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Libri e Pubblicazioni : Censis: gli immigrati sono motore di sviluppo
(12/12/11)

Impresa e welfare sono i due comporti in cui i lavoratori stranieri danno un contributo fondamentale nel nostro paese. I trasferimenti monetari assistenziali, la carta acquisti e il reddito minimo sono le prestazioni economiche-assistenziali da loro più richieste. Ottimismo e fiducia è ciò che esprimono parlando del percorso di integrazione nel nostro paese. Questi alcuni dei tratti comuni alla popolazione migrante che vive in Italia, presentati nel 45° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese/2011 realizzato dal Censis.


Gli stranieri che vivono in Italia sono oggi circa 4,5 milioni. 2 milioni sono tra loro i lavoratori, impiegati prevalentemente nei servizi (59,4%), nell’industria (19,5), nelle costruzioni (16,7%), in agricoltura (4,3%). Mediamente sono più giovani, meno pagati, più flessibili degli italiani. Spesso svolgono lavori faticosi e poco qualificati nelle imprese e sono diventati un insostituibile pilastro del nostro welfare familiare. In molti hanno scelto il rischio della piccola impresa. Anche in questi anni di crisi, i titolari di impresa nati all’estero mostrano una vitalità sconosciuta agli italiani. Tra il 2009 e il 2011 mentre gli imprenditori italiani diminuiscono, quelli stranieri crescono del 10,7%. Attualmente rappresentano il 10,7% dei piccoli imprenditori, ma a Prato sono il 38,9%, a Firenze il 21,5%, a Milano il 20%, a Trieste il 18,6% e a Roma il 16,9%. I settori in cui è prevalente la loro presenza sono le costruzioni dove rappresentano il 20,2% degli imprenditori attivi e il commercio al dettaglio (18,1%).

Un dato interessante è il protagonismo delle donne straniere come imprenditrici: sono oltre 77mila, ovvero il 21,8% del totale degli imprenditori stranieri. Le donne sono addirittura più numerose degli uomini tra gli imprenditori agricoli (51%) e rappresentano oltre il 40% dei titolari stranieri nell’alloggio e nella ristorazione. Al primo posto per numero di imprenditrici ci sono le cinesi (16.485), seguite dalle rumene (6.588).

Oltre all’impresa, l’altro comparto nel quale il contributo degli stranieri è di primaria importanza è il welfare, in particolare nel segmento dei lavori domestici e dei servizi di cura alle persone anziane. La domanda di assistenza espressa dalle famiglie italiane si è incontrata da tempo con l’offerta di manodopera flessibile e a basso costo delle donne straniere, realizzando un vero e proprio welfare auto-organizzato e parallelo a quello ufficiale.

Sul piano dei bisogni, il Censis stima in 3 miliardi di euro la spesa pubblica per la sanità ascrivibile a prestazioni erogate agli immigrati, pari a circa il 2,8% del totale della spesa sanitaria pubblica nel 2010. I migranti che hanno fatto richiesta di prestazioni sociali il cui accesso è mediato dall’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) sono circa l’11% del totale della popolazione Isee che complessivamente è di 6,5 milioni di nuclei familiari. Le prestazioni più richieste dalle famiglie migranti appartengono alla categoria “altre prestazioni economiche-assistenziali” e includono i trasferimenti monetari assistenziali, la carta acquisti e il reddito minimo, le stesse tipologie di servizi richieste dalle famiglie italiane. Sono invece gli asili nido e la scuola le prestazioni che i migranti richiedono in misura maggiore rispetto agli italiani.

Infine sul tema della percezione del percorso di integrazione in Italia, i migranti esprimono ottimismo e fiducia. Da un’indagine del Censis, risulta che per gli stranieri vivere in Italia è una scelta di vita solida e soddisfacente: il 54% ritiene che l’Italia sia uno dei paesi al mondo in cui si vive meglio e il 72,4% pensa che da qui a dieci anni non lascerà il nostro paese. La stabilità del progetto migratorio e la volontà di rimanere migliorando le proprie condizioni sono confermate dalla previsione di fare investimenti economici importanti come l’acquisto o la ristrutturazione di una casa, previsti rispettivamente dal 45,8% e dal 16,4% del totale.

Per garantire un percorso di crescita ai più giovani, gli immigrati considerano lo studio lo strumento più importante: il 98,4% farà studiare i propri figli. Solo il 19,9% pensa che studieranno il minimo indispensabile mentre il 75,8% vorrebbe che prendessero una laurea (a fronte del 64,5% degli italiani). In ogni caso, ben il 74,2% dei genitori immigrati (a fronte del 40,6% dei genitori italiani) è convinto che i figli riusciranno a trovare la propria strada e a conquistare condizioni di vita migliori rispetto a quelle da loro vissute.

Per informazioni:
www.censis.it

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