11 gennaio 2012

In diecimila al corteo per Zhou e Joy
In ricordo delle due vittime di Tor Pignattara. La comunità orientale sfila compatta. Invoca più sicurezza e meno discriminazione.
Il Tempo, 11-01-2012
Maurizio Gallo

«Ju jue baolì, yan chen shong shou». «No alla violenza, vogliamo sicurezza». Lo slogan risuona come un mantra lungo tutto il corteo, dall'Esquilino a Tor Pignattara. I cinesi, diecimila secondo gli organizzatori, lo urlano per due ore senza sosta mentre marciano pacificamente sull'asfalto della Capitale che mercoledì sera si è tinto del sangue di Zhou Zeng e della piccola Joy. Due vite stroncate da un'unica pallottola calibro nove in via Alò Giovannoli, nel cuore di questo quartiere multietnico dove la comunità orientale negli ultimi anni si è diffusa a macchia d'olio, aprendo negozi di alimentari e souvenir, bar e ristoranti. E sportelli di money transfer, come quello dell'uomo ucciso da una coppia di balordi.
Il corteo parte da piazza Vittorio alle 15,30. Molti stringono fra le dita margherite, crisantemi e rose rigorosamente bianchi. I fiori del lutto in Cina. «Stop killing», «Vogliamo giustizia», recitano alcuni cartelli. Un interminabile striscione, sempre bianco, è ricoperto da migliaia di firme. Nelle prime file, vestiti di nero, uomini e donne mostrano le foto delle due vittime. Sotto quella della bimba si legge: «Nel paradiso non c'è violenza. Riposa in pace». Il corteo imbocca via Principe Eugenio, passa sotto Porta Maggiore, si snoda sulla Casilina. Molti si affacciano alla finestra per guardare. Non hanno mai visto così tanti cinesi insieme. Qualcuno comincia a distribuire candele. Altri stringono in mano una copia del giornale «Nuova Cina» che riporta in prima pagina la notizia del duplice omicidio. E parla di una «comunità colpita quotidianamente da atti criminosi di cui questo è stato il più vile». È il clima che si respira tra i manifestanti che, al di là degli attestati di solidarietà, si sentono nel mirino della criminalità. E del razzismo. «Tanti immigrati negativi vengono qui e commettono crimini», dice un ragazzo. «Se succede qualcosa ai cinesi non gliene frega niente a nessuno», aggiunge un altro con accento romanesco. «Non possiamo stare a guardare, ci vuole più sicurezza - invoca Xin, 15 anni - Bisogna fare qualcosa». Ma cosa? «Scendere in piazza, come oggi, e combattere il razzismo - continua - A scuola qualche volta mi dicono "brutto cinese". Ma io non rispondo neanche: se sono così da ragazzi, non possono migliorare...». «I cinesi sono guardati male, si pensa che abbiano molti soldi - spiega una ragazza - e il rapporto con gli italiani è peggiorato, forse per colpa della crisi». Non si sentono protetti i migranti venuti dalla Repubblica Popolare. «Ho un bar sulla Casilina, non lontano da via Giovannoli - racconta Fiona mentre percorriamo via del Pigneto - Ho subito tre furti e, l'ultima volta, la polizia non è voluta neanche venire a vedere. Noi non siamo importanti per voi italiani». Ma Claudio, 16 anni, è italiano e sfila accanto a loro: «L'ho letto sul giornale e sono venuto - dice - Quello che è successo è sconvolgente. Non è possibile morire a nove mesi così, con un colpo in testa per una rapina». Come la madre di Vanessa Russo, uccisa con un colpo d'ombrello da una romena nel 2007, che per un tratto si unisce al corteo: «Ero sul bus e ho deciso di scendere e partecipare - spiega Rita Pozzato - Ci vogliono pene più severe. Alla mamma di Joy voglio dire: forza e coraggio», conclude. La gente, osserva la portavoce della comunità cinese Lucia King, ormai è esasperata. C'è chi ha subito sei-sette rapine o scippi».
La fiaccolata gira a destra per via Tempesta. E all'altezza di via Giovannoli, luogo del delitto, un gruppetto si raduna accanto all'edicola, depone fiori, accende altre candele. Sotto l'abitazione delle vittime la cognata di Zhou Zeng si inginocchia piangendo e si dispera, consolata da amici e parenti. Gli abitanti di Tor Pignattara e altri romani si uniscono ai cinesi e insieme raggiungono largo Bartolomeo Perestrello. Parlano le autorità municipali, cittadine, provinciali e regionali. Poche frasi per esprimere solidarietà e vicinanza. La manifestazione è conclusa. La gente si allontana. Ma per molti cinesi la giornata non è finita. Si deve tornare a lavorare.



La rabbia della comunità cinese 'Chiediamo più protezione' '
In mille alla fiaccolata per ricordare le vittime di Roma
la Repubblica, 11-01-2012
ZITA DAZZI
Milano -UNA veglia a meta del pomeriggio, con le fiaccole e gli striscioni listati a lutto. Cosi, in piazza Gramsci, nel cuore della Chinatown meneghina, la comunita cinese si e ritrovata ieri per piangere il commerciante Zhou Zong e la figlioletta Joy di pochi mesi, uccisi il 4 gennaio durante una rapina a Roma. Un presidio con quasi mille persone per chiedere alle istituzioni di garantire la sicurezza ai negozianti orientali «che hanno contribuito a costruire il benessere della citta», come spiega il presidente di una delle associazioni presenti, Lu Rong Yi: «Siamo qui pieni di dolore e di sdegno, chiediamo al governo e al Comune più sicurezza per le nostre attivita commerciali. E vero, qui non c'e razzismo, abbiamo un buon rapporto con gli italiani, ma non ci sentiamo sicuri di fronte alla criminalità».
Le istituzioni sono in piazza. Accanto alle bandiere dell'Unione commercianti, ci sono rappresentanti di Comune, Provincia e Regione, oltre che della comunità di Sant'Egidio. II sindaco di sesto Giorgio Oldrini ha mandato un assessore, che legge un lungo messaggio di cordoglio. Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare di Palazzo Marino — accanto all'assessore alla Cultura Stefano Boeri — interviene durante la cerimonia: «Voi siete un pezzo della nostra città, noi vogliamo costruire un'integrazione piena, anche per questo vogliamo affrontare nodi spinosi e risolvere problemi antichi del quartiere dove avete molte attivita imprenditoriali di commercio all'ingrosso. Venerdi ci sarà il primo tavolo di confronto». In piazza ci sono anche esponenti del Comitato Vivisarpi, che in passato ha fatto la guerra alle attività c ommerciali dei cinesi chiedendo regole più severe al Comune. «Bene che ci siano anche loro, speriamo che d'ora in poi si riesca a dialogare», commenta Angelo Ou, storico rappresentante della comunità. Il segretario dell'associazione dei commercianti cinesi Ma Kebo ribadisce: «La fiaccolata di oggi è un gesto di solidarietà, ma siamo anche molto preoccupati per la sicurezza dei nostri affiliati. Speriamo che la polizia riesca al più presto ad arrestare i responsabili di questo barbaro omicidio. Il nostro concittadino Zhou era un onesto lavoratore». La signora Liang Hui, console generale a Milano, ringrazia le autorità presenti: «Speriamo che la comunità cinese possa avere più protezione. I cinesi di questa città vogliono essere amici dei residenti e contribuire allo sviluppo economico, anche in questo momento di crisi, insieme possiamo superare questi ostacoli». Il presidente della Província, Guido Podestà, promette: «La comunità cinese è un valore aggiunto per la nostra città, è ben integrata, un modello di convivenza da imitare. Faremo di tutto perché non accadano mai a Milano delitti tanto efferati come quello accaduto a Roma».



Immigrazione. Il permesso di soggiorno a punti: le nuove norme
Immigrazione.aduc.it, 11-01-2012
Manca ormai poco all'entrata in vigore del cosiddetto “permesso di soggiorno a punti”. Il Consiglio di Stato e la Conferenza unificata Stato-Regioni hanno infatti approvato, in parte modificandola, la bozza del regolamento stilato dal Consiglio dei Ministri nel maggio 2010 sull'accordo di integrazione previsto all’art. 4-bis, comma 2 del Testo Unico Immigrazione. Il nuovo D.P.R. 14 settembre 2011, n. 179 e’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 11 novembre 2011, ed entrera’ in vigore nel mese di marzo 2012, senza effetto retroattivo.
Lo straniero di eta’ superiore ai 16 anni, che fa ingresso per la prima volta in Italia dopo l’entrata in vigore del regolamento e presenta istanza di rilascio di un permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno, dovra’ pertanto concludere con lo Stato italiano un vero e proprio contratto, col quale si impegna a raggiungere entro 2 anni un determinato livello di integrazione sociale e culturale, valutato e misurato in un sistema a punti o crediti.
La “soglia di adempimento”, che deve necessariamente raggiungersi per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, e’ fissata in 30 crediti. Gli allegati B e C al regolamento contengono un elenco delle attivita’ che comportano rispettivamente attribuzione e decurtazione di crediti:
- qualora il numero di crediti raggiunti allo scadere dei 2 anni sia pari o superiore a 30, e siano stati conseguiti il livello A2 della conoscenza della lingua italiana parlata e il livello di sufficienza della conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia, l'accordo si estingue per adempimento e viene rilasciato il relativo attestato;
- qualora il numero di crediti raggiunti sia superiore a 0 ma inferiore 30, oppure non siano stati conseguiti i livelli richiesti di conoscenza della lingua italiana parlata, della cultura civica e della vita civile in Italia, l’accordo e’ prorogato per 1 anno, durante il quale lo straniero ha la possibilita’ di “rimediare” guadagnandosi i crediti mancanti;
- qualora il numero finale di crediti sia pari o inferiore a 0, e' decretata la risoluzione dell'accordo per inadempimento, e (se non si rientra in un caso di inespellibilita’) lo straniero e’ immediatamente espulso.
La stipula dell’accordo e’ tuttavia esclusa per le seguenti categorie di stranieri:
- affetti da patologie o da disabilita' tali da limitare gravemente l'autosufficienza o da determinare gravi difficolta' di apprendimento linguistico e culturale;
- minori non accompagnati affidati ai sensi dell'articolo 2 della legge 4 maggio 1983, n. 184, ovvero sottoposti a tutela (per essi l'accordo e' infatti sostituito dal completamento del progetto di integrazione sociale e civile di cui all'articolo 32, comma 1-bis, del testo unico);
- vittime della tratta di persone, di violenza o di grave sfruttamento (per essi l'accordo e' sostituito dal completamento del programma di assistenza ed integrazione sociale di cui all'articolo 18 del testo unico).
Pur restando, a nostro avviso, una serie di rilevanti profili di illegittimita’ costituzionale dell’accordo di integrazione, il regolamento definitivo ha introdotto delle novita’ che nel complesso hanno alleggerito, rispetto alla prima bozza elaborata dal Governo, il carico degli adempimenti imposti allo straniero.
Queste le novita’:
- si prevede la traduzione dell’accordo in una lingua conosciuta dallo straniero o, se cio' non e' possibile, in inglese, francese, spagnolo, arabo, o cinese, albanese, russo o filippino;
- al momento della sottoscrizione dell’accordo presso lo Sportello Unico, si assegnano allo straniero 16 crediti iniziali, corrispondenti al livello A1 di conoscenza della lingua italiana parlata ed al livello sufficiente di conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia, livelli che pertanto si presumono esistenti;
- il micro-corso introduttivo di 5-10 ore nel corso di una giornata, che dovrebbe fornire una base di formazione civica e di informazione sulla vita civile in Italia, prevede adesso l'utilizzo di materiali e sussidi tradotti nella lingua indicata dallo straniero o, se cio' non e' possibile, nelle stesse lingue elencate sopra;
- si concede allo straniero la possibilita’ di frequentare tale “sessione informativa gratuita” fino a tre mesi dopo la stipula dell’accordo, prevedendo tuttavia, in caso non vi partecipi, la perdita di 15 dei 16 cerditi acquisiti inizialmente. La verifica dell’effettiva frequenza della sessione avviene gia’ dopo il primo anno dalla sottoscrizione dell’accordo;
- lo straniero che, trascorsi i 2 anni, non abbia adempiuto all'obbligo di istruzione dei figli minori, perde in un sol colpo tutti i crediti acquisiti (sia quelli assegnati inizialmente che quelli conseguiti in seguito), ed il suo contratto si risolve per inadempimento, senza possibilita’ di proroga;
- nel caso di concessione dell’anno di proroga, l’autorita’ competente tiene conto dell’inadempimento parziale soltanto per quanto riguarda l'adozione dei provvedimenti discrezionali di cui al testo unico, e non anche (come era previsto nelle bozza) per l’adozione dei provvedimenti in materia di cittadinanza.
Resta in ogni caso un grave profilo di illegittimita’ costituzionale, poiche’ l’elenco dei reati e delle misure di sicurezza personali contenuti all’allegato C, e quindi idonei a comportare la decurtazione di punti (anche qualora applicati in via non definitiva!), continua a non distinguere fra reati ostativi o meno al rinnovo del permesso di soggiorno secondo le previsioni del Testo Unico. Cio’ equivale a trasformare in ostativi rispetto alla permanenza sul territorio dello Stato, dei reati che non sono previsti come tali dalla legge.



Immigrati: Allocca, in Toscana 1.315 profughi dal nord Africa
Libero.it, 11-01-2012
Firenze, 11 gen. - (Adnkronos) - ''Dal momento che lo stato di emergenza e' stato prorogato a tutto il 2012, entro la fine di quest'anno, secondo norma, saranno prese in considerazione tutte le domande avanzate dai profughi. Ma dopo sei mesi che ha avanzato la richiesta, un profugo puo' gia' iniziare a lavorare. Non e' necessario che aspetti la conclusione dell'iter burocratico''. L'assessore alle Politiche sociali, Salvatore Allocca, ha risposto in questi termini nell'aula del Consiglio regionale all'interrogazione presentata dal consigliere Rudi Russo dell'Idv sulle prospettive dei profughi nordafricani in Toscana.
L'assessore regionale, che ha sottolineato l'importanza del fatto che in ogni caso venga dichiarata ''l'ammissibilita' dello status'', ha ricordato che in Toscana ''sono attualmente inseriti nei percorsi di accoglienza ben 1.315 profughi provenienti da vari Paesi del Nord Africa'' e ha sottolineato che ''nelle 130 strutture diffuse sul territorio regionale si sta conducendo un buon lavoro teso all'accoglienza e all'inserimento di queste persone''.



Immigrazione: Prato; arrivano 7 'assessori-ombra' cinesi
'Gruppo di contatto' per sanita', impresa e criminalita'
(ANSA) - PRATO, 10 GEN - Sette assessori-ombra per migliorare l'integrazione dei cinesi a Prato, dove vivono 30.000 orientali regolari piu' una quantita' indefinita di clandestini. Parte da Prato l'ultima scommessa per l'immigrazione. Il ''gruppo di contatto'' e' stato scelto dall'ambasciata della Cina a Roma, tra immigrati di seconda generazione. Dovranno occuparsi di progetti in tema di sanita', rifiuti, criminalita', rapporti tra imprese ed enti italiani, associazionismo italo-cinese, fiscalita', igiene. Tra loro c'e' anche un avvocato. (ANSA).



Immigrati/ Schettino (Cei): "Permesso di soggiorno a chi viene licenziato"
Affaritaliani.it, 10-01-2012
La mancanza di permesso di soggiorno "crea tensioni" ed e' un errore far ripiombare in una situazione irregolare gli stranieri che vengono licenziati, perche' in un momento di crisi economica come l'attuale cio' potrebbe generare nuovi "momenti di recrudescenza". Lo afferma monsignor Bruno Schettino, presidente della Commissione Episcopale per le migrazioni, che a margine della presentazione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato ha chiesto di concedere "almeno un anno di permesso di soggiorno" a quanti si trovano in situazione irregolare ma "non hanno commesso reati, conoscono un po' l'italiano e hanno voglia di restare".
Immigrati Lampedusa 7
"Durante quest'anno possono creare o cercare lavoro", ha spiegato il presule. La misura, ha chiarito, andrebbe applicata a quanti non sono mai stati regolarizzati, ma pure ai tanti immigrati che, a seguito della crisi, negli ultimi tempi hanno perso il lavoro e, conseguentemente, sono divenuti irregolari. "Lo stato di 'clandestinita'' - ha ricordato monsignor Schettino - e' pericoloso e puo' esplodere: senza permesso gli immigrati non hanno alcun riconoscimento civile e giuridico, soffrono e non possono cercare un'occupazione".
Il direttore generale della Migrantes ha anche spiegato ai giornalisti che negli ultimi due anni il lavoro e' tendenzialmente calato per gli italiani ma cresciuto per gli stranieri: nel 2009-2010, ha rilevato sulla base dei dati del ministero del Lavoro, i lavoratori italiani hanno perso 863mila posti mentre gli stranieri ne hanno guadagnati 309mila. Tendenza confermata nei primi tre trimestri del 2011 (-160mila, -81mila e, con inversione di tendenza, +39mila per gli italiani, +270mila, +168mila e +120mila per gli stranieri).
"Senza gli stranieri, alcuni settori, come agricoltura, turismo e assistenza famigliare sarebbero in crisi", ha osservato monsignor Perego per sostenere che "gli immigrati sono una risorsa". "I fatti criminali - ha assicurato - nascono soprattutto da una debolezza culturale e morale, non e' l'economia che genera questo tipo di reazioni"
.

 


Torino, la scommessa del "Dado" dove l'integrazione dei Rom è possibile
Dove da quattro anni vivono famiglie di ex nomadi strappate alla miseria dei campi abusivi. Nessuna roulotte o alloggi di fortuna, stufe a gas e letti improvvisati. Qui tutti hanno il loro appartamento. E una serie di regole da rispettare: i figli a scuola, un lavoro, essere alla larga della criminalità. Un patto di cittadinanza con i volontari dell'Associazione Terra del Fuoco
la Repubblica, 09-01-2012
LORENZA CASTAGNERI
TORINO - Un  condominio dalla facciata gialla alla periferia di Settimo Torinese. Un'altalena, uno scivolo e qualche altra giostrina per bambini nel piazzale davanti all'ingresso. Qui, da quattro anni, vivono famiglie Rom strappate alla miseria dei campi abusivi. Niente più roulotte o alloggi di fortuna, stufe a gas e letti improvvisati. Qui tutti hanno il loro appartamento. E una serie di regole da rispettare: mandare i figli a scuola, trovare un lavoro, tenersi lontani dalla criminalità, pulire gli spazi comuni. Diritti e doveri. E' questo il patto di cittadinanza con i volontari dell'Associazione Terra del Fuoco 1.
L'inizio della storia. Tutto comincia poco più di cinque anni fa a Borgaro, altro centro della cintura torinese a pochi chilometri da Settimo. In una fredda giornata di metà novembre, va a fuoco un campo nomadi. Centinaia di persone si ritrovano senza un posto in cui andare. Di loro si prende cura Terra del Fuoco. E' allora che nasce l'idea del Dado. I volontari bussano alle porte dei Comuni della zona: serve uno stabile non utilizzato che i rom possano ristrutturare per poi andarci a vivere. Si chiama autorecupero. E' una soluzione abitativa sostenibile molto diffusa all'estero ma poco in Italia. Dopo tanti no, arriva la prima risposta affermativa: è quella del sindaco di Settimo Aldo Corgiat. L'edificio di via Milano viene dato in concessione ai volontari. Il sogno diventa realtà e per tanti inizia una nuova vita. Oggi al Dado vivono
5 famiglie rom e 9 rifugiati politici.
Le testimonianze. Violeta, 22 anni, è lì da quattro. Con lei ci sono il padre, la madre, i due fratelli e la figlia più piccola. Prima stavano al campo di Borgaro. "Io non c'ero il giorno dell'incendio - ricorda - mi telefonò mia madre. Piangeva. Avevamo perso tutto". I suoi genitori ora sono commercianti ambulanti, i fratelli adolescenti vanno a scuola. Anche lei studia: "Sto cercando di prendere la licenza media". Nel frattempo si occupa della casa e della sua piccola di un anno e mezzo. L'altra, tre anni, è rimasta in Romania. "La lontananza è terribile ma qui mi trovo bene - continua - siamo perfettamente integrati". E' tranquilla Violeta, anche se sa che non potrà rimanere al Dado per sempre. Una volta raggiunta la stabilità economica il regolamento prevede infatti che le famiglie trovino un'altra sistemazione per permettere a nuovi inquilini di intraprendere il percorso di allontanamento dalle baraccopoli.
Si è riacceso il dibattito. Da qualche settimana a Torino si è riacceso il dibattito sulla condizione dei nomadi in città. Una ragazzina inventa di essere stata violentata da due Rom. E una fiaccolata di solidarietà si trasforma in un raid punitivo contro gli abitanti del campo della Continassa. Roulotte, tende, vestiti. Tutto viene dato alle fiamme. Un fatto di cronaca che ha riproposto il Dado come un esempio di buona integrazione. "All'inizio non è stato facile. Abbiamo dovuto affrontare le reticenze dei cittadini di Settimo. La gente non riusciva ad accettare che una parte di città venisse regalata agli zingari", spiega Oliviero Alotto, presidente di Terra del Fuoco. Ma loro, i volontari, non si sono arresi. E per fare breccia nel muro di ostilità che si sono trovati di fronte hanno chiesto aiuto alla vicina parrocchia di san Vincenzo Dè Paoli e alle insegnanti delle scuole cittadine. I bambini del Dado sono stati seguiti nell'apprendimento e per loro si sono aperte le porte dell'oratorio. "Poco a poco siamo riusciti a dimostrare che i rom non sono un problema ma una risorsa. Il clima è cambiato. Oggi c'è davvero integrazione".
Il Dado un modello replicabile? "Io credo di sì - risponde Alotto  -  E' l'unico modo per superare il problema dei campi rom abusivi. A Torino se ne parla da anni. Edifici non più utilizzati che si potrebbero ristrutturare usando l'autorecupero ce ne sono. Quello che serve è una forte volontà politica". Ma anche il coraggio di fare scelte criticabili dai cittadini può non bastare. "Perché progetti di questo tipo abbiano successo e il rispetto della legalità si accompagni alla pura integrazione servono grandi risorse economiche e una forte collaborazione tra più soggetti istituzionali. Gli enti locali non possono agire da soli", spiega Elide Tisi, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Torino. Questioni complesse. Che, chi vive al Dado non conosce. Qui però miracolo di un'integrazione possibile continua.

Share/Save/Bookmark