Newsletter periodica d’informazione
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Rassegna ad uso
esclusivamente interno e gratuito, riservata agli
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Anno X n. 40 del 10 dicembre 2012 |
Consultate www.uil.it/immigrazione
Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri
18 dicembre 2012, verso la ratifica della Convenzione ILO 189 sul lavoro domestico
La Confederazione Mondiale dei sindacati ha lanciato la campagna “12 x 12. Obiettivo: la ratifica della Convenzione ILO n. 189 da parte di 12 Paesi entro il 2012. In Italia Cgil, Cisl e Uil promuovono, per il 18 dicembre, una giornata di mobilitazione per la ratifica della Convenzione ILO sul lavoro domestico e della Convenzione ONU sui lavoratori migranti e le loro famiglie .
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SOMMARIO
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti pag. 2
18/12/12 – Convegno per la ratifica Conv. OIL 189 pag. 2
Reato di clandestinità: ancora una bocciatura UE pag. 3
Fondazione Moressa: € 6,2 miliardi tasse straniere pag. 4
Flussi: via le domande per le conversioni pag. 5
Regolarizzazione, permesso di 6 mesi di attesa occupazione se il rapporto di lavoro si interrompe prima pag. 7
Sanità: diritto all’iscrizione al SSN per i 65enni pag. 7
Diritto alla salute quale benessere sociale pag. 8
Notizie in breve pag.10
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A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento Politiche Migratorie
Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma, 12 dicembre 2012, Piazza Firenze 27, ore 9.00
Convegno OIM: “Il ruolo delle donne migranti”
(Angela Scalzo)
Roma, 12 dicembre 2012, ore 10.00, sede UIL FPL
Corso di Formazione ADOC su politiche migratorie
(Giuseppe Casucci)
Roma 17 dicembre 2012, ore 16.00
Assemblea dei soci del CIR
(Giuseppe Casucci)
Roma 18 dicembre 2012, ore 09.00, sede ILO, via Panisperna 28
Convegno Cgil, Cisl e Uil per la ratifica della Convenzione ILO n. 189 sui diritti delle lavoratrici domestiche
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Il
18 dicembre 2012, Convegno a sostegno della ratifica della Convenzione OIL n.
189
Il 18 dicembre 2012, a Roma, nella giornata internazionale del migrante, Convegno sulla ratifica della Convenzione ILO n. 189: “lavoro dignitoso per lavoratrici e lavoratori domestici”. Al centro della giornata internazionale del migrante anche la Convenzione ONU sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. L’evento è ospitato presso la sede OIL di Roma in via Panisperna 28, dalle ore 09.30 alle 13.30.
Roma, 21 novembre 2012 - In tutto il mondo vi sono oltre 100 milioni di lavoratrici impiegate a svolgere il proprio lavoro nella casa di qualcun altro. Il loro lavoro, in molti Paesi, è sottovalutato, sottopagato, invisibile, non riconosciuto, e non rispettato. La grande maggioranza dei lavoratori domestici, sono donne e migranti. In molti paesi esse sono escluse dalla legislazione del lavoro e dai sistemi di protezione sociale. Nel giugno 2011, l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), ha adottato la Convenzione n. 189 e raccomandazione n. 201 sui lavoratori domestici, mirata a stabilire una base di diritti sociali e lavorativi. La Convenzione 189 è entrata in vigore nel 2012 dopo la ratifica dei primi due Paesi: Uruguay e Filippine. Nel corso dell’anno hanno ratificato lo stesso dispositivo anche Mauritius, Nicaragua, Bolivia e Paraguay. Per quanto riguarda il nostro Paese, abbiamo seguito con attenzione il lavoro realizzato dal Suo Ministero e relativo alla procedura di ratifica della, nonché la disponibilità e l’appoggio dato dal Governo al dispositivo stesso. Ci auguriamo pertanto che la procedura possa concludersi positivamente in tempi brevi. Nel dicembre 2011, la Confederazione Internazionale dei sindacati (ITUC –CSI), ha lanciato a livello mondiale la campagna “12 x 12”, proponendosi l’obiettivo di ottenere la ratifica della Convenzione n. 189 da parte di 12 Paesi entro il 2012. La campagna ha già ottenuto la costituzione e la mobilitazione di Comitati “12 x 12” in 81 paesi, chiedendo la ratifica della Convenzione ed il miglioramento della legislazione nazionale. I Comitati hanno intrapreso varie attività con l’obiettivo di richiamare l’attenzione dei politici e dei legislatori ed hanno organizzato eventi pubblici per promuovere la convenzione a sostegno dei diritti dei lavoratori domestici. In questo ambito, Cgil, Cisl e Uil organizzano iniziative sul territorio, che si realizzeranno nella settimana dal 12 ed il 18 dicembre prossimi, con attività di informazione e sensibilizzazione sulla tematica del lavoro domestico e sulla necessità di ratificare quanto prima la Convenzione anche nel nostro Paese. La settimana si concluderà con un Convegno che si terrà il 18 dicembre 2012, presso la sede ILO di Roma in Via Panisperna, a partire dalle ore 09.30.
Alla tavola rotonda, sono stati invitati i Ministri del lavoro, degli Esteri e dell’Integrazione e le controparti datoriali. Presenti i segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil con delega sull’immigrazione, nonché un esponente della Confederazione Sindacale Internazionale.
Profughi
Il 31 dicembre "scadono" le misure di
accoglienza. L'Anci scrive al ministero dell'Interno: "Si rischia una
situazione drammatica per ventimila uomini, donne e minori e per i territori
che li ospitano"
Roma
- 7 dicembre 2012 - "Un incontro urgente al fine di rappresentare le
criticità che i territori ci segnalano in relazione alla cosiddetta Emergenza
Nord Africa". E’ questa la richiesta contenuta nella lettera che il
Presidente dell’ANCI, Graziano Delrio e il Delegato all’immigrazione
dell’Associazione, Flavio Zanonato hanno inviato al Ministro dell’Interno, Anna
Maria Cancellieri. Dopo aver ricordato al Ministro che "la scadenza del 31
dicembre prossimo segna la fine della gestione commissariale per l’Emergenza
Nord Africa" Delrio e Zanonato sottolineano che "non appaiono ancora
definite soluzioni utili ad affrontare l’uscita dall’accoglienza di circa
20.000 persone". "Si tratta – spiegano - di soggetti, uomini,
donne, famiglie e minori, spesso anche non accompagnati, che in molti casi non
hanno ricevuto alcun servizio di accompagnamento all’autonomia o sono addirittura
ancora in attesa di un permesso di soggiorno". "Come pù volte
richiesto da ANCI nelle diverse sedi istituzionali preposte – aggiungono
– appare indispensabile adottare al piu’ presto strumenti di carattere
emergenziale per far fronte alla situazione contingente e portare a compimento
il virtuoso percorso di collaborazione tra Stato e territori attivato in questi
mesi, con il fine ultimo di costruire quel ‘Sistema Unico dell’Asilo’ da piu’
parti auspicato e non più differibile". Da qui la richiesta di un incontro
urgente con il Ministro Cancellieri perche’ "la situazione rischia di
diventare drammatica in termini di esposizione delle persone a forte rischio di
marginalizzazione ma anche – concludono i due esponenti ANCI – in
termini di grave disagio sui territori".
Giurisprudenza
Comunicato stampa congiunto ASGI - Magistratura Democratica del 7 dicembre 2012
Reato d'ingresso e soggiorno irregolare : ancora una bocciatura in sede europea della disciplina italiana in materia di rimpatri
Con la sentenza depositata ieri (caso Sagor), la Corte di giustizia dell’Unione europea ha risposto alle questioni sollevate dal Tribunale di Rovigo in ordine alla compatibilità del reato di ingresso e soggiorno irregolare (art. 10 bis t.u. imm.) con la direttiva 2008/115 in materia di rimpatri degli stranieri irregolari. La Corte, dopo avere affermato nel 2011 con la sentenza El Dridi che lo Stato non può sanzionare con la pena detentiva lo straniero in ragione della sua irregolarità, ha invece con la sentenza Sagor chiarito che non è contraria alla direttiva la previsione come reato della permanenza irregolare, quando (come nel caso dell’art. 10 bis) il legislatore preveda la sola pena pecuniaria, in luogo di quella detentiva (§ 34 ss). Rispondendo poi agli specifici quesiti posti del Tribunale di Rovigo, la Corte ha però, individuato due profili di irriducibile contrasto della disciplina italiana con la direttiva. Innanzitutto la Corte ha stabilito che la possibilità, prevista dalla legge italiana, che il giudice penale sostituisca la pena pecuniaria con l’espulsione immediata a mezzo della forza pubblica, è conforme alla direttiva solo quando sussistano i presupposti previsti dalla stessa direttiva perché non sia concesso il termine per la partenza volontaria, cioè quando sussista un rischio di fuga: se tale rischio non è accertato nel caso concreto dal giudice penale, egli non può sostituire la sanzione pecuniaria con l’espulsione coattiva (§ 41). Il secondo profilo riguardava la possibilità che la pena pecuniaria, se non pagata dallo straniero, venisse convertita nella pena della permanenza domiciliare: la Corte, ribadendo principi già affermati nella sentenza El Dridi ed in un’altra decisione del 2011, ha stabilito che questa sostituzione è illegittima, perché durante la procedura amministrativa di rimpatrio non è lecita alcuna forma di privazione di libertà in sede penale, che possa ostacolare l’esecuzione del rimpatrio (§ 45). Per valutare gli effetti di questa decisione, bisogna ricordare le ragioni per cui, nel 2009, la maggioranza dell’epoca aveva deciso di introdurre il reato di ingresso e soggiorno irregolare: lo scopo di prevedere, per il migrante irregolare, il ricorso alla sanzione penale non era tanto quello di comminare una pena pecuniaria dal modestissimo effetto deterrente, quanto quello (espressamente rivendicato dall’allora ministro dell’interno Maroni) di aggirare in questo modo la direttiva, procedendo subito all’accompagnamento coattivo disposto dal giudice penale senza concedere il termine per la partenza volontaria previsto invece nella direttiva. La Corte ha detto con chiarezza che ciò non è possibile, perché lo Stato deve concedere tale termine salvo che non si riscontri, nel caso concreto, un rischio di fuga dello straniero. Nonostante che il reato non sia stato dichiarato di per sé incompatibile con la direttiva, la sentenza costituisce, obiettivamente, una grave bocciatura della legislazione italiana e delle sue scelte, improntate ad una logica punitiva, ingiusta ed inefficace. Le finalità per cui il reato era stato introdotto non sono compatibili con il diritto europeo e viene dunque da domandarsi davvero che senso abbia mantenerlo, visto che la comminazione della sola pena pecuniaria, non ha alcun effetto deterrente e che non serve neppure, diversamente da quelle che erano le intenzioni del legislatore italiano, a rendere più rapida la procedura di rimpatrio.
Risorsa Immigrazione
Fondazione Moressa: 6,2 miliardi di € le tasse pagate dagli stranieri in Italia nel 2010
Il 6,8% dei contribuenti è nato all’estero e contribuisce al 4,1% dell’ Irpef pagato complessivamente.
Oltre 2 milioni di contribuenti nati all’estero nel 2010 hanno pagato 6,2 miliardi di € di imposta netta. In termini percentuale gli stranieri rappresentano il 6,8% del totale dei contribuenti nati all’estero e l’ammontare totale delle tasse che pagano costituisce il 4,1% dell’ imposta netta pagata complessivamente in Italia. Se, rispetto al 2009, i contribuenti stranieri sono diminuiti del – 1,0%, l’ammontare dell’imposta da loro pagata è invece aumentata del 4,3%. Questi sono i principali dati di uno studio condotto dalla Fondazione Leone Moressa sul comportamento fiscale degli immigrati.
Quanti sono? La maggioranza dei contribuenti stranieri sono concentrati in Lombardia (21,1%), in Veneto (11,9%) e in Emilia Romagna (11,1%). Se si analizza, invece, il peso degli stranieri che hanno pagato l’imposta netta rispetto al totale dei contribuenti che hanno pagato l’Irpef, si nota come Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia siano le due regioni che mostrano la maggiore incidenza: in entrambe le aree, su dieci soggetti che pagano le imposte sui redditi, 1 è straniero. Subito dopo si trovano regioni quali il Veneto (8,9%), L’Emilia Romagna (8,6%) e la Liguria (8,3%).
Quanto pagano? Per quanto concerne l’ammontare delle tasse pagate, la Lombardia è quella che presenta il gettito più alto: oltre 1,6 miliardi di €, seguita dal Lazio (746 milioni) e dal Veneto (644 milioni). Se a livello nazionale gli stranieri contribuiscono per il 4,1% del gettito complessivo Irpef, in Friuli Venezia Giulia e in Trentino Alto Adige la percentuale arriva, rispettivamente, al 7,2% e al 6,4%. Anche in questo caso nelle aree meridionali tale peso diminuisce. L’imposta netta media pagata dai contribuenti stranieri nel 2010, è di 2.956 € contro i 4.974 € dei contribuenti nati in Italia, vale a dire 2mila € in meno.
Quanti sono esentati? Il rapporto tra il numero di contribuenti che pagano l’imposta netta e il numero di contribuenti che fanno la dichiarazione dei redditi permette di capire quanti soggetti siano esentati dal pagamento dell’Irpef a causa delle diverse e molteplici detrazioni. Per quanto riguarda i contribuenti nati all’estero, coloro che pagano l’Irpef ammontano al 61,8% contro il 75,5% degli italiani. Questo significa che gli stranieri beneficiano, più degli italiani, di detrazioni fiscali a causa principalmente del basso importo dei redditi stessi.
Da dove vengono? Per quel che riguarda la provenienza dei contribuenti, i rumeni sono i primi sia in termini di numero di soggetti che pagano l’imposta netta, sia per l’ammontare della stessa: in particolare il 18% di tutti i contribuenti nati all’estero proviene dalla Romania e tali soggetti contribuiscono al 10,3% di tutta l’Irpef pagata dagli stranieri. I secondi in termini di provenienza sono gli albanesi, seguiti dai marocchini. A livello di ammontare dell’importo, i rumeni sono seguiti da svizzeri, francesi e tedeschi. Questo perché i contribuenti provenienti da questi paesi pagano a testa un’imposta nettamente superiore rispetto agli stranieri di altre provenienze: se per queste nazionalità si esborsano oltre 4.000 € l’anno, per i rumeni si tratta di appena 1.700 €, per glia albanesi di 1.810 € e per i marocchini di 1.540 €.
“Gli stranieri che vivono e lavorano in Italia sono tenuti a pagare le tasse e, quindi, a contribuire al gettito fiscale nazionale.” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “Il loro apporto differisce però da quello degli italiani, soprattutto a causa dei bassi livelli di reddito. Questi, infatti, derivanti quasi esclusivamente da lavoro dipendente, comportano un esborso per gli stranieri di poco meno di 3.000 € all’anno. È chiaro che un miglioramento delle condizioni economiche e occupazionali porterebbe anche a un incremento del contributo degli immigrati alla finanza pubblica, contribuendo a una maggiore integrazione, che passa anche dal pagamento delle tasse”
VEDI TABELLE ALLEGATE
http://www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/wp-content/uploads/2012/11/Comunicato-stampa-Irpef-pagata-dagli-stranieri1.pdf
Regolarizzazione
On line la circolare con tutti i chiarimenti, anche sui casi di interruzione del rapporto di lavoro. Invio telematico delle domande dalle ore 8 del 10 dicembre fino al 31 gennaio 2013
(da www.interno.it) – Roma, 5 dicembre 2012 - La direzione centrale per le Politiche dell'Immigrazione e dell'Asilo del ministero fornisce in una circolare, la n. 7529 del 4 dicembre 2012, tutte le indicazioni operative per chi ha versato entro il 15 ottobre scorso, attraverso il modello F24, il contributo forfettario di 1000 euro relativo alla procedura di emersione del rapporto di lavoro irregolare a favore di lavoratori stranieri, ma non ha inviato la domanda correlata.
Queste persone, spiega la circolare, possono completare la procedura di regolarizzazione inviando la domanda a partire dalle ore 8 del 10 dicembre 2012 fino al 31 gennaio 2013 attraverso il sistema di inoltro telematico utilizzando l’indirizzo webhttps://nullaostalavoro.interno.it . Come credenziali per l'invio della domanda gli interessati dovranno indicare:
- per la mail utente, il codice fiscale/partita Iva del datore di lavoro riportato sul modello F24 utilizzato epr pagare il contributo forfetario;
- per la password, il numero del documento identificativo del lavoratore presente sullo stesso modello.
Non è necessario registrarsi.
La circolare indica anche come procedere in caso di interruzione del rapporto di lavoro, per causa di forza maggiore sopravvenuta (decesso della persona da assistere o cessazione di azienda, se si tratta di lavoro subordinato) o per volontà degli interessati (licenziamento o dimissioni), e in caso di disconoscimento dell’istanza stessa da parte del datore di lavoro.
· Circolare n.7529 del 4 dicembre 2012
Flussi
Dalle 9.00 di stamattina possono essere inviate online attraverso il sito del ministero dell’Interno. Meglio sbrigarsi, per alcune categorie le quote andranno subito esaurite
Roma –
7 dicembre 2012 – È partita la corsa per aggiudicarsi una delle 13.850
quote previste dall’ultimo (mini) decreto flussi. Come sempre, vinceranno i più veloci. Il
decreto ha messo in palio duemila ingressi per lavoro autonomo, cento ingressi
destinati a lavoratori di origine italiana residenti in Argentina, Uruguay,
Venezuela o Brasile, e quasi dodicimila conversioni in permessi di soggiorno
per lavoro di permessi di soggiorno rilasciati per altri motivi.
Chi
vuole entrare in Italia per lavoro autonomo deve seguire una procedura
particolare, illustrata qui. Per aggiudicarsi una delle altre quote,
invece, la gara è tutta online e dalle 9:00 di oggi le domande possono essere
inviate attraverso il sito http://nullaostalavoro.interno.it. Chi non l’ha già
fatto nei giorni scorsi deve registrarsi, entrare nel sistema con le proprie
email e password e compilare un modulo, che varia in base al tipo di domanda:
Richiesta di
nulla osta al lavoro domestico per i lavoratori di origine italiana ai sensi
dell'art. 3 del D.P.C.M. del 16 ottobre 2012 - Modulo A
Richiesta di nulla osta al lavoro subordinato per i lavoratori di origine
italiana ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. del 16 ottobre 2012 - Modulo B
Richiesta di nulla osta al lavoro subordinato per stranieri in possesso di un
permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo - Modulo LS
Richiesta di nulla osta al lavoro domestico per stranieri in possesso di un
permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo - Modulo LS1
Domanda di verifica della sussistenza di una quota per lavoro autonomo e di
certificazione attestante il possesso dei requisiti per lavoro autonomo ai
sensi dell'art. 26 e 9 T.U. Immigrazione per stranieri in possesso di un
permesso di soggiorno CE - Modulo LS2
Conversione del permesso di soggiorno per studio,tirocinio e/o formazione
professionale in permesso di soggiorno per lavoro subordinato - Modulo VA
Conversione del permesso di soggiorno per lavoro stagionale in permesso di
soggiorno per lavoro subordinato - Modulo VB
Conversione del permesso di soggiorno per studio,tirocinio/formazione professionale in permesso di soggiorno per lavoro autonomo - Modulo Z
Al termine della compilazione bisogna cliccare su “invia”. Chi invece ha già compilato e salvato il modulo può recuperarlo e inviarlo dalla sezione “domande da inviare”.
Teoricamente, la corsa si chiude alla mezzanotte del 30 giugno 2013. Le quote, però, saranno assegnate secondo l’ordine cronologico di ricezione delle domande ed è probabile che per alcune categorie vadano subito esaurite. Meglio sbrigarsi.
Scarica:
Circolare congiunta Interno-Lavoro del 26 novembre 2012
Sì al subentro per casi di forza maggiore. Datore e lavoratore devono comunque firmare il contratto di soggiorno. Le istruzioni del ministero dell’Interno
Roma – 5 dicembre 2012 - Famiglie, imprese e lavoratori che partecipano alla maratona della regolarizzazione arriveranno al traguardo solo quando saranno chiamati dagli Sportelli Unici per l’Immigrazione per firmare il contratto di soggiorno. I datori di lavoroeviteranno così le sanzioni previste per chi impiega immigrati irregolari, e questi potranno finalmente mettersi in tasca un permesso di soggiorno per lavoro.
Ma che succede se il rapporto di lavoro finisce prima di quel momento? Alla domanda ha risposto ieri una circolare del ministero dell’Interno che distingue casi e soluzioni.
Il rapporto di lavoro può terminare per forza maggiore, ad esempio perché la persona che la badante stava assistendo è morta, oppure perché l’azienda chiude. In questi casi, al momento della convocazione, verrà consentito “il subentro di un componente del nucleo familiare del defunto e dell’azienda subentrante”, anche modificando il rapporto di lavoro, purché ci siano i requisiti previsti dalla legge. Se il subentro non è possibile, al lavoratore verrà rilasciato un permesso per “attesa occupazione”.
Se i motivi per cui si interrompe il rapporto sono altri, il datore e i lavoratore dovranno comunque presentarsi allo Sportello Unico per l’Immigrazione e sottoscrivere il contratto di soggiorno per il periodo relativo all’effettivo impiego. La famiglia o l’impresa dovranno anche aver versato i contributi per l’effettiva durata del rapporto di lavoro e comunque per almeno sei mesi. Solo una volta firmato il contratto, e formalizzata la rinuncia al rapporto di lavoro, il datore non sarà punibile per aver commesso reati e illeciti amministrativi impiegando una immigrato irregolare. E questo potrà chiedere il rilascio di un permesso per “attesa occupazione”. È prevista l’archiviazione dei procedimenti penali e amministrativi a carico del datore anche se allo Sportello Unico si presenta soltanto lui. Il Viminale ricorda inoltre che, finchè la regolarizzazione non si conclude, i lavoratori non possono essere assunti da datori diversi da quelli che hanno presentato la domanda. Infine, potrebbero esserci datori di lavoro che “disconoscono” la domanda, cioè dicono che non sono stati loro a presentarla. Il ministero dell’Interno spiega che dovranno presentare alla Polizia una denuncia per “furto di identità” e quindi portarla allo Sportello Unico sull’Immigrazione. In questo casi la domanda verrà chiusa. Elvio Pasca
Demografia
L’Italia
supera media Ue per stranieri in rapporto a popolazione
Rapporto Irpps-Cnr sullo Stato sociale in Italia. La quota di
residenti è del 7 per cento. Casa e lavoro i temi cruciali per il futuro.
Roma, 6
dicembre 2012 - “L’Italia in dieci anni ha raggiunto e superato la media
europea per la quota di residenti immigrati”. È quanto emerge dal rapporto
Irpps-Cnr (Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali) sullo
stato sociale in Italia 2012, Welfare
e politiche per l’immigrazione, tenutosi ieri a Roma presso il Cnr. Secondo
Giuseppe Ponzini, curatore del rapporto, il primo dato che emerge è quello
demografico. “La quota di immigrati residenti in Italia all’inizio del
millennio, quindi 12 anni fa, era sostanzialmente molto bassa, 1-2% della
popolazione, e lontanissima da quella dei Paesi tradizionalmente d’immigrazione
in Europa. Alla fine del decennio arriva al 7%. Questo implica un cambiamento
strutturale della società italiana, facendo aumentare la popolazione
complessiva altrimenti destinata ad una diminuzione”.
Secondo Ponzini, il decennio appena trascorso ha in parte fatto emergere in
Italia come in tutta Europa l’esigenza di una “revisione delle politiche
restrittive”. Casa e lavoro restano due temi cruciali su cui la crisi economica
sollecita domande per il futuro a cui è difficile dare risposte. Per Ponzini è
necessario “orientare le politiche e ripensare le mappe concettuali attraverso
le quali diamo un senso all’immigrazione. Non possiamo continuare a vedere
l’immigrazione come un ambito settoriale e residuale delle politiche di welfare, ma dobbiamo inserirle in modo
più organico all’interno delle politiche generali considerando che si tratta di
politiche rivolte ad un decimo della popolazione italiana”.
Sanità
I genitori ultra65enni di immigrati stranieri venuti in Italia per ricongiungimento familiare avranno diritto all’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale grazie a una sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano, che ha anche condannato per comportamento discriminatorio nei loro confronti i Ministeri della Salute, del Lavoro e delle Finanze
(www.ilgiorno.it)
Milano, 5 dicembre 2012 - I
genitori ultra65enni di immigrati stranieri venuti in Italia per
ricongiungimento familiare avranno diritto
all’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale grazie a una sentenza
pronunciata oggi dal Tribunale del Lavoro di Milano, che ha anche condannato
per comportamento discriminatorio nei loro confronti i Ministeri della Salute,
del Lavoro e delle Finanze.
A rivolgersi ai giudici attraverso diverse associazioni (Naga, Asgi, Avvocati
per Niente e Anolf Milano, legata alla Cisl) erano stati sette immigrati, dal
Marocco ai paesi dell’est europeo, che, come tutti gli over 65 coi loro
requisiti, non avevano accesso alla Sanità pubblica per la mancata attuazione
di un decreto ministeriale previsto dal Testo Unico in materia di Immigrazione.
La norma controversa prevedeva che il Ministero della Salute, di concerto con
quello del Lavoro e dell’Economia e Finanze, stabilisse per decreto l’importo
da versare da parte degli stranieri di oltre 65 anni per l’iscrizione
volontaria al Sistema Sanitario Nazionale. In assenza di questo decreto, si
erano date da fare autonomamente le amministrazioni di Emilia Romagna e Veneto
che avevano determinato il costo forfettario per consentire agli anziani
stranieri di avere accesso ai servizi sanitari.
La
Lombardia invece non aveva provveduto. Senza
questo decreto, per gli over 65 era praticamente impossibile ricevere
prestazioni sanitarie perché nessuna compagnia assicurativa si era dimostrata
disponibile ad assicurare persone mature emigrate nel nostro Paese, spesso
affette da patologie.
Ora, il giudice del lavoro Marco Lualdi ha dichiarato «la natura
discriminatoria della condotta tenuta dai Ministeri resistenti consistita nella
mancata adozione dei decreti previsti dall’articolo 34 del Decreto legislativo
286/1998». E ha così ordinato alla Lombardia «di rendere possibile l’iscrizione
al Sistema Sanitario Nazionale dei soggetti ricorrenti a fronte del versamento
di un contributo forfettario annuale e non frazionabile, in analogia con quanto
già disposto da Veneto ed Emilia Romagna pari a 387 euro». In sostanza, la somma che dovranno
versare sostituisce i contributi non versati da queste persone che non hanno
lavorato e pagato le tasse in Italia. «Grazie a questa pronuncia -
commentano i legali dei ricorrenti, gli avvocati Maurizio Bove, Silvia Balestro
e Alberto Guariso - tutti gli stranieri giunti in Italia per ricongiungimento
familiare avranno la possibilità di fruire dell’assistenza completa del SSN».
Grande la soddisfazione al Naga, l’associazione di medici volontari che
assistono gratuitamente dal punto di vista sanitario, ma anche con un supporto
legale, gli immigrati, indipendentemente dal loro status giuridico sul territorio.
«Il comportamento posto in essere da Regione Lombardia e Ministero della Salute
era illegittimo e configurava una discriminazione a danno dei cittadini
stranieri dal momento che non è rispettato il principio costituzionale che
sancisce la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e che
solo ai ricorrenti è stata radicalmente preclusa la possibilità di iscrizione
al SSN: il principio di parità previsto dalla legge è dunque violato».
Di qui l’epilogo: «Oggi il Tribunale di Milano ci ha dato ragione dichiarando la natura discriminatoria della tenuta condotta dai Ministeri, vista la mancata adozione dei decreti previsti e ha ordinato alla Regione Lombardia di rendere possibile l’iscrizione al SSN per i ricorrenti tramite il pagamento di un contributo forfettario previsto da altre regioni. Ci auguriamo che questo possa essere considerato un precedente per tutti i cittadini nelle loro condizioni e che il diritto all’accesso alle cure non sia più violato in Lombardia».
di Enrico Fovanna
Vecchie e nuove disuguaglianze sociali.
Il diritto alla salute quale benessere sociale per tutti: italiani e stranieri (intervento al seminario nazionale ITAL UIL a Roma : “Benessere Integrato”)
Di A. Scalzo
L’Organizzazione mondiale della sanità definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non una mera assenza di malattia o di infermità” . Certo quell’aggettivo completo oggi stride con la realtà della nostra società fatta, soprattutto, di anziani spesso malati cronici, ma stride ancora di più se il target di riferimento sono gli immigrati.
La salute non è un’entità fissa.
La salute varia per ogni individuo in relazione alle circostanze, al luogo di residenza, alle persone che ci circondano, si tratta della capacità di adattarsi ed autogestirsi. Ai nostri occhi, nel nostro immaginario, i primi immigrati erano portatori di malattie esotiche e non e, si ammalavano per malattie ereditare o nate in terra di origine. Ma tutto ciò è stato abbondantemente smentito da dati, da studi e studiosi. E’, spesso, il viaggio, l’insediamento abitativo, solitamente malsano, le condizioni di lavoro, prive delle più elementari prevenzioni sanitarie, che provocano le malattie dei nuovi residenti. Naturalmente le diverse categorie sociali di cittadini stranieri nel nostro paese impattano le regole dettate dal nostro benessere in modo diverso e spesso tragico. Ma di cosa si ammalano i nostri stranieri qui nel loro paese di accoglienza? Le cause più frequenti di ricovero negli uomini sono i traumatismi (25,9%), seguiti dalle malattie dell’apparato digerente (13,8%), del sistema circolatorio (9,4%) e quelle dell’apparato respiratorio (8,2%). Per le donne ben il 56,6% delle dimissioni ha riguardato i parti naturali e le complicanze delle gravidanza, del parto e del puerperio, oltre che dell’aborto naturale e volontario. Seguono le malattie del sistema genitourinario (16,8%), seguite dalle malattie dell’apparato digerente (14,4%) e dai tumori (10,5%). Naturalmente povertà e mancanza di accesso possono determinare il successo o meno di un’azione terapeutica nei confronti di queste persone che tutto fanno tranne che pensare, o meglio poter pensare, alla loro prevenzione. Tutti noi siamo testimoni sociali del fatto che la mancanza dei diritti provoca di per sé malattia. Oggi i figli di immigrati irregolari possono accedere alle strutture sanitarie solo per prestazioni urgenti ed essenziali , ma non hanno diritto all'assistenza del pediatra di famiglia . O ancora, eliminare alcune criticità che riguardano la scuola e l'istruzione: i bambini hanno bisogno di un luogo e di un tempo sicuri in cui crescere e progettare il proprio futuro. Basti pensare alla mancata prevenzione e tutela della salute degenerata al limite delle regole civili, per i bambini ROM ( fino al rischio di vita come gli incendi che spesso sono causa di morte, in tutto il territorio italiano nelle case – roulottes) ed alla conseguente difficoltà di accesso all’istruzione , solitamente troppo lontana dal campo sosta dove dimorano. Ma esistono immigrati ancora più invisibili socialmente: si tratta dei detenuti stranieri. Lo stato di salute dei detenuti è legato oltre che al paese di provenienza a quello determinato a seguito del viaggio d’emigrazione. Fatta eccezione per l’Asia dove la percentuale dei sani supera il 50% , fa pensare la netta predominanza di detenuti provenienti da Africa del nord e Europa dell’Est che si attesta all’84% . Il 93% sono affetti da tubercolosi e provengono dal corno d’Africa, mentre le patologie dentali e del cavo orali sonno legate a quella popolazione in gran parte proveniente da contesti con elevato grado di emarginazione. Indipendentemente, quindi, dall’area di provenienza , vorrei sottolineare l’emergenza che si sta verificando all’interno degli istituti penitenziari dove circa 5 persone su 100 hanno tentato il suicidio almeno una volta, rispetto al 0,006% della popolazione libera. Siamo ben lontani dalla soglia minima e dell’idea del benessere. E così , anche in Italia , come accade storicamente per i fenomeni migratori provenienti da paesi a basso sviluppo economico, le condizioni di vita e di lavoro della popolazione immigrata risultano, abitualmente, a maggior rischio per la salute, rispetto a quelle della popolazione autoctona, e ci si aspetta che la mortalità della popolazione immigrata rispecchi questo quadro socio demografico. Pertanto gli esperti considerano due fenomeni che in qualche modo spiegano i tassi di mortalità:
1. il primo parte dalla considerazione che, emigra generalmente chi gode ottima salute nel paese di origine ed è proprio questo aspetto a selezionarlo e viene chiamato sociologicamente “ effetto migrante sano” o effetto selettivo”;
2. il secondo riguarda tutti quegli immigrati che se hanno problemi di salute tendono a rientrare in Patria determinando “l’effetto salmone” evocando appunto il comportamento dei salmoni che tornano da dove sono partiti per depositare le uova allo scopo di morire. (colombo 2007). Un fenomeno, questo, che possiamo leggere, ad esempio, per la stragrande maggioranza degli anziani cinesi che non vediamo morire nel nostro paese, perché vogliono ritornare all’ombra delle loro radici, alimentando stereotipi e pregiudizi verso questa etnia e nei confronti della loro mortalità. E, non per ultime, le morti bianche che sono leggermente calate secondo i dati INAIL. La stima dei decessi è giunta a quota 920, rimanendo per il secondo anno di fila sotto la soglia psicologica dei mille. Ma leggendo trasversalmente i dati vediamo che sono diminuiti gli infortuni non le morti (secondo Difalco) e questo nonostante, le ore lavorate siano scese drasticamente, per le chiusure di molte aziende e, nonostante la cassa integrazione. Evidentemente le preoccupazioni fanno abbassare la guardia, la competizione spietata incide sull`attenzione, sui tempi, sui modi del lavoro. L'Italia è il paese comunitario dove ancora accadono più morti sul lavoro. Ne muore uno, ogni 7 ore (secondo alcuni dati). Il doppio rispetto alla Francia e sei volte di più, rispetto alla Gran Bretagna.
Nei nostri cantieri edili, comunque, chi paga il prezzo più alto sono gli stranieri che vengono da noi a lavorare. Un lavoratore su sei che muore sul lavoro, oggi è un immigrato. Muoiono in tanti, quindi, sul lavoro. E, nonostante il calo biennale, forse ci si è accorti che si muore troppo! Una cifra ancora troppo alta che è destinata a crescere, in quanto il numero degli stranieri presenti in Italia è in costante aumento. Per concludere mi domando : E’ giusto allora parlare di disuguaglianze sociali in merito alla salute? Alle vecchie disuguaglianze, legate all'età, al sesso, alla classe, oggi si sono affiancate le nuove, legate alle trasformazioni dei bisogni e all'accesso alle risorse di salute nelle sue diverse forme. In altri termini ciò che qui chiamiamo disuguaglianze di salute sono in realtà disuguaglianze sociali che si esplicano attraverso la salute e la malattia e i relativi comportamenti. Proprio lo studio delle disuguaglianze di salute che interessano gli immigrati evidenzia, anche in Italia, nuove forme di disuguaglianze legate non più solo alla classe o al reddito ma anche alla "razza". E allora ben vengano azioni di prevenzione, di sensibilizzazione, di tutela e di anti discriminazioni nei confronti di chi sceglie volontariamente o forzatamente il nostro paese in cerca di quel benessere sociale che noi abbiamo il dovere di garantire.
…. “non sono gli anni della tua vita che contano ma la vita nei tuoi anni!” (Abraham Lincoln)
Notizie in breve
Gli
italiani favorevoli allo ius soli e tolleranti nei confronti delle altre
religioni. Maggiori problemi con l’Islam.
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Emergenza Nord Africa: l’Anci chiede un incontro
urgente al ministro dell’Interno. “La situazione rischia di diventare
drammatica”.
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Cie
e caporalato, due brevi documentari del laboratorio ZaLab.
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Piemonte: un manuale multilingue per spiegare la
sicurezza sul lavoro agli stranieri.
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'Per la seconda volta, dopo la sentenza del 2011, la Corte di Giustizia Europea interviene per ribadire che, per essere compatibile con quanto disposto dalla 'Direttiva Rimpatri', lo Stato non puo' punire con la pena detentiva lo straniero a cui venga attribuito il reato di ingresso e soggiorno irregolare. Non boccia quindi tout court questa ipotesi di reato introdotta dall'ultimo governo Berlusconi, [...] |
7 dicembre 2012 10:45
Italiani tolleranti o indifferenti verso le altre religioni ma non rispetto all'Islam rispetto al quale hanno un atteggiamento di insofferenza. Se infatti il 59,3% non ritiene che le pratiche di culto degli stranieri siano una minaccia al proprio modo di vivere e il 51,1% si mostra disinteressato all'apertura di una sinagoga, una chiesa ortodossa o un tempio buddista nei pressi della propria abitazione [...] |
7 dicembre 2012 10:41
In tema di cittadinanza, gli italiani sembrano orientati ad un
approccio morbido e favorevole al riconoscimenti dello 'ius soli'. Lo si
rileva dal 46/o rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese,
elaborato dal Censis. |
6 dicembre 2012 18:10
Nel giorno fissato per le nozze si e' presentata a Palazzo Reale, a Milano, per sposarsi con rito civile con un milanese, ma al posto di un anello al dito si e' ritrovata con una denuncia per immigrazione clandestina. Lo denuncia una 26enne marocchina, senza permesso di soggiorno, secondo la quale il Comune era a conoscenza della sua situazione dal momento che erano state fatte regolari pubblicazioni. [...] |
6 dicembre 2012 12:56
La delibera del Comune di Brescia che stabilisce che gli aspiranti sposi stranieri devono presentare il permesso di soggiorno ed essere sottoposti a controlli aggiuntivi tramite i servizi demografici e la polizia locale e' illegittima stando all'Unar. L'Ufficio nazionale antidiscriminazioni che fa capo alla Presidenza del Consiglio era stato interpellato sulla questione dalla Fondazione Guido Piccini [...] |
6 dicembre 2012 12:52
La direttiva europea sul rimpatrio degli immigranti irregolari
'non impedisce ad uno Stato membro di sanzionare il soggiorno irregolare con
un'ammenda che puó, a determinate condizioni, essere sostituita con la pena
dell'espulsione'. Lo afferma la sentenza pubblicata oggi dalla Corte di
giustizia dell'Ue. |