03 dicembre 2012

Immigrazione la risorsa nascosta per la ripresa
la Repubblica.it, 03-12-2012
Giovanni Ajassa *
Non è una coincidenza. Tra i cambiamenti registrati in Italia nel primo decennio della moneta unica va iscritta la crescita dell’immigrazione. Con l’euro, la globalizzazione e la nuova divisione internazionale del lavoro che si è affermata con l’ingresso della Cina nel Wto, l’Italia è divenuta un polo di attrazione di immigrati. Gli ultimi 5 anni di crisi e di recessione hanno ulteriormente plasmato il contributo dell’immigrazione al modello italiano di internazionalizzazione. Un modello per il quale l’integrazione degli immigrati costituisce ora una condizione necessaria per un percorso di ripresa della nostra economia. Nel 2001 la popolazione straniera ammontava a 1,3 milioni di persone. Oggi gli immigrati regolari in Italia sono oltre 5 milioni. Sono il 7,5% della popolazione residente e contribuiscono per oltre il 12% del Pil. Gli immigrati in Italia sono il 15% di tutti quelli sul territorio della Ue laddove il Pil dell’Italia costituisce solo il 12% del prodotto dell’Ue. Più che in altri Paesi, in Italia la presenza degli immigrati costituisce un sostegno per l’economia. Lo indicano i valori dei tassi di occupazione. Tra i Paesi dell’eurozona l’Italia è l’unico dove il tasso di occupazione dei lavoratori extra-Ue supera i valori medi riferiti al totale della popolazione. Oggi il tasso totale di occupazione si ferma in Italia al 57%. L’apporto degli immigrati risulta prezioso per avvicinare il nostro paese ai target dell’Agenda Europa
2020 che puntano a un tasso del 75%. Nonostante la lunga crisi, il numero degli stranieri che risultano regolarmente occupati in Italia continua ad aumentare. Nei cinque anni da metà 2007 a metà 2012 l’occupazione straniera è cresciuta di 850mila unità, di cui 85mila negli ultimi 12 mesi. L’aumento degli stranieri non ha compensato il calo dell’occupazione degli italiani che è ammontato a 1,1 milioni, di unità. Il fatto se il lavoro degli immigrati si aggiunga o si sostituisca a quello degli italiani è un tema dibattuto. Le evidenze raccolte da numerose indagini - di recente, il bel rapporto della Fondazione Leone Moressa indicano che il lavoro straniero si mostra più complementare che sostitutivo del lavoro italiano. Numerosi sono i mestieri ove, nonostante crisi e recessione, il numero degli occupati è cresciuto sia per gli immigrati sia per gli italiani. L’immigrazione ha rappresentato una sorta di internalizzazione dei cambiamenti prodotti dalla miscela tra globalizzazione e moneta unica. La globalizzazione e l’euro hanno cambiato il paradigma competitivo del settore dell’economia italiana esposto alla concorrenza internazionale. L’euro si è rivelato una moneta più forte e stabile della lira. Questo, con il crescere della potenza industriale delle economie emergenti, ha contribuito a determinare un divario ampio nella convenienza economica tra produrre merci in Italia e produrle altrove. L’apporto dell’immigrazione ha consentito di attutire l’urto del cuneo. Nel 2003 il salario medio annuo di un immigrato extracomunitario ammontava al 50% della retribuzione media di un lavoratore italiano. Nel 2011 il divario di compenso rimane consistente, ma scende dal 50 al 25%. Un cammino di convergenza è avviato. Ma, nel contesto di una dura recessione, l’avvicinamento si realizza al ribasso. Invece della salita economica e sociale dell’immigrato verso una condizione più elevata, ciò a cui si assiste è lo scivolamento di porzioni consistenti della manodopera italiana in situazioni di durevole precarietà e debolezza economica. Giovani, immigrati, donne, sono gli anelli deboli di una catena esposta ai medesimi rischi di sottoccupazione, dequalificazione, impoverimento. Per gli immigrati il circolo vizioso è ancora più odioso: gli effetti negativi della recessione sul lavoro non rappresentano solo un danno economico, ma un rischio di esclusione sociale. Su un lavoro regolare si fonda la possibilità di cittadinanza degli immigrati, stante la prociclicità delle norme in vigore. Sull’integrazione e sulla valorizzazione della nuova imprenditoria degli immigrati – oltre 400mila imprese, specie di piccola dimensione – deve puntare il progetto di rilancio della crescita dell’economia italiana. * Responsabile Servizio Studi Bnl-Gruppo Bnp Paribas



Gli immigrati più bravi degli italiani nella raccolta differenziata.
Indagine Conai per il programma Raccolta +: il 42% degli immigrati ha dichiarato di fare la raccolta differenziata dei rifiuti.
Immigrazioneoggi, 03-12-2012
Gli immigrati più bravi degli italiani nella raccolta differenziata. È quanto emerge da un’indagine realizzata dal Conai (Consorzio nazionale imballaggi) per l’iniziativa Raccolta +, programma di sensibilizzazione circa le tematiche del riciclo e della differenziata.
Secondo le interviste realizzate, il 42% degli immigrati ha dichiarato di fare la differenziata nel nostro Paese. All’interno di questo dato, vi sono eccellenze come la comunità sudamericana, la cui percentuale a riguardo supera il 46%. Buona parte di questi (il 57% del totale) ha dichiarato di non aver mai fatto differenziata prima di venire in Italia. Ciò vuol dire che una porzione dei virtuosi lo è diventata solo una volta giunta nel nostro Paese.
Nonostante i numeri confortanti, gli stranieri hanno alcune lamentele da fare: la mancanza di informazioni in lingua (secondo il 30%) e la poca chiarezza delle regole (secondo il 22%).
Il Conai ha suddiviso “i bravi immigrati” secondo alcune categorie, conferendo poi a ognuna un determinato identikit. La prima categoria è quella degli “eco-in”, i super virtuosi. Essi rappresentano il 15% del campione e si dimostrano all’avanguardia in quanto a consapevolezza sul tema e conoscenza circa i metodo. L’identikit corrisponde alle donne over 45 residenti nel sud, di nazionalità variegata.
La seconda categoria è quella degli eco-incentivati, corrispondenti al 31% del campione. Più affini agli italiani, differenziano solo se hanno un’incentivo come, ad esempio, la possibilità di risparmiare denaro.
La terza categoria è quella degli eco-pigri, che differenziano solo se costretti (25%), mentre l’ultima categoria è quella degli eco-assenti (29%) che conferiscono poco importanza alla differenziata e si comportano in maniera poco responsabile.



Rimpatriato richiedente asilo del Sahrawi, il giudice ordina di riportarlo in Italia.
Rinchiuso nel Cie di via Corelli di Milano, con gravi problemi psichici, il richiedente asilo Saharawi era stato espulso il 6 luglio, nonostante una sentenza del Tribunale gli consentisse di rimanere.
Immigrazioneoggi, 03-12-2012
La Questura di Milano rimpatria in Marocco un richiedente asilo Sahrawi. Il giudice ordina di riportarlo in Italia. S.B., 42 anni con gravi problemi psichici, rinchiuso nel Cie di via Corelli, era stato espulso il 6 luglio di quest’anno, nonostante una sentenza del Tribunale gli consentisse di rimanere nel nostro Paese in attesa che la sua situazione venisse chiarita. Grazie all’Unhcr e Asgi, il 22 novembre la prima sezione civile di Milano ha giudicato illegittima l’espulsione e ha ordinato alla Questura di adottare “ogni provvedimento idoneo” per farlo ritornare. “È la prima volta che di fronte a un errore nell’espulsione si cerca di riparare il danno”, afferma Livio Neri, l’avvocato che sta seguendo la causa per l’Asgi.
Per Neri “la Questura finora si era rifiutata di rilasciare il nulla osta al suo rimpatrio nonostante l’errore commesso. Ora il giudice glielo ordina. L’ambasciata italiana in Marocco a sua volta rilascerà un visto di reingresso”.
S.B era in Italia da 20 anni e viveva a Bologna. Nel 2009 aveva ottenuto la protezione sussidiaria (valida per tre anni), anche sulla base della documentazione medica e delle sue origini. Il popolo Sahrawi infatti è perseguitato in Marocco, dove non viene riconosciuto come minoranza. E la maggior parte della popolazione vive nei campi profughi nel deserto algerino. La protezione gli è stata poi revocata nel luglio del 2011 dalla Commissione nazionale per il diritto d’asilo. Gli è stata confermata invece la protezione umanitaria (valida un anno), per motivi di salute. Ma nel gennaio di quest’anno, su richiesta della Questura, “per la pericolosità del soggetto” gli era stata revocata: S.B è stato accusato di furto, aggressione e danneggiamento. Tutto ciò, sottolinea l’avvocato Neri, “nonostante il parere negativo del Ministero degli esteri”. La storia non finisce qui. S.B presenta personalmente ricorso dal carcere di Bologna, dove si trovava in quel momento. Ricorso che viene dichiarato inammissibile perché manca il difensore. Fino al 21 maggio, quando, dal Cie di via Corelli, presenta una nuova richiesta d’asilo, questa volta alla Commissione territoriale di Milano. Domanda che viene nuovamente respinta. A questo punto l’avvocato prepara il ricorso contro la decisione di inammissibilità e lo vince. Peccato che qualche giorno prima altri avessero già deciso il futuro di S.B., organizzando il rimpatrio.
(Redattore Sociale)



Dopo l’idea di schedare gli ebrei
Centomila a Budapest contro l’antisemitismo del partito Jobbik
La Stampa, 03-12-2012
di M. F.
Oltre centomila persone, in rappresentanza sia della maggioranza che dell’opposizione, hanno manifestato ieri a Budapest davanti al parlamento per protestare contro i rigurgiti neonazisti e contro l’istigazione all’odio razzista e antisemita. È la risposta all’ultima provocazione del partito estremista xenofobo Jobbik, che giorni fa aveva chiesto al governo di stilare una lista degli ebrei che pongono «un rischio per la sicurezza nazionale». I manifestanti provenienti avevano bandiere tricolori e scritte «Mai più fascismo», «No all’odio razzista». È la prima volta che oratori della maggioranza conservatrice di governo (Fidesz) e dell’opposizione di sinistra e centrista parlano sullo stesso podio. «È giunto il momento di dire basta», ha detto Antal Rogan, capogruppo parlamentare del Fidesz.



Cercavano fortuna in Germania Da sei mesi vivono all'aeroporto
Famiglia greco-bulgara accampata nello scalo di Monaco
Corriere della sera, 03-12-2012
Davide Frattini
La sopravvivenza calcolata in lattine: bisogna raccoglierne cento per il biglietto (20 euro) che porta in centro a cercare un lavoro, quasi cinquecento (95 euro) per pagare il dentista al quale hanno lasciato il passaporto in pegno per un'estrazione. La paura è il bagaglio che si portano dietro. Paura di essere cacciati da una casa che non possono chiamare casa, di perdere la miniera delle macchinette che distribuiscono bibite, di rinunciare al tesoro dei cestini che al terminal si riempiono in fretta di bottiglie.
Athanasios e Albena vivono sotto i soffitti tutto vetro nei corridoi lisciati dell'aeroporto di Monaco di Baviera. «Qui è meglio che da qualsiasi altra parte». Il senso ecologico dei tedeschi garantisce l'elemosina, pochi centesimi per ogni pezzo di metallo o plastica raccolto nella spazzatura e portato ai centri per il riciclo. «Gli uomini della sicurezza per ora ci lasciano andare in giro, non ci buttano fuori», racconta Athanasios al giornale locale Süddeutsche Zeitung.
Ex deejay radiofonico ed ex proprietario di una discoteca a Salonicco, ex cuoco ed ex lavapiatti in Germania, si è piazzato sei mesi fa in sala d'aspetto, lui che non si aspetta più nulla. La miseria lo ha incastrato con la compagna in questo non luogo, a dormire sulle panchine di plastica «troppo dure», senza poter sentire la notte arrivare, le luci al neon non vengono mai spente. «Meglio che tornare in patria, lì non avremmo alcuna possibilità». Lì la disoccupazione ha superato il 25 per cento.
Athanasios e Albena erano partiti cinque anni fa, prima che il crollo economico di Atene ingurgitasse anche la speranza. Hanno girato la Germania dove in questi anni l'immigrazione dalla Grecia è tornata a crescere: del 78 per cento nei primi sei mesi del 2012, 15,838 nuovi concorrenti per la coppia che ancora parla un cattivo tedesco. I posti ci sono ma per i lavoratori specializzati, quelli che a Berlino mancano.
Cinque settimane fa in aeroporto li ha raggiunti Nikolai, il figlio quindicenne di Albena, che a Salonicco era arrivata dalla Bulgaria. La vita nel Terminal ha i ritmi e le umiliazioni di quella trascorsa da Tom Hanks nel film di Spielberg: le guardie che ogni notte passano a controllare i documenti che hanno già visto, l'irritazione sbrigativa di chi corre verso il gate e deve superare l'intralcio di una famiglia accampata sotto le coperte, i panini al formaggio che riempiono tutti i pranzi ma non lo stomaco.
I giovani greci senza lavoro sono ormai il 54 per cento e per loro è più difficile accettare l'idea di andarsene, di lasciare il Paese come hanno fatto in passato i loro parenti. Sono cresciuti negli anni Novanta delle sovvenzioni europee, nell'Atene lustrata da 8.594 miliardi di euro spesi per le Olimpiadi del 2004. Da porto di partenza la Grecia era diventata la meta per gli immigrati pachistani, afghani, nigeriani, quelli che adesso vengono perseguitati dai neonazisti di Alba Dorata.
Athanasios e Albena non riescono a trovare neppure un letto nei dormitori per i senza tetto. Dove hanno tentato, sono stati respinti: «qui non vogliamo bulgari». Non hanno accesso al sussidio d'emergenza perché sono cittadini dell'Unione europea e hanno familiari in vita nel Paese di provenienza. Senza domicilio le leggi tedesche non permettono di ottenere l'assicurazione sanitaria, senza l'assicurazione non è possibile ottenere un lavoro. Come indigenti avrebbero diritto a un biglietto di ritorno: preferiscono il loro terminal alla Grecia terminale.



Aumenta il gettito fiscale degli immigrati, nel 2010 6,2 miliardi di euro di Irpef.
Il 6,8% dei contribuenti è nato all’estero e contribuisce al 4,1% dell’Irpef pagata complessivamente.
Immigrazioneoggi, 03-12-2012
Oltre 2 milioni di contribuenti nati all’estero nel 2010 hanno pagato 6,2 miliardi di euro di imposta netta. In termini percentuale gli stranieri rappresentano il 6,8% del totale dei contribuenti e l’ammontare totale delle tasse che pagano costituisce il 4,1% dell’ imposta netta pagata complessivamente in Italia.
Questi sono i principali dati di uno studio condotto dalla Fondazione Leone Moressa sul comportamento fiscale degli immigrati.
La maggioranza dei contribuenti stranieri sono concentrati in Lombardia (21,1%), in Veneto (11,9%) e in Emilia Romagna (11,1%). Se si analizza, invece, il peso degli stranieri che hanno pagato l’imposta netta rispetto al totale dei contribuenti che hanno pagato l’Irpef, si nota come Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia siano le due regioni che mostrano la maggiore incidenza: in entrambe le aree, su dieci soggetti che pagano le imposte sui redditi, uno è straniero. Subito dopo si trovano regioni quali il Veneto (8,9%), L’Emilia Romagna (8,6%) e la Liguria (8,3%).
Per quanto concerne l’ammontare delle tasse pagate, la Lombardia è quella che presenta il gettito più alto: oltre 1,6 miliardi di euro, seguita dal Lazio (746 milioni) e dal Veneto (644 milioni).
L’imposta netta media pagata dai contribuenti stranieri nel 2010, è di 2.956 euro contro i 4.974 euro dei contribuenti nati in Italia, vale a dire 2mila euro in meno.
Il rapporto tra il numero di contribuenti che pagano l’imposta netta e il numero di contribuenti che fanno la dichiarazione dei redditi permette di capire quanti soggetti siano esentati dal pagamento dell’Irpef a causa delle diverse e molteplici detrazioni. Per quanto riguarda i contribuenti nati all’estero, coloro che pagano l’Irpef ammontano al 61,8% contro il 75,5% degli italiani. Questo significa che gli stranieri beneficiano, più degli italiani, di detrazioni fiscali a causa principalmente del basso importo dei redditi stessi.

Share/Save/Bookmark