Frontiere di carta

Due studi di caso sulle procedure dei visti nei posti consolari italiani in Marocco e Senegal

Data: 24.10.2011

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Nel 2010, l’Italia era il terzo paese dell’area Schengen dopo la Francia e la Germania in termini di emissione di visti, per un totale di 1.543.408. I visti Schengen (di durata non superiore a tre mesi) rappresentano l’82,6% del totale. (i dati dettagliati e aggiornati sono forniti dall’Annuario Statistico MAE, 2011: pp.149 e seguenti).


I paper che segnaliamo presentano i risultati di studi di caso svolti recentemente da due giovani studiose italiane nei posti consolari italiani in Marocco (Infantino 2010) e Senegal (Zampagni 2011). Le ricerche di Infantino e Zampagni si concentrano sul livello micro e sulle pratiche burocratiche quotidiane nel trattamento delle domande di visto. Le procedure di rilascio dei visti sono uno degli strumenti-chiave del cosiddetto “remote control” migratorio. Rappresentano quindi una dimensione cruciale delle politiche di controllo migratorio, che però rimane poco studiata e molto più marginale, anche nel dibattito politico-mediatico, rispetto ai controlli di frontiera in senso stretto.

I due studi si concentrano sui posti consolari come prima linea di identificazione e selezione delle persone candidate a entrare nell'Unione Europea, e analizzano il funzionamento di una logica di gestione del rischio destinata a separare i migranti “indesiderati” dai “viaggiatori benvenuti”, come i lavoratori qualificati, i turisti, gli uomini d'affari.

Pur con prospettive e approcci metodologici diversi, entrambi gli studi hanno il pregio di focalizzarsi sulla struttura consolare come articolazione centrale, evidenziando l'alto livello di differenziazione tra le pratiche delle diverse sedi, anche quando esse facciano riferimento alla stessa amministrazione nazionale. Le diverse tradizioni burocratiche nazionali e la mancanza di un sistema comune di monitoraggio (come ad esempio quello gestito a livello nazionale dall’Independent Chief Inspector, nel caso della Border Agency del Regno Unito) ostacolano l'armonizzazione che l'UE in linea di principio sta incoraggiando. E’ significativo che nemmeno il recente Codice dei Visti (in vigore dal 5 aprile 2010) fornisca un elenco obbligatorio ed esaustivo dei documenti aggiuntivi da esibire per ottenere un visto Schengen.

La consapevolezza della carenza di conoscenze comparative in questo campo si sta diffondendo. Lo dimostra anche il fatto che la politica dei visti (Visa Policy as a Migration Channel) è uno dei temi a cui lo European Migration Network (EMN) ha dedicato uno studio ad hoc nel 2011 (alcuni rapporti nazionali sono già disponibili a questa pagina web).

Il settore della politica dei visti merita attenzione anche per alcuni recentissimi ed importanti sviluppi sul piano tecnico. Dopo diversi rinvii, l’11 ottobre 2011 è stato varato operativamente il Sistema di Informazione Visti (meglio conosciuto con l’acronimo inglese VIS), istituito con la decisione del Consiglio 2004/512/EC e il Regolamento della CE 767/2008. In questa prima fase, il sistema viene applicato sperimentalmente dai consolati UE di 5 paesi nord africani: Algeria, Egitto, Libia, Marocco, Mauritania e Tunisia. Il nuovo database, destinato ad assumere presto dimensioni enormi, è stato creato per contrastare l’immigrazione irregolare alimentata dal commercio dei visti e dalla corruzione, nonché alcune forme di criminalità transfrontaliera. Nell’archivio VIS sono immagazzinate le informazioni sull’intera “storia del visto”, compresi i dati biometrici e personali di ogni richiedente, nonché la segnalazione di domande presentate in precedenza presso la stessa o altre rappresentanze di paesi UE.

Guarda i due paper

Infantino F. (2010), “La frontière au guichet”, Champ pénal/Penal field, VII, mis en ligne le 24 septembre 2010.  

Zampagni F. (2011), “A Visa for Schengen's Europe. Consular practices and regular migration from Senegal to Italy”, CARIM AS 2011/59, Robert Schuman Centre for Advanced Studies, San Domenico di Fiesole (FI): European University Institute. 


 


 


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