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di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Newsletter periodica dinformazione

(aggiornata alla data del 26 aprile 2012)

 

Profughi dal Nord Africa. I Comuni: mancano i soldi per cibo e medicine

 

 

Sommario

 

Saiba mais... Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti                                                                       pag. 2

Saiba mais... Profughi. I comuni: mancano soldi per cibo e medicine                                                                     pag. 2

Saiba mais... Diritti umani: protesta diplomatica dellAlgeria                                                                          pag. 3

Saiba mais... Cittadinanza – Palazzo Marino: diritto di voto per gli stranieri                                                pag. 3

Saiba mais... Societ – Migranti tunisini dispersi: ancora silenzio                                                                     pag. 4

Saiba mais... Societ – Milano multietnica: 2 cittadini stranieri su 10                                                               pag. 6

Saiba mais... Asilo – Quando i profughi sono di serie B                                                                                    pag. 7

Saiba mais... Media – Immigrati e mass – media: il caso Italia                                                                          pag. 8

Saiba mais... Espulsioni – Quanto costa espellere un irregolare                                                                       pag.8

Saiba mais... Esteri– Svizzera limita i permessi dallEst Europa                                                                       pag.9

    

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it                                                                                                 Anno X -  n.16



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


Roma, 26 aprile 2012, ore 16.00, via del Velabro

Assemblea dei soci del CIR

(Giuseppe Casucci)

Roma, 02 maggio 2012, sede OIL via Panisperna

Convegno ILO, Adpat, Antra: Lavoro dignitoso e tutele per giovani e lavoratori non standard: un confronto internazionale e comparato

(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)

Roma, 02 maggio 2012, ore 12.00, Viale Lubin

ONC – Cnel – Valutazione attivit 2012

(Angela Scalzo)

Roma, 03 maggio 2012, ore 15.00, sede UIL Nazionale

Incontro di Luca Visentini, Segr. Conf. CES con gli uffici immigrazione di Cgil, Cisl e UIL

(Piero Soldini, Ilaria Fontanin, Giuseppe Casucci)

Roma, 08 maggio 2012, ore 10.30

UILFPL – Incontro/confronto: donne immigrate e lavoro

(Angela Scalzo)

Roma, 11 maggio 2012, ore 09.30, via Buonarroti 12

Seminario - Rom e Sinti in Italia:  dalla solidariet al riconoscimento come lavoratori 

(Giuseppe Casucci)


 

Profughi dal Nord Africa

 


Profughi Nord Africa. I Comuni: "Senza soldi per cibo e medicine"

La Rete dei Comuni Solidali scrive a Riccardi per denunciare i ritardi nei pagamenti per l'accoglienza. "Domande dasilo respinte? Crescer la zona dombra del lavoro illegale"


Roma – 24 aprile 2012 - Sono mesi che lo Stato non paga i Comuni che accolgono i profughi nordafricani e ora questi rischiano di rimanere senza cibo e medicine. Intanto, le loro domande dasilo vengono respinte e, senza un permesso di soggiorno, andranno a ingrossare le fila degli irregolari. A lanciare lallarme, in una lettera aperta al ministro dellIntegrazione Andrea Riccardi, la Rete dei Comuni Solidali (Recosol), che rappresenta trecento comuni italiani. Tra questi, anche  Acquaformosa e Riace, che da anni si occupano dellaccoglienza migranti con progetti dello Sprar e in seguito allemergenza nord Africa, dei progetti seguiti dalla Protezione Civile.  A Riace, che ospita 120 rifugiati, i fondi della protezione civile non si vedono da otto mesi, una situazione mai verificatasi prima, nonostante i pagamenti non fossero mai stati puntuali. I ritardi, denuncia Recosol, stanno creando una grave emergenza di convivenza civile dovuta al rifiuto da parte dei fornitori storici di generi di prima necessit (alimentari, farmacie ecc.) di continuare a far credito. In questo modo, quello che finora stato un interessantissima esperienza per coniugare accoglienza e rilancio del territorio, rischia di esplodere. Ai ritardi dei pagamenti, sottolineano i sindaci di Riace e Acquaformosa, si accompagnano quelli delle convocazioni per esaminare le domande di asilo: fino ad un anno di attesa dopo larrivo in Italia, quando la legge prevede tempi brevi e comunque non superiori a tre mesi. Tra laltro, quasi il 70% delle domande vengono respinte senza neppure vedere riconosciute le esigenze di protezione umanitaria. Nella lettera a Riccardi si sottolinea che i profughi dalla Libia (per lo pi cittadini di Paesi subsahariani) sono fuggiti da una guerra ( talvolta imbarcati con la forza dalle milizie di Gheddafi) nel corso della quale hanno subito gravi traumi, e a seguito della quale hanno persone tutto. l rientro nei paesi di origine per la maggior parte di loro non possibile a causa dellassenza di legami famigliari, sociali ed economici con paesi lasciati molti anni fa (e per molti, in giovanissima et, persino minorenni). Se non tutelati, finiranno allo sbando, privi di accoglienza e di regolare titolarit di soggiorno. Ne conseguirebbero gravi fenomeni di tensione sociale. In Calabria, le stesse persone che lItalia ha accolto, costrette a sopravvivere in qualche modo, verrebbero facilmente prese nelle file della mano dopera della ndrangheta alimentando la zona dombra del lavoro illegale. La Rete dei Comuni Solidali, si unisce quindi alla richiesta gi presentata dal Tavolo Asilo al governo: ''Valutare l'opportunit di una pi ampia attuazione delle norme vigenti in materia di protezione umanitaria che permetterebbe di rilasciare un permesso di soggiorno alla maggior parte delle persone arrivate dalla Libia e la concessione di un permesso di soggiorno a titolo temporaneo a quanti non hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale, n la protezione umanitaria.

EP, www.stranieriinitalia.it


 

Diritti umani


Per le espulsioni fotografate su di un volo Alitalia

Protesta diplomatica del Governo algerino

Convocato oggi in Algeria lambasciatore italiano Michele Giacomelli per rispondere sulle modalit di espulsione verso i cittadini algerini maltrattati pochi giorni fa sul volo Alitalia Roma - Tunisi.

di Mariangela Laviano, http://www.laperfettaletizia.com/


Il Ministero degli Esteri algerino ha convocato oggi lambasciatore italiano ad Algeri, Michele Giacomelli, per comunicare lindignazione del governo algerino sulle modalit di rimpatrio coatto operato mercoled scorso dagli agenti di polizia nei confronti di due algerini, immigrati clandestini. Un trattamento che Algeri definisce violento, umiliante e inaccettabile. Limmagine dei due uomini postata in poche ore su tutti i social network ha messo in serio imbarazzo il Ministero degli Interni italiano: i due immigrati hanno viaggiato con nastro adesivo sulla bocca e fascette di plastica attorno ai polsi. A prescindere dalle motivazioni, giuste o ingiuste che siano, degli agenti di polizia, il nastro marrone, vale a dire il comune nastro adesivo che solitamente si usa per imballare scatole e scatoloni, non propriamente una pratica ortodossa rispettosa dei diritti umani. Il Ministro degli Esteri Giulio Terzi di SantAgata ha spiegato, in questi giorni, che il governo italiano ha gi aperto unindagine amministrativa sulla orrenda vicenda e, contemporaneamente, la magistratura ne ha aperta unaltra giudiziaria. Anche il Ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, riferendo alla Camera uninformativa sui fatti, ha rimarcato che luso di misure coercitivecome il nastro adesivo sulla bocca sia un comportamento estemporaneo e soprattutto offensivo della dignit umana. Viene francamente da sorridere al pensiero che la tirata di orecchi sul rispetto dei diritti civili in generale e di quelli dei detenuti in particolare arrivi da un Paese certamente non annoverabile tra quelli pi virtuosi in tal senso, ma stavolta ce la siamo meritata.


 

 

 

 

 

 

cittadinanza

 


Repubblica Milano

Diritto di voto per gli stranieri. Palazzo Marino lancia la volata

L'obiettivo la partecipazione degli immigrati ai referendum del 2013.  di ILARIA CARRA


"Diritto di voto per gli stranieri" Palazzo Marino lancia la volataMilano, 22 aprile 2012 – Diritto di voto agli stranieri nei referendum cittadini entro la fine dellanno. lobiettivo della giunta Pisapia, appeso per a un verdetto: quello del consiglio comunale, al quale spetta la modifica dello Statuto di Palazzo Marino che oggi vincola alla cittadinanza italiana la possibilit di partecipare alle consultazioni locali. Cos, per accelerare i tempi, lassessore alle Politiche sociali scriver una lettera ai consiglieri per fare pressing e sensibilizzarli: Una volta approvati Piano di governo del territorio e bilancio — puntualizza Pierfrancesco Majorino — i consiglieri approvino tale modifica, per far s che gli immigrati dallinizio del 2013 possano votare ai referendum. in un incontro molto partecipato, tema immigrazione, che si tenuto a Palazzo Marino — presenti cittadini, rappresentanti del terzo settore, consolati e associazioni — che sono state poste le priorit dellamministrazione nelle politiche per gli stranieri. Che in citt sono oltre 240mila, circa il 18 per cento dei residenti, appartenenti a 167 comunit. Un incontro incentrato anche sul diritto di voto nei referendum per chi regolarmente risiede a Milano, lunica partita che il Comune pu decidere a livello locale (e tra le promesse elettorali della giunta). Per votare per consigli di zona e amministrative va invece modificata una legge nazionale. La nuova amministrazione  recitava sempre il programma di Pisapia  assume limpegno politico di insistere verso il Parlamento perch venga rapidamente approvata la legge che riconosce il diritto di voto amministrativo. Majorino, deciso a dare seguito a queste intenzioni, promette: Scriver a deputati e senatori: oltre a riconoscere la cittadinanza a chi nasce in Italia concedano ai migranti il diritto di andare alle urne. 
Nellagenda del Comune anche alcune richieste al governo: una nuova legge sullimmigrazione e risorse per aiutare i 400 richiedenti asilo libici oggi in citt, visto che ci sono fondi solo fino a fine 2012. A livello locale diversi progetti: un immigration center per lorientamento e il sostegno alliter di regolarizzazione (grazie anche a fondi europei) e una campagna informativa sul tema salute per avvicinare gli stranieri a ospedali e consultori, perch, spiega majorino, oggi cՏ forte disattenzione reciproca. In pi, una rete di scuole di italiano e un tavolo permanente sulle seconde generazioni (dal 22 al 27 maggio si svolger un festival dedicato proprio agli italiani figli di immigrati). Ma lopposizione attacca: un libro dei sogni dice il vicepresidente del consiglio comunale, il pdl Riccardo De Corato. Che attacca: Non si capisce da dove tireranno fuori i fondi, vorremmo sapere quando cominceranno a parlare del welfare per anziani e disabili.



 STOP AL NULLAOSTA PER CHI USA IL LAVORO NERO

Permesso di soggiorno al clandestino 
che denuncia l'impresa

Il premier: riforma pi ampia e incisiva

Roberto Bagnoli, http://www.corriere.it/


Proteste per il permesso di soggiorno (Stefano Cavicchi)

Roma, 17 aprile 2012 - Gli imprenditori che usano lavoratori extracomunitari non in regola con il permesso di soggiorno d'ora in poi rischiano grosso: se condannati anche con sentenza non definitiva, oltre a una sanzione pecuniaria, non otterranno il via libera a successive attivit mentre lo straniero che presenta denuncia sar premiato con la possibilit di rimanere in Italia per tutto il periodo della durata del processo. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri di luned approvando un decreto che recepisce una direttiva comunitaria di tre anni fa. Il dispositivo tuttavia, stato approvato in forma preliminare in attesa di un parere delle commissioni parlamentari.

Per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro la corsa alle modifiche e agli emendamenti comincer domani dopo l'incontro previsto per marted tra il presidente del Consiglio Mario Monti e i partiti di maggioranza. La tormentata riforma, che ieri il premier tornato a difendere definendola pi ampia e incisiva del previsto perch prevede una maggiore flessibilit per tutti i lavoratori e non solo per i nuovi assunti, torna a dividere in modo radicale le parti sociali mentre i tecnici del Senato ravvisano alcuni dubbi sull'articolo 18 il cui nuovo rito processuale sui licenziamenti non assicura al lavoratore maggiori garanzie.

Anche il ministro del Welfare Elsa Fornero scende di nuovo in campo contro i critici alla sua riforma e, replicando alle imprese, spiega che nessuno stato tradito e che con le modifiche all'articolo 18 non si data alle aziende la libert di licenziare. Ma le distanze restano. La Cgil, in una dura nota, ha sostenuto che il testo nel passaggio dal governo al Senato peggiorativo per i lavoratori e accusa la Confindustria di utilizzare di tutto, anche la norma sui licenziamenti disciplinari illegittimi, pur di intervenire contro il reintegro. Per viale Astronomia invece, secondo le parole del direttore generale Giampaolo Galli, la riforma va cambiata e in moltissimi punti, l'impianto quello burocratico e del sospetto nei confronti dell'impresa.

Nonostante questo quadro surreale della situazione, non c' molto tempo per evitare di fornire ai mercati altri argomenti per spingere lo spread verso l'alto. Maurizio Castro, relatore per il Pdl in commissione Lavoro del Senato ottimista: Con il vertice tra Monti e la maggioranza la partita al 95% si chiude, poi dovremo metterci a correre per mettere a punto le modifiche. La difficolt tuttavia star nel tradurre nel linguaggio complesso dei giuslavoristi l'accordo politico. I nodi pi importanti riguardano le partite Iva, i contratti a tempo determinato, i contributi per gli autonomi, gli stagionali, le procedure per l'apprendistato e la formazione.

 


 

Societ

 


Migranti tunisini dispersi, ancora silenzio  

Le ricerche sui clandestini che potrebbero essere sbarcati sul nostro territorio non vanno avanti. Si teme siano morti in mare.


ROMA - Si chiama Jannet Rhimi, abita a Tunisi, nel quartiere popolare di Ennour. Alle 4 di gioved pomeriggio si data fuoco e ha ustioni gravissime sul torace e sulla gola. E' stata la cognata a salvarla da morte certa. La mamma di Oussam, 19 anni, ha voluto cos drammaticamente protestare contro le autorit tunisine e, indirettamente, contro le autorit italiane che dopo un anno non hanno dato n a lei n alle altre famiglie informazioni di alcun genere sulla sorte dei migranti dispersi. Oussam voleva raggiungere il fratello in Europa.  E' partito la notte del 29 marzo  2011 per l'Italia assieme ad altri 35 ragazzi su un'imbarcazione di fortuna da una spiaggia vicino Sfax, a sud della Tunisia. Da allora, n lui n i suoi compagni di viaggio hanno pi dato notizie  di s. Jannet ora ricoverata nell'ospedale di Ben Arous, lo stesso in cui tentarono invano di salvare  il venditore ambulante Mohamed Bouazizi  avvolto nelle fiamme che accesero  la rivoluzione dei Gelsomini. In seguito a questo avvenimento, ieri mattina, una  delegazione  di madri rappresentanti delle famiglie di migranti (molti dei quali protagonisti della rivoluzione) stata ricevuta dal consigliere del primo ministro Hamadi Jebali. Si dicono deluse da questo incontro (ancora promesse), e deluse dalla vaghezza con cui Houcine Jaziri, sottosegretario agli Affari Sociali, sta gestendo le informazioni che in Tunisia sembrerebbero arrivate - solo parzialmente - dal nostro paese, generando per  confusione e maggiore angoscia, fino a  reazioni radicali come quelle di Jannet, che si pu anche temere vengano emulate visto il livello di esasperazione dopo un anno di attese. Il primo ministro tunisino Hamadi Jebali, durante il suo viaggio in Italia, il 15 marzo scorso, ha incontrato la delegazione dei rappresentanti dei familiari dei dispersi che si trova a Roma da qualche mese. Jebali ha dato la massima disponibilit a collaborare con le nostre autorit per dare buon esito alle ricerche. Anche il presidente del Consiglio, Mario Monti si impegnato a fare il possibile. Cos come il ministro Riccardi e la ministra Cancellieri che si sono impegnati in questo senso durante il loro recenti viaggi a Tunisi. C' perfino una commissione al Senato per i diritti umani che se ne sta occupando. Di sicuro ci sono dei tempi burocratici e delle procedure da rispettare, ma di fatto da ormai un anno che le famiglie tunisine attendono di sapere qualcosa circa la sorte dei propri figli. Solo prossimamente saranno resi noti i risultati complessivi dell'esame che sta effettuando il Servizio Immigrazione del ministero degli Interni. Si tratta dei raffronti tra le impronte digitali che in Italia si prendono all'arrivo dei migranti, o nei Cie, o nelle carceri, e quelle mandate dalla Tunisia, rilevate al momento del rilascio della carta di identit. Anche se i dispersi sarebbero molti di pi, si parla di 250 impronte digitali disponibili. Solo dopo lunghe attese, le autorit tunisine hanno mandato in Italia le impronte dei connazionali sui supporti adatti per essere lavorate. E, dato di non poco conto, nel periodo di cui stiamo parlando, molto spesso in Italia  non sono state prese affatto le impronte digitali dei migranti. Il mese di Marzo  2011, quello dello tsunami umano come lo chiam  Berlusconi,  la parola d'ordine era svuotare Lampedusa. Portati in massa dentro le navi, i migranti, furono allora trasferiti nelle strutture allestite ad hoc, tra cui quella di Manduria, da dove in molti sono fuggiti. Di certo, le impronte confrontate restano la traccia pi sicura (anche se non l'unica)  per sapere se le persone cercate sono arrivate vive sul suolo italiano, giacch la maggior parte dei migranti, se identificati, d nomi falsi al momento dello sbarco. Per questo sono chiamati  harraga, dall'arabo bruciare, per indicare che, bruciando le loro identit,  bruciano, metaforicamente,  le barriere tra paesi. Per estensione, ci significherebbe allora riaffermare la prerogativa di essere umano, a prescindere dalla provenienza. Una questione  profondissima che viene rilanciata di continuo sul tappeto della politica, tunisina e italiana, dalle madri dei dispersi: queste donne di origini umili e di condizioni economiche disperate,  vogliono sapere  quale sia stato il destino dei loro  figli, in quanto esseri umani. E  lo vogliono sapere anche se  vengono considerati  clandestini perch avrebbero agito illegalmente secondo le leggi di entrambi i paesi. Vogliono  saperlo anche se alcuni di loro erano dei pregiudicati evasi dalle carceri e vogliono sapere  cosa  hanno fatto i due stati con le loro politiche migratorie. Va sottolineato che trovare un solo passeggero, di una sola imbarcazione significa  essere informati sul destino di tutti i compagni di viaggio. Pertanto le stime, per quanto riguarda la parte italiana, si  sarebbero potute fare pi in fretta: basta  trovare un solo  membro di una sola imbarcazione per sapere della vita o della morte degli altri. Si tratta in particolare delle imbarcazioni  partite l'1, il 14 e  29 marzo 2011 (quella che portava anche il figlio di Jannet Rhimi). La  delegazione di famiglie tunisine in Italia ha portato con s una serie di prove che hanno tenuto in vita e continuano a tenere in vita le speranze. Si tratta di  telefonate dal mare nella notte;  cellulari che  hanno suonato a vuoto per lungo tempo; immagini catturate dai video dei tg; foto sgranate con volti familiari, chiamate ricevute una sola volta dopo gli sbarchi presunti, e non andate mai a buon fine, notizie di sbarchi che si accavallano con quelle dei naufragi. Sono i frammenti di un' illusione collettiva o indizi da seguire?  Di certo mostrano tutta la loro fragilit perch non trovano  n conforto n smentita da parte di chi avrebbe i mezzi e i poteri per verificare.  E di nuovo allora  tutto torna alle madri e alle loro richieste, con i sit-in non autorizzati davanti alle sede diplomatiche di entrambi i paesi, sostenute da alcune donne italiane: il collettivo femminista 2511 e lassociazione Pontes, che hanno dato vita  alla campagna Da una sponda allaltra: vite che contano. E chiedono alle autorit italiane e tunisine: "Perch non fate tutto quello che in vostro potere fare? Quali risorse state stanziando realmente per verificare gli indizi che vi portiamo?"  E' una posizione radicale che le madri dei migranti tunisini  pongono  di continuo anche di fronte alla sola vera prova che oggi fa pensare il peggio, e che poi quella pi ovvia e evidente: da un anno a questa parte nessuno dei dispersi ha mai veramente parlato con i familiari. 


 

 

 

 

 


Milano multietnica: 2 cittadini su 10 sono stranieri


(www.stranieriinitalia.it) Milano, 23 aprile 2012 -  Sono oltre 240mila, circa il 18% del totale dei residenti, i cittadini stranieri appartenenti a 167 comunit internazionali regolarmente iscritti all'anagrafe di Milano. E' da questo dato che l'assessorato alle Politiche sociali e Cultura della Salute del Comune di Milano, partendo proprio dai temi dell'immigrazione e dell'inclusione, ha voluto porre le basi per ripensare il Piano di Sviluppo del Welfare del capoluogo lombardo. L'assessore Pierfrancesco Majorino ha avviato il percorso di incontri con la cittadinanza, con i rappresentanti delle associazioni e del Terzo settore e le rappresentanze consolari, dedicato ai diversi ambiti di intervento delle politiche socio assistenziali e socio sanitarie. Sul tema immigrazione e' emersa la necessit per gli Enti locali di riappropriarsi di un ruolo da protagonisti, in linea anche con le indicazioni dell'Unione Europea, che permetta di continuare a gestire le fasi emergenziali (rifugiati, richiedenti asilo politico) e allo stesso tempo di poter investire su progetti di medio e lungo periodo di inclusione sociale. A Milano la prima comunit straniera e' quella filippina con 37.651 cittadini, a seguire la comunit egiziana con 32.605, mentre al terzo posto con 21.344 si trova quella cinese. Tra le 167 comunit ci sono anche quella francese al dodicesimo posto, quella tedesca al diciannovesimo, quella del Regno Unito al ventesimo e quella statunitense al ventottesimo. ''Abbiamo ascoltato tante storie di persone che vivono nel nostro Paese. Milano - ha detto l'assessore alle Politiche sociali - deve creare, e lo sta facendo, una forte sinergia con le comunit internazionali presenti sul nostro territorio, perch e' in questo modo che si combatte la paura del diverso". "La nostra citt - ha proseguito Majorino - deve essere il luogo in cui tutelare e riconoscere a tutti i cittadini, italiani e stranieri, i diritti fondamentali, come il diritto alla vita, al lavoro, alla salute, alla casa, all'educazione, alla libert di culto, alla propria cultura, alla sicurezza. Il livello di internazionalizzazione deve quindi essere uno dei cardini su cui puntare per lo sviluppo economico, sociale e culturale della citt".


 

 

 

 

 


L'Impronta L'Aquila

Emn, in Italia sono pochi i matrimoni di convenienza


Emn, in Italia pochi matrimoni di convenienzaDa uno studio appena pubblicato dallEmn, la Rete europea delle migrazioni emerge che in Italia non cՏ nessun allarme riguardo ai matrimoni di convenienza: i casi sono pochi e spesso in mano alla criminalit organizzata. La questione dei matrimoni di convenienza talvolta viene fatta rientrare erroneamente nel pi ampio ambito dei matrimoni misti. Spesso, rileva lo studio, lopinione pubblica travisa i dati statistici relativi ai matrimoni misti, tendendo fortemente a una loro criminalizzazione come fonte patologica di usi impropri, ad esempio per lacquisizione della cittadinanza o per usufruire della pensione di reversibilit. Questo in realt un problema che si pone solo in Italia, perch a livello comunitario, si intende per matrimonio di convenienza solo quello contratto allo scopo di entrare o soggiornare in uno stato membro.Gli studiosi considerano i matrimoni misti come un indicatore di forte integrazione e come lorizzonte pi promettente. E da parte loro le statistiche dellIstat hanno gi smentito i tassi abnormali di caducit attributi a queste unioni dalla stampa. Da dove provengono allora tanti pregiudizi sui matrimoni misti? A spiegarlo Antonio Ricci, ricercatore Idos (membro della Rete europea delle migrazioni): Quello dei matrimoni misti un fenomeno crescente, che rispecchia in pieno i cambiamenti sociali delle famiglie ed molto innovativo. La reazione del nostro paese talvolta di chiusura, e vediamo un parossismo di questo atteggiamento quando si ingigantiscono i pochi casi scoperti di abuso. Emerge subito il sospetto, mentre servirebbe pi serenit. Linvito da parte degli studiosi quello a guardare in faccia il fenomeno con obiettivit. Non esistono dati specifici su quanti sono effettivamente i matrimoni di convenienza – continua Ricci – ma ci sono i risultati delle indagini della polizia. Da questi emerge che i matrimoni di convenienza sono pochi, e avvengono per pressioni della criminalit organizzata. Le vittime sono sia gli stranieri sia gli italiani: gli stranieri perch devono pagare per ottenere il permesso di soggiorno, gli italiani perch vengono ricattati, specialmente se hanno contratto dei debiti con la criminalit, abbonati in questo maniera. Si pu parlare quindi di nuovo business per la criminalit: Un business a zero rischi, visto che ci vogliono anni prima di dimostrare che il matrimonio di convenienza. Nelle operazioni portate a termine dalla polizia, rileva lo studio, generalmente i coniugi stranieri beneficiari (sia uomini che donne) sono chiamati a pagare una somma variabile tra i 5 mila e i 10 mila euro, di cui solo una piccola parte, tra i mille e i 2 mila euro, finisce nelle mani del finto coniuge italiano. Questultimo, il pi delle volte, una vittima dellorganizzazione criminale, costretta a sottoporsi al finto matrimonio attraverso forme di ricatto e di violenza. CՏ per una efficace capacit di contrasto da parte della polizia, che spesso avviene sulla base del sospetto da parte dei funzionari di stato civile e del controllo sociale che cՏ nei paesi. A quel punto scattano le indagini che verificano se ci sia effettiva convivenza. Gli abusi avvengono anche per il rilascio della cittadinanza, ma cՏ da dire che in Italia cՏ unanalisi approfondita per la concessione e nel caso di abusi si passa subito alla denuncia per falso. Per quanto riguarda infine gli abusi legati alla pensione di reversibilit, i dati Inps riportati dallo studio Emn parlano chiaro: Relativamente alla spesa annua per le pensioni di reversibilit, nel 2010 limporto complessivo in migliaia di euro ammonta a 37.902.518, di cui 495.872 pagati a titolari di sesso femminile e di cittadinanza straniera. Per lanno 2010, i titolari di pensione ai superstiti di sesso femminile e di nazionalit straniera sono stati 166.054.

Lo studio si conclude con unindicazione: Si potrebbe raccogliere negli archivi relativi alle espulsioni e alle revoche e ai rifiuti dei titoli di soggiorno anche i motivi che hanno indotto lamministrazione a prendere il provvedimento e che, in alcuni casi, potrebbero ricondurre a un eventuale uso improprio dellistituto del ricongiungimento familiare. (ab)


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Asilo


Avvocati per niente

Quando i profughi sono di serie B

Terre di mezzo n 034, aprile 2012 / In queste settimane i tribunali di tutta Italia hanno iniziato a trattare centinaia di ricorsi, che diventeranno migliaia nei prossimi mesi, presentati dai profughi della guerra in Libia che si sono visti respingere la domanda d'asilo.


In queste settimane i tribunali di tutta Italia hanno iniziato a trattare centinaia di ricorsi, che diventeranno migliaia nei prossimi mesi, presentati dai profughi della guerra in Libia che si sono visti respingere la domanda d'asilo. A Milano, fino a ottobre 2011, la media era di 24 ricorsi al mese, dopodich schizzata a 80. A seguito della breve guerra civile in Tunisia,
che nel gennaio 2011 ha portato alla caduta del dittatore Ben ali, sono giunti in Italia 25mila profughi. In pochi giorni il Governo italiano, scommettendo sul transito di queste persone verso altri lidi, Francia in primis, ha rilasciato a tutti un permesso di soggiorno per motivi umanitari e un documento di viaggio. Pochi mesi pi tardi, circa 20mila persone sono fuggite dalla Libia in fiamme, approdando a loro volta sulle nostre coste. Non si trattava di libici, ma di lavoratori immigrati in libia e provenienti da altri paesi africani. Nel loro caso, per, il nostro Governo ha deciso di non rilasciare il permesso per motivi umanitari (che rinnovabile alla scadenza e convertibile in uno per lavoro), e li ha indotti a presentare domanda di asilo. Soltanto adesso le autorit sembrano "scoprire" che non sono cittadini libici e ritengono che non abbiano diritto all'asilo, ma debbano essere rimpatriati nelle nazioni che avevano abbandonato 10 o 20 anni fa (Nigeria, Mali, etc.). Ovviamente queste persone stanno impugnando le notifiche di rifiuto della loro domanda e la parola, ora, passa ai magistrati italiani: dopo avere bombardato il paese in cui lavoravano e averli accolti per un anno o due, possiamo espellerli verso Stati dai quali erano emigrati -e a volte scappati- tanti anni fa?

Livio Neri


   Eventi


L'incontro

Immigrati e media, il caso Italia

di Emilio Fabio Torsello, http://espresso.repubblica.it/

Sui giornali e in tv si parla sempre di 'emergenza' e di 'clandestini'. Quasi mai della loro vita nel nostro Paese. Ad esempio, voi sapete che cosa sono i 'kalifoo ground'?


(23 aprile 2012) Di Castel Volturno si ricorda solo la strage, di Rosarno la rivolta. Di cosa siano i 'kalifoo ground', cio le rotonde dove trovare schiavi a giornata, invece, non si sa quasi nulla. Eppure ce ne sono tante nei dintorni di Napoli e Caserta, ma anche a Roma, a Milano, nel Sud Pontino, nel Salento, nel Foggiano, a Palazzo San Gervasio in Basilicata, in ogni angolo nascosto o isolato d'Italia, vicino ai campi o nei pressi degli smorzi. E le rotonde sono tutte uguali, tutte: la mattina presto si popolano di nugoli di immigrati che aspettano il caporale di turno. Qualche ragazzo, per non perdere il posto, la notte si riduce a dormire con il sacco a pelo nei pressi del 'kalifoo ground.' Storie, vicende di vita che a fatica trovano spazio sui giornali locali e ancor meno sulle pagine nazionali, nonostante si tratti di una realt di sfruttamento capace di alimentare buona parte del Prodotto Interno Lordo italiano (tanto caro alle statistiche ufficiali). E quando queste realt vengono raccontate - per casi di cronaca spesso eclatanti - si parla semplicemente di 'clandestini', senza approfondire le diverse fattispecie di migranti, le loro storie, le loro vite, spesso le loro morti. Mentre poco o nulla si sa su quanti arrivano in Italia con visti turistici e poi spariscono, o delle centinaia di 'ballerine' che arrivano dall'Africa o dai Paesi dell'Est con un visto per motivi di spettacolo e poi fatte sparite nel budello nero della prostituzione. A osservarlo dall'esterno, quello dell'informazione italiana che negli ultimi decenni ha dovuto fare i conti con l'immigrazione clandestina appare spesso come un cortocircuito che non riesce a trattare in modo profondo il fenomeno dei flussi migratori, riducendo tutto a una dimensione emergenziale che decontestualizza un problema complesso e delicato.  Per capire come pu migliorare sotto questo aspetto l'informazione italiana e come raccontare l'immigrazione, al Festival del Giornalismo di Perugia il panel "Immigrazione e Media: il caso Italia" organizzato dalla redazione del giornale on line Diritto di Critica: riunir Laura Boldrini(portavoce dell'Alto Commissario per i Rifugiati dell'Onu) Eric Jozef (corrispondente in Italia per Liberation) e Corrado Giustiniani (cronista del Messaggero ed esperto di immigrazione). Dalla Carta di Roma - voluta dall'Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa all'indomani della strage di Erba come strumento deontologico per guidare i cronisti nel raccontare l'immigrazione - ai fatti che hanno caratterizzato questi ultimi anni a cavallo tra l'epoca Berlusconi e il governo tecnico, l'incontro analizzer quanto stato detto e scritto fino ad oggi sull'immigrazione, senza dimenticare le vicende della Vlora fino ad arrivare all'ormai nota "emergenza Lampedusa", alla sua gestione e all'impronta che negli italiani rimasta del fenomeno migratorio anche a seguito dei racconti testimoniati dai giornali.


 


Quanto costa espellere un migrante irregolare

Oltre 18 milioni di all'anno costa la gestione dei centri di identificazione ed espulsione

(www.redattoresociale.it) (DIRE)


Roma, 24 aprile 2012 - Per ogni cittadino straniero rimpatriato, lo Stato italiano paga 5 biglietti aerei, quello dello straniero e quelli di andata e ritorno per i due agenti che lo scortano. Il dato e contenuto nel rapporto della Commissione diritti umani del Senato su carceri e centri di trattenimento per migranti.

LA SCORTA – La scorta sugli aerei e molto numerosa e rappresenta un costo perch gli agenti si sottopongono a una formazione specifica e a continui aggiornamenti. Abbiamo in Italia circa 600 operatori delle forze dellordine abilitati. Per farsi unidea della spesa complessiva, si pu ricorrere allultimo dato disponibile. Con quasi dieci milioni di euro arrivati nel 2008 dal Fondo Rimpatri dellUnione europea sono state espulse in modo coatto meno di 4mila persone e solo alcune centinaia hanno beneficiato del rimpatrio volontario assistito.

AEREI DI LINEA – Alla presentazione dei risultati, nellestate 2011 allIstituto superiore antincendi di Roma, Michelangelo Latella, della direzione centrale Immigrazione e polizia delle frontiere, spiegava che il rapporto e di 2 agenti per ogni straniero e se riusciamo, ne mettiamo qualcuno in pi, ad esempio 70 poliziotti per 30 persone, perch ci sono state spesso delle intemperanze e il dispositivo di scorta e fondamentale per la sicurezza di tutti sul volo. Si usano aerei di linea oppure charter appositamente organizzati dallItalia, o con altri paesi membri dellUnione attraverso lagenzia delle frontiere, Frontex. Il Dipartimento di pubblica sicurezza e responsabile degli aspetti economici, logistici e operativi.

UN INGRANAGGIO FONDAMENTALE – Un ingranaggio fondamentale della macchina dei rimpatri forzati sono i Centri di identificazione e di espulsione, dove vengono reclusi gli immigrati non in regola con il permesso di soggiorno. Secondo il dossier 2011 Caritas Migrantes, a fronte di 7 mila persone trattenute nei Cie nel 2010, poco meno della met (48,3%) e stata effettivamente rimpatriata. Lultimo pacchetto sicurezza del 2011 ha portato la detenzione massima da 6 a 18 mesi. I costi, gi elevati, continuano a salire. Fino al paradosso che si costruiscono altri Cie quando i fondi non bastano nemmeno per gestire quelli esistenti.

LA VERITA – Indubbiamente il prolungamento fino al limite massimo ha richiesto anche la realizzazione di altri centri. Se la permanenza e pi lunga, servono pi posti, ha detto al Corriere.it Angela Pria, capo dipartimento Libert Civili e Immigrazione del ministero dellInterno. 18 milioni di euro sono stati stanziati allinizio dellanno dal governo Monti per i nuovi centri di Santa Maria Capua Vetere (Ce) e Palazzo San Gervasio (Pz). Altri 18 milioni e 607mila euro li abbiamo spesi per un anno di gestione di quelli esistenti. Ma queste cifre raccontano solo una parte della realt. Spendiamo milioni di euro solo per risistemarli dopo i danneggiamenti, ammette il prefetto Pria.

LA LEGGE – La legge del precedente governo che ha triplicato il tempo di detenzione nei Cie prevede una spesa di 40 milioni di euro per ogni anno dal 2012 fino al 2014. Da una relazione tecnica del servizio studi della Camera dei Deputati del 2008 viene fuori che costruire un posto letto nel Cie di Torino e costato in media 78mila euro. E per la costruzione dei nuovi Cie, quellanno con la legge 186 furono stanziati 3 milioni, pi 37.500.000 euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010. Il totale fa 78 milioni di euro.
Le gare dappalto per la gestione dei centri di identificazione e di espulsione vengono effettuate dalle prefetture in parziale deroga alla disciplina sugli appalti, grazie allemergenza immigrazione che e stata dichiarata nel 2002 e da allora prorogata di anno in anno da tutti i governi. I bandi si basano un capitolato dappalto unico, ma fino allanno scorso i budget variavano. Ad esempio a Modena e Bologna si toccavano i 75 euro giornalieri a trattenuto. Soldi che ovviamente non vanno ai migranti reclusi, ma agli enti che gestiscono i servizi nei centri.

LE GARE – La novit di questanno e che tutte le gare si stanno facendo a 30 euro pi Iva (siamo intorno ai 36 euro). Questa scelta e stata determinata dai tagli lineari di bilancio al Ministero, pari a 70 milioni di euro – spiega il prefetto Nadia Minati, direttore centrale dei servizi per lImmigrazione e lAsilo – e dalla necessit di copertura finanziaria dei contratti pubblici. Solo in tal modo siamo riusciti a mantenere in piedi tutti i centri. E gi successo che gli enti gestori non siano riusciti a pagare gli stipendi di chi lavora nei Cie. Per carenza di risorse, abbiamo avuto situazioni di dipendenti di gestori che protestavano per i mancati pagamenti, conclude Minati. (rc)


 

   Esteri

 


Svizzera, taglio all'immigrazione: 
limite ai permessi dall'Est Europa

Svizzera, taglio all'immigrazione  limite ai permessi dall'Est EuropaDal primo maggio contingentati i permessi di soggiorno a lungo termine per i cittadini del Vecchio continente provenienti dall'est  di LUCA SPINELLI, www.repubblica.it


Berna, 26 aprile 2012 - Mentre in Italia la Lega Nord propone la creazione di un passaporto sanitario per gli immigrati, la Svizzera ha deciso di agire in modo pi severo: contingentando per un anno i permessi di soggiorno a lungo termine (12/60 mesi) riservati ai cittadini dell'est europeo. Si reintroduce, insomma, una vecchia misura ormai abolita. Circa duemila i posti resi disponibili, cifre superiori saranno permesse solo per dimostrata utilit del singolo soggetto. Per il momento non verranno invece limitati i permessi a breve termine (4/12 mesi), non essendo state superate le soglie d'ingresso previste dagli accordi internazionali. La misura avr effetto praticamente immediato: dal primo giorno del prossimo mese. A subirne le conseguenze i cittadini di Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. La cosiddetta "clausola di salvaguardia", prevista dall'Accordo di libera circolazione delle persone, d alla Svizzera la possibilit di reintrodurre unilateralmente, fino al 2014, limiti all'immigrazione dai paesi della UE, solo se questa supera del 10% la media dei tre anni precedenti. Poich ci avvenuto, il governo, d'accordo con i dipartimenti federali di giustizia e polizia e dell'economia, ha deciso di attivarla dal prossimo maggio. Il provvedimento ha gi sollevato critiche nel paese e all'estero: secondo Bruxelles, la Svizzera non avrebbe il diritto di invocare la clausola di salvaguardia soltanto per una parte dei membri dell'Unione (i cosiddetti UE-8, paesi entrati nel 2004). Ma il consiglio federale elvetico la vede diversamente: "la clausola contemplata nell'accordo sulla libera circolazione - ha spiegato il capo del dipartimento di giustizia Simonetta Sommaruga - la sua attivazione non va dunque pi negoziata". Il contingentamento stato definito dal governo come "uno degli strumenti per contenere l'immigrazione in Svizzera". Gli obiettivi dell'esecutivo sono contrastare nel breve periodo la svalutazione salariale e i comportamenti di quelle imprese che approfittano, talvolta in modo illegale, della situazione. Previsti anche incentivi per l'integrazione. Ma le critiche non sono mancate: contraria alla decisione buona parte delle imprese, dei sindacati e dei partiti, eccetto il PPD di centro e l'UDC di estrema destra. Per i critici, l'attivazione della clausola non avrebbe grandi ripercussioni concrete n vantaggi significativi a livello pratico, anche poich coinvolge un numero ridotto di persone (stimabile in 4/5000 soggetti). Potrebbe invece aumentare la precariet delle assunzioni e causare ritorsioni. La decisione del governo, perci, sarebbe soprattutto una mossa politica per tranquillizzare la popolazione sull'annoso tema dei frontalieri, dare un segnale di forza all'Europa e per contrastare alcuni eccessi xenofobi nel paese. Il contingentamento parziale potrebbe infatti togliere potere a un'iniziativa dell'UDC che chiede lo stop di massa all'immigrazione in Svizzera. Quella elvetica, infatti, resta nonostante la crisi una delle economie e societ pi solide dell'intera Europa. Col suo mercato del lavoro generalmente accogliente e la bassa disoccupazione, rappresenta ogni anno una meta di arrivo per decine di migliaia di immigrati europei ed extra europei (+ 4,1% solo nel 2011). In Svizzera quasi un cittadino su tre, oggi, straniero. Il governo stesso ne riconosce l'apporto significativo, ma non tutti sono d'accordo, e la paura dell'immigrato inizia a crescere anche oltralpe.


 

 


Immigrazione: Grecia, chiediamo a Ue accordo con Ankara

Serve anche obbligo per Paesi immigrati di reintegrarli


 (ANSAmed) - BRUXELLES, 25 aprile 2012 - L'Unione europea deve fare uno scatto in avanti per affrontare l'emergenza immigrazione in Grecia e siglare l'accordo di riammissione con la Turchia. Perche' e da quel confine arriva il 90% degli immigrati illegali nell'Ue. Torna a ribadire il suo appello il ministro greco per la protezione dei cittadini, Michalis Chrisochoidis, di fronte alla commissione affari interni del Parlamento europeo. ''Dall'Europa - ha detto Chrisochoidis - vogliamo obblighi per accordi con paesi terzi dai quali arrivano flussi migratori. I Paesi cosi' avranno l'obbligo di reintegrare i propri cittadini, cosa che ad oggi non fanno assolutamente''. Sottolineando la grave crisi umanitaria che sta vivendo il paese, il ministro greco ha descritto il centro storico di Atene come il dominio di trafficanti di droga e reti criminali, che arruolano i clandestini. Sollecita quindi ''cooperazione'' da parte di tutti gli stati membri. Il problema numero uno e' la Turchia, che in cambio della firma dell'accordo di riammissione chiede la liberalizzazione dei visti per l'area di Schengen per i suoi cittadini. Intanto, ha spiegato Chrisocoidis, Ankara apre le porte senza richiedere il visto ai cittadini di altri paesi, come l'Algeria o la Somalia, che poi arrivano in Grecia. In ogni caso Atene e' ''determinata'' a proteggere le frontiere del paese e possibili ''iniziative isolate'' di chiusura dei confini nazionali all'interno dell'Ue per respingere gli immigrati, come quelle ventilate durante la campagna elettorale in Francia, per Chrisochoidis''sono inaccettabili''. (ANSAmed).