Allegato A

Seduta n. 572 di mercoled 18 gennaio 2012

MOZIONI REGUZZONI ED ALTRI N. 1-00803, LEOLUCA ORLANDO ED ALTRI N. 1-00805, CICCHITTO ED ALTRI N. 1-00806, PEZZOTTA ED ALTRI N. 1-00810, AMICI ED ALTRI N. 1-00811 E MECACCI ED ALTRI N. 1-00820 SULLA COOPERAZIONE CON IL GOVERNO LIBICO PER LA GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI ORIGINATI DALLA LIBIA DURANTE IL RECENTE CONFLITTO

Mozioni

La Camera,
premesso che:
a seguito degli avvenimenti in Nord Africa, iniziati nei primi mesi del 2011 che hanno sconvolto gli assetti politico-sociali dei Paesi nella fascia del Maghreb e, in particolare, del conflitto in territorio libico, si posta l'esigenza di affrontare l'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari sul territorio del nostro Paese;
per fronteggiare questa situazione l'azione del Governo stata tempestiva. Il 12 febbraio 2011 stato dichiarato lo stato di emergenza umanitaria; quindi, il 5 aprile 2011 stato adottato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale sono state definite le misure umanitarie di protezione temporanea da assicurare agli immigrati, giunti dal 1o gennaio al 5 aprile 2011, di nazionalit tunisina;
il 6 aprile 2011 si raggiunto un accordo tra Governo e regioni, al quale ha fatto seguito l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri del 13 aprile 2011, con la quale stato disposto che l'accoglienza dei migranti provenienti dal Nord Africa sarebbe stata affidata a tutte le regioni del Paese, attribuendo al sistema di protezione civile nazionale la pianificazione delle attivit necessarie alla dislocazione nelle singole regioni dei cittadini extracomunitari in modo equilibrato, nonch l'utilizzazione del fondo di protezione civile per il reperimento delle risorse occorrenti;
nel medesimo periodo, mentre diminuivano i flussi provenienti dalla Tunisia, aumentava il numero degli stranieri provenienti dalle coste libiche. Per far fronte a questo ulteriore eccezionale afflusso il precedente Governo, oltre a garantire l'assistenza, provvedeva, da un lato, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2011 ad incentivare i rimpatri assistiti per chi volesse rientrare nel proprio Paese e, dall'altro, ad accelerare le procedure delle domande di asilo;
l'emergenza migratoria legata agli eventi nordafricani stata successivamente prorogata a tutto il 2012 con provvedimento del 6 ottobre 2011, in tempo utile anche al fine dell'organizzazione delle attivit da parte delle regioni e degli enti coinvolti nell'assistenza;
l'Italia, tra i primi Paesi ad aver riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione libico, gi durante le fasi del conflitto aveva intrattenuto rapporti positivi con i rappresentanti del Governo transitorio, con una serie di incontri bilaterali tra i rispettivi Ministri degli esteri (17 giugno 2011) e dell'interno (26 luglio 2011 e 21 ottobre 2011), al centro dei quali stata sempre posta la questione degli immigrati partiti dalle coste libiche. In particolare, il 17 giugno 2011, stato firmato un memorandum di intesa sulla collaborazione in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, con cui il Consiglio nazionale di transizione si impegnato a rispettare i precedenti accordi italo-libici ed a rafforzare la collaborazione bilaterale in materia di sicurezza sulla base dell'accordo italo-libico del 2000 in materia di lotta al terrorismo, alla criminalit organizzata ed all'immigrazione clandestina e dei successivi protocolli in materia migratoria;
il Trattato di amicizia italo-libico del 30 agosto 2008, che costituisce il quadro normativo ed economico per tutti i bilaterali con Tripoli in materia di contrasto, gestione e rimpatrio degli immigrati, sospeso di fatto durante il conflitto, risulta essere stato ripristinato nei suoi effetti il 15 dicembre 2011, a seguito della decisione in tal senso assunta nel corso di un incontro a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti e il Presidente libico Mustafa Abdul Jalil;
sebbene i trattati bilaterali siano stati ripristinati e possa ora riprendere l'azione di contrasto all'immigrazione dalla Libia, nulla sembra si stia facendo in tal senso. Sono stati circa 28.000 gli immigrati giunti dalla Libia nel corso del 2011. Molti di questi sono fuggiti perch hanno perso il lavoro e non avranno probabilmente diritto all'asilo, ma sono comunque assistiti dalle regioni e dai comuni. Rischia, pertanto, di crearsi un limbo giuridico, nel quale non chiaro n quale sia il loro titolo di soggiorno, n quale debba essere l'obiettivo della loro permanenza nelle strutture messe a disposizione, n come e quando possano trovare una sistemazione definitiva con il rimpatrio o l'asilo. Si pone, inoltre, un notevole e ricorrente problema di rifinanziamento del fondo destinato a coprire le spese di sostentamento, che non devono in alcun modo ricadere sui gi sofferenti bilanci regionali;
fissata per il 21 gennaio 2012 una visita del Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti a Tripoli, durante la quale sono previsti gli incontri con il Presidente ad interim Jalil e con il Primo Ministro libico, nonch con il Ministro per il petrolio. Mentre da pi parti si conferma che la visita avr per oggetto la ridefinizione dei rapporti commerciali tra i due Paesi principalmente con riguardo alle fonti energetiche, nulla stato detto riguardo al destino dei cittadini extracomunitari arrivati dalla Libia nel corso del 2011,

impegna il Governo

a risolvere, nel pi breve tempo possibile, la questione delle migliaia di cittadini extracomunitari giunti in Italia durante il recente conflitto in Libia e temporaneamente presi in carico dalle diverse regioni italiane, definendone le condizioni per il rimpatrio con la controparte libica, a partire dal prossimo viaggio a Tripoli del 21 gennaio 2012 del Presidente del Consiglio dei ministri.
(1-00803)
Reguzzoni, D'Amico, Montagnoli, Lussana, Fogliato, Fedriga, Vanalli, Fabi, Pastore, Volpi, Bragantini, Maggioni, Pini, Stucchi, Consiglio, Rainieri, Caparini, Gidoni, Grimoldi.

La Camera,
premesso che:
sin dai primi giorni del 2011, la quasi totalit dei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo stata investita da una crisi politica, sociale ed economica che ha portato anche ad azioni violente; seppur con sostanziali differenze da Paese a Paese, significativi moti popolari, sorti dapprima in Algeria, si sono estesi in Tunisia, Marocco, Egitto, Libia, Bahrain, Yemen e Siria;
in Libia, come noto, si giunti drammaticamente a combattere una vera e propria guerra civile culminata con l'uccisione del colonnello Gheddafi, di componenti della sua famiglia e di esponenti politici a lui fedeli;
va sottolineato che, a seguito di tali sconvolgimenti in quell'area, da alcuni profeti di sventura, politicamente sostenitori del precedente Governo, era stato annunciato un approdo sulle coste italiane pari a un esodo biblico di migranti dal Nord Africa, che non c' stato, almeno nelle dimensioni paventate (poche decine di migliaia di arrivi, laddove se ne annunciavano milioni);
sempre pi evidente come, per affrontare tale problema, occorra una politica europea comune;
d'altra parte, la sola riattivazione del trattato con la Libia del 2008 non appare uno strumento in grado di affrontare efficacemente la questione, tanto pi in quanto fatto oggetto di forti critiche da parte delle Nazioni Unite, dell'Unhcr, dell'Unicef, di Amnesty international e di ogni organizzazione umanitaria del mondo su quasi tutto l'impianto normativo del trattato stesso, in particolare per quanto riguarda la politica relativa al controllo dei flussi migratori;
il trattato di Lisbona, in vigore da pi di un anno e mezzo, pur confermando l'impegno dell'Unione europea a elaborare una politica comune per l'immigrazione, non ha peraltro assegnato all'Unione europea competenze normative sull'ingresso di migranti per motivi di lavoro, lasciando questa materia cruciale integralmente alla competenza dei singoli Stati membri;
comunque, va sottolineato che il 16 dicembre 2011, Cecilia Malmstrm (Commissaria europea per gli affari interni) e Lszl Andor (Commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali e l'integrazione), attraverso un articolo apparso sul quotidiano Il Messaggero, hanno affermato che: Se l'Europa vuole mantenersi forte e conservare la posizione che occupa sul mercato globale in mezzo a economie in rapida crescita come Cina e India deve fare in modo che il suo mercato del lavoro risulti pi attraente per i futuri immigrati; e ancora: Parallelamente, dobbiamo combattere pi a fondo l'immigrazione irregolare e migliorare le capacit di controllo su chi entra nel territorio europeo. Ogni Stato membro rester ovviamente libero di definire il suo fabbisogno di lavoratori immigrati, materia in cui l'Unione europea non pu n intende prendere decisioni; ma importante poter contare su un quadro comune (...). Solo restando aperta al resto del mondo l'Unione europea pu evitare di cadere nell'intolleranza, nell'immobilismo o nell'autoesaltazione. Solo un mercato del lavoro europeo aperto e competitivo pu tenere testa alle sfide demografiche ed economiche che si preparano.;
previsto per il 21 gennaio 2012 a Tripoli un incontro ufficiale tra il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, e il Presidente del Consiglio nazionale transitorio della Libia, Mustafa Abdel Jalil, sostanzialmente per la riattivazione e ridefinizione degli scambi commerciali tra i due Paesi;
inoltre, l'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, integrato con le disposizioni previste dalla legge 15 luglio 2009, n. 94, Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, stabilisce che in nessun caso pu disporsi il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, sesso, lingua, cittadinanza, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione,

impegna il Governo:

ad assumere, con particolare riferimento alla visita del Presidente del Consiglio dei ministri a Tripoli il 21 gennaio 2012, le necessarie iniziative sul piano politico-diplomatico volte ad assicurare la piena applicazione di quanto previsto dagli articoli 1 e 6 del trattato italo-libico del 2008 e a consentire che le operazioni di contrasto all'immigrazione clandestina siano pienamente conformi alle norme di diritto internazionale, in particolare per quel che concerne i richiedenti asilo, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e in linea con gli obblighi internazionali dell'Italia;
a definire gli intendimenti in merito a quanti sono dovuti scappare a seguito del conflitto libico e provvisoriamente accolti dalle varie istituzioni regionali italiane in quanto rifugiati;
a migliorare sensibilmente, in ogni caso, le condizioni dei migranti sistemati nei centri di accoglienza, nei centri di identificazione ed espulsione e nei centri di accoglienza dei richiedenti asilo - oggi ridotti a veri e propri luoghi di sofferenza e di mancanza di rispetto dei diritti umani - permettendo il monitoraggio delle situazioni esistenti, non solo ai parlamentari della Repubblica ma anche a tutte le organizzazioni ed enti riconosciuti, a carattere assistenziale e umanitario, che possano portare il loro contributo agli ospiti di detti centri;
ad attivarsi nelle sedi opportune e a livello bilaterale affinch, quanto prima, la nuova dirigenza libica si adoperi per ratificare la convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati;
a cooperare con gli altri Paesi dell'Unione europea per un governo europeo dei fenomeni migratori, affiancato da un nuovo modello di governance, che coinvolga tanto i Paesi di origine, quanto quelli di destinazione dei flussi migratori, promuovendo intese e forme comuni di disciplina.
(1-00805)
Leoluca Orlando, Evangelisti, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Di Stanislao.

La Camera,
premesso che:
a partire dai primi mesi del 2011 i principali Paesi africani dell'area mediterranea sono stati coinvolti in uno storico rivolgimento dei propri assetti politici ed istituzionali, l'intera fascia del Maghreb stata interessata da rivolgimenti profondi che hanno sconvolto gli equilibri interni dei principali Paesi di un'area strategica per il futuro, non solo del Mediterraneo ma dell'Europa e dell'intero pianeta;
inevitabilmente tali avvenimenti hanno posto la comunit internazionale, l'Europa e, in particolare, il nostro Paese di fronte all'esigenza di affrontare un'eccezionale migrazione di cittadini extracomunitari;
di fronte a tale situazione l'azione del Governo italiano stata efficace e tempestiva. Il 12 febbraio 2011 stato dichiarato lo stato di emergenza umanitaria; il 5 aprile 2011 stato adottato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale sono state definite le misure umanitarie di protezione temporanea da assicurare agli immigrati, giunti dal 1o gennaio al 5 aprile 2011, di nazionalit tunisina;
il Governo ha anche raggiunto il 6 aprile 2011 uno specifico accordo con le regioni, seguito dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 aprile 2011, con la quale stato disposto che l'accoglienza dei migranti provenienti dal Nord Africa sarebbe stata affidata a tutte le regioni del Paese, attribuendo al sistema di protezione civile nazionale la pianificazione delle attivit necessarie alla dislocazione nelle singole regioni dei cittadini extracomunitari in modo equilibrato, nonch l'utilizzazione del fondo di protezione civile per il reperimento delle risorse occorrenti;
la cronologia degli eventi ed il suo rapido susseguirsi hanno determinato una situazione in quei mesi particolarmente critica; mentre, infatti, cominciavano a diminuire i flussi provenienti dalla Tunisia, hanno cominciato ad aumentare quelli provenienti dalla Libia. Per far fronte a questo ulteriore eccezionale afflusso il precedente Governo, oltre a garantire l'assistenza, ha provveduto, da un lato, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2011 ad incentivare i rimpatri assistiti per chi volesse rientrare nel proprio Paese e, dall'altro, ad accelerare le procedure delle domande di asilo;
l'emergenza migratoria legata agli eventi nordafricani stata successivamente prorogata a tutto il 2012 con provvedimento del 6 ottobre 2011, in tempo utile anche al fine dell'organizzazione delle attivit da parte delle regioni e degli enti coinvolti nell'assistenza;
l'Italia stato uno tra i primi Paesi ad aver riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione libico, e gi durante le fasi del conflitto aveva intrattenuto rapporti positivi con i rappresentanti del Governo transitorio, con una serie di incontri bilaterali tra i rispettivi Ministri degli esteri (17 giugno 2011) e dell'interno (26 luglio 2011 e 21 ottobre 2011), al centro dei quali stata sempre posta responsabilmente la questione degli immigrati partiti dalle coste libiche;
il 17 giugno 2011, stato firmato un memorandum di intesa sulla collaborazione in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, con cui il Consiglio nazionale di transizione si impegnato a rispettare i precedenti accordi italo-libici ed a rafforzare la collaborazione bilaterale in materia di sicurezza sulla base dell'accordo italo-libico del 2000 in materia di lotta al terrorismo, alla criminalit organizzata ed all'immigrazione clandestina e dei successivi protocolli in materia migratoria;
il Trattato di amicizia italo-libico del 30 agosto 2008, che costituisce il quadro normativo ed economico per tutti i bilaterali con Tripoli in materia di contrasto, gestione e rimpatrio degli immigrati, sospeso di fatto durante il conflitto, risulta essere stato ripristinato nei suoi effetti il 15 dicembre 2011, a seguito della decisione in tal senso assunta nel corso di un incontro a palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, e il Presidente libico Mustafa Abdul Jalil;
sulla base dell'applicazione dei trattati bilaterali l'azione comune per la prevenzione ed il contrasto al traffico di esseri umani gi ripresa, dal momento della definitiva liberazione della Libia, come dimostra l'azzeramento pressoch totale dei flussi di immigrati clandestini verso l'Italia;
occorre ora, con il ripristino del Trattato bilaterale di amicizia, definire con la parte libica le condizioni per il rimpatrio di coloro che sono giunti in Italia e che risulteranno, secondo le procedure italiane, privi del titolo di rifugiato, fermo restando l'obbligo dell'Italia di applicare a coloro che saranno riconosciuti come rifugiati le vigenti disposizioni nazionali e internazionali sul soggiorno e l'accoglienza;
in occasione, quindi, della visita in Libia del Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, programmata per il 21 gennaio 2011, sar dunque necessario inserire nell'agenda dei colloqui con le autorit libiche il tema del trattamento dei migranti economici giunti in Italia e qui temporaneamente accolti;
nel quadro delle relazioni tra il nuovo regime libico ed i Paesi mediterranei, anche non europei, l'Italia ha un interesse strategico primario a mantenere la relazione privilegiata positiva che il Trattato di amicizia garantisce;
necessario, di conseguenza, coniugare la richiesta di collaborazione nel settore del contrasto all'immigrazione con atteggiamenti pragmatici volti ad evitare rigide posizioni che si rivolgerebbero a danno dell'interesse nazionale e delle migliaia di imprese che dal Nord al Sud operano ed hanno ulteriore interesse ad operare nel nuovo contesto libico,

impegna il Governo

a definire con le autorit libiche, in riferimento a coloro cui non spetta lo status di rifugiato, modalit operative per un piano di rimpatri nel pieno rispetto dei principi europei, stabiliti nella direttiva rimpatri, e delle convenzioni internazionali.
(1-00806)
Cicchitto, Frattini, Biancofiore.

La Camera,
premesso che:
l'attuazione dell'articolo 19 del Trattato di amicizia italo-libico del maggio 2009 ha comportato il respingimento dalle acque internazionali verso il territorio libico di oltre 800 cittadini stranieri, rifugiati e migranti, tra cui cittadini eritrei, sudanesi, etiopi fuggiti dai loro Paesi per motivi politici;
a seguito di tali respingimenti indiscriminati, in violazione degli obblighi internazionali e comunitari nonch della legge nazionale, queste persone sono state detenute in territorio libico in appositi centri ove venivano praticati sistematicamente tortura, trattamento inumano e stupri, come risulta da numerose testimonianze dirette, nonch da rapporti di organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani;
l'Italia rischia, per questi fatti, la condanna da parte della Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, nella causa Hirsi e altri ancora pendente. Si tratta di un ricorso particolarmente rilevante per la questione del respingimento in altro mare, poich i clandestini, secondo quanto esposto dai ricorrenti, sono stati salvati da una nave da guerra italiana a 35 miglia a sud di Lampedusa e ricondotti a Tripoli, senza essere informati della loro destinazione;
sempre in attuazione dell'articolo 19 del Trattato di amicizia, mentre durante tutto l'anno 2010 il Governo di Gheddafi ha impedito qualunque partenza di rifugiati dal proprio territorio verso l'Europa, nel corso del conflitto del 2011 lo stesso ha adottato, come rappresaglia contro l'Italia, la politica opposta, costringendo migliaia di rifugiati e migranti ad imbarcarsi in natanti del tutto inadeguati;
questa politica ha contribuito nel solo 2011 alla perdita di pi di 2000 persone durante l'attraversamento del Canale di Sicilia;
la Libia tuttora non ha aderito, come unico Stato africano, alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati e non offre alcuna possibilit di ottenere protezione per chi costretto a fuggire dal proprio Paese;
la Libia tuttora non conta su una legislazione che garantisce i diritti elementari dei lavoratori migranti presenti nel proprio territorio;
il Governo italiano il 15 dicembre 2011 ha ritenuto di confermare la validit del Trattato di amicizia, incluso il suo articolo 19;
nel 2011 sono stati accolti circa 28.000 stranieri provenienti da molti Paesi dell'Africa sub-sahariana, costretti a fuggire dalla Libia durante il conflitto;
la stragrande maggioranza di queste persone ha richiesto asilo in Italia e dette richieste sono attualmente all'esame delle apposite commissioni territoriali e dei tribunali;
molte di queste persone in questo periodo hanno espresso la volont di ritornare in Libia e di riprendere le proprie attivit lavorative, una volta che siano accertate le condizioni per realizzare il rientro,

impegna il Governo:

in occasione dell'incontro italo-libico previsto per il 21 gennaio 2012:
a) ad avviare una cooperazione tra i due Paesi in materia di asilo e immigrazione basata sul rispetto dei diritti umani, sul concetto di protezione internazionale e sulla gestione del fenomeno migratorio conforme agli obblighi internazionali;
b) a sollecitare il Governo libico affinch venga ratificata la convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati;
c) a prevedere un programma di ritorno volontario assistito in Libia per i cittadini stranieri accolti in Italia, nonch un sistema di monitoraggio indipendente sul trattamento di queste persone dopo il loro rientro in Libia;
d) a procedere, nelle more della determinazione delle soluzioni pi adatte alle circostanze individuali, all'adozione di misure di protezione temporanea per rilevanti esigenze umanitarie, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico sull'immigrazione);
a sostenere presso le sedi opportune la necessit di incrementare la cooperazione in materia di gestione dei processi migratori e di assicurare una maggior solidariet a livello europeo per una miglior ripartizione delle responsabilit in tale ambito.
(1-00810)
Pezzotta, Adornato, Galletti, Enzo Carra, Tassone, Volont, Compagnon, Ciccanti, Naro.

La Camera,
premesso che:
il 30 agosto del 2008 stato firmato il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Libia, poi ratificato dal Parlamento italiano con la legge 6 febbraio 2009, n. 7;
tale trattato costituiva la cornice giuridico-normativa complessiva su cui si fondavano i rapporti bilaterali con la Libia, prevedendo non solo norme relative alla chiusura del capitolo del passato coloniale e dei contenziosi, ma anche diverse disposizioni in materia di cooperazione in ambito scientifico, culturale e di collaborazione economica e industriale, energetica, nella lotta al terrorismo, alla criminalit organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina, nel settore della difesa, in quello della non-proliferazione e del disarmo e in ambito parlamentare e tra enti locali;
nel febbraio del 2011, a seguito del deflagrare dei noti eventi bellici e dell'adozione della prima delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite - la n. 1970, approvata all'unanimit nella notte tra il 26 e il 27 febbraio 2011 - il trattato rimasto di fatto sospeso per diversi mesi, per essere poi ripristinato nei suoi effetti il 15 dicembre del 2011, a seguito della decisione in tal senso assunta dall'attuale Presidente del Consiglio dei ministri e dal Presidente libico Mustafa Abdul Jalil, in un incontro tenutosi a Palazzo Chigi;
non appena la sospensione degli eventi bellici lo ha permesso, l'Italia, infatti, ha immediatamente riavviato un dialogo diretto e intenso con il partner libico, come confermato anche dalla visita prevista a Tripoli per il 21 gennaio 2012 del Presidente del Consiglio dei ministri, durante la quale sarebbero stati previsti incontri con il Presidente ad interim Jalil, con il Primo ministro libico e con il Ministro del petrolio;
proprio tale incontro dovrebbe essere l'occasione per verificare e aggiornare il futuro dei rapporti non solo economici e commerciali, ma anche culturali, scientifici e in materia dei diritti umani, adeguando il quadro normativo del trattato alla nuova situazione politica intervenuta;
come noto, inoltre, gli eventi che hanno coinvolto i Paesi del Mediterraneo negli ultimi mesi, riconducibili alla cosiddetta Primavera araba, hanno comportato una crescente attenzione ai problemi che accompagnano i flussi migratori, riproponendo in maniera crescente all'attenzione quest'area che da sempre considerata prioritaria nella politica estera dell'Italia;
appare, dunque, sempre pi importante e centrale il ruolo dell'Italia nel bacino del Mediterraneo, che si accompagna all'esigenza evidente che il nostro Paese si renda partecipe, in quanto strategico, nel fornire un contributo alla risoluzione dei problemi connessi ai cambiamenti nella regione, come quello dei flussi migratori, in un ambito europeo, promuovendo e rafforzando il dialogo euromediterraneo;
sulle nostre coste, in seguito ai fatti sopra esposti, si , infatti, registrato un aumento, che era da considerare ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo del tutto prevedibile, degli sbarchi (molti dei quali, purtroppo, finiti in tragedia con centinaia e centinaia di morti in mare), in particolare a Lampedusa;
il Governo, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, dichiarava in data 12 febbraio 2011 lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari nel territorio nazionale; in realt, l'emergenza annunciata non si rivelata delle dimensioni paventate dal Governo, cosa evidenziata anche dall'Europa, per bocca del Commissario europeo agli affari interni, in quanto l'afflusso dei cittadini stranieri nel territorio italiano si rivelato inferiore rispetto alle cifre paventate: si parlato di meno di 55.000 persone, in luogo del mezzo milione di migranti annunciati dalle autorit italiane;
va, inoltre, considerato che l'Italia ha recepito, con forte ritardo, la direttiva 2008/115/CE del 16 dicembre 2008, la cosiddetta direttiva rimpatri, adottata attraverso la procedura di codecisione da Parlamento e Consiglio, che mira a stabilire delle regole comuni che disciplinino la fattispecie del rimpatrio dei cittadini non comunitari;
la direttiva 2008/115/CE definisce norme e procedure comuni da applicarsi negli Stati membri relativamente alle procedure di rimpatrio di cittadini di Paesi terzi, il cui soggiorno risulti irregolare: tali procedure devono essere eseguite nel rispetto dei diritti fondamentali, in quanto considerati principi generali del diritto comunitario e del diritto internazionale, e sempre nel rispetto degli obblighi previsti in materia di rifugiati e di diritti dell'uomo; la direttiva chiarisce come il rimpatrio sia cosa diversa dal respingimento, quest'ultimo, infatti, avviene alle frontiere, al momento dell'accesso illegale dello straniero non comunitario nel territorio Schengen;
la situazione attuale, sia in termini di effettivi rimpatri, che di respingimenti e di gestione dei centri di identificazione ed espulsione, assolutamente critica; in particolare, la situazione si aggravata a seguito della decisione del precedente Governo di estendere da 6 a 18 mesi il periodo massimo di trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione in linea, da un punto di vista meramente formale, con quanto previsto dalla direttiva: tuttavia, da un punto di vista sostanziale, la direttiva prevede che il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione debba avere durata quanto pi breve possibile e mai oltre il termine strettamente necessario per raggiungere lo scopo dell'allontanamento. Inoltre, il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione pu essere disposto solamente se, nel caso concreto, non possono essere efficacemente applicate altre misure sufficienti ma meno coercitive. Il precedente Governo, nel recepire la direttiva, si , quindi, ispirato fondamentalmente ad una logica repressiva, in contrasto con la ratio della direttiva che prevede che il trattenimento debba essere una misura residuale;
ad aggravare ulteriormente la situazione ha concorso, inoltre, la decisione, diventata operativa con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della relativa ordinanza promossa dall'allora Ministro dell'interno Roberto Maroni, di trasformare in centri di identificazione ed espulsione i centri di accoglienza per richiedenti asilo, che erano stati creati ad hoc per gestire l'emergenza profughi successiva agli sconvolgimenti del bacino del Mediterraneo,

impegna il Governo:

ad affrontare, in tutte le sedi utili e con tutti gli strumenti a sua disposizione, a partire dall'imminente incontro del Presidente del Consiglio dei ministri con le autorit libiche, previsto a Tripoli per il 21 gennaio 2012, il tema della gestione dei flussi migratori, con particolare riferimento ai cittadini stranieri giunti nel nostro Paese in seguito ai conflitti e alle rivolte nel bacino del Mediterraneo, nonch ad attivarsi per la definizione di regole comuni per il diritto di asilo;
a prevedere che le procedure di rimpatrio e, pi in generale, le politiche di contrasto all'immigrazione irregolare vengano effettuate all'interno di un quadro complessivo di riorganizzazione della gestione del fenomeno migratorio, nel rispetto della legalit internazionale e delle normative comunitarie in materia;
a rivedere radicalmente la politica degli ultimi anni in materia di centri di identificazione ed espulsione e centri di accoglienza per richiedenti asilo, rivelatasi del tutto insufficiente anche nelle recenti circostanze, la quale, oltre a ledere profondamente i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, si sta dimostrando, oltre che decisamente fallimentare sotto il profilo dell'efficacia della gestione di un fenomeno cos complesso e centrale come quello dei flussi migratori, anche profondamente lesiva dei diritti umani e sta mettendo seriamente alla prova un comparto, quello della sicurezza, gi pesantemente colpito da tagli di mezzi e risorse;
a farsi promotore e ad avviare modelli efficienti di partenariato europeo con i Paesi del bacino del Mediterraneo, come Libia, Tunisia, Egitto e Marocco, volti alla gestione del fenomeno dell'immigrazione e ad una politica di contrasto dell'immigrazione irregolare che passi dalla cooperazione e dall'aiuto allo sviluppo dei Paesi partner, nonch da una regolamentazione ragionevole dei flussi regolari che tenga in considerazione anche i nuovi scenari legati alla crisi economica internazionale.
(1-00811)
Amici, Tempestini, Maran, Livia Turco, Bressa, Zaccaria, Porta, Barbi, Bordo,Colombo, Corsini, D'Antona, Fedi, Ferrari, Fiano, Fontanelli, Giovanelli, Lo Moro, Minniti, Naccarato, Narducci, Pollastrini, Touadi, Vassallo.

La Camera,
premesso che:
i rapporti tra Italia e Libia, anche in materia di immigrazione, sono regolati a partire dalla cornice giuridica del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato nell'agosto del 2008 e poi ratificato dal Parlamento italiano ed entrato in vigore nel febbraio 2009;
tale Trattato ha rappresentato la premessa, come hanno dimostrato i fatti e come dichiarato dal ministro dell'interno pro tempore Maroni e dal ministro della difesa pro tempore La Russa, per l'avvio da parte del Governo Berlusconi della politica dei respingimenti in mare, e cio dell'intercettazione in mare dei migranti provenienti dalla Libia e della loro riconsegna alle autorit libiche in assenza di alcun accertamento del loro status, a partire dalla potenziale garanzia di protezione internazionale da parte delle autorit del nostro Paese;
la politica dei respingimenti stata pi volte stigmatizzata da istituzioni internazionali come l'Unione europea, le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa perch considerata in violazione delle norme internazionali sottoscritte dall'Italia e perch realizzata verso il regime autoritario di Gheddafi, noto per le violazioni dei diritti umani, in particolare ai danni dei migranti provenienti dalle zone dell'Africa martoriate dalle guerre e dalle carestie;
con l'avvio del conflitto bellico tra la Nato e la Libia nel 2011, ripresa da parte del regime libico una politica di promozione dei viaggi, organizzati dalla criminalit organizzata, dei migranti verso l'Italia, come confermato da fonti di intelligence e dalle attivit di monitoraggio del Mediterraneo;
questa politica ha determinato la morte di molte centinaia di persone nel Mediterraneo che si sono aggiunte alle migliaia che nel tempo hanno perso la vita per raggiungere le coste dell'Europa;
solo in quel momento il Governo Berlusconi ha opportunamente sospeso le politiche dei respingimenti verso la Libia che avrebbero potuto determinare tragedie di proporzioni ben maggiori ed ha accolto i migranti nei centri di accoglienza del nostro Paese;
dall'analisi dei flussi di migranti giunti nel nostro Paese dalla Libia nel corso degli ultimi mesi, emerge chiaramente come la quasi totalit delle persone non siano di nazionalit libica, bens di paesi dove sono in corso conflitti armati come la Somalia, l'Eritrea, il Sudan, il Congo ed altri, o dove siano in corso crisi umanitarie, trattandosi dunque di persone potenzialmente soggette a protezione internazionale e non da considerare immigrati clandestini;
inoltre, dopo la caduta del regime di Gheddafi e l'insediamento del nuovo governo libico, la Libia non ha ancora provveduto ad adattare il proprio ordinamento al rispetto degli standard minimi per il rispetto dei diritti dei migranti, a partire dalla ratifica della convenzione Onu sui diritti dei rifugiati del 1953 e dal suo recepimento interno, ed tutt'ora, tra l'altro, un Paese nel quale vige la pena di morte,

impegna il Governo

ad adoperarsi per far s che sia garantita la protezione internazionale, e nei casi consentiti, il diritto di asilo, secondo quanto previsto dalla Costituzione e dalla legge italiana, alle persone giunte dalla Libia nel corso degli ultimi mesi che provengano da paesi dove sono in corso conflitti o crisi umanitarie, o dove comunque la loro incolumit sarebbe a rischio;
a non riprendere in nessun caso, anche di fronte a nuovi arrivi di migranti, le politiche di respingimento, n verso la Libia, n verso altri paesi;
a chiedere in occasione della visita del Presidente del Consiglio dei ministri in Libia del 21 gennaio 2012, che il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione, sia adeguato, in tempi e modi da concordare con la controparte, al rispetto dei diritti umani fondamentali, compresi quelli dei migranti;
a chiedere che il nuovo governo libico, come ha peraltro fatto quello tunisino appena insediatosi, ratifichi tutti gli strumenti internazionali in materia di diritti umani, a partire dalla convenzione Onu sui diritti dei rifugiati del 1953 e dallo statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale, e attui la moratoria legale della pena di morte;
a promuovere in sede europea un'iniziativa affinch si sviluppi rapidamente una politica comune in materia di immigrazione e di diritto di asilo, sollecitando, non solo nei momenti di crisi, il consolidamento della solidariet tra i paesi e le istituzioni comunitarie e abbandonando deleterie retoriche antieuropee e vetero-nazionaliste estranee alla tradizione politica italiana.
(1-00820)
Mecacci, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Zamparutti, Sarubbi, Duilio, Touadi, Corsini, Colombo.