18 aprile 2012

Migranti, quando il Cie è peggio del carcere
Avvenire, 18-04-2012
Paolo Ferrario
Per i migranti «troppo spesso» e peggio stare nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) che in carcere. Lo dice il Rapporto sullo stato dei diritti umani negli istituti penitenziari e nei centri di accoglienza e trattamento per migranti in Italia, presentato ieri dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione
dei diritti umani del Senato.    
«Quello che viene imposto ai migranti irregolari - si legge nel Rapporto - in condizioni logistiche sovente inaccettabili e nel contesto di una promiscuità assurda, è un tempo assolutamente vuoto, privo di qualsiasi progetto e riempito solo dall'ansia e dall'incertezza del futuro. E occorre considerare - prosegue la Commissione - che si tratta in gran parte di persone molto giovani e che la detenzione può arrivare fino a diciotto mesi, una parte significativa della vita di una persona».
Ma non sono soltanto gli stranieri a soffrire in cella. Il Rapporto, infatti, presenta i dati, aggiornati al 29 febbraio 2012, che raccontano una realtà fatta di sovraffollamento e diritti negati. Pur presentando una contrazione di 1.400 unità rispetto a prima dell'entrata in vigore della legge Alfano, la cosiddetta svuota-carceri, nei 206 istituti penitenziari italiani sono detenute 66.632 persone (di cui 24.069 stranieri), rispetto a una capienza regolamentare di 45.742. Di troppo, quindi, ci sarebbero quasi 21mila persone. Da qui sovraffollamento e promiscuità arrivati ormai a toccare livelli non più tol- lerabili.
«Affermare che la condizione dei detenuti costituisce una violazione della legalità da parte dello Stato -si legge sempre nel Rapporto illustrato ieri al Senato - non è una forzatura frutto di una pur legittima indignazione, ma una pertinente considerazione tecnica». Cosi, mentre l'associazione Antigone chiede «un'amnistia come atto di riparazione rispetto a un'ingiustizia», il presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani del senato, Pietro Marcenaro, ha presentato un emendamento al ddl sull'adeguamento alle disposizioni della Corte penale internazionale, per introdurre nel codice penale italiano il reato di tortura. «Spero di avere un parere positivo del governo su questo emendamento», ha aggiunto Marcenaro. Sulle condizioni delle carceri è intervenuto anche il presidente dei Senato, Renato Schifani: «Come Paese dovremmo vergognar- ci», ha detto.
La denuncia della «identificazione quasi assoluta fra pena e carcere», è arrivata anche dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, che ha partecipato alla presentazione del Rapporto. Conseguenza di questo stato di cose, ha osservato Flick, è «la riduzione del carcere a mera custodia; l'elusione della funzione di recupero della pena; il sovraffollamento (come conseguenza e non come causa); la necessità di tendere ad un "carcere minimo" per recuperare la funzione costituzionale della pena e il rispetto della dignità umana». Ricordando i ripetuti pronunciamenti della Consulta sul tema, Flick ha ricordato che «la pena detentiva non annulla i diritti fondamentali e il loro esercizio non può essere compresso al di la di quanto è reso inevitabile dallo stato di detenzione e dev'essere garantito anche attraverso il ricorso al giudice». Anzi, ha aggiunto, «il "residuo" di libertà del detenuto è doppiamente prezioso e da tutelare, perche fa capo ad un soggetto doppiamente debole: in quanto è detenuto; e in quanto, di solito, è emarginato ed in situazione di disagio sociale già prima del carcere».
E invece, ha amaramente concluso, oggi il carcere è sempre di piu «una discarica sociale per emarginati, tossico dipendenti e clandestini».



Riccardi: “rinnovo rapido dei titoli di soggiorno” per i 24mila immigrati giunti in Italia dalla Libia.
Audizione alla Commissione diritti umani del Senato. “Far crescere gli spazi di umanesimo praticato che fanno la qualità della nostra società”.
Immigrazioneoggi, 18-04-2012
“Rinnovo rapido dei titoli di soggiorno” per i 24mila immigrati giunti in Italia dalla Libia. È quanto ha auspicato ieri il ministro dell’Integrazione e della Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi, nel corso di un’audizione alla Commissione diritti umani del Senato. Riccardi ha sottolineato che il prolungamento di questa situazione di precarietà e irregolarità “è un fatto altamente negativo e diseducativo per queste persone che vivono in un limbo non felice”.
Il ministro ha poi sottolineato che l’immigrazione resta uno dei temi principali su cui il Governo intende impegnarsi. “Il nostro problema – ha detto Riccardi – è mettere in sicurezza i conti pubblici e far partire la ripresa, ma un aspetto fondamentale, come uomini di governo, come amministratori, come responsabili di fronte al futuro, è anche far crescere in Italia e in Europa quegli spazi di umanesimo praticato che fanno la qualità della nostra società”.
Per il ministro “siamo in un momento di crisi, in un momento particolare, in cui la concentrazione di immigrati in un determinato territorio può diventare un fatto estremamente negativo per loro stessi e per gli altri cittadini, facile detonatore per problemi sociali”. Riccardi ha poi ricordato i dati dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) dicendo che “purtroppo, sono in aumento gli episodi di intolleranza”.



Multiculturalismo a “diverse velocità”: la ricerca dell’Anci sui cognomi dei bambini nati in Italia.
A Brescia dominano i Singh, a Milano i Cheng, gli Hossain a Vicenza.
Immigrazioneoggi, 18-04-2012
A Torino i Russo scalzano i Ferrero, i Singh a Brescia sono al primo posto superando i cognomi italiani. Parla sempre più straniero la geografia dei cognomi nel nostro Paese secondo la ricerca realizzata da Enzo Caffarelli, professore di Onomastica presso l’Università di Roma Tor Vergata e pubblicata sull’ultimo numero di Anci Rivista.
I “nuovi” cognomi guadagnano punti in classifica a discapito di quelli tradizionali. “È un Paese composito ed a varie velocità anche su questo fronte, – spiega Caffarelli, – a Milano per esempio due cognomi cinesi si collocano tra i primi 10. Hu al quarto posto, dietro solo a Rossi, Colombo e Ferrari, e prima di Bianchi, Villa e Brambilla. Chen si classifica al decimo posto. Ad Aosta sono di origine calabrese otto cognomi sui primi dieci posti. Il Nord Est è ancora relativamente immune da questa contaminazione nelle città capoluogo, mentre nei piccoli centri le dinamiche sono simili se non superiori a quelle di Milano: ci sono Comuni come Montecchio Maggiore (Vicenza) dove i cognomi di origine straniera sono 11 nei primi 100 con Hossain che si piazza al sesto posto”.
A San Bonifacio, (Verona) i cognomi di origine indo pakistana come avviene nella vicina Brescia, stanno scalando la classifica della diffusione: “Singh è al primo posto e Kaur al secondo posto, venendo prima dei tradizionali Lonardi o Tessari, oltre a Rossi”.

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