Consultate www.uil.it/immigrazione . Aggiornamento quotidiano sui temi

di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Newsletter periodica dĠinformazione

(aggiornata alla data del 18 aprile 2012)

 

Direttiva 52 della Commissione europea: schema di ratifica del Consiglio dei Ministri

 

Sanzioni pi dure per chi assume un immigrato irregolare. Permesso di soggiorno temporaneo per lo straniero che denuncia casi di grave sfruttamento

Sommario

 

Saiba mais... Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti                                                                       pag. 2

Saiba mais... Addio a  Le Quyen Ngo D“nh, responsabile immigrazione della Caritas diocesana                                   pag. 2

Saiba mais... Cdm: ratifica della direttiva 2009/52/CE                                                                                    pag. 2

Saiba mais... Ministro Riccardi: Òserve un regime transitorio per gli irregolariÓ                                                          pag. 4

Saiba mais... IMU, lĠimposta non  dovuta se lĠimporto non supera i 200 Û                                                    pag. 5

Saiba mais... Rifugiati – Serve soluzione per sorte di 40 mila libici e tunisini                                                  pag. 6

Saiba mais... Scuola – Il boom  finito, arrivano meno alunni stranieri                                                           pag. 7

Saiba mais... Media – Ordine dei Giornalisti: Òbasta con vu cumprˆ, clandestino, badante e zingaro              pag. 8

Saiba mais... OIM – Evitare trasferimento nei CIE di migranti detenuti                                                            pag.9           

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it                                                                                                 Anno X -  n.15



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


Roma, 18 aprile 2012, ore 10, Provincia di Roma

Convegno Unar e Redattore Sociale: ÒGiornalismo e immigrazione: come evitare stereotipi, pregiudizi e discriminazioni

(Angela Scalzo)

Monteporzio Catone, 21 aprile 2012

Italia Lavoro - Progetto Co.In. Comunicare lĠIntegrazione- Seminario ÒImmigrati e mercato del lavoro in ItaliaÓ

(Guglielmo Loy)

Roma, 26 aprile 2012, ore 16.00, via del Velabro

Assemblea dei soci del CIR

(Giuseppe Casucci)

Roma, 03 maggio 2012, ore 12.00, sede UIL Nazionale

Incontro di Luca Visentini, Segr. Conf. CES con gli uffici immigrazione di Cgil, Cisl e UIL

(Piero Soldini, Ilaria Fontanin, Giuseppe Casucci)



Addio a L Quyn Ng™ Гnh, responsabile immigrazione della Caritas Diocesana


(www.stranieriinitalia.it) Roma – 16 aprile 2012 –é morta stamattina alle porte della Capitale, in un incidente stradale sulla via Pontina, L Quyn Ng™ Гnh, 53 anni, responsabile dellĠArea immigrati della Caritas diocesana di Roma. Nata a Saigon il 26 luglio 1959 – ricorda una nota della Caritas di Roma - L Quyn Ng™ Гnh era arrivata in Italia con lo status di rifugiata nel 1990. Dal dicembre 1992 al novembre 1996 era stata responsabile del Centro ascolto stranieri della Caritas romana, dal dicembre 1996 rivestiva il suo attuale incarico, coordinando e supervisionando i servizi e i progetti destinati a immigrati, rifugiati e vittime di tratta: centri di ascolto, sportelli informativi, centri di accoglienza per uomini, donne e famiglie, asili nido. Dal luglio del 2000 al dicembre del 2007 era stata anche responsabile del Coordinamento nazionale Asilo della Caritas italiana e del Progetto rifugiati, coordinando le attivitˆ in materia di asilo di 46 Caritas diocesane. Membro della Commissione migrazioni di Caritas Europa, di cui era stata anche presidente, dal giugno 2009 era presidente sella sezione italiana dell'Associazione per lo studio del problema mondiale dei rifugiati, organizzazione non governativa a carattere internazionale, con status consultivo presso le Nazioni Unite e il Consiglio d'Europa". Per gli 'eminenti servizi resi all'Italia', su proposta del ministero dell'Interno, L Quyn Ng™ Гnh nel 2008  stata la prima in Italia a ricevere la cittadinanza italiana con decreto del Presidente della Repubblica. La motivazione: 'Eccezionale interesse dello Stato'. "La sua scomparsa e' un grave lutto che ha colpito la Chiesa di Roma e tutto il mondo del volontariato e della solidarietˆ. Sconcerto, smarrimento e un sentimento di profondo dolore sono nell'animo di tutti gli operatori ei volontari della Caritas romana" commenta Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma. ''L Quyn e' stata un esempio - prosegue Feroci - La sua opera a favore degli ultimi e dei poveri, che per tanti anni ha svolto con entusiasmo e fede, e' stata per noi un motivo di crescita umana e professionale. Sapeva coniugare le sue doti umane, l'esperienza che le derivava dall'essere una rifugiata, a una profonda fede in Dio e un radicato rispetto per l'uomo. Con i suoi consigli e il lavoro infaticabile sapeva ricordarci sempre che la nostra opera e' per i poveri e gli svantaggiati. Siamo vicini alla sua famiglia e alla comunitˆ parrocchiale di San Gregorio Barbarigo, dove con assiduitˆ partecipava all''Eucarestia domenicale'".


 

Proteste per il permesso di soggiorno (Stefano Cavicchi)


Ratifica della direttiva 2009/52/CE

Consiglio dei Ministri:  gravi sanzioni ai datori di lavoro che assumono stranieri irregolari

La casistica  ridotta ai casi pi gravi di sfruttamento e lĠincentivo offerto agli immigrati che denunciano non appare migliorativo rispetto a quanto giˆ previsto dallĠart. 18 del Testo Unico sullĠimmigrazione

Beppe Casucci, Coord. Nazionale Dipartimento Politiche Migratorie UIL


Roma, 17 aprile 2012 – Il Consiglio dei Ministri di ieri ha predisposto uno schema di decreto ai fini della ratifica della direttiva n. 52 della Commissione europea del 2009. Si tratta di un atto dovuto, in quanto la direttiva aveva due anni di tempo per essere inclusa nella legislazione italiana; tempi scaduti dal primo luglio dello scorso anno. Ora il testo del decreto verrˆ inviato al parere delle Commissioni parlamentari e poi allĠesame ed approvazione di Camera e Senato. La bozza di provvedimento licenziata dal Consiglio dei Ministri, come del resto la stessa direttiva 52,  riguarda le sanzioni a carico dei datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno e' irregolare. Il tutto va ad integrare le disposizioni del Testo Unico per l'immigrazione del 1998. La direttiva prevede un ''nuovo regime sanzionatorio'' per ''il datore di lavoro che sia stato condannato, anche con sentenza non definitiva, per i reati di: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina; reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o alla sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attivitˆ illecita; intermediazione illecita (vedi caporalato); sfruttamento del lavoro o assunzione di lavoratori privi di permesso di soggiorno ovvero con permesso scaduto. Le nuove disposizioni in approvazione, oltre a prevedere sanzioni amministrative e penali pi severe, intendono disporre che Òil datore di lavoro condannato non possa poi ottenere il nulla osta per successive attivitˆ imprenditoriali''. Al fine di favorire l'emersione di situazioni di lavoro etnico irregolare o addirittura di situazioni illegali si prevede, per le sole ipotesi di particolare sfruttamento lavorativo, che lo straniero che presenta denuncia o coopera nel procedimento penale possa ottenere, a talune condizioni, il rilascio di un permesso di soggiorno di durata temporanea (correlata alla durata del procedimento penale). Viene, inoltre, previsto un pi duro sistema di sanzioni pecuniarie che vanno a colpire anche le persone giuridiche le quali si siano avvantaggiate ricorrendo all'impiego di cittadini stranieri il cui soggiorno e' irregolare. Colpiti anche le catene di sub appalti che utilizzino lavoro nero etnico, con estensione della responsabilitˆ allĠazienda committente. Si prevede infine una programmazione annuale dell'attivitˆ di vigilanza sui luoghi di lavoro e la comunicazione annuale da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alla Commissione europea, del numero totale di ispezioni effettuate l'anno precedente e dei risultati delle stesse. Si tratta dunque di una notizia estremamente positiva in quanto la normativa italiana verrˆ dotata di nuovi e pi puntuali strumenti per combattere il lavoro nero etnico, una piaga funzionale ad una economia sommersa che lĠIstat valuta essere oltre il 20% del nostro PIL nazionale. Ricordiamo anche che nel 2010 la discussione in Parlamento su questa direttiva si era bloccata proprio sullĠaspetto del permesso di soggiorno temporaneo alla vittima che denuncia il proprio sfruttatore. Nondimeno, la chance di un permesso di soggiorno (temporaneo) per il migrante irregolare che denunci situazioni di lavoro nero viene ristretta ai casi pi gravi di tratta o sfruttamento lavorativo; nel contempo la durata del permesso che viene promesso alla vittima (limitato alla durata del contenzioso legale) potrebbe rivelarsi un incentivo troppo povero per convincere i gravemente sfruttati (e spesso ricattati dalla loro stessa condizione di clandestinitˆ) a denunciare i propri sfruttatori. Da qui alcune legittime perplessitˆ sulla effettiva efficacia dallo strumento proposto dallĠEuropa. Per quanto riguarda lĠItalia, va anche ricordato che la casistica di permesso umanitario in casi gravi di tratta o sfruttamento in Italia  giˆ da anni prevista dallĠart. 18 del Testo Unico sullĠimmigrazione. Nondimeno, siamo un giudizio positivo sullĠimpianto nel suo insieme pensato per colpire lo sfruttamento del lavoro irregolare di origine immigrata.



Consiglio dei Ministri n. 24 del 16/04/2012

Comunicato stampa (nella parte riguardante la ratifica della direttiva 2009/52/CE) - Testo

 

C – impiego di cittadini di Paesi terzi con soggiorno irregolare
Il provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri riguarda le sanzioni a carico dei datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno  irregolare. Si tratta di un decreto che recepisce una direttiva comunitaria del 2009 e va ad integrare le previsioni del ÔTesto unico dellĠimmigrazione del 1998. 
Il nuovo regime sanzionatorio prevede che il datore di lavoro che sia stato condannato, anche con sentenza non definitiva, per i reati di favoreggiamento dellĠimmigrazione clandestina, di reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o alla sfruttamento della prostituzione, o di minori da impiegare in attivitˆ illecita, di intermediazione illecita, di sfruttamento del lavoro o di assunzione di lavoratori privi di permesso di soggiorno ovvero con permesso scaduto, non potrˆ poi ottenere il nulla osta a successive attivitˆ imprenditoriali. 
Al fine di favorire lĠemersione degli illeciti si prevede, per le sole ipotesi di particolare sfruttamento lavorativo, che lo straniero che presenta denuncia o coopera nel procedimento penale possa ottenere, a talune condizioni, il rilascio di un permesso di soggiorno di durata temporanea (correlata alla durata del procedimento penale). 
Viene, inoltre, previsto un efficace sistema di sanzioni pecuniarie che vanno a colpire anche le persone giuridiche le quali si siano avvantaggiate ricorrendo allĠimpiego di cittadini stranieri il cui soggiorno  irregolare. 
Si prevede infine una programmazione annuale dellĠattivitˆ di vigilanza sui luoghi di lavoro e la comunicazione annuale da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alla Commissione europea, del numero totale di ispezioni effettuate lĠanno precedente e dei risultati delle stesse.
Lo schema di decreto, approvato in via preliminare, sarˆ inviato al parere delle Commissioni parlamentari.


 


Cosa dice la direttiva 2009/52/CE

(artt. 26 e 27)


(art.26) Per facilitare lĠapplicazione della presente direttiva  opportuno predisporre meccanismi efficaci che permettano ai cittadini di paesi terzi di presentare denuncia, sia direttamente sia tramite terzi come i sindacati o altre associazioni. é opportuno che i terzi designati per fornire assistenza nella presentazione delle denunce siano tutelati contro eventuali sanzioni ai sensi delle norme che vietano il favoreggiamento del soggiorno illegale.

(art. 27) In aggiunta ai meccanismi di denuncia,  opportuno che gli Stati membri possano rilasciare permessi di soggiorno di durata limitata, commisurata a quella dei relativi procedimenti nazionali, ai cittadini di paesi terzi che sono stati oggetto di condizioni lavorative di particolare sfruttamento o sono stati minori assunti illegalmente e che cooperano nei procedimenti penali nei confronti dei datori di lavoro. Tali permessi dovrebbero essere concessi con modalitˆ comparabili a quelle applicabili ai cittadini di paesi terzi rientranti nellĠambito di applicazione della direttiva 2004/81/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, riguardante il titolo di soggiorno da rilasciare ai cittadini di paesi terzi vittime della tratta di esseri umani o coinvolti in unĠazione di favoreggiamento dellĠimmigrazione illegale che cooperino con le autoritˆ competenti.


 


Ministro Riccardi: ÇIrregolari, serve un regime transitorioÈ

La proposta Lo schema di Dlgs approvato in prima lettura recepisce la direttiva 2009/52/CE che fissa le norme minime per sanzioni ai datori di lavoro che impiegano immigrati irregolari.

Intervista al Ministro per lĠIntegrazione, di Marco Ludovico, www.ilsole24ore.com


Roma, 15 aprile 2012 - Sanzioni per i datori di lavoro che impiegano stranieri irregolari. Dietro l'apparente formalitˆ dello schema di decreto legislativo Çdi attuazione della direttiva 2009/52È dell'Unione europea, approvato in prima lettura venerd“ dal Consiglio dei ministri, si cela invece un testo non senza conseguenze. Giˆ con il secondo governo Prodi l'allora titolare dell'Interno, Giuliano Amato, sollev˜ il tema della lotta al lavoro nero degli immigrati. Oggi  questione Çche rilanciamo con convinzione per combattere contro ogni forma di sfruttamento di persone prive delle tutele di legge sul lavoro solo perchŽ irregolariÈ spiega Andrea Riccardi, ministro dell'Integrazione.

D. é un principio che non si discute, ministro Riccardi.

R. Ma intensificare le pene potrebbe scatenare un clima di caccia alle streghe. Occorre distinguere le situazioni. Ci sono molti settori, dall'edilizia all'agricoltura, in cui l'utilizzo senza scrupoli di manodopera straniera irregolare  massiccio. Per non parlare della criminalitˆ, italiana e straniera, che recluta disperati. Tutto questo va combattuto e sanzionato senza cedimenti. é opportuno, semmai, definire norme di transizione, anche breve, come di solito avviene in questi casi.

D. Sta immaginando un sistema di emersione del lavoro nero, una regolarizzazione dei clandestini?

R. No, il tema  prematuro. Penso, invece, che il nuovo sistema di sanzioni vada applicato non senza una prudente transitorietˆ proprio per evitare contenziosi e conflitti tra soggetti deboli. La crisi ha indebolito tutti i soggetti dell'economia.

S“, ma io intendo riferirmi, in particolare, alla figura delle badanti. Un ruolo fondamentale nell'assistenza degli anziani, com' noto. 

D. Quali sono i suoi timori?

R. Immaginiamo,  inutile nasconderlo, situazioni di anziani, o peggio ancora di disabili, assistiti da una badante pagata con modalitˆ, per cos“ dire, irregolare. Le norme allo studio, se non calibrate bene, rischiano di fornire uno strumento, che potrebbe diffondersi a dismisura, di contenzioso, se non peggio di intimidazione, contro l'anziano o il disabile. é un possibile effetto, che va scongiurato, della norma che prevede il permesso di soggiorno dato in cambio della denuncia del datore di lavoro. Il risultato aberrante sarebbe cos“ di scatenare con una disposizione di per sŽ giusta una guerra tra chi, da una parte o dall'altra, vive in difficoltˆ anche estreme. 

D. In nome del rispetto delle regole, insomma, si incentiva il conflitto?

R. Mi pare che il tessuto sociale oggi sia piuttosto incandescente. Ogni cautela  perci˜ doverosa, nel rispetto della legalitˆ. Ecco perchŽ credo servano norme di accompagnamento per ridurre al minimo i casi dei rischi che ho spiegato. Poi, per˜, occorre allargare anche la prospettiva. PerchŽ recepire una direttiva dell'Unione europea non pu˜ essere, in questo momento, solo un atto notarile.

D. Abbiamo appena detto, per˜, che serve attenzione a introdurre nuove norme in questi settori e in questo momento. 

R. S“, ma  proprio l'attenzione a questi temi che occorre rinnovare, con forza. Non si pu˜ ignorare il fatto che, secondo la Caritas, in Italia ci sono 500mila stranieri irregolari. Molti, va detto, lo sono perchŽ hanno perso il lavoro.

D. La recessione in atto non poteva non avere anche questa conseguenze. 

R. Certo. Ma sappiamo bene anche che ci sono molti impieghi in cui solo gli stranieri sono disponibili e non gli italiani. é evidente che ci sono esigenze che attengono a ciascun dicastero: quelle del lavoro, quelle della sicurezza e della legalitˆ, ma anche quelle dell'integrazione, reciproca, aggiungo, tra immigrati e italiani, di cui sono responsabile.

La sintesi di queste posizioni qual ? 

Una visione complessiva di governo. é sufficiente,  quello che chiedo, la giusta attenzione. Per oltrepassare le singole questioni e incidere in modo significativo proprio in questo periodo di congiuntura difficile. 


 

IMU


IMU, lĠimposta non  dovuta se lĠimporto non supera i 200 Û

Per gli immobili ubicati allĠestero di proprietˆ di un residente in Italia.


Riceviamo dallĠOn. Marco Causi - Il decreto semplificazioni tributarie DL16/2012 interviene sulle disposizioni in materia di tassazione degli immobili detenuti all'estero (art. 19, commi da 13 a 17 DL 201/2011) prevedendo che l'imposta non  dovuta se l'importo non supera i 200 euro (determinato sulla base del valore costituito dal costo risultante dallĠatto di acquisto o dai contratti e, in mancanza, secondo il valore di mercato rilevabile nel luogo in cui  situato lĠimmobile). L'articolo 8, comma 16, del decreto legge 2 marzo 2012, n. 16, reca, una serie di modifiche all'articolo 19 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. In particolare le lettere da e) a g) del citato comma 16 prevedono alcune disposizioni volte a modificare la disciplina in materia di tassazione degli immobili detenuti all'estero. Si ricorda che i commi da 13 a 17 dell'articolo 19 del citato decreto legge 6 dicembre 2011, n.201 hanno istituito lĠimposta sul valore degli immobili situati allĠestero. LĠimposta colpisce gli immobili siti allĠestero, destinati a qualsiasi uso, e trova applicazione dal 2011. Per effetto dell'intervento del citato articolo 8, comma 16, lettere da e) ad f) del decreto legge 2 marzo 2012, n. 16 vengono apportate le seguenti modifiche alla disciplina della tassazione degli immobili detenuti all'estero:

La lettera e) modifica il comma 15 dell'articolo 19 concernente l'imposta sugli immobili detenuti all'estero. Per effetto di tali modifiche si prevede anzitutto che lĠimposta, stabilita nella misura dello 0,76 per cento del valore degli immobili, non  dovuta se lĠimporto non supera 200 euro . Al riguardo viene pertanto specificato che il valore  costituito dal costo risultante dallĠatto di acquisto o dai contratti e, in mancanza, secondo il valore di mercato rilevabile nel luogo in cui  situato lĠimmobile.

In secondo luogo si prevede che, per gli immobili situati in Paesi appartenenti alla Unione europea o in Paesi aderenti allo Spazio economico europeo che garantiscono un adeguato scambio di informazioni, il valore  quello utilizzato nel Paese estero per lĠassolvimento di imposte sul patrimonio o sui trasferimenti o, in mancanza, quello come precedentemente individuato. La lettera f ) inserisce all'articolo 19 il nuovo comma 15- bis al fine di prevedere anzitutto una riduzione dellĠimposta (dallo 0,76 per cento allo 0,4 per cento del valore degli immobili) per i soggetti che prestano lavoro allĠestero per lo Stato italiano, per una sua suddivisione politica o amministrativa o per un suo ente locale e le persone fisiche che lavorano allĠestero presso organizzazioni internazionali cui aderisce lĠItalia la cui residenza fiscale in Italia sia determinata, in deroga agli ordinari criteri previsti dal Testo Unico delle imposte sui redditi, in base ad accordi internazionali ratificati. La riduzione riguarda esclusivamente lĠimmobile adibito ad abitazione principale allĠestero e le relative pertinenze e si applica limitatamente al periodo di tempo in cui lĠattivitˆ lavorativa  svolta allĠestero. Viene in secondo luogo introdotta una detrazione forfetaria di 200 euro da scomputare dallĠimposta dovuta per lĠunitˆ immobiliare adibita ad abitazione principale e le relative pertinenze, che va rapportata:

Ż     al periodo dellĠanno durante il quale si verifica il vincolo di destinazione;

Ż     alla quota per la quale la destinazione medesima si verifica.

Per gli anni 2012 e 2013 la detrazione  aumentata di 50 euro per ciascun figlio di etˆ non superiore a ventisei anni, purchŽ dimorante abitualmente e residente anagraficamente nellĠunitˆ immobiliare adibita ad abitazione principale. Tale detrazione, al netto della detrazione di base, non pu˜ superare lĠimporto di 400 euro.

La lettera g) modifica il comma 16 dell'articolo 19 al fine di prevedere, per gli immobili situati in Paesi appartenenti alla Unione europea o in Paesi aderenti allo Spazio economico europeo che garantiscono un adeguato scambio di informazioni, la possibilitˆ di dedurre dallĠimposta sugli immobili dovuta in Italia le eventuali imposte di natura patrimoniale e reddituale gravanti sullo stesso immobile (purchŽ non si sia giˆ fruito dellĠarticolo 165 del TUIR, ossia del credito d'imposta per i redditi prodotti all'estero).


 

Rifugiati

 


Migranti e profughi da Tunisia e Libia

Serve una soluzione non palliativi sulla sorte dei  40 mila africani arrivati dal Nord Africa

A cura del Dipartimento Politiche Migratorie della UIL


Nel corso del 2011, a causa dei rivolgimenti sociali della cosiddetta Òprimavera arabaÓ e della guerra in Libia, sono arrivati dalle coste nordafricane in imbarcazioni di fortuna oltre 60 mila persone, in parte migranti, in parte titolati a presentare richiesta dĠasilo. Per circa 25 mila tunisini, arrivati prima del 5 aprile 2011,  stato concesso un permesso per protezione umanitaria, che pu˜ essere convertito in permesso di lavoro (senza necessitˆ di decreto flussi).  Per gli altri, arrivati dopo il quella data, e per circa 30 mila profughi e migranti arrivati dalle coste della Libia (in parte lavoratori sub sahariani fuggiti dalla guerra, in parte profughi dal Corno dĠAfrica), non  stato previsto nulla.  Attualmente il permesso di protezione temporanea per i tunisini  scaduto lo scorso 5 aprile. Si calcola che circa 11 mila tunisini siano ancora presenti in Italia e siano da due settimane sprovvisti di ogni forma di permesso o  protezione. A questi vanno aggiunti 30 mila centroafricani  arrivati dalle coste della Libia, che da un anno vagano per lĠItalia o finiscono nei CIE, senza che nessuna assistenza venga loro garantita (tranne quella preziosa delle associazioni religiose, di volontariato o lĠappoggio dei sindacati). Molti di queste persone hanno fatto (incautamente) richiesta dĠasilo, nella maggior parte dei casi negata dalle autoritˆ. Il problema vero  che non si  ipotizzata per loro nessuna soluzione: non vengono espulsi perchŽ probabilmente la cosa appare impraticabile e inumana; non vengono regolarizzati perchŽ la legge non lo permette (ma, allora, perchŽ lĠeccezione per i tunisini?). Come spesso succede da noi, le cose restano sospese a mezzĠaria in una sorta di limbo le cui conseguenze le pagano per˜ i diretti interessati. Per rimanere ai tunisini, abbiamo notizie che un provvedimento di proroga del permesso di protezione umanitaria sia stato redatto per tempo dal Governo, ma che sia attualmente bloccato alla Corte dei Conti per motivi a noi non noti. Ad avviso della UIL, questo modo di fare le cose a metˆ  sbagliato per almeno tre ragioni:

a)      PerchŽ concede la protezione umanitaria solo ad una parte dei tunisini e non a tutti quelli arrivati durante i rivolgimenti in Patria.

b)      PerchŽ non estende i permessi a chi  fuggito da una situazione di guerra come quella avuta in Libia.

c)      PerchŽ affrontare una situazione cos“ seria con provvedimenti parziali e palliativi, serve solo a causare sofferenza a quelle persone e una cattiva impressione nellĠopinione pubblica che non capisce la ratio dellĠagire pubblico in materia di immigrazione.

Se riteniamo oggi conclusa la situazione di emergenza in quellĠarea, restano due possibilitˆ: o regolarizziamo chi di loro trova un lavoro in Italia o pensiamo a forme di ritorno volontario assistito, magari sulla base di accordi con il nuovo governo libico e con la Tunisia, dove molti di loro prima lavoravano. Quello che  veramente importante, soprattutto in questa situazione di grave crisi   economica,  di non usare due pesi e due misure e – tantomeno – offrire palliativi che spostano in avanti il problema ma non lo risolvono mai. Che senso ha infatti se, da una parte giustamente si ratifica la direttiva 52 per combattere il lavoro irregolare, ma dallĠaltra si lasciano 40 mila persone nel limbo dellĠirregolaritˆ?


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Immigrazione e scuola

 


Il boom  finito: a scuola arrivano meno stranieri

 Cresce il numero degli alunni nati qui

Di MARIA TERESA MARTINENGO


Torino, 16 aprile 2012 - Era appena due anni fa, quando il governo Berlusconi eman˜ lĠatto di indirizzo che indicava il tetto del 30% di alunni stranieri per classe. Molti si chiesero di quali alunni si stesse parlando, dal momento che le scuole erano sempre pi affollate di studenti dai cognomi esotici, ma luogo di nascita assolutamente nostrano.
Una rilevazione condotta nelle scuole del Piemonte da Anna Massa, funzionaria dellĠUfficio Scolastico Regionale che si occupa di statistica, ora conferma la tendenza. Il boom di arrivi dallĠestero  finito, in Piemonte la crescita tra 2009/2010 e 2010/2011  stata del 5,5% (3.529 iscritti in pi), in linea con il 5,4% italiano, e lĠincremento ha riguardato soprattutto la scuola dellĠinfanzia (+7,1%) e le superiori (8,5%). Altri tempi (e altri grattacapi per gli insegnanti) quelli in cui - tra 2003/2004 e 2004/2005, per esempio - lĠincremento annuale era del 22%. Da allora ad oggi siamo passati da 29.546 a 68.045 iscritti di origine non italiana, ma gli ÇstranieriÈ reali sono sempre meno numerosi. Negli ultimi quattro anni i dati riescono a distinguere gli scolari di origine non italiana nati in Italia e quelli arrivati dallĠestero dopo un periodo di scolarizzazione: lo studio evidenzia che mentre di anno in anno aumenta il numero dei nati qui (19.137 nel 2007/2008, 29.960 nel 2010/2011), diminuiscono i neo-arrivati (da 3538 a 1847 in un anno). I tre quarti dei bimbi della materna sono ormai nati in Italia. In media, gli studenti ÇstranieriÈ rappresentano circa il 12% del totale della popolazione scolastica. Considerando la loro frequenza nei diversi ordini di scuola, la loro incidenza varia dal 13,1% nella scuola dellĠinfanzia allĠ8,7% delle superiori. Rispetto al totale degli alunni di cittadinanza non italiana, poi, i nati in Italia sono lĠ80,5% nella scuola dellĠinfanzia, il 55,9% nella primaria, il 22,6% nella media e il 7,7% nella secondaria superiore. Il 35% dei 68.045 alunni stranieri frequenta la scuola primaria, il resto si distribuisce in modo equo nei rimanenti ordini. A Torino, le elementari ÇrecordÈ sono la scuola di via Fiochetto (87,1%), la De Amicis (76,4%), entrambe appartenenti allĠistituto comprensivo di corso Regio Parco, seguite da Parini (76,4%), Gabelli (63%) e Pestalozzi (62%). Alle medie, resta imbattuta la Croce-Morelli (67,2%), seguita dalla Manzoni di San Salvario (51,5%). Alle superiori, dei 14.156 iscritti di origine non italiana, la maggioranza si concentra negli nei corsi professionali e tecnici: qui troviamo circa il 78% di tutti i ragazzi asiatici, africani, sudamericani. E in fatto di provenienze geografiche, le pi presenti sono Romania e Marocco (18%), Albania (12%), Moldavia (10%), Cina (8%), Tunisia ed Ecuador (7%). In Piemonte, Asti ed Alessandria hanno la percentuale pi alta di studenti di origine straniera sul totale della popolazione (16,1% e 15%). Torino  allĠ11%. Su 4.012 sedi scolastiche nella regione, lĠ88% rileva tra gli iscritti alunni con cittadinanza non italiana. In particolare, 784 scuole, quasi il 20% del totale, rileva una percentuale compresa tra il 15% e il 30%. E 224 scuole, il 6%, una percentuale superiore al 30%. Per il direttore dellĠUfficio Scolastico Regionale Francesco De Sanctis, Çanni di studio, lavorando gomito a gomito con compagni e docenti italiani, fanno automaticamente maturare nelle coscienze degli alunni con cittadinanza non italiana che le frequentano, un sentimento forte di appartenenza e di vicinanza ai migliori valori della nostra democrazia e dellĠuguaglianza sociale. Non prendere atto di questo, vorrebbe dire rimanere alcuni passi indietroÈ.


 

Societˆ

 


Marcia dei <sans papier> dal 2 giugo al 2 luglio: obiettivo il Parlamento Europeo di Strasburgo. ÒVogliamo i nostri dirittiÓ


 Roma, 11 apr. (Adnkronos) - Decine di migliaia di immigrati "sans-papiers" in marcia per l'Europa, obiettivo finale il Parlamento europeo di Strasburgo. Questo, in sintesi, l'obiettivo della marcia organizzata dalla Coalizione Internazionale dei Sans-papiers e migranti e che farˆ tappa in cinque paesi europei tra cui l'Italia, passando da Torino. Un mese esatto, dal due giugno al due luglio, con partenza da Bruxelles e toccando Maastricht, Schengen, Mannheim, Berna, Torino appunto e Strasburgo. L'obiettivo dicono gli immigrati -tramite una dei portavoce, Mina Merrar- che oggi hanno presentato la marcia in piazza Montecitorio a Roma, e' di "rivendicare la libertˆ di circolazione e di residenza, la regolarizzazione globale di tutti i sans-papiers, l'esercizio totale dei diritti dei migranti, la protezione e il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo, la cittadinanza di residenza, il rispetto dei diritti dei rom e dei sinti". "Questa marcia europea - affermano- e' innanzitutto diretta contro le leggi repressive (arresti, detenzioni, espulsioni) di cui gli Stati europei si sono dotati dalla creazione dello spazio Schengen, con istituzioni come Frontex, per 'trattare' la questione dell'immigrazione. L'applicazione di queste leggi sta diventando sempre pi brutale, xenofoba e arbitraria, motivi per i quali riteniamo che sia arrivato il momento per i Sans-papiers e per i migranti di marciare verso il Parlamento Europeo di Strasburgo e portare ai deputati le nostre richieste e proposte".


 


Media. L'Ordine dei giornalisti: basta con le parole "vu cumprˆ", "clandestino", "badante" e "zingaro"

Ecco le linee guida per l'applicazione della Carta di Roma, elaborate dall'Ordine dei giornalisti, Federazione nazionale della stampa e Unchr con la partecipazione dell'Unar


(Fei/Zn/Adnkronos) Roma, 18 aprile 2012 -  Basta con le parole 'politically incorrect' per definire, sui media, immigrati o rom. Niente pi vu cumprˆ, clandestino, badante o zingaro. A dettare il vocabolario dei termini giuridicamente appropriati - oltre che il giusto modo di affrontare sulla stampa i temi dell'immigrazione - sono le Linee guida per l'applicazione della Carta di Roma, elaborate dall'Ordine dei giornalisti, Federazione nazionale della stampa e Unchr, con la partecipazione dell'Unar, presentate in anteprima a Milano, in uno dei tre seminari dal titolo "Sgomberiamoli", organizzati da Redattore sociale e Fnsi. Un documento che - attuando la Carta di Roma del 2008, il codice deontologico su migranti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tratta - propone, dunque, gli strumenti di lavoro per un'informazione corretta su queste tematiche. A partire dalla messa al bando di informazioni sommarie e distorte e di termini stigmatizzanti, a favore di parole giuridicamente pi appropriate che permettano di "restituire al lettore la massima aderenza alla realtˆ dei fatti, evitando l'uso di termini impropri". "Diversi studi, cos“ come carte deontologiche specifiche - si legge nelle Linee Guida - hanno riportato l'attenzione sull'importanza e il peso che ha il linguaggio utilizzato nei media nella rappresentazione dei migranti". Dunque "si raccomanda di evitare l'utilizzo di termini stigmatizzanti come badante, clandestino, zingaro, vu cumpra' ecc." e "informazioni imprecise, sommarie o distorte, ad esempio l'uso delle locuzioni ''presumibilmente'' e ''forse'' associati all'appartenenza nazionale o religiosa andrebbero sempre evitate. Quanto all'ampio spazio dedicato dai media, soprattutto quelli locali, alla cronaca, "negli ultimi anni - si legge nel documento - quello della cronaca nera e' andato via via crescendo, cosi' come il 'peso' delle notizie che vedono gli immigrati autori di reato". Da qui una serie di raccomandazioni, come quella di "assegnare lo stesso spazio e rilievo alle notizie di cronaca in cui gli autori e le vittime di reato sono di origine straniera rispetto a quelle in cui autori e vittime di reato sono autoctoni". E ancora: "si invitano i giornalisti a garantire l'anonimato del richiedente asilo, rifugiato, vittima della tratta, migrante coinvolto in fatti di cronaca, anche se non di rilevanza penale, che possono recare danno alla sua persona. Conoscere e rispettare le norme penali, civili ed amministrative e i vari strumenti giuridici nazionali ed internazionali sui diritti umani in materia di protezione, e' utile al dovere di cronaca e per utilizzare termini giuridicamente appropriati tra le varie categorie". Una raccomandazione particolare riguarda poi la tutela delle vittime della tratta "la cui garanzia dell'anonimato e' basilare per la riuscita del percorso di uscita dal racket dello sfruttamento e per non ostacolare gli sforzi delle associazioni e della giustizia al riguardo". "L'uso della nazionalitˆ - si legge ancora nelle Linee Guida - deve essere usato con maggiore responsabilitˆ e consapevolezza dal giornalista rispetto a quanto avviene attualmente. Si raccomanda di non citare l'origine etnica, religiosa o la nazionalitˆ di migranti, richiedenti asilo o rifugiati se arrestati o colpevoli di reati nei casi in cui tale informazione non sia essenziale alla comprensione della notizia". Fra le altre raccomandazioni, quella di 'trattare' con cautela, analizzando in maniera approfondita, i dati relativi ai temi dell'immigrazione, a partire dalle cosiddette 'statistiche sulla criminalitˆÔ: illustrazioni poco rigorose - ammonisce il documento - sono pericolose e dannose quando inducono il pubblico ad una lettura semplicistica e propagandistica. Il monito e' "non scadere nel sensazionalismo e indurre cos“ 'sentimenti di terrore, paura o caos nell'opinione pubblica', cos“ come anche suggerito dal Consiglio d'Europa". "Notizie su terrorismo, fondamentalismo religioso, crimini e devianza, e migrazioni meritano un'attenzione particolare e un livello maggiore di attenzione sulle conseguenze che sul territorio possono avere sulla convivenza pacifica e democratica". "Nelle generalizzazioni che hanno caratterizzato gran parte dell'informazione sull'immigrazione, la questione dello status del cittadino straniero sul territorio italiano - si sottolinea nel documento - e' stato considerato spesso un particolare di scarso rilievo". Bisognerebbe invece prestare particolare attenzione, ad esempio, in caso di interviste, "chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo dei mezzi di informazione e' limitato e circoscritto, pu˜ non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell'esposizione attraverso i media". Per questo "e' importante comunicare con chiarezza alla persona che decide di rilasciare un'intervista le possibili conseguenze e adottare accortezze specifiche per chi parla in ambito detentivo, nei Cie e Cara (valutando i rischi di repressione successiva alla testimonianza.). Valutare con sensibilitˆ lo stato di salute e i possibili traumi fisico-psichici della persona, in particolare le donne (gravide o neo-partorienti), e dopo le attivitˆ di primo soccorso in mare". Importante in questi casi "munirsi del servizio di un mediatore culturale e/o interprete in campo sociale, per riportare con correttezza le informazioni, e il rispetto dell'opinione e delle rappresentazioni culturali dell'intervistato". Un monito, infine, a fotografi e cineoperatori a "non riprendere mai in volto rifugiati, richiedenti asilo e vittime della tratta o di pubblicare le immagini dei volti 'fuori fuoco'".



OIM: evitare il trasferimento nei CIE di migranti detenuti e che possono essere identificati in carcere.

Procedura utile a evitare unĠinutile prolungamento di pena per i migranti e ad allegerire la gestione dei centri


dscn5655.jpgRoma, 13 aprile 2012 - Identificare giˆ in carcere quei migranti che stanno scontando una condanna ed evitare cos“ che vengano trasferiti nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) al solo fine di procedere a unĠidentificazione che poteva esser fatta prima. Questa  la proposta dellĠOIM, intesa a evitare che i migranti che hanno giˆ scontato un periodo di detenzione carceraria siano costretti a subire un inutile prolungamento della loro pena nei CIE – in particolare ora che il limite massimo di trattenimento  stato esteso a 18 mesi - solo per essere identificati. ÒSi stima che pi della metˆ dei migranti trattenuti nei CIE provengano direttamente dalle carceri, dove per˜ non vengono avviate le procedure di identificazione, delegate alle strutture dei Centri di Identificazione ed EspulsioneÓ, afferma JosŽ Angel Oropeza, direttore dellĠUfficio di Coordinamento per il Mediterraneo dellĠOIM. ÒQuesta pratica da una parte impone ai migranti che hanno terminato il loro periodo di detenzione in carcere un ulteriore lungo e inutile trattenimento a scopi puramente amministrativi, e dallĠaltra appesantisce i CIE, dove lĠaumento del numero di persone detenute fa salire i costi di mantenimento delle strutture e rende al contempo sempre pi difficoltosa la gestione dei centri stessiÓ. ƒ da sottolineare che una direttiva del 2007 del Ministro dellĠInterno  Amato e del Ministro della Giustizia Mastella aveva giˆ previsto che le procedure di identificazione dei migranti detenuti in carcere fossero espletate allĠinterno delle stesse strutture penitenziarie, in modo da - come citava la direttiva stessa – Òevitare le criticitˆ emerse in questi anni in relazione al trattenimento nei Cpt di questi soggettiÓ. ÒUltimamenteÓ, spiega Oropeza, Òper ottenere da parte dei consoli dei paesi di origine la documentazione necessaria allĠidentificazione, i migranti vengono spesso spostati tra vari centri, diventando oggetto di un inutile ÒrimpalloÓ che li porta da una parte allĠaltra dĠItalia e che spesso si rivela infruttuosoÓ. In Italia sono attualmente attivi 13 Centri di Identificazione ed Espulsione siti in Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia.