Consultate
www.uil.it/immigrazione
. Aggiornamento quotidiano sui temi
di
interesse di cittadini e lavoratori stranieri
Newsletter periodica dinformazione
(aggiornata alla data del 26 aprile
2012)
Profughi dal Nord Africa. I Comuni: mancano i soldi per cibo e
medicine
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti pag.
2
Profughi. I comuni: mancano soldi per cibo e
medicine pag.
2
Diritti umani: protesta diplomatica
dellAlgeria pag.
3
Cittadinanza – Palazzo Marino: diritto
di voto per gli stranieri pag.
3
Societ – Migranti tunisini dispersi: ancora
silenzio pag.
4
Societ – Milano multietnica: 2 cittadini
stranieri su 10 pag.
6
Asilo – Quando i profughi sono di serie B pag.
7
Media – Immigrati e mass – media: il caso Italia
pag.
8
Espulsioni – Quanto costa espellere un
irregolare
pag.8
Esteri– Svizzera limita i permessi
dallEst Europa
pag.9
A cura del
Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna ad
uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
Dipartimento
Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma,
26 aprile 2012, ore 16.00, via del Velabro
Assemblea
dei soci del CIR
(Giuseppe
Casucci)
Roma,
02 maggio 2012, sede OIL via Panisperna
Convegno ILO, Adpat, Antra: Lavoro
dignitoso e tutele per giovani e lavoratori non standard: un confronto
internazionale e comparato
(Guglielmo
Loy, Giuseppe Casucci)
Roma,
02 maggio 2012, ore 12.00, Viale Lubin
ONC
– Cnel – Valutazione attivit 2012
(Angela
Scalzo)
Roma,
03 maggio 2012, ore 15.00, sede UIL Nazionale
Incontro
di Luca Visentini, Segr. Conf. CES con gli uffici immigrazione di Cgil, Cisl e
UIL
(Piero
Soldini, Ilaria Fontanin, Giuseppe Casucci)
Roma, 08
maggio 2012, ore 10.30
UILFPL
– Incontro/confronto: donne immigrate e lavoro
(Angela
Scalzo)
Roma, 11
maggio 2012, ore 09.30, via Buonarroti 12
Seminario
- Rom e Sinti in Italia: dalla
solidariet al riconoscimento come lavoratori
(Giuseppe
Casucci)
Profughi
dal Nord Africa
Roma
– 24 aprile 2012 - Sono mesi che lo Stato non paga i Comuni che accolgono
i profughi nordafricani e ora questi rischiano di rimanere senza cibo e
medicine. Intanto, le loro domande dasilo vengono respinte e, senza un
permesso di soggiorno, andranno a ingrossare le fila degli irregolari. A lanciare lallarme, in una lettera
aperta al ministro dellIntegrazione Andrea Riccardi, la Rete dei Comuni
Solidali (Recosol), che rappresenta trecento comuni italiani. Tra questi, anche Acquaformosa e Riace,
che da anni si occupano dellaccoglienza migranti con progetti dello Sprar e in
seguito allemergenza nord Africa, dei progetti seguiti dalla Protezione
Civile. A Riace, che ospita
120 rifugiati, i fondi della protezione civile non si vedono da otto mesi, una
situazione mai verificatasi prima, nonostante i pagamenti non fossero mai stati
puntuali. I ritardi, denuncia Recosol, stanno creando una grave emergenza di
convivenza civile dovuta al rifiuto da parte dei fornitori storici di generi di
prima necessit (alimentari, farmacie ecc.) di continuare a far credito. In
questo modo, quello che finora stato un interessantissima esperienza per
coniugare accoglienza e rilancio del territorio, rischia di esplodere. Ai ritardi dei pagamenti, sottolineano
i sindaci di Riace e Acquaformosa, si accompagnano quelli delle convocazioni
per esaminare le domande di asilo: fino ad un anno di attesa dopo larrivo in
Italia, quando la legge prevede tempi brevi e comunque non superiori a tre
mesi. Tra laltro, quasi il 70% delle domande vengono respinte senza neppure
vedere riconosciute le esigenze di protezione umanitaria. Nella lettera a Riccardi si sottolinea
che i profughi dalla Libia (per lo pi cittadini di Paesi subsahariani) sono
fuggiti da una guerra ( talvolta imbarcati con la forza dalle milizie di
Gheddafi) nel corso della quale hanno subito gravi traumi, e a seguito della
quale hanno persone tutto. l rientro nei paesi di origine per la maggior
parte di loro non possibile a causa dellassenza di legami famigliari, sociali
ed economici con paesi lasciati molti anni fa (e per molti, in giovanissima
et, persino minorenni). Se non
tutelati, finiranno allo sbando, privi di accoglienza e di regolare titolarit
di soggiorno. Ne conseguirebbero gravi fenomeni di tensione sociale. In
Calabria, le stesse persone che lItalia ha accolto, costrette a sopravvivere
in qualche modo, verrebbero facilmente prese nelle file della mano dopera
della ndrangheta alimentando la zona dombra del lavoro illegale. La Rete dei
Comuni Solidali, si unisce quindi alla richiesta gi presentata dal Tavolo
Asilo al governo: ''Valutare l'opportunit di una pi ampia attuazione delle
norme vigenti in materia di protezione umanitaria che permetterebbe di
rilasciare un permesso di soggiorno alla maggior parte delle persone arrivate
dalla Libia e la concessione di un permesso di soggiorno a titolo temporaneo a
quanti non hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale, n
la protezione umanitaria.
Diritti
umani
di Mariangela
Laviano, http://www.laperfettaletizia.com/
Il Ministero degli Esteri algerino ha convocato oggi lambasciatore
italiano ad Algeri, Michele Giacomelli, per comunicare lindignazione del
governo algerino sulle modalit di rimpatrio coatto operato mercoled scorso
dagli agenti di polizia nei confronti di due algerini, immigrati clandestini.
Un trattamento che Algeri definisce violento, umiliante e inaccettabile.
Limmagine dei due uomini postata in poche ore su tutti i social network ha
messo in serio imbarazzo il Ministero degli Interni italiano: i due immigrati
hanno viaggiato con nastro adesivo sulla bocca e fascette di plastica attorno
ai polsi. A prescindere dalle motivazioni, giuste o ingiuste
che siano, degli agenti di polizia, il nastro marrone, vale a dire il comune
nastro adesivo che solitamente si usa per imballare scatole e scatoloni, non
propriamente una pratica ortodossa rispettosa dei diritti umani. Il Ministro
degli Esteri Giulio Terzi di SantAgata ha spiegato, in questi giorni, che il
governo italiano ha gi aperto unindagine amministrativa sulla orrenda vicenda
e, contemporaneamente, la magistratura ne ha aperta unaltra giudiziaria. Anche
il Ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, riferendo alla Camera
uninformativa sui fatti, ha rimarcato che luso di misure coercitivecome il
nastro adesivo sulla bocca sia un comportamento estemporaneo e soprattutto
offensivo della dignit umana. Viene francamente da sorridere al pensiero
che la tirata di orecchi sul rispetto dei diritti civili in generale e di
quelli dei detenuti in particolare arrivi da un Paese certamente non annoverabile
tra quelli pi virtuosi in tal senso, ma stavolta ce la siamo meritata.
cittadinanza
Milano, 22 aprile
2012 – Diritto di voto agli stranieri nei referendum cittadini entro la
fine dellanno. lobiettivo della giunta Pisapia, appeso per a un verdetto:
quello del consiglio comunale, al quale spetta la modifica dello Statuto di
Palazzo Marino che oggi vincola alla cittadinanza italiana la possibilit di
partecipare alle consultazioni locali. Cos, per accelerare i tempi,
lassessore alle Politiche sociali scriver una lettera ai consiglieri per fare
pressing e sensibilizzarli: Una volta approvati Piano di governo del
territorio e bilancio — puntualizza Pierfrancesco Majorino — i
consiglieri approvino tale modifica, per far s che gli immigrati dallinizio
del 2013 possano votare ai referendum. in un incontro molto partecipato,
tema immigrazione, che si tenuto a Palazzo Marino — presenti cittadini,
rappresentanti del terzo settore, consolati e associazioni — che sono
state poste le priorit dellamministrazione nelle politiche per gli stranieri.
Che in citt sono oltre 240mila, circa il 18 per cento dei residenti,
appartenenti a 167 comunit. Un incontro incentrato anche sul diritto di voto
nei referendum per chi regolarmente risiede a Milano, lunica partita che il
Comune pu decidere a livello locale (e tra le promesse elettorali della
giunta). Per votare per consigli di zona e amministrative va invece modificata
una legge nazionale. La nuova amministrazione recitava sempre il programma
di Pisapia assume limpegno politico di insistere verso il
Parlamento perch venga rapidamente approvata la legge che riconosce il diritto
di voto amministrativo. Majorino, deciso a dare seguito a queste intenzioni,
promette: Scriver a deputati e senatori: oltre a riconoscere la cittadinanza
a chi nasce in Italia concedano ai migranti il diritto di andare alle urne.
Nellagenda del Comune anche alcune richieste al
governo: una nuova legge sullimmigrazione e risorse per aiutare i 400
richiedenti asilo libici oggi in citt, visto che ci sono fondi solo fino a
fine 2012. A livello locale diversi progetti: un immigration center per
lorientamento e il sostegno alliter di regolarizzazione (grazie anche a fondi
europei) e una campagna informativa sul tema salute per avvicinare gli
stranieri a ospedali e consultori, perch, spiega majorino, oggi cՏ forte
disattenzione reciproca. In pi, una rete di scuole di italiano e un tavolo
permanente sulle seconde generazioni (dal 22 al 27 maggio si svolger un festival
dedicato proprio agli italiani figli di immigrati). Ma lopposizione attacca:
un libro dei sogni dice il vicepresidente del consiglio comunale, il pdl
Riccardo De Corato. Che attacca: Non si capisce da dove tireranno fuori i
fondi, vorremmo sapere quando cominceranno a parlare del welfare per anziani e
disabili.
Roma, 17
aprile 2012 - Gli imprenditori che usano lavoratori extracomunitari non in
regola con il permesso di soggiorno d'ora in poi rischiano grosso: se
condannati anche con sentenza non definitiva, oltre a una sanzione pecuniaria,
non otterranno il via libera a successive attivit mentre lo straniero che
presenta denuncia sar premiato con la possibilit di rimanere in Italia per
tutto il periodo della durata del processo. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri
di luned approvando un decreto che recepisce una direttiva comunitaria di tre
anni fa. Il dispositivo tuttavia, stato approvato in forma preliminare in
attesa di un parere delle commissioni parlamentari.
Per
quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro la corsa alle modifiche e agli
emendamenti comincer domani dopo l'incontro previsto per marted tra il
presidente del Consiglio Mario Monti e i partiti di maggioranza. La tormentata
riforma, che ieri il premier tornato a difendere definendola pi ampia e
incisiva del previsto perch prevede una maggiore flessibilit per tutti i
lavoratori e non solo per i nuovi assunti, torna a dividere in modo radicale
le parti sociali mentre i tecnici del Senato ravvisano alcuni dubbi
sull'articolo 18 il cui nuovo rito processuale sui licenziamenti non assicura
al lavoratore maggiori garanzie.
Anche
il ministro del Welfare Elsa Fornero scende di nuovo in campo contro i critici
alla sua riforma e,
replicando alle imprese, spiega che nessuno stato tradito e che con le
modifiche all'articolo 18 non si data alle aziende la libert di
licenziare. Ma le distanze restano. La Cgil, in una dura nota, ha sostenuto
che il testo nel passaggio dal governo al Senato peggiorativo per i
lavoratori e accusa la Confindustria di utilizzare di tutto, anche la norma
sui licenziamenti disciplinari illegittimi, pur di intervenire contro il
reintegro. Per viale Astronomia invece, secondo le parole del direttore
generale Giampaolo Galli, la riforma va cambiata e in moltissimi punti,
l'impianto quello burocratico e del sospetto nei confronti dell'impresa.
Nonostante
questo quadro surreale della situazione, non c' molto tempo per evitare di
fornire ai mercati altri argomenti per
spingere lo spread verso l'alto. Maurizio Castro, relatore per il Pdl in
commissione Lavoro del Senato ottimista: Con il vertice tra Monti e la
maggioranza la partita al 95% si chiude, poi dovremo metterci a correre per
mettere a punto le modifiche. La difficolt tuttavia star nel tradurre nel
linguaggio complesso dei giuslavoristi l'accordo politico. I nodi pi
importanti riguardano le partite Iva, i contratti a tempo determinato, i
contributi per gli autonomi, gli stagionali, le procedure per l'apprendistato e
la formazione.
Societ
ROMA - Si
chiama Jannet Rhimi, abita a Tunisi, nel quartiere popolare di Ennour. Alle 4
di gioved pomeriggio si data fuoco e ha ustioni gravissime sul torace e
sulla gola. E' stata la cognata a salvarla da morte certa. La mamma di Oussam,
19 anni, ha voluto cos drammaticamente protestare contro le autorit tunisine
e, indirettamente, contro le autorit italiane che dopo un anno non hanno dato
n a lei n alle altre famiglie informazioni di alcun genere sulla sorte dei
migranti dispersi. Oussam voleva raggiungere il fratello in Europa. E'
partito la notte del 29 marzo 2011 per l'Italia assieme ad altri 35
ragazzi su un'imbarcazione di fortuna da una spiaggia vicino Sfax, a sud della
Tunisia. Da allora, n lui n i suoi compagni di viaggio hanno pi dato
notizie di s. Jannet ora
ricoverata nell'ospedale di Ben Arous, lo stesso in cui tentarono invano di
salvare il venditore ambulante Mohamed Bouazizi avvolto nelle
fiamme che accesero la rivoluzione dei Gelsomini. In seguito a questo
avvenimento, ieri mattina, una delegazione di madri rappresentanti
delle famiglie di migranti (molti dei quali protagonisti della rivoluzione)
stata ricevuta dal consigliere del primo ministro Hamadi Jebali. Si dicono
deluse da questo incontro (ancora promesse), e deluse dalla vaghezza con cui
Houcine Jaziri, sottosegretario agli Affari Sociali, sta gestendo le
informazioni che in Tunisia
sembrerebbero arrivate - solo parzialmente - dal nostro paese, generando
per confusione e maggiore angoscia, fino a reazioni radicali come
quelle di Jannet, che si pu anche temere vengano emulate visto il livello di
esasperazione dopo un anno di attese. Il primo ministro tunisino Hamadi Jebali,
durante il suo viaggio in Italia, il 15 marzo scorso, ha incontrato la
delegazione dei rappresentanti dei familiari dei dispersi che si trova a Roma
da qualche mese. Jebali ha dato la massima disponibilit a collaborare con le
nostre autorit per dare buon esito alle ricerche. Anche il presidente del
Consiglio, Mario Monti si impegnato a fare il possibile. Cos come il
ministro Riccardi e la ministra Cancellieri che si sono impegnati in questo
senso durante il loro recenti viaggi a Tunisi. C' perfino una commissione al
Senato per i diritti umani che se ne sta occupando. Di sicuro ci sono dei tempi
burocratici e delle procedure da rispettare, ma di fatto da ormai un anno che
le famiglie tunisine attendono di sapere qualcosa circa la sorte dei propri
figli. Solo prossimamente saranno resi noti i risultati complessivi dell'esame
che sta effettuando il Servizio Immigrazione del ministero degli Interni. Si
tratta dei raffronti tra le impronte digitali che in Italia si prendono
all'arrivo dei migranti, o nei Cie, o nelle carceri, e quelle mandate dalla
Tunisia, rilevate al momento del rilascio della carta di identit. Anche se i
dispersi sarebbero molti di pi, si parla di 250 impronte digitali disponibili.
Solo dopo lunghe attese, le autorit tunisine hanno mandato in Italia le
impronte dei connazionali sui supporti adatti per essere lavorate. E, dato di
non poco conto, nel periodo di cui stiamo parlando, molto spesso in
Italia non sono state prese affatto le impronte digitali dei migranti. Il
mese di Marzo 2011, quello dello tsunami umano come lo chiam
Berlusconi, la parola d'ordine era svuotare Lampedusa. Portati in massa
dentro le navi, i migranti, furono allora trasferiti nelle strutture allestite
ad hoc, tra cui quella di Manduria, da dove in molti sono fuggiti. Di certo, le impronte confrontate
restano la traccia pi sicura (anche se non l'unica) per sapere se le
persone cercate sono arrivate vive sul suolo italiano, giacch la maggior parte
dei migranti, se identificati, d nomi falsi al momento dello sbarco. Per
questo sono chiamati harraga, dall'arabo bruciare, per indicare che,
bruciando le loro identit, bruciano, metaforicamente, le barriere
tra paesi. Per estensione, ci significherebbe allora riaffermare la
prerogativa di essere umano, a prescindere dalla provenienza. Una
questione profondissima che viene rilanciata di continuo sul tappeto
della politica, tunisina e italiana, dalle madri dei dispersi: queste donne di
origini umili e di condizioni economiche disperate, vogliono sapere
quale sia stato il destino dei loro figli, in quanto esseri umani.
E lo vogliono sapere anche se vengono considerati clandestini
perch avrebbero agito illegalmente secondo le leggi di entrambi i paesi.
Vogliono saperlo anche se alcuni di loro erano dei pregiudicati evasi
dalle carceri e vogliono sapere cosa hanno fatto i due stati con le
loro politiche migratorie. Va sottolineato che trovare un solo passeggero, di
una sola imbarcazione significa essere informati sul destino di tutti i
compagni di viaggio. Pertanto le stime, per quanto riguarda la parte italiana,
si sarebbero potute fare pi in fretta: basta trovare un solo
membro di una sola imbarcazione per sapere della vita o della morte degli
altri. Si tratta in particolare delle imbarcazioni partite l'1, il 14
e 29 marzo 2011 (quella che portava anche il figlio di Jannet Rhimi). La delegazione di famiglie
tunisine in Italia ha portato con s una serie di prove che hanno tenuto in
vita e continuano a tenere in vita le speranze. Si tratta di telefonate
dal mare nella notte; cellulari che hanno suonato a vuoto per lungo
tempo; immagini catturate dai video dei tg; foto sgranate con volti familiari,
chiamate ricevute una sola volta dopo gli sbarchi presunti, e non andate mai a
buon fine, notizie di sbarchi che si accavallano con quelle dei naufragi. Sono
i frammenti di un' illusione collettiva o indizi da seguire? Di certo
mostrano tutta la loro fragilit perch non trovano n conforto n
smentita da parte di chi avrebbe i mezzi e i poteri per verificare. E di nuovo allora tutto torna
alle madri e alle loro richieste, con i sit-in non autorizzati davanti alle
sede diplomatiche di entrambi i paesi, sostenute da alcune donne italiane: il
collettivo femminista 2511 e lassociazione Pontes, che hanno dato vita
alla campagna Da una sponda allaltra: vite che contano. E chiedono alle autorit italiane e
tunisine: "Perch non fate tutto quello che in vostro potere fare? Quali
risorse state stanziando realmente per verificare gli indizi che vi
portiamo?" E' una posizione radicale che le madri dei migranti
tunisini pongono di continuo anche di fronte alla sola vera prova
che oggi fa pensare il peggio, e che poi quella pi ovvia e evidente: da un
anno a questa parte nessuno dei dispersi ha mai veramente parlato con i
familiari.
(www.stranieriinitalia.it) Milano,
23 aprile 2012 - Sono oltre 240mila, circa il 18% del totale dei
residenti, i cittadini stranieri appartenenti a 167 comunit internazionali
regolarmente iscritti all'anagrafe di Milano. E' da questo dato che l'assessorato
alle Politiche sociali e Cultura della Salute del Comune di Milano, partendo
proprio dai temi dell'immigrazione e dell'inclusione, ha voluto porre le basi
per ripensare il Piano di Sviluppo del Welfare del capoluogo lombardo.
L'assessore Pierfrancesco Majorino ha avviato il percorso di incontri con la
cittadinanza, con i rappresentanti delle associazioni e del Terzo settore e le
rappresentanze consolari, dedicato ai diversi ambiti di intervento delle
politiche socio assistenziali e socio sanitarie. Sul tema immigrazione e'
emersa la necessit per gli Enti locali di riappropriarsi di un ruolo da
protagonisti, in linea anche con le indicazioni dell'Unione Europea, che
permetta di continuare a gestire le fasi emergenziali (rifugiati, richiedenti
asilo politico) e allo stesso tempo di poter investire su progetti di medio e
lungo periodo di inclusione sociale. A Milano la prima comunit straniera e'
quella filippina con 37.651 cittadini, a seguire la comunit egiziana con
32.605, mentre al terzo posto con 21.344 si trova quella cinese. Tra le 167
comunit ci sono anche quella francese al dodicesimo posto, quella tedesca al
diciannovesimo, quella del Regno Unito al ventesimo e quella statunitense al
ventottesimo. ''Abbiamo ascoltato tante storie di persone che vivono nel nostro
Paese. Milano - ha detto l'assessore alle Politiche sociali - deve creare, e lo
sta facendo, una forte sinergia con le comunit internazionali presenti sul
nostro territorio, perch e' in questo modo che si combatte la paura del
diverso". "La nostra citt - ha proseguito Majorino - deve essere il
luogo in cui tutelare e riconoscere a tutti i cittadini, italiani e stranieri,
i diritti fondamentali, come il diritto alla vita, al lavoro, alla salute, alla
casa, all'educazione, alla libert di culto, alla propria cultura, alla
sicurezza. Il livello di internazionalizzazione deve quindi essere uno dei
cardini su cui puntare per lo sviluppo economico, sociale e culturale della
citt".
Da
uno studio appena pubblicato dallEmn, la Rete europea delle migrazioni emerge
che in Italia non cՏ nessun allarme riguardo ai matrimoni di convenienza: i
casi sono pochi e spesso in mano alla criminalit organizzata. La questione dei
matrimoni di convenienza talvolta viene fatta rientrare erroneamente nel pi
ampio ambito dei matrimoni misti. Spesso, rileva lo studio, lopinione pubblica
travisa i dati statistici relativi ai matrimoni misti, tendendo fortemente a
una loro criminalizzazione come fonte patologica di usi impropri, ad esempio
per lacquisizione della cittadinanza o per usufruire della pensione di
reversibilit. Questo in realt un problema che si pone solo in Italia,
perch a livello comunitario, si intende per matrimonio di convenienza solo
quello contratto allo scopo di entrare o soggiornare in uno stato membro.Gli
studiosi considerano i matrimoni misti come un indicatore di forte
integrazione e come lorizzonte pi promettente. E da parte loro le
statistiche dellIstat hanno gi smentito i tassi abnormali di caducit
attributi a queste unioni dalla stampa. Da dove provengono allora tanti
pregiudizi sui matrimoni misti? A spiegarlo Antonio Ricci, ricercatore Idos
(membro della Rete europea delle migrazioni): Quello dei matrimoni misti un
fenomeno crescente, che rispecchia in pieno i cambiamenti sociali delle
famiglie ed molto innovativo. La reazione del nostro paese talvolta di
chiusura, e vediamo un parossismo di questo atteggiamento quando si
ingigantiscono i pochi casi scoperti di abuso. Emerge subito il sospetto,
mentre servirebbe pi serenit. Linvito da parte degli studiosi quello a
guardare in faccia il fenomeno con obiettivit. Non esistono dati specifici
su quanti sono effettivamente i matrimoni di convenienza – continua Ricci
– ma ci sono i risultati delle indagini della polizia. Da questi emerge
che i matrimoni di convenienza sono pochi, e avvengono per pressioni della
criminalit organizzata. Le vittime sono sia gli stranieri sia gli italiani:
gli stranieri perch devono pagare per ottenere il permesso di soggiorno, gli
italiani perch vengono ricattati, specialmente se hanno contratto dei debiti
con la criminalit, abbonati in questo maniera. Si pu parlare quindi di
nuovo business per la criminalit: Un business a zero rischi, visto che ci
vogliono anni prima di dimostrare che il matrimonio di convenienza. Nelle
operazioni portate a termine dalla polizia, rileva lo studio, generalmente i
coniugi stranieri beneficiari (sia uomini che donne) sono chiamati a pagare una
somma variabile tra i 5 mila e i 10 mila euro, di cui solo una piccola parte,
tra i mille e i 2 mila euro, finisce nelle mani del finto coniuge italiano.
Questultimo, il pi delle volte, una vittima dellorganizzazione criminale,
costretta a sottoporsi al finto matrimonio attraverso forme di ricatto e di
violenza. CՏ per una efficace capacit di contrasto da parte della polizia,
che spesso avviene sulla base del sospetto da parte dei funzionari di stato
civile e del controllo sociale che cՏ nei paesi. A quel punto scattano le
indagini che verificano se ci sia effettiva convivenza. Gli abusi avvengono
anche per il rilascio della cittadinanza, ma cՏ da dire che in Italia cՏ
unanalisi approfondita per la concessione e nel caso di abusi si passa subito
alla denuncia per falso. Per quanto riguarda infine gli abusi legati alla
pensione di reversibilit, i dati Inps riportati dallo studio Emn parlano
chiaro: Relativamente alla spesa annua per le pensioni di reversibilit, nel
2010 limporto complessivo in migliaia di euro ammonta a 37.902.518, di cui
495.872 pagati a titolari di sesso femminile e di cittadinanza straniera. Per
lanno 2010, i titolari di pensione ai superstiti di sesso femminile e di
nazionalit straniera sono stati 166.054.
Lo
studio si conclude con unindicazione: Si potrebbe raccogliere negli archivi
relativi alle espulsioni e alle revoche e ai rifiuti dei titoli di soggiorno
anche i motivi che hanno indotto lamministrazione a prendere il provvedimento
e che, in alcuni casi, potrebbero ricondurre a un eventuale uso improprio
dellistituto del ricongiungimento familiare. (ab)
Asilo
Terre
di mezzo n 034, aprile 2012 / In queste settimane i tribunali di tutta Italia
hanno iniziato a trattare centinaia di ricorsi, che diventeranno migliaia nei
prossimi mesi, presentati dai profughi della guerra in Libia che si sono visti
respingere la domanda d'asilo.
In queste
settimane i tribunali di tutta Italia hanno iniziato a trattare centinaia di ricorsi, che
diventeranno migliaia nei prossimi mesi, presentati dai profughi della guerra in Libia che
si sono visti respingere la domanda d'asilo. A Milano, fino a ottobre
2011, la media era di 24 ricorsi al mese, dopodich schizzata a 80.
A seguito della breve guerra civile in Tunisia,
che nel gennaio 2011 ha portato alla caduta del dittatore Ben ali, sono
giunti in Italia 25mila profughi. In pochi giorni il Governo
italiano, scommettendo sul transito di queste persone verso altri
lidi, Francia in primis, ha rilasciato a tutti un permesso di soggiorno
per motivi umanitari e un documento di viaggio. Pochi mesi pi tardi,
circa 20mila persone sono fuggite dalla Libia in fiamme, approdando a
loro volta sulle nostre coste. Non si trattava di libici, ma di lavoratori
immigrati in libia e provenienti da altri paesi africani. Nel loro
caso, per, il nostro Governo ha deciso di non rilasciare il permesso per
motivi umanitari (che rinnovabile alla scadenza e convertibile in
uno per lavoro), e li ha indotti a presentare domanda di
asilo. Soltanto adesso le autorit sembrano "scoprire" che
non sono cittadini libici e ritengono che non abbiano diritto all'asilo,
ma debbano essere rimpatriati nelle nazioni che avevano
abbandonato 10 o 20 anni fa (Nigeria, Mali, etc.). Ovviamente queste
persone stanno impugnando le notifiche di rifiuto della loro
domanda e la parola, ora, passa ai magistrati italiani: dopo avere
bombardato il paese in cui lavoravano e averli accolti per un anno o due,
possiamo espellerli verso Stati dai quali erano emigrati -e a volte
scappati- tanti anni fa?
Livio
Neri
di Emilio Fabio Torsello, http://espresso.repubblica.it/
Sui
giornali e in tv si parla sempre di 'emergenza' e di 'clandestini'. Quasi mai
della loro vita nel nostro Paese. Ad esempio, voi sapete che cosa sono i
'kalifoo ground'?
(23 aprile 2012) Di Castel Volturno si ricorda solo la
strage, di Rosarno la rivolta. Di cosa siano i 'kalifoo ground', cio le
rotonde dove trovare schiavi a giornata, invece, non si sa quasi nulla. Eppure
ce ne sono tante nei dintorni di Napoli e Caserta, ma anche a Roma, a Milano,
nel Sud Pontino, nel Salento, nel Foggiano, a Palazzo San Gervasio in
Basilicata, in ogni angolo nascosto o isolato d'Italia, vicino ai campi o nei
pressi degli smorzi. E le rotonde
sono tutte uguali, tutte: la mattina presto si popolano di nugoli di immigrati
che aspettano il caporale di turno. Qualche ragazzo, per non perdere il posto,
la notte si riduce a dormire con il sacco a pelo nei pressi del 'kalifoo ground.' Storie, vicende di vita che a fatica
trovano spazio sui giornali locali e ancor meno sulle pagine nazionali,
nonostante si tratti di una realt di sfruttamento capace di alimentare buona
parte del Prodotto Interno Lordo italiano (tanto caro alle statistiche
ufficiali). E quando queste realt vengono raccontate - per casi di cronaca
spesso eclatanti - si parla semplicemente di 'clandestini', senza approfondire
le diverse fattispecie di migranti, le loro storie, le loro vite, spesso le
loro morti. Mentre poco o nulla si sa su quanti arrivano in Italia con visti
turistici e poi spariscono, o delle centinaia di 'ballerine' che arrivano
dall'Africa o dai Paesi dell'Est con un visto per motivi di spettacolo e poi
fatte sparite nel budello nero della prostituzione. A osservarlo dall'esterno, quello
dell'informazione italiana che negli ultimi decenni ha dovuto fare i conti con
l'immigrazione clandestina appare spesso come un cortocircuito che non riesce a
trattare in modo profondo il fenomeno dei flussi migratori, riducendo tutto a
una dimensione emergenziale che decontestualizza un problema complesso e
delicato. Per capire come pu
migliorare sotto questo aspetto l'informazione italiana e come raccontare
l'immigrazione, al Festival del Giornalismo di Perugia il panel "Immigrazione e Media: il caso Italia" organizzato dalla redazione del giornale on
line Diritto di Critica: riunir Laura
Boldrini(portavoce dell'Alto Commissario per i Rifugiati dell'Onu)
Eric Jozef (corrispondente in Italia per Liberation) e Corrado Giustiniani (cronista del Messaggero ed esperto di
immigrazione). Dalla Carta di
Roma - voluta dall'Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della
Stampa all'indomani della strage di Erba come strumento deontologico per
guidare i cronisti nel raccontare l'immigrazione - ai fatti che hanno
caratterizzato questi ultimi anni a cavallo tra l'epoca Berlusconi e il governo
tecnico, l'incontro analizzer quanto stato detto e scritto fino ad oggi
sull'immigrazione, senza dimenticare le vicende della Vlora fino ad arrivare
all'ormai nota "emergenza Lampedusa", alla sua gestione e
all'impronta che negli italiani rimasta del fenomeno migratorio anche a
seguito dei racconti testimoniati dai giornali.
Quanto costa espellere un migrante irregolare
(www.redattoresociale.it) (DIRE)
Roma, 24 aprile 2012 - Per ogni cittadino
straniero rimpatriato, lo Stato italiano paga 5 biglietti aerei, quello dello
straniero e quelli di andata e ritorno per i due agenti che lo scortano. Il
dato e contenuto nel rapporto della Commissione diritti umani del Senato su
carceri e centri di trattenimento per migranti.
LA SCORTA –
La scorta sugli aerei e molto numerosa e rappresenta un costo perch gli
agenti si sottopongono a una formazione specifica e a continui aggiornamenti.
Abbiamo in Italia circa 600 operatori delle forze dellordine abilitati. Per
farsi unidea della spesa complessiva, si pu ricorrere allultimo dato
disponibile. Con quasi dieci milioni di euro arrivati nel 2008 dal Fondo Rimpatri
dellUnione europea sono state espulse in modo coatto meno di 4mila persone e
solo alcune centinaia hanno beneficiato del rimpatrio volontario assistito.
AEREI DI LINEA –
Alla presentazione dei risultati, nellestate 2011 allIstituto superiore
antincendi di Roma, Michelangelo Latella, della direzione centrale Immigrazione
e polizia delle frontiere, spiegava che il rapporto e di 2 agenti per ogni
straniero e se riusciamo, ne mettiamo qualcuno in pi, ad esempio 70 poliziotti
per 30 persone, perch ci sono state spesso delle intemperanze e il dispositivo
di scorta e fondamentale per la sicurezza di tutti sul volo. Si usano aerei
di linea oppure charter appositamente organizzati dallItalia, o con altri
paesi membri dellUnione attraverso lagenzia delle frontiere, Frontex. Il
Dipartimento di pubblica sicurezza e responsabile degli aspetti economici,
logistici e operativi.
UN INGRANAGGIO FONDAMENTALE – Un
ingranaggio fondamentale della macchina dei rimpatri forzati sono i Centri di
identificazione e di espulsione, dove vengono reclusi gli immigrati non in
regola con il permesso di soggiorno. Secondo il dossier 2011 Caritas Migrantes,
a fronte di 7 mila persone trattenute nei Cie nel 2010, poco meno della met (48,3%)
e stata effettivamente rimpatriata. Lultimo pacchetto sicurezza del 2011 ha
portato la detenzione massima da 6 a 18 mesi. I costi, gi elevati, continuano
a salire. Fino al paradosso che si costruiscono altri Cie quando i fondi non
bastano nemmeno per gestire quelli esistenti.
LA VERITA –
Indubbiamente il prolungamento fino al limite massimo ha richiesto anche la
realizzazione di altri centri. Se la permanenza e pi lunga, servono pi
posti, ha detto al Corriere.it Angela Pria, capo dipartimento Libert Civili e
Immigrazione del ministero dellInterno. 18 milioni di euro sono stati
stanziati allinizio dellanno dal governo Monti per i nuovi centri di Santa
Maria Capua Vetere (Ce) e Palazzo San Gervasio (Pz). Altri 18 milioni e 607mila
euro li abbiamo spesi per un anno di gestione di quelli esistenti. Ma queste
cifre raccontano solo una parte della realt. Spendiamo milioni di euro solo
per risistemarli dopo i danneggiamenti, ammette il prefetto Pria.
LA LEGGE –
La legge del precedente governo che ha triplicato il tempo di detenzione nei Cie
prevede una spesa di 40 milioni di euro per ogni anno dal 2012 fino al 2014. Da
una relazione tecnica del servizio studi della Camera dei Deputati del 2008
viene fuori che costruire un posto letto nel Cie di Torino e costato in media
78mila euro. E per la costruzione dei nuovi Cie, quellanno con la legge 186 furono
stanziati 3 milioni, pi 37.500.000 euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010.
Il totale fa 78 milioni di euro.
Le gare dappalto per la gestione dei centri di identificazione e di espulsione
vengono effettuate dalle prefetture in parziale deroga alla disciplina sugli
appalti, grazie allemergenza immigrazione che e stata dichiarata nel 2002 e
da allora prorogata di anno in anno da tutti i governi. I bandi si basano un
capitolato dappalto unico, ma fino allanno scorso i budget variavano. Ad
esempio a Modena e Bologna si toccavano i 75 euro giornalieri a trattenuto.
Soldi che ovviamente non vanno ai migranti reclusi, ma agli enti che gestiscono
i servizi nei centri.
LE GARE –
La novit di questanno e che tutte le gare si stanno facendo a 30 euro pi
Iva (siamo intorno ai 36 euro). Questa scelta e stata determinata dai tagli
lineari di bilancio al Ministero, pari a 70 milioni di euro – spiega il
prefetto Nadia Minati, direttore centrale dei servizi per lImmigrazione e
lAsilo – e dalla necessit di copertura finanziaria dei contratti
pubblici. Solo in tal modo siamo riusciti a mantenere in piedi tutti i centri.
E gi successo che gli enti gestori non siano riusciti a pagare gli stipendi di
chi lavora nei Cie. Per carenza di risorse, abbiamo avuto situazioni di
dipendenti di gestori che protestavano per i mancati pagamenti, conclude
Minati. (rc)
Esteri
Berna, 26 aprile 2012 - Mentre in Italia la Lega Nord propone la creazione di un
passaporto sanitario per gli immigrati, la Svizzera ha deciso di agire in modo
pi severo: contingentando per un anno i permessi di soggiorno a lungo termine
(12/60 mesi) riservati ai cittadini dell'est europeo. Si reintroduce, insomma,
una vecchia misura ormai abolita. Circa duemila i posti resi disponibili, cifre
superiori saranno permesse solo per dimostrata utilit del singolo soggetto.
Per il momento non verranno invece limitati i permessi a breve termine (4/12
mesi), non essendo state superate le soglie d'ingresso previste dagli accordi
internazionali. La misura avr effetto praticamente immediato: dal primo giorno
del prossimo mese. A subirne le conseguenze i cittadini di Estonia, Lettonia,
Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. La
cosiddetta "clausola di salvaguardia", prevista dall'Accordo di
libera circolazione delle persone, d alla Svizzera la possibilit di
reintrodurre unilateralmente, fino al 2014, limiti all'immigrazione dai paesi della
UE, solo se questa supera del 10% la media dei tre anni precedenti. Poich ci
avvenuto, il governo, d'accordo con i dipartimenti federali di giustizia e
polizia e dell'economia, ha deciso di attivarla dal prossimo maggio. Il
provvedimento ha gi sollevato critiche nel paese e all'estero: secondo
Bruxelles, la Svizzera non avrebbe il diritto di invocare la clausola di
salvaguardia soltanto per una parte dei membri dell'Unione (i cosiddetti UE-8, paesi
entrati nel 2004). Ma il consiglio federale elvetico la vede diversamente:
"la clausola contemplata nell'accordo sulla libera circolazione - ha
spiegato il capo del dipartimento di giustizia Simonetta Sommaruga - la sua
attivazione non va dunque pi negoziata". Il
contingentamento stato definito dal governo come "uno degli strumenti
per contenere l'immigrazione in Svizzera". Gli obiettivi dell'esecutivo
sono contrastare nel breve periodo la svalutazione salariale e i comportamenti
di quelle imprese che approfittano, talvolta in modo illegale, della situazione.
Previsti anche incentivi per l'integrazione. Ma le critiche non sono mancate:
contraria alla decisione buona parte delle imprese, dei sindacati e dei
partiti, eccetto il PPD di centro e l'UDC di estrema destra. Per i critici,
l'attivazione della clausola non avrebbe grandi ripercussioni concrete n
vantaggi significativi a livello pratico, anche poich coinvolge un numero
ridotto di persone (stimabile in 4/5000 soggetti). Potrebbe invece aumentare la
precariet delle assunzioni e causare ritorsioni. La decisione del governo,
perci, sarebbe soprattutto una mossa politica per tranquillizzare la
popolazione sull'annoso tema dei frontalieri, dare un segnale di forza
all'Europa e per contrastare alcuni eccessi xenofobi nel paese. Il
contingentamento parziale potrebbe infatti togliere potere a un'iniziativa
dell'UDC che chiede lo stop di massa all'immigrazione in Svizzera. Quella
elvetica, infatti, resta nonostante la crisi una delle economie e societ pi
solide dell'intera Europa. Col suo mercato del lavoro generalmente accogliente
e la bassa disoccupazione, rappresenta ogni anno una meta di arrivo per decine
di migliaia di immigrati europei ed extra europei (+ 4,1% solo nel 2011). In
Svizzera quasi un cittadino su tre, oggi, straniero. Il governo stesso ne
riconosce l'apporto significativo, ma non tutti sono d'accordo, e la paura
dell'immigrato inizia a crescere anche oltralpe.