Newsletter periodica d’informazione

(aggiornata alla data del  17 gennaio 2012)

 

La crisi cambia la politica verso l’immigrazione: niente decreto flussi e meno stagionali. Il Governo pensa ad accoglienza più limitata e qualificata. Ingressi anche sulla base di accordi con Paesi d’origine

 

 

 

 

 

 

 

 

Sommario

 

o      Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti                                                                              pag. 2

o      Politiche dell’immigrazione: con la crisi si cambia                                                                  pag. 2

o      Sindacato: proposte delle parti sociali al Governo                                                                  pag. 2

o      Sindacato – Uil: “portare ad un anno il permesso per ricerca occupazione”                               pag. 3

o      Sindacato – Uil: “allarme permessi di soggiorno”                                                                  pag. 4

o      Società – Il governo tecnico dell’immigrazione                                                                                   pag. 4

o      Società – Entra a breve in vigore il permesso a punti                                                                         pag. 5

o      Società: Africani da Rosarno a Roma                                                                                                pag. 6

o      Società: quanto costa il fisco alle famiglie straniere                                                                 pag. 7

o      Sentenze- Tribunale di Milano a favore di stranieri nel servizio civile                                                  pag. 8

o      Europa: lavoratori extra UE: arriva il permesso unico                                                                       pag. 9

o      Foreign Press: the next immigration challenge                                                                                  pag.11

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it                                                                                                      Anno X           n. 3



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


Roma, 19 gennaio 2012, ore 10 - 13,  Palazzo Marini Sala delle Colonne

Ital - Convegno “Dall’integrazione alla coesione. E’ permesso! ”

(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)

Roma, 20 gennaio 2012, ore 09.00, Uil Nazionale, Sala Sommovigo (5° piano)

Riunione di coordinamento Tavolo Immigrazione

(Giuseppe Casucci)

Bruxelles, 2 febbraio 2012, ore 10.00, sede CES

Riunione del “Migration and Inclusion Working Group” su migrazione e cooperazione

(Giuseppe Casucci)


Politiche dell’Immigrazione


Repubblica.it: il quotidiano online con tutte le notizie in tempo reale.Immigrati, con la crisi si cambia: basta decreto flussi e meno stagionali

Le relazioni dei funzionari a Monti e alla Cancellieri. di CORRADO ZUNINO


Roma, 12/01/2012- La crisi italiana morde gli immigrati. L'ultima e definitiva riunione tecnica interministeriale ha deciso due cose importanti e, all'unanimità, le ha passate alla politica. I funzionari operativi hanno segnalato ai rispettivi ministri: non serve più, e non dovrà mai più esserci, un decreto flussi. Non si possono affidare le sorti di novantottomila stranieri (questa i prescelti nel 2011, uno ogni sei richiedenti) e la scelta di che cosa serve alla nostra economia a una giornata in cui gli extracomunitari si mettono all'alba davanti a un computer per cercare di trovare un posto. Nel futuro gli ingressi "extra" - quelli che vanno al di là del regolare permesso di soggiorno - non saranno più gestiti attraverso "decreti flussi". Le indicazioni ora vengono passate a Monti e al ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri. La seconda decisione tecnica resta sulla linea della "frenata all'accoglienza". Le quote dei lavoratori stagionali  -  agricoltura e alberghiero  -  scendono. A fronte di richieste per 60 mila persone registrate nella scorsa stagione, per l'inverno 2012 le quote calano a 35 mila. C'è meno lavoro, anche stagionale, e i tecnici lo hanno scritto nella loro informativa. Su questo aspetto i funzionari di Lavoro e Interni sono convinti che il governo recepirà le indicazioni. Nelle prossime settimane, e comunque entro gennaio, dovrebbe essere firmato un decreto sugli ingressi stagionali con quella cifra: 35 mila nuovi lavoratori stranieri. Con il Piano d'azione firmato dal governo Belrusconi nel 2010 sta cambiando la linea politica sull'immigrazione. La presenza di quattro milioni di stranieri sul territorio italiano e di 300 mila disoccupati (che a causa della mancanza di lavoro rischiano di tornare in clandestinità) hanno fatto spostare le linee d'azione: ora si punta a un'accoglienza più limitata e di più alta qualità professionale. In questi mesi, infatti, si sta mettendo a punto una serie di accordi con le singole nazioni per organizzare un'emigrazione verso l'Italia gestita sulla base delle richieste lavorative (perlopiù private) del nostro paese. Quattro accordi sono stati chiusi: con Moldavia, Albania, Egitto e Sri Lanka. Altri tre sono in dirittura d'arrivo: Tunisia, Marocco e Perù. Un'ulteriore novità, un vero e proprio scossone alle politiche d'immigrazione italiane oggi fondate sul reato di clandestinità, dovrebbe arrivare con l'obbligo di recepire la direttiva europea che chiede sanzioni dure (ma non contesta ipotesi di reato) ai datori che offrono lavoro a immigrati irregolari, e cerca contemporaneamente di salvaguardare (e quindi non espellere automaticamente) il lavoratore straniero.


 Sindacato 


Proposte delle Parti Sociali al Governo su crescita, occupazione ed emergenze sociali

Al punto 9 la richiesta di allungamento della richiesta di permesso di soggiorno per ricerca occupazione


Questioni relative ad alcune priorità ed emergenze sociali Le Parti, visto il perdurare della crisi economica e dei suoi effetti sull’occupazione, chiedono al Governo di assicurare tramite adeguati provvedimenti la tutela del reddito dei lavoratori coinvolti con l’obiettivo di salvaguardare il capitale umano delle imprese rappresentato dai lavoratori e la continuità dell’attività economica, al fine di accompagnare la ripresa. Inoltre, è opinione comune e condivisa dalle Parti sociali che una maggiore diffusione dei premi di risultato possa consentire di rilanciare la crescita della produttività e delle retribuzioni reali dei lavoratori. Le Parti  sociali ritengono essenziale che siano incrementate e rese strutturali tutte le scelte normative volte ad incentivare la contrattazione di secondo livello - aziendale  o territoriale - che collega gli aumenti retributivi al raggiungimento di obiettivi  di produttività, di qualità, di redditività, di efficacia, di  innovazione, di efficienza organizzativa ed altri elementi rilevanti ai fini del miglioramento della competitività del sistema produttivo. In tal senso, vanno riprese in considerazione anche le somme erogate a titolo di ristorno al socio lavoratore dell’impresa cooperativa con rapporto di lavoro di  tipo subordinato, a fronte di delibera assembleare ai sensi della legge 142/91, art. 3, comma 2. In questo quadro di contesto, in particolare, ritengono opportuno adottare in tempi ravvicinati e in via prioritaria: 

1. Il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga,  per il 2011 al  fine di assicurare le tutele sociali in atto; a tale scopo si ritiene, pertanto, indispensabile procedere con sollecitudine ad una verifica e monitoraggio delle  somme non spese negli anni 2009-2010 al fine di poterne assicurare l’immediato utilizzo con le stesse finalità. Nel confermare le procedure in vigore al fine di dare continuità operativa al regime di proroga degli ammortizzatori sociali e alle disposizioni sulle politiche attive, si ritiene necessario concentrare le incentivazioni per la ricollocazione di particolari categorie di lavoratori destinatari di misure già previste dalla legge (n. 33/09 e n. 191/09) ma non ancora attivate.

2. Al fine di contenere l’utilizzo degli ammortizzatori in deroga, la prosecuzione degli ammortizzatori (Cigo-Cigs-contratti di solidarietà) per tutte le imprese che non sono in condizione di attuare la ripresa del lavoro totale o parziale sulla base dei vincoli previsti dalle attuali normative. Tra tali vincoli segnaliamo quello relativo alla necessità della ripresa di attività pari a due terzi del periodo fruito di Cigs per crisi, necessario per poter presentare una nuova istanza di Cigs per crisi.

3. Una maggiore tutela del reddito dei lavoratori in Cig, e in particolare il  mantenimento del trattamento iniziale per tutti i periodi di proroga della cassa integrazione in deroga; la conferma per gli anni successivi al 2010 dell’integrazione all’80% per i contratti di solidarietà; la proroga dell’iscrizione nelle liste di mobilità per i lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo da aziende che occupano anche fino a 15 dipendenti.

4. L’accelerazione, ai fini di una drastica riduzione  dei tempi di erogazione da parte dell’Inps dei trattamenti, relativamente ai tempi di concessione dei decreti e delle determine che autorizzano la Cig, consentendo inoltre l’anticipazione dei trattamenti in deroga da parte dei datori di lavoro con relativo conguaglio dell’Inps.

5. Rendere utilizzabili per l’anno 2011 per i collaboratori, visto il numero assai limitato di domande accolte, tutte le somme residuate in base alle disposizioni dell’art.19, comma 2, della legge 2/2009 e successive modifiche e integrazioni (una tantum), attraverso requisiti meno escludenti, in particolare riguardo  alle anzianità contributive e ai limiti reddituali necessari per accedervi.

6. La modifica e revisione della normativa per i contratti di solidarietà per le aziende dove non trova applicazione la Cigs e che hanno aperto procedure di mobilità (ai sensi dell’art.24, legge 223/91) e le imprese artigiane anche con meno di 16 dipendenti (previsti dall’art. 5, comma 5, della legge 236/93), prevedendo comunque l’integrale destinazione ai lavoratori del contributo del 50% delle ore non lavorate fermo restando la destinazione del contributo del 25% a favore del datore di lavoro.

7. Il riconoscimento per tutti i lavoratori posti in mobilità tramite accordi sindacali sottoscritti entro il 31-10-2010, nonché per i destinatari – alla medesima data - di prestazioni straordinarie a carico dei fondi di solidarietà legge n. 662/1996, art. 2, comma 28, del diritto di accesso al pensionamento sulla base dei criteri antecedenti alle norme introdotte con la legge 122/2010 sulle “finestre mobili”.

8. La proroga delle agevolazioni contributive per i datori di lavoro agricoli che operano in aree svantaggiate e montane (legge n. 81/2006, art. 1, comma 2 e legge n. 191/2009, art. 2, comma 49). La misura è indispensabile per evitare i rilevanti riflessi negativi sui livelli occupazionali in essere.

9. L’allungamento, in caso di licenziamento di un lavoratore extra UE, della durata del permesso di soggiorno per ricerca di una nuova occupazione, sulla base del principio di uguaglianza dei diritti e delle pari opportunità, in misura coerente con il periodo di fruizione degli ammortizzatori sociali.

10. Che l’Istituto Nazionale della previdenza Sociale metta a disposizione delle Parti sociali i dati in proprio possesso, relativamente a tutti gli aspetti propri dell’attività dell’Istituto, per dare modo a tutti gli attori, istituzionali e sociali, di ”conoscere per deliberare”. Le Parti sociali nel condividere l’opportunità di una riforma dell’attuale modello degli ammortizzatori sociali, in vista del necessario tavolo con il Governo, realizzeranno un confronto

con l’obiettivo di individuare i principi cardine sui quali costruire una proposta che possa costituire la base per la discussione.


 

 

 

 

 

 


Immigrazione, portare ad un anno il permesso per ricerca di occupazione.

Può essere fatto con una semplice circolare

Di Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL


Roma, 12 gennaio 2012 - La UIL accoglie con soddisfazione l’idea del Ministro Riccardi di portare ad un anno la durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione, concesso agli immigrati che perdono il lavoro. E’ un’idea ispirata al buon senso, vista la gravità della crisi economica che ha già colpito centinaia di migliaia di lavoratori stranieri, anche per evitare che essi cadano nella spirale dell’irregolarità e dell’assenza di diritti. Molti di loro, va ricordato, godono di ammortizzatori sociali che sono reddito legittimo utile per il rinnovo del permesso stesso. Il sindacato, e la UIL in particolare, chiedono questa misura al Governo da almeno tre anni. Vale la pena di ricordare che l’art. 22 del Testo Unico sull’immigrazione prevede, in caso di perdita del posto di lavoro di un immigrato, la concessione di un permesso per attesa occupazione “non inferiore a sei mesi”. Basterebbe, dunque, una semplice circolare per chiarire alle questure che i sei mesi sono una base, e non un tetto, alla durata del permesso stesso.


 

Società


Allarme permessi di soggiorno   

 

di Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL


Roma, 13 gennaio 2012 - Bene ha fatto il Governo ad introdurre massicciamente l’autocertificazione amministrativa imponendo dal 1° gennaio alle Amministrazioni Pubbliche di non rilasciare più certificati. Purtroppo come al solito non si è tenuto conto dello stato attuale dell’incrocio dei dati tra le Pubbliche Amministrazioni. E non si è altresì tenuto conto che giustamente per i titoli di soggiorno dei cittadini  stranieri non bastano le autocertificazioni da loro prodotte. Difatti i tribunali non rilasciano più certificati di carichi pendenti, i Comuni non rilasciano più certificati di idoneità alloggiativa, le Università non rilasciano più i certificati di iscrizione e superamento d’esami. Per cui non potendo le Questure accedere d’ufficio per via informatica nelle banche dati di altre Amministrazioni Pubbliche, seguiranno l’iter solito dell’invio di richiesta per corrispondenza, anche telematica, che produrrà un ritardo non ancora quantificabile ma sicuramente notevole nel rilascio dei permessi di soggiorno vanificando così 5 anni di impegni tra Ministero dell’Interno, Sindacati e Patronati per ridurre i tempi. La UIL si rivolge al Ministro della Semplificazione Filippo Patroni Griffi perché almeno per quanto riguarda i permessi di soggiorno ancora per un anno, tempo utile per costruire gli accessi incrociati alle banche dati, le Pubbliche Amministrazioni concedano i certificati necessari agli immigrati.


 


Il governo tecnico dell’immigrazione   

Di Gianluca Luciano, http://www.stranieriinitalia.it/


Roma, 16 gennaio 2012 - Dice stop al decreto flussi, lasciando però aperto il problema della regolarizzazione, ma vuole anche cambiare gli ingressi per lavoro. Messe da parte le ideologie, potrebbe riformare la legge sulla cittadinanza, ma anche riflettere sull’attuabilità dell’ accordo di integrazione

Roma – 16 gennaio 2012 - Partito in sordina durante il Governo Berlusconi, il governo tecnico dell'immigrazione sembra ormai prender piede. La decisione di prolungare fino ad un anno la durata del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, nonché quella di rivedere la tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno rendendola più equa, vanno in questa direzione. Ma il banco di prova decisivo è il decreto flussi 2012.  L'indicazione "tecnica" di non procedere con il decreto flussi, già formulata lo scorso anno, ma smentita dalla "politica", questa volta sembra reggere alle pressioni. La crisi economica è stata presa a pretesto per sostenere che non c'è bisogno di nuovi lavoratori stranieri, basandosi su di un sistema per rilevare le richieste di lavoro di imprese e famiglie sulla cui piena efficienza ci permettiamo di sollevare qualche dubbio. Parlo di pretesto perché il decreto flussi è stato sempre considerato uno strumento improprio eppure efficace per mettere in regola la posizione di centinaia di migliaia di lavoratori immigrati già presenti in Italia senza un permesso di soggiorno. L'ambizione dei tecnici dei Ministeri del Welfare e degli Interni è però scrivere la parola fine sull'ingloriosa storia del decreto flussi.  Mai più si dovrà affidare la sorte di milioni di vite (dal 1998 a oggi sono stati autorizzati circa 2 milioni di ingressi) a "una giornata in cui gli extracomunitari si mettono all'alba davanti a un computer per cercare di trovare un posto"! Finalmente, verrebbe da aggiungere... Aspettiamo di conoscere le modalità "tecniche" con cui si intenderà consentire l'accesso in Italia agli immigrati che il mercato del lavoro richiede: ci sono molti esempi, più o meno di successo, in Europa e negli USA, a cui ispirarsi. Comunque vada a finire, il solo provare qualcosa di nuovo è un valore in un mondo da sempre uguale a se stesso ed è singolare notare come ciò accada proprio quando la "politica" si è ritirata nelle sue segreterie. Resta il problema "politico" dei 500 mila clandestini già presenti in questo momento in Italia, che difficilmente potranno attendere i tempi lunghi del varo di un nuovo sistema. La sanatoria sarebbe la giusta soluzione, ma la tesi per cui un provvedimento del genere produce un numero di clandestini più o meno pari a quello che "assorbe" sembra essere, ad oggi, preponderante. L'esito, tuttavia, non è scontato, visto che una sanatoria "per ragioni umanitarie" non è mai da escludere in un Paese come il nostro.
Intanto salutiamo con piacere l'inedito tentativo di "governo tecnico" di un'immigrazione che fino ad oggi si è governata da sé. Questo potrebbe contribuire finalmente a de ideologizzazione la questione, aprendo anche la strada ad una storica riforma della legge sulla cittadinanza per i minori stranieri (e per i loro genitori). E potrebbe aprire le strade a molte altre domande “tecniche”, ad esempio sull'attuabilità dell'accordo di integrazione.


 


Immigrazione. Il permesso di soggiorno a punti: le nuove norme


(da Aduc Immigrazione) – Roma, 15 gennaio 2012-  Manca ormai poco all'entrata in vigore del cosiddetto “permesso di soggiorno a punti”. Il Consiglio di Stato e la Conferenza unificata Stato-Regioni hanno infatti approvato, in parte modificandola, la bozza del regolamento stilato dal Consiglio dei Ministri nel maggio 2010 sull'accordo di integrazione previsto all’art. 4-bis, comma 2 del Testo Unico Immigrazione. Il nuovo D.P.R. 14 settembre 2011, n. 179 e’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 11 novembre 2011, ed entrerà in vigore nel mese di marzo 2012, senza effetto retroattivo. Lo straniero di età superiore ai 16 anni, che fa ingresso per la prima volta in Italia dopo l’entrata in vigore del regolamento e presenta istanza di rilascio di un permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno, dovrà pertanto concludere con lo Stato italiano un vero e proprio contratto, col quale si impegna a raggiungere entro 2 anni un determinato livello di integrazione sociale e culturale, valutato e misurato in un sistema a punti o crediti. La “soglia di adempimento”, che deve necessariamente raggiungersi per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, e’ fissata in 30 crediti. Gli allegati B e C al regolamento contengono un elenco delle attività che comportano rispettivamente attribuzione e decurtazione di crediti:
- qualora il numero di crediti raggiunti allo scadere dei 2 anni sia pari o superiore a 30, e siano stati conseguiti il livello A2 della conoscenza della lingua italiana parlata e il livello di sufficienza della conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia, l'accordo si estingue per adempimento e viene rilasciato il relativo attestato; 
- qualora il numero di crediti raggiunti sia superiore a 0 ma inferiore 30, oppure non siano stati conseguiti i livelli richiesti di conoscenza della lingua italiana parlata, della cultura civica e della vita civile in Italia, l’accordo e’ prorogato per 1 anno, durante il quale lo straniero ha la possibilita’ di “rimediare” guadagnandosi i crediti mancanti; 
- qualora il numero finale di crediti sia pari o inferiore a 0, e' decretata la risoluzione dell'accordo per inadempimento, e (se non si rientra in un caso di inespellibilita’) lo straniero e’ immediatamente espulso.
La stipula dell’accordo e’ tuttavia esclusa per le seguenti categorie di stranieri:
- affetti da patologie o da disabilita' tali da limitare gravemente l'autosufficienza o da determinare gravi difficolta' di apprendimento linguistico e culturale;
- minori non accompagnati affidati ai sensi dell'articolo 2 della legge 4 maggio 1983, n. 184, ovvero sottoposti a tutela (per essi l'accordo e' infatti sostituito dal completamento del progetto di integrazione sociale e civile di cui all'articolo 32, comma 1-bis, del testo unico); 
- vittime della tratta di persone, di violenza o di grave sfruttamento (per essi l'accordo e' sostituito dal completamento del programma di assistenza ed integrazione sociale di cui all'articolo 18 del testo unico).
Pur restando, a nostro avviso, una serie di rilevanti profili di illegittimità costituzionale dell’accordo di integrazione, il regolamento definitivo ha introdotto delle novità che nel complesso hanno alleggerito, rispetto alla prima bozza elaborata dal Governo, il carico degli adempimenti imposti allo straniero. Queste le novità:
- si prevede la traduzione dell’accordo in una lingua conosciuta dallo straniero o, se ciò non e' possibile, in inglese, francese, spagnolo, arabo, o cinese, albanese, russo o filippino; 
- al momento della sottoscrizione dell’accordo presso lo Sportello Unico, si assegnano allo straniero 16 crediti iniziali, corrispondenti al livello A1 di conoscenza della lingua italiana parlata ed al livello sufficiente di conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia, livelli che pertanto si presumono esistenti;
- il micro-corso introduttivo di 5-10 ore nel corso di una giornata, che dovrebbe fornire una base di formazione civica e di informazione sulla vita civile in Italia, prevede adesso l'utilizzo di materiali e sussidi tradotti nella lingua indicata dallo straniero o, se ciò non e' possibile, nelle stesse lingue elencate sopra;
- si concede allo straniero la possibilità di frequentare tale “sessione informativa gratuita” fino a tre mesi dopo la stipula dell’accordo, prevedendo tuttavia, in caso non vi partecipi, la perdita di 15 dei 16 crediti acquisiti inizialmente. La verifica dell’effettiva frequenza della sessione avviene già dopo il primo anno dalla sottoscrizione dell’accordo;
- lo straniero che, trascorsi i 2 anni, non abbia adempiuto all'obbligo di istruzione dei figli minori, perde in un sol colpo tutti i crediti acquisiti (sia quelli assegnati inizialmente che quelli conseguiti in seguito), ed il suo contratto si risolve per inadempimento, senza possibilità di proroga;
- nel caso di concessione dell’anno di proroga, l’autorità competente tiene conto dell’inadempimento parziale soltanto per quanto riguarda l'adozione dei provvedimenti discrezionali di cui al testo unico, e non anche (come era previsto nelle bozza) per l’adozione dei provvedimenti in materia di cittadinanza.
Resta in ogni caso un grave profilo di illegittimità costituzionale, poiché l’elenco dei reati e delle misure di sicurezza personali contenuti all’allegato C, e quindi idonei a comportare la decurtazione di punti (anche qualora applicati in via non definitiva!), continua a non distinguere fra reati ostativi o meno al rinnovo del permesso di soggiorno secondo le previsioni del Testo Unico. Ciò equivale a trasformare in ostativi rispetto alla permanenza sul territorio dello Stato, dei reati che non sono previsti come tali dalla legge.


 


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Africani da Rosarno a Roma. “Noi schiavi nei campi, stop al lavoro nero”

Due manifestazioni davanti ai ministeri dell'Agricoltura e dell'Interno per protestare contro lo schiavismo nei campi e per chiedere il permesso di soggiorno. di RAFFAELLA COSENTINO


Africani da Rosarno a Roma "Noi schiavi nei campi, stop al lavoro nero"Roma, 13 gennaio 2012- Stanchi di essere sfruttati nei campi per pochi euro al giorno, ricattati dai caporali per il permesso di soggiorno, costretti a vivere in casolari diroccati, duecento braccianti africani hanno lasciato i campi a Rosarno e sono arrivati a Roma. Due i presidi nella capitale, il primo davanti al ministero dell'Agricoltura e il secondo in piazza Esquilino, vicino al ministero dell'Interno. La loro rivolta di due anni fa contro la 'ndrangheta e il caporalato ha portato dei cambiamenti per i rosarnesi, che allora vivevano in un comune commissariato per mafia e oggi hanno un sindaco, Elisabetta Tripodi, sotto scorta per le sua azioni contro le cosche. Ma per i 1500 lavoratori africani impiegati negli agrumeti della Piana di Gioia Tauro le condizioni di vita non sono migliorate. "No al lavoro nero, allo sfruttamento, alla schiavitù", "il sudore è lo stesso anche se il colore della pelle è diverso" e "il vostro made in Italy è macchiato del nostro sangue" sono gli striscioni che hanno srotolato. "Signor ministro, esci a guardarci in faccia  -  urla dal megafono M. ivoriano  - siamo quelli che lavorano a Foggia, Rosarno e Brindisi, è lì che dovete andare a lavorare". Un ragazzo senegalese, Lamine, racconta: "la vita è difficile perché dobbiamo accettare 20 euro al giorno, pagare il trasporto e il capo italiano non ci rispetta". Diallo è un lavoratore della Guinea, da tanti anni in Italia. "Se ci mandano i container non ci aiutano, non ha senso dopo che ci hanno tolto i documenti, con il permesso di soggiorno possiamo affittare una casa e avere un lavoro in regola  - dice  -  scrivi anche il mio nome, non ho paura: se vado in galera per un reato è un male, ma se vado in galera per una cosa giusta, per me è un bene". Diallo ha in tasca anche una qualifica per fare le bolle di spedizione delle arance. "Tanti agricoltori sono analfabeti e così posso aiutarli", spiega. 

In piazza con i lavoratori subsahariani anche le associazioni Africalabria ed Equosud che hanno lanciato "Sos Rosarno" una vendita di arance e olio solidali mediante i gruppi di acquisto. Grazie alla campagna, che il 18 gennaio sarà a Budrio (Bo), quattro lavoratori africani hanno ottenuto un lavoro in regola e una paga equa di 40 euro al giorno. Ibrahim e Boubaker, due di loro, erano in piazza con gli altri per protestare contro il circuito di sfruttamento, favorito dalla legge sull'immigrazione che lega il diritto alla permanenza sul territorio nazionale al possesso di un contratto di lavoro. Quest'anno sono molti gli africani con accento del nord in provincia di Reggio Calabria. Lavoravano a Cuneo, Treviso, Brescia e hanno perso l'occupazione con la crisi, costretti a riciclarsi in agricoltura. "Pensiamo che oggi si debba arrivare a una modifica dell'articolo 18 del Testo unico sull'Immigrazione per chi denuncia lo sfruttamento e la criminalità  -  spiega l'avvocato Arturo Salerni, dell'associazione 'Progetto Dirittì che appoggia la battaglia dei braccianti stranieri  -  la regolarizzazione per grave sfruttamento favorisce l'emersione  e una sanatoria porterebbe a un recupero contributivo e fiscale". Soldi che entrano nelle casse dello Stato al posto dei costi esorbitanti spesi per i rimpatri attraverso la reclusione dei migranti senza permesso di soggiorno nei Centri di identificazione e di espulsione. Un sistema inefficace, visto che è molto difficile ottenere il rimpatrio nei paesi subsahariani. "Non si può pensare di lasciare la gente nell'irregolarità e nella disperazione, bisogna adeguare la legge" dice Salerni. 


 


Le nuove misure fiscali costano in media alle famiglie straniere  dai 300 € ai 600€ all’anno.

La maggiore tassazione riguarderà più le imposte sui consumi che sul reddito


Le tre manovre fiscali susseguitesi da quest’estate prevedono un aggravio per i bilanci delle famiglie straniere che, a regime, sarà pari a quasi una mezza mensilità all’anno: se nel 2012 la maggiore tassazione sarà attorno ai 300 €, nel 2014 (quando entreranno a regime tutte le disposizioni di legge) si stima un esborso di 438 € per una famiglia mononucleare e di 578 € per una famiglia di quattro componenti. Questo il risultato di un’indagine della Fondazione Leone Moressa, che attraverso un modello appositamente elaborato, ha analizzato nel dettaglio l’impatto fiscale che le singole manovre comporteranno nel quadriennio 2011-2014 per i bilanci di due famiglie straniere tipo.

Famiglia straniera con 1 componente. Per una famiglia costituta da una sola persona si calcola un incremento dell’imposizione fiscale complessiva di 106 € per il 2011, di 260 € per il 2012, di 399 € per il 2013 e di 439 € nel 2014. In particolare, l’aumento di 48,5 € all’anno delle addizionali regionali Irpef, pesa soprattutto sulla maggiore tassazione del 2011 (45,5% della maggiore tassazione), mentre l’incremento delle aliquote Iva, che nel 2011 fanno aumentare la tassazione di appena 10 €, nel 2014 arriva a ben 237 €, pesando per il 54,1% degli incrementi complessivi delle imposte. L’aumento dell’accise sul carburante comporterà un aggravio di 90 € dal 2012, mentre 26 € annui verranno versati sin dal 2011 per l’imposta sulle assicurazioni Rc Auto. L’incremento delle addizionali comunali Irpef giungerà a 55 € dal 2012, mentre il tributo comunale sui servizi e sui rifiuti subirà, solo dal 2013, una maggiorazione di 18 €. Per le esigue somme di denaro depositate in conto corrente le famiglie straniere verranno invece esentate dal pagamento dell’imposta di bollo (-34 €) e non saranno toccate neppure dall’introduzione dell’Imu dal momento che vivono per la maggior parte in affitto.

Famiglia straniera con 4 componenti. Una famiglia straniera monoreddito composta da padre, madre e due figli a carico, subirà una maggiorazione delle imposte che parte dai 119 € del 2011, per arrivare ai 317 € del 2012, ai 519 € del 2013, fino ai 578 € del 2014. Anche in questo caso, se nel 2011 è l’addizionale regionale Irpef che determina l’aumento di tassazione maggiore (+53,5 €), dal 2012 sarà invece l’addizionale comunale a far registrare il maggiore esborso (+60,6 €). Per quanto riguarda l’incremento delle aliquote Iva, nel 2011 l’impatto è ancora limitato (+18 €), mentre negli anni successivi si farà via via più pesante: +123 € nel 2012, +305 € nel 2013 e +365 € nel 2014, anno in cui la maggiorazione arriverà a corrispondere al 63,1% dell’incremento complessivo della tassazione. Anche per questa famiglia, ma solo dal 2013, vi sarà anche il tributo comunale sui servizi e sui rifiuti (+19,5 €). Per il possesso e l’utilizzo dell’automobile questa famiglia subirà il medesimo incremento calcolato per la famiglia con 1 componente, così come non dovrà versare né imposta di bollo sul conto corrente né l’imposta sulla casa perché in affitto.

“Le tre manovre fiscali emanate negli ultimi mesi (quella di Luglio e di Ferragosto dal Governo Berlusconi e di Dicembre dal Governo Monti)”affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “non hanno risparmiato i già precari bilanci delle famiglie straniere. Nei prossimi tre anni la maggiore tassazione sarà determinata prevalentemente dall’imposizione indiretta più che da quella diretta: infatti ad impattare di più non è tanto la tassazione sui livelli di reddito (che risultano già bassi), quanto piuttosto sui livelli di consumo, determinati dall’aumento delle accise sul carburante e delle aliquote Iva. Non essere proprietari di alcun immobile e disporre di un livello di risparmio esiguo, consente comunque agli stranieri di essere esentati dall’introduzione dell’Imu e dell’imposta di bollo sul conto corrente. Nonostante ciò, le nuove disposizioni fiscali eroderanno una mezza mensilità all’anno in nuove tasse, intaccando non solo il risparmio, ma ridimensionando anche i consumi delle famiglie straniere già contenuti”.

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Sentenze


Sentenze

Tribunale del lavoro di Milano: gli stranieri regolari possono esercitare il servizio civile


Milano, 12 gen. (Adnkronos) - Anche i cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia, e come tali appartenenti ''in maniera stabile e regolare alla comunità '', debbono poter avere ''il dovere di difesa della Patria quale dovere di solidarietà politica, economica e sociale'' previsto dalla Costituzione. Escluderli quindi dal servizio civile in quanto privi della cittadinanza italiana e' discriminazione. E' il ragionamento con cui il giudice Carla Bianchini, del tribunale del Lavoro di Milano, ha accolto oggi il ricorso presentato lo scorso ottobre da uno studente pakistano di 26 anni a cui era stata respinta, pur essendo residente in Italia da 15 anni, la domanda di partecipazione al ''bando per la selezione di 10.481 volontari da impiegare in progetti di servizio civile In Italia e all'estero'' pubblicato il 20 settembre 2011.

Il ragazzo era stato respinto perché privo del requisito della cittadinanza italiana. Ma oggi il giudice ha dichiarato ''il carattere discriminatorio'' del bando e ha ordinato ''alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Ufficio nazionale per il servizio civile di sospendere le procedure di selezione, di modificare il bando (...), consentendo l'accesso anche agli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e di fissare un nuovo termine per le domande''.


Dai Territori


I vigili di Roma a caccia di fruttivendoli immigrati

Il vicecomandante della polizia municipale ordina una schedatura degli esercizi commerciali etnici. “Creano gravi disagi e danno lavoro ai clandestini”. 


Roma – 17  gennaio 2012 - Altro che auto in doppia fila o in divieto di sosta, i vigili romani hanno una nuova missione: schedare i negozi gestiti da immigrati, a cominciare dalle rivendite di frutta e verdura. A sguinzagliarli per le vie della capitale è stato il vicecomandante Antonio Di Maggio, che il 3 gennaio ha inviato una circolare ai diciannove gruppi di polizia municipale con questo oggetto: "Individuazione esercizi commerciali tipo frutterie etniche". Di Maggio spiega che "l’ ufficio del delegato del sindaco per le politiche della sicurezza ritiene fondamentale, ai fini della predisposizione di piani per il controllo del territorio, ricevere informazioni dettagliate, riguardanti i dati completi delle attività commerciali, gestite prevalentemente da persone originarie dei paesi del Nord Africa, che creano gravi disagi ai cittadini residenti negli edifici limitrofi alla loro ubicazione, occupando spazi pubblici abusivamente, creando rumori molesti, disagi al traffico e, cosa ancor più grave, utilizzando come manodopera cittadini stranieri che soggiornano illegalmente nel Paese".

L’opposizione va all’attacco. Il consigliere del PD Massimiliano Valeriani parla di "schedatura etnica di hitleriana memoria". La circolare dimostrerebbe che “Roma Capitale non fa i controlli amministrativi su tutti gli esercizi commerciali ma solo su alcune tipologie ben precise”. Il presidente del X municipio Sandro Medici rincara la dose: “È una iniziativa di spregevole razzismo: piuttosto che prendersela con i fruttivendoli, l'amministrazione dovrebbe far ispezionare le sale scommesse e i negozi di comprooro, attività attraverso cui si alimenta il riciclaggio, l'usura e gli affari sporchi delle mafie".


 

 

Europa


Osservatorio Balcani e Caucaso

Lavoratori extra- UE, arriva il “single permit”

di Laura Delsere


Bruxelles, 11 gennaio 2012 - Basterà presto un solo documento <per l’impiego e per il soggiorno> ai lavoratori extracomunitari legalmente residenti nell’Unione europea. E riconoscerà loro gli stessi diritti sociali dei cittadini comunitari. A sorpresa la norma del Permesso Unico è stata votata dall’Europarlamento lo scorso 14 dicembre. È passata la versione più inclusiva del provvedimento, che ha raccolto l’adesione dei socialisti, degli ecologisti e, contro tutti i pronostici, anche dei liberali, una parte dei quali si è sganciata dall’accordo con i popolari.

Due anni di tempo per ratificarlo

Passato senza modifiche in Consiglio europeo (cioè il tavolo dei 27 governi dell’Unione), entrerà in vigore anche nella legislazione italiana: il Parlamento di Roma avrà 2 anni di tempo per ratificarlo. A farlo sono chiamati 24 Stati UE e non 27, perché al nuovo provvedimento non hanno aderito Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca. Non si tratta di un permesso valido su tutto il territorio dell’Unione. Ogni Stato membro avrà diritto di regolare il flusso di lavoratori extracomunitari, ma le autorità nazionali saranno obbligate a rispondere a una richiesta di Permesso Unico entro 4 mesi, motivandola, e riducendo le incertezze, l'iter amministrativo e i tempi d'attesa per i cittadini dei Paesi terzi. Una volta rilasciata la nuova carta, al lavoratore immigrato non dovrà essere chiesto nessun altro documento. “Si tratta di dare valore e riconoscimento al contributo degli immigrati nei nostri Stati membri” ha detto il Commissario agli Affari interni, la svedese Cecilia Malmström. Il Permesso Unico riconoscerà loro i diritti alla rappresentanza sindacale, alla sicurezza sociale e alla formazione professionale che finora li dividevano dai colleghi comunitari. Potranno avere accesso a beni e servizi, inclusi gli alloggi sociali (con restrizioni fissate dagli Stati). Avranno inoltre pari trattamento nel riconoscimento di qualifiche professionali e accademiche, per la tassazione, per i sussidi di disoccupazione e il trasferimento della pensione. “Questa direttiva semplifica la vita agli immigrati. È un passo importante per facilitare la migrazione legale, contribuendo all’arricchimento culturale e al rafforzamento delle nostre economie” ha aggiunto la Malmström.

L'Europa dei diritti e della crisi

Dunque l'UE, terra dei diritti. Che mette meglio al riparo dalla xenofobia chiunque vi lavori ufficialmente. Ma è pur sempre una direttiva figlia della crisi. Ha per obiettivo quello di assicurare manodopera all’Unione in vista della difficile ripresa dei prossimi mesi, a condizioni quanto mai flessibili. Progettata per “controllare questa manodopera, per soddisfare le esigenze del mercato UE con l’immigrazione regolare e per arginare quella illegale”, come spiegato dalla relatrice Veronique Mathieu, eurodeputata francese del Partito popolare europeo, la direttiva ha il merito di unificare 24 legislazioni diverse. Ma nasce fitta di deroghe ed esclusioni. I singoli Paesi potranno decidere, ad esempio, se limitare l’accesso ai sussidi familiari e di disoccupazione ai lavoratori con permesso superiore ai 6 mesi. E restringere il diritto all’alloggio sociale per chi ha contratti di lavoro in corso. L’assegno di disoccupazione potrà essere rifiutato a chi è entrato per motivi di studio, e la conoscenza della lingua fissata come discriminante per partecipare ai corsi di formazione. Il dado comunque è tratto. Finiranno diseguaglianze brucianti tra colleghi di lavoro. Impiegati dalla Turchia, dai Balcani e dal Caucaso, oltre che africani, asiatici e latinoamericani, purché regolari, si vedranno riconosciuta la pensione, una volta rientrati nel Paese d’origine, alle stesse condizioni dei cittadini dello Stato membro in cui hanno maturato il trattamento previdenziale. Non saranno cioè costretti per goderne a restare nel Paese UE dove l’hanno maturata, dopo averne sostenuto il welfare. “E’ la fine dello sfruttamento dei lavoratori regolari” per l’europarlamentare dei socialisti democratici ed ex segretario Cgil, Sergio Cofferati, che però ha segnalato tra le ombre della direttiva le deroghe all’uguaglianza di trattamento concesse agli Stati membri.

Gli esclusi

Dal permesso unico restano esclusi rifugiati (per cui ci saranno provvedimenti comunitari ad hoc), sfollati interni (con possibile riferimento a rom non nazionali, provenienti da Paesi est europei), lavoratori distaccati e dipendenti di multinazionali. Ad esempio tuttora molte compagnie potrebbero trovare più conveniente, oltre che legale, trasferire i propri dipendenti di Paesi terzi, impiegati nelle sedi UE, in stabilimenti in Turchia o in Serbia, pagando loro stipendi e contributi alle stesse condizioni delle nazioni d’origine. La direttiva non riguarda anche addetti con contratto fino a 6 mesi, stagionali, lavoratori ‘alla pari’, familiari di chi proviene da Paesi con cui l'UE ha accordi di libera circolazione (come quasi tutti i Balcani occidentali). Per questo, secondo eurodeputati come la tedesca Cornelia Ernst (sinistra europea, in Germania aderente alla Linke), “non c’è reale semplificazione per i cittadini di Paesi terzi impiegati nell'UE”. Finora nella politica comunitaria sull’immigrazione, si distinguevano provvedimenti come la direttiva "ritorno" (2008) sul rimpatrio dei clandestini, la Carta Blu per attirare nell'UE cervelli da Paesi terzi, creando una corsia preferenziale d’accesso per le loro qualifiche, o le sanzioni "dissuasive" (2009) di contrasto al lavoro clandestino. La nuova direttiva, grazie al recente Trattato di Lisbona, è la prima votata con la procedura della codecisione sui temi sociali, in cui Europarlamento e Consiglio hanno pari poteri legislativi.

I numeri in Italia

In Italia il Permesso Unico potrebbe riguardare, solo tra gli est europei non comunitari, 977 mila persone (circa un terzo degli stranieri residenti), secondo stime Istat 2009. La direttiva arriva in una fase in cui la crisi economica sta producendo in Europa un’interpretazione restrittiva delle norme, per cui perdere il lavoro equivale alla perdita della carta di soggiorno. La convenzione Oil (Organizzazione internazionale del lavoro) dell’Onu (n.143/75) però, ratificata anche dall’Italia, disponeva il contrario: “Il lavoratore migrante non potrà essere considerato in posizione illegale o comunque irregolare a seguito della perdita del lavoro, perdita che non deve, di per sé, causare il ritiro del permesso di soggiorno”. L'UE affacciata su una crisi profonda, e alle prese con la materia "migrazioni", diventata negli anni elettoralmente svantaggiosa, dispensa il welfare che può, puntando ad assicurarsi risorse umane, garantirne i diritti, ma secondo l’equazione lavoro-residenza, e in forme revocabili. Quanto all’Italia, oggi la difficoltà per molti migranti dai Paesi Terzi è aver perso terreno rispetto all’ultimo decennio, tornando clandestini dopo una stagione - talora lunga - da lavoratori regolari. Sono stati infatti quasi 700 mila, secondo l’ultimo Rapporto Caritas-Migrantes, i permessi di soggiorno non rinnovati nel 2010, e per quest’anno si attendono cifre anche più severe. Il numero è pari alle ultime tre sanatorie (circa una ogni 5 anni, più quella per colf e badanti che ne comprende circa 200 mila). Quanti hanno perso il posto, si giocano anche il permesso di soggiorno. Per lo più senza rientrare nei Paesi d’origine, restano con impieghi in nero. Perché nonostante la crisi, settori come agricoltura, edilizia e lavoro di cura, non possono fare a meno di loro. L’efficacia del Permesso unico si misurerà anche sulla percentuale di emersione di queste realtà.


 

Foreign Press


New York Times
OP-ED CONTRIBUTOR

The Next Immigration Challenge

By DOWELL MYERS
Published: January 11, 2012

THE immigration crisis that has roiled American politics for decades has faded into history. Illegal immigration is shrinking to a trickle, if that, and will likely never return to the peak levels of 2000. Just as important, immigrants who arrived in the 1990s and settled here are assimilating in remarkable and unexpected ways. Taken together, these developments, and the demographic future they foreshadow, require bold changes in our approach to both legal and illegal immigration. Put simply, we must shift from an immigration policy, with its emphasis on keeping newcomers out, to an immigrant policy, with an emphasis on encouraging migrants and their children to integrate into our social fabric. “Show me your papers” should be replaced with “Welcome to English class.” Restrictionists, including those driving much of the debate on the Republican primary trail, still talk as if nothing has changed. But the numbers are stark: the total number of immigrants, legal and illegal, arriving in the 2000s grew at half the rate of the 1990s, according to the Census Bureau.

The most startling evidence of the falloff is the effective disappearance of illegal border crossers from Mexico, with some experts estimating the net number of new Mexicanssettling in the United States at zero. The size of the illegal-immigrant population peaked in 2007, with about 58 percent of it of Mexican origin, according to the Pew Hispanic Center; since 2008, that population has shrunk by roughly 200,000 a year. Illegal immigrants from Asia and other parts of the globe have similarly dwindled in numbers. This new equilibrium is here to stay, in large part because Mexico’s birthrate is plunging. In 1970 a Mexican woman, on average, gave birth to 6.8 babies, and when they entered their 20s, millions journeyed north for work. Today the country’s birth rate — at 2.1 — is approaching that of the United States. That portends a shrinking pool of young adults to meet Mexico’s future labour needs, and less competition for jobs at home. If the number of immigrants is declining, what about that other nativist bugbear, assimilation? There’s little doubt that immigrants’ potential as economic contributors turns on their ability to assimilate. Fortunately, recent studies by John Pitkin, Julie Park and me show that immigrant parents and children, especially Latinos, are making extraordinary strides in assimilating. Today, barely a third of adult immigrants have a high-school diploma. But the children of Latino immigrants have always outperformed their parents in educational achievement. By 2030 we expect 80 percent of their children who arrived in the 1990s before age 10 to have completed high school and 18 percent to have a bachelor’s degree. But it is immigrants’ success in becoming homeowners — often overlooked in immigration debates — that is the truest mark of their desire to adopt America as home. Consider Latinos. Among those in the wave of 1990s immigrants, just 20 percent owned a home in 2000. We expect that percentage to rise to 69 percent — and 74 percent for all immigrants — by 2030, well above the historical average for all Americans. Who will be selling these homes to these immigrants? The 78 million native-born baby boomers looking to downsize as their children grow up and leave home. Fortunately for them, both immigrants and their children will be there to buy their homes, putting money into baby-boomer pockets and helping to shore up future housing prices. Indeed, with millions of people retiring every week, America’s immigrants and their children are crucial to future economic growth: economists forecast labor-force growth to drop below 1 percent later this decade because of retiring baby boomers.

Immigrants’ extraordinary progress in assimilating would be faster if federal and state policies encouraged it. Unfortunately, they don’t. This year, the Department of Homeland Security plans to spend a measly $18 million — far less than a tenth of 1 percent of its budget — on helping immigrants assimilate. Meanwhile, states with large immigrant populations are cutting the budgets of community and state colleges, precisely where immigrant students predominantly enrol. How do we change course and begin treating immigrants as a vast, untapped human resource? The answer goes to the heart of shifting from an immigration policy to an immigrant policy. For starters, the billions of dollars spent on border enforcement should be gradually redirected to replenishing and boosting the education budget, particularly the Pell grant program for low-income students. Some money could be channelled to nonprofits like Immigration Works and Welcoming America, which are at the forefront of helping migrants assimilate. Second, the Departments of Labour, Commerce and Education need to play a greater role in immigration policy. Yes, as long as there remains a terrorist threat from abroad, the Department of Homeland Security should have an immigration component. But immigration policy is all about cultivating needed workers. That means helping immigrants and their children graduate from high school and college. It means that no migrant should have to stand in line for an English class. It means assistance in developing migrants’ job skills to better compete in an increasingly information- and knowledge-based economy. Thanks to our huge foreign-born population (12 percent of the total), America can remain the world’s richest and most powerful nation for decades. Shaping an immigrant policy that focuses on developing the talents of our migrants and their children is the surest way to realize this goal.

Dowell Myers, a professor in the Price School of Public Policy at the University of Southern California, is the author of “Immigrants and Boomers.”