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di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

 

Newsletter periodica d’informazione

(aggiornata alla data del 31 maggio 2012)

 

Permesso di un anno per l’immigrato che perde il lavoro. La norma approvata al Senato

 

D.d.l. n. 3249, art. 58

 

Sommario

 

Saiba mais... Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti                                                                             pag. 2

Saiba mais... Eventi – Coordinamento Nazionale immigrati il prossimo 12 luglio                                                     pag. 2

Saiba mais... Senato – Permesso di un anno a chi ha perso il lavoro                                                             pag.2

Saiba mais... Nord Africa: stato dell’arte e proposte della UIL                                                                               pag. 3

Saiba mais... ILO –Guy Ryder eletto Direttore Generale                                                                                         pag. 4

Saiba mais... Crisi ed immigrazione – Gli inglesi chiedono il blocco della libera circolazione                                   pag. 5

Saiba mais... Cassazione – Omicidio colposo per trafficanti di persone, in caso di morte                                          pag. 6                   

Saiba mais... Giovani – Migrantes, sempre più giovani emigrano all’estero                                                              pag. 6

Saiba mais... Società- “Io, clandestino, ho denunciato i miei sfruttatori”                                                                pag.8

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it                                                                                                 Anno X -  n. 21



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


Roma, 04 giugno 2012, ore 15.00, Via Ostiense, 106

Nessun Luogo è Lontano – Assemblea “Immigrazione: appunti per un nuovo contratto sociale”

(Angela Scalzo, Giuseppe Casucci)

Roma, 05 giugno 2012

Ore 15.00 - Riunione Tavolo Immigrazione

Ore 17.00 – Incontro con il Ministro Riccardi

(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Piero Bombardieri)

Roma, 06 giugno 2012, ore 15.00, Via Galvani 108

Università Roma Tre - Convegno: “Lavoro e condizione migrante”

(Angela Scalzo)

Roma, 15 giugno 2012, ore 10.00, via del Velabro, 5

Comitato direttivo del Cir

(Giuseppe Casucci)

Madrid, 19-20 giugno 2012

ILO – CES – EFFAT - Incontro su: " Lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici"

(Giuseppe Casucci, Ivana Veronese)

Roma, 12 luglio 2012, ore 09.30, sede Uil nazionale, sala 7° piano

Coordinamento Nazionale Immigrati - Dibattito: “ Costruire un’identità ed una posizione sindacale europea in materia migratoria”

Extracomunitari, lEuropa approva il permesso unico di Residenza e lavoro(Anna Rea, Luca Visentini, Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)


 

“Save the date”: 12 luglio 2012

 

 

 

Eventi

 


“Coordinamento Nazionale Immigrati

Roma, sede Uil nazionale, 7° piano, ore  09.30

Dibattito: “ Costruire un’identità ed una posizione sindacale europea in materia migratoria”

Partecipanti ed Invitati:

Luca Visentini, Segretario Confederale CES

Anna Rea, Segretario Confederale UIL

Prof Saverio Ruperto,  Sottosegretario all’Interno, con delega sull’immigrazione 

Natale Forlani , Direttore Generale per l’Immigrazione, Ministero del Lavoro

Antonio Golini, Demografo

Conclude: Guglielmo Loy, Segr. Confederale UIL  

Modera: Giuseppe Casucci,  Coord. Naz. Dipartimento Politiche Migratorie UIL


 

Immigrazione e Lavoro


Permesso di un anno a chi ha perso il lavoro. Sì del Senato


Roma, 31 maggio 2012 - Validità dei permessi raddoppiata per evitare che i disoccupati diventino irregolari. Palazzo Madama approva la riforma del governo, ora il testo passa alla Camera

Roma – 31 maggio 2012 – Più tempo agli  immigrati disoccupati per cercare un nuovo lavoro. Un salvagente per chi rischia, a causa della crisi economica, di perdere il permesso di soggiorno e diventare irregolare. Tra ieri sera e stamattina, il governo ha incassato in Senato la fiducia sui quattro maxiemendamenti al disegno legge di riforma del mercato del lavoro. Il testo, a parte piccole limature, è quello approvato dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama, compreso l’unico articolo dedicato espressamente ai lavoratori stranieri. Questo prevede che chi ha perso il lavoro possa rimanere iscritto alle liste di collocamento, e quindi avere un permesso di soggiorno per attesa occupazione, almeno per un anno (oggi il limite è di sei mesi) e comunque per tutta la durata di eventuali ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione. Scaduto questo periodo, potrà rimanere in Italia solo chi dimostra di avere un reddito sufficiente a mantenersi, calcolo in cui andrà considerato anche il reddito complessivo dei familiari conviventi.

Dopo aver votato la fiducia, oggi pomeriggio il Senato procederà all’approvazione del disegno di legge. Poi il testo passerà alla Camera dei Deputati.

Ecco il testo approvato dal Senato:

“All’articolo 22, comma 11, secondo periodo, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, le parole «per un periodo non inferiore a sei mesi» sono sostituite dalle seguenti: «per un periodo non inferiore ad un anno ovvero per tutto il periodo di durata della prestazione di sostegno al reddito percepita dal lavoratore straniero, qualora superiore. Decorso il termine di cui al secondo periodo, trovano applicazione i requisiti reddituali di cui all’articolo 29, comma 3, lettera  b)". Elvio Pasca, www.stranieriinitalia.it


 

Approfondimenti

 


 

Profughi e migranti dal Nord Africa: stato dell’arte e proposte della UIL

(a cura del Dipartimento Politiche Migratorie della UIL, maggio 2012)


L’Africa in Italia

Gli stranieri in Italia sono calcolati essere vicini a quota 5 milioni, pari all’8% della popolazione complessiva. Sono invece meno di un milione gli stranieri residenti nel nostro Paese, provenienti dal continente africano. Secondo stime Caritas, al 1° gennaio 2011, tra le prime 33 nazionalità presenti in Italia, 8 erano di origine africana con quasi 900 mila , di cui 675 mila provenienti da Marocco, Tunisia, Egitto ed Algeria. Queste cifre sono al netto degli arrivi nel 2011 e 2012. La comunità di gran lunga più rappresentata è quella marocchina, con 453 mila presenze. I dati escludono i migranti irregolari calcolati essere in media un quinto del totale.

Profughi e migranti dal Mediterraneo: la situazione

Dal primo di gennaio a 2011 al 31 maggio 2012, risultano  arrivati in Italia ( via mare), oltre 64 mila persone,  di cui 27 mila circa dalla Tunisia, e 37 mila dalla Libia, questi ultimi di nazionalità mista, in prevalenza da paesi sub sahariani. 

Il governo precedente ha concesso permessi di soggiorno temporanei per motivi umanitari (durata sei mesi) solo ai nordafricani arrivati entro il 5 aprile del 2011 (circa 22 mila, quasi tutti tunisini), mentre per gli altri arrivati dopo (42 mila) non è stato previsto alcun dispositivo di legalizzazione, né di aiuto umanitario. Come risultato, queste persone sono andate ad ingrossare il già grande esercito di migranti irregolari presenti in Italia, valutati essere attualmente 800 mila. Il permesso temporaneo è stato rinnovato ad ottobre 2011 ed a maggio 2012, dal nuovo governo e riguarda ora non più di 6 mila tunisini. Gli altri, o se ne sono andati dall’Italia o hanno convertito il titolo in permesso di soggiorno per lavoro. Per oltre 40 mila persone (in gran parte sub sahariani) è iniziato un calvario ancora in corso. Alla maggior parte è stato consigliato di fare la domanda d’asilo: un percorso che è stato rigettato al 70% dalle commissioni territoriali preposte, per “assenza dei requisiti”. Dopo il rigetto c’è il ricorso, ma è una strada senza uscita. Molti di loro sono in una situazione di  irregolarità e soggetti a rischio di lavoro nero, emarginazione, o addirittura di espulsione in qualsiasi momento. Va poi considerata la tragedia dei morti nel Mediterraneo: oltre 16 mila dal 1988 e - dall’inizio del 2011 -  ben 1.674 morti accertati (dati Fortress Europe). In termini di costi, secondo Caritas, dall'aprile dell'anno scorso ad oggi sono stati spesi 700 milioni di euro, con un costo medio di 15.000 euro a persona, una spesa inutile perché la maggior parte di queste persone hanno ricevuto il diniego alla richiesta d'asilo.

La posizione della UIL

Sin dall’inizio dei rivolgimenti sociali in Nord Africa (primavera araba e poi guerra in Libia) e con gli arrivi dei profughi via mare, la UIL ha chiesto formalmente al Governo l’utilizzo dei permessi di soggiorno per motivi umanitari ex art. 20 D.lgs 286/98, poi effettivamente concessi ma solo per chi era arrivato entro il 5 aprile 2011. Successivamente abbiamo chiesto la proroga dei permessi e la loro estensione anche a chi era arrivato dopo, specialmente le migliaia di persone in arrivo dalla Libia. Abbiamo anche suggerito la possibilità di conversione dei permessi  per chi trovava lavoro e la messa a disposizione di mezzi di accoglienza adeguati a rispondere ad una situazione assolutamente incontrollata. In effetti il Governo precedente ha operato attraverso una logica di pura emergenza, prima ammassando i profughi e gli immigrati sull’isola di Lampedusa, poi in centri sparsi nel Sud che poco avevano a che fare con centri d’accoglienza, per lasciarli infine a vagare, abbandonati a se stessi, per tutta la penisola. Le organizzazioni umanitarie (Caritas, Comunità di S. Egidio,  Arci, Centro Astalli, Migrantes, ecc.) hanno ospitato circa 20/ 25 mila persone, con una difficoltà crescente in seguito al mancato rimborso delle spese da parte dello Stato. Per quanto riguarda la situazione attuale la Uil ha recentemente espresso le seguenti posizioni: La UIL ha dato un giudizio positivo sull’ultimo decreto del Governo, anche se considera la misura insufficiente ed inadeguata a rispondere alla complessità dei problemi. Abbiamo da tempo  più volte sollecitato il Governo a pensare a soluzioni definitive per risolvere un problema che rischia di trasformarsi in una bomba ad orologeria.

Percorsi e soluzioni possibili

Abbiamo indicato alcuni possibili percorsi, non alternativi tra di loro:

Primo percorso: concedere a tutti un permesso per ricerca di occupazione per il periodo di un anno, in modo che chi può abbia il tempo per trovarsi un’occupazione regolare;

Secondo percorso:   contrattare con la Libia la possibilità di un ritorno di una parte di questi lavoratori, che già erano occupati in quel Paese prima della guerra.

Terzo percorso: contrattare il ritorno, quando possibile, anche con i Paesi d’origine, specie quelli con cui l’Italia ha sottoscritto accordi di collaborazione. In questo senso però bisognerebbe prevedere anche un decreto flussi che confermi quote d’ingresso regolare per il 2012, meccanismo già sottoscritto negli accordi stipulati con queste nazioni.

Quarto percorso: offrire a chi non trova lavoro e non ha prospettive di un permesso stabile, la chance del ritorno volontario assistito (previsto dalla direttiva 2009/52/CE, in fase di ratifica) con un’offerta economica non risibile. Per fare questo ci potrebbe ricorrere a fondi italiani ed europei.

Conclusioni

Ci sono, a nostro parere, solo due possibili approcci da parte delle autorità: o queste migliaia di persone vengono in qualche modo regolarizzate ed integrate o si deve proporre loro una forma di ritorno volontario nei loro Paesi. L’espulsione di massa è fuori discussione: sia perché eticamente e moralmente inaccettabile, sia perché concretamente  impraticabile anche in termini di costi. Quello che non si può davvero fare è usare il meccanismo discriminatorio di due pesi e due misure (ai tunisini il permesso umanitario, agli altri no). E non si può nemmeno trascinare all’infinito una situazione che lascia queste migliaia di esseri umani in un limbo dal quale non vedono via d’uscita.


 

ILO

 

ILO


Guy Ryder eletto Direttore Generale ILO

Comunicato stampa | 28 maggio 2012


Ginevra (ILO News) — L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha eletto Guy Ryder come il decimo Direttore Generale della sua storia. Ryder, attualmente Direttore Esecutivo dell’ILO per le norme internazionali del lavoro e i principi e i diritti fondamentali nel lavoro, è stato eletto a scrutinio segreto dal Consiglio di Amministrazione dell’ILO. Il suo mandato di cinque anni inizierà ad ottobre 2012. « Sono molto felice: questa elezione rappresenta per me una grande opportunità, nel bel mezzo della crisi, per fare la differenza nella vita di milioni di persone, per migliorare le loro vite, comprese quelle persone che non hanno mai sentito parlare dell’ILO », ha dichiarato il neo-eletto Direttore Generale. « Ringrazio il Consiglio di Amministrazione per la sua fiducia. Credo che il significato di quello che è accaduto oggi sarà giudicato per quello che faremo da qui in avanti, cioè mettere le persone e il mondo del lavoro al centro della nostra azione ». Greg Vines, Presidente del Consiglio di Amministrazione ha dichiarato: « Sono convinto che il Consiglio di Amministrazione può avere piena fiducia nel fatto che, sotto la guida di Guy Ryder, l’ILO sarà in grado di rappresentare in modo efficace e forte gli interessi dei nostri membri tripartiti, assicurandosi che l’Organizzazione continuerà ad accrescere la sua influenza nei dibattiti globali e, in particolare, nel far fronte alle enormi sfide del mondo di oggi ». Luc Cortebeeck, Vicepresidente (lavoratori) del Consiglio di Amministrazione ha dichiarato: « In quanto lavoratori, siamo felici. Guy Ryder ha lavorato all’ILO e conosce bene il mondo del lavoro. Nel suo nuovo incarico, lavorerà con i governi, i datori di lavoro e i lavoratori e sarà sempre un difensore del tripartismo e del dialogo sociale ».

« Guy Ryder è un eccellente professionista di grande esperienza. Penso che tutti e nove i candidati fossero personalità di rilievo», ha affermato Daniel Funes de Rioja, Vicedirettore (imprenditori) del Consiglio di Amministrazione. « Ryder ha tutto il nostro rispetto. Conosce la casa e pensiamo di poter lavorare insieme. La situazione mondiale attuale richiede profonde riforme ».  

Nel suo intervento dopo l’elezione, l’attuale Direttore Generale Juan Somavia ha dichiarato: « La mia presenza qui testimonia il totale e incondizionato sostegno dell’Ufficio per assicurare una transizione fluida da questo momento fino ad ottobre. Personalmente, caro Guy, Direttore Generale eletto, le auguro pieno successo, gioia e soddisfazione nell’adempimento del suo mandato ».

Guy Ryder è stato eletto con 30 voti su 56 dei membri titolari del Consiglio di Amministrazione dell’ILO. La votazione si è svolta presso la sede dell’ILO a Ginevra. In totale erano 9 i candidati al posto di Direttore Generale. L’elezione è stata decisa dal Consiglio di Amministrazione dell’ILO a seguito dell’annuncio, da parte dell’attuale Direttore Generale, di lasciare il suo incarico a fine settembre 2012, 18 mesi prima della scadenza del suo mandato.


 

Europa, crisi e immigrazione  


The Telegraph - Intervista a Theresa May

“Stiamo preparando per migranti illegali una accoglienza veramente ostile”

By James Kirkup and Robert Winnett


Theresa MayI giocatori di poker dicono che ognuno ha un segno, un piccolo tic che tradisce il loro stato d’animo rispetto alla mano che stanno per giocare. Nel caso di Theresa May, Ministro dell’Interno britannico, sono gli occhi. Falle una domanda difficile, o magari impertinente, e gli occhi si restringono a due fessure: in modo felino e diffidente

25 maggio 2012 - Il Ministro dell’Interno britannico sceglie le parole con una delicatezza feline, dolorosamente consapevole che, nella sua posizione, parole fuori posto o fare promesse avventate potrebbe essere suicida. L’approccio “sicurezza al primo posto” l’ha servita bene finora. Nonostante qualche scalfittura, dopo due anni di lavoro la sua posizione è sicura - o almeno, sicura quanto lo può essere chi sta in un reparto pericoloso come Whitehall. La maggior parte degli incidenti che l'hanno sbattuta in prima pagina sono provenuti dal delicato tema dell’immigrazione britannica. I dati ufficiali di questa settimana ha dimostrato ancora che l'immigrazione netta (ingressi meno uscite) non solo è ancora largamente positiva, ma che è superiore alle 250.000 unità l'anno, ben al di sopra delle "decine di migliaia" che i conservatori - ma non i Lib Dem - avevano promesso che la Coalizione avrebbe ottenuto. Perché le cifre degli ingressi di immigrati non sono scese come il suo partito aveva promesso? Pur dando la colpa ai laburisti della portata del problema, il ministro ha ammesso che quello che la Coalizione è riuscita a fare è stabilizzare i numeri della migrazione. Ma ben presto, lei insiste, quelle cifre scenderanno, in quanto le restrizioni sui visti di lavoro e di studio si rifletteranno sulle statistiche. "Stiamo vedendo scendere il numero di visti rilasciati, ma c'è un ritardo tra questi ed il riflesso sulle cifre statistiche della migrazione netta." E’ questa una promessa che la ridotta cifra di decine di migliaia d’ingressi già promessa in passato, verrà raggiunta per le prossime elezioni? A questa domanda i suoi occhi si restringono a fessure: “beh, questo è l’obiettivo a cui stiamo mirando”, dice. Oggi, però, il suo obiettivo è colpire coloro presenti in Gran Bretagna illegalmente, e su questo punto le espressioni del ministro diventano vivaci: "L'obiettivo, dice, è quello di creare qui in Gran Bretagna un ambiente molto ostile per la migrazione illegale". Stiamo lavorando per rendere impossibile l’accesso dei migranti irregolari al lavoro, all’alloggio, ai servizi e ad un conto bancario. "Quello che non vogliamo è una situazione in cui le persone pensano di poter venire qui come turisti e rimanere come overstayer, tanto sono comunque in grado di accedere a tutto ciò di cui hanno bisogno", dice. “Il ministero delle finanze e la dogana usano la mano dura sulle compagnie che impiegano migranti irregolari, il Dipartimento del Lavoro e Pensioni ha assunto l’approccio della “tolleranza zero” sulle richieste di ammortizzatori sociali, mentre le amministrazioni locali stanno chiudendo gli improvvisati ricoveri che offrivano un letto e riparo”, commenta l’intervistata. Ed ora l’Autorità dei Confini inglese ha richiesto l’aiuto di CIFAS, una non profit per i servizi finanziari, con l’obbiettivo della chiusura di conti bancari individuali. "Parleremo cin i membri di CIFAS, commenta il Ministro, e con le istituzioni finanziarie, circa la possibilità di chiudere conti di persone che non hanno diritto di essere qui". "Se hai intenzione di creare un ambiente ostile per i migranti clandestini ... l'accesso ai servizi finanziari è parte di questo." Alcuni critici incolpano la UE dei problemi britannici sull’immigrazione, a causa dicono della libertà di movimento delle persone che viene garantita all’interno dei confini europei. La signora May dice che i suoi recenti colloqui con le controparti dell'UE indicano che lo stato d'animo europeo sta cambiando. “Le discussioni all’interno della Unione Europea guardano sempre più al tema dell’immigrazione, come qualcosa che necessita di essere considerato ed affrontato”, dice. “All’interno della UE, in un contesto più ampio, la gente riconosce sempre di più la necessità di prevenire gli abusi della libera circolazione”. E cosa succede se l’eurozona collassa mandando migliaia di migranti economici verso Nord, dalla Grecia o dalla Spagna? Può la Gran Bretagna restringere legalmente il loro diritto ad entrare nel suolo inglese? Questo è un altro dei suoi occhi a fessura: “come in ogni altro Ministero del Governo, è giusto che noi approntiamo qualche piano di emergenza per affrontare situazioni come queste”, dice. “Questo è un lavoro che è già in corso”, informa. “Ma saremmo in grado di restringere gli ingressi nel Paese in una situazione di emergenza economica?”. “Dobbiamo fare piani di emergenza”. L’altra faccia della medaglia immigrazione sono i problemi incontrati da alcuni britannici a ritornare le loro proprio Paese. La signora May ammette che le lunghe code sperimentate di recente a Heathrow e da altre parti sono “inaccettabili”, ma insiste che le cose miglioreranno. Più personale e un migliore coordinamento dei turni con l'arrivo dei voli dovrebbe far terminare il calvario esasperante di stare in coda , magari fissando gli ingressi vuoti riservati agli immigrati. Tali miglioramenti dovrebbero "fare in modo che abbiamo tutti i varchi siano aperti nelle ore di punta, in modo da poter fornire alle persone i servizi che vogliono." Può lei quindi garantire l’assenza di esasperanti varchi vuoti durante la stagione estiva? Su questo, lei accenna una promessa. "Quello che stiamo facendo è lavorare con gli aeroporti e gli operatori... in modo da poter garantire il personale di controllo dei varchi d’ingresso, assicurando che essi siano tutti presidiati, specie nei momenti di picco”.


 

 

 

 

Giurisprudenza

 


La Cassazione: omicidio colposo per chi organizza i viaggi della disperazione finiti male


Roma, 26 maggio 2012 - La Cassazione opera un giro di vite nei confronti degli organizzatori dei viaggi della speranza in container. E, con una sentenza della Quarta sezione penale, spiega che risponde di omicidio colposo chi organizza i viaggi della disperazione finiti male. Poco importa il preventivo "consenso" del clandestino. In questo modo, la Quarta sezione penale ha convalidato una condanna a due anni di reclusione per omicidio colposo nei confronti di Daniel B., un romeno 36enne che al porto di Livorno organizzava, dietro compenso, viaggi nei container per clandestini. Secondo la Suprema Corte, "correttamente e' stata esclusa ogni valenza al consenso delle vittime a quelle peculiari e pericolose modalità di emigrazione, cioè al loro confinamento nei container, e quindi ad affrontare il pericolo, in modo da sfuggire al controllo". I fatti analizzati da piazza Cavour si riferiscono al 13 dicembre 2001 quando nel porto di Montreal, in Canada, furono trovati due cadaveri, in avanzato stato di decomposizione, all'interno di un container trasportato da una nave proveniente da Livorno da dove era partita tredici giorni prima. Le indagini, come ricostruisce la sentenza 20245, fecero ritenere che i clandestini, di origine rumena, erano stati chiusi nel container a Livorno, la sera prima del loro ritrovamento da Daniel B.. Dunque, secondo la Suprema Corte, che ha fatto sue le motivazioni della Corte d'appello di Firenze, nell'aprile 2009, "asfissia o inalazione venefica o a freddo non sarebbero state mortali se le persone avessero avuto la possibilità di tornare all'aria, o di andare più al caldo o, comunque, di chiedere soccorso". Ecco perché "e' conforme alla più elementare logica la prevedibilità dell'evento dannoso che ne seguì, sicché la colpa dell'imputato, che peraltro si esplicò anche nella fase induttiva a quel tipo di emigrazione clandestina oltre che in quella esecutiva, fu davvero enorme tanto da rasentare la colpa cosciente che, comunque, e' stata esclusa e si pose come causa diretta delle morti". Da qui l'inammissibilità del ricorso presentato dalla difesa di Daniel D. che inizialmente venne processato per omicidio volontario.


Giovani e crisi

 


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Fondazione Migrantes: sempre più italiani residenti all’estero

Sono oltre 4,2 milioni gli italiani iscritti all’Aire, il 48% donne. Nell’ultimo anno sono cresciuti di 93.742, quasi tutti giovani


italiani stranieriAl 1° gennaio 2012 sono 4.208.977 i cittadini italiani iscritti all'Aire, di cui 2.017.163 donne (47,9%). L'aumento rispetto allo scorso anno è di 93.742 unità. E' il dato che viene fornito  dal Rapporto Migrantes "Italiani nel Mondo" presentato, con una conferenza a Roma. 

Caratteristiche socio-demografiche. Rispetto agli oltre 60 milioni di italiani residenti in Italia all'inizio del 2011 i connazionali residenti all'estero incidono per circa il 7%. Ben il 54% del totale degli iscritti ha dato come motivo di iscrizione l'espatrio, ma continua l'ascesa dei "nati all'estero", arrivati al 38,3% (più di 1 milione e 600 mila). A rilevante distanza invece, si collocano gli iscritti per aver acquisito la cittadinanza italiana (3,2%, 133.577). Il 37,1% (1,6 milioni) è all'estero da più di 15 anni e il 14,9% (quasi 630 mila) lo è da 10-15 anni. Continuano ad aumentare (1 milione 131 mila) coloro che sono iscritti all'Aire da 5-10 anni che sono il 26,9% del totale. L'11,5% (quasi 500 mila italiani) è, invece, iscritto solo da 3 anni (tra di essi, quindi, anche i nuovi espatriati). Quasi 800 mila hanno più di 65 anni (19,0%), quasi 665 mila sono, invece, minorenni (15,8%). Il 21,2% ha un'età compresa tra i 19 e i 34 anni (890 mila), ma il 25,0% (poco più di 1 milione) ha tra i 35 e i 49 anni. Il 19,1%, infine, ha un'età compresa tra i 50 e i 64 anni (poco più di 800 mila). La stragrande maggioranza è celibe/nubile (53,7%) mentre i coniugati sono il 38,2%.

Continenti e Paesi di residenza. La ripartizione continentale è così strutturata: Europa (2.306.769, 54,8%), America (1.672.414, 39,7%), Oceania (134.008, 3,2%), Africa (54.533, 1,3%) e Asia (41.253, 1,0%). In Europa è l'UE a 15 a fare la parte del leone con 1.695.955 (40,3%) residenti italiani perché include i paesi di vecchia e tradizionale emigrazione italiana. Proprio in quest'area si trovano le collettività più numerose, a partire dagli italiani in Germania (639.283, 15,2%); seguono le collettività francese (366.170, 8,7%), belga (252.257, 6,0%), britannica (201.705, 4,8%) e spagnola (118.690, 2,8%). Seguono gli altri paesi europei, con prevalenza della Svizzera (546.614, 13,0%). La comunità negli Stati Uniti è composta da 216.767 italiani in possesso di cittadinanza (5,2%); in Canada sono, invece, 135.070 persone (3,2%).

Più articolata la situazione nell'America meridionale, Latina specialmente, dove l'Argentina torna, nel 2012, ad essere il primo paese prendendo il posto che, nel 2011, era la Germania, con 664.387 italiani (15,8%). Seguono il Brasile (298.370, 7,1%) e il Venezuela (113.271, 2,7%). L'Oceania con 134.008 (3,2%) è il terzo continente a livello numerico e quasi tutti si trovano in Australia (130.570, 3,1%).Regioni, province e comuni di partenza. Il 53,3% degli attuali cittadini italiani all'estero è registrato nel Meridione (oltre 1 milione e 400 mila dal Sud e quasi 800 mila dalle Isole) e 1.327.000 (31,5%) nel Nord Italia (poco più di 657 mila dal Nord Ovest e quasi 670 mila dal Nord Est) e il 15,2%, infine, ovvero 640 mila, è partito dalle regioni del Centro Italia. Nella graduatoria regionale al primo posto troviamo, come sempre, la Sicilia (674.572) seguita, nell'ordine, da Campania (431.830), Lazio (375.310), Calabria (360.312), Lombardia (332.403, aumento annuale di 41 mila ), Puglia (319.111) e Veneto (306.050), per limitarci alle regioni con minimo 300 mila connazionali. "La settima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo, pur mantenendo invariata la sua struttura, presenta contenuti innovativi a livello statistico, socio-culturale, economico e pastorale. Rispetto al passato si colloca in un anno in cui la messa in sicurezza delle finanze pubbliche ha comportato, per il 2012, una ulteriore e pesante decurtazione nel bilancio del Ministero degli Affari Esteri". Cosi si legge nell'Introduzione al Rapporto Migrantes 2012 nella quale mons. Giancarlo Perego, Direttore Generale della Fondazione Migrantes, richiama la necessità di una maggiore attenzione alle collettività di connazionali che vivono nel mondo, dalle quali può venire un significativo aiuto all'Italia per superare questa difficile fase di crisi.


 

 

 

 

GLI EMIGRATI ITALIANI DATI DI SINTESI

Residenti italiani all’estero (01.01.2012):

Consistenza: 4.208.977

Incidenza sulla popolazione italiana: 6,9%

Caratteristiche socio-anagrafiche

Donne: 2.017.167 e incidenza del 47,9% sul totale AIRE

Minori: 664.666 e incidenza del 15,8%

Over 65enni: 797.619 e incidenza del 19,0%

Celibi: 53,7%

Coniugati: 38,9%

Iscritti per espatrio: 54,0%

Iscritti per nascita: 38,3%

Acquisizioni di cittadinanza: 3,2%

Luoghi di partenza e mete di arrivo

Primi 5 Paesi di residenza all’estero: Argentina (664.387),

Germania (639.283), Svizzera (546.614), Francia (366.170)

e Brasile (298.370).

Prime 5 Regioni di partenza: Sicilia (674.572),

Campania (431.830), Lazio (375.310), Calabria (360.312)

e Lombardia (332.403).

Prime 5 Province di partenza: Roma (289.556),

Cosenza (147.601), Agrigento (142.985), Salerno (115.822)

e Napoli (110.703).

Primi 5 Comuni di partenza: Roma (266.652), Milano (58.107),

Napoli (36.975), Torino (36.346) e Genova (29.950).

Flussi riguardanti l’Italia

Iscrizioni dall’estero 2000-2010: 404.952

Cancellazioni per l’estero 2000-2010: 450.161

Iscrizioni dall’estero 2010: 28.192

Cancellazioni per l’estero 2010: 39.545

Flussi riguardanti il Meridione

Trasferimenti al Centro-Nord (2009): 109.000

Regioni di destinazione: Lombardia, Emilia Romagna, Lazio

Regioni di partenza: Campania, Sicilia, Puglia, Calabria

Protagonisti: età media 32,5 anni, per il 32,5% laureati

Trasferimenti all’estero (2009): 12.000

Paesi di destinazione: Germania, Svizzera e Regno Unito

Pendolarismo di lungo raggio (2010): 134 mila (dato 2010)

Verso il Centro Nord: 121 mila

Verso l’estero: 13,2 mila

 

 

 

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“Io, clandestino, ho denunciato i miei sfruttatori, fate come me”

Andrea Gabellone, http://www.linkiesta.it/

Muhammad Farooq, pakistano e immigrato in Italia (foto: Lorenzo Papadia)Mohammad, matematico pakistano, è fuggito dal Pakistan per evitare un matrimonio combinato. Ora sfida chi lo ha ingannato e lo ha fatto venire in Italia di nascosto, facendosi pagare 11 mila euro. Ha dovuto pagare per avere un contratto (fasullo), ha trovato un lavoro ma con stipendi di fame. Ora ha deciso di denunciare tutto, per esasperazione e forse anche per dignità.   


Roma, 31 maggio 2012 - «Quel che accade attorno all’immigrazione, in Italia, è tutto un grande giro illegale di affari. Sono a disposizione della legge italiana per raccontare quello che ho vissuto: un sistema criminale che rovina la vita di migliaia di persone».

Quello di Muhammad Farooq, 28 anni, matematico pachistano, clandestino nel nostro paese, è un urlo disperato, ma fiero. Nonostante le minacce che pendono sulla sua incolumità e su quella della sua famiglia, è determinato a raccontare quello che gli è accaduto: «La mia vita, così com’è oggi, non va in nessuna direzione. Non ho paura né dei trafficanti né della polizia. Comunque, non potrebbe andare peggio di così. Denuncio questa situazione soprattutto per evitare che tante altre persone commettano gli errori che ho commesso io».

Quando Muhammad comincia a raccontare le sua storia, sembra di vivere un déjà vu. Le sue parole descrivono situazioni simili, anche nei dettagli apparentemente più insignificanti, a quelle di migliaia di altri migranti come lui. Se non si scappa da una guerra, si scappa dalla povertà. Quasi sempre, più che all’inseguimento di un sogno, alla ricerca di un benessere tanto evocato, quanto sconosciuto.

Muhammad ci tiene a raccontare il suo viaggio verso l’Italia, perché quel viaggio ha cambiato per sempre la sua vita. Partire da Gujranwala – nella provincia del Punjab – per attraversare l’Iran, la Grecia e il Mar Adriatico gli è costato 11 mila euro. Il prezzo di una vacanza di lusso in crociera. Lui ha viaggiato su mezzi fatiscenti, percorrendo rotte pericolose e sopportando condizioni durissime. Costantemente sotto il ricatto dei trafficanti.

Muhammad è partito nel 2009 per fuggire da un matrimonio combinato dalla sua famiglia al quale non si era mai rassegnato. Per sostenere il viaggio fino ad Atene ha dovuto privarsi di tutti i suoi risparmi; poi, trascorsi sette giorni in un Cie greco e qualche mese alla ricerca di una vita nuova, ha deciso di venire in Italia. È arrivato di notte, non sa dire dove; comunque al Nord. Ci è arrivato dopo due giorni trascorsi in compagnia di un afghano, chiusi in un camion, con a disposizione uno spazio simile ad una bara e una bottiglia d’acqua. E dopo un primo periodo passato in Lombardia, Muhammad vive a Lecce.

Durante il suo racconto, specifica più volte l’entità del debito contratto con i trafficanti e il valore che quei soldi assumono in un paese povero come il Pakistan; rivendica la sua scelta senza pentimento, come a voler sottolineare l’importanza di quel salto nel vuoto che lo ha portato fin qui. Dai paesi asiatici, intanto, qualcuno continua a vendere l’Italia come un sogno, come un trampolino per la ricchezza, il paese delle meraviglie.

Muhammad, da tre anni a questa parte, è senza un’occupazione, una stabilità, se non lavori fugaci che bastano solo a sopravvivere. Un mese da lavapiatti, poi in strada a vendere bigiotteria cinese, un lavoretto in campagna. L’alternarsi casuale di queste attività – di certo faticose, ma poco remunerative – gli ha logorato il fisico, la mente e la speranza. E si mangia quel che si può, con soli 60 euro al mese da spendere per il cibo.

«Credi che se decidessi di tornare in Pakistan – racconta Muhammad – avrei possibilità di trovare un lavoro? No, te lo dico io: non posso trovare nulla. Una volta lì, le prime persone ad accogliermi sarebbero sicuramente i miei creditori. Il Paese dove si vive, per me, è come una mamma; è una figura familiare perché ti dà una casa, ti dà un lavoro, ti dà da mangiare. In questo momento, però, mi sento come un orfano. Mi sento straniero ovunque; anche in Pakistan».

Muhammad è un professionista che vive in balìa degli eventi e si sente prigioniero di una scelta passata. Se potesse tornare indietro sotterrerebbe l’idea di un viaggio in Europa sotto le pietre aride della sua terra.
Come tanti altri migranti, è arrivato nel nostro Paese attirato dalla sanatoria del 2009: un decreto legge che permetteva ai datori di lavoro di regolarizzare la posizione contributiva degli immigrati clandestini alle loro dipendenze – come colf e badanti – agevolando l’acquisizione di permessi di soggiorno validi. In realtà, l’operazione si è rivelata, per molti sedicenti faccendieri, un pretesto per truffare gli immigrati, vendendo loro contratti di lavoro a prezzi altissimi: da 2000 fino a 5000 euro.

Questo, grosso modo, è ciò che succede in maniera più frequente anche con il decreto flussi, la legge che definisce annualmente le quote massime di stranieri che possono entrare e soggiornare in Italia, sia per motivi di lavoro subordinato che per lavoro autonomo. La norma italiana, a maglie strettissime, che consente l’entrata regolare nel nostro Paese è, a dir poco, macchinosa.

Per un extracomunitario che voglia lavorare come dipendente, le tappe da seguire, in successione cronologica, sono un percorso che si stringe a tal punto da congestionare l’accesso:
– è necessario aspettare che il Presidente del Consiglio pubblichi il decreto sui flussi e sperare che sia riservata una quota di ingressi a cittadini del suo Paese;
– deve sperare che in Italia ci sia qualcuno disposto a fare la chiamata nominativa impegnandosi ad assumerlo alle proprie dipendenze ed a fornirgli alloggio;
– deve sperare ed aspettare che questo qualcuno sia abbastanza veloce da effettuare la prenotazione prima della saturazione delle quote disponibili;
– deve sperare e aspettare che la Questura, dopo le opportune verifiche sulla affidabilità del datore di lavoro e sulle sue risorse economiche, conceda il nulla osta all’ingresso;
– deve sperare e aspettare che la DPL (Direzione Provinciale del Lavoro) dopo le opportune verifiche, accerti che nessun residente italiano voglia o possa ricoprire il posto di lavoro destinato allo straniero;
– deve sperare e aspettare che lo Sportello Unico sull’Immigrazione autorizzi l’ingresso e trasmetta l’autorizzazione alla competente autorità diplomatica o consolare;
– a questo punto, deve recarsi presso la predetta autorità diplomatica o consolare e richiedere il ritiro dell’autorizzazione ed il rilascio del visto di ingresso;
– sottoporsi ai controlli di frontiera per ottenere il timbro di ingresso; precipitarsi con il suo datore di lavoro presso lo Sportello Unico per la sottoscrizione del contratto di soggiorno e lavoro; richiedere entro 8 giorni il permesso di soggiorno.
Nella migliore delle ipotesi, per il completamento di tutta la procedura occorrono 18 mesi, ma si può arrivare anche a 24 mesi ed oltre.

Per quanto riguarda il lavoro autonomo, invece, il passaggio è completamente inaccessibile: l’ultimo decreto che prendeva in considerazione i lavoratori con partita iva – tra l’altro, solo ultra qualificati – risale al 2005. Questo rappresenta per migliaia di persone il decreto flussi: un muro presso che invalicabile. Loro, che cercano una qualsiasi chance di riscatto sociale, sono disposti a tutto pur di entrare in Italia. Ed è proprio su questo presupposto che nasce e si sostiene l’illegalità.

A Muhammad, durante il suo primo periodo al Nord, e precisamene a Milano, avevano chiesto 4000 euro per essere contrattualizzato e poter rimanere legalmente in Italia. Senza poter lavorare, però.

A dirla con lui, «l lavoro vero e proprio, in tutto questo giro di soldi, non c’è mai. Esiste solo una compravendita di contratti e documenti. E, spesso, truffano anche su quelli. Io ho perso tutto». Il problema è proprio questo: un volume d’affari enorme che vive della disperazione dei migranti. «Noi extracomunitari – racconta Muhammad – arriviamo in Italia attirati da nostri connazionali, che fungono da mediatori e ci promettono lavori ben pagati e una vita dignitosa. Questa gente, di norma, risiede in Italia da più di 10 anni e ha contatti consolidati con la piccola imprenditoria locale. Anche loro sono, solitamente, proprietari di attività commerciali: spesso hanno dei negozi di bigiotteria o dei doner kebabs, locali che vendono specialità alimentari arabe. Chiedono da 4000 a 9000 euro, a volte anche di più, per un contratto che permetta l’entrata nel vostro Paese. I datori di lavoro, che normalmente ricevono la metà del compenso, spesso sono commercianti o ristoratori e, insieme ai “mediatori”, ricattano e sfruttano le vittime di tratta».

Il sistema, ormai sedimentato su tutto il territorio nazionale, vedrebbe stranieri e italiani collaborare in un business proficuo che include, oltre ai contratti di lavoro, anche le dichiarazioni di ospitalità: documenti indispensabili agli stranieri che devono dichiarare la loro residenza in Italia. «Quasi sempre, i proprietari delle case affittate ad extracomunitari – aggiunge Muhammad – rilasciano la dichiarazione di ospitalità a cifre che vanno da 200 a 600 euro». Un affare da centinaia di migliaia di euro che si rinnova in maniera ciclica e che, spesso, si trasforma in crudele sfruttamento.

Esattamente ciò che è accaduto a S. J., indiano e, attualmente, clandestino in territorio italiano. S. J. ha voluto denunciare, proprio in questi giorni, la sua raccapricciante esperienza alla Procura della Repubblica di Lecce, nonostante le ripetute minacce dei suoi aguzzini.

Arrivato a Fiumicino nel 2009, con un contratto stagionale alle dipendenze di un pasticcere e dopo aver pagato 15 mila euro a tre fratelli della sua stessa nazionalità, si è ritrovato a lavorare in un’azienda agricola in provincia di Lecce. La sua è una storia di autentica schiavitù durata 14 mesi. La sua dimora è stata, per tutto quel tempo, una stalla, dove dormiva e mangiava tra maiali e galline. Lavorava dalle 4 di mattina alle 11 di sera, senza poter riposare, 365 giorni l’anno, con qualsiasi condizione climatica e in qualunque stato di salute. Il suo pranzo era un panino, col pane del giorno prima, e la sua cena un po’ di pasta.

Queste sono storie che, giura Muhammad, «succedono in tutta Italia. Solo nella città di Lecce conosco tanti mediatori asiatici, che si occupano di trovare contatti con i datori di lavoro italiani e sono tutti di nazionalità diverse: Pakistan, Bangladesh, India e Sri Lanka. Alcuni li conosco personalmente perché sono asiatico come loro, ma, in buona sostanza, ogni Paese ha i suoi rappresentanti; questo la dice lunga su quanto siano radicate e ben manovrate queste organizzazioni. Al Nord il sistema non cambia affatto: alcuni miei amici, che vivono in altre zone del Paese, hanno dovuto pagare cifre astronomiche per rimanere qui. Bologna, Pisa, Bergamo, Brescia, Lucca, Roma: sono tutte città in cui funziona così. Inoltre, contrariamente alla finalità della legge, gran parte delle persone che decidono di accettare questo abuso si trovano già, clandestinamente, sul territorio italiano. A voler dare una cifra approssimativa, su 100 extracomunitari che riescono ad avere il permesso di soggiorno grazie al decreto flussi, 95 sono costretti a pagare e a ingrossare questo apparato mafioso».

Insomma, secondo la denuncia di Muhammad, le norme che regolano l’ingresso dei cittadini extracomunitari nel nostro territorio si sarebbero rivelate un enorme “vaso di Pandora” a beneficio di cellule criminali. Gruppi di stranieri e italiani che, insieme, gestirebbero tutto il fenomeno dell’immigrazione: dal traffico illegale di esseri umani fino alla loro riduzione in schiavitù nel nostro Paese.

Ora Muhammad attende di sapere qual è il suo destino: «Vorrei collaborare con le forze dell’ordine o con la magistratura per aiutarli a smantellare questo processo scellerato, ma, per farlo, ho bisogno di protezione. Ribellarsi a questo regime di illegalità vuol dire rischiare sulla propria pelle e mettere in pericolo anche i familiari. C’è tanta gente che non vuole e non merita di essere trattata come merce; quando si è in difficoltà, tutto sembra molto più grande di noi, ma bisogna avere il coraggio di reagire e assumersene le responsabilità. Sono convinto che, dopo questa mia denuncia, tanti altri extracomunitari mi seguiranno perché, in questo modo, non possiamo proprio andare avanti».

Per tutti gli stranieri che oggi, in Italia, si trovano a patire condizioni disagiate, di indigenza o, addirittura, disumane si aprono due possibili strade da percorrere: da una parte, si può continuare ad alimentare un meccanismo perverso fatto di abusi e ritorsioni e, dall’altra, c’è la via della legalità. Muhammad Farooq, clandestino con due euro al giorno per mangiare – sfidando la sorte e i luoghi comuni – la sua scelta l’ha già fatta.