20 maggio 2011

Tragedia a Mazara: 3 morti in mare
Il Sole 24 Ore 20 maggio 2011
M. Lud.
La tragedia si è consumata la notte scorsa. Due scafisti mercenari hanno dato l'ordine, a cento metri dalla riva,

acque gelide: gettatevi in mare e nuotate. Erano in 17, tunisini, si sono tuffati tutti. Ma tre non ce l'hanno

fatta, gli altri 14 hanno raggiunto la costa di Torretta Granitola, comune di Campobello di Mazara in provincia di

Trapani. I tre cadaveri li hanno trovati alcune ore dopo in mare che galleggiavano, uomini tra i 20 e i 30 anni. Gli

altri 14, piegati dal freddo e dal dolore, sono stati intravisti quasi come fantasmi alle 4.30 del mattino da Sandro

Fiorilli, tecnico del Cnr, che stava fumando la prima sigaretta della giornata davanti casa. Ha avvertito lui la

capitaneria e la polizia. A Lampedusa, inoltre, è giunta l'altra notte un'imbarcazione con 208 persone a bordo, tra

cui 23 donne e tre bambini. Poi l'avvistamento a circa 20 miglia a Sud ovest di un altro barcone stracarico di

gente. Dall'isola sono partite sei motovedette, tre della Gdf e tre della guardia costiera. E sono stati imbarcati

gli altri migranti, poi portati sull'isola: sono 500, tra cui 38 donne e nove bambini. Persone di varie nazionalità,

molte africane ma anche di origine asiatica, partiti dalla Libia.
Dopo la visita del numero uno della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ieri a Lampedusa, è sceso il Pontificio

consiglio per i migranti: il presidente del dicastero vaticano, monsignor Antonio Maria Vegliò, ha messo in guardia

da qualsiasi tentativo di «criminalizzazione dei migranti e dallo stereotipo degli immigrati come minaccia per la

sicurezza. Nessuno - ha detto il prelato - lascia il proprio Paese, la casa e la famiglia per imbarcarsi e rischiare

la vita a meno che non vi sia costretto dall'urgenza di trovare sicurezza per sé e per i propri cari». Per questo il

Vaticano dice no a una politica che si fondi «solo sui respingimenti» e manifesta preoccupazione «sulle conseguenze

di politiche migratorie eccessivamente restrittive e che, a mio avviso - ha rilevato Vegliò - non possono fermare

chi è in cerca di sicurezza e, anzi, rischiano di spingere i migranti nelle mani di trafficanti e sfruttatori».
Intanto al Consiglio dei ministri è stato avviato, con una relazione del titolare del Viminale, Roberto Maroni

«l'esame di un decreto-legge per il completamento dell'attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera

circolazione dei cittadini comunitari e dei loro familiari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE

riguardante il rimpatrio dei cittadini stranieri in posizione irregolare». Si tratta di provvedere all'adeguamento

delle norme Ue – ci sono due procedure d'infrazione in ballo – e concepire meccanismi di rimpatrio ed espulsione

coerenti con le scelte del governo Lega-Pdl, ma rispettose delle indicazioni di Bruxelles. Non sarà facile.




Sbarco nel ragusano,si cercano fuggitivi
Ansa 20 maggio 2011
Un barcone con una settantina di migranti, tra i quali numerosi minori, e' stato intercettato sulle coste del

ragusano da una motovedetta della Finanza in contrada Casuzze, nel Ragusano. La 'carretta', un vecchio peschereccio,

probabilmente egiziano, si e' arenata nei pressi della spiaggia consentendo a numerosi migranti di raggiungere la

riva a nuoto e di far perdere le proprie tracce.
Fino ad ora sono stati rintracciati 46 extracomunitari. Sono in corso le ricerche di fuggitivi.




Immigrazione: in arrivo un decreto legge per dare attuazione alla direttiva rimpatri 2008/115/CE
immigrazioneoggi.it 20 maggio 2011
R.M.
Il ministro dell’Interno Maroni ha presentato ieri in Consiglio dei Ministri una proposta di decreto-legge “per il

completamento dell’attuazione della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e dei

loro familiari e per il recepimento della direttiva 2008/115/CE riguardante il rimpatrio dei cittadini stranieri in

posizione irregolare”.
In particolare, sul punto più controverso – quello del ridimensionamento delle procedure di espulsione previste

dalla Bossi/Fini a seguito della sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue – la proposta di Maroni sembrerebbe

orientata a trasferire alcuni passaggi dell’iter di rimpatrio dalla competenza amministrativa a quella giudiziaria

in modo da sottrarre le procedure ai vincoli imposti dalla direttiva europea.
Il meccanismo dovrebbe essere il seguente: nei casi di impossibilità ad eseguire l’accompagnamento immediato alla

frontiera il questore emanerà un ordine di allontanamento dello straniero espulso; nel caso di violazione

dell’ordine verrebbe commesso un reato ma, contrariamente a quanto accadeva fino alla pronuncia della Corte di

Giustizia, non sarebbe più punito con la reclusione (ritenuta sproporzionata dai Giudici di Lussemburgo) ma con una

sanzione penale pecuniaria. In questo caso, alla condanna – questa volta non sproporzionata – seguirebbe

l’espulsione pronunciata dal giudice. A questo punto, poiché i provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria non

sono disciplinati dalla direttiva, nulla vieterebbe di sanzionarne nuovamente la violazione, ma questa volta con

l’arresto e la reclusione.




L'appello del Vaticano non solo respingimenti
Il Messaggero 20 maggio 2011
S. I.
No a una politica fondata solo sui respingimenti, sulle paure, a un'Europa ripiegata su se stessa. Si moltiplicano

gli appelli delia Chiesa per affrontare 1'emeigenza immigrazione. Il giorno dopo la visita dei numero uno della Cei,

cardinale Angelo Bagnasco a Lampedusa, scende in campo anche la Santa Sede attraverso il Pontifício Consiglio per i

migranti. II presidente del dicastero vaticano, monsignor Antonio Maria Vegliò, ha messo in guardia da qualsiasi

tentativo di «criminalizzazione dei migranti e dallo stereotipo dei migranti come minaccia per la sicurezza».

«Nessuno - ha detto il prelato - lascia il proprio Paese, la casa e la famiglia per imbarcarsi e rischiare la vita a

meno che non vi sia costretto dall'urgenza di trovare sicurezza per sè e per i propri cari».
Per questo il Vaticano dice no a una politica che si fondi «solo sui respingimenti» e manifesta preoccupazione

«sulle conseguenze di politiche migratorie eccessivamente restrittive e che, a mio avviso - ha rilevato Vegliò - non

possono fermare chi è in cerca di sicurezza e, anzi. rischiano di spingere i migranti nelle mani di trafficanli e

sfruttatori».
E un forte appello a non avere paura lo ha ribadito ieri il presidente della Cei, il giorno dopo la sua trasferta

lampedusana. «Non dobbiamo alimentäre paure, ma seminare con intelligenza e fiducia» è tornato a dire il cardinale

Bagnasco che ha rinnovato il monito all'Europa a essere davvero «una casa comune». Ieri l'arcivescovo di Palermo, il

cardinale Paolo Romeo, che guida la Conferenza epíscopale siciliana, ha lasciáto Lampedusa. «Ho sentito da alcuni

resoconti delle associazioni umanitarie che è stata notata una strana cadenza negli sbarchi a Lampedusa,
che sembrano avvenire a ritmi regolari ogni cinque giomi: c'è dietro un'organizzazione?». II timore espresso dal

vescovo è che possano esserci «organizzazioni che speculano sulla disperazione della gente, preparando la partenza

di grossi contingenti in momenti prefissati».





Profughi, il centro di prima accoglienza a Brusegana
Il Mattino di Padova 20 maggio 2011
Un centro di prima accoglienza nelle quattro palazzine dell'ex ospedale Colli di Brusegana dove i 300 profughi

previsti in arrivo a Padova resteranno massimo una settimana, in attesa della sistemazione «diffusa» in città e nei

comuni di tutta la provincia. La proposta ieri è stata lanciata dal presidente di palazzo Santo Stefano Barbara

Degani nella riunione con il prefetto Enio Sodano e tutti i sindaci della provincia di Padova. «La ratio

dell'iniziativa è quella di avviare fin da subito un percorso di inserimento dei profughi con l'aiuto anche di

mediatori culturali - spiega Barbara Degani - Nazionalità, religione e composizione dei nuclei familiari saranno i

criteri sui cui decidere la sistemazione definitiva di persone che quasi certamente sono intenzionate a piantare

radici». L'ipotesi del centro di prima accoglienza nella struttura di Brusegana vicina alla sede della Protezione

civile deve però essere approvata dal nuovo soggetto attuatore per il Veneto del piano profughi dopo la «cacciata»

di Roberto Tonellato da parte del Governatore Luca Zaia, stanco delle strumentalizzazioni politiche della vicenda.

Fonti vicine al capo della Protezione civile Franco Gabrielli indicano nel prefetto di Venezia Luciana Lamorgese il

candidato più accreditato. Una soluzione che ricalca il modello utilizzato in Lombardia. Il prefetto Sodano ha poi

confermato che saranno 300 i profughi destinati a Padova secondo il piano Maroni. Non è detto che arrivino tutti, il

piano è tarato sull'ipotesi di 25mila sbarchi. Già dalla prossima settimana è in programma l'arrivo di qualche

decina di rifugiati. Fino ad ora i 78 africani arrivati a Padova sono stati sistemati dalla Caritas e da altre

associazioni private con la supervisione e il contributo economico del settore servizi sociali del comune di Padova.

Ma ora da Roma è partita la disposizione di coinvolgere direttamente le amministrazioni locali. E ieri nella

riunione con i sindaci non si è trovata una posizione unitaria. Tutt'altro: i primi cittadini dell'Alta padovana per

voce di Massimo Bitonci hanno ribadito il loro no ad accogliere i profughi. «La soluzione diffusa è un enorme

errore, significa far ricadere sui cittadini il peso economico e sociale di queste persone». Una posizione opposta a

quella del Governatore Zaia che in questi mesi ha invece lavorato per un assorbimento indolore dei profughi. «La

soluzione definitiva è il blocco navale delle nostre coste - scandisce a chiare lettere l'onorevole Bitonci,

leghista - Ma visto che non pare sia possibile, allora mettiamoli tutti in una struttura». Naturalmente non se parla

nemmeno che questa sia nell'Alta padovana. Nell'incontro è emersa anche la proposta dell'amministrazione comunale di

Monselice di utilizzare il sistema di «zonizzazione» dei Comuni utilizzato dalla Protezione civile per la gestione

sul posto dei profughi. Anche questa ipotesi dovrà passare al vaglio del nuovo soggetto attuatore. «È chiaro che il

problema esiste, ma le amministrazioni locali non possono chiudersi a riccio dicendo no all'accoglienza - commenta

l'assessore provinciale alla Protezione civile Mauro Fecchio - sta agli amministratori spiegarlo ai cittadini».
Anche perché i sindaci «integralisti» del no dovranno poi spiegare ai loro elettori che sulla questione profughi non

hanno mai avuto potere decisionale o di veto e che, forse, con un'azione concertata e non imposta da Roma, l'impatto

dell'emergenza sui singoli Comuni sarebbe stata inferiore.




Sanità: Iss, Tbc e immigrazione rischio solo potenziale e non emergenza
Adnkronos Salute 20 maggio 2011
Un rischio solo potenziale, ma nessun concreto allarme di maggiore diffusione della tubercolosi legata ai flussi

migratori. E' totalmente infondata, secondo i dati epidemiologici, l'equazione "immigrato uguale portatore di

malattie". Nel nostro Paese, infatti, il numero di casi tra gli italiani - il 50% del totale - resta stabile da anni

e la malattia è perfettamente controllabile. Il pericolo potenziale è legato al fatto che aumentata il rischio di

circolazione di microbatteri resistenti ai farmaci attualmente utilizzati contro il microbatterio tubercolare.

Resistenze che, in Italia, si attestano oggi al 5% ma che in Europa arrivano al 18%.
"Finora, però, abbiamo visto raddoppiare in 10 anni il numero di casi tra immigrati, ma non tra i nostri

concittadini", spiega Gianni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità

(Iss) intervenendo, a Roma, al convegno internazionale "Tubercolosi Hiv e migrazione: una reale emergenza?", annuale

appuntamento dell'Italian National Focal Point - Diseases and Migrant, network di esperti del settore, coordinato

dall'Iss.
Per tenere sotto controllo i rischi, infatti, "è necessario - ha spiegato Enrico Garaci, presidente dell'Iss - un

approccio diverso rispetto alle malattie tradizionali, basato su una 'rete', di cui il nostro Network rappresenta un

modello efficace, che coinvolge istituzioni pubbliche e privato sociale".
Tutto questo, "in particolare, per diffondere l'informazione, perché senza può esserci ritardo diagnostico e quindi

terapeutico, oltre a maggiori rischi di diffusione", aggiunge Garaci.
Sulla tubercolosi "è necessaria attenzione anche se non c'è allarme", aggiunge Giuseppe Ippolito, direttore

scientifico dell'Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. "Si tratta di una malattia che

tutti pensano sia scomparsa ma non è così. E' un problema con cui ci confrontiamo, soprattutto per quanto riguarda

le resistenze ai farmaci e la comparsa, nel mondo, di ceppi particolarmente resistenti".
C'è poi la questione delle infezioni concomitanti. "L'Hiv - conclude Ippolito - è il più forte potenziatore della

tubercolosi". Il rischio nei sieropositivi è da 20 a 37 volte maggiore e il 10% di casi di Tbc ha anche l'Hiv,

mentre sono 12 milioni le persone positive ai due patogeni. "Sono due infezioni separate - conclude - che si possono

curare con le giuste combinazioni di farmaci. Ma è necessario che quando si valutano pazienti con Hiv si cerchi

anche l'infezione tubercolare, è un'indicazione italiana recepita dalle linee guida americane".





Immigrati/ Savona, falsi avi per avere cittadinanza: 68 indagati
virgilio news 19 maggio 2011
Sessantotto persone sono state iscritte nel registro degli indagati nell'ambito di una maxi inchiesta della Squadra

mobile della questura di Savona. su un giro di false attestazioni di discendenza che avrebbero assicurato a decine

di cittadini brasiliani l'ottenimento della cittadinanza italiana per "jure sanguinis". Secondo quanto riferito a TM

News dagli inquirenti, tra gli indagati figurano anche un dipendente del Comune di Savona, accusato di

favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, falsità ideologica, omessa denuncia e soppressione, distruzione o

occultamento di atti e un funzionario dell'ambasciata italiana a Brasilia, accusato di favoreggiamento

dell'immigrazione clandestina, peculato e falsità materiale e ideologica. Il primo avrebbe portato avanti le

pratiche anche se i documenti che gli venivano presentati erano palesemente falsi, il secondo avrebbe ottenuto

denaro in cambio della falsificazione dei documenti necessari ad ottenere la cittadinanza. Dell'organizzazione

farebbero parte altre 10 persone, 8 brasiliani e due italiani, tra cui i dipendenti di un agenzia di servizi di

Cairo Montenotte, nell'entroterra di Savona, la cui licenza è stata sospesa. Nel mirino degli inquirenti, che hanno

esaminato complessivamente 360 pratiche, sono finiti altri 56 cittadini brasiliani, denunciati per immigrazione

clandestina e utilizzo di atti falsi, che si rivolgevano all'organizzazione per ottenere la cittadinanza italiana

tramite documenti contraffatti o per accellerare l'iter burocratico. A 47 di loro è stata revocata la cittadinanza

italiana, agli altri 9, che ancora non l'avevano ottenuta, è stata bloccata la pratica.




Immigrazione: Imperia; profughi chedono status rifugiati
Ansa 19 maggio 2011
Vogliono tutti presentare domanda da rifugiati i profughi che da ieri sono ospiti della cooperativa sociale 'Il

Faggio', sul Col di Nava, nel comune di Pornassio (Imperia). Gli immigrati, nei prossimi giorni, saranno portati in

questura, a Imperia, dove potranno presentare domanda per ottenere lo status di rifugiati. Intanto, il presidente

della Provincia, Luigi Sappa, ha incontrato il sindaco di Pornassio Raffaele, Guglierame, e ha visitato il centro.
Entrambi hanno ribadito la loro ''perplessita''' sulla decisione della Regione di portare i profughi a Nava''






Rossi: "Immigrati, Prato adesso abbassi i toni"
La Nazione 19 maggio 2011
''Arrivano 13 profughi e sembra che sia scoppiata la guerra. Mi sembra troppo.
Credo che si perda tempo e che ci si serva di pretesti per attaccare la Regione. Forse è bene abbassare i toni e

discutere nel merito''. Questo il commento del presidente Enrico Rossi alle polemiche scoppiate a Prato per

l'ospitalita' prestata a un piccolo gruppo di profughi. ''La procedura stabilita per l'accoglienza - prosegue il

presidente - prevede che la Regione avverta le Province e questa, a loro volta, i Comuni. Sappiamo che Prato ha già

una presenza di extracomunitari importante e sappiamo che non dobbiamo sovraccaricarla. Ma 13 persone, insomma, non

costituiscono un problema.
C'è uno sforzo nazionale in atto, chiesto dal ministro Maroni a tutte le Regioni. Noi dobbiamo accogliere in

Toscana, come dice l'accordo, fino ad un massimo di 3.500 immigrati. Non mi sembra che, per come ci siamo

organizzati, la cosa crei chissà quali sconquassi, mi pare invece che l'idea delle piccole comunità d'integrazione,

di piccoli nuclei favorisca i rapporti ed attenui le tensioni.
Insomma e' un modello che funziona''. ''Quello che invece non funziona piu' - conclude Rossi - è brandire la paura

verso l'immigrazione. Noi abbiamo risposto ad un'esigenza che c'e' stata posta da ministri che sono politicamente

affini a chi governa Prato. La Toscana ha adottato un suo modello, il modello risulta vincente e ha rimesso in moto

un vero movimento di solidarietà. Quando l'ho incontrato per discutere sul Progetto Prato il
sindaco non ha accennato al problema. Non vorrei si usassero due 'piste', una istituzionale e una politica''.




Immigrazione, CGIL: necessaria nuova politica europea
diariodelweb.it 19 maggio 2011
In Italia è necessario un cambio di strategia nelle politiche per l'immigrazione. Un'analisi approfondita sulla

normativa Italiana, e più in generale sulle direttive Europee sui migranti, è quanto la CGIL ha ritenuto necessario

affrontare oggi (19 maggio) nel seminario 'Direttive europee sull'immigrazione'. La difficoltà del nostro paese ad

affrontare la 'questione immigrati' si è resa sempre più evidente con i recenti flussi migratori che hanno portato

sulle coste del Sud Italia, in cerca di un futuro per se e per i propri familiari, migliaia di profughi provenienti

dal Nord Africa ed in particolare dalla Libia e dalla Tunisia, paesi in cui sono in atto profonde tensioni sociali

ed importanti cambiamenti istituzionali e politici.
Una situazione, quella delle politiche per l'immigrazione in Italia, «complessa e sulla quale occorre fare

chiarezza», affinché, ha spiegato Pietro Soldini, responsabile dell'area immigrazione per la CGIL nazionale,

nell'introdurre la giornata di dibattito, «la CGIL possa mettere in campo le iniziative di mobilitazione più

opportune ed efficaci per far sì che le politiche sull'immigrazione in Italia si fondino su principi di accoglienza

e solidarietà». Per Soldini l'emergenza scattata nel nostro Paese era del tutto «prevedibile e vi erano tutti i

presupposti», sia a causa della posizione geografica dell'Italia sia per i rapporti che essa aveva precedentemente

stabilito con la Libia (accordo Italia/Libia), per poter agire con anticipo. Inoltre, ha sottolineato il

sindacalista la polemica sollevata dal Governo nei confronti dell'Europa è stata del tutto «irresponsabile», poiché

il nostro paese ha accolto un numero molto minore di immigrati rispetto agli altri, «ma da noi - ha proseguito

Soldini - l'arrivo dei profughi fa più scalpore perché essi vengono abbandonati a loro stessi, non ci sono per loro

forme di tutela o protezione» e ciò crea situazioni drammatiche e difficili da gestire.
L'Italia deve ratificare le Direttive Europee sull'immigrazione. Per prima cosa il Governo italiano, invece di

approfittare dell'emergenza per tentare di trarne consensi politici, dovrebbe, secondo la CGIL, ratificare le

direttive Europee in tema di immigrazione, cosa che, come più volte ribadito durante il seminario di oggi,

«comporterebbe la revisione di tutta la normativa nazionale». Nello specifico la Direttiva n.115/2008 sui rimpatri,

che metterebbe in discussione le norme italiane sul reato di clandestinità, stabilendo procedure per l'effettuazione

dei rimpatri assistiti con la collaborazione degli interessati e dei loro paesi d'origine, predisponendo a tal fine

anche risorse finanziarie europee; la Direttiva n.52/2009, che riguarda invece lo sfruttamento dei lavoratori

migranti nel lavoro nero e sommerso, il cui recepimento, da parte dell'Italia, dovrà essere al centro delle

iniziative promosse dalla CGIL, come ha proposto Vera Lamonica, Segretaria Confederale CGIL nel concludere il

seminario.
Sul piano europeo invece un'ulteriore questione è quella della protezione temporanea, Direttiva n.55/2001 che, in

Italia, mediante DPCM 5 aprile 2011 prevede il rilascio di un permesso di soggiorno, ai cittadini Nord Africani, per

motivi umanitari, con validità di sei mesi. Tale direttiva trova però il suo limite nella rigidità delle scadenze

temporali imposte, che danno la possibilità di ottenere il permesso solo a quei migranti arrivati in Italia a

partire dal 1° gennaio 2011 e di rimanervi solo fino al 5 aprile 2011, termine già scaduto. A questo proposito la

CGIL «avanza con forza» la richiesta all'Europa di far applicare tale direttiva a tutto il territorio europeo, non

solo ai paesi del Mediterraneo, mentre al Governo italiano, che dovrebbe avere un atteggiamento «più realistico, più

corretto, meno speculativo, si chiede di aprire un tavolo di confronto finalizzato a tale richiesta» anziché

perorare, insieme alla Francia, la causa «sbagliata» di sospensione degli accordi di Schengen sulla libera mobilità.

Inoltre l'Europa una volta per tutte dovrebbe stabilire una «politica comune sull'immigrazione» basata sul rispetto

dei diritti degli immigrati. Sempre su questa linea, l'Europa dovrebbe ratificare la Convenzione dell'ONU sui

diritti dei migranti del 1990, che al momento è alla base delle norme internazionali di diritto per l'immigrazione,

dei migranti e delle loro famiglie. Infine sempre sul piano europeo è necessario il riconoscimento dello status

giuridico ai migranti, che sono in Europa da tempo e sono a tutti gli effetti cittadini europei, «individuando

quindi uno spazio di cittadinanza e residenza europea».
«Il Diritto Europeo è l'orizzonte entro il quale vanno collocate, nel bene e nel male, alcune delle grandi questioni

che riguardano l'immigrazione» è quanto affermato da Vera Lamonica, che ha ricordato la decisione del Direttivo

Nazionale della CGIL di organizzare in autunno una conferenza come «momento di discussione della CGIL

sull'immigrazione», per mettere a punto le proposte dell'organizzazione. Una iniziativa, ha spiegato la dirigente

sindacale, che dovrà assumere il tema della 'strutturalità' dell'immigrazione e non dell«emergenza' e quindi di

tutti i temi ad essa legati.
Infine Lamonica ha ricordato l'impegno concreto della CGIL nei confronti degli immigrati a Lampedusa, che ha

affermato «noi abbiamo fatto bene» poiché ha spiegato «quella della CGIL a Lampedusa non è stata un'operazione

propagandistica, ma ci siamo insediati in maniera stabile sul territorio per stare accanto agli immigrati». Secondo

la dirigente sindacale è proprio da azioni come queste, che si evidenzia il punto centrale delle questioni

dell'immigrazione in Italia, ossia l'accoglienza. Tutto ciò, conclude Lamonica fa parte di un obiettivo più ampio:

«dobbiamo avere la capacità e il coraggio di ridisegnare l'immagine del paese».




Zaccariotto: «Ospitalità in cambio di lavori utili»
Corriere della Sera 19 maggio 2011
La presidente leghista della Provincia di Venezia: «Non condivido risposte del tipo: abbiamo già dato, che facciano

gli altri»
Offrire agli immigrati ospitalità e formazione e in cambio ottenere piccoli lavori di pubblica utilità, come

l’arredo urbano, la manutenzione dei giardini, la raccolta dei rifiuti o la pulizia degli alvei di fiumi. A lanciare

la proposta è la presidente leghista della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, dopo le polemiche nate in

Veneto dall’arrivo dei profughi libici, in una lettera inviata al presidente della Regione Luca Zaia e al ministro

dell’interno Roberto Maroni. Per Zaccariotto, il problema «c’è già, non può essere ignorato. Ritengo soprattutto,

può sembrare provocatorio ma in realtà è l’uovo di colombo, quella dei migranti un’opportunità per il territorio

veneziano - puntualizza - un banco di prova per le istituzioni». Di fatto, secondo l’esponente leghista, «questo è

un esempio concreto di federalismo. E poi, come si fa a non assumersi le responsabilità che i cittadini ci hanno

delegato? Non possiamo davvero come amministratori locali pensare che il problema migranti scompaia da solo come la

polvere buttata sotto il tappeto».
«Dopo un po' questa riappare - continua - e ci si accorge che la pulizia è solo apparente. Se il sindaco si tira

indietro, se chiude il suo comune all’interno di mura nel tentativo di proteggere i suoi cittadini, il migrante

arriva comunque, prima o poi il muro lo scavalca ed entra lo stesso». Per questo Zaccariotto sostiene «di non poter

essere d’accordo con l’assessore del Comune di Venezia Simionato, che si pone il problema del dove li mettiamo tutti

quanti, e neppure condividere risposte del tipo "abbiamo già dato e che facciano gli altri"». «Più che del dove, la

mia proposta si è posta la questione del cosa insegniamo loro, del come proviamo ad integrarli - conclude - seppur

nel breve tempo che si fermeranno nei nostri territori». Anche perché, se ottengono lo status di rifugiato politico,

sottolinea, «la loro permanenza rischia di essere più lunga dei 6 mesi o dell’anno previsti, ed è utile formarli

adeguatamente ad una convivenza civile e proficua». (Ansa)



 

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