05 gennaio 2012

Immigrazione:sbarco Calabria, 27 afghani trovati su spiaggia
Non e' stata individuata la barca che li ha trasportati su costa
(ANSA) - SANTA CATERINA ALLO IONIO (CATANZARO), 5 GEN - Una ventina di immigrati, probabilmente afghani, sono stati trovati stamani a Santa Caterina allo Ionio, sulla costa ionica catanzarese.
A segnalare la presenza dei migranti sono stati alcuni passanti che li hanno notati sulla spiaggia. Le forze dell'ordine hanno rintracciato 27 uomini ma le ricerche proseguono per accertare se vi siano altri immigrati. La barca che li ha trasportati non e' stata trovata. (ANSA).



«Immigrati, la tassa va rivista» Ma Lega e Pdl accusano i ministri
«Vanno considerati redditi e famiglia». Maroni: anche gli stranieri paghino
Corriere della sera, 5-01-2012
Mariolina Iossa
ROMA — Saranno forse stati il dibattito e le polemiche dei giorni scorsi sulla tassa che ciascun immigrato regolare maggiorenne dovrà pagare (da 80 euro fino a un massimo di 200) per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno a convincerli a fare subito qualcosa. Oppure probabilmente ci stavano già pensando. E ieri sono intervenuti: il ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione Andrea Riccardi ha chiamato la collega dell'Interno Anna Maria Cancellieri e insieme hanno scritto una nota.
Insieme «hanno deciso di avviare un'approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia, previsto da un decreto del 6 ottobre 2011 che entrerà in vigore a fine gennaio». Meglio riesaminare tutta la faccenda, prima di infliggere la tassa perché «in un momento di crisi che colpisce anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese c'è da verificare se la sua applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare».
La tassa infatti va aggiunta ai 27 euro e rotti che già sono dovuti per le spese del rinnovo del permesso di soggiorno e da molti, a sinistra e nel centro, ma anche in tutto il mondo cattolico, dalla Cei alla Cisl, dalle Acli alla Caritas, all'Azione cattolica, viene avvertita come una profonda ingiustizia, un balzello d'altri tempi, inaccettabile anche perché non colpisce gli irregolari ma gli stranieri che lavorano con regolare contratto e che quindi già pagano le tasse. Una voce per tutti, quella delle Acli: «L'auspicio è che si arrivi all'abolizione di questa tassa supplementare, dal carattere iniquo e discriminatorio, introdotta con il famigerato pacchetto sicurezza per motivi meramente propagandistici».
Insorgono subito leghisti e Pdl, per i quali la tassa voluta dall'ex ministro Roberto Maroni è giusta perché «anche gli stranieri devono pagare la crisi» e perché il «contributo regolarmente votato da un legittimo Parlamento non può essere cancellato o modificato da un governo tecnico». Su Facebook, Maroni avverte: «La Cancellieri non si azzardi ad abolire il mio permesso di soggiorno a pagamento, sarebbe un atto di vera e propria discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attacco ai diritti di chi lavora e paga la crisi».
Nel Pdl c'è Isabella Bertolini che chiede di stare «attenti al razzismo al contrario, i sacrifici riguardano tutti, no ai trattamenti di favore», e c'è Alfredo Mantovano che giudica l'intervento dei due ministri «tecnici» un «gratuito sfottò al Parlamento».
Sì convinto invece all'iniziativa del governo da parte di tutti gli altri. Nel Pd Livia Turco vuole abolire la tassa «odioso frutto di una mania di persecuzione nei confronti degli immigrati»; nell'Udc Paola Binetti attacca la misura, «discriminante che colpisce in egual modo gli stranieri con attività professionale brillante e quelli che versano in condizioni economiche precarie». Italia dei valori la vuole cancellare («La Lega è xenofoba», dice Leoluca Orlando) mentre vuole almeno rivederla Futuro e Libertà: «È un'assurda stangata».



Tassa di soggiorno, il governo frena Lega annuncia barricate: non la tocchino
Cancellieri e Riccardi: c'è crisi, ripensiamoci. Maroni: non si azzardino. Pd e Idv: cancellatelo. Udc: norma razzista
il Messaggero, 05-01-2012        
ROMA - Il governo frena sulla tassa di soggiorno agli immigrati e la Lega monta subito sulle barricate: «Non si azzardino a toccare il mio decreto», tuona l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni sul suo profilo Facebook.
Avviare riflessione. In una nota diffusa oggi il Viminale ha fatto sapere che la titolare dell'Interno Anna Maria Cancellieri e il ministro della Cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi «hanno deciso di avviare un'approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia, previsto da un decreto del 6 ottobre 2011 che entrerà in vigore a fine gennaio». In particolare, aggiungono i ministri, «in un momento di crisi che colpisce non solo gli italiani, ma anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese, c'è da verificare se la sua applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare».
Maroni. Immediata la reazione di Maroni che sul socialnetwork ha scritto: «Il governo vuole cancellare il mio decreto: io dico alla ministra Cancellieri di non azzardarsi a farlo, sarebbe un atto di vera e propria discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attacco ai diritti di chi lavora e paga la crisi che la Lega non può accettare. Diffido il governo dal fare una cosa del genere. Quella che introduce il contributo per il documento di soggiorno degli stranieri è una legge dello Stato approvata dal Parlamento e non si può modificare se non portandola nuovamente in Parlamento, dove la Lega farà le barricate per impedirlo».
Calderoli. Prima di Maroni, dalle file del Carroccio, era stato l'ex ministro della Semplificazione Roberto calderoli a intervenire: «Una vergogna davvero. Prendiamo atto che per i ministri del governo Monti si possono spremere i nostri pensionati e i nostri lavoratori, tassare i loro risparmi, la loro prima abitazione, ma non si deve chiedere nulla agli immigrati...».
Pd, Idv e Udc. Di segno opposto la reazione del Pd che, tramite Livia Turco, definisce quella di soggiorno «una tassa odiosa, frutto di una mania di persecuzione nei confronti degli immigrati» e sottolinea che «l'unica soluzione veramente equa sarebbe la sua abolizione in modo da far pagare agli immigrati quello che pagano gli italiani per il disbrigo delle normali pratiche burocratiche». Sulla stessa linea anche l'Italia dei Valori e il Terzo Polo, con l'Udc che etichetta come «razzista» la norma al centro delle polemiche.



IMMIGRATI, Il GOVERNO FA LO SCONTO E LA LEGA MINACCIA MONTI
Al vaglio l'abbassamento della tassa sul permesso di soggiorno
il Fatto Quotidiano, 05-01-2012
Caterina Perniconi
La Lega ha contestato l'esecutivo di Mario Monti definendolo "il governo delle tasse". Ora polemizza perché vuole toglierne una. Ma si sa, ci sono tasse e tasse. E se quella da ridurre, ispirandosi alla parola d'ordine "equità", riguarda gli immigrati - ed è stata introdotta dal precedente esecutivo - il Carroccio è pronto a scatenare la battaglia.
Ieri i ministri dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, e dell'integrazione, Andrea Riccardi, hanno annunciato la volontà di ripensare il contributo obbligatorio per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia, previsto da un decreto del 6 ottobre 2011 che entrerà in vigore a fine gennaio. L'idea dei due ministri è quella di calcolare l'imposta secondo le fasce di reddito dei richiedenti. Nel decreto siglato dagli ex ministri Roberto Maroni e Giulio Tremonti, si fissava un contributo di 80 euro per i permessi di soggiorno di durata superiore a tre mesi ed inferiore o pari ad un anno; di 100 euro per quelli superiori ad un anno e inferiore o pari a due anni; di 200 euro per il rilascio del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo. Oltre a questo importo, sarebbero stati riscossi 27,50 euro per le spese relative al documento elettronico. "In un momento di crisi che colpisce non solo gli italiani, ma anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese -ha dichiarato Riccardi - ce da verificare se l'applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare". Ma il partito di Umberto Bossi, lo stesso che ha portato in aula al Senato i cartelli "basta tasse", non ci sta. "Diffido il governo dal fare una cosa del genere - ha detto Roberto Maroni - sarebbe, inaccettabile, incomprensibile ed iniquo, nonché un atto di discriminazione al contrario nei confronti dei cittadini italiani". Mentre il Pd guarda alla possibile norma con sollievo, nel Pdl non sono state apprezzate le intenzioni dei tecnici: "Invito il premier a non muover foglia su materie eccentriche rispetto alla natura e al mandato del suo esecutivo" ha tagliato corto il deputato piddiellino Osvaldo Napoli. La "fase2" non è ancora cominciata e ha già creato numerosi malumori.
Lo scontro sull'articolo 18  ARTICLE DIX-HUIT"? Artikel achtzehn"? Suona un po' difficile pensare che Nicolas Sarkozy ed Angela Merkel abbiano parlato specificamente dello statuto dei lavoratori italiano con Monti. Eppure si vuol far pensare che la bestia nera dell'Europa sia proprio quell'articolo lì, il numero 18. Francia e Germania hanno chiesto invece una riforma globale del mercato del lavoro, sulla quale sindacati e governo potrebbero discutere senza scontri. Ieri il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che aveva stigmatizzato gli incontri bilaterali col governo, è stata la prima ad incontrare informalmente il ministro del Welfare, Elsa Fornero. Un appuntamento "segreto" - del quale non è stato rivelato neanche il luogo - definito "usuale, per definire l'agenda di lavoro" dalla leader confederale. Ma le tappe future restano un mistero. La prossima settimana ci saranno gli incontri con Cisl e Uil. "É positivo il fatto che la polemica sugli incontri separati si sia finalmente risolta con l'avvio di colloqui informali", ha com-mentato il democratico Cesare Damiano. Ma nel Pd le posizioni sulla riforma del lavoro restano frastagliate e il confronto difficile, soprattutto in merito all'articolo 18, sul quale il governo è convinto di dover intervenire. Intanto il presidente del Consiglio mercoledì vedrà la Merkel per rassicurarla sulla tenuta dell'Italia, ma lancia un chiaro avviso: "L'Europa non ha motivo di avere paura del nostro Paese - ha detto Monti al quotidiano francese Le Figaro -l'armonia tra la Francia e la Germania è una condizione assolutamente necessaria per il corretto funzionamento e Io sviluppo dell'Europa. Ma non è sufficiente. Due su 27 paesi, siano essi i due più grandi, non possono decidere per tutti gli altri". Anche sull'articolo 18.
 


Il governo delle tasse grazia gli immigrati
I ministri Cancellieri e Riccardi: "Ripensare l'imposta sul permesso di soggiorno". Democratici e Vaticano sostengono l'abolizione della quota da pagare. Il no di Lega e Pdl. Maroni: "Il mio decreto non si tocca".
il Giornale, 05-01-2012
Emanuela Fontana
Roma - C’è crisi,più tasse per gli italiani. C’è crisi, meno tasse agli immigrati. Dopo un mese di salassi annunciati e applicati, ora il governo Monti lancia l’unico messaggio anti-imposte dal giorno dell’insediamento. Seguendo un ragionamento che potrebbe essere corretto se non arrivasse da chi ha appena flagellato sessanta milioni di cittadini, i ministri dell’Interno Anna Maria Cancellieri e della Cooperazione internazionale Andrea Riccardi stanno lavorando ora in una direzione opposta: hanno deciso di «avviare un’approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia».
Il contributo sarebbe il nuovo balzello deciso da un decreto del governo Berlusconi, a firma degli ex ministri Maroni e Tremonti, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 31 dicembre, che sarà in vigore dal prossimo 30 gennaio. Nel decreto è previsto che gli stranieri che chiedano il permesso di soggiorno debbano pagare tra gli 80 e i 200 euro, a seconda del tipo di documento: la quota minima è per il permesso classico di un anno, 200 euro è invece l’obolo necessario per la carta di soggiorno, destinata ai «soggiornanti di lungo periodo », da rinnovarsi ogni cinque anni. La nuova tassa non riguarda in nessun modo i ragazzi minorenni, gli immigrati che vengono in Italia per cure mediche e coloro che richiedono asilo.
Il ragionamento dei ministri Cancellieri e Riccardi è questo: «In un momento di crisi che colpisce non solo gli italiani, ma anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese,c’è da verificare se la sua applicazione può essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare».
Il Pd applaude, ma la mossa filoimmigrati piace soprattutto agli ambienti cattolici, che questo governo rappresenta in effetti con molti ministri, e soprattutto con il premier Monti.
La Lega è sulle barricate, annuncia l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni. Ma anche il Pdl è gravemente perplesso: intervenire su questa materia sarebbe «uno sfottò al Parlamento», avverte l’ex sottosegretario Alfredo Mantovano. Questo perché la tassa era definita nell’ultimo decreto attuativo di ottobre, ma il contributo «è stato introdotto con la legge 94/ 2009, che a sua volta ha modificato il testo unico sull’immigrazione; è quindi legge dello Stato, varata dopo un confronto parlamentare consapevole e acceso». Se si modifica questa materia, bisogna quindi ripassare dal Parlamento, avverte anche il Pdl Lucio Malan.
Maroni ha subito reagito sulla sua pagina Facebook : «Il governo vuole cancellare il mio decreto sul permesso di soggiorno a pagamento. Io dico alla ministra Cancellieri di non azzardarsi a farlo, sarebbe un atto di vera e propria discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attacco ai diritti di chi lavora e paga la crisi che la Lega non può accettare ». E il vicepresidente del Carroccio al Senato Sandro Mazzatorta ha ricordato che in Francia sono necessari ben 1.600 euro a un immigrato per ottenere il permesso di lavoro.
Il nuovo meccanismo era stato pensato per rifinanziare in parte i considerevoli costi sostenuti dallo Stato per la gestione dell’immigrazione: rimpatrio degli irregolari e amministrazione delle pratiche dei permessi di soggiorno. Metà delle entrate erano infatti destinate al fondo rimpatri, per sostenere gli straordinari degli agenti di polizia. L’altra metà andrebbe invece a finanziare gli sportelli unici per l’immigrazione e l’integrazione. Il provvedimento avrebbe portato nel giro di poco tempo circa 200 milioni nelle casse dello Stato. L’imposta era stata duramente criticata dalla Chiesa, «una tassa ingiusta», l’aveva definita martedì monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei.
E ieri dal Vaticano e ambienti vicini sono arrivate lodi al governo che nella crisi pensa agli immigrati: il ripensamento del contributo sul permesso di soggiorno «è il segno di una grande apertura che accogliamo con favore », è stato il commento di Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas Italiana. «Un segnale importante e coraggioso» per le Acli.



Stangata sui permessi Lo stop del governo
Tassa da modulare sui redditi. La Lega: non ci pensino nemmeno
La Stampa, 05-01-2012
FLAVIA AMABILE
ROMA - È stato l'ultimo regalo del governo Berlusconi la tassa sul permesso di soggiorno per gli immigrati, una sorpresa che il governo   guidato   da  Mario Monti proverà a modificare. Un decreto del 6 ottobre firmato Maroni-Tremonti aveva previsto un tributo da un minimo di 80 euro a un massimo di 200 a seconda del periodo  di soggiorno   richiesto.   L'approvazione  era avvenuta con il via libera di Lega e Pdl dopo un lungo iter e molte polemiche ma soprattutto su altre norme del provvedimento, la tassa era passata un po' in secondo piano. Quando la novità è scattata con l'inizio del nuovo anno il clima politico diverso si è fatto sentire.
Da due giorni la tassa è al centro di forti critiche. Hanno iniziato i sindacati, Cgil, Cisl e Uil. Ieri anche il governo ha preso posizione: il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, e il ministro per l'Integrazione, Andrea Riccardi, hanno annunciato che la nuova misura sarà oggetto di «riflessione» e «valutazione» da parte del Viminale.
Il governo non intende cancellare la tassa, non potrebbe farlo nemmeno se volesse, dovrebbe   abolire una legge dello Stato. La strada   che si vuole seguire è diversa: rimodulare  la tassa in base al reddito del lavoratore straniero e al suo nucleo familiare,  quindi in base alla capacità  effettiva di pagare l'importo richiesto. E si cerca di farlo modificando un decreto ministeriale che deve decidere i criteri di applicazione della tassa.
A chiedere un intervento da parte del governo è stato tutto il centrosinistra compre-o il Terzo Polo e l'intero mondo cattolico. Ad opporsi, anche in modo molto netto, la vecchia maggioranza di centrodestra, quella che aveva approvato la norma.
L'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni usa toni minacciosi: «La ministra Cancellieri non si azzardi a cancellare il mio decreto
sul permesso di soggiorno a pagamento  - scrive su Facebook - Sarebbe un atto di vera e propria discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attacco ai diritti di chi lavora e paga la crisi che la Lega non può accettare». Prima di Maroni, Roberto Calderoli aveva accusato il governo di «vergogna», trovando «davvero incredibile» che si possa «spremere i nostri pensionati e i nostri lavoratori, ma non si deve chiedere nulla agli immigrati».
Contro il governo, però, si schiera anche il Pdl, partito che, a differenza della Lega, finora ha sostenuto il governo Monti in Parlamento. Secco il commento del capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri: «Le nuove norme sono giuste e non vanno toccate». Il vicepresidente dei deputati del Pdl, Isabella Bertolini, parla di «razzismo al contrario». Il vicecapogruppo alla Camera, Osvaldo Napoli, avverte: «Così Monti rischia di deragliare: immigrazione e costi della politica sono materie dei gruppi Parlamentari, non del governo».   Dall'altro lato, esulta l'ex opposizione. «Bene», dice Livia  Turco  del Pd, che però suggerisce al governo di andare oltre e «abolire» la tassa. Analoga richiesta da parte dell'Idv. Fabio Granata del Fli ci aggiunge la speranza che ora «si potrà andare avanti anche sulla formulazione  di nuove norme per la cittadinanza».
 


PERMESSO DI SOGGIORNO TASSA ODIOSA E ILLEGITTIMA
l'Unità, 05-01-2012
Pietro Soldini
RESPONSABILE IMMIGRAZIONE CGIL
Dire che la tassa sul permesso di soggiorno è odiosa è un eufemismo. Questa tassa è un furto e non può avere i crismi della legittimità per le seguenti ragioni: la prima riguarda il costo per il funzionamento del servizio, al quale è finalizzata la metà degli introiti di questa tassa. Il servizio è improntato a mal funzionamento ed inefficacia come scelta di deterrenza. Infatti la gran parte delle domande presentate dagli immigrati per il rilascio del permesso di soggiorno non va a buon fine (esempio decreto flussi 2010: 430.000 domande e 12.000 permessi di soggiorno rilasciati pari al 2,6%) e non crediate che tutte le altre siano state respinte per assenza dei requisiti, per questa ragione ne sono state rigettate soltanto 5.500. Questo significa che oltre il 90% delle domande vanno su un binario morto: come è concepibile pagare il biglietto per un treno che staziona su un binario morto?
La seconda ragione riguarda la finalizzazione dell'altro 50% degli introiti della tassa che dovrebbero alimentare il fondo rimpatri. La Convenzione n. 143 dell'Ori e la Direttiva Europea n. 115/2009 sui rimpatri, proibisce espressamente che le spese per il rimpatrio possano essere addebitate agli immigrati, tanto più a quelli che sono regolari. Ecco perché il governo dovrebbe semplicemente cancellare questo balzello.
Ometto tutte le altre motivazioni di ordine sociale ed economico che rendono vessatoria e discriminatoria questa tassa, nel contesto di una crisi economica e di una recessione che colpisce spaventosamente tutti i ceti popolari più deboli come i lavoratori e pensionati e gli immigrati tra questi.
Se il governo Monti non rivedrà questa decisione ci saranno sicuramente forti tensioni sociali nella comunità degli immigrati che vive e lavora con grandi sacrifici nel nostro Paese, non escludo neanche un fenomeno di rinuncia di massa al permesso di soggiorno e quindi ad uno status di legalità da parte degli immigrati.
Ben vengano dunque le parole pronunciate ieri dai ministri Cancellieri e Riccardi circa l'intenzione di riconsiderare quella odiosa tassa anche se che l'unica soluzione possibile resta la sua abolizione. Nello stesso tempo, è urgente che il governo apra un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e le altre associazioni per affrontare con serietà la questione immigrazione.



"E una scelta demagogica un contributo è sacrosanto"
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MI LANO—Non alza le barricate, i sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, ma il suo giudizio è netto: «Trovo assolutamente normale che gli stranieri paghino un contributo per avere il permesso di soggiorno; non è una tassa, quei soldi servono a coprire le spese legate alle procedure amministrative».
E abolirlo, come dice Maroni, sarebbe discriminatorio?
«Proprio così. Viviamo un momento di grave crisi economica, che comporta sacrifici per tutti. Ci sono due aspetti da valutare».
Il primo?
«Riguarda la disponibilità data d anoi sindaci delle cittàmedio-grandi ad accollarci le pratiche burocratiche dei permessi di soggiorno. È una disponibilità che confermiamo, in questo modo le questure possono essere sollevate da compiti che i Comuni possono svolgere più facilmente, attraverso l'anagrafe».
E poi?
«Al di là dei bolli, che si pagano a parte, i permessi di soggiorno comportano delle spese: abolirle significa privilegiare una categoria di cittadini a discapito di altre. È una scelta demagogica e sbagliata. Una scelta  tutta politica, che un governo tecnico  non avrebbe         dovuto prendere».
L'ha sollecitata un vasto schieramento di forze sociali, politiche e culturali. Lo stesso Napolitano, qualche tempo fa, aveva riproposto il tema dell'immigrazione parlando di "ius soli"...
«È una posizione che io non condivido, ma a parte questo resto dell'idea che il presidente della Repubblica sia un galantuomo».
Dopo il discorso di Capodanno voi leghisti l'avete seppellito di insulti.
«Se oggi c'è il governo Monti, la responsabilità non è certo del Capo dello Stato, che durante la crisi si è comportato in modo ineccepibile. Semmai è di Berlusconi, che a Monti ha dato la fiducia».
Tornando al contribuito per il permesso di soggiorno: che cosa farete?
«Ripeto, è una scelta politica, e la risposta dovrà essere politica: la darà il nostro consiglio federale».



"Balzello ingiusto, va tolto fu un favore fatto ai lumbard"
la Repubblica, 05-01-2012
ANNALISA CUZZOCREA
ROMA—«La tassa sui permessi di soggiorno era nata solo per lisciare il pelo ai leghisti, e va tolta». Flavio Zanonato, sindaco di Padova, una fama da legalitario delPd, sa bene da che parte stare. Non con la Lega, che tuona contro la decisione dei ministri Cancellieri e Riccardi di ripensare il contributo preteso dagli immigrati. Non con il Pdl, che a livello locale è ormai contro tutto e tutti.
Sindaco, il governo fa bene ad alleggerire il contributo?
«Con la manovra gli immigrati pagheranno tutto quello che pagano gli altri. Quell'imposta è stata in tradotta per volontà particolare di Maroni, per accarezzare il pelo all'elettorato leghista. È sbagliata ed è giusto toglierla».
Il Carroccio invoca le barricate , il Pdl sembra dalla sua parte.
«I leghisti hanno le polveri bagnate, perché sono stati a reggere il sacco fino a qualche settimana fa e cercano difarlo dimenticare. Quanto al Pdl, percepisco una certa schizofrenia: a livello nazionale prende delle decisioni che a livello periferico smentisce, mettendosi all'opposizione».
Isabella Bertolini parla di razzismo al contrario.
«Lo sarebbe se una tassa pagata dagli italiani venisse sospesa per gli immigrati. Qui invece avevano messo una tassa in più per 5 milioni di lavoratori, di cui un milione minorenni. Di questi, 2 milioni e mezzo sono lavoratori dipendenti, 300mila autonomi. Producono l'8 per cento del Pil italiano. Di cosa stiamo parlando? Se domani mattina vogliono andar via, cosa facciamo?».
Come sindaco del nord, sente una rinnovata ostilità del centrodestra nei confronti degli immigrati?
«Una parte della popolazione, anche quella più povera, li vede come concorrenti. E un sentimento sempre presente, ma la politica dovrebbe spiegare che è sbagliato, non costruire una situazione di permanente tensione, il fatto che non riconosciamo elementari diritti abambini che sono nati qui, che parlano il nostro dialetto, tifano le nostre squadre, è una bomba a orologeria. Se non la affrontiamo, saranno cavoli nostri».

 

Il Governo fa pagare le tasse solo ai cittadini!
la Padania, 05-01-2012
FABRIZIO CARCANO
Le tasse? Le devono pagare solo i cittadini! E guai a farle pagare, o anche solo a chiederle, agli Immigrati, che vanno tutelati e protetti. Anzi verrebbe da dire, semplificando, che le tasse le devono pagare solo i soliti fessi, possibilmente padani, ovvero quelli che da una vita lavorano, rispettano le regole e tirano la carretta per tutti. Quegli stessi fessi che adesso scoprono che dovranno rimandare persino di quattro anni l'approdo in pensione, magari dopo aver speso sudore per quarant'anni in fabbrica, o che dovranno pagarsi la tassa sulla prima casa, amplificata con la revisione degli estimi catastali, dopo aver risparmiato per una vita per acquistarla. Sembra un paradosso, quasi una provocazione, eppure è la verità. L'imposta agli immigrati residenti in Italia che intendano richiedere o rinnovare il permesso di soggiorno -peraltro un'Imposta modesta che oscilla tra gli 80 e i 200 euro - era stata varata dal precedente Governo di centrodestra, con un decreto dello scorso sei ottobre, frutto di un'azione politica congiunta portata avanti dagli allora ministri dell'Interno, Roberto Maroni, e dell'Economia, Giulio Tremonti, per adeguare la normativa italiana a quelle degli altri Paesi europei dove gli immigrati che richiedono un documento amminstrativo sono regolarmente chiamati a contribuire, versando un'imposta che può raggiungere anche cifre considerevoli, addirittura 1600 euro, nel caso di una carta per il permesso di lavoro in Francia. Insomma una prassi vigente in tutti i Paesi dell'Unione Europea, cui l'Italia semplicemente si stava adeguando. E non a caso utilizziamo l'imperfetto. L'imposta In questione entrebbe in vigore il prossimo 30 gennaio ma da giorni si stanno levando le proteste della Cei e della Cgil, stranamente unite in questa battaglia, oltre che delle forze della sinistra extraparlamentare, cui, da ieri, si sono aggiunti il Partito Democratico, ma soprattutto autorevoli esponenti del Governo di Mario Monti, intervenuti a gamba tesa sulla questione. Addirittura, sollecitati dalle pressioni del Pd e della Cgil, ieri mattina i ministri Annamaria Cancellieri e Andrea Riccardi hanno diffuso un comunicato per silurare l'imposta sui permessi di soggiorno, spiegando che: «Il ministro dell'Interno e il ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione hanno deciso di avviare una approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia. In un momento di crisi che colpisce non solo gli Italiani ma anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese, c'è da verificare se la sua applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare». Proprio così. Avete letto bene. In un momento di crisi, hanno spiegato i due ministri, bisogna tenere conto delle difficoltà dei lavoratori stranieri. Solo delle loro, verrebbe da dire, visto che quando sono state varate le norme In materia economica o di welfare, che tanto pesantemente hanno colpito i lavoratori e i pensionati nostrani, a Palazzo Chigi non si sono fatti tanti scrupoli, al di là delle teatrali lacrime del ministro  Elsa Fornero a beneficio delle telecamere... E verrebbe anche da dire che la presa di posizione dei ministri Cancellieri e Riccardi è assolutamente politica e pertanto in netta stonatura rispetto ad un Governo che si definisce tecnico. Nulla di nuovo, a ben riflettere, considerando le pressioni dello stesso ministro Riccardi, in sponda con il Quirinale, per portare in Parlamento una legge che dimezzi i tempi di acquisizione della cittadinanza, e quindi del diritto di voto, per gli stranieri presenti sul nostro territorio. Logico che un Governo non tecnico, ma chiaramente politico e in perfetta simmetria con il Pd e il Terzo Polo, voglia dimezzare i tempi per la cittadinanza degli immigrti, che diventerebbero nuovi potenziali elettori per il centrosinistra, e conseguentemente lavori per annullare un'imposta sui prmessi di soggiorno decisa dal precedente Governo dove era presente la Lega. Una scelta, quella del Governo Monti, che configura un vero e proprio atto di razzismo, per cui gli immigrati, pur beneficiando degli stessi diritti dei cittadini, pur utilizzando gli stessi servizi pagati dalla collettività, godono di un trattamento di favore quando si tratta di versare un contributo sotto forma di imposta. Alla faccia di quei milioni di fessi, guarda caso concentrati soprattutto al Nord, che si ritroveranno a breve a dover sborsare cifre considerevoli per l'Ici sulla prima casa, per l'aumento delle aliquote Irpef a livello regionale e via dicendo. Esulta il Pd, che plaude all'operato del Governo (con l'ex ministro Livia Turco in prima fila: «Apprezziamo la volontà dei ministri Cancellieri e Riccardi di riconsiderare quella odiosa tassa, frutto di una mania di persecuzione nei confronti degli immigrati»), si compiace il Terzo Polo (con il finiano Fabio Granata: «E' bravo il ministro Riccardi che, rispondendo subito alla nostra sollecitazione, fa
sapere, msieme al titolare dell'Interno di voler  rivedere l'assurda stangata sui permessi di soggiorno che, voluta dal precedente governo a trazione leghista, starebbe purtroppo per entrare in vigore a fine mese.
L'annuncio dell'Esecutivo ci fa capire che la sensibilità sui temi dell'immigrazione è cambiata e che, adesso, si potrà andare avanti anche sulla nuova normativa per la cittadinanza») e si riallinea persino l'Italia dei Valori (con Leoluca Orlando che si sbilancia: «Ci auguriamo che venga eliminata al più presto questa ingiusta e discriminatoria tassa sul permesso di soggiorno»). Insorge il Pdl (Maurizio Gasparri: «E' una tassa giusta e non si tocca»), ma a far sentire forte la voce dell'opposizione e lo sdegno dei cittadini come sempre è la Lega Nord. Che attacca frontalmente senza se e senza ma l'Esecutivo. Durissimo Roberto Maroni: «Il governo vuole cancellare il mio decreto sul permesso di soggiorno a pagamento: io dico alla ministra Cancellieri di non azzardarsi a farlo, sarebbe un atto di vera e propria discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attacco ai diritti di chi lavora e paga la crisi che la Lega non può accettare». Tranciante Roberto Calderoli: «E' davvero incredibile, per non dire vergognoso, vedere che autorevoli ministri del Governo di Mario Monti, dopo aver taciuto di fronte alle pesanti misure adottate dall'Esecutivo, che vanno a colpire i nostri pensionati e i nostri lavoratori che fanno fatica ad arrivare a fine mese, adesso si spendano in prima persona e prendano posizione contro la tassa sul permesso di soggiorno per gli immigrati. Una vergogna davvero. Comunque prendiamo atto che per i ministri del Governo Monti si possono spremere i nostri pensionati e i nostri lavoratori, tassare i loro risparmi, la loro prima abitazione, ma non si deve chiedere nulla agli immigrati». Mentre il vicepresidente dei senatori leghisti, Sandro Mazzatorta. fa notare: «In altri paesi sia europei che extraeuropei il contributo richiesto agli extracomunitari per il rilascio dei permessi di soggiorno è ben superiore al contributo richiesto in forza del decreto del ministro Tremonti e del ministro Maroni. Se il governo Monti modificasse questa norma calerebbe definitivamente la maschera sulla volontà tutta politica di ribaltare i risultati in tema di politiche sull'immigrazione raggiunti dal governo scelto dagli elettori nel 2008. E la nostra reazione, avverte infine sarebbe adeguata».



Tassano noi e fanno sconti ag
li immigrati
Libero, 05-01-2012
CATERINA MANIACI
ROMA -«Il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, e il ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione, Andrea Riccardi, hanno deciso di avviare una approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia, previsto da un decreto del 6 ottobre 2011 che entrerà in vigore a fine gennaio». È questo il testo contenuto in una nota congiunta del Viminale e del ministero per la Cooperazione internazionale e l'integrazione che ha fatto scoppiare un vero e proprio caso politico e non solo politico. Dall'avvento dell'esecutivo di Mario Monti, infatti, non passa praticamente giorno in cui non vengano annunciate tasse, sovrattasse, balzelli nuovi e antichi, praticamente su ogni cosa e servizio: nei primi giorni del nuovo anno gli italiani, dopo aver digerito - a malapena - la cura da cavallo propinata a beneficio della severa revisione europea, si sono trovati davanti una serie di rincari come non se ne vedevano da anni su bollette, benzina, generi alimentari, trasporti. Le manovre economiche costeranno alle famiglie italiane circa duemila euro all'anno. Sarà tassata persino l'ultima illusione di poter cambiare vita attraverso una schedina, un gratta e vinci, un biglietto della lotteria: sì, anche questo innocente desiderio viene sottoposto a mazzata fiscale.
Ma la sola tassa per gli immigrati è sembrata iniqua e pesante ai ministri Cancellieri e Riccardi. «In particolare», si legge infatti nel comunicato, «in un momento di crisi che colpisce non solo gli italiani ma anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese, c'è da verificare se la sua applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare». Nei giorni scorsi c'è stata un'ampia mobilitazione - dalla Cei alla Cgil - contro la stangata. Per i detrattori del balzello, dunque, si tratta di un iniquo peso in più per gli immigrati, per chi ne sostiene la necessità il segnale che si rischia di lanciare non è tanto umanitario, e tantomeno tecnico, ma schiettamente politico, se non ideologico. Un segnale che rischia anche di far crescere in maniera esponenziali malumori e risentimenti.
La tassa sugli immigrati, se non verrà rivista, come auspicano i ministri Riccardi e Cancellieri, prevede che siano versati dagli 80 ai 200 euro ogni volta che si chiede o si rinnova il permesso di soggiorno. Il nuovo contributo era già stato previsto dalla legge sulla sicurezza del 2009, ma era rimasto sulla carta. Ora un decreto firmato il 6 ottobre 2011 dagli allora ministri dell'Interno Roberto Maroni e dell'Economia Giulio Tremonti, pubblicato il 31 dicembre sulla Gazzetta Ufficiale, lo rende operativo a partire dal 30 gennaio prossimo. L'importo di quello che si chiama «contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno» varia in base alla durata del permesso: 80 euro se è compresa tra tre mesi e un anno; 100 euro se copre un periodo tra uno e due anni; 200 euro per i «soggiornanti di lungo periodo» (la cosiddetta «carta di soggiorno»). L'esborso - sottolinea ancora il sito - si aggiunge al contributo di 27,50 euro per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico. Gli immigrati contestano, però, le eccessive lungaggini per ottenere i permessi, quando le pratiche dovrebbero per legge essere espletate entro 20 giorni dalla domanda. La nuova tassa, in ogni caso, non riguarda i permessi dei minori, gli stranieri che entrano in Italia per sottoporsi a cure mediche e i loro accompagnatori, così come chi chiede un permesso per asilo, richiesta d'asilo, protezione sussidiaria o motivi umanitari. Il contributo non tocca neanche a chi chiede semplicemente di aggiornare o convertire un permesso di soggiorno già valido.
 


Il resto d'Europa alza le tariffe per fermare gli assalti alle frontiere
Libero, 05-01-2012
MAURIZIO STEFANINI
La disciplina sull'immigrazione in Europa è quanto mai variegata. Tuttavia, c'è una generale tendenza a un irrigidimento che si è tradotto anche nell'introduzione di varie forme di contributo. Nel Regno Unito, ad esempio, prima del 2003 per quell'Indefinite Leave to Remain che corrisponde a un permesso di soggiorno permanente non si pagava niente. Proprio in quell'anno, però, il governo laburista decise di introdurre una tassa, che da allora non ha fatto che crescere a ogni aprile. All'inizio, infatti, era di sole 155 sterline. Ma di fronte all'ondata di immigrati che venne nel 2004-05 in particolare dall'Europa dell'Est, nel 2005 fu alzata a 335 sterline, nel 2007 a 750, e nel 2009 a 820. Sempre nel 2009 fu introdotta un'ulteriore tassa da 50 sterline destinata alle comunità dove gli immigrati si stabilivano concretamente, e una tassa di 50 sterline fu messa
anche per ogni familiare a carico del richiedente il permesso. Inoltre venne stabilito un servizio Premium, che in cambio di 1.020 sterline permetteva di saltare le file, sbrigando le pratiche su appuntamento. Per il 2011 le tariffe sono: 972 sterline servizio normale; 1.350 servizio premium; 468 ogni familiare a carico; 675 ogni familiare a carico premium. Ma in compenso hanno assorbito sia la sovrattassa destinata alle comunità, sia il costo del visto, che a sua volta non è uno scherzo: attualmente sono 76 sterline per un visto turistico, 265 per un visto da due anni, 486 per uno da cinque anni, 702 per uno da 10 anni. Ovviamente il permesso permanente si paga una volta sola, ma i visti volta per volta.
In Francia sono previste per lo straniero extracomunitario, a parte il Voyage touristique di tre mesi, la Carte de séjour temporaire da un anno, che è poi ulteriormente articolata in quattro modelli diversi, e Carte de résident da dieci anni. Sia per il rinnovo della Carte de résident che per quello delle Carte de séjour temporaire, nei modelli salariè e vie privée et familiale, è prevista una tassa fissata nel 2010 a 110 euro.
Anche in Germania esiste una distinzione del genere. L'Aufenthaltserlaubnis è infatti un permesso di residenza a termine, e solo dopo 5 anni che lo si possiede si può chiedere Niederlassungserlaubnis, che è il permesso di residenza illimitato. A seconda dei casi, è prevista una tassa compresa tra i 135 e i 250 euro. Inoltre è necessario un certificato medico che costa 75 euro fatto in ambulatorio e 150 da un medico privato.
Un Paese più economico è la Spagna. Anche lì, però, qualche spesuccia in realtà bisogna far la. Anche il cittadino Ue che si registra presso il Registro Central de Extranjeros è avvertito che sebbene tanto la domanda quanto il certificato di iscrizione siano in teoria «gratuiti», di fatto «bisogna pagare una tassa amministrativa per la spedizione di entrambi i documenti». Il primo costa dunque 9 euro e il secondo 6,5. Quanto agli stranieri non Ue, la tassa di residenza e lavoro viene 10,20 euro, e il visto altri 60 euro. Paga comunque di più il datore di lavoro, che a seconda dello stipendio deve dare 190,12 o 380,27 euro.



Dopo le polemiche scoppiate sul web Trenitalia ha deciso di cambiare la foto incriminata
Gaffe di Fs che mette gli immigrati in classe standard
Travelnostop, 05-01-2012
Gaffe di Trenitalia: sul suo sito, nelle immagini che illustrano il nuovo Frecciarossa caratterizzato dalla sostituzione della tradizionale divisione tra prima e seconda classe con quattro nuove categorie, è ritratta una famiglia di immigrati in "standard", la classe di servizio meno costosa.
Per pubblicizzare la "executive" ci sono manager al lavoro nella sala riunioni; uno scompartimento vuoto per la "business"; due ragazze che chiacchierano in "premium" e appunto la famiglia di immigrati in "standard".
E così sulla rete è scoppiata la polemica culminata con la denuncia del Moige (movimento italiano genitori) allo Iap, l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. "L'immagine scelta per rappresentare la classe standard - afferma l'associazione - è offensiva nei confronti delle tante famiglie di immigrati che vivono nel nostro paese. Il messaggio trasmesso è facilmente mal interpretabile, soprattutto se si considera la percezione che possono averne i minori".
Ora, sul sito di Fs, la foto incriminata è scomparsa, sostituita da un'altra che mostra un'anziana signora con un ragazzino. "Preso atto del dibattito che si è sviluppato negli ultimi giorni sul web con posizioni alterne circa le fotografie del nuovo Frecciarossa, scelte semplicemente per pubblicizzare il nuovo servizio offerto senza ovviamente l'intenzione di offendere la sensibilità di alcuno, Trenitalia ha deciso di sostituirle sul proprio sito web" afferma l'azienda in una nota. "La decisione è stata presa - si spiega - per non alimentare ulteriori immotivate e sterili polemiche. Testimonianza dello spirito aperto di Trenitalia è anche il fatto che nei filmati dei livelli Executive e Premium appaiono persone di varie etnie. I soggetti ritratti nelle immagini rappresentano i diversi tipi di clienti (uomini d'affari, studenti, famiglie) che ogni giorno viaggiano sui convogli di Trenitalia, specchio fedele della nuova società italiana: aperta e multietnica".



Schiavi dei caporali per la raccolta delle clementine
In Calabria 12 mila braccianti stranieri: nei campi per una paga da fame
La Stampa, 05-01-2012
ROSARIA TALARICO
I suoi spicchi dolci hanno aiutato a digerire i cenoni natalizi. Molto più difficile da digerire è il metodo di raccolta delle clementine, un agrume che in Calabria ha trovato un habitat ideale. Anche per la manodopera straniera che li raccoglie dalle piante per una misera paga giornaliera.
Albanesi, bulgari, romeni, ucraini, maghrebini. Le mani che permettono a questi agrumi di arrivare sulle nostre tavole sono quasi totalmente straniere. Nella zona di Corigliano Calabro, sulla fascia jonica cosentina, si producono circa due milioni e mezzo di quintali annui, pari al 60% della produzione nazionale di clementine. La raccolta si concentra in un periodo di tempo ristretto, tra ottobre e la fine del mese di gennaio. La dolcezza le clementine la hanno già nel nome, che deriva probabilmente da un frate (padre Clément, appunto) che agli inizi del Novecento in un convento in Algeria creò questo ibrido tra il mandarino e l'arancio.
Infinitamente meno dolci sono invece i metodi utilizzati da caporali e produttori che gestiscono la raccolta con lo sfruttamento e l'intimidazione. Come documenta un'inchiesta del sito «Redattore sociale»: reclutamento all'alba per le strade del paese, nella frazione marina di Schiavonea (il paese del calciatore del Milan, Gennaro Gattuso), caporalato e paghe di due tipi: 20-25 euro alla giornata oppure un euro a cassetta. Molti di loro abitano in alloggi sovraffollati affittati al triplo di quanto pagano gli italiani. Alcuni sono finiti addirittura a vivere sulla spiaggia, nelle tende e in ricoveri di fortuna. E negli ultimi mesi sono state diverse le manifestazioni razziste che hanno portato a sgomberi e scontri. Quasi un dejàvu delle violenze che scoppiarono due anni fa a Rosarno, sul versante tirrenico, per la raccolta delle arance. «Lì la rivolta scoppiò perché non trovavano più lavoro - racconta un produttore calabrese -. I rosarnesi non raccoglievano più le arance perché la Pac, la politica agricola comune dell'Unione europea, dà lo stesso i contributi. Conveniva che le arance restassero sugli alberi».
E quando si parla di milioni di euro di fondi europei la 'ndrangheta non può che essere presente. Così prima che i controlli si inasprissero era possibile avere i contributi non soltanto senza aranceti, ma addirittura senza essere proprietari nemmeno di un fazzoletto di terra. «La 'ndrangheta obbligava a cedere in affitto una parte dei tuoi terreni. Ciò è accaduto quando i contributi sono stati spostati dall'industria di trasformazione ai produttori di agrumi», prosegue il titolare di una grande azienda agricola che parla chiedendo di mantenere l'anonimato. «Per aumentare i volumi si importava il succo d'arancia brasiliano che veniva nazionalizzato. Ora le proprietà sono state censite e con l'aerofotogammetria non si possono fare imbrogli, si riesce anche a stimare la quantità di frutto.
Adesso l'incentivo non è sul prodotto, ma sull'estensione dell'azienda». Il risultato è che la tradizionale coltura degli agrumi è stata quasi abbandonata. Nella zona di Rosarno si è puntato sui più redditizi kiwi. La Calabria era tra i primi produttori di arance destinate alla trasformazione industriale in succhi di frutta. «Avendo la possibilità di fare gli imbrogli, nessuno ha pensato a migliorare le varietà più consone per il consumo fresco, come ha fatto la Spagna. Così abbiamo perso completamente i mercati tedeschi, olandesi tedeschi e svedesi». La frutta per industria viene pagata 2-3 centesimi a chilo. Le clementine più pregiate arrivano a 7 centesimi e ne occorrono 8-10 per la raccolta: è anti economico.
Si stima che siano 12 mila gli stranieri che lavorano nella piana di Sibari, metà completamente in nero perché senza permesso di soggiorno. Gli altri sono iscritti all'Inps, ma vengono spesso truffati dai datori di lavoro che segnano un numero di giornate lavorate inferiore alla realtà. I contributi per la disoccupazione agricola li intascano gli italiani che stanno a casa.



Il mistero dei tunisini scomparsi
Sbarcati a Lampedusa, identificati dai famigliari mediante i servizi tv, non danno notizie di sè ormai da mesi
Corriere della sera, 04-01-2012
Jacopo Storni
MILANO - Quel video del Tg5, Mohamed Bouthouri l’avrà visto centinaia di volte. E’ un servizio che risale allo scorso marzo e riprende uno degli innumerevoli sbarchi di tunisini a Lampedusa. In quei frammenti d’immagini, Mohamed ha intravisto suo figlio Meherz, partito lo scorso 29 marzo da Sfax. Ne ha riconosciuto il volto, incastonato in un groviglio di corpi indolenziti, stipati dentro un barcone sgangherato in lento avvicinamento verso il molo dell’isola dopo quasi due giorni di traversata. Ha riconosciuto quel suo inconfondibile giubbotto grigio e i suoi jeans azzurri, gli stessi vestiti con cui, poche ore prima, l’aveva visto partire da casa alla volta del sogno europeo. Da quel momento, Mohamed ha perso ogni traccia del figlio. Mai una telefonata, mai una notizia, mai una lettera. Ha creduto che fosse morto, affogato nelle viscere del Mediterraneo. Aveva abbandonato ogni speranza, fino a quell’incredibile servizio televisivo, dove il volto di suo figlio è rispuntato miracolosamente. Come un fantasma. «Mio figlio è vivo – ripete insistentemente Mohamed – ma non so dove sia».
E’ il mistero dei tunisini scomparsi, che coinvolge oltre 500 giovani partiti dalle coste nordafricane durante l’esodo primaverile. Molti di loro, probabilmente, sono morti durante la traversata, forse nel naufragio del 14 marzo. Ma sono decine (almeno venti) quelli sicuramente vivi, intravisti dai familiari nei servizi girati a Lampedusa. Sono i desaparecidos del Mediterraneo. I loro genitori vivono ancorati al ricordo dei momenti della partenza, a quegli ultimi sorrisi indimenticabili dei loro figli, indelebili nelle loro anime martoriate dal mistero. «Avevano paura di affrontare il viaggio verso Lampedusa, ma la speranza di una vita migliore li riempiva di coraggio» racconta Laifa Seuli, madre di Saber, partito il 29 marzo da Sfax. Non si dà pace neppure Faouzi Hadeji, fruttivendolo a Genova e fratello di Lamjed, partito il 29 marzo, sempre da Sfax. Anche lui ha riconosciuto suo fratello in un servizio televisivo: «Sto diventando pazzo perché ho visto mio fratello in video, a Lampedusa, ma sono nove mesi che non lo sento. Prima di imbarcarsi, mi aveva promesso che mi avrebbe raggiunto a Genova, ma non è mai arrivato. Vorrei sapere dove si trova».
La ricerca dei familiari è disperata. Una ricerca assidua, meticolosa, coordinata da Rebeh Kraiem, responsabile dell’associazione Giuseppe Verdi di Parma, dagli anni Novanta impegnata nell’integrazione della comunità tunisina in Italia. Il suo telefono ha cominciato a squillare a fine marzo. «Signora, ho visto mio figlio in televisione, può aiutarmi a cercarlo?». Da allora, Rebeh non si è fermata un attimo. Ha contattato uno ad uno i familiari dei 500 scomparsi, si è fatta inviare le foto, ha organizzato manifestazioni di sensibilizzazione, ha incontrato procuratori e agenti di polizia, ha bussato alle porte delle istituzioni italiane e dei consolati tunisini di tutta Italia, ma spesso senza fortuna. «Consoli e ambasciatore sono ancora legati al vecchio regime – spiega Rebeh –. Considerano i profughi traditori della patria e per questo non vogliono aiutarci. E’ vergognoso, trattano questi ragazzi come cani».
In segno di protesta, Rebeh ha occupato per qualche ora il consolato di Genova e promosso un presidio di due giorni sotto quello di Palermo con l’aiuto della famiglia tunisina Zahkama, molto attiva sul fronte siciliano. Gira l’Italia come una trottola grazie all’aiuto del fratello Alì. Per ottimizzare il lavoro, ha aperto una pagina Facebook dove pubblica tutti gli aggiornamenti. Un’azione impensabile, confessa, visto che «fino a marzo non sapevo neppure utilizzare il computer». Contestualmente, sull’altra sponda del Mediterraneo, i familiari dei migranti scomparsi hanno tenuto varie manifestazioni per sollecitare azioni concrete di ricerca al governo tunisino e a quello italiano.
Difficile dire dove possano trovarsi i tanti profughi scomparsi. Il sospetto è che siano dentro i Centri di Identificazione ed Espulsione con nomi falsi. «Probabilmente hanno fornito generalità false, negando di essere tunisini per evitare il rimpatrio – spiega Rebeh -. Perché non danno notizie ai familiari? Se telefonassero o scrivessero a casa, gli agenti di polizia capirebbero che sono tunisini e li rispedirebbero in patria». C’è soltanto un modo per confermare questa ipotesi: l’ingresso nei Cie dei loro familiari. Una missione apparentemente impossibile, vista la difficile accessibilità di questi luoghi, ma che potrebbe diventare realtà grazie all’audacia di Rebeh e alle sue lunghe discussioni col nuovo governo tunisino, che potrebbe organizzare per i prossimi giorni una commissione speciale che accompagnerà un gruppo di familiari dentro i Cie. Sarà una vera e propria spedizione della speranza alla ricerca dei figli perduti. Per sensibilizzare governi e opinione pubblica, il 14 gennaio sono in programma due manifestazioni, una sotto l’ambasciata tunisina di Roma, l’altra sotto il consolato di Milano.

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