24 gennaio 2012

Il 14 gennaio un barcone si ribalta: 55 dispersi. Ma a chi interessa?
l'Unità, 24-12-2012
Il 14 gennaio 2012, alle ore 3 del mattino un barcone parte dalla Libia con destinazione Malta, a bordo ci sono 55 persone (tutte somale). Dopo qualche ora, cominciano le difficoltà: il motore è in avaria e l’acqua invade la barca. L’allarme, lanciato da alcuni passeggeri, arriva in Italia, ma a nulla serve. Il barcone si ribalta. Bilancio: tutti dispersi a parte uno, il cui cadavere è stato già ritrovato. Nonostante il lancio di SOS, l’imbarcazione non è stata soccorsa né dalla Marina italiana né da quella maltese perché il naufragio è avvenuto in prossimità della costa libica. Attualmente non c’è alcuna indagine in corso: quello che è stato trovato (o non è stato trovato) non lascia ombra di dubbio. Vicenda archiviata. Nelle stesse ore affondava la nave da crociera Concordia al largo dell’isola del Giglio. Una notizia, quella, seguita mediaticamente passo dopo passo: l’urto, le urla dei passeggeri, l’allarme dato attraverso gli altoparlanti dal comandante, la fuga con le scialuppe, i soccorsi, i morti e, poi, le polemiche. Tutto ben documentato anche dai corrispondenti esteri sia perché a bordo della Concordia c’erano molti ospiti stranieri, sia perché si è trattato di una tragedia inaspettata per una nave di quelle dimensioni. Numerose sono le differenze tra i due incidenti. Una, per esempio, riguarda le cause del naufragio. Quello avvenuto al largo della costa libica è sicuramente l’esito della maledetta combinazione di più irregolarità: delle imbarcazioni, del numero di passeggeri, delle condizioni di navigazione e di chi li trasporta verso l’Italia. Un’altra, ed è la più evidente, è la visibilità mediatica data alle due notizie: differenza tanto ampia da risultare incomparabile. Ora, premessa l’umana pietà per i morti della Concordia, non si può non registrare il sospetto che i 55 somali siano considerati di una categoria diversa (inferiore?) di vittima del mare.



Immigrati: in 100 su un barcone nel golfo di Taranto
AGI) - Taranto, 24 gen. - Un barcone con un centinaio di migranti e' stato intercettato al largo di Policoro e scortato dalle motovedette della Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto nel porto di Taranto. L'imbarcazione, a quanto si e' appreso, era seguita da due piccoli motoscafi, con a bordo i probabili scafisti. Sono in corso le procedure di identificazione degli stranieri, che sarebbero tutti di nazionalita' egiziana.



Bagnasco: risolvere il problema della cittadinanza dei bambini immigrati
In un passaggio della prolusione, passato inosservato, il presidente dei vescovi mostra sintonia con la richiesta espressa lo scorso novembre dal presidente Napolitano
La Stampa.it, 24-01-2012
Andrea Tornielli
Nella prolusione pronunciata in apertura dei lavori al Consiglio permanente della Cei il cardinale Angelo Bagnasco, parlando della necessità di politiche in favore della famiglia, ha accennato allo status dei bambini, figli di immigrati, che sono nati nel nostro Paese. «Si chiede ogni sforzo e lungimiranza perché si corregga una rotta destinata a deragliare sul piano antropologico e sociale – ha detto il presidente dei vescovi italiani – e perché il soggetto famiglia sia sostenuto con politiche forti, dirette ed efficaci, anche in ordine alle scelte educative per i figli».
«A proposito di solitudine – ha aggiunto – non possiamo pensare solo alla compagnia che deriva dal nucleo familiare, ma anche a quella espressa da un popolo. Emerge così il problema anche dello status dei bambini di immigrati che vedono la luce nel nostro Paese, e che frequentano la scuola fianco a fianco dei nostri bambini, avviati insieme nell’unico sentiero della vita». Il cardinale non è entrato nel dettaglio, ma ha segnalato la necessità di risolvere il problema, tenendo conto che i figli degli immigrati sono «avviati insieme nell’unico sentiero della vita» con i «nostri bambini».
Lo scorso novembre era stato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad augurarsi che «in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza per i bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negare questo diritto è un’autentica follia, un’assurdità. I bambini hanno questa aspirazione».
Il tema è uno di quelli che stanno a cuore al ministro per la Cooperazione internazionale e per l'Integrazione, Andrea Riccardi, che due settimane fa era tornato a parlare del problema della cittadinanza per i «minorenni figli di cittadini stranieri che, in base ai dati, sono il 7,5% della popolazione scolastica». «Ritengo – aveva detto Riccardi – che si debbano cominciare a riprendere i lavori in materia di cittadinanza almeno per affrontare il problema dei bambini nati in Italia figli di stranieri che sono qui da un certo periodo».



Una bimba marocchina torinese ad honorem
Per sostenere l'appello di Napolitano a introdurre lo "ius soli"
La Stampa, 24-01-2012  
MARIA TERESA MARTINENGO
Una cittadina onoraria piccola piccola, come segno, come riconoscimento simbolico delle migliaia di bambini figli di immigrati che, nati in Italia, aspettano di diventare italiani. La bimba che potrà diventare torinese ad honorem, una volta che il Consiglio comunale avrà attivato la procedura prevista dall'articolo 7 dello Statuto, è Laila Abdane, figlia di genitori marocchini, nata il primo gennaio àll'1,52 in un ospedale torinese.
La richiesta al sindaco Piero Fassino di conferire la cittadinanza onoraria ad una bimba in fasce è stata avanzata da Roberto Tricarico, responsable Diritti dei gruppo Pd in Sala Rossa, al termine dell'intervento con cui ha illustrate un ordine del giorno, poi approvato dal Consiglio. Il documento, presentato da Tricarico e da Marta Levi, presidente della Commissione Pari Opportunità», e sottoscritto da tutto il gruppo Pd, impegna il sindaco a farsi portavoce affinché non cada nel vuoto l'appello del presidente Napolitano, che ha esortato il Parlamento a legiferare per riconoscere la cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati.
«In Senato è stato depositato un disegno di legge con 114 firme di senatori per modificare la legge sulla cittadinanza e sanci- re il passaggio dallo "ius sanguinis" allo "ius solis" - ricorda Tricarico -, inoltre è in corso fino a febbraio la raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare nell'ambito della Campagna "L'Italia sono anch'io". Che il Consiglio comunale affronti questo tema, pur nei grandi limiti delle sue prerogative, mi pare fondamentale come segno di attenzione verso quel 15% di popolazione di origine straniera residente in città e verso i suoi figli, che contribuiscono a disegnare la città del futuro».
E il futuro, a leggere le cifre dei nati nel 2011, è già qui: i nati da due genitori italiani sono stati 4918, i nati da almeno un genitore straniero 3067. Impensabile immaginare la città - la piu vecchia d'Italia - senza questo secondo numero. Nella fascia zero-due anni, poi, i bimbi non italiani residenti sono 6940, oltre un quarto del totale. I minori stranieri sono in tutto 28.887. Tra loro, dunque, la piccola Laila, uno tra i primi nati a Torino nel 2012. La prima assoluta, Takwa, ha nome straniero ma è cittadina italiana in quanto figlia di genitori italiani di origine tunisina.
L'ordine del giorno ha incontrato l'opposizione della Lega. Il consigliere Fabrizio Ricca, nel ribadire che «i bambini stranieri che nascono qui hanno già gli stessi diritti degli italiani», ha poi evocato lo spauracchio di «madri straniere incinte che arrivano in Sicilia per partorire». Ne è seguito un animato botta e risposta con il sindaco, interrotto più volte anche dal consigliere Pdl Maurizio Marrone.
L'immigrazione è un tema strategico per la vita della nostra città e del Paese. La modificazione strutturale della popolazione è in relazione alle nuove dinamiche economiche», ha rimarcato Fassino. E a chi tentava di interromperlo: «Il sindaco leghista di Treviso vanta i livelli di integrazione raggiunti nella sua città perché si rende conto che il fenomeno va governato e gestito, e non con la paura». Fassino si è detto disponibile. ad aderire alla richiesta di conferimento della cittadinanza onoraria alla piccola Laila se il Consiglio attiverà la procedura.



Decreto semplificazioni: più veloci le procedure per gli immigrati stagionali.
Con le nuove norme i datori di lavoro potranno assumere gli stagionali già in Italia senza necessità di ritornare all’estero per richiedere un nuovo visto.
Immigrazione Oggi, 24-01-2012
La bozza del decreto semplificazioni, che sarà esaminata nel prossimo Consiglio dei ministri, prevede modifiche anche al testo unico immigrazione nella parte che riguarda le procedure di assunzione dall’estero di lavoratori stagionali.
Oggi, in base all’art. 24, comma 2, del testo unico, quando il datore di lavoro presenta domanda di nulla osta per l’assunzione di un lavoratore straniero dall’estero, lo sportello unico per l’immigrazione, rilascia comunque l’autorizzazione nel rispetto del diritto di precedenza maturato, decorsi dieci giorni dalla comunicazione di cui al comma 1 e non oltre venti giorni dalla data di ricezione della richiesta del datore di lavoro.
Secondo quando anticipa l’agenzia il Velino, il decreto allo studio prevede che qualora lo sportello unico, decorsi i venti giorni, non comunichi al datore di lavoro il proprio diniego, la richiesta si intende accolta qualora ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni: la richiesta riguardi uno straniero già autorizzato l’anno precedente a prestare lavoro stagionale presso lo stesso datore di lavoro richiedente; il lavoratore stagionale nell’anno precedente abbia rispettato le condizioni indicate nel permesso di soggiorno e sia rientrato nello Stato di provenienza alla scadenza del medesimo.
L’altra modifica prevede che, fermo restando il limite di nove mesi della durata del soggiorno per lavoro, la durata dell’autorizzazione al lavoro stagionale originariamente concessa può essere prorogata in caso di nuova opportunità di lavoro offerta dallo stesso o da altro datore di lavoro. L’autorizzazione potrà inoltre essere concessa anche a più datori di lavoro, oltre al primo, che impiegano lo stesso lavoratore straniero per periodi di lavoro successivi e sarà rilasciata a ciascuno di essi, ancorché il lavoratore, a partire dal secondo rapporto di lavoro, si trovi legittimamente presente nel territorio nazionale in ragione dell’avvenuta instaurazione del primo rapporto di lavoro.
In tali casi il lavoratore sarà esonerato dall’obbligo di rientro nel suo Paese di provenienza per il rilascio di ulteriore visto da parte dell’autorità consolare e la validità del permesso di soggiorno per lavoro stagionale si intenderà automaticamente prorogata (per un periodo complessivo massimo di nove mesi) fino alla scadenza del nuovo rapporto.



Napoli, arriva il ‘consigliere aggiunto’ Rappresenterà i 40mila immigrati residenti
il Fatto Quotidiano, 24-01-2012
La legge c'è dal '94 ma solo ora è arrivata la delibera ad hoc che permetterà agli stranieri di avere loro rappresentanti o organi consultivi. Nelle stesse ore la Giunta ha poi approvato l'estensione del diritto al voto per i referendum consultivi locali ai sedicenni, siano essi italiani, comunitari o extracomunitari
La norma c’è dal 1994, ma fino a oggi a nessuno a Napoli era venuto in mente di applicarla. Così, i quarantamila extracomunitari residenti in città hanno dovuto aspettare diciotto anni e una delibera ad hoc a firma degli assessori ai Beni comuni e alle Politiche sociali, Alberto Lucarelli e Sergio D’Angelo, prima che il Comune recepisse l’unica parte della Convenzione di Strasburgo ratificata dall’Italia, quella che impegna le Istituzioni nazionali e locali a garantire la possibilità per gli stranieri di avere loro rappresentanti o organi consultivi. In questo caso, un consigliere comunale. Si chiamerà ‘consigliere aggiunto’, e in aula avrà diritto di parola, non di voto. Insomma, non sarà decisivo per l’approvazione di norme e regolamenti, ma avrà il compito di portare in Consiglio le istanze degli extracomunitari presenti in città.
“Si conferma il cammino di questa amministrazione per la costruzione di un modello di partecipazione democratica e inclusiva esteso a tutti i membri della comunità”, ha dichiarato soddisfatto Alberto Lucarelli, mentre nelle stesse ore la Giunta approvava un’altra delibera che estende il diritto al voto per i referendum consultivi locali ai sedicenni, siano essi italiani, comunitari o extracomunitari. Il timore, però, è che si tratti di una iniziativa isolata. Come sottolinea Muhammad Saadi, responsabile immigrazione della Cisl Campania e presidente regionale dell’Associazione nazionale Oltre le frontiere (Anolf): “Le due delibere vanno nella giusta direzione, ma rischiano di restare orfane se non saranno accompagnate da politiche programmatiche e da interventi mirati che possano tracciare un percorso di integrazione solido per gli immigrati a Napoli. Speriamo allora che questo sia il primo passo verso una nuova fase in cui non ci si limiti più ad agire sulle emergenze come è successo finora”.
Entro tre mesi dall’approvazione della delibera in Consiglio la parola passerà dunque agli stranieri residenti, chiamati a votare il loro candidato con modalità del tutto simili alle normali elezioni amministrative. E nella comunità di immigrati c’è già fermento. “Un nome condiviso ancora non c’è”, ammette Jamal Qaddorah, che nella Cgil campana si occupa da anni di immigrati, “ma la rosa di candidati è abbastanza ristretta. Dovremo scegliere tra persone che vivono qui da tempo, in grado di confrontarsi con le Istituzioni, e soprattutto che siano capaci di farsi davvero portavoce di tutti gli extracomunitari, a prescindere dalla loro nazionalità, etnia, religione”. Nessun dubbio, tuttavia, sui primi problemi da portare all’ordine del giorno in Consiglio. “Chiunque sarà eletto – aggiunge Qaddorah – dovrà per prima cosa denunciare le condizioni disperate e inumane in cui versano i rifugiati accolti a Napoli. Se ne dovrebbe occupare per primo l’assessorato regionale alla Protezione Civile, ma in questi mesi l’ha fatto poco e male, come del resto l’intera Giunta regionale”.
Mentre Palazzo San Giacomo apre le porte agli extracomunitari, infatti, a poco più di un chilometro di distanza più di mille rifugiati restano ancora abbandonati al loro destino negli alberghi attorno alla stazione centrale. Senza assistenza sanitaria di base, sfruttati da caporali e in qualche caso anche dagli stessi albergatori che li ospitano, gli stranieri in fuga da guerre e regimi aspettano da mesi un documento che li riconosca rifugiati o anche un permesso di soggiorno per andare via e trovarsi un lavoro. “Sono persone che hanno lasciato la propria terra e i propri affetti per dare dignità e valore alla propria vita, e che si trovano ora a vivere una condizione di incertezza rispetto al proprio destino” ha dichiarato il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, che ha chiesto alle istituzioni di “assicurare loro certezze assistenziali e un futuro a dimensione umana”. Anche lui sa che quella dei rifugiati a Napoli è una bomba a orologeria pronta a scoppiare. E che difficilmente un consigliere comunale “aggiunto” potrà disinnescare da solo.



“Hotel Babele” in un libro l’esperienza di emarginazione del “condominio degli immigrati” a Porto Recanati.
Nel libro di Ramona Parenzan l’esperienza di un ex centro di vacanze che in 16 piani e 480 appartamenti accoglie oltre 2 mila abitanti che parlano almeno 32 lingue.
ImmigrazioneOggi, 24-01-2012
Un condominio di Porto Recanati – 16 piani, 480 appartamenti e oltre 2 mila abitanti che parlano almeno 32 lingue – è descritto come “il simbolo dell’ipocrisia italiana” che trasforma un luogo di vacanza in simbolo di emarginazione.
È questa la testimonianza che Ramona Parenzan racconta nel libro Babel Hotel – Vite migranti nel condominio più controverso d’Italia (Infinito Edizioni, pp. 200, 17 euro con Cd) disponibile da oggi in libreria.
Il libro ha un’introduzione di Gian Antonio Stella, una presentazione di Simone Brioni, la postfazione di Jasmina Tesanovic e ha allegato un Cd con brani inediti e audioracconti.
Babel Hotel affronta il tema delle diverse forme di marginalizzazione sociale causate anche dal sentimento di paura suscitato dall’immigrazione.
Ramona Parenzan spiega lei stessa, attraverso l’Infinito edizioni, cosa voglia dire vivere da “diversi” in un mostruoso luogo creato negli anni ’70 a Porto Recanati, nelle belle Marche, per tutti quegli italiani che, soldi in mano, avevano eletto l’Hotel House a luogo di villeggiatura estiva. Poi il terremoto ad Ancona, la struttura utilizzata per ospitare i terremotati, la speculazione, che ha approfittato del crollo del valore degli appartamenti per comprarli a pochi soldi e affittarli, magari in nero, prima ai meridionali che puntavano verso la zona per il lavoro stagionale, infine ai cosiddetti extracomunitari, quelli che sognano un futuro migliore e il cui sogno diventa, in Italia, regolarmente incubo. L’autrice dice di esservi arrivata nel 2007 grazie a Cristiano Maria Bellei, relatore della facoltà di Sociologia della multiculturalità all’Università di Urbino e poi, intervista dopo intervista, ha accantonato la tesi e pian piano ha cominciato a nascere e a crescere il libro.



La risposta all'immigrazione? In Usa è l'autodeportazione
Il candidato repubblicano Romney favorevole al rimpatrio dei migranti illegali: "Saranno loro a voler tornare a casa"
Libero.it, 24-01-2012
La risposta al problema dell'immigrazione, ndr è l'auto-deportazione, quando le persone decidono di poter stare meglio se tornano nel loro Paese perché qui non possono trovare un lavoro non avendo i documenti richiesti dalla legge". Così il candidato alla nomination repubblicana Mitt Romney durante il dibattito che si è tenuto ieri sera a Tampa, in Florida, dove il prossimo 31 gennaio si svolgerà la prossima tappa delle primarie. L'ex governatore del Massachusetts ha dato questa risposta quando gli è stato chiesto come possa essere contemporaneamente favorevole al ritorno degli immigrati in patria e opporsi alle pratiche di rimpatrio forzato applicate dal governo federale. Secondo Romney, se i datori di lavoro controlleranno con più attenzione i documenti che i dipendenti sono obbligati a presentare, allora gli immigrati illegali decideranno da soli di lasciare gli Usa e il governo non dovrà rispedirli indietro con la forza.
Una politica simile all'auto-deportazione proposta da Romney fu sperimentata dall'amministrazione Bush nel 2008. Gli immigranti illegali ebbero fino a 90 giorni per lasciare il Paese, ma il programma fu interrotto dopo meno di tre settimane, perché si presentarono soltanto otto volontari. Di seguito il governo federale rafforzò le politiche volte a rintracciare i clandestini: una politica a cui Romney dice di essere contrario. In Florida è fondamentale il voto degli immigrati, provenienti soprattutto dall'America Latina.



Francia: anche per le baby sitter vietato portare il velo e simboli religiosi.
Fa discutere la proposta di legge, approvata al Senato ed in discussione all’Assemblea nazionale, che prevede l’obbligo di neutralità religiosa al personale delle strutture private e alle baby sitter che accudiscono bambini con meno di 6 anni.
Immigrazione Oggi, 24-01-2012
Il principio di neutralità religiosa esteso anche alle baby sitter, per le quali sarà vietato tenere i bambini vestite con il velo o con altri simboli religiosi.
È la nuova proposta che fa discutere la Francia dopo che, con l’astensione del maggior partito di governo e il voto decisivo delle sinistre e dei radicali, è stata approvata al Senato ed ora è all’esame dell’Assemblea nazionale.
Presentata dalla senatrice Françoise Laborde, del Raggruppamento democratico e sociale europeo, la proposta di legge estende l’obbligo di neutralità religiosa al personale delle strutture private che accolgono bambini di età inferiore ai 6 anni (asili-nido, centri ricreativi e di vacanza) e alle baby-sitter, per assicurare il rispetto del principio di laicità.
Al centro del dibattito è, ancora una volta, il principio di laicità, sancito all’articolo 1 della Costituzione francese del 1958 e ripreso, in materia, dalla legge del 15 marzo 2004 sull’uso – in tutte le scuole pubbliche – di simboli o abbigliamenti che mostrano un’appartenenza religiosa. La Laborde parte dal presupposto che un nido privato laico non deve avere difficoltà a far rispettare i propri principi, ma va oltre sottolineando che “i genitori possono pretendere che una tata sia 'neutrale' sul piano religioso” anche all’interno di un’abitazione e dunque nella sfera privata.
La proposta di legge stabilisce che gli asili-nido che beneficiano di un aiuto finanziario statale dovrebbero essere obbligati alla neutralità in materia religiosa, quelli che non hanno sovvenzioni dovrebbero imporre quantomeno ai dipendenti che sono a contatto con i bambini di limitare le manifestazioni di tipo religioso, mentre le strutture che affermano il loro carattere confessionale non sarebbero tenute all’obbligo di neutralità. E l’articolo 3 della legge – il più contestato – aggiunge che, a meno di una clausola contraria scritta sul contratto, “l’assistente per l’infanzia è sottoposto a un obbligo di neutralità in materia religiosa durante la sua attività”.

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