di Firenze, e con l’Unità funzionale Prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro della ASL di Firenze. Il materiale in preparazione comprende, inoltre, un focus sul money transfer, realizzato in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, con indicazioni sui requisiti e gli adempimenti per svolgere regolarmente questa attività imprenditoriale, ma anche informazioni utili allo straniero che voglia inviare denaro all’estero attraverso canali legali. È infatti sempre più diffuso tra gli stranieri il rischioso ricorso ai canali informali, al cosiddetto sistema della “hawala”, una sorta di circuito bancario parallelo: oltre a non offrire garanzie sui costi e le condizioni delle operazioni di trasferimento, i canali informali possono essere utilizzati dagli intermediari come strumento per il riciclaggio di denaro sporco e per il finanziamento di attività illecite, come emerso anche da alcuni recenti inchieste e operazioni della Guardia di Finanza.

5.4.   L’iniziativa di Livorno: la diffusione dei contenuti della Carta dei Valori nelle scuole.

Nel corso del 2010 –nell’ambito delle attività svolte dal Consiglio Territoriale per l’Immigrazione- la Prefettura di Livorno, in collaborazione con il locale Ufficio Scolastico Provinciale, ha realizzato un’iniziativa tesa alla diffusione nelle scuole dei contenuti della Carta dei Valori.

Il progetto è stato realizzato con lo scopo di divulgare alle nuove generazioni i principi ispiratori della Carta, stimolando le scolaresche di ogni ordine e grado ad una riflessione costruttiva sui valori universali posti a salvaguardia della dignità e dei diritti dell’individuo, nel pieno rispetto della diversità delle culture, del credo religioso e delle tradizioni locali.

La collaborazione con l’Ufficio Scolastico, iniziata già nel corso del 2009, è stata orientata a definire la giusta metodologia da seguire al fine di ottenere il massimo coinvolgimento del personale docente referente e degli alunni interessati, e si è dimostrata determinante per stabilire le modalità e i criteri di esecuzione dell’iniziativa rendendola compatibile con i percorsi didattici istituzionali e con il grado di apprendimento delle singole scolaresche.

Nel primi mesi dell’anno 2010 sono stati tenuti gli incontri concordati con le scuole aderenti al progetto, nel corso dei quali sono stati dettagliatamente commentati ed illustrati ai ragazzi i contenuti della Carta, di cui già precedentemente erano state inviate all’Ufficio Scolastico le 300 copie trasmesse dal Ministero dell’Interno.

Gli studenti coinvolti, appartenenti a 19 istituti scolastici di ogni ordine e grado, sono stati 1075, ed ad ognuno di loro è stata consegnata una copia del documento in occasione dei 36 incontri.

Questi ultimi sono stati curati direttamente dal personale della prefettura e si sono svolti in istituti scolastici dislocati in tutta la provincia a partire dal capoluogo, compreso il territorio insulare elbano; gli interventi, supportati dall’illustrazione di slide tematiche, hanno previsto una diversa modulazione, sia a livello formale che contenutistico, della trattazione degli argomenti della Carta dei Valori, così da adeguare il livello espositivo alle diverse esigenze degli studenti, differenti per età e per etnia di appartenenza.

Il progetto, verso il quale sia i ragazzi che gli insegnanti hanno dimostrato particolare interesse e partecipazione, ha previsto nella fase finale la realizzazione di elaborati ed iniziative relative alle tematiche ed ai principi citati nella Carta, che si ispirassero alla condivisione di valori fondamentali, alla non discriminazione ed alla legalità e che potessero costituire spunto di riflessione in classe e nella scuola di appartenenza.

Il progetto si è chiuso il 14 maggio 2010 con la realizzazione della rappresentazione teatrale sui diritti umani “Coraggio senza confini. Voci oltre il buio”, scritto da Ariel Dorfman e tratto dal libro “Speak truth to power”di Kerry Kennedy, figlia di Robert, tenutasi presso il teatro la “Goldonetta” in Livorno con la collaborazione della Consulta degli studenti.

In occasione della manifestazione teatrale conclusiva, alla quale hanno presenziato anche i rappresentanti delle Autorità locali, è stata consegnata ad ogni scuola, che ha preso parte all’iniziativa, una targa a testimonianza del percorso svolto.

La scuola, quale sede della formazione culturale e civile dei giovani, si è dimostrata luogo privilegiato di diffusione dei principi della Carta dei Valori, costituendo la base per una rinnovata educazione civica e punto di riferimento per i processi di integrazione.

La lettura della Carta dei Valori ha infatti stimolato gli studenti a riflettere sulla necessità di aprirsi verso un’ottica di rispetto delle diverse culture ed orientamenti religiosi, nonché ad una migliore conoscenza delle problematiche attuali inerenti l’immigrazione e del multiculturalismo.

5.5. La condizione e le esigenze degli stranieri: la rilevazione della Prefettura di Lucca.

Come illustrato nella pubblicazione “L’immigrazione in Toscana nel 2009”, la Prefettura di Lucca ha dedicato particolare attenzione alla compilazione dei questionari realizzati dal Ministero, contestualmente al decreto flussi 2007[37], e finalizzati ad acquisire una prima conoscenza della condizione e dei bisogni dei lavoratori stranieri neo-arrivati.

Nel corso del 2008 e del 2009, i questionari sono stati somministrati dagli operatori dello Sportello Unico Immigrazione a circa 500 persone e i dati acquisiti sono stati messi a disposizione degli enti e dei servizi preposti all’accoglienza e all’integrazione dei cittadini stranieri, sia attraverso il Consiglio territoriale per l’Immigrazione sia attraverso pubblicazioni on-line o a stampa.

Per il 2010, la Prefettura di Lucca ha stabilito di utilizzare ancora le potenzialità dello Sportello Unico come “osservatorio privilegiato” per la conoscenza dei cittadini stranieri e ha quindi proseguito la rilevazione statistica, concentrandosi però su una diversa tipologia di utenti e predisponendo un questionario ad hoc.

Text Box: I questionari a seguito di ricongiungi-mento familiareA partire da aprile 2010, i cittadini stranieri arrivati in Provincia di Lucca a seguito di ricongiungimento familiare sono stati invitati a rispondere alle domande di un nuovo questionario, più breve rispetto a quello predisposto dal Ministero e con domande mirate a questa particolare categoria di utenti, composta soprattutto da donne/mogli e bambini/figli[38].

Il questionario prevede una sezione anagrafica in cui si registra la tipologia di parentela con il richiedente il nulla osta (marito/moglie/figlio-a/padre/madre), il Paese di provenienza, l’età e il comune di residenza in Italia ed è poi composto dalle seguenti domande:

·     Livello conoscenza lingua italiana: nessuno/elementare/discreto/buono/ottimo

·     Disponibilità/interesse a frequentare corsi di lingua italiana

·     Livello scolarizzazione: nessuno/licenza elementare /scuola dell’obbligo /diploma /laurea post-laurea

·     Titolo di studio riconosciuto - Conoscenza della possibilità di far riconoscere il proprio titolo di studio

·     Conoscenza del sistema scolastico italiano e dell’obbligo scolastico fino ai 16 anni

·     Intenzione di iscrivere i figli negli asili pubblici

·     Occupata/o nel paese di origine – Tipo di occupazione

·     Intenzione di lavorare in un prossimo futuro

·     Intenzione di stabilirsi in maniera permanente in Italia

·     Conoscenza del sistema sanitario italiano

·     Bisogno di cure mediche particolari

·     Disponibilità a farsi curare da un medico dell’altro sesso: si/no/se necessario

 

Il questionario viene somministrato dagli operatori dello Sportello al termine della procedura per la richiesta del rilascio del permesso di soggiorno; mentre per la prima sezione, le informazioni si ricavano senza difficoltà dal documento di soggiorno, per le altre domande si riscontrano alcune difficoltà.

Text Box: Le problematiche evidenziateNonostante tra il personale del S.U.I. ci sia una diffusa conoscenza delle principali lingue straniere (inglese, spagnolo, francese), si riscontrano problemi linguistici, in quanto alcune persone parlano correttamente soltanto la propria lingua madre (es. cinesi e Nord africani che usano esclusivamente cinese e arabo, ma anche cingalesi/tamil che non padroneggiano sufficientemente l’inglese) e non sono in grado di gestire una comunicazione in nessun altro idioma.

In molti casi, quindi, sarebbe utile la presenza di un mediatore culturale ma, in mancanza, si sopperisce semplificando e riformulando le domande, utilizzando per quanto possibile l’inglese come lingua veicolare e, soprattutto, sfruttando le conoscenze linguistiche della persona che chiede il ricongiungimento. Tutto questo, però, rende meno spontanea ed oggettiva l’intervista soprattutto perché alcuni mariti tendono a non tradurre, ma a rispondere in vece della moglie a domande molto interessanti, dal nostro punto di vista, quali la disponibilità a frequentare corsi di italiano, la volontà di lavorare o di stabilirsi permanentemente in Italia.

Nel momento dell’intervista, il personale dello Sportello Unico è disponibile, per quanto possibile, a fornire informazioni rispetto agli argomenti che vengono toccati dal questionario, rendendo, in questo modo, il primo contatto con la Prefettura un momento non meramente amministrativo, ma un servizio di sportello informativo o di segretariato sociale. Le persone, ad esempio, vengono messe a conoscenza della disponibilità di corsi di italiano attivati nel territorio lucchese o vengono informate sui recapiti degli uffici universitari che si occupano del riconoscimento dei titoli di studio esteri, nel caso lo straniero sia in possesso di un diploma o di una laurea che voglia utilizzare in Italia.

Le risposte fornite dagli intervIstati vengono inserite immediatamente in un database Access, elaborato appositamente dagli informatici della Prefettura, che consente di evitare totalmente schede cartacee e rendere l’intervista più veloce.

Il database può essere interrogato attraverso apposite query per estrapolare, in tempo reale, il dato di interesse ed è utile a vari scopi. Un Comune che voglia programmare al meglio i propri interventi educativi o sociali potrà avere, ad esempio, una stima del numero dei bambini che verranno iscritti agli asili nido o potrà capire il background culturale delle donne neo arrivate ed il loro interesse verso eventuali corsi di lingua o verso il mondo del lavoro.

Più in generale, il questionario e il database sono strumenti che, pur non richiedendo un impegno particolarmente gravoso per l’Ufficio, sono in grado di fornire una conoscenza più approfondita delle caratteristiche e delle aspettative dei nostri nuovi concittadini.

Alla data in cui si scrive (17 settembre 2010), il numero delle persone intervistate è ancora troppo esiguo (116) per poter procedere ad una elaborazione complessiva dei dati simile a quella condotta, nell’anno passato, sui lavoratori stranieri neo-arrivati.

E’ possibile, quindi, fornire soltanto alcune linee di tendenza:

Text Box: Le linee di tendenza rilevate-lo strumento del ricongiungimento familiare viene utilizzato soprattutto da parte dei genitori per ricongiungere i figli (49) e da parte dei mariti per ricongiungere le mogli (46). Gli uomini che arrivano in Italia a seguito della moglie sono ancora pochi (10 casi). Anche i genitori ricongiunti sono relativamente pochi (11 casi, 6 madri e 5 padri) e, nel territorio lucchese, provengono soprattutto dall’Albania;

-le nazionalità che utilizzano maggiormente il ricongiungimento familiare coincidono con le nazionalità maggiormente presenti, in ordine: Marocco, Albania e Sri Lanka;

-non tutte le persone che richiedono il permesso di soggiorno hanno intenzione di stabilirsi permanentemente nel nostro Paese (19 casi), ma vogliono avere un documento che renda possibile la permanenza in Italia per alcuni periodi e faciliti gli spostamenti, a seconda dei vari momenti o bisogni (vacanze estive, necessità di assistenza di familiari ammalati …);

-la maggior parte delle donne che arriva in Italia a seguito del marito ha intenzione di lavorare (32 su 46), anche se, in generale, molte di loro non avevano un’occupazione in patria (34 casi), anche perché molto giovani (soprattutto le mogli albanesi). Le donne non intenzionate a lavorare, almeno al momento dell’ingresso in Italia, sono principalmente di nazionalità pakistana, marocchina e tunisina;

-la netta maggioranza dei ricongiunti non ha alcuna conoscenza della lingua italiana (101 casi) e le persone che conoscono la nostra lingua, almeno a livello elementare, vengono soprattutto da Paesi ispanofoni o dall’Albania;

- l’interesse per i corsi di lingua italiana è piuttosto diffuso (71 casi);

-la maggior parte delle mogli ricongiunte ha completato la scuola di base (23), ma ci sono anche 14 diplomate e 6 laureate. Le donne che non hanno avuto alcun tipo di scolarizzazione sono soltanto 3 e provengono da Marocco e Senegal;

-le maggior parte delle donne ricongiunte (mogli e madri) non ha problemi a farsi curare da un uomo (31 casi); 10 donne, invece, si farebbero curare da un uomo soltanto se necessario e 11 esclusivamente da un medico donna (non si rileva una precisa connessione tra l’indisponibilità a farsi curare da un uomo ed un singolo paese/cultura; le donne che sceglierebbero soltanto un medico donna sono tunisine, marocchine, pakistane ma anche albanesi, filippine, peruviane, cingalesi, senegalesi).

 

Questa rilevazione non si caratterizza come un’indagine sociologica e non vuole essere esaustiva di tutti gli aspetti che caratterizzano i progetti migratori delle diverse persone e comunità, ma permette comunque di rilevare alcune caratteristiche prevalenti delle varie nazionalità presenti nel territorio lucchese. Le informazioni che si acquisiscono potranno essere utilizzate per una progettazione calibrata sulle esigenze emergenti e, quindi, più efficace.

Per questo motivo, è intenzione della Prefettura di Lucca mettere anche questi dati a disposizione degli Enti locali e delle associazioni che si occupano di immigrazione, attraverso il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione.

5.6.   L’attività di indagine statistica svolta a Massa Carrara.

Text Box: Le premesseNell’organizzare le attività dello Sportello Unico per l’Immigrazione necessarie all’adempimento degli impegnativi compiti connessi alle procedure di emersione del lavoro irregolare prestato da cittadini extracomunitari a sostegno del bisogno familiare, si è ritenuto opportuno offrire al territorio un servizio aggiuntivo, cogliendo l’invitante occasione offerta da tale procedimento: aprire una finestra, muovendo da un osservatorio assolutamente privilegiato, su un segmento assai particolare della popolazione straniera residente nel nostro territorio provinciale, un segmento di popolazione immigrata che, essendo rimasta fino a poco tempo fa relegata in una condizione di clandestinità, si era sottratta ad ogni contatto con le istituzioni, rimanendo conseguentemente lontana dai servizi predisposti dagli Enti pubblici in materia di accoglienza ed integrazione.

E’ stato dunque predisposto un questionario, finalizzato alla conoscenza del progetto migratorio e del grado di consapevolezza circa i servizi in materia di immigrazione presenti sul territorio, poi somministrato a tutti i cittadini extracomunitari che concludevano positivamente il procedimento di regolarizzazione; questa circostanza, relativa alla fase in cui il questionario veniva sottoposto all’attenzione dello straniero – ossia nel momento in cui riusciva ad ottenere la regolarizzazione del suo status -, ha permesso di ottenere la piena collaborazione dell’interessato, libero nel fornire risposte sincere ed oltretutto affiancato dal proprio datore di lavoro.

Dall’esame dei questionari compilati sono emersi interessanti spunti di riflessione per tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nelle responsabilità di gestione dei fenomeni migratori; spunti attinenti ora alle diversità di progetti migratori dei singoli lavoratori stranieri ed in particolare delle varie comunità di stranieri, ora alla scarsa conoscenza dei servizi offerti dal territorio, che paiono dunque ottenere in concreto risultati inferiori all’importanza degli sforzi profusi e delle risorse utilizzate.

Da tale ultima considerazione si è rafforzata l’idea di compendiare il lavoro svolto negli ultimi mesi in un sintetico report - diramato in sede di Consiglio Territoriale per l’Immigrazione e disponibile sul sito della Prefettura di Massa Carrara -, corredato dei dati relativi alle risposte formulate dai cittadini stranieri intervIstati, nella ferma convinzione della vitale importanza di un’attenta gestione dei percorsi di integrazione della popolazione immigrata, sfida dal cui esito dipenderanno in misura significativa le concrete possibilità di un armonioso sviluppo sociale, culturale ed economico della nostra comunità.

Text Box: La metodologia di lavoro utilizzataPresso gli uffici dello Sportello Unico per l’Immigrazione è stata attivata una postazione, dotata di personale specializzato, con il compito di effettuare colloqui di aiuto ed orientamento con i cittadini stranieri, al momento della sottoscrizione del contratto di lavoro, al fine di:

·     migliorare il rapporto di reciproca conoscenza, facendo emergere le storie di vita e favorendo l’emersione di importanti informazioni, quali la situazione familiare, il progetto migratorio, il rapporto con il territorio, i bisogni primari. Informazioni utili sia per una più approfondita conoscenza del fenomeno migratorio, sia per trasformare le informazioni ricevute in indicatori per il miglioramento dei servizi predisposti dal territorio;

·     fornire utili strumenti di apprendimento in relazione al sistema dei diritti/doveri dello straniero in Italia, così come illustrati nella “Carta dei valori e della Cittadinanza” e nella guida del Ministero dell’Interno “In Italia in regola”;

·     agevolare la conoscenza del territorio fornendo indicazioni circa i corsi attivi di lingua italiana ed i servizi di base del territorio.

Trattandosi della sperimentazione di una nuova metodologia di lavoro, si è agito su un campione rappresentativo dell’universo dei cittadini stranieri coinvolti nella procedura di regolarizzazione. L’intervista è stata condotta con l’ausilio di un questionario composto da domande chiuse riferibili a due specifiche dimensioni:

·     l’area personale in cui confluiscono i dati relativi a provenienza, status sociale, titolo di studio, composizione del nucleo familiare, progetto migratorio, possibilità di sviluppo del proprio status sociale, conoscenza della lingua italiana, situazione abitativa, situazione sanitaria, attività lavorativa. In quest’ultimo ambito si è cercato, attraverso la ricostruzione della storia lavorativa del singolo, di fare emergere competenze e abilità personali, utili per suggerire nuove prospettive occupazionali;

·     l’area sociale, riferibile al sistema delle reti sociali, alla conoscenza del territorio e dei suoi servizi, al grado di fruibilità degli stessi.

Con il richiamato questionario, somministrato ad un campione complessivo di 155 persone (89 uomini e 66 donne), sono state formulate in particolare domande volte ad ottenere le seguenti informazioni:

·     livello di conoscenza della lingua italiana (discreta/ottima);

·     tipologia di alloggio disponibile (indipendente, condiviso con connazionali, presso il datore di lavoro);

·     conoscenza dell’esistenza dell’obbligo scolastico per i minori;

·     conoscenza dell’esistenza del Centro per l’Impiego e delle sue funzioni (per gli uomini);

·     conoscenza dell’esistenza dei Consultori e delle loro funzioni (per le donne);

·     disponibilità a rivolgersi al Sistema Sanitario Nazionale in caso di bisogno di assistenza medica;

·     intenzione di procedere a ricongiungimento familiare;

·     intenzione di richiedere la cittadinanza italiana appena maturati i necessari requisiti.

Text Box: I risultati e le osservazioniDal quadro dei risultati sopra riportati – che, si ricorda, sono relativi ad un campione abbastanza ristretto e comunque connotato da peculiarità legate alla tipologia di lavoro svolto (si pensi ai dati concernenti la disponibilità di alloggio presso il datore di lavoro) e dalla recentissima uscita da una condizione di clandestinità – sono emersi utili ed interessanti spunti di riflessione, quali: la necessità di aumentare l’offerta di corsi di italiano, anche individuando orari che consentano la frequenza a chi svolge lavori diurni; l’opportunità di approfondire le problematiche connesse alle difficoltà che molti lavoratori stranieri incontrano nel reperire un alloggio autonomo; una bassissima conoscenza, nella popolazione straniera, dei servizi di integrazione e/o assistenza offerti dalle istituzioni; significative differenze nei progetti migratori di vari gruppi nazionali (le donne provenienti dai Paesi dell’ex Unione Sovietica, ad esempio, si dichiarano affatto interessate ad ottenere la cittadinanza italiana e/o a far venire in Italia propri familiari; facoltà che invece sono ritenute più interessanti dai cittadini albanesi e marocchini).

Si è avuto altresì modo di notare come l’immigrazione proveniente da alcuni dei Paesi dell’Europa Nord Orientale (Ucraina, Moldavia soprattutto) si caratterizzi frequentemente, da un lato, per l’alto livello culturale dei migranti e, dall’altro ma probabilmente in ragione di tale fattore, dall’intenzione di vivere l’esperienza italiana come mera parentesi, durante la quale costruire le condizioni per un sereno ritorno nei paesi di origine; ciò spiegherebbe lo scarso interesse mostrato dalle donne moldave ed ucraine per le possibilità di ricongiungimento familiare e di ottenere la cittadinanza italiana.

Text Box: Le conclusioniL’iniziativa nel suo complesso ha rappresentato un’esperienza di grande interesse per gli elementi di conoscenza e le criticità che ha posto in evidenza. In particolare l’avere creato uno spazio dedicato ha permesso di stabilire con il cittadino straniero un contatto meno formale e più empatico, facilitando l’emersione di importanti informazioni legate alla sfera personale, utili anche per impostare un’analisi previsionale del fenomeno migratorio nei suoi possibili scenari evolutivi. Particolarmente apprezzato, dagli intervistati, il flusso di informazioni trasmesse sia da un punto di vista pratico, in quanto propedeutico ad un migliore e più snello inserimento sociale, sia dal punto di vista psicologico, inducendo un senso di sicurezza, considerazione ed accoglienza, terreno fertile per l’instaurazione di rapporti di coesione e rispetto reciproci.

Ne è scaturita la decisione di coinvolgere il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione nella stesura di un modello unico di questionario da distribuire in tutti gli uffici, siano essi di Enti pubblici o di Associazioni private, che operano quotidianamente a contatto con la popolazione straniera residente in provincia, al fine di ampliare le informazioni in possesso delle istituzioni cui è demandato il compito di delineare e realizzare efficaci politiche di integrazione.

5.7.   Il portale internet realizzato a Prato.

Fin dal 2007 nel corso delle riunioni del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione di Prato, maturò la consapevolezza che, in un territorio caratterizzato da un’elevata presenza di cittadini stranieri, spesso non dotati di un’adeguata conoscenza della lingua, della cultura e delle leggi del nostro Paese, fosse necessario realizzare un nuovo ed efficiente strumento informativo che, attraverso internet, fosse in grado di veicolare informazioni al mondo dell’immigrazione, tradotte anche in varie lingue straniere, raggiungendo i potenziali utenti anche nelle loro abitazioni e nei giorni e negli orari di chiusura degli Uffici pubblici e dell’URP multiente.

Fu così istituito un apposito portale internet dedicato al fenomeno dell’immigrazione, denominato “Pratomigranti”.

Text Box: Il portale “ Pratomigranti”Con la creazione del sito, fortemente voluto da Prefettura, Provincia, Comune di Prato e Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Prato, si intendeva dare in particolare l’opportunità agli utenti – stranieri ed italiani – di acquisire aggiornate informazioni sulla normativa vigente, sulla realtà di accoglienza ed integrazione, sulle risorse esistenti sul territorio provinciale e sulle iniziative poste in essere dalle Pubbliche Amministrazioni in materia.

Con apposito protocollo d’intesa, stipulato in data 23 luglio del 2008 nel corso di una riunione del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione per la creazione e la gestione del portale, tutti gli Enti interessati si impegnarono a collaborare costantemente per garantire l’operatività, l’aggiornamento del sito e la disponibilità di risorse umane e finanziarie.

Per assicurarne, inoltre, il corretto funzionamento fu istituito un Gruppo tecnico di coordinamento - Comitato di redazione coordinato dalla Prefettura, che si riunisce con cadenza bisettimanale allo scopo di verificare l’aggiornamento e lo sviluppo delle pagine web e la concreta attuazione delle finalità perseguite dal protocollo d’intesa.

Attraverso la diffusione delle informazioni pubblicate sul sito internet, tradotte anche nelle principali lingue straniere conosciute dagli immigrati, si intendeva agevolare il processo di integrazione e favorire il rispetto delle regole da parte di quegli stranieri che, pur essendo regolarmente presenti nel Paese, non sono ancora in grado di comprendere correttamente l’italiano.

Text Box: I contenutiNella home-page sono presenti alcune sezioni (“Vivere in città”, “Servizi ai migranti”, “documenti”) che contengono informazioni di fondamentale importanza per l’immigrato, quali – ad esempio - le modalità per accedere ai servizi sanitari, la documentazione necessaria per rinnovare il permesso di soggiorno o per chiedere il rilascio della carta d’identità ed altre notizie sui servizi dedicati agli immigrati resi disponibili dalle Amministrazioni pratesi.

La parte centrale della home page è dedicata alle notizie (news) ritenute di possibile interesse: entrata in vigore di nuove norme, informazioni circa gli orari di apertura degli uffici, scadenze di vario genere (per il pagamento dei tributi locali e della tariffa di igiene ambientale, per l’iscrizione a scuola dei ragazzi), ecc..

Una parte della home page (“in evidenza”) è dedicata all’approfondimento di alcune tematiche che possono essere di particolare rilievo ed attualità.

A meno di un anno dalla sua creazione (30/04/2010) il sito, divenuto un importante punto di riferimento per gli stranieri presenti in provincia, fu citato dal periodico “L’Espresso” quale uno dei migliori siti pubblici italiani e selezionato dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione come una delle “845 storie di buona Pubblica Amministrazione”, divenendo un prezioso punto di riferimento ed un utilissimo strumento di integrazione per gli immigrati regolarmente presenti in provincia.

Dopo due anni dalla sua creazione, il sito internet “Pratomigranti” ha ulteriormente arricchito i contenuti offerti e viene consultato da un numero sempre crescente di persone. Infatti, se nell’agosto 2008 esso ha registrato circa 8500 contatti mensili, dopo meno di un anno (marzo 2009) il numero di contatti mensili è raddoppiato. Il trend di crescita è proseguito anche durante il 2010 e dai 233.068 contatti registrati nel 2009 si è passati a 369.024 dal 1° gennaio al 19 ottobre 2010.

 


 

 

 

6.    Gli interventi in favore di richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di altre forme di protezione umanitaria

6.1.   Il Sistema Nazionale di Protezione.

La positiva esperienza del Programma Nazionale Asilo (PNA), programma sperimentale ideato e messo in atto nel 2001 grazie a Fondi straordinari FER-Fondo Europeo Rifugiati e alle risorse derivanti dall’8 per mille Irpef, è stata trasfusa e implementata nelle modifiche normative della L. n. 189/2002 che ha recepito e valorizzato l’esperienza istituendo il Sistema nazionale di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR).

La legge ha infatti, come è noto, istituito il Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi per l’Asilo (FNPSA) al fine di sostenere e finanziare Comuni e Province che prestano servizi di accoglienza e tutela per richiedenti asilo, rifugiati e stranieri destinatari di altre forme di protezione umanitaria. La legge ha anche istituito il Servizio centrale, affidato tramite convenzione dal Ministero dell’Interno all’ANCI, che svolge il coordinamento dei progetti territoriali nonché il monitoraggio delle presenze e dei servizi.

L’ultimo Rapporto Annuale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, elaborato dall’ANCI in collaborazione con il Ministero dell’Interno, rileva che nel 2008, su tutto il territorio nazionale, sono state accolte ben 8.412 persone: oltre 3.000 in più rispetto, ad esempio, a quelle accolte nel 2006.[39]

Tornando al Sistema realizzato, l’idea innovativa che vi è alla base è stata quella di creare –come prima detto- una stretta rete di collaborazione tra diversi livelli di governo: Ministero dell’Interno da un lato, ANCI, Comuni e Province dall’altro.

Coinvolgere i Comuni –con la collaborazione delle Associazioni del terzo settore (Enti gestori dei progetti)- nella progettazione ed attuazione di progetti di “accoglienza integrata” sul territorio ha fatto sì che questi realizzino interventi che travalicano la sola ospitalità, garantita attraverso vitto e alloggio, prevedendo anche misure di orientamento legale e sociale e percorsi individuali di inserimento socio-economico.

6.2.   Le iniziative del Comune di Firenze.

Le pagine che seguono[40] illustrano le iniziative e gli interventi posti in essere, in favore dei richiedenti protezione internazionale, rifugiati e/o titolari di protezione sussidiaria, dal Comune di Firenze.

Si tratta del progetto “Villa Pieragnoli”, che si inserisce nella rete SPRAR di cui prima si è detto, e del “Centro polifunzionale” che -istituito recentissimamente, nel 2010- accoglie coloro che non hanno potuto accedere alla rete dello SPRAR, o che, pur avendone avuto accesso, non hanno raggiunto una propria autonomia e versano in condizioni di disagio sociale o abitativo o di particolare vulnerabilità.

Text Box: Il Progetto “Villa Pieragnoli”Il Comune di Firenze nella rete SPRAR: il progetto “Villa Pieragnoli”

Negli ultimi anni, è continuamente cresciuto il numero dei cittadini stranieri che per sottrarsi a persecuzioni e violenze o perché provenienti da Paesi in cui sono in atto dei conflitti o guerre, giungono in Italia per richiedere asilo e protezione.

Per lungo tempo gli interventi posti in essere dal Comune di Firenze in favore dei richiedenti asilo e rifugiati, in assenza di un preciso quadro normativo, non si sono differenziati dagli interventi indirizzati all’area del disagio e delle povertà.

Dal 2001, con il Programma Nazionale Asilo (PNA), promosso dal Ministero dell’Interno in collaborazione con l’ANCI Nazionale e l’ACNUR, con gli Enti Locali come soggetti attuatori, si è avviata la costituzione di una rete nazionale di servizi specificatamente dedicati all’accoglienza ed al sostegno di percorsi d’integrazione rivolti a questa specifica categoria di cittadini stranieri.

Sulla base di tale esperienza, è stato successivamente istituito il Sistema nazionale per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), che prosegue tutt’oggi con 138 progetti finanziati in ambito nazionale ed un totale di 3000 posti complessivi.

Tali progetti pur con tipologie di accoglienza differenziate, devono garantire, in tutto il territorio nazionale, un livello uniforme di servizi, corrispondente a quanto previsto dalle linee guida emanate in proposito dal Ministero dell’Interno.

Il Comune di Firenze ha aderito sin dall’inizio al P.N.A con il Progetto di Villa Pieragnoli.

Il progetto è proseguito negli anni successivi ed è tutt’ora attivo; esso afferisce alla rete nazionale dello SPRAR ed è parzialmente finanziato dal Ministero dell’Interno.

Nel settembre 2008 è stato presentato al Ministero dell’Interno il progetto per gli anni 2009-2010 che prevede l’accoglienza di n. 55 persone (nuclei familiari o single sia uomini che donne). Come negli anni precedenti il progetto è stato parzialmente accolto (è stato concesso un finanziamento pari al 70% della spesa relativa a n. 45 posti). Il costo complessivo del progetto 2009 - per 55 posti - era di € 785.891,22. Il finanziamento concesso copre di fatto il 60,3% della spesa complessivamente impegnata. I soggetti gestori degli interventi sono: l’Associazione di Volontariato “Solidarietà Caritas ONLUS”, che cura gli aspetti relativi all’accoglienza e l’Associazione di Promozione Sociale “Accoglienza Toscana”, che cura gli aspetti relativi ai percorsi di integrazione e di tutela. Recentemente è stata ripresentata al Ministero dell’Interno la richiesta di accesso al finanziamento sul Fondo Nazionale Asilo per il progetto Villa Pieragnoli per il triennio 2011-2013.

Villa Pieragnoli è un complesso immobiliare ubicato sulle colline di Settignano. Ha una ricettività di cinquantacinque posti ed accoglie cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale o in possesso dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria (nuclei familiari e singles uomini e/o donne).

Al momento dell’ingresso nella struttura del nuovo ospite, uno staff di operatori, coadiuvati di regola da interpreti nelle lingue conosciute dai beneficiari, provvede:

·     alla presentazione del progetto;

·     alla presentazione del regolamento interno e del patto-contratto che viene fornito al beneficiario tradotto nella propria lingua;

·     alla redazione della cartella personale del beneficiario (acquisizione delle informazioni biografiche, delle motivazioni e delle aspettative);

·     alla definizione del percorso d’accesso (definizione delle pratiche burocratiche amministrative legate al permesso di soggiorno, all’iscrizione al SSN e scelta del medico, vaccinazioni e screening sanitari obbligatori, all’inserimento scolastico dei minori);

·     alla definizione delle azioni di supporto da attivare (segretariato, informazione legale, assistenza burocratica nelle procedure di asilo);

·     alla definizione del percorso di formazione (valutazione del percorso formativo pregresso, valutazione delle competenze, valutazione dei bisogni formativi, presentazione delle opportunità formative offerte dal progetto e di quelle fruibili nel territorio), corsi di alfabetizzazione e di lingua italiana, di orientamento sociale ed al lavoro, occasioni di formazione professionale.

L’adesione e l’effettiva partecipazione al percorso di formazione e d’integrazione sociale è condizione per la permanenza in accoglienza. Tali percorsi sono periodicamente monitorati di concerto fra Comune di Firenze e soggetti gestori.

Il progetto garantisce i seguenti servizi:

·     Text Box: I servizi offerti dal progettovitto, alloggio, vestiario etc.;

·     inserimento dei minori nelle scuole del territorio, sostegno scolastico e laboratorio di socializzazione per i minori;

·     orientamento ed accompagnamento ai servizi sanitari ed anagrafici;

·     informazione ed assistenza nel disbrigo delle pratiche burocratico - amministrative;

·     mediazione – interpretariato;

·     corsi di alfabetizzazione e corsi di lingua italiana;

·     formazione/riqualificazione professionale ed orientamento al lavoro (in base all’offerta formativa in ambito provinciale);

·     supporto all’inserimento lavorativo;

·     sostegno alla ricerca di opportunità alloggiative;

·     consulenza legale.

La durata della permanenza nell’ambito del progetto è generalmente di sei mesi dalla data dell’esito della domanda di protezione internazionale, salvo proroghe motivate e concordate con il Servizio Centrale del Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) fino ad un massimo di ulteriori sei mesi.

Tabella 58 - Presenze presso il centro “Villa Pieragnoli” dal luglio 2001 al 31/12/2009

Nazionalità

luglio 2001-31/12/2008

2009

Maschi

Fem.

Minori

Totale

Maschi

Fem.

Minori

Totale

Somalia

105

19

10

134

23

9

4

36

Eritrea

24

10

16

50

3

3

3

9

Kosovo

27

5

14

46

1

1

3

5

Albania

9

10

19

38

-

-

-

-

Turchia (curdi)

18

1

1

20

12

1

1

14

Etiopia

10

3

1

14

2

0

0

2

Ex Jugoslavia

4

2

5

11

-

-

-

-

Romania

3

2

5

10

-

-

-

-

Liberia

5

1

0

6

-

-

-

-

Afghanistan

1

1

3

5

1

1

3

5

Costa d'avorio

4

1

0

5

1

1

0

2

Iraq

3

1

1

5

2

2

4

8

Macedonia

1

1

2

4

-

-

-

-

Azerbajan

1

1

2

4

-

-

-

-

Congo

3

0

1

4

1

1

3

5

Cina (Tibet)

1

2

0

3

1

2

0

3

Libano

1

1

1

3

-

-

-

-

Uzbekistan

1

1

1

3

-

-

-

-

Nigeria

2

0

0

2

2

0

0

2

Senegal

2

0

0

2

2

0

0

2

Sudan

2

0

0

2

-

-

-

-

Colombia

1

1

0

2

-

-

-

-

Guinea

1

1

0

2

-

-

-

-

Algeria

1

0

0

1

-

-

-

-

Bangladesh

1

0

0

1

0

1

0

1

Camerun

1

0

0

1

1

0

0

1

India

1

0

0

1

0

1

0

1

Marocco

1

0

0

1

1

0

0

1

Pakistan

1

0

0

1

2

0

0

2

Bulgaria

0

1

0

1

-

-

-

-

Cambogia

0

1

0

1

-

-

-

-

Moldavia

1

0

0

1

-

-

-

-

Siria

0

1

0

1

-

-

-

-

Sri Lanka

0

1

0

1

-

-

-

-

Togo

1

0

0

1

-

-

-

-

Ucraina

1

0

0

1

-

-

-

-

Serbia

0

0

0

0

1

0

 

1

Totali

238

68

82

388

56

23

21

100

Fonte: Comune di Firenze

Figura 9 - Presenze presso “Villa Pieragnoli”. Anno 2009

Il grafico a torte indica le presenze divise fra maschi, femmine e minori degli ospiti del Progetto di Villa Pieragnoli nel corso dell'anno 2009.
Il 56% degli ospiti sono maschi, il 23% femmine ed il 21% minori.

Fonte: Comune di Firenze

 

Tabella 59 - Presenze presso il centro “Villa Pieragnoli” nell’anno 2009 per classe d’età

Classe d'età

Maschi

Femmine

Minori

Totale

0/3

0

0

9

9

4/5

0

0

1

1

6/17

0

0

11

11

18/25

15

10

0

25

26/35

31

11

0

42

36/45

10

2

0

12

Totale

56

23

21

100

Fonte: Comune di Firenze

Figura 10 – Distribuzione percentuale per fasce d’età delle presenze presso il centro “Villa Pieragnoli” nell’anno 2009

Il grafico a torte indica la distribuzione percentuale per fasce d'età degli ospiti presenti al centro di Villa Pieragnoli nel corso del 2009.

Il 42% è compreso ella fascia d'età fra 26 e 35 anni;
il 25% è compreso nella fascia d'età fra 18 e 25;
il 21% è compreso nella fascia d'età tra 0 e 21;
il 12% è compreso nella fascia d'età oltre i 35 anni.

Fonte: Comune di Firenze

Tabella 60 - Uscite dal centro “Villa Pieragnoli” nell’anno 2009 per motivo

Uscita

v.a.

% vert.

Abbandono senza spiegazioni

19

35,2%

Integrazione sul territorio

14

25,9%

Dimissione per scadenza termini

14

25,9%

Integrazione in altre zone

5

9,3%

Allontanamento

2

3,7%

Totale

54

100,0%

Fonte: Comune di Firenze


Il “Centro polifunzionale”

Text Box: Il “Centro polifunzionale”Sempre nell’ambito degli interventi in favore dei richiedenti protezione internazionale, rifugiati e/o titolari di protezione sussidiaria, dall’aprile 2010 è stato attivato il “Centro polifunzionale”. Tale progetto è stato promosso dal Comune di Firenze nell’ambito dell’accordo sottoscritto con il Ministero dell’ Interno per la realizzazione, nella città di Firenze, di un sistema di accoglienza volto a promuovere attività di sostegno e di facilitazione al percorso di integrazione socio-economica nel territorio della suddetta categoria di cittadini stranieri.

Questa tipologia di progetti è stata avviata su iniziativa del Ministero dell’Interno in via sperimentale in alcuni grandi centri metropolitani (esistono progetti analoghi a Roma, Milano e Torino) ove è maggiormente concentrata la presenza di richiedenti asilo e rifugiati che non hanno potuto accedere alla rete dello SPRAR, o pur avendone fruito non hanno raggiunto una propria autonomia e versano in condizioni di disagio sociale o abitativo o di particolare vulnerabilità.

Tali progetti offrono in linea di massima la stessa tipologia di servizi garantita nell’ambito della rete del Sistema nazionale di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), ma mentre la rete dello SPRAR è prioritariamente indirizzata all’accoglienza, tutela ed integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati nella prima fase del loro arrivo e della loro permanenza nel territorio nazionale e non prevede la possibilità per coloro che abbiano fruito di un periodo di accoglienza di essere nuovamente accolti, i Centri Polifunzionali non hanno invece tali limitazioni.

Il Centro polifunzionale del Comune di Firenze è in grado di accogliere fino a 130 cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, rifugiati e titolari di protezione sussidiaria o umanitaria, uomini e/o donne maggiorenni, nuclei familiari con prole e nuclei familiari monoparentali.

La durata dell’accoglienza è articolata come segue:

·     accoglienza temporanea ed assistenza per un periodo non superiore a 60 giorni;

·     accoglienza, per un periodo non superiore ad 180 giorni, finalizzata al sostegno ed alla formazione ed integrata con percorsi interdisciplinari volti all'inclusione socio-lavorativa;

·     ospitalità in semi-autonomia di richiedenti protezione internazionale, rifugiati e titolari di protezione sussidiaria o umanitaria, anche attraverso modelli alloggiativi sperimentali per un periodo non superiore a 60 giorni.

In circostanze debitamente motivate, la Direzione Servizi Sociali e Sport, in accordo con la Direzione del “Centro polifunzionale”, può concedere proroghe al periodo di permanenza nel progetto.

Il soggetto affidatario della gestione del “Centro polifunzionale” è il Consorzio CO&SO. L’immobile presso il quale ha sede il centro Polifunzionale è una ex struttura alberghiera ubicata in Viale Gori n.31.

Il Centro polifunzionale garantisce i seguenti servizi:

·     vitto, alloggio, vestiario etc.;

·     inserimento dei minori nelle scuole del territorio e sostegno scolastico e laboratorio di socializzazione per i minori;

·     orientamento ed accompagnamento ai servizi sanitari ed anagrafici;

·     informazione e assistenza nel disbrigo delle pratiche burocratico - amministrative;

·     servizio di assistenza psicologica;

·     mediazione – interpretariato;

·     corsi di alfabetizzazione e corsi di lingua italiana;

·     formazione/riqualificazione professionale ed orientamento al lavoro;

·     supporto all’inserimento lavorativo;

·     sostegno alla ricerca di opportunità alloggiative;

·     attività e di socializzazione ed intrattenimento;

·     informazione sulla normativa concernente l'immigrazione, sui diritti e doveri e sulla condizione dello straniero;

·     consulenza legale.

Le attività ed i servizi erogati, nonché i percorsi individuali dei beneficiari del progetto sono periodicamente monitorati a cura della P.O. Inclusione Sociale della Direzione Servizi Sociali e Sport.

Il progetto è interamente finanziato dal Ministero dell’Interno per un importo di ca. € 3.000.000,00 annui.

Le modalità di accesso

A seguito dell’attivazione del Centro polifunzionale, dal settembre 2010 sono state unificate le modalità di accesso ai due progetti.

Le domande di accoglienza di coloro che sono già in possesso dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria vanno presentate presso gli Uffici del Centro polifunzionale in Viale Gori 31. Le domande sono inserite in ordine cronologico in una lista d’attesa unica.

Coloro che sono in Italia da più di tre anni e coloro che hanno già fruito di accoglienza nell’ambito della rete dello SPRAR, possono accedere unicamente ai posti disponibili nel Centro polifunzionale, gli altri possono accedere ai posti disponibili in entrambe le strutture.

I richiedenti protezione internazionale accedono al Progetto di Villa Pieragnoli unicamente su richiesta delle Prefetture tramite il Servizio Centrale del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), che funge da “cabina di regia” della rete nazionale.

Su richiesta della Prefettura di Firenze i richiedenti protezione internazionale possono accedere anche al Centro polifunzionale.

 


 

 

 

7.    Le espulsioni e gli allontanamenti

7.1.   I respingimenti, le riammissioni e le espulsioni.

Si propongono, anche quest’anno, i dati relativi ai cittadini non comunitari che sono stati allontanati dall’Italia tramite un provvedimento:

1.     di respingimento alla frontiera (ad opera della Polizia di frontiera e dei Questori);

2.     di riammissione nel Paese di provenienza (negli ultimi anni l’Italia ha stipulato con numerosi Paesi accordi internazionali in materia di riammissioni e, in cambio della collaborazione per il rientro degli immigrati in posizione irregolare, riconosce quote preferenziali a cittadini di quegli stessi Paesi nell’ambito del decreto flussi);

3.     di espulsione (che può essere disposto dal Ministro dell’Interno, dal Prefetto o dall’ Autorità giudiziaria a titolo di misura di sicurezza, di sanzione sostitutiva alla detenzione o di misura alternativa alla detenzione).

Non ci si soffermerà sulle varie ipotesi –se ne è parlato diffusamente nell’edizione 2008 mentre in quella 2009 sono state viste le novità introdotte dalla L. n. 94/2009- né sulle condizioni che determinano le diverse modalità di esecuzione delle espulsioni ad opera del Questore (accompagnamento alla frontiera, al C.I.E., ordine e intimazione a lasciare il territorio), delle quali pure, a suo tempo, si è detto.

Si fornisce[41], invece, in modo sintetico e del tutto semplificato, un quadro che dà la dimensione quantitativa degli allontanamenti di cittadini non comunitari effettuati:

·     Text Box: I dati in Italianel 2009, in tutta Italia, i cittadini extracomunitari “rintracciati” sono stati 52.823 ed i rimpatri effettivamente eseguiti 18.361 (pari al 34,7%). Di tali rimpatri va messo in evidenza che il 26,4% è avvenuto a seguito di respingimento alla frontiera (ad opera della Polizia di frontiera e dei Questori) ed il 32,7% a seguito di riammissione nei Paesi di provenienza; quanto ai non rimpatriati (34.462), va posto in evidenza che in tale numero sono ricomprese 1.027 persone arrestate per non avere ottemperato ad un precedente ordine del Questore;

·     dal 1 gennaio al 30 giugno 2010, anche qui in tutta Italia, i cittadini extracomunitari “rintracciati” sono stati 23.117 ed i rimpatri effettivi 7.683 (pari quindi al 33,2 %). Di tali rimpatri 1.928 –quindi il 25%- è avvenuto a seguito di respingimento alla frontiera e quasi il 35% a seguito di riammissione nei Paesi di provenienza; quanto ai non rimpatriati (15.434), va posto in evidenza che in tale numero sono ricomprese 635 persone arrestate per non avere ottemperato ad un precedente ordine del Questore.

Text Box: I dati in Toscana Guardando alla situazione toscana, nelle tabelle che seguono sono stati riportati i dati relativi agli stranieri effettivamente respinti, riammessi ed espulsi nell’anno 2009 e nel primo semestre del 2010.

Tabella 61 - Respinti, riammessi ed espulsi nel 2009.

Prov.

Respinti

Riammessi

Ottemperanti

Espulsi con Provv. Prefetto

Espulsi con Provv. A.G.

Tot. allontanati

AR

0

0

1

10

3

14

FI

20

11

3

44

17

95

GR

0

0

0

5

0

5

LI

9

0

2

11

6

28

LU

0

0

1

46

2

49

MS

0

0

0

1

2

3

PI

15

0

4

5

0

24

PT

0

0

4

18

0

22

PO

0

0

4

20

10

34

SI

0

0

2

9

9

20

Tot.

44

11

21

169

49

294

Fonte: Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza

Tabella 62 - Respinti, riammessi ed espulsi nel I semestre 2010.

Prov.

Respinti

Riammessi

Ottemperanti

Espulsi con Provv. Prefetto

Espulsi con Provv. A.G.

Tot. allontanati

AR

0

0

1

8

1

10

FI

3

1

3

12

13

32

GR

0

0

0

5

0

5

LI

5

0

2

7

6

20

LU

0

0

1

11

0

12

MS

0

0

0

2

1

3

PI

3

0

0

8

0

11

PT

0

0

2

10

0

12

PO

0

0

1

9

5

15

SI

0

0

3

9

9

21

Tot.

11

1

13

81

35

141

Fonte: Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza

A fronte del numero di stranieri effettivamente allontanati dall’Italia, quale risulta dalle due tabelle di cui sopra, ben più alto risulta il numero di coloro che, pur se rintracciati in Toscana in posizione irregolare, non hanno lasciato il Paese non avendo ottemperato all’ordine ed all’intimazione del Questore. Infatti, questi sono stati:

·     2.391 nel 2009, a fronte dei 294 effettivamente allontanati;

·     1.373 nel primo semestre 2010, a fronte dei 141 effettivamente allontanati.

7.2.   Gli allontanamenti dei cittadini comunitari.

La disciplina normativa riguardante l’allontanamento dei cittadini comunitari –come anche le condizioni per l’ingresso e il soggiorno- è dettata a livello comunitario dalla direttiva 2004/38/CE, che ha ricevuto attuazione nell’ordinamento giuridico italiano con il d.lgs. n.30/2007, così come modificato dal d.lgs. n.32 del 28 febbraio 2008. Se ne è parlato diffusamente nell’edizione dello scorso anno, soffermandosi sui motivi che legittimano le limitazioni al diritto di soggiorno di questi cittadini, sui rimedi giurisdizionali esperibili avverso i conseguenti provvedimenti di allontanamento, sulle modalità relative all’adempimento dell’obbligo di lasciare il territorio nazionale (ipotesi di allontanamento coatto eseguito dal Questore e ipotesi in cui si presuppone un adempimento spontaneo da parte del destinatario del provvedimento di allontanamento).

In questa sede si riportano i dati relativi ai provvedimenti di allontanamento di cui gli stessi sono stati destinatari, evidenziando il numero dei rimpatri effettivamente avvenuti, a fronte del più ampio numero dei “rintracciati”. In particolare:

·     Text Box: I dati in Italianel 2009, in tutta Italia, i cittadini comunitari “rintracciati” sono stati 2.009 ed i rimpatri effettivamente eseguiti 563 (pari al 28%); 252 i non rimpatriati perché trattenuti nei C.I.E. o perché il provvedimento di allontanamento non è stato convalidato dall’Autorità Giudiziaria; 1.194 i provvedimenti non immediatamente eseguibili perché rimessi alla volontà degli interessati;

·     dal 1 gennaio al 30 giugno 2010, anche qui in tutta Italia, i cittadini comunitari “rintracciati” sono stati 1.078 ed i rimpatri effettivamente eseguiti 211 (pari al 19,6%); 231 i non rimpatriati perché trattenuti nei C.I.E. o perché il provvedimento non è stato convalidato dall’Autorità Giudiziaria; 636 i provvedimenti non immediatamente eseguibili perché rimessi alla volontà degli interessati.

La tabelle che segue, riporta, per i due periodi sopra presi in considerazioni, le motivazioni degli allontanamenti disposti, indipendentemente dal fatto che i destinatari siano stati o meno effettivamente rimpatriati.

Tabella 63 - Italia - allontanamenti cittadini comunitari (2009 e 1 semestre 2010).

Motivazione

2009

I semestre 2010

Motivi imperativi di pubblica sicurezza

492

268

Motivi di pubblica sicurezza

955

495

Cessazione delle condizioni di soggiorno

562

315

Totale

2.009

1.078

Fonte: Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza

Text Box: I dati in ToscanaQuanto alla situazione in Toscana –come si evince dalle tabelle che seguono- i provvedimenti di allontanamento disposti nel 2009 sono stati 277 e quelli disposti nel primo semestre 2010 sono stati 113:in entrambi i periodi di riferimento la motivazione di gran lunga più ricorrente, alla base dell’adozione di tali provvedimenti, è la cessazione delle condizioni di soggiorno (art.21 del d.lgs. n.30/2007, così come modificato dal d.lgs. n.32 del 28 febbraio 2008).


Tabella 64 - Toscana- allontanamenti cittadini comunitari – 2009.

Provincia

Motivi

imperativi

di pubblica

sicurezza

Motivi di

pubblica

sicurezza

Cessazione

delle condizioni

di soggiorno

Totale

Arezzo

 

3

8

11

Firenze

1

44

181

226

Grosseto

 

4

27

31

Livorno

1

1

 

2

Lucca

 

2

 

2

Massa Carrara

 

1

 

1

Pisa

 

 

 

0

Pistoia

 

 

 

0

Prato

 

2

 

2

Siena

 

2

 

2

Toscana

2

59

216

277

Fonte: Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza

Tabella 65 - Toscana- allontanamenti cittadini comunitari- 1 semestre 2010.

Provincia

Motivi

Imperativi

di pubblica

sicurezza

Motivi di

pubblica

sicurezza

Cessazione

delle condizioni

di soggiorno

Totale

Arezzo

 

 

2

2

Firenze

 

23

78

101

Grosseto

 

1

5

6

Livorno

 

 

 

0

Lucca

 

 

1

1

Massa Carrara

 

1

 

1

Pisa

 

 

 

0

Pistoia

 

 

 

0

Prato

 

 

 

0

Siena

 

1

1

2

Toscana

 

26

87

113

Fonte: Ministero dell’Interno-Dipartimento della Pubblica Sicurezza

Va evidenziato che:

·     nel 2009, a fronte dei 277 allontanamenti disposti, sono stati 17 i rimpatri effettivamente eseguiti;

·     dal 1 gennaio al 30 giugno 2010, non vi sono stati invece rimpatri, a fronte dei 113 allontanamenti disposti.

7.3.   Il trattenimento nei C.I.E.

Nelle due tabelle che seguono, si propongono, infine, i dati relativi alle persone che dalle Questure toscane sono state accompagnate nei Centri di identificazione ed espulsione (C.I.E.)[42].

Si tratta di un aspetto di particolare interesse ed attualità[43], che ripropone una questione dibattuta atteso che in Toscana, come è noto, mancano tali strutture[44].

Tabella 66 - Accompagnati nei C.I.E. nel 2009.

Provincia

Uomini

Donne

Totale

Arezzo

22

25

47

Firenze

153

57

210

Grosseto

11

2

13

Livorno

50

10

60

Lucca

75

3

78

Massa Carrara

17

0

17

Pisa

29

5

34

Pistoia

5

16

21

Prato

40

16

56

Siena

35

2

37

TOSCANA

437

136

573

Fonte: Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza

Text Box: I dati in Italia e in ToscanaIn Toscana, quindi, nel 2009, sono state 573 le persone accompagnate nei C.I.E.. In Italia, nello stesso periodo, sono state 10.913. Sempre in Italia, nei primi otto mesi del 2010, gli accompagnati in tali strutture sono stati 4.692 ed in Toscana –dall’1/1/2010 al 22/9/2010- sono stati 329.

Tabella 67 - –Accompagnati nei C.I.E. nel 2010 (al 22 settembre).

Provincia

Uomini

Donne

Totali

Arezzo

10

4

14

Firenze

111

32

143

Grosseto

12

1

13

Livorno

36

2

38

Lucca

44

1

45

Massa Carrara

5

0

5

Pisa

13

1

14

Pistoia

9

11

20

Prato

16

6

22

Siena

15

0

15

TOSCANA

271

58

271

Fonte: Ministero dell’Interno - Dipartimento della Pubblica Sicurezza

 


 

 

 

8.    Gli aspetti giuridici: legge della Regione Toscana e giurisprudenza

8.1.   Premessa.

Proseguendo secondo un’impostazione già delineata nella scorsa edizione della ricerca, anche in questa sede si propone, a corredo dei dati che sull’immigrazione sono stati presentati, una parte attinente agli aspetti giuridici del fenomeno.

In particolare, in questo capitolo, l’attenzione è stata focalizzata sulla legge regionale intervenuta in materia nel 2009 e sulla giurisprudenza più significativa –quella costituzionale e quella delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione- del 2010, ad iniziare dalla sentenza n. 269/2010 che ha riguardato proprio la citata legge regionale, sancendone la legittimità costituzionale.

8.2.   La legge regionale 29/2009 “Norme per l’accoglienza, l’integrazione partecipe e la tutela dei cittadini stranieri nella Regione Toscana”.

L’approvazione della nuova legge regionale sull’immigrazione[45] si colloca in una fase storica caratterizzata da un flusso costante e in crescita di popolazioni straniere dirette verso i nostri territori nell’ambito dei più ampi scenari nazionali e internazionali.

Tale fenomeno come è noto consente di rispondere a fabbisogni del nostro mercato del lavoro anche in settori molto delicati come quelli del lavoro domestico e di cura alle persone non-autosufficienti e consente inoltre di compensare il calo demografico registrato tra la popolazione autoctona.

Accanto alla migrazione definita come “economica” derivante dalla ricerca da parte del migrante di un’occupazione lavorativa nel paese di destinazione e di un miglioramento delle propria condizioni di vita si colloca la migrazione “forzata” collegata a flussi di vittime di tratta, di richiedenti asilo e rifugiati per i quali il percorso migratorio è frutto non di una libera scelta bensì di una vera e propria costrizione.

A fronte di un fenomeno migratorio strutturale, diversificato nelle sue motivazioni e ormai ampiamente analizzato nelle più diverse sfaccettature si colloca l’esigenza di favorire lo sviluppo di interventi tesi ad agevolare dei processi positivi e partecipati di integrazione e a trasformare quindi le diversità di provenienza, di lingua e di cultura in una opportunità di crescita civile e culturale per i nostri territori.

Sullo sfondo della legge regionale si colloca il riconoscimento dei limiti di modelli conosciuti in ambito internazionale nell’approccio al fenomeno migratorio come quello “assimilazionista” teso a favorire la mera integrazione del cittadino straniero nel contesto culturale del paese di destinazione e quello “multiculturale” teso a garantire una convivenza pacifica e di rispetto reciproco tra le diverse culture ma con un basso livello di scambio e di comunicazione.

La legge regionale n. 29/2009 tende invece a promuovere il rafforzamento della società Toscana come “comunità plurale e coesa” in una concezione dei processi di integrazione fondati su un reciproco avvicinamento tra comunità straniere e comunità “autoctona”.

In questo reciproco avvicinamento l’ apparente rischio di perdita di identità delle nostre comunità -generata da una percezione negativa della presenza numericamente significativa di comunità straniere- si colloca invece in una possibile prospettiva di crescita comune e di adeguamento avanzato al nuovo contesto globale caratterizzante il presente e il futuro delle relazioni sociali nella nostra epoca storica.

La legge regionale tende quindi a delineare una cornice di riferimento comune per lo sviluppo di politiche territoriali nei più diversi ambiti quali la scuola, la sanità, il lavoro, la formazione professionale in grado di promuovere il perseguimento di obiettivi generali di positiva integrazione delle comunità straniere attraverso il coinvolgimento e il contributo attivo delle istituzioni, degli organismi del volontariato e del terzo settore.

In questo ambito di riflessione occorre riconoscere il valore e il significato delle politiche territoriali nello sviluppo reale ed effettivo di relazioni pacifiche e costruttive tra persone e comunità di diversa lingua e provenienza che potremmo definire inter-culturali in grado di svilupparsi nei più diversi contesti caratterizzanti la vita delle nostre comunità.

Naturalmente lo sviluppo delle azioni e degli interventi in ambito territoriale non può svolgersi in maniera isolata ma deve tenere nella dovuta e necessaria considerazione i quadri normativi e le politiche nazionali ed europee e questa consapevolezza traspare in tutta la struttura della Legge Regionale nei continui richiami alle norme e ai programmi nazionali e europei laddove si parla si temi tra i quali solo a titolo esemplificativo citiamo quello della tutela dell’asilo, delle vittime di tratta, dell’antidiscriminazione, dei flussi di ingresso in Italia per lavoro.

Text Box: Il modello di governanceIL MODELLO DI GOVERNANCE

La legge regionale 29/2009, al fine di favorire uno sviluppo efficace e coerente in ambito territoriale delle politiche di integrazione, delinea un modello di Governance fondato sulla considerazione degli ambiti operativi dei differenti livelli di governo e dei diversi settori delle amministrazioni, nonché della ampiezza di relazioni intercorrenti tra istituzioni pubbliche e soggetti del terzo settore.

Il percorso di attuazione della legge regionale dovrà quindi tenere conto della pluralità estremamente ricca di esperienze e di processi positivi attivati in maniera spesso spontanea e dal basso negli anni passati da una pluralità di organismi pubblici e del volontariato generatori di positivi scambi e relazioni interculturali. Nello stesso tempo però, in una prospettiva di lavoro futura, occorre evitare il rischio di una frammentazione degli interventi incapace nel lungo periodo di affrontare in maniera adeguata la complessità dei cambiamenti che abbiamo di fronte.

In questo contesto il modello di Governance previsto dalla legge regionale non è da intendersi in senso “autoreferenziale” e quindi funzionale a un dialogo chiuso all’interno delle istituzioni pubbliche e del terzo settore attive nell’ambito delle politiche di integrazione degli immigrati.

Il modello di Governance deve invece intendersi come funzionale alla creazione di un nuovo “ambiente di lavoro” aperto e trasparente, nel quale la molteplicità di attori impegnati nei diversi ambiti e a diverso titolo nelle politiche di integrazione possano riconoscersi nella prospettiva del perseguimento di obiettivi comuni e condivisi in grado di generare mutamenti diffusi e profondi nella nostra società con il riconoscimento e la valorizzazione delle diversità di lingua, cultura e provenienza.

In un quadro di coerenza con la normativa regionale in materia di programmazione (L.R. n.49/1999) viene introdotto un nuovo strumento della programmazione regionale rappresentato dal piano di indirizzo integrato per le politiche dell’immigrazione chiamato a delineare obiettivi da perseguire, priorità d’intervento e un quadro di progettualità speciale, innovativa e di sperimentazione.

Caratteristica del piano è la sua capacità di entrare in relazione con gli altri piani di settore dell’Amministrazione regionale e con le pianificazioni degli enti locali. Il piano di indirizzo integrato per le politiche sull’immigrazione infatti si integra e si coordina con il nuovo piano unico sanitario e sociale e fornisce indicazioni per la redazione degli altri strumenti programmatori regionali e per la redazione degli strumenti programmatori locali.

A fondamento dell’attività di pianificazione sia di quella pluriennale rappresentata dal piano di indirizzo, di durata coincidente con la legislatura regionale, che dei documenti annuali di intervento funzionali alla attuazione del piano di indirizzo, si collocano i momenti di condivisione e di partecipazione con i soggetti istituzionali e del terzo settore del territorio regionale.

Tali momenti si sviluppano principalmente nell’ambito di apposite conferenze con un programma definito annualmente dalla Giunta Regionale e con una possibile organizzazione decentrata presso gli enti locali del territorio regionale individuati in base alle particolari competenze ed esperienze maturate.

Nell’ambito del modello di Governance occorre evidenziare il ruolo dell’Osservatorio Sociale Regionale istituito ai sensi dell’art. 40 L.R. 41/2005 per l’osservazione il monitoraggio e l’analisi del fenomeno migratorio e per l’analisi di impatto delle politiche sull’immigrazione.

Infine occorre citare la previsione di un Comitato per le politiche per l’immigrazione composto di rappresentanti di tutte le componenti istituzionali e sociali del territorio chiamate a contribuire al perseguimento degli obiettivi della legge nell’ambito dei rispettivi ruoli e attribuzioni.

E’ invitato a far parte del Comitato un delegato del Rappresentante dello Stato nella Regione Toscana così da facilitare l’integrazione con l’azione sviluppata dalle istituzioni e dagli uffici statali e con l’attività svolta nei contesti provinciali dai Consigli Territoriali per l’Immigrazione istituiti presso le Prefetture.

LA RAPPRESENTANZA E LA PARTECIPAZIONE DEGLI STRANIERI ALLA VITA PUBBLICA LOCALE.

Text Box: La rappresentanza e la partecipazione degli stranieri alla vita pubblica localeAl cuore dello sviluppo delle future politiche di integrazione si colloca il tema della partecipazione dei cittadini stranieri allo loro elaborazione accanto al tema più generale della partecipazione dei cittadini alla globalità delle politiche locali. La L.R. 29/2009 in coerenza con lo Statuto regionale propone innanzitutto come auspicio l’estensione ai cittadini stranieri dell’esercizio del diritto di voto senza però intervenire in maniera diretta in tale materia riservata alla competenza legislativa dello Stato.

La legge regionale interviene invece in un ambito affermatosi negli ultimi anni presso gli Enti locali del territorio regionale costituto dalla diffusione di Consigli e Consulte degli Stranieri quali organismi di partecipazione deputati a favorire una presenza di rappresentanze dei cittadini stranieri all’interno della vita degli enti locali.

La legge regionale promuove quindi una qualificazione e una espansione presso gli Enti locali della Regione di tali organismi che possono prevedere modalità di costituzione fondate su meccanismi elettivi o su designazioni da parte delle associazioni di stranieri presenti nel territorio.

L’Assemblea dei Presidenti e dei Vice Presidenti dei Consigli e delle Consulte degli stranieri, che negli ultimi anni si sono dotate di un proprio coordinamento Regionale, ha il compito di designare tre rappresentanti all’interno del Comitato per le Politiche per l’Immigrazione sopra richiamato nella descrizione del modello di Governance.

La promozione della qualificazione e della espansione dei Consigli e delle Consulte degli stranieri peraltro terrà nella dovuta considerazione le difficoltà riscontrate nelle esperienze finora condotte tipiche in generale della vita degli istituti e degli strumenti di partecipazione tesi a favorire un rapporto ravvicinato tra componenti della società e istituzioni ma tali da poter determinare risultati inferiori alle aspettative con un possibile effetto complessivo di disillusione e di distacco.

Pur nella consapevolezza delle difficoltà, è da considerare ineludibile il tema della rappresentanza e della partecipazione degli stranieri alla vita pubblica in generale e in particolare alle politiche di integrazione a loro rivolte in maniera diretta. Le politiche e i processi di integrazione sono infatti da ritenere come impensabili senza un consapevole coinvolgimento di rappresentanze qualificate dei cittadini stranieri sia nella fase di definizione degli interventi che in quella della diffusione presso le comunità degli stranieri delle informazioni e delle conoscenze relative alle azioni attivate dalle istituzioni pubbliche e del terzo settore.

Un’opera di qualificazione degli organismi di rappresentanza quali i Consigli e le Consulte degli Stranieri potrà svilupparsi con una pluralità di azioni quali il supporto in favore degli Enti locali nella definizione di regole statutarie e di funzionamento e nello sviluppo di processi di formazione in favore dei rappresentanti stranieri eletti o designati tali da metterli in condizioni di esercitare in maniera consapevole il loro ruolo.

In collegamento con la promozione della rappresentanza dei cittadini stranieri presso le istituzioni mediante l’espansione dei Consigli e delle Consulte la legge regionale favorisce la diffusione delle associazioni di stranieri quali naturali luoghi di aggregazione e di contatto tesi a facilitare il processo di avvicinamento del cittadino straniero alla comunità locale e in grado quindi di contribuire a rafforzare il dialogo e il rapporto con le istituzioni del territorio.

Nell’ambito della promozione dei percorsi di partecipazione occorre anche citare un’azione indirizzata in modo specifico alle seconde generazioni attraverso la previsione di campagne informative tese a diffondere la conoscenza dell’opportunità offerta dal Servizio Civile Regionale aperto anche ai giovani stranieri secondo le previsioni della legge regionale in materia.

La partecipazione ai progetti del Servizio Civile Regionale e alla vita delle organizzazioni, profondamente radicate nei nostri territori, che conducono tali progetti potrà contribuire a rafforzare il rapporto complessivo tra comunità straniere e comunità “autoctona”.

IL RISCONOSCIMENTO DEI DIRITTI E LE RETI DEI SERVIZI INFORMATIVI E DI TUTELA.

Text Box: Il riconoscimento dei diritti e le reti dei servizi informativi e di tutelaNei processi tesi a favorire la positiva integrazione dei cittadini stranieri nei nostri territori riveste un rilievo centrale lo sviluppo della rete dei punti informativi impegnati in un’azione di supporto nelle procedure per il rilascio, il rinnovo o la conversione dei titoli di soggiorno e per il rilascio della cittadinanza.

La legge regionale 29/2009 prevede quindi la promozione e il rafforzamento della rete degli sportelli attualmente gestiti da una vasta e diffusa rete di enti locali, organizzazioni no profit, organizzazioni sindacali dei lavoratori e organizzazioni dei datori di lavoro impegnati in un servizio informativo e nell’attività di precompilazione delle istanze sviluppata nell’ambito delle opportunità offerte dal quadro normativo nazionale.

La rete territoriale dei servizi informativi promuove un vero e proprio accompagnamento nel percorso di stabilizzazione sotto il profilo giuridico del cittadino straniero nei nostri territori con un’azione di sostegno nella conduzione di procedure, come quelle relative ai rilasci dei titoli di soggiorno, di particolare complessità ma anche di estrema delicatezza in quanto il loro esito influisce sulle prospettive di vita complessive del singolo e del suo nucleo familiare.

Il supporto offerto nelle procedure relative ai titoli di soggiorno può rappresentare un “ponte” nella direzione di una agevolazione dell’ accesso alla generalità dei servizi territoriali offerti alla popolazione, italiana e straniera, residente nel territorio e si inserisce nel quadro di un processo di modernizzazione generale della Pubblica Amministrazione rappresentato dalla “polifunzionalità” e cioè dalla possibilità di sviluppare il contatto con i servizi in un rapporto di prossimità e di vicinanza al luogo di vita della persona a prescindere dalla collocazione fisica dell’ufficio pubblico competente in materia.

Allo sviluppo di una rete capillare e diffusa di sportelli informativi si collega la previsione dell’implementazione di una rete territoriale di servizi di tutela finalizzati a prevenire e a rimuovere gli episodi di discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri in coerenza con una previsione contenuta nel Testo Unico sull’immigrazione (D.Lvo 286/98) che prevede compiti di osservazione e di intervento delle Regioni in tale ambito.

Lo sviluppo di una attività antidiscriminazione può avere le sue basi nel consolidamento della rete degli sportelli informativi pubblici e del terzo settore in grado di agire nella fase della rilevazione degli episodi di discriminazione e secondo la previsione della L.R. 29/2009 coinvolge una rete di soggetti dotati di specifica qualificazione e competenza quali la consigliera regionale e le consigliere provinciali di parità, il Difensore Civico Regionale e i difensori civici locali, le associazioni di volontariato operanti a livello territoriale abilitate ad agire in giudizio sulla base dell’iscrizione in apposito albo nazionale ai sensi dell’art. 5 del decreto legislativo 9 Luglio 2003 n. 215.

Nello sviluppo dell’attività antidiscriminazione riveste inoltre un importante rilievo il coordinamento operativo con l’attività svolta dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La rete regionale di servizi antidiscriminazione avrà quindi il compito di promuovere e garantire il pieno riconoscimento dei diritti civili e di uguaglianza spettanti al cittadino straniero e svilupperà la propria azione nell’ambito delle politiche di contrasto di tutte le forme di discriminazione come quelle legate al genere, all’omofobia, all’handicap.

IL SUPERAMENTO DELLE DISUGUAGLIANZE SOSTANZIALI LEGATE A DIFFERENZE DI LINGUA E CULTURA.

Text Box: Il superamento delle disuguaglianze sostanziali legate a differenze di lingua e culturaLa legge regionale dedica una forte attenzione allo sviluppo di politiche territoriali e di azioni positive tese a promuovere il superamento delle differenze linguistiche e culturali che possono ostacolare la piena fruizione delle opportunità offerte dalla rete dei servizi territoriali quali la sanità, l’istruzione, la formazione professionale, il lavoro.

In tale ambito di intervento trovano il loro spazio i percorsi di alfabetizzazione, i servizi di mediazione culturale, una formazione degli operatori dei servizi pubblici finalizzata a metterli in condizione di agire efficacemente in un contesto pluriculturale.

L’adozione di misure in grado di adattare la conduzione dei servizi di base alle caratteristiche di una utenza pluriculturale crea i presupposti del superamento di condizioni di separazione e di distanza tra la popolazione straniera e la generalità della popolazione residente nel territorio con una prospettiva di prevenzione delle conflittualità e delle cause di discriminazione, di rafforzamento della coesione sociale e di valorizzazione delle diversità in termini di contributo alla crescita civile e culturale dei nostri territori.

Tra i servizi territoriali di base citiamo, per la loro centralità nei processi di integrazione, quelli che gravitano nel mondo della scuola.

In tale ambito infatti si evidenzia in maniera peculiare la necessità dello sviluppo di una serie di interventi, in un rapporto stretto scuola-territorio, in grado di promuovere percorsi di accoglienza dei minori stranieri necessari a rendere effettivo e sostanziale l’esercizio da parte loro del diritto all’istruzione e di rafforzare il contesto comunitario e lo sviluppo complessivo del percorso educativo che si svolge nel sistema scolastico.

Tali interventi, da sviluppare d’intesa con gli Uffici scolastici statali e gli Enti locali, comprenderanno la previsione di protocolli di accoglienza tali da consentire di riconoscere e valutare adeguatamente le competenze del minore straniero e il suo fabbisogno di formazione non solo linguistica per l’inserimento adeguato nel circuito scolastico, la formazione del personale scolastico, l’adozione di misure tese ad avvicinare i genitori dei minori stranieri alla vita della comunità scolastica.

Nell’ambito dei percorsi di apprendimento occorre inoltre prevedere la promozione e la diffusione delle opportunità di conoscenza della lingua italiana in favore della generalità della popolazione straniera compresa quella di età adulta inserita in una pluralità di contesti lavorativi e sociali.

La conoscenza della lingua rappresenta infatti l’essenziale presupposto per la promozione di una “cittadinanza attiva” intesa come appartenenza piena e consapevole del cittadino straniero alla vita della comunità. La diffusione tra la popolazione straniera delle opportunità di apprendimento della lingua consente di veicolare la disseminazione di nozioni in grado di facilitare il rispetto delle regole che disciplinano la convivenza nei nostri territori, l’adeguata fruizione di opportunità lavorative e l’assolvimento degli impegni connessi, l’utilizzo delle occasioni e degli strumenti di partecipazione alla vita collettiva.

I FLUSSI MIGRATORI E GLI INTERVENTI DI PROTEZIONE E DI INCLUSIONE SOCIALE.

Text Box: I flussi migratori e gli interventi di protezione e di inclusione socialeLo sviluppo dei processi di integrazione in favore dei cittadini stranieri richiede una adeguata considerazione delle diverse motivazioni alla base del percorso migratorio o della diversità di condizioni nelle quali può venire a trovarsi il cittadino straniero nel nostro territorio.

Le normative nazionali ed europee prevedono ormai specifici livelli di intervento e di protezione in favore di fasce della popolazione straniera in condizioni di particolare debolezza e fragilità quali i richiedenti asilo, i rifugiati e i titolari di protezione sussidiaria, le vittime di tratta e di grave sfruttamento lavorativo, i minori stranieri non accompagnati.

L’efficace sviluppo degli interventi in tali ambiti richiede una forte integrazione delle reti territoriali dei soggetti istituzionali e del terzo settore in grado di agevolare la prevenzione e l’emersione di fenomeni meritevoli di tutela e di protezione e di sviluppare dei percorsi di accompagnamento al raggiungimento di livelli adeguati di autonomia delle persone inserite in percorsi di aiuto.

Una azione delle reti territoriali promossa e coordinata in ambito regionale, secondo il modello della legge regionale 29/2009, si integra quindi con i progetti sviluppati e promossi negli ambiti nazionali ed europei e ne concorre a determinare un complessivo potenziamento dell’efficacia.

Le previsioni della normativa regionale in questi ambiti, oltre al sostegno e alla qualificazione delle reti di Enti locali e soggetti associativi, abbracciano anche profili operativi relativi ai rapporti di tali Enti con le comunità locali e con la popolazione attraverso azioni diffuse di sensibilizzazione in una materia come la tutela dell’asilo e attraverso interventi di promozione degli istituti della tutela e dell’affidamento in favore dei minori stranieri non accompagnati da collocare a fianco delle opportunità rappresentate dall’inserimento nelle comunità per minori.

Un livello di tutela relativo agli interventi socio-assistenziali urgenti e indifferibili viene previsto in favore dei cittadini stranieri privi di titolo di soggiorno al fine di garantire i diritti fondamentali della persona in coerenza e in continuità con la previsione, rivolta a tutte le persone dimoranti del territorio della Toscana, già contenuta nella L.R. 41/2005 che disciplina il sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale.

Tale previsione si integra in una prospettiva di effettiva e coerente integrazione dei servizi sociali e sanitari con quella relativa allo sviluppo di adeguati interventi informativi tesi a favorire l’accesso, da parte dei cittadini stranieri in condizioni di irregolarità, alle prestazioni sanitarie riconosciute e disciplinate dalla normativa nazionale.

Nell’ambito dei processi di inclusione sociale di fasce della popolazione straniera che vengano a trovarsi comunque in condizioni di marginalità o di precarietà abitativa nei nostri territori accanto alle tradizionali soluzioni di accoglienza si colloca la prospettiva del rafforzamento della rete delle associazioni e degli organismi del terzo settore impegnati in attività di mediazione sociale nella ricerca di soluzioni abitative.

La crescita e il rafforzamento dei percorsi finalizzati alla creazione di prospettive di autonomia delle persone potrà quindi avvalersi del rafforzamento di una rete diffusa di organismi sociali, sulla base delle esperienze sviluppatesi negli ultimi anni, in grado di favorire l’instaurarsi nella comunità di quei meccanismi di fiducia necessari a consentire il superamento delle diffidenze che possono circondare lo straniero pregiudicandone l’accesso alle opportunità abitative.

8.3    La giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione a Sezioni Unite.

La giurisprudenza costituzionale del 2010[46] si distingue per una produzione assai significativa ed articolata. Nelle diverse questioni sottoposte al suo scrutinio, attinenti ai più vari aspetti legati al tema dell’immigrazione, la Corte ha fornito puntuali ed importanti indicazioni intorno a problematiche di grande rilevanza sociale, oltreché giuridica.

Di seguito se ne analizzeranno più da vicino i contenuti, con l’avvertenza che tale analisi avrà riguardo alle pronunce rese in ordine alle questioni apparse maggiormente delicate e controverse.

Anche la Corte di Cassazione è intervenuta in maniera significativa sulla materia: la nostra analisi, peraltro, in questa sede, si limiterà alla pronuncia, resa dalla Corte a Sezioni Unite, sempre nel 2010.

8.4.   La legislazione regionale sull’immigrazione: il caso della legge toscana.

Text Box: Corte cost. n.269 del 22/07/2010Sentenza della Corte costituzionale 22 luglio 2010, n.269:

(Abstrat)

Disciplina regionale in materia di accoglienza e integrazione di cittadini stranieri non comunitari – Previsione della fruibilità di prestazioni socio-assistenziali a prescindere dalla regolarità del soggiorno sul territorio nazionale – questione di legittimità costituzionale per violazione della competenza legislativa statale in materia di immigrazione e condizione giuridica dello straniero – infondatezza – tutela del nucleo incomprimibile del diritto alla salute non limitabile in ragione di particolari condizioni personali.

Disciplina regionale in materia di accoglienza e integrazione di cittadini stranieri non comunitari – Previsione della fruibilità delle prestazioni socio-assistenziali da parte dei cittadini neocomunitari – questione di legittimità costituzionale per violazione della competenza legislativa esclusiva statale in materia di disciplina dei rapporti con l’Unione Europea – infondatezza – ricomprensione nel quadro della piena integrazione dei cittadini dell’Unione imposta dall’ordinamento comunitario.

Disciplina regionale in materia di accoglienza e integrazione di cittadini stranieri non comunitari – Attribuzione alla regione della potestà di concludere accordi con soggetti nazionali ed internazionali nella materia delle migrazioni – questione di legittimità costituzionale per abuso del cd. potere estero delle regioni – infondatezza – concreta esercizio di potestà legislativa in vista del completamento e del rafforzamento dell’azione dello Stato in “subjecta materia”, nel rispetto dei fini e con i limiti da esso individuati.

La legge della Regione Toscana 9/06/2009, n. 29, recante norme per l’accoglienza, l’integrazione partecipe e la tutela dei cittadini stranieri nel territorio regionale, ha previsto una serie di interventi a beneficio degli stranieri immigrati, al fine di perseguirne l’accoglienza solidale in un’ottica di garanzia dei principi di eguaglianza e pari opportunità tra i cittadini.

Tali interventi vengono in larga parte riconosciuti a tutti i cittadini stranieri comunque dimoranti nel territorio della regione, a prescindere dunque dalla ricorrenza del possesso di un valido titolo di soggiorno nel territorio dello Stato, ai sensi della disciplina vigente in materia di immigrazione.

Con ricorso del 30/09/2009, il Governo ha quindi ritenuto di sottoporre la disciplina legislativa regionale al sindacato della Corte costituzionale, argomentandone la illegittimità sotto diversi profili.

In primo luogo, si denunziava un profilo di incompatibilità con la Carta fondamentale delle disposizioni di cui agli artt. 2 - comma 2 e 4 – e 6, comma 35 della legge menzionata, per contrasto con l’art. 117, comma secondo, lett. a) e b), Cost. Le disposizioni in parola, prevedendo l’una, la destinabilità degli interventi assistenziali “a tutti i cittadini stranieri, comunque dimoranti sul territorio regionale”, ed ancor più espressamente la seconda, configurando il diritto di ricevere quegli interventi socio-assistenziali urgenti ed indifferibili “a tutte le persone dimoranti nel territorio regionale, anche se prive di titolo di soggiorno”, venivano riconosciute lesive della competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di diritto di asilo, condizione giuridica dello straniero e immigrazione, dando vita, si diceva, ad un sistema socio assistenziale parallelo a beneficio degli stranieri irregolari. Ancora, l’art. 2 comma 4 della L.R., parimenti impugnato, prevedeva l’estensione delle prestazioni agli stessi cittadini comunitari, pur “compatibilmente con le previsioni normative vigenti e fatte salve le norme più favorevoli”.

L’erogazione delle prestazioni in questione veniva in definitiva interpretata dalla difesa erariale come un elemento atto ad agevolare il soggiorno degli stranieri irregolarmente dimoranti nel territorio nazionale, in ciò contrastando con la disciplina statale (T.U. 286/1998) in tema di condizioni legittimanti l’ingresso e la presenza nel Paese di cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea.

Altro similare profilo di censura concerneva poi il disposto di cui all’art. 6, comma 55, lett. d) della L.R. 29/2009, nella parte in cui si consentiva l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale anche a quegli stranieri che avessero proposto ricorso giurisdizionale avverso il provvedimento di diniego del permesso di soggiorno per riconoscimento dello status di rifugiato, per richiesta di asilo politico o protezione sussidiaria ovvero per motivi umanitari.

La disciplina regionale, si deduceva in ultimo, avrebbe altresì violato il principio generale della illegittimità del soggiorno irregolare (cui segue necessariamente il respingimento, l’espulsione o il trattenimento nei CIE), ampliando il novero delle ipotesi eccezionali (come tali, non suscettibili di estensione) idonee a derogare tale regola, contenute nello stesso TU dell’immigrazione.

In ordine ai punti così prospettati, tuttavia, la Corte costituzionale disattende integralmente le argomentazioni esposte, pur arrestandosi, per quel che concerne la censura del solo art. 2 comma 2, ad un profilo di mera inammissibilità della questione.

Nel merito, la sentenza afferma come la disciplina regionale invocata, volta ad estendere agli immigrati irregolari il diritto a ricevere cure sanitarie urgenti e indifferibili, si inserisca nel quadro della inviolabilità dei diritti fondamentali della persona (tra cui il diritto all’assistenza sanitaria), che si caratterizzano per la presenza di un nucleo irriducibile “il quale impone di impedire la costituzione di situazioni prive di tutela”. Del resto, osserva ancora la Corte, la garanzia della prestazione delle cure mediche urgenti a tutti gli individui che ne presentassero il bisogno, a prescindere dalla regolarità o meno del loro soggiorno sul territorio nazionale, è altresì ribadita dalla stessa legislazione statale all’art. 35, comma 3, del TU 286/98, che vale a conferire al precetto normativo in questione la valenza di principio fondamentale della materia, correttamente attuato da parte del legislatore regionale. Alcuna risposta è invece fornita alle perplessità relative alla circostanza che la legge regionale, disponendo nel senso veduto, demandi sostanzialmente alla autonomia della Regione il compito di specificare in quali casi ricorra effettivamente quella “urgenza” e “indifferibilità” degli interventi assistenziali, tale da giustificare l’erogazione della prestazione.

Sotto ulteriore profilo, la riserva concernente i cittadini comunitari viene poi risolta dal Giudice costituzionale ricordando come la parità di trattamento dei primi con i cittadini italiani costituisca un obbligo imposto direttamente dal diritto comunitario (cfr. direttiva 29/04/2004, n. 2004/38/CE), cui il legislatore nazionale ha peraltro correttamente dato attuazione con il d.lgs. n. 30/2007; la disciplina regionale avversata, dunque, si inserisce coerentemente in tale contesto, e non pare in alcun modo idonea a violare lo spazio di intervento riservato al legislatore statale.

Diversa è poi la questione, pur sollevata dal ricorso statale, afferente all’art. 6, comma 11 e 43 della legge regionale in esame, nella parte in cui si prevede, da un lato, che “la Regione promuove intese e azioni congiunte con gli enti locali, con le altre Regioni, con gli uffici centrali e periferici delle amministrazioni statali, con le istituzioni europee e le agenzie delle Nazioni unite competenti nella materia delle migrazioni”, e dall’altro che le intese siano promosse dalla Regione, in conformità alla legislazione statale, anche al fine di “facilitare l’ingresso in Italia di cittadini stranieri per la frequenza di corsi di formazione professionale o tirocini formativi”.

Della conformità alla Costituzione di tali disposizioni si doleva la difesa statale, ravvisando in esse la violazione del sopra menzionato art. 17, comma 2°, lett. a) e c) Cost., nonché del comma 9, il quale attribuisce la potestà alle regioni di concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato. Ciò in quanto il potere estero regionale interverrebbe, nel caso di specie, nella materia delle politiche migratorie di competenza statale, e si sostanzierebbe oltretutto in forme di intesa con enti – gli organismi internazionali – non ricompresi nell’elenco dei soggetti con cui le regioni possono concludere accordi ai sensi della L. n. 131 del 2003.

Rileva tuttavia la Corte come le disposizioni regionali richiamate, lungi dal risolversi in un illegittimo esercizio del cd. potere estero delle Regioni, nel senso riferito dalla difesa dello Stato, costituiscono piuttosto un intervento legittimo da parte del legislatore regionale, complementare rispetto all’intervento del legislatore statale diretto al perseguimento delle finalità da esso stesso indicate.

Il comma 43 del resto, a giudizio della Corte, pare limitarsi legittimamente a consentire alla Regione di concludere accordi internazionali con soggetti terzi, nell’ambito di materie certamente rientranti nella competenza residuale di cui all’art. 117, comma quarto, Cost., lasciando peraltro opportunamente impregiudicato il rispetto della legislazione statale richiesto dal comma nono del medesimo articolo.

La sentenza in esame, in conclusione, ribadisce la complessiva legittimità della legge regionale toscana e rappresenta un valido strumento operativo a disposizione dell’interprete, al fine di scorgere con maggiore chiarezza i confini e le condizioni di ammissibilità dell’intervento legislativo regionale in una materia – quella della determinazione delle politiche migratorie e del trattamento giuridico dello straniero – pur tradizionalmente ancorata alla potestà normativa dello Stato in quanto espressione diretta della sovranità a tale soggetto attribuita, ma che necessita, nondimeno, delle opportune riletture in chiave evolutiva imposte dalle modifiche costituzionali alla forma di stato occorse in seguito alla revisione del titolo V della Costituzione, alla luce del maggiore rilievo oggi riconosciuto al ruolo dell’autonomia regionale.

8.5.   L’ individuazione e la localizzazione dei Centri di identificazione ed espulsione.

Sentenza della Corte Costituzionale 15 aprile 2010, n.134

(Abstrat):

Text Box: Corte cost. n.134 del 15/04/2010Disciplina regionale in materia di localizzazione di Centri di identificazione ed espulsione – divieto di istituire Centri nel territorio regionale – illegittimità costituzionale – violazione della competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di immigrazione - rientra nell’attività di programmazione dei flussi di ingresso e soggiorno nel territorio nazionale.

Con la sentenza in esame, la Corte costituzionale torna sul tema del riparto della potestà legislativa tra Stato e regioni in materia di immigrazione, e dei limiti in cui incorre l’esercizio dalla funzione normativa regionale allorquando, nel disciplinare materie pur astrattamente ascrivibili alla competenza legislativa di tipo concorrente o residuale, giunga ad occupare lo spazio di intervento che l’art. 117 della Costituzione riserva in via esclusiva all’attività normativa statale.

Nello specifico, la Consulta è stata chiamata a valutare la legittimità costituzionale della legge della Regione Liguria (la n. 4/2009) la quale, recando modifiche ad una precedente legge regionale in tema di accoglienza e integrazione sociale degli stranieri immigrati, aveva previsto tra l’altro, all’art. 1, la indisponibilità della Regione ad ospitare sul proprio territorio “strutture o centri in cui si svolgono funzioni preliminari di trattamento e identificazione personale dei cittadini stranieri immigrati”.

Ciò sul presupposto, assunto dalla difesa regionale, secondo cui le finalità di integrazione degli stranieri immigrati che la legge regionale intendeva precipuamente perseguire, collidessero inevitabilmente con la presenza sul territorio dei centri di identificazione ed espulsione previsti dalla normativa statale, compromettendo la realizzazione degli scopi statutari di accoglienza, garanzia delle pari opportunità, accesso ai servizi e tutela delle diversità culturali, linguistiche e religiose.

In contrario avviso, la Corte rileva tuttavia come la disciplina in materia di centri di identificazione ed espulsione - strutture destinate al trattenimento temporaneo degli stranieri immigrati irregolarmente al fine di evitarne la dispersione sul territorio in attesa del materiale allontanamento dai confini statuali - rientri nell’ambito della regolazione del fenomeno migratorio dei cittadini extracomunitari e si inscriva pertanto nell’alveo della potestà esclusiva dello Stato ai sensi dell’art. 117, secondo comma, lett. b) Cost. Il T.U. 286/98, con il quale lo Stato ha effettivamente esercitato tale competenza, individua quale unica fonte abilitata all’individuazione e alla localizzazione dei CIE un successivo decreto del Ministro dell’Interno, da adottarsi “di concerto col Ministro della solidarietà sociale e del tesoro, del bilancio e della programmazione economica” (art. 14, comma 1).

Pertanto, la disciplina regionale volta ad impedire la istituzione dei predetti centri in ambiti determinati del territorio nazionale travalica inevitabilmente le competenze costituzionali della Regione, incidendo sull’attività di programmazione delle politiche di ingresso e soggiorno degli stranieri extracomunitari, di esclusiva spettanza statale. Alla regione, infatti, va riconosciuto un potere di intervento nel settore dell’immigrazione, limitato agli ambiti rientranti nella competenza residuale o concorrente (quali ad es. la garanzia del diritto allo studio o all’assistenza sociale), fatto salvo in ogni caso il rispetto dei principi generali posti dalla legge dello Stato.

8.6.   Sulla legittimità costituzionale delle norme penali in tema di contrasto all’immigrazione clandestina.

Come già evidenziato nella precedente edizione della presente ricerca, i più recenti interventi normativi in materia di contrasto ai fenomeni dell’immigrazione irregolare e clandestina hanno prodotto un deciso inasprimento nella risposta sanzionatoria apprestata dall’ordinamento, ora attraverso l’attrazione nella sfera penalistica di comportamenti prima esclusivamente rilevanti in sede amministrativa, ora mediante l’ampliamento dello spettro applicativo e/o del regime sanzionatorio già precedentemente delineato dalla legislazione sull’argomento. Di tali interventi normativi, la Corte costituzionale è stata chiamata nell’ultimo anno a vagliare la compatibilità con la Carta fondamentale; tra i più rilevanti arresti verranno ora esaminate, in particolare, le pronunce rese in merito alla cd. “aggravante di clandestinità”, di cui al d.L. n. 92/2008, nonché a proposito della autonoma fattispecie di reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, delineata dalla L. n. 94/2009.

L’aggravante di clandestinità. Sentenza della Corte costituzionale dell’8 luglio 2010, n.249

Text Box: Corte cost. n.249 del 08/07/2010(Abstract)

Diritto penale dell’immigrazione – circostanza aggravante dell’aver commesso il fatto “trovandosi illegalmente nel territorio dello Stato – questione di legittimità costituzionale per violazione dell’art. 3 Cost. – irragionevolezza della assimilazione alle fattispecie della recidiva, della latitanza, dell’aver commesso il fatto con abuso di funzione o qualità personali – irragionevole disparità di trattamento con il cittadino comunitario irregolarmente soggiornante nel territorio dello Stato – fondata.

Diritto penale dell’immigrazione – circostanza aggravante dell’aver commesso il fatto “trovandosi illegalmente nel territorio dello Stato – questione di legittimità costituzionale per violazione dell’art. 25 secondo comma Cost. – l’aggravante comporterebbe un inasprimento del regime sanzionatorio per una circostanza del tutto inconferente con il danno o la messa in pericolo del bene giuridico protetto in conseguenza della commissione del reato-base – fondata – contrasta con il principio di materialità del reato la previsione di una circostanza aggravante basata su una mera qualità personale dell’autore, svincolata dal titolo di reato per cui si procede.

Come noto, l’art. 1, lett. f) del d.L. n. 92/2008, convertito con modificazioni in L. n. 125/2008, ha aggiunto il comma 11-bis all’art. 61 c.p., introducendo nel novero delle aggravanti comuni già previste da tale disposizione, la circostanza dell’aver commesso il fatto “trovandosi illegalmente nel territorio dello Stato”. Sottoposta al vaglio della Corte costituzionale, l’aggravante così introdotta è stata tuttavia dichiarata costituzionalmente illegittima agli esiti di un interessante ed articolata pronuncia, della quale varrà ora la pena tratteggiare i passaggi assolutamente fondamentali.

I rimettenti Tribunali di Livorno e Ferrara prospettavano anzitutto una violazione, sotto diversi profili, dell’art. 3 della Costituzione. Si paventava nelle ordinanze introduttive come la norma censurata avesse irragionevolmente accordato analogo trattamento a fattispecie assai diverse tra loro, parificando l’aver commesso un fatto di reato trovandosi illegalmente sul territorio dello Stato (condotta che, peraltro, all’epoca dei giudizi a quo costituiva ancora mero illecito amministrativo), a circostanze aggravanti quali la latitanza (ove la meritevolezza della maggior pena è consacrata da un provvedimento cautelare del giudice), l’abuso della propria qualità o funzione, la recidiva (ove la maggior pericolosità sociale è denotata da una responsabilità penale precedentemente accertata), rispetto alle quali l’aggravio nella risposta sanzionatoria da parte dello Stato trova fondamento su una acclarata maggiore “determinazione nella devianza” del soggetto agente.

L’irragionevolezza, peraltro, risiederebbe anche nell’avere la disposizione censurata desunto una maggiore pericolosità sociale sulla base di una mera carenza di titolo abilitativo al soggiorno, senza aver tuttavia operato una qualche distinzione tra le diverse possibili ipotesi di violazione della legge sull’immigrazione, né aver consentito al soggetto interessato la possibilità di dedurre un “giustificato motivo” a suo discarico.

Inoltre, la circostanza introduceva un aggravamento di pena per i soli stranieri extracomunitari, con ingiustificata disparità trattamento rispetto ai cittadini comunitari, rispetto ai quali la presenza sul territorio dello stato può parimenti atteggiarsi irregolare.

Sotto altro profilo poi, le ordinanze di rimessione denunciavano il contrasto della circostanza aggravante in parola con i principi costituzionali del “fatto materiale” e della personalità della responsabilità penale, di cui, rispettivamente, agli artt. 25, secondo comma e 27, primo comma, Cost., in ragione della non pertinenza della risposa sanzionatoria introdotta con il fatto di reato concretamente commesso. La maggior punizione inflitta al soggetto resosi responsabile di un qualunque reato, per il sol fatto dell’assenza di un titolo legittimante la presenza su territorio nazionale, in altri termini, sembrerebbe punire una mera condizione soggettiva del reo, del tutto svincolata dal disvalore sociale relativo al reato commesso, e reintrodurrebbe surrettiziamente un “diritto penale d’autore” del tutto incompatibile con il dettato costituzionale.

La non pertinenza della punizione al fatto commesso, inoltre, determinerebbe la vanificazione di quella funzione rieducativa assegnata alla pena dall’art. 27, comma terzo, Cost., in modo da determinare un contrasto della disposizione impugnata anche rispetto a tale parametro.

In accoglimento delle ora esposte censure, la Corte argomenta valorizzando il carattere universale dei diritti inviolabili dell’uomo – primo fra tutti, la libertà personale – ricordando come essi spettino “ai singoli non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani (cfr. sentenza n. 105 del 2001)”. “La condizione giuridica dello straniero” – prosegue la Corte – “non deve essere pertanto considerata – per quanto riguarda la tutela di tali diritti – come causa ammissibile di trattamenti diversificati e peggiorativi, specie nell’ambito del diritto penale, che più direttamente è connesso alle libertà fondamentali della persona, salvaguardate dalla Costituzione con le garanzie contenute negli artt. 24 e seguenti, che regolano la posizione dei singoli nei confronti del potere punitivo dello Stato”. “Il rigoroso rispetto dei diritti inviolabili” – conclude la sentenza, “implica l’illegittimità di trattamenti penali più severi fondati su qualità personali dei soggetti che derivino dal precedente compimento di atti «del tutto estranei al fatto-reato», introducendo così una responsabilità penale d’autore «in aperta violazione del principio di offensività “.

Nel caso di specie, come rilevato nelle ordinanze di rimessione, non sussiste un apprezzabile nesso logico tra il reato commesso e la circostanza, del tutto esterna, che il soggetto agente avesse precedentemente contravvenuto alle leggi che regolano l’ingresso nello Stato; tale circostanza, infatti, non determina un maggior danno, né una maggiore esposizione al pericolo per il bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice, mentre consegue, evidentemente, il risultato di punire con diverso trattamento sanzionatorio condotte apertamente identiche (es. lo stesso furto o lo stesso omicidio), per il sol fatto di esser state poste in essere da soggetti aventi o meno titolo per soggiornare sul territorio dello Stato.

Lo straniero, per utilizzare la definizione della Corte, è reso oggetto di uno “stigma” al momento del suo ingresso non autorizzato nel territorio nazionale, che lo penalizza una prima volta in via diretta, mediante la sanzione amministrativa (ora titolo autonomo di reato, come tra breve si dirà) precipuamente ricollegata alla violazione delle norme sull’ingresso e il soggiorno, ed una seconda volta in via indiretta, attraverso la più severa punizione per ogni eventuale episodio criminoso – ancorché del tutto svincolato dalla illegalità del suo ingresso - del quale si rendesse responsabile.

Sulla scorta di tali argomentazioni, la Corte ha dunque dichiarato costituzionalmente illegittima l’aggravante in esame, per contrasto con gli art. 3, comma 1 e 25, comma 2, Cost.

Il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Sentenza della Corte costituzionale del 14 luglio 2010, n. 250.

(Abstract)

Text Box: Corte cost. n.250 del 14/07/2010Reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato – questione di legittimità costituzionale (q.L.c.) per mancata rispondenza al principio di materialità – non fondata – il reato punisce un effettivo comportamento materiale e non una mera condizione personale o sociale dell’immigrato.

Reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato – q.L.c. per mancata rispondenza al principio di colpevolezza – non fondata – la condotta non è di “mera disobbedienza” ma idonea ad ledere l’interesse dello Stato al controllo delle frontiere in vista della tutela di beni giuridici di sicura rilevanza costituzionale.

Reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato – q.L.c. per contrasto col principio di eguaglianza – norma accomunerebbe fattispecie assai diverse tra loro (straniero entrato illegalmente e mantenuto da proventi di attività criminose e straniero entrato legalmente e inserito nel tessuto sociale a cui sia in seguito scaduto il titolo legittimante il soggiorno) – non fondata – possibilità di graduare la pena all’intendo dell’intervallo edittale e possibilità di dichiarare improcedibile l’azione per “particolare tenuità del fatto” costituiscono opportuni contemperamenti.

Reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato – q.L.c. per violazione del principio di ragionevolezza – la norma costituirebbe un’ulteriore risposta sanzionatoria rispetto ad una fattispecie già originante un separato procedimento amministrativo anch’esso finalizzato al medesimo obiettivo (il materiale allontanamento dello straniero) - non fondata – il procedimento penale è infatti accessorio rispetto a quello amministrativo.

Reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato – q.L.c. per violazione dei diritti fondamentali e del principio solidaristico – non fondata – tale violazione sarebbe eventualmente imputabile alle norme che a monte disciplinano i flussi migratori.

Reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato – q.L.c. per violazione del principio di eguaglianza – omessa previsione della clausola “senza giustificato motivo”già prevista per il similare reato di inottemperanza all’ordine di allontanamento – non fondata – le fattispecie di reato non sono assimilabili per la diversa configurazione ed il diverso rigore punitivo che le caratterizza – in ogni caso la incontestata possibilità di invocate le scriminanti generali oltre alle cause di esclusione della colpevolezza rende la nuova fattispecie criminosa compatibile con il principio di colpevolezza.

Il nuovo reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, avente natura contravvenzionale, è stato recentemente sottoposto allo scrutinio di costituzionalità della Consulta, in relazione alle molteplici ed argomentate censure sollevate in via incidentale dai Giudici di Pace di Lecco e di Torino, nel corso di altrettanti giudizi di merito dinanzi ad essi pendenti.

Le censure in parola, integralmente disattese dalla Corte, possono utilmente suddividersi in censure volte a far dichiarare la completa illegittimità costituzionale della norma incriminatrice, siccome dirette contro la stessa legittimità costituzionale del nuovo reato, e riserve in ordine a specifici profili di configurazione della fattispecie criminosa, rispetto ai quali l’invocato intervento della Corte non sarebbe valso ad una totale ablazione dell’incriminazione in parola, bensì ad una più semplice modificazione della previsione legislativa.

Con riguardo al primo dei riferiti ordini di riserve, spiccano gli argomenti utilizzati dai giudici a quo allo scopo di denunciare la paventata violazione dei principi di necessaria materialità ed offensività del reato - entrambi aventi fondamento costituzionale nell’art. 25, secondo comma, Cost, come corollari del principio di legalità. Ad opinione dei giudici rimettenti infatti, la norma considerata penalizzerebbe non già una condotta, effettivamente esplicitata in un fatto materiale provocante il danno o la messa in pericolo di un bene giuridico costituzionale, bensì essenzialmente nella penalizzazione di una condizione sociale o personale (quella di clandestino), costruita su una presunzione assoluta di pericolosità sociale che appare del tutto inconferente rispetto all’id quod plerumque accidit, oltreché svincolata da qualsiasi accertamento in concreto in ordine alla pericolosità dell’immigrato. Inoltre, perseguendo penalmente l’”ingresso” e il “soggiorno” nel territorio dello Stato, si sarebbe introdotta una fattispecie di reato di mera disobbedienza, non idonea a pregiudicare – seppur nella forma più mitigata della semplice messa in pericolo – alcun bene giuridico protetto.

In contrario avviso, la Corte rileva come, da un lato, la norma in questione sanzioni invece un preciso fatto materiale, conseguente ad una condotta individuata dai termini “far ingresso” e “soggiornare”, che non può esser ridotta alla punizione (non rimproverabile) di una semplice condizione personale o sociale del soggetto agente; d’altro canto, operando un riferimento alla categoria del bene giuridico circa la suddivisione teorico-concettuale in beni giuridici “finali” (di sicuro rilievo costituzionale), e beni giuridici “strumentali”, poiché funzionali alla tutela dei primi, la sentenza afferma come il bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice sia agevolmente individuabile nell’interesse dello Stato al controllo e alla gestione dei flussi migratori, definito quale momento essenziale di manifestazione della sovranità, preordinato, poiché strumentale, alla garanzia di beni giuridici di sicuro rilievo costituzionale quali la sicurezza, la sanità pubblica, l’ordine pubblico, ancor più nell’ottica del rispetto dei vincoli derivanti dall’ ordinamento comunitario e internazionale in materia di immigrazione.

Il fatto poi che la tutela di tali rilevanti interessi sia perseguita dalla legge mediante l’utilizzo del più afflittivo fra gli strumenti a disposizione, quello penalistico, è circostanza che non può rilevare a parere della Corte nel contesto di un giudizio di costituzionalità, essendo precipua espressione della discrezionalità del legislatore in ordine alle scelte di criminalizzazione e dunque insindacabile sul piano della legittimità costituzionale, se non sotto il profilo (per altro non ricorrente) della manifesta irragionevolezza o arbitrarietà.

Un ulteriore motivo di censura è dato poi scorgere nelle ordinanze di rimessione con riferimento al profilo della violazione del principio di eguaglianza, sul presupposto che la norma in parola accorderebbe il medesimo trattamento giuridico a situazioni assai diverse tra loro, specie in riferimento al grado di allarme sociale che esse appaiono idonee a destare: la condizione di chi fa ingresso clandestinamente nel territorio dello Stato, vivendo magari dei proventi di successive attività delittuose (immigrazione clandestina) e la situazione in cui versi l’immigrato il quale, a seguito di un pur legittimo ingresso nel territorio dello Stato e di un proficuo inserimento nel tessuto socioeconomico del Paese, abbia in seguito perduto il titolo legittimante propria permanenza sul territorio (immigrazione irregolare).

Dinanzi a tale obiezione, la Corte reagisce affermando la non irragionevolezza della scelta legislativa operata, ancor più se si considera che, da un lato, la possibilità per il giudice di declinare la pena all’interno della forbice edittale prefissata e, dall’altro, l’applicabilità dell’istituto della improcedibilità dell’azione “per particolare tenuità del fatto” (ex art. 34, d.lgs. n. 274 del 2000), costituiscono strumenti di opportuna graduazione e adattamento della risposta sanzionatoria al caso concreto, che consentono di scongiurare possibili sperequazioni nel trattamento punitivo.

Così come, per altro verso, non appare irragionevole alla Corte la circostanza che il legislatore abbia preveduto una autonoma fattispecie di reato – originante un correlativo procedimento penale – nonostante la medesima condotta sanzionata (l’ingresso e il soggiorno illegali) comportino altresì l’apertura a carico dell’interessato del procedimento amministrativo culminante con il provvedimento di espulsione, con il risultato di una doppia risposta sanzionatoria a fronte della medesima violazione, ed in vista del perseguimento del medesimo obiettivo (l’allontanamento dello straniero illegalmente presente sul territorio nazionale).

In senso contrario, si argomenta che “alla luce della complessiva configurazione della norma in esame, il legislatore mostra di considerare l’applicazione della sanzione penale come un esito “subordinato” rispetto alla materiale estromissione dal territorio nazionale dello straniero ivi illegalmente presente”, sulla base sia della previsione dell’art. 10, comma 2, del T.U. n. 286/1998, il quale consente che lo straniero destinatario di provvedimento penale possa essere espulso in via amministrativa senza necessità del nulla osta da parte dell’autorità giudiziaria, sia della considerazione di un diminuito interesse dello Stato alla punizione di soggetti ormai estromessi dal proprio territorio

In ultimo, dinanzi alle obiezioni volte ad evidenziare una possibile lesione dei diritti inviolabili della persona, nonché del principio di solidarietà di cui all’art. 2 della Costituzione, la sentenza oppone due essenziali contrarie argomentazioni. Da una parte, si dice, ove la tesi della violazione dei diritti dell’uomo fosse accolta, ciò comporterebbe che le imputate principali di tale lesione si rivelerebbero non già le disposizioni in tema di penalizzazione dell’ingresso e del soggiorno contra legem, bensì quelle stesse leges che, a monte, hanno disciplinato, regolato e limitato lo sviluppo dei flussi migratori. Sotto diverso profilo, non va poi trascurato che la tutela dei diritti dell’uomo, insieme con la necessaria garanzia dell’operatività del principio solidaristico, devono in ogni caso misurarsi con diverse e talvolta antitetiche istanze (quali ad esempio la tutela della sicurezza, dell’ordine pubblico e della sanità), aventi parimenti rango costituzionale; tale contemperamento, operato mediante la nota tecnica del bilanciamento, spetta in primo luogo al legislatore ordinario, il quale resta libero di operare la proprie scelte di valore con il solo limite, di nuovo, della manifesta irragionevolezza, non ritenuto affatto travalicato nel caso di specie.

Con riferimento al secondo ordine di censure più sopra delineato, mosse contro la disciplina legislativa in esame non già al fine di una sua completa rimozione, ma al più limitato scopo di una correzione di taluni specifici profili, viene in rilievo infine l’obiezione per la quale la norma incriminatrice in corso di analisi non consentirebbe al soggetto interessato di accludere un “giustificato motivo” a fondamento della mancata osservanza delle regole in materia di soggiorno e ingresso nel territorio, tale da rendere la sua condotta non punibile. Il parametro di costituzionalità violato, in ipotesi, si rivelerebbe ancora una volta l’art. 3 Cost. sub specie di lesione del principio di uguaglianza, laddove la norma dell’art. 14, comma 5-ter, del d.lgs. n. 286/98, dettata in merito alla similare fattispecie di reato per omessa osservanza dell’ordine del Questore di lasciare il territorio nazionale, prevedrebbe invece la possibilità per lo straniero di avvalersi della causa di giustificazione in parola.

Senonchè la Corte, nuovamente disattendendo le prospettazioni del rimettente, dopo aver incidentalmente ribadito la valenza interpretativa attribuibile alla locuzione “giustificato motivo” –la quale, lungi dal contenere un mero rinvio alle cause di giustificazione in senso tecnico già presenti nell’ordinamento penale, “ha tuttavia riguardo a situazioni ostative di particolare pregnanza che incidano sulla stessa possibilità, oggettiva o soggettiva di adempiere all’intimazione (…) e non anche ad esigenze che riflettano la condizione tipica del migrante economico” - compie un articolato ragionamento teso a dimostrare la non obbligatorietà della inclusione di siffatta clausola all’interno della fattispecie incriminatrice de qua.

Da una parte infatti si ricorda come, ai fini del rispetto del principio di colpevolezza, la mancanza della clausola non impedisca che le esimenti generali – ed in particolare quella dello stato di necessità di cui all’art. 54 c.p. – insieme con le cause comuni di esclusione della colpevolezza (come ad esempio l’ignoranza inevitabile della legge penale di cui all’art. 5 c.p.), trovino comunque applicazione anche per il reato in esame; similmente, in virtù dell’operare del principio ad impossibilia nemo tenetur, valevole, ricorda la Corte, per la generalità delle fattispecie omissive proprie, il soggiorno nel territorio dello Stato non integra la fattispecie tipica del reato ogni volta che vi sia impossibilità, materiale o giuridica, di adempiere al precetto normativo teso a proibire l’ulteriore trattenimento dello straniero.

D’altra parte, la diversità di regime accordato alle due fattispecie considerate (con previsione solo per il reato di inottemperanza all’ordine del Questore di abbandonare il territorio nazionale della possibilità di invocare il “giustificato motivo”) riflette direttamente, conclude la sentenza, la diversa afflittività ed il differente rigore sanzionatorio che connota i due reati in esame. L’inottemperanza all’ordine del Questore infatti, richiama ad una forma di espulsione amministrativa la cui esecuzione viene rimessa, in deroga alla regola dell’accompagnamento coattivo, direttamente allo straniero intimato, il quale può facilmente trovarsi in condizioni che rendano considerevolmente difficoltoso l’adempimento, anche in ragione della esiguità del termine previsto dalla legge (5 giorni). Non paragonabile, sotto questo profilo, “è la contravvenzione di cui al censurato art. 10-bis del d.lgs. n. 286 del 1998, che reprime con semplice pena pecuniaria la generica inosservanza delle disposizioni in tema di soggiorno (oltre che di ingresso) dello straniero nel territorio dello Stato: e ciò indipendentemente dall’intervento di un ordine amministrativo individualizzato, caratterizzato da uno stretto termine di adempimento e atto ad innescare un netto salto di qualità della risposta punitiva”.

8.7.   L’autorizzazione all’ingresso del genitore per gravi motivi connessi allo sviluppo del minore.

Sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione del 25 ottobre 2010, n.21799.

Text Box: Cass. S.U. n. 21799 del 25/10/2010Straniero privo di titolo all’ingresso e al soggiorno – autorizzazione ex art. 31, comma 3, T.U.286/1998 a permanere o a far ingresso nel territorio dello Stato per gravi motivi connessi allo sviluppo psicofisico del figlio minore soggiornante – interpretazione restrittiva della clausola generale dei “gravi motivi” – riferibile esclusivamente a situazioni emergenziali o contingenti – non ammissibile alla luce della protezione costituzionale e sovranazionale accordata all’interesse del minore e al bene dell’unità familiare - necessità di adeguato bilanciamento tra le esigenze di tutela del minore e le garanzie dell’ordine pubblico – diritto del genitore di conseguire l’autorizzazione alla sola condizione della positiva verifica da parte del giudice circa la effettiva ed attuale sussistenza di un pericolo per l’equilibrio psicofisico del minore derivante dall’allontanamento.

La Corte di Cassazione è intervenuta con una rilevante pronuncia, dirimendo un precedente contrasto di indirizzi, sulla questione relativa all’autorizzazione straordinaria all’ingresso e al soggiorno, concessa al genitore di minore che si trovi sul territorio italiano. Il contrasto di indirizzi, in particolare, traeva origine dalla interpretazione della clausola dei “gravi motivi, connessi con lo sviluppo psicofisico [del minore, n.d.r.]”, cui l’art. 31, comma 3, del T.U. 286/98, subordina il rilascio dell’autorizzazione in parola al genitore, quando questi sia sprovvisto di regolare titolo per l’ingresso o la permanenza nel territorio dello Stato.

Rileva la Corte come il formante giurisprudenziale del tutto prevalente esigesse la ricorrenza di situazioni a carattere emergenziale o contingente, che ponessero in pericolo lo sviluppo normale della persona del minore, non essendo per contro sufficiente la sussistenza di esigenze riconnesse alle “ordinarie necessità di accompagnare il processo d’integrazione ed il percorso educativo” del minore, che per quanto rilevanti non apparivano idonee a soddisfare il requisito della straordinarietà o quello della contingenza.

In contrario avviso tuttavia, e riecheggiando le argomentazioni di un indirizzo minoritario, le Sezioni Unite aprono ad una interpretazione diversa ed estensiva dei menzionati “gravi motivi” legittimanti la concessione dell’autorizzazione, rimarcando il rango costituzionale, comunitario e sovranazionale del diritto all’unità familiare e della protezione riconosciuta alla persona del minore (si richiamano gli artt. 29 e 30 Cost.; il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (reso esecutivo con la legge 881 del 1977; la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo ratificata dalla legge 176/1991; il diritto al rispetto della vita familiare sancito dalla CEDU e da ultimo interamente trasfuso nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nella versione derivante dal Trattato di Lisbona).

Tale riconoscimento non vale di per sé ad attribuire, in ogni caso e a qualunque condizione, prevalenza al diritto del minore sopra ogni altra esigenza, ed in particolare sopra l’esigenza, parimenti riconosciuta a livello costituzionale ed internazionale, di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale attraverso la disciplina dell’immigrazione, ma richiede tuttavia un adeguato bilanciamento fra i valori in gioco, operabile in primis dal legislatore nella elaborazione della disciplina positiva, ed in secondo luogo da parte dell’interprete, nell’applicazione concreta di tale disciplina.

Pertanto, a giudizio della Corte, un’interpretazione costituzionalmente orientata della clausola dei “gravi motivi” di cui all’art. 31 comma 3 del T.U., non consente di riferire la previsione normativa alle solo circostanze dotate del carattere della eccezionalità o della emergenzialità, ben potendo essere ricondotte sotto lo spettro applicativo della previsione astratta, in quanto rispondenti ad un adeguato bilanciamento, quelle situazioni, anche non emergenziali ma ordinarie e prevedibili, nelle quali la privazione del genitore realizza per il figlio minore “un danno effettivo, concreto, percepibile ed obbiettivamente grave che in considerazione dell'età o delle condizioni di salute ricollegabili al complessivo equilibrio psico-fisico deriva o è altamente probabile deriverà al minore, dall'allontanamento dei familiare o dal suo definitivo sradicamento dall'ambiente in cui è cresciuto”.

Né, del resto, una tale interpretazione corre il rischio di risolversi in una generalizzata “sanatoria” per tutte le situazioni di straniero clandestino o irregolare con prole in Italia (con l’effetto di sbilanciare il risultato ermeneutico a tutto favore delle esigenze familiari e ad esclusivo nocumento delle necessità di ordine e sicurezza pubblica), atteso l’obbligo di puntuale verifica, da condurre in concreto e caso per caso, della effettiva pericolosità sull’equilibrio del minore di un eventuale allontanamento del genitore, che non può certo dirsi aprioristicamente esistente; ed ancor più se si considera che il titolo autorizzatorio del soggiorno permane, nella sua provvisorietà e revocabilità, strettamente legato alla situazione del minore ed alle sue esigenze, cessate le quali il genitore non può più godere di quella protezione “riflessa” del proprio interesse a permanere nel territorio dello Stato.

Essendo unicamente l’esigenza di preservare il bene dell’unità familiare ad esser protetto dalla norma, s’impone al giudice minorile “di accertare pregiudizialmente che la coesione familiare vi sia stata davvero e che nell'ambito di essa lo straniero richiedente abbia esercitato effettivamente a beneficio del figlio minore la propria funzione genitoriale, la cui improvvisa interruzione costituirebbe un nocumento irreversibile per il suo sviluppo psicofisico; ovvero, se si stratta di minore in tenerissima età (significativamente considerata una variabile dalla norma), che sussista la sua idoneità effettiva ad occuparsi del minore, ad allevarlo in un ambiente familiare idoneo a garantirne la crescita, nonché a prendersi carico dei bisogni e dei problemi di lui”. Soltanto al ricorrere di tali presupposti, da valutarsi unitamente ad ogni ulteriore circostanza di fatto, l’autorizzazione alla permanenza del genitore può dirsi legittimamente concessa, pur al di là di un’effettiva straordinarietà od eccezionalità della situazione concreta.

 


Appendice statistica

Struttura e metodologia

Come tutti i fenomeni complessi l’integrazione non è oggetto di una misurazione diretta (cioè non esiste un dato che possa, da solo, restituirne la dimensione) bensì indiretta : occorre cioè costruire un sistema che metta insieme e sintetizzi una serie di dati diversi, ciascuno riferito a fenomeni che sono correlati in maniera significativa con il più ampio fenomeno dell’integrazione. I dati di questi fenomeni possono così assurgere a indicatori e, opportunamente trattati, possono confluire nella costruzione di apposito indice sintetico.

“L’immigrazione in Toscana nel 2010” ha assunto come base metodologia quella indicata nel VII Rapporto del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, pubblicato a Roma nel luglio del 2010, cercando di seguire il più possibile la traccia teorica di costruzione degli indici di integrazione degli immigrati, indicata in tale Rapporto, ma rapportandola alle singole province ed alla regione Toscana.

Indici e indicatori

Come nel Rapporto CNEL, sono stati mantenuti i tre ambiti tematici correlati, secondo una specifica pertinenza, al potenziale di integrazione degli immigrati in ciascuna provincia. Questi ambiti tematici corrispondono ad altrettanti indici:

1.     l’indice di attrattività territoriale, che misura il potere di ciascuna provincia di attrarre e trattenere stabilmente al proprio interno quanta più popolazione immigrata presente a livello regionale;

2.     l’indice di inserimento sociale, che misura il grado di radicamento nel tessuto sociale ed il livello di accesso ai servizi fondamentali da parte degli immigrati, in ciascuna provincia;

3.     l’indice di inserimento occupazionale, che misura il grado e la qualità dell’inserimento lavorativo degli immigrati nel mercato locale.

In relazione a ciascuno dei tre indici, è stata selezionata dai ricercatori dello CNEL, una serie di indicatori statistici, 5 per ciascun indice tematico, per un totale di 15.

Per ciascun indicatore il valore di partenza di ogni contesto territoriale è stato convertito in un valore di scala da 1 a 100, in modo tale che ad 1 corrispondesse il valore di partenza più basso, fra quelli riscontrati nella classe territoriale rappresentata dalle province toscane, ed a 100 quello più alto, con tutti i valori intermedi compresi in questo intervallo in maniera proporzionale alle distanze originarie (più avanti sarà riportata la formula matematica utilizzata per la trasposizione).

I rispettivi indici sintetici, poi, sono stati elaborati sommando i valori trasformati che ciascuna provincia ha ottenuto negli indicatori di pertinenza di ogni indice e dividendo il risultato per il numero degli indicatori su cui ci si è effettivamente basati, al fine di ricavare così la media dei valori trasformati degli indicatori utilizzati.

Su tali medie sono state costruite le graduatorie degli indici sintetici ordinando le province da quello con il valore più alto (uguale o più prossimo a 100), a quello con il valore più basso (uguale o più prossimo a 1).

I valori trasformati degli indicatori e degli indici sono stati, poi suddivisi in 5 fasce di gradazione:

1.     minima (da 1 a 20);

2.     bassa (da 21 a 40);

3.     media (da 41 a 60);

4.     alta (da 61 a 80);

5.     massima (da 81 a 100).

Indice di attrattività territoriale

Secondo le indicazioni riportate nel VII Rapporto CNEL, sugli “ Indici di integrazione degli Immigrati in Italia”, l’indice di attrattività si riferisce alla capacità relativa che ciascun territorio ha di attirare e trattenere stabilmente al proprio interno la popolazione straniera presente, nel caso di questa pubblicazione, nel territorio toscano. Si tratta, quindi, di un indice attraverso il quale, al di là di qualsiasi pretesa di esaustività, ci si accosta ai diversi contesti locali tentando di tradurre, in misura statistica, la capacità di richiamo da questi esercitata nei confronti dell’immigrazione in rapporto a tutti gli altri.

Gli indicatori presi in considerazione, rappresentano un termine di riferimento rilevante, in quanto mirano a mettere in luce le caratteristiche e le dinamiche demografiche dell’immigrazione a livello territoriale, le quali sono al tempo stesso effetto e punto di partenza dei processi di inserimento e integrazione.

In quest’ottica, quindi, si tratta di un punto di osservazione e di comprensione del fenomeno importante per tutti gli Enti locali chiamati alla gestione dei servizi ed alla promozione dell’inclusione degli stranieri nel proprio contesto.

L’analisi seguente propone un’analisi di sintesi basata su cinque indicatori:

·     Indicatore di incidenza (fonte, Istat 2010), definito come percentuale degli stranieri residenti nelle province sul totale della popolazione residente nelle province;

·     Indicatore di densità (fonte Istat, 2010), definito come numero medio di stranieri residenti per chilometro quadrato;

·     Indicatore di ricettività migratoria (fonte, Istat 2010), definito come percentuale del saldo migratorio interno degli stranieri (differenza tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche da e per altri Comuni italiani) sul totale delle iscrizioni anagrafiche da altri Comuni di cittadini stranieri nelle province;

·     Indicatore di stabilità (fonte Istat 2010), definito come percentuale di minori stranieri sul totale della popolazione straniera residente nelle province;

·     Indicatore di appartenenza familiare (fonte Istat 2010), definito come percentuale di famiglie con almeno un componente straniero sul totale delle famiglie residenti nelle province.

Ciò che gli indicatori tentano di misurare, in questo caso, è quanto un territorio risulti nel complesso, appetibile per lo stabilirsi di immigrati, in quanto vi trovano quel mix di risorse e servizi che risponde alle aspettative del proprio progetto migratorio e sia in grado di valorizzare la loro presenza.

Ciascuna provincia, potrebbe, quindi, utilizzare questa analisi non solo per testare le proprie politiche di integrazione dei migranti, ma anche per verificare la sostenibilità del proprio modello di sviluppo territoriale, individuandone i punti di forza e di debolezza.

Dall’osservazione della tabella relativa all’indice sintetico di attrattività misurato sulle dieci province toscane, emerge una situazione di polarizzazione fra la provincia di Prato, che si colloca al primo posto con una fascia di intensità massima, e le altre province che seguono tutte con punteggi che le collocano in fasce di intensità medie e basse. Prato, inoltre, anche secondo l’analisi effettuata a livello nazionale dal CNEL, secondo gli stessi parametri statistici utilizzati nella presente ricerca, si colloca al 4° posto nella graduatoria delle province a livello nazionale, mentre le altre province si collocano tutte dal 28 esimo posto in poi.

Tabella 68 - Toscana. Indice di attrattività territoriale: graduatoria delle province

Provincia

Valore dell’indice

Fascia d’intensità

Prato

88,2

Massima

Firenze

48,0

Media

Pisa

45,0

Media

Arezzo

43,7

Media

Pistoia

43,0

Media

Siena

42,8

Media

Livorno

38,6

Bassa

Lucca

37,8

Bassa

Grosseto

36,6

Bassa

Massa Carrara

29,3

Bassa

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Dal punto di vista della metodologia statistica utilizzata, il valore numerico indicato dall’indice sintetico è dato dalla media aritmetica dei singoli valori trasformati ottenuti, dalle province, nella graduatoria dei singoli indicatori.

Di seguito si riportano le tabelle con le graduatorie delle province ordinate secondo i cinque indicatori che sono stati utilizzati per la costruzione dell’indice.

Tabella 69 - Toscana. Indicatore di incidenza: graduatoria delle province. Anno 2009

Provincia

Dato

Valore trasformato

Fascia d’intensità

Prato

12,7

89,0

Massima

Firenze

10,5

70,6

Alta

Siena

10,3

68,9

Alta

Arezzo

10,2

68,1

Alta

Pistoia

8,9

57,2

Media

Grosseto

8,4

53,0

Media

Pisa

8,1

50,5

Media

Lucca

6,8

39,5

Bassa

Livorno

6,3

35,3

Bassa

Massa Carrara

6,3

35,3

Bassa

Toscana

9,1

 

 

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 70 - Toscana. Indicatore di densità: graduatoria delle province. Anno 2009

Provincia

Dato

Valore trasformato

Fascia d’intensità

Prato

86,1

100,0

Massima

Firenze

29,6

31,7

Bassa

Pistoia

27

28,5

Bassa

Livorno

17,9

17,5

Minima

Lucca

14,9

13,9

Minima

Pisa

13,8

12,6

Minima

Arezzo

11

9,2

Minima

Massa Carrara

11

9,2

Minima

Siena

7,3

4,7

Minima

Grosseto

4,2

1,0

Minima

Toscana

14,7

 

 

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 71 - Toscana. Indicatore di stabilità: graduatoria delle province. Anno 2009

Provincia

Dato

Valore trasformato

Fascia d’intensità

Prato

26,7

85,7

Massima

Arezzo

21,5

61,4

Alta

Pistoia

21,4

57,6

Media

Firenze

21,1

56,0

Media

Siena

20,9

55,0

Media

Lucca

20,3

51,8

Media

Pisa

20,3

51,8

Media

Grosseto

18,6

42,8

Media

Massa Carrara

18,0

39,6

Bassa

Livorno

17,4

36,4

Bassa

Toscana

21,0

 

 

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat


Tabella 72 - Toscana. Indicatore di ricettività migratoria: graduatoria delle province. Anno 2009

Provincia

Dato

Valore trasformato

Fascia d’intensità

Prato

15,35

66,6

Alta

Livorno

12,94

55,4

Media

Pisa

11,0

46,3

Media

Lucca

8,58

35,1

Bassa

Grosseto

5,99

23,0

Bassa

Massa Carrara

4,5

16,0

Minima

Pistoia

2,53

7,0

Minima

Arezzo

0,05

1,0

Nulla

Firenze

-0,48

1,0

Nulla

Siena

-0,63

1,0

Nulla

Toscana

4,4

 

 

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 73 - Toscana. Indicatore di appartenenza familiare: graduatoria delle province. Anno 2009

Provincia

Dato

Valore trasformato

Fascia d’intensità

Prato

12,37

92,4

Massima

Siena

11,59

80,1

Alta

Arezzo

11,32

77,5

Alta

Firenze

11,22

76,6

Alta

Pistoia

9,64

61,7

Alta

Grosseto

9,44

59,8

Media

Pisa

9,43

59,7

Media

Livorno

7,98

46,6

Media

Lucca

7,84

44,7

Media

Massa

7,67

43,1

Media

Toscana

10,04

 

 

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Metodologia di calcolo

Dopo aver calcolato il valore degli indicatori nelle singole province (così come indicato nell’enunciazione stessa degli indicatori), si è operata una trasformazione dei dati empirici al fine di rendere omogenei i dati e poterli utilizzare correttamente. In pratica le variabili indicatrici sono state ricondotte ad una stessa scala di misura, svincolate, quindi, dalle loro unità di misura originali e dall’influenza dell’ordine di grandezza e della variabilità intrinseca.

A questo fine si è adottata la procedura che segue.

Indicando con X una qualsiasi variabile indicatrice, con Xi il suo valore empirico sull’unità territoriale

(provincia) e con xi il corrispondente valore trasformato, si è posto che sia

dove l e L indicano gli estremi della scala di misura a cui sono da ricondurre gli indicatori e m(X) e M(X) gli estremi, rispettivamente inferiore e superiore, della scala di misura propria dell’indicatore. Dalla precedente formula di ottiene il valore trasformato

Per la scala di misura delle variabili trasformate si è posto l=1 e L=100; gli estremi empirici della scala minimi – m(X)- e massimi – M(X) richiedono di essere scelti in modo opportuno perché abbia significato la scala l,L, come scala di misura del potenziale di integrazione.

Nel caso di specie gli indicatori partivano da un valore empirico delle varie province rappresentato per la quasi totalità dei casi da percentuali, e quindi da valori mediani sui valori minimi e massimi di ogni singola provincia.

Al fine di trovare valori significativi nella costruzione e trasposizione in una scala minima e massima, quindi, è stato cercato il valore massimo espresso dai singoli Comuni della provincia con la percentuale più alta, che diventava il valore massimo di riferimento nella nostra scala, ed il valore minimo espresso dai Comuni della provincia con la percentuale più bassa. Che diventava il valore minimo di riferimento.

La scala su cui sono stati costruiti i valori trasformati dei singoli indicatori è la seguente:

Indicatore di incidenza:

·     Comune con il valore più alto: Prato (13,7%)=M(X)

·     Comune con il valore più basso: Zeri (2,2%)=m(X)

Indicatore di stabilità:

·     Comune con il valore più alto: Montemurlo (29,4%)=M(X)

·     Comune con il valore più basso: Capoliveri (10,7%)=m(X)

Indicatore di ricettività migratoria:

·     Comune con il valore più alto: Poggio a Caiano (22,5%)=M(X)

·     Comune con il valore più basso: Siena (1,26 %)=m(X)

Indicatore di appartenenza familiare

·     Comune con il valore più alto: Prato (13,7%)=M(X)

·     Comune con il valore più basso: Zeri (3,2%)=m(X)

Per quanto concerne l’indicatore di densità in considerazione dell’estrema variabilità della superficie in kmq i valori minimi e massimi sono rappresentati dal numero medio di abitanti stranieri per kmq in provincia di Grosseto (m(X)= 4,2) e da quello della provincia di Prato (M(X)=86,1).


Tabelle statistiche

Tabella 74 - Popolazione totale residente per provincia al 01/01/2010

Provincia

Maschi

Femmine

Totale

Arezzo

169.390

178.737

348.127

Firenze

475.155

516.707

991.862

Grosseto

109.035

118.028

227.063

Livorno

163.898

177.555

341.453

Lucca

188.350

203.832

392.182

Massa Carrara

98.084

105.558

203.642

Pisa

201.174

212.980

414.154

Pistoia

140.314

151.794

292.108

Prato

121.231

126.943

248.174

Siena

130.604

140.761

271.365

Toscana

1.797.235

1.932.895

3.730.130

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 75 - Popolazione straniera residente per provincia al 01/01/2010

Provincia

Maschi

Femmine

Totale

Arezzo

17.121

18.392

35.513

Firenze

49.744

54.235

103.979

Grosseto

8.823

10.270

19.093

Livorno

9.870

11.806

21.676

Lucca

12.452

14.050

26.502

Massa Carrara

6.302

6.470

12.772

Pisa

16.712

16.940

33.652

Pistoia

11.827

14.305

26.132

Prato

16.025

15.425

31.450

Siena

13.055

14.922

27.977

Toscana

161.931

176.815

338.746

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 76 -Bilancio demografico popolazione totale, per provincia al 01/01/2010

Saldo migratorio

2.682

9.617

2.230

1.976

3.503

953

4.410

1.991

2.092

2.588

32.042

Cancellati

Altri cancellati

631

3.138

260

1.041

550

174

791

893

1.427

443

9.348

per estero

584

985

348

544

450

242

616

458

224

436

4.887

per altri comuni

6.880

25.164

4.518

5.734

7.963

3.861

11.263

6.986

5.303

7.105

84.777

Iscritti

da estero

3.178

11.549

2.251

2.863

2.969

1.243

3.652

2.400

2.545

2.895

35.545

da altri comuni

7.425

26.302

5.002

6.237

9.147

3.921

13.164

7.605

5.556

7.546

91.905

Saldo nat.

-879

-2.418

-1.028

-1.214

-1.521

-1.009

-534

-479

48

-696

-9.730

Morti

3.923

11.192

2.810

4.028

4.691

2.488

4.414

3.034

2.408

3.122

42.110

Nati

3.044

8.774

1.782

2.814

3.170

1.479

3.880

2.555

2.456

2.426

32.380

Prov.

AR

FI

GR

LI

LU

MS

PI

PT

PO

SI

TOT

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 77 - Bilancio demografico popolazione straniera, per provincia al 01/01/2010

Saldo

migrato-

rio

2.354

9.074

1.867

1.786

2.164

964

2.954

1.534

1.663

2.246

29.095

Acquisi-

zione cittadi

nanza

328

819

194

315

451

145

369

362

378

346

3.707

Cancellati

Altri

490

2.241

196

686

376

129

592

553

1.215

319

6.797

per estero

383

642

192

228

197

104

349

291

122

277

2.785

per altri comuni

1.787

5.827

878

834

1.373

679

2.037

1.578

1.235

1.573

17.801

Iscritti

iscritti

87

867

38

58

176

50

174

135

816

88

2.498

da estero

3.046

11.211

2.162

2.625

2.717

1.163

3.421

2.289

2.454

2.774

33.862

da altri comuni

1.788

5.799

934

958

1.502

711

2.289

1.619

1.459

1.563

18.622

Saldo nat.

508

1.593

231

266

342

147

591

410

700

424

5.212

Morti

47

126

18

28

44

18

38

25

23

25

392

Nati

555

1.719

249

294

386

165

629

435

723

449

5.604

Prov

AR

FI

GR

LI

LU

MS

PI

PT

PO

SI

TOT

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 78 - Bilancio demografico popolazione totale, per provincia al 01/01/2010: numero famiglie e numero medio componenti per famiglia

Provincia

Totale popolazione

N. famiglie

N. medio comp.

per fam.

Arezzo

348.127

143.408

2.42

Firenze

991.862

433.692

2.27

Grosseto

227.063

103.227

2.19

Livorno

341.453

152.797

2.22

Lucca

392.182

166.346

2.35

Massa Carrara

203.642

90.148

2.25

Pisa

414.154

173.687

2.37

Pistoia

292.108

122.302

2.38

Prato

248.174

98.094

2.52

Siena

271.365

117.692

2.29

Toscana

3.730.130

1.601.393

2.32

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 79 - Bilancio demografico popolazione straniera, per provincia al 01/01/2010: numero famiglie e numero medio componenti per famiglia.

Provincia

Totale popolazione straniera

N. famiglie con capofamiglia straniero

N. medio comp.

per fam.

Arezzo

35.513

13.585

2,6

Firenze

103.979

40.504

2,56

Grosseto

19.093

7.777

2,45

Livorno

21.676

9.898

2,1

Lucca

26.502

10.247

2,58

Massa Carrara

12.772

5.852

2,18

Pisa

33.652

12.482

2,7

Pistoia

26.132

9.232

2,8

Prato

31.450

10.611

2,9

Siena

27.977

11.270

2,5

Toscana

338.746

131.458

2,57

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

 

Tabella 80 -Indicatori percentuali ricavabili dal bilancio demografico popolazione straniera al 01/01/2010

% di minori nati in Italia su totale popolazione straniera

12

14

9

9

12

11

12

13

20

11

13

% di minori stranieri su totale popolazione straniera

22

21

19

17

20

18

20

21

27

21

21

% di donne straniere sul totale della popolazione straniera

52

52

54

55

53

51

50

55

49

53

52

% di nati stranieri sul totale dei nati

18

20

14

10

12

11

16

17

29

19

17

% Popolazione straniera su totale residenti

10

11

8

6

7

6

8

9

13

10

9

Popolazione straniera al 01/01/2010

35.513

103.979

19.093

21.676

26.502

12.772

33.652

26.132

31.450

27.977

338.746

Popolazione totale al 01/01/2010

348.127

991.862

227.063

341.453

392.182

203.642

414.154

292.108

248.174

271.365

3.730.130

Prov

AR

FI

GR

LI

LU

MS

PI

PT

PO

SI

TOT

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 81 - Provenienza geografiche per macro aree dei cittadini stranieri residenti nelle province toscane al 01/01/2010

Prov.

U.E.

(a 27)

Europa

centro-orientale

Africa

Asia

America

Oceania

Apolidi

AR

15.966

8.302

3.460

6.125

1.529

23

1

FI

26.029

25.465

14.717

26.239

10.988

90

15

GR

7.953

6.866

2.091

1.019

890

17

0

LI

6.858

7.176

3.668

1.581

2.106

15

2

LU

10.835

6.196

5.083

2.807

1.407

40

11

MS

5.625

2.794

2.636

799

852

8

3

PI

8.712

11.293

7.769

4.126

1.471

17

0

PT

8.463

11.769

3.229

1.586

1.002

11

7

PO

4.131

6.885

3.983

15.554

856

3

0

SI

9.324

10.767

3.708

2.198

1.775

24

2

TOT

103.896

97.513

50.344

62.034

22.876

248

41

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat

Tabella 82 - Distribuzione in valori assoluti e percentuali della popolazione straniera residente al 01/01/2010 nelle province, fra cittadini comunitari ed extracomunitari.

Prov.

Cittadini U.E

(a 27)

Cittadini

Extracomunitari

Altri*

Totale

VaL.

Ass.

% su totale

stranieri

VaL.

Ass.

% su totale

stranieri

VaL.

Ass.

% su totale

stranieri

AR

15.966

44,95

19.440

54,67

107

0,38

35.513

FI

26.029

25,03

77.514

74,54

436

0,43

103.979

GR

7.953

41,65

10.883

56,87

257

1,48

19.093

LI

6.858

31,63

14.548

67,01

270

1,36

21.676

LU

10.835

40,88

15.544

58,65

123

0,47

26.502

MS

5.625

44,04

7.092

55,52

55

0,44

12.772

PI

8.712

25,88

24.676

73,32

264

0,80

33.652

PT

8.463

32,38

17.604

67,36

65

0,26

26.132

PO

4.131

13,13

27.281

86,74

38

0,13

31.450

SI

9.324

33,32

18.474

66,03

179

0,65

27.977

TOT

103.896

30,67

233.056

68,79

1794

0,04

338.746

* con altri si intendono i cittadini di Svizzera, Norvegia, San Marino, Islanda, Liechtenstein e Monaco.

Fonte: ns. elaborazione su dati Istat


Indice delle Figure

Figura 1 - Stranieri residenti                                                      17

Figura 2 - Distribuzione nelle province dei cittadini stranieri per macro aree di provenienza. Dati al 01/01/2010     19

Figura 3 - Differenziali retributivi netti mensili fra cittadini italiani e stranieri. II trimestre 2009.       67

Figura 4 - la condizione abitativa degli stranieri immigrati in Italia nel 2009.             94

Figura 5. Incidenza percentuale della popolazione minorenne straniera sul totale della popolazione straniera residente nelle dieci province toscane e percentuale dei minori nati in Italia da genitori stranieri al 01/01/2010.   114

Figura 6 - Tasso di dispersione scolastica nelle regioni italiane nelle scuole secondarie di secondo grado.- Anno scolastico 2008/09.                                                                    122

Figura 7. Lavoro minorile; ragazzi che hanno avuto esperienze di lavoro prima dei 15 anni. Anno 2002 e 2005.    126

Figura 8. Segnalazioni minor stranieri non accompagnati per provincia al 30/06/2010.                   130

Figura 9 - Presenze presso “Villa Pieragnoli”. Anno 2009               167

Figura 10 – Distribuzione percentuale per fasce d’età delle presenze presso il centro “Villa Pieragnoli” nell’anno 2009                                                                                168

 


Indice delle Tabelle

Tabella 1 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l’indicatore di presenza (% di soggiornanti non comunitari per provincia su totale permessi di soggiorno a livello regionale) all'01/01/2010. 2

Tabella 2. Analisi del fenomeno immigratorio secondo l’indicatore di presenza (% di soggiornanti non comunitari per provincia su totale permessi di soggiorno a livello regionale) al 30/06/2010. 3

Tabella 3 –Numero permessi di soggiorno rilasciati al 01/01/2007 e al 01/01/2010 per provincia e variazione percentuale.         4

Tabella 4 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l’indicatore di soggiorno stabile (% di soggiornanti per motivi di inserimento stabile sul totale dei soggiornanti nelle province) al 01/01/2010.   5

Tabella 5 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l’indicatore di soggiorno stabile (% di soggiornanti per motivi di inserimento stabile sul totale dei soggiornanti nelle province) al 01/01/2007.   6

Tabella 6 - Distribuzione del numero dei permessi per lungo soggiornanti secondo le varie tipologie per provincia, al 01/01/2010.                                                                                    8

Tabella 7 - Distribuzione del numero dei permessi di soggiorno secondo le varie tipologie per provincia, al 30/06/2010.            8

Tabella 8 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l'indicatore di incidenza (% della popolazione straniera residente nelle province, sul totale della popolazione residente nelle province) al 01/01/2010. 18

Tabella 9 - % della presenza femminile sul totale della popolazione straniera, nelle province.        20

Tabella 10 - Analisi del fenomeno immigratorio secondo l'indicatore di densità (numero medio residenti per Kmq e numero medio residenti stranieri per Kmq, per provincia).                          21

Tabella 11 - Bilancio demografico cittadini stranieri per provincia. Dati al 01/01/2010 23

Tabella 12 - Indicatore di ricettività migratoria delle province (% del saldo migratorio interno degli stranieri - differenza tra iscrizioni e cancellazioni da e per altri Comuni- sul totale delle iscrizioni anagrafiche da altri Comuni).        24

Tabella 13 - Indicatore di appartenenza familiare.                         25

Tabella 14 - Indicatore di stabilità.                                             27

Tabella 15 - Istanze di richiesta cittadinanze presentate nel 2009, per provincia e motivo della richiesta.             28

Tabella 16 - Istanze di richiesta di cittadinanza presentate nel triennio 2008-2010 nelle province toscane, distinte per motivazione della richiesta.                                                               28

Tabella 17 - Distribuzione per genere delle istanze di concessione della cittadinanza per matrimonio nelle province toscane, al 1/01/2010.                                                                   30

Tabella 18 - Decreti di rilascio di cittadinanza al 01/01/2010, nelle province toscane divisi per motivazione.          31

Tabella 19 - Decreti di rilascio di cittadinanza nel triennio 2008/2009/2010 nelle province toscane, suddivisi per motivazione della richiesta.                                                                      31

Tabella 20 - Indicatore di naturalizzazione. Numero medio di naturalizzati ogni 1000 residenti stranieri, per provincia.                                                                                  32

Tabella 21 - Unione Europea. Rapporto percentuale tra denunce penali e popolazione (anno 2006).                   36

Tabella 22 - Indice di devianza: percentuale degli stranieri non comunitari denunciati/arrestati/fermati nel corso del 2009 sul totale della popolazione non comunitaria residente nelle province.                38

Tabella 23 - Provincia di Arezzo - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.                39

Tabella 24 - Provincia di Firenze - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.               41

Tabella 25 - Provincia di Grosseto - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.             42

Tabella 26 - Provincia di Livorno - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.               44

Tabella 27 - Provincia di Lucca - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.                 45

Tabella 28 - Provincia di Massa Carrara - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.      47

Tabella 29 - Provincia di Pisa - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.                   49

Tabella 30 - Provincia di Pistoia - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.                50

Tabella 31 - Provincia di Prato - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.                  52

Tabella 32 - Provincia di Siena - Persone denunciate/arrestate/ fermate in relazione al tipo di delitto.                 53

Tabella 33 - Condizione occupazionale della popolazione toscana.    59

Tabella 34 - Tassi di occupazione.                                              60

Tabella 35 - Tassi di disoccupazione.                                          60

Tabella 36 - Assunzioni previste* di manodopera straniera. Valori assoluti e incidenza % assunti stranieri su assunti totali.                                                                                  62

Tabella 37 - Tipologie contrattuali, italiani e stranieri. Toscana 3° trim.2009.            64

Tabella 38 - Occupazione precaria straniera e italiana a confronto. Toscana, 3° trim. 2009.           64

Tabella 39 - Posizione nella professione dipendenti italiani e stranieri. Toscana 3° trim. 2009.        65

Tabella 40 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per sesso e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009.                                                                    67

Tabella 41 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per titolo di studio e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009                                                                     68

Tabella 42 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per tipologia contrattuale e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009.                                                      68

Tabella 43 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per settore di attività e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009.                                                                 69

Tabella 44 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per posizione nella professione e differenza % con dipendenti italiani. II trim.2009.                                       69

Tabella 45 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per classi di età e differenza % con totale dipendenti. II trim. 2009.                                                                   70

Tabella 46 - Retribuzioni medie nette mensili dei dipendenti stranieri per macro area di provenienza. II trim. 2009.                                                                                  70

Tabella 47 - Distribuzione regionale di imprese individuali femminili. Valori assoluti, saldo e variazione percentuali fra i dati al 30/06/2010 ed i dati al 31/12/2009                                   73

Tabella 48 - Distribuzione provinciale delle imprese individuali femminili al 30/06/2010 e al 31/12/2009, saldo e incidenza percentuale sul totale delle imprese individuali al 30/06/2010. 74

Tabella 49 - Distribuzione regionale delle imprese individuali con titolari donne provenienti da Paesi extra U.E.. Valori assoluti al 30/06/2010 ed al 31/12/2009, variazione percentuale e incidenza sul totale delle imprese individuali femminili e sul totale delle imprese con titolare proveniente da Paesi extra UE.      75

Tabella 50 - Numero domande di emersione presentate e nulla osta rilasciati al 31/12/2010.         78

Tabella 51 - Andamento degli acquisti di abitazioni realizzati da cittadini immigrati. (2004-2010).    94

Tabella 52 - Ripartizione degli acquirenti immigrati per area geografica di provenienza (dati in percentuale).        95

Tabella 53 - Acquisti di case da parte di stranieri immigrati in alcune province italiane. Anni 2004-2009 (percentuale sul totale del mercato immobiliare).                                                    96

Tabella 54. Distribuzione provinciale della popolazione minorenne e incidenza percentuale dei minori stranieri sul totale della popolazione minorenne al 01/01/2010.                            113

Tabella 55. Distribuzione provinciale della popolazione minorenne straniera e incidenza percentuale sul totale della popolazione straniera al 01/01/2010.                                                113

Tabella 56. Distribuzione provinciale della popolazione studentesca straniera sul totale degli studenti, incidenza delle seconde generazioni fra la popolazione studentesca. Anno scolastico 2009/2010.         119

Tabella 57. Distribuzione regionale dei minori stranieri non accompagnati e variazione percentuale anni 2006-2008.                                                                                129

Tabella 58 - Presenze presso il centro “Villa Pieragnoli” dal luglio 2001 al 31/12/2009                   166

Tabella 59 - Presenze presso il centro “Villa Pieragnoli” nell’anno 2009 per classe d’età                 168

Tabella 60 - Uscite dal centro “Villa Pieragnoli” nell’anno 2009 per motivo                168

Tabella 61 - Respinti, riammessi ed espulsi nel 2009.                  175

Tabella 62 - Respinti, riammessi ed espulsi nel I semestre 2010.   175

Tabella 63 - Italia - allontanamenti cittadini comunitari (2009 e 1 semestre 2010).    177

Tabella 64 - Toscana- allontanamenti cittadini comunitari – 2009.  178

Tabella 65 - Toscana- allontanamenti cittadini comunitari- 1 semestre 2010.            178

Tabella 66 - Accompagnati nei C.I.E. nel 2009.                           180

Tabella 67 - –Accompagnati nei C.I.E. nel 2010 (al 22 settembre). 180

Tabella 68 - Toscana. Indice di attrattività territoriale: graduatoria delle province       221

Tabella 69 - Toscana. Indicatore di incidenza: graduatoria delle province. Anno 2009 221

Tabella 70 - Toscana. Indicatore di densità: graduatoria delle province. Anno 2009    222

Tabella 71 - Toscana. Indicatore di stabilità: graduatoria delle province. Anno 2009   222

Tabella 72 - Toscana. Indicatore di ricettività migratoria: graduatoria delle province. Anno 2009      223

Tabella 73 - Toscana. Indicatore di appartenenza familiare: graduatoria delle province. Anno 2009 223

Tabella 74 - Popolazione totale residente per provincia al 01/01/2010 223

Tabella 75 - Popolazione straniera residente per provincia al 01/01/2010                 223

Tabella 76 -Bilancio demografico popolazione totale, per provincia al 01/01/2010      223

Tabella 77 - Bilancio demografico popolazione straniera, per provincia al 01/01/2010 223

Tabella 78 - Bilancio demografico popolazione totale, per provincia al 01/01/2010: numero famiglie e numero medio componenti per famiglia                                                                223

Tabella 79 - Bilancio demografico popolazione straniera, per provincia al 01/01/2010: numero famiglie e numero medio componenti per famiglia.                                               223

Tabella 80 -Indicatori percentuali ricavabili dal bilancio demografico popolazione straniera al 01/01/2010             223

Tabella 81 - Provenienza geografiche per macro aree dei cittadini stranieri residenti nelle province toscane al 01/01/2010                                                                                223

Tabella 82 - Distribuzione in valori assoluti e percentuali della popolazione straniera residente al 01/01/2010 nelle province, fra cittadini comunitari ed extracomunitari.                            223

 



[1] I dati relativi ai permessi di soggiorno sono stati forniti dal Ministero dell’Interno, Dipartimento per la Pubblica sicurezza – Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere – che si ringrazia.

[2] Per integrazione si intende quel "processo finalizzato a promuovere la convivenza dei cittadini italiani e di quelli stranieri, nel rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione italiana, con il reciproco impegno a partecipare alla vita economica, sociale e culturale della società".

[3] Nello stesso provvedimento si stabiliva che il “Ministero dell’Interno, nell’esercizio delle proprie attribuzioni, si ispira alla Carta dei valori” e che lo stesso Ministero “orienta le relazioni con le comunità degli immigrati e religiose al comune rispetto dei principi della Carta dei valori…”.

 

[4] Lo straniero deve in particolare possedere un livello di conoscenza della lingua italiana che consente di comprendere frasi ed espressioni di uso frequente in ambiti correnti, in corrispondenza al livello A2 del Quadro comune di riferimento europeo per la conoscenza delle lingue approvato dal Consiglio d'Europa.

[5] Le modalità di inoltro delle domande, di gestione del procedimento e uso dell'applicativo nonché di svolgimento del test di italiano sono indicate dal Ministero dell’ Interno- Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione- n. 7589 del 16 novembre 2010

[6] I dati sono stati forniti dal Ministero dell’Interno, Direzione Centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, che si ringrazia.

[7] Rapporto Demos-Unipolis del 2008

[8] In particolare, le ricerche dell’ISMU con Eurisko e della Makno per il Ministero dell’Interno

[9] I dati sono forniti dal Ministero dell’Interno tramite il Sistema informativo C.E.D. Interforze (S.D.I.).

[10] “La situazione economica della Toscana. Consuntivo anno 2009. Previsioni 2010-2011” Irpet e Unioncamere Toscana 2010.

[11] Secondo le rilevazioni sulle forze di lavoro fornite dall’Istat, per lavoratori stranieri si intendono sia i lavoratori comunitari che extracomunitari.

[12] Si riferiscono alle retribuzioni nette del mese precedente alla rilevazione escluse altre mensilità ( tredicesima, quattordicesima, etc.) e voci accessorie non percepite regolarmente tutti i mesi (premi di produttività annuali, arretrati,indennità, missioni, straordinari non abituali, etc.)

[13] In Toscana, l’Assessore regionale alle Politiche Sociali, già a marzo 2009, nel corso di un convegno, aveva preannunciato che la Regione intendeva chiedere al Governo di “dare ai Prefetti la possibilità, a fronte di documentazione certa e di controlli seri, di concedere regolarizzazioni almeno per settori delicati e rilevanti quali le badanti”.

[14] E’ stato previsto anche il pagamento di un contributo forfettario di 500 euro per ciascun lavoratore da regolarizzare.

[15] L’approfondimento è stato curato dalla dottoressa Rosanna Pilotti, componente dello Sportello Unico per l’Immigrazione di Firenze, che si ringrazia.

[16] Si riporta le lettera r): all'articolo 27, dopo il comma 1-bis  sono inseriti i seguenti: « 1-ter. Il nulla osta al lavoro per gli stranieri indicati al comma 1, lettere a), c) e g), è sostituito da una comunicazione da parte del datore di lavoro della proposta di contratto di soggiorno per lavoro subordinato, previsto dall'articolo 5-bis. La comunicazione è presentata con modalità informatiche allo Sportello Unico per l'Immigrazione della Prefettura - Ufficio territoriale del Governo. Lo sportello unico trasmette la comunicazione al questore per la verifica della insussistenza di motivi ostativi all'ingresso dello straniero ai sensi dell'articolo 31, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, e, ove nulla osti da parte del questore, la invia, con le medesime modalità informatiche, alla rappresentanza diplomatica o consolare per il rilascio del visto di ingresso. Entro otto giorni dall'ingresso in Italia lo straniero si reca presso lo Sportello Unico per l'Immigrazione, unitamente al datore di lavoro, per la sottoscrizione del contratto di soggiorno e per la richiesta del permesso di soggiorno.

[17]La circolare si trova al link: http://www.immigrazione.regione.toscana.it/lenya/paesi/live/enti/sui/suifi/notizie/27luglio2010bis_it.html

[18]Il testo del protocollo è contenuto nella circolare al link:http://www.immigrazione.regione.toscana.it/lenya/paesi/live/enti/sui/suifi/notizie/27luglio2010bis_it.html

[19] Il testo della direttiva è al link: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/ LexUriServ.do? uri=OJ:L:2009:155:0017:0029:IT:PDF

[20] Una breve sintesi della legge Comunitaria 2010 si trova al link: http://www.politichecomunitarie.it/normativa/17102/legge-comunitaria-2010

[21] Il testo del Piano di azione è al link: http://eur-lex.europa.eu/ LexUriServ/ LexUriServ.do?uri=COM:2005:0669:FIN:IT:PDF

[22] Giornata Internazionale degli Inquilini. Parlamento Europeo – Bruxelles, 5 ottobre 2009. Conferenza : “ Affrontare la crisi finanziaria con un nuovo piano per l’affitto sostenibile”. Intervento di Massimo Petterlin – Segretario nazionale Sicet.

[23] I dati proposti sono stati elaborati e pubblicati ne “L’osservatorio immobiliare urbano” per il 2009, dalla Fiaip su dati dell’Agenzia del Territorio.

[24] “ Gli Immigrati e la casa” Sunia, 2009

[25] Ministero dell’Interno Ufficio Centrale di Statistica. I Quaderni della Documentazione n. 3/2010 “ Gli sfratti in Italia: andamento delle procedure di rilascio di immobili ad uso abitativo”.

[26] Regione Toscana- Fondazione Michelucci “ Abitare precario in Toscana” Rapporto 2009/2010

[27] Dato Istat non consolidato

[28] Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi

[29] “Bambini, lavori e lavoretti. Verso un sistema informativo sul lavoro minorile” Istat 12 giugno 2002. La ricerca ha utilizzato una metodologia retrospettiva intervistando un campione di 7.500 adolescenti fra i 15 ed i 17 anni sul primo lavoro e sulle altre esperienze avute prima dei 15 anni.

[30] I lavori minorili nelle grandi città italiane” Rapporto IRES – Cgil, a cura di Agostino Megale e Anna Teselli, 2005.

[31] Monia Giovannetti : “ Minori stranieri non accompagnati” III Rapporto Anci 2009

[32] Non ci si soffermerà, invece, in questa sede, sulle pur numerose attività svolte da tutti i Consigli quali la diffusione delle informazioni sulle procedure di competenza dello Sportello unico per l’immigrazione e sulla emersione prevista dalla L. n.102/2009 nonché di quelle per assicurare la corretta applicazione delle direttive ministeriali.

[33] L’approfondimento è stato curato da Giulietta Stefani, Borsista Progetto PAeSI

Camera di Commercio di Firenze, Consiglio Territoriale per l’Immigrazione di Firenze

[34] IRPET, L’imprenditoria straniera in Toscana, a cura di Federica Pacini, e-Book n. 2/10, p. 6, http://www.irpet.it/index.php?page=pubblicazione&pubblicazione _id=270

[35] IRPET, L'imprenditoria straniera in Toscana, p. 21

[36] IRPET, L'imprenditoria straniera in Toscana, p. 6.

[37] Vedi circolare n. 23 del 08/11/2007, consultabile e scaricabile da www.interno.it, sezione “Immigrazione”, “Consulta tutta la legislazione sul tema”

[38] 96 su 116 intervistati dal 1 aprile al 17 settembre 2010

[39] A fronte delle oltre 8mila persone accolte, ben inferiore risulta essere il numero dei posti finanziati. Sotto questo profilo, l’ultimo Rapporto Annuale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati mette in luce, a tale proposito, come questo scarto –non congiunturale (e non rileva a tal fine il fatto che nel 2009 si sia avuto un decremento delle domande di protezione presentate in Italia rispetto al 2008)- tra la disponibilità di accoglienza della rete SPRAR ed il numero delle domande presentate porta a riflettere sulla sostenibilità nel tempo del sistema e sulla necessitò di un adeguamento complessivo della rete nazionale, per fronteggiare il cambiamento in atto.

[40] L’approfondimento è stato curato dal Dottor Pippo Bisignano, P.o. Inclusione Sociale, Servizio Famiglie e Accoglienza, Assessorato Politiche Sociosanitarie del Comune di Firenze, che si ringrazia.

[41] Anche i dati riportati nel presente capitolo sono stati resi disponibili dal Ministero dell’interno - Dipartimento di Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere – che si ringrazia.

[42] Così denominati con d.L. 23 maggio 2008, n.92, sono gli ex Centri di permanenza temporanea ed assistenza. Previsti dall’art.14 del T.U. n.286/1998, tali Centri si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle Forze dell’ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari. Attualmente i Centri operativi sono 10:

- Bari-Palese, area aeroportuale – 196 posti

- Bologna, Caserma Chiarini – 95 posti

- Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 96 posti

- Catanzaro, Lamezia Terme – 72 posti

- Gorizia, Gradisca d’Isonzo – 136 posti

- Milano, Via Corelli – 84 posti

- Modena, Località Sant’Anna – 60 posti

- Roma, Ponte Galeria – 300 posti

- Torino, Corso Brunelleschi – 90 posti

- Trapani, Serraino Vulpitta – 31 posti

[43] Il Consiglio Regionale della Toscana il 9 giugno 2010 ha approvato una mozione con la quale si impegna tra l’altro la Giunta “a ribadire la propria contrarietà al modello CIE finora sperimentato”, “proponendo un modello alternativo fondato su centri di piccola dimensione, gestiti in collaborazione con le associazioni del settore presenti sul territorio, al fine di garantire l’integrazione e la regolarizzazione del soggiorno

[44] Il Ministro dell’Interno peraltro, anche recentemente, nel corso di una audizione al Comitato parlamentare Schengen (ottobre 2010), ha ribadito la necessità di portare avanti il piano di implementazione dei C.I.E. che ne prevede la realizzazione nel 2011 non solo in Toscana ma anche in Veneto, nelle Marche ed in Campania. Lo stesso Ministro ha anche annunciato che la gestione dei Centri verrà affidata, man mano, alla Croce rossa italiana «che dovrà essere presente in tutte le strutture per garantire gli stessi standard di funzionamento ovunque».

[45] L’approfondimento è stato curato dal dottor Giovanni Lattarulo, Dirigente Regione Toscana, che si ringrazia.

[46] L’approfondimento è stato curato dal dr. Riccardo Croce, della Prefettura di Firenze, Ufficio del Rappresentante dello Stato e della Conferenza Permanente