LĠimpatto fiscale dellĠimmigrazione nel 2009

 

Valeria Benvenuti, Fondazione Leone Moressa

Andrea Stuppini, Regione Emilia Romagna

 

 

Lavoratori, redditi, contributi e tasse

 

Lo studio dei fenomeni migratori trova sovente delle problematicitˆ legate alla comparabilitˆ dei dati a seconda che si usi una o lĠaltra fonte di informazione. Vi sono infatti istituti che rilevano per ciascun soggetto il paese di nascita, altri la cittadinanza, altri una combinazione delle due informazioni. Ad esempio, se si tratta della rilevazione Istat sulle forze lavoro (si tratta di unĠindagine campionaria) la discriminante  la cittadinanza straniera, per lĠAgenzia delle Entrate, lĠInps e lĠInail (si tratta di banche dati amministrative) il paese di nascita (si utilizza infatti il codice fiscale). Approcci diversi quindi per descrivere una realtˆ complessa. Se si considera il parametro Ònati allĠesteroÓ vengono conteggiati coloro che sono nati al di fuori dai confini italiani ma che hanno cittadinanza italiana, ma non i cittadini stranieri nati in Italia (ovvero tutti gli immigrati di seconda generazione). Se invece si fa riferimento al parametro Òcittadinanza non italianaÓ si escludono coloro che sono nati allĠestero e che nel tempo hanno acquisito la cittadinanza italiana.

Nella tabella sottostante un esempio circa la differente numerositˆ degli occupati se si prendono in considerazione le diverse fonti di dati: nel 2009 lĠIstat censisce 1,9 milioni di lavoratori stranieri, lĠInail 3 milioni[1] (si tratta di soggetti che hanno lavorato in Italia almeno un giorno nel corso dellĠanno), lĠInps 2,7[2] (si tratta di soggetti nati allĠestero nei paesi extra Ue a 15 che hanno versato almeno un contributo nel corso dellĠanno). Il Ministero delle Finanze individua invece il numero di contribuenti che ammonta a 3,2 milioni.

 

 

Cosa

Fonte

Straniero

Anno

Valore assoluto

Occupati

Istat

cittadinanza straniera

2009

1.898.065

Inps

nati all'estero extra Ue 15

2007

2.727.254

Inail

nati all'estero

2009

3.087.023

Contribuenti

Ministero Finanze

nati all'estero

2009

3.260.019

 

 

Quindi, adottando lĠuno o lĠaltro criterio, si rischia di sovrastimare o sottostimare il fenomeno migratorio.

Come  stato osservato, un esempio sono le informazioni sulle dichiarazioni dei redditi. Dal momento che il Ministero delle Finanze rileva il codice fiscale (e quindi il Paese di nascita) e non la cittadinanza del dichiarante,  facile ipotizzare come il numero dei soggetti che dichiara redditi al fisco e il loro relativo ammontare possa essere sovrastimato.

Partendo dai dati ufficiali, i nati allĠestero che nel 2010 hanno fatto la dichiarazione dei redditi per lĠanno di imposta 2009 sono 3,3 milioni di soggetti, che hanno dichiarato un ammontare complessivo di 40,2 miliardi di euro; questo significa che ciascun straniero dichiara mediamente 12.507 euro. Questo significa che il 7,9% di tutti coloro che dichiarano reddito in Italia sono stranieri (secondo la definizione Ònati allĠesteroÓ), e il 5,1% di tutto lĠammontare di reddito  dichiarato da stranieri. La metˆ dei nati allĠestero dichiara meno di 10mila euro, si tratta in prevalenza di redditi da lavoro dipendente (o assimilati) e tra le prime nazionalitˆ per numerositˆ si annoverano i rumeni, gli albanesi, i marocchini e gli svizzeri. La presenza tra i primi posti degli svizzeri, ma anche di tedeschi e francesi,  determinato dal fatto che molti sono nati in questi paesi ma non necessariamente si tratta di soggetti con cittadinanza straniera, anzi  molto probabile che la maggioranza di loro abbia proprio cittadinanza italiana.

Quindi, per poter fornire unĠinformazione ÒverosimileÓ circa lĠammontare complessivamente dichiarato dagli stranieri e il relativo Irpef, sembra opportuno ÒpulireÓ il database del Ministero delle Finanze partendo dalle informazioni sugli occupati con cittadinanza straniera ricavati dallĠIstat. Come primo passaggio, il database del Ministero delle Finanze  stato depurato da quei soggetti che sono nati fuori dallĠItalia ma per i quali non  annoverata la cittadinanza nella banca dati Istat. Nel secondo step, nel quale si applica a ciascun lavoratore di una determinata nazionalitˆ il reddito dichiarato da quella comunitˆ, il reddito complessivamente dichiarato dagli occupati con cittadinanza straniera  dato dalla sommatoria dei redditi di ciascuna nazionalitˆ dato dal prodotto tra la nuova numerositˆ per la media del reddito dichiarato.

In questo modo il numero di dichiaranti  passato a 1,9 milioni di soggetti, ai quali vanno aggiunti circa 100mila pensionati[3] per un valore complessivo di quasi 2 milioni di stranieri. In questo modo lĠammontare complessivamente dichiarato da coloro che hanno cittadinanza straniera  di 20,7 miliardi e il reddito medio dichiarato ammonta a 10.838 euro. Questo dato, pi basso di quasi duemila rispetto a quello iniziale, potrebbe essere ancora sovrastimato, dal momento che tra i contribuenti non compaiono gli stranieri dipendenti di soggetti privati (come badanti o giardinieri) e con redditi al di sotto della no tax area pari a 8.000Û.

Dal momento che non si hanno a disposizione i dati delle imposte pagate per nazionalitˆ si  provveduto a stimare lĠIrpef sulla base degli scaglioni e delle detrazioni dei lavoratori dipendenti e autonomi (rispettandone le debite proporzioni). In questo modo si stima in 2,5 miliardi il gettito Irpef degli stranieri, di cui 1,9 a carico dei dipendenti, 0,3 degli autonomi e 0,3 di chi dichiara altri redditi. Si determina quindi unĠaliquota media dellĠ11,2% e unĠimposta netta media di 1.303 euro annui.

 

Redditi dichiarati dagli stranieri, anno 2009

Dati ufficiali dei nati allĠestero. Dati stimati sulla base della cittadinanza non italiana

 

 

Stranieri: i nati all'estero

Stranieri: cittadinanza non italiana

Numero di contribuenti

3.260.019

1.898.065

Redditi dichiarati (in miliardi di Û)

40,2

20,7

Reddito medio dichiarato (in Û)

12.507

10.838

Imposta netta media (in Û)

2.810

1.303

Ammontare dell'Irpef (in miliardi Û)

5,9

2,5

Aliquota Irpef media

14,8%

11,2%

Nazionalitˆ
(prime 5 per numerositˆ)

1

Romania

Romania

2

Albania

Albania

3

Marocco

Marocco

4

Svizzera

Filippine

5

Germania

Ucraina

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Ministero delle Finanze e Istat

 

Per comprendere le differenze tra i diversi metodi di approccio statistico basta confrontare per ciascuna nazionalitˆ il numero di occupati con cittadinanza straniera (Istat) e i contribuenti nati allĠestero (Ministero delle Finanze). Si osserva come per alcuni Paesi il numero di contribuenti sia maggiore rispetto al numero di occupati. Per altri (come le Filippine, Ucraina, Ecuador, Per e Polonia) il rapporto  inverso: questo perchŽ molte badanti (che solitamente appartengono a queste nazionalitˆ) rientrano nelle statistiche come occupati, ma non dichiarano redditi perchŽ dipendenti di soggetti privati.

Per implementare le informazioni sullĠargomento viene proposto un confronto tra i redditi dichiarati in sede di dichiarazione dei redditi (12.507 Û annui) e i salari mensili mediamente percepiti dai dipendenti con cittadinanza straniera che ammontano a 987 Û (dati Istat). Questo permette di stimare quanti occupati per ciascuna nazionalitˆ devono lavorare in patria per guadagnare lo stesso reddito di uno straniero che opera in Italia. Questa operazione  stata effettuata mettendo a confronto il salario medio annuo (moltiplicato per 13 mensilitˆ) e il Pil procapite nel paese di origine (si tratta del Pil nominale). In questo modo si scopre come un indiano in Italia guadagni quasi come 15 connazionali in patria, un moldavo 9,3 connazionali, un filippino 6,5.

 

 

 

 

Prime nazionalitˆ

Occupati con cittadinanza straniera (2009)

Contribuenti nati all'estero (2009)

Reddito medio dichiarato dai nati all'estero (2009)

Retribuzione media mensile dei dipendenti con cittadinanza straniera (2010)

Quanti connazionali lavorano in patria per lo stesso livello di reddito di un dipendente in Italia (2010)

Romania

450.268

559.614

9.110

984

2,2

Albania

211.914

230.890

11.860

1.004

4,7

Marocco

138.109

206.311

10.850

1.046

5,5

Filippine

107.330

59.233

10.150

763

6,5

Ucraina

81.981

72.046

8.520

831

4,8

Ecuador

62.400

42.320

10.210

869

3,8

Per

54.012

52.076

11.760

866

2,9

Polonia

53.851

85.645

8.670

936

1,3

Moldavia

53.397

61.487

9.530

885

9,3

India

51.040

65.608

11.190

1.090

14,8

Cina

49.323

130.141

6.960

978

3,8

Totale

1.898.065

3.260.019

12.507

987

 

 

Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Ministero delle Finanze, Istat e Fondo Monetario Internazionale

 

Prendendo in considerazione i contributi versati dal lavoratore e quelli a carico dellĠimpresa e tre diverse aliquote contributive, lĠammontare dei versamenti contributivi generato dagli immigrati risulta di 6,5 miliardi di euro tra lavoratori dipendenti (aliquota contributiva del 33% suddivisa tra il 9,19% a carico del lavoratore, pari a 1,8 miliardi di euro, e il resto a carico dei datori di lavoro, pari a 4,7 miliardi), circa 744 milioni di euro per gli autonomi (aliquota contributiva del 20%) e ai 257 milioni per i parasubordinati (nel 2009 lĠaliquota contributiva era del 25,72% di cui un terzo a carico del lavoratore) per un totale di circa 7,5 miliardi di euro, dei quali oltre 2,6 miliardi provenienti direttamente dai lavoratori. Questa cifra rappresenta poco meno del 4% di tutti i contributi previdenziali versati in Italia nel 2009, ma nelle regioni settentrionali siamo vicini al 5%.

Per quanto riguarda i consumi si pu˜ individuare unĠaliquota media del 6,15% relativa al decile pi basso del reddito (pari allĠ82% dellĠaliquota media del 7,5%) e si stima che il reddito guadagnato sia quasi per intero consumato, tranne che per il 10% a favore di rimesse verso i paesi di origine; si ottiene cos“ un valore di 1 miliardo di Û di imposte sui consumi.

Sappiamo che i cittadini stranieri risultano intestatari del 5%[4] degli autoveicoli circolanti e quindi anche con una stima molto prudente (2%) del gettito derivante dalle imposte sugli oli minerali, otteniamo un valore di circa 400 milioni di euro.

Inoltre,  nota la propensione degli stranieri al gioco di lotto e lotterie per il quale si possono stimare circa 200 milioni di euro.

A circa 100 milioni di euro ammontano le spese annuali per i rinnovi dei permessi di soggiorno e le domande di cittadinanza italiana.

Si ottiene cos“ un valore di circa 4,2 miliardi di Û relativi allĠanno 2009, circa lĠ1% del gettito fiscale italiano.

 

 

La spesa pubblica per gli immigrati

 

Giˆ nel Dossier 2010 abbiamo dato conto del fatto che il dibattito internazionale su costi e benefici dellĠimmigrazione  assai eterogeneo, fortemente condizionato in chiave politica e non consente adeguate comparazioni, anche a causa di metodologie sostanzialmente divergenti.

Un contributo che ha fatto registrare un certo grado di consenso nel mondo anglosassone  stato quello del prof. Robert Rowthorn, nel 2008: ÒThe fiscal impact of immigration on the advanced economicsÓ Oxford Review of Economic Policy 24: pp. 560-580.

Secondo Rowthorn lĠimpatto fiscale degli immigrati (inteso come rapporto tra costi e benefici) negli Stati Uniti ed in Europa  in ogni caso modesto e di lieve entitˆ, poichŽ  sempre compreso tra +/- 1% del PIL in ogni paese.

Egli distingue tra lavoratori stranieri professionalizzati (Òhigh skilledÓ) e non professionalizzati (Òlow skilledÓ), rilevando - come  ovvio – il maggiore contributo dei primi. Rileva altres“ come la spesa pubblica che gli immigrati generano a livello locale sui servizi sanitari, scolastici, abitativi, ecc. sia compensata dal loro gettito fiscale e contributivo a livello nazionale.

AllĠinterno di queste coordinate generali, il caso italiano (che non  citato in alcun importante studio di carattere internazionale) sembra rientrare agevolmente.

Come detto precedentemente, nel nostro paese la carenza delle analisi  anche frutto di banche dati (ad esempio INPS ed Agenzia delle Entrate) che si basano sui codici fiscali e quindi sui Ònati allĠesteroÓ anzichŽ sui residenti stranieri in Italia. Gli ex emigrati italiani allĠestero influenzano in questo modo per almeno un terzo i dati del Ministero delle Finanze e per circa due terzi i dati INPS tra i percettori di prestazioni sociali. Allo stesso modo il campione EU – Silc sovrastima la presenza straniera sia in termini quantitativi che in termini di reddito e quindi sia sul versante delle entrate pubbliche che delle uscite.

Per analizzare i dati della spesa pubblica italiana, conviene fare riferimento alle relazioni della Corte dei Conti sui rendiconti generali dello Stato nei vari esercizi finanziari. Per il 2009 la relazione segnala una spesa complessiva di 797 miliardi di euro. Questo valore include anche i redditi da lavoro dipendente (cio gli stipendi degli operatori pubblici), la spesa in conto capitale e gli interessi passivi; nella spesa corrente la voce di gran lunga pi importante  quella delle pensioni. Il sistema calcolo usato prevalentemente nellĠanalisi della spesa pubblica  quello del costo standard, intendendo il totale dei costi diviso il numero degli utenti, cio una spesa media pro-capite, riferita ad un determinato anno fiscale (analisi Òcross-sectionÓ). Nel caso specifico di un fenomeno recente come lĠimmigrazione  possibile utilizzare un metodo di calcolo basato sulla spesa marginale, che considera solo i costi aggiuntivi corrispondenti ad una nuova utenza. Il fenomeno migratorio, proprio per le sue caratteristiche specifiche, pu˜ essere meglio analizzato, non soltanto basandosi su di un singolo anno fiscale, ma esaminando anche attraverso proiezioni, lĠintero arco di vita del contribuente/utente.

Giˆ il Dossier 2010 aveva analizzato i settori principali di welfare e di sicurezza che assorbono pressochŽ per intero lĠintero ammontare delle spese sostenute per gli stranieri, riferendosi ai dati 2008. Nel 2009 (anno di grave crisi economica, con una caduta del PIL del 5%) il complesso della spesa cresce del 3% rispetto allĠanno precedente, soprattutto nei settori del conto capitale e delle pensioni. La spesa standard riferita allĠutenza immigrata registra perci˜ pochi cambiamenti.

La spesa sanitaria  cresciuta di circa il 5% attestandosi sui 110,6 miliardi di euro, di cui le spese relative al personale rappresentano il 33%. EĠ interessante rilevare come la giovane etˆ degli stranieri si ripercuota positivamente sulla spesa sanitaria: se infatti gli immigrati rappresentavano il 3,5% dei ricoveri ospedalieri (Agenzia sanitaria nazionale), il relativo costo  tuttavia significativamente inferiore (2,8%), a causa della minore durata della degenza e della minore gravitˆ delle malattie. Assistiamo comunque ad un aumento della popolazione straniera regolare utente dei servizi sanitari, che porta la loro quota al 2,7% del totale, mentre inizia a diminuire la presenza di stranieri irregolari (0,1%), a causa dellĠentrata in vigore del Òpacchetto sicurezzaÓ nellĠestate del 2009. Con il 2,8% di spesa complessiva, il costo sanitario degli immigrati si attesta sui 3,1 miliardi di euro.

Nel secondo settore per importanza, quello della scuola, la spesa pubblica  sostanzialmente ferma ai 44 miliardi (esclusa universitˆ) dellĠanno precedente: cresce tuttavia la presenza degli studenti stranieri (7%) nellĠanno scolastico 2008/09 e quindi otteniamo un valore di circa 3 miliardi di euro.

Per quanto riguarda i servizi sociali comunali, i dati di alcuni comuni settentrionali sembrano attestare una percentuale di utenti stranieri simile a quelle degli stranieri residenti: sui 7 miliardi di spesa sociale dei comuni, si possono addebitare agli utenti stranieri (essenzialmente minori e adulti), circa 500 milioni di euro dei quali solo 130 di interventi di integrazione in senso stretto e circa altrettanti (dato davvero singolare nel panorama europeo) per il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati.

Il quarto settore  quello della casa, relativo alla presenza negli alloggi di edilizia residenziale pubblica ed ai contributi del fondo sociale per lĠaffitto: il settore inizia a risentire dei tagli alla spesa pubblica ed i dati non si discostano da quelli del 2008; considerando quindi che la presenza straniera incide in termini leggermente al di sopra del dato sui residenti, per quanto riguarda i circa 630.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica (e calcolando la differenza con i prezzi degli affitti di mercato) ed una quota pi consistente del fondo sociale per lĠaffitto, si ottiene un valore di circa 200 milioni per entrambi, per un totale di 400 milioni di euro.

Il quinto settore  quello della giustizia (tribunali e carceri): anchĠesso con una spesa stazionaria (7,5 miliardi di euro), non fosse altro perchŽ (come la scuola) costituito quasi esclusivamente dal costo del lavoro dei dipendenti. In questo settore la maggior parte dei condannati e dei detenuti stranieri  costituita in maggioranza da irregolari e risulta in diminuzione, circa il 20% del totale; rispetto alla spesa complessiva di 7,5 miliardi otteniamo cos“ un valore di circa 1,5 miliardi di euro.

Il sesto settore, quello che include gli aspetti di competenza del Ministero dellĠInterno, il quale registra una spesa in diminuzione dai 10,8 miliardi del 2008 ai 10,2 miliardi del 2009. Come noto le spese per gli immigrati sono concentrate nei centri di identificazione ed espulsione, nei centri per i richiedenti asilo e nelle politiche relative allĠordine pubblico, registrando un totale di circa 500 milioni di euro lĠanno. Infine nel settore dei trasferimenti monetari, la crisi economica ha fatto lievitare i trasferimenti monetari legati al sostegno al reddito, che non sono interamente coperti dai contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro; possiamo stimare un esborso dello stato pari almeno a 400 milioni (per la parte non coperta dai fondi europei) e confermare i 400 milioni di euro dovuti agli assegni familiari. I 100.000 immigrati ultrasessantacinquenni in pensione assorbono circa 700 milioni di euro, portando il totale dei contributi monetari a 1,5 miliardi e il totale generale delle spese a 10,5 miliardi. Sempre con il sistema di calcolo della spesa standard, questa cifra rappresenta lĠ1,3% della spesa pubblica italiana nel 2009. Quindi gli immigrati, che in quellĠanno rappresentavano il 7% dei residenti, hanno generato lĠ1,4% delle entrate fiscali e contributive e hanno assorbito lĠ1,3% della spesa pubblica.

Nel Dossier dello scorso anno si analizzava la struttura della spesa attraverso il costo standard, con particolare riferimento a settori come la scuola e la giustizia dove il costo del personale  preponderante, rilevando come sarebbe pi opportuna una metodologia di Òcosto marginaleÓ legato allĠutenza aggiuntiva. Si osservi ad esempio come la crescita degli studenti stranieri avviene sostanzialmente a costi invariati del sistema scolastico (44 miliardi) mentre la metodologia a costo standard denota una lievitazione di spesa di circa 200 milioni di euro dovuta semplicemente alla crescita percentuale dellĠutenza straniera dal 6,5% al 7%.

In ogni caso lo scarto tra entrate e spese pubbliche dovute allĠimmigrazione, come si vede  particolarmente contenuto, circa +1,2 miliardi di euro (pari allo 0,1% del Pil) e quindi (al di lˆ delle incertezze dovute al metodo di alcune stime) agevolmente compreso nel range individuato da Rowthorn.

Il metodo di calcolo a costo marginale segnalerebbe invece una spesa aggiuntiva assai modesta rispetto al 2008, poichŽ la spesa pubblica  quasi invariata ed il gettito fiscale di 4,2 miliardi  sufficiente a coprire questo aumento, nel quale i trasferimenti monetari rappresentano poco pi di 2 miliardi di euro.

 

 

Studi sugli altri paesi

 

Nel corso del 2010 due docenti spagnoli Maria Bruquetas Callejo e Francisco Javier Moreno Fuentes hanno pubblicato uno studio sui costi e benefici dellĠimmigrazione in Spagna. Gli autori non sembrano nutrire dubbi sui benefici fiscali del fenomeno: gli immigrati sono il 10% degli iscritti alla sicurezza sociale ma solo lĠ1% dei percettori di pensione. La proporzione di spesa pubblica ad essi dedicata sta crescendo nei settori della sanitˆ e dellĠistruzione (dallĠ1% del 2000 al 5% e 6% rispettivamente nel 2007) pur rimanendo considerevolmente inferiore al loro peso relativo sulla popolazione totale. Gli autori notano che lĠuso che gli stranieri fanno del sistema sanitario  inferiore a quello della popolazione spagnola (consultano un 7% di meno i medici di base e un 16,5% di meno gli specialisti).

Per ci˜ che concerne i paesi anglosassoni il contributo pi recente (primavera 2011)  costituito dal volume ÒExceptional peopleÓ di Ian Goldin, Geoffrey Cameron e Meera Balarajan (Princeton and Oxford University Press). Essi notano che mentre il peso fiscale dei migranti  marginale a livello nazionale, la concentrazione in particolari regioni o localitˆ pu˜ porre in sofferenza taluni enti locali; cos“ in alcune localitˆ del Regno Unito la concentrazione di migranti  ben superiore al 9,3% nazionale (Slough 24%, Leicester 23%, Luton 19,6%, Oxford 19,3% ecc.) e mentre queste localitˆ beneficeranno degli effetti dellĠimmigrazione nel lungo termine, nel breve periodo essi sperimenteranno situazioni di congestionamento e di difficoltˆ dei servizi.

Anche negli Stati Uniti diversi studi sottolineano come lĠimpatto dellĠimmigrazione sia fortemente positivo a livello nazionale, mentre pu˜ essere sostanzialmente negativo a livello locale. I costi imposti dallĠimmigrazione si riversano sulle autoritˆ locali -che provvedono ai servizi pubblici-, mentre tasse e contributi vanno al governo nazionale.

Governare lĠimpatto fiscale dellĠimmigrazione pu˜ richiedere quindi di redistribuire i benefici fiscali e di indirizzarli verso le autoritˆ locali maggiormente interessate al fenomeno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stima delle entrate e delle uscite in miliardi di Û (2009)

 

ENTRATE

Importo

Contributi previdenziali

 

lavoratori dipendenti

6,5

lavoratori autonomi

0,7

lavoratori parasubordinati

0,3

Totale contributi

7,5

Gettito Irpef

2,5

lavoratori dipendenti

1,9

lavoratori autonomi

0,3

altri redditi

0,3

Imposta sui consumi (Iva)

1,0

Imposte sugli oli minerali

0,4

Lotto e lotterie

0,2

Tasse permessi e cittadinanza

0,1

Totale gettito fiscale

4,2

Totale entrate

11,7

 

 

USCITE

Importo

Sanitˆ

3,1

di cui per stranieri regolari

3,0

di cui per stranieri irregolari

0,1

Spese scolastiche

3,0

Servizi sociali dei comuni

0,5

Casa

0,4

edilizia residenziale pubblica

0,2

fondo sociale per l'affitto

0,2

Spese Ministero della Giustizia (tribunale e carceri)

1,5

Spese Ministero dell'Interno (centri espulsione e accoglienza)

0,5

Trasferimenti monetari

1,5

sostegno al reddito

0,4

assegni familiari

0,4

pensioni

0,7

Totale uscite

10,5

 

 

 

 



[1] Fonte Caritas / Migrantes Dossier Statistico Immigrazione 2010

[2] Fonte Inps Caritas / Migrantes, IV Rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi Inps

[3] Fonte Inps Caritas / Migrantes, IV Rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi Inps

[4] Fonte Caritas / Migrantes Dossier Statistico Immigrazione 2009