06 giugno 2012

             Mercoledì 20 giugno -  Giornata mondiale del rifugiato
                                    Presentazione di
“Lampedusa non è un'isola. Profughi e migranti alla porte dell'Italia”
Pre-Rapporto sullo stato dei Diritti in Italia a cura di A Buon Diritto Onlus

              Saluto di Emma Bonino Vice Presidente del Senato
          Presentazione del rapporto Luigi Manconi e Stefano Anastasia
                                      Discutono
               Anna Maria Cancellieri Ministro dell’Interno
Laura Boldrini portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
                           Stefano Rodotà giurista
                                     Partecipano
Laura Balbo, Luigi Ferrajoli, Tamar Pitch, Giorgio Rebuffa, Eligio Resta

                        Mercoledì 20 giugno – ore 18
Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini” - Sala degli Atti parlamentari
                         Roma, Piazza della Minerva 38

             Per gli uomini è d’obbligo indossare giacca e cravatta


«L’Italia sono anch’io» arriva oggi in Parlamento
Filippo Miraglia

Responsabile nazionale immigrazione Arci
l'Unità, 06-06-2012

LA CAMPAGNA PER LA CITTADINANZA L’ITALIA SONO ANCH’IO ENTRA OGGI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI. DOPO LA CONSEGNA DELLE FIRME nel marzo scorso c’è la necessità di rendere visibile, nella sede dove si esercita la responsabilità politica di chi rappresenta i cittadini e le cittadine italiane, una istanza che arriva dal basso e che propone un investimento sul futuro di questo Paese. Trasformare un problema in una opportunità dovrebbe essere compito della politica. Soprattutto in una fase in cui non gode di grande popolarità e avrebbe un grande bisogno di idee capaci di indicare una prospettiva, di suscitare entusiasmo, di rimettere al centro l’interesse comune.
Oggi centinaia di migliaia di famiglie di origine straniera vivono una condizione di inferiorità, che riguarda sia i genitori che i loro figli. Stiamo parlando di oltre cinque milioni di persone, che subiscono una sistematica discriminazione nel rapporto con la pubblica amministrazione.
È il risultato dell’uso strumentale del tema immigrazione che da più di vent’anni viene esercitato da una parte della nostra classe politica e da certa stampa sempre alla ricerca di facili capri espiatori.
Ma sul tema, purtroppo, si è registrato anche un atteggiamento “difensivo”, una certa debolezza del “fronte dei diritti”, accompagnato spesso da una qualche ambiguità nei messaggi e nelle proposte.
La campagna «L’Italia sono anch’io» si è posta l’obiettivo di contribuire al superamento degli ostacoli che hanno reso impossibile il pieno dispiegarsi del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione, in particolare nei confronti delle persone di origine straniera.
Come la rivoluzione borghese nel diciannovesimo secolo si costruiva sulla grande contraddizione tra le parole d’ordine libertà, solidarietà, uguaglianza e la tragedia della schiavitù, analogamente l’Europa di oggi è stata edificata sulla contraddizione fra l’abbattimento dei confini tra gli Stati con l’idea di uno spazio di libertà e promozione dei diritti e la creazione di barriere interne, di vere e proprie discriminazioni, sancite per legge e socialmente accettate, tra gruppi di cittadini, tra lavoratori autoctoni e di origine straniera.
Guardare al futuro del Paese prendendosi cura della democrazia e della sua qualità attraverso la promozione della partecipazione, l’impegno nei territori dove si costruiscono le relazioni sociali e scoppiano i conflitti: questo è un obiettivo di lungo periodo per il quale vale la pena impegnarsi.
Un obiettivo che può essere perseguito anche a partire dal tema della cittadinanza e dei diritti dei migranti, con una alleanza tra le organizzazioni sociali, le istituzioni della Repubblica che hanno mostrato sensibilità sull’argomento, la politica e il mondo della cultura.



LA CONFESSION A «FAMIGLIA CRISTIANA»
Monti non rischia sul diritto di cittadinanza
il Giornale, 06-06-2012
Quella della cittadinanza ai figli di immigrati è una «questione che sento molto» dice il presidente del Consiglio Mario Monti in una intervista a «Famiglia Cristiana», ma si tratta di cose «controverse nel panorama politico. E rischiano di determinare conflitti tra le diversissime parti politiche che sostengono il governo». Cosí,chiosa, «se fosse risolto il problema della cittadinanza dei minori figli di stranieri, al prezzo di scompaginare la maggioranza di governo e del risanamento dell'economia italiana, potrei avere una soddisfazione intima morale, ma considererei fallito il mio mandato. Forse,sono troppo pragmatico», conclude SuperMario.



DIRITTO DI CITTADINANZA PER CHI NASCE IN ITALIA
la Repubblica, 05-06-2012
CARLO FELTRINELLI
Il futuro percepito da chi abita il nostro Paese pare non sia mai stato così incerto. Le tante crisi (economica, dell' Unione europea, culturale, politica, del capitalismo, delle istituzioni, di legalità) si avvitano in quella che sembra essere una tempesta perfetta, molto spettrale, pur se in buona misura annunciata. L' assommarsi di tali scenari, uno più preoccupante dell' altro, ci ha condotto alla situazione di emergenza che abbiamo sotto gli occhi: un nuovo governo impegnato con le migliori intenzioni a salvare il salvabile, il disagio che esce dai "ghetti d' Italia" e morde dove può, la crescente sfiducia nell' efficacia delle regole del gioco democratico. Fra non molto si annunciano nuove elezioni e la classe politica s' interroga su quale legge elettorale adottare, sulle primarie che verranno, sui leader di domani, su come evitare il peggio e che cosa proporre di un po' meno peggio (anche il Papa ha ammonito: "Non promettete quello che non potete mantenere"). Ma questo è sufficiente, o non è piuttosto un tentativo di far rientrare tutto, e il più presto possibile, in una "normalità" che non esiste più e che in ogni caso non potrebbe ritornare? Perché la crisi è vera crisi e la verità è che le idee su cui scommettere sono poche. Specie se si tratta di fornire una visione di come potrà essere il nostro futuro. Le soluzioni che ogni giorno ci vengono proposte possono essere più o meno efficaci, ma perché dalla crisi si esca rafforzati, modificati, e non soltanto normalizzati, è necessario un colpo d' ala. Che lo si tema o no, il futuro arriverà e non sarà tenero con chi si chiude in un rifugio a prova di cambiamenti, sperando così di sfuggirgli. Bisogna avere il coraggio di guardare avanti e di guardarsi attorno. Un modo per farlo è passare, il più presto possibile, da un concetto di società "ristretto" a un concetto "allargato"e più inclusivo. Mi permetto dunque di segnalare una questione di primaria importanza che se affrontata oggi, subito, adesso, non solo nobiliterebbe l' operato di un governo cosiddetto "tecnico" proprio in termini di "visione" della società che verrà, ma emenderebbe anche, sia pur tardivamente, un deficit di cultura e democrazia accumulatosi in Italia negli ultimi vent' anni. Non bisogna più esitare a legiferare sul tema dei diritti di cittadinanza per i figli dei migranti. È noto, ma assai poco ricordato, che la legislazione italiana rimane tra le più arretrate in Europa per quanto attiene la concessione della cittadinanza a chi nasce, studia e lavora nel nostro Paese. La nostra legislazione è arretrata anche rispetto alla Costituzione degli Stati Uniti, dove è stabilito chiaramente che tutti coloro che vi sono nati ne sono cittadini. Da noi, invece, chi nasce da genitori stranieri può richiedere di diventare cittadino italiano solo una volta raggiunta la maggiore età, e solo dopo aver dimostrato di essere stato residente in modo regolare e ininterrotto nel territorio nazionale (e ha tempo solo un anno per farlo). Cittadinanza significa prima di tutto partecipazione, possibilità di concorrere - nei diritti e nei doveri - a una comunità di cui ci si sente parte. Le nostre seconde generazioni di migranti sono il fenomeno più evidentee palese dello scarto che ancora esiste tra un' integrazione di fatto e un' integrazione di diritto. Sono italiani in tutto e per tutto, tranne che per la nostra legge. Studiano nelle stesse scuole, giocano a calcio negli stessi campi sportivi, guardano gli stessi programmi televisivi, leggono gli stessi libri e coltivano le stesse aspirazioni dei loro compagni, eppure per la nostra legge non sono uguali a loro, non sono italiani. Non vedere l' assurdità di questo scarto vuol dire adottare la famosa "non politica delle porte sbattute in faccia" (Gad Lerner) e tutto ciò mal si concilia con qualunque istanza di modernità, di "uscita dalla crisi", di costruzione di un nuovo modello di comunità ormai strutturalmente plurale. Il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell' Anci, Graziano Delrio, e diciannove organizzazioni della società civile, hanno promosso e sostenuto la campagna "L' Italia sono anch' io", al fine di presentare due proposte di iniziativa popolare per la concessione della cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri e per l' attribuzione del diritto di voto amministrativo ai residenti regolari da oltre cinque anni (alle ultime elezioni non ha potuto votare il 5,3% della popolazione residente). All' inizio di quest' anno sono state raccolte 200.000 firme, ben oltre le 50.000 necessarie per presentare le due proposte di iniziativa popolare, e lo scorso 6 marzo sono state depositate alla Camera. Finora nessuna delle proposte presentate per modificare la legge 91/1992, che prevede lo ius sanguinis e vincola lo status giuridico dei figli alla cittadinanza dei genitori, ha avuto fortuna. Né quella dei deputati Andrea Sarubbi (Pd) e Fabio Granata (Fli) nel 2009, né quella del senatore del Pd Ignazio Marino nel 2011 sono diventate legge. Stesso destinoè toccato alla proposta sul diritto di voto degli stranieri alle elezioni amministrative presentata su iniziativa dell' Anci di alcuni Comuni, con capofila Genova. Adesso però le tante migliaia di cittadini che attraverso le firme hanno fortemente espresso il loro pensiero vorrebbero essere prese in considerazione, vorrebbero che fosse fissata una data in cui la Camera avvii la discussione, vorrebbero trovare nuovi e più convinti sostenitori tra le forze politiche, vorrebbero condividere l' urgenza di emendare una legge non più adatta al momento storico. Il 25 maggio scorso si è tenutoa Milano un incontro nel quale il sindaco Giuliano Pisapia si è impegnato a sostenere con forza, presso gli amministratori locali di altre città, le istanze delle due proposte di legge. Il comitato nazionale di "L' Italia sono anch' io" (di cui fa parte "Il razzismo è una brutta storia" associazione promossa dagli stakeholders del gruppo Feltrinelli) ha poi promosso una conferenza che si terrà presso la Camera domani. Farà gli onori di casa il presidente Gianfranco Fini e sarebbe auspicabile un' ampia partecipazione bipartisan. In una tempesta perfetta non è facile alzarsi a dire che cosa bisognerebbe fare.È più facile farlo: abbandonare cioè la combinazione di trivialità, incapacità e inumanità che ci ha accompagnati sin qui, e provarci. L' autore è editore e presidente di "Il razzismo è una brutta storia" -



I tecnici ci rieducano: «Amate gli immigrati»
Libero, 06-06-2012
FAUSTO CARIOTI
L'idea di concedere la cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri non fa breccia né in Parlamento né nella società? Il governo Monti ha pronta la soluzione: cambiare (...)
(...) la testa degli elettori. Come se fosse la più normale delle cose il professor Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione, ieri ha spiegato che l'esecutivo, in materia di politiche per l'immigrazione, «sta operando per un cambiamento di mentalità» degli ita- liani. Almeno sono sinceri e te lo dicono in faccia. Del resto, se chiami gli accademici al governo implorandoli di salvare il Paese, il minimo che ti puoi attendere è che parlino dalla cattedra e ti trattino come uno scolaretto ritardato.
Cosi il governo nato come tecnico e presentatosi in Parlamento in punta di piedi, dopo avere assunto le vesti di governo politico - redistribuendo i carichi fiscali da un gruppo sociale all'altro, a tutto danno del ceto medio, schierandosi contro i provvedimenti varati dalle Camere in materia di responsabilità civile dei magistrati e in altri modi - fa un ulteriore passo avanti, proponendosi come governo pedagogico. Ricorda quei governanti della Germania Est dei quali Bertolt Brecht disse: «Non resta loro che sciogliere il popolo e nominarne uno nuovo», in grado di rappresentarli meglio.
Il Riccardi ministro è tutti i giorni sulle prime pagine, ma sinora ha combinato poco o nulla di concreto. Non si ricorda un provvedimento degno di questo nome varato a sua firma o per sua iniziativa. Dovrebbe occuparsi pure di famiglia e di giovani, non necessariamente extracomunitari, ma l'unico tema che lo interessa, al quale dedica i nove decimi delle fatiche, è l'immigrazione. Anche su questa, però, resta fermo al palo. Sogna di concedere la cittadinanza secondo lo ius soli, e tutta la sinistra è con lui. Ma ciò che resta dell'asse Pdl-Lega è riuscito a bloccarlo.
Anche ieri Mario Monti, che peraltro con Riccardi va d'amore e d'accordo, ha dovuto ribadire le priorità: «Se fosse risolto il problema della cittadinanza dei minori figli di stranieri al prezzo di scompaginare la maggioranza di governo e del risanamento dell'economia italiana, potrei avere una soddisfazione intima morale, ma considererei fallito il mio mandato». Tradotto: con tutti i guai che abbiamo, non possiamo permetterci di fare la guerra al centrodestra sull'immigrazione.
II ministro per la Cooperazione, che si atteggia a idealista ma è un gran pragmatico, comprende e si adegua, limitandosi a esternare senza andare allo scontro con nessuno. Confermando quello che dicono di lui gli altri ministri: più che alla sostanza, Riccardi è interessato all'immagine. «Di tutti noi, lui è di gran lunga il più politico, quello che ha i rapporti migliori con i giornalisti», racconta con malcelata invidia un suo collega. Riccardi insiste affinché Monti sia presente in mezzo alla gente e intervenga sulle questioni sociali, anche le più imbarazzanti («Non possiamo non dire nulla dinanzi a tutti questi suicidi», gli ha spiegato pochi giorni fa dinanzi ad altri ministri). È Riccardi il vero spin doctor di Monti, quello che lo spinge ad andare in mezzo ai terremotati e davanti alle telecamere per far vedere a tutti che il governo c'è (e non pensa solo allo spread). Ed è sempre lui che gli organizza il bagno di folia tra i poveri della Comunità di Sant'Egidio, con tanto di siparietto con il piccolo immigrate. Ma dare una dimensione umana a Monti è impresa improba persino per Riccardi.
Sono amici, ma fatti di una pasta molto diversa. In comune hanno la fede nello Stato etico e la spocchia di chi si sente in missione per conto di Dio, ma il premier è costretto a ottenere risultati immediati, mentre Riccardi può permettersi di attendere per vedere realizzata la cittadinanza ai figli degli immigrati e gli altri suoi obiettivi. Monti ha assicurato che la propria missione pubblica inizia e finisce con questo governo. Riccardi non ci pensa nemmeno: per lui l'avventura è appena iniziata.



Immigrati: Zingaretti, cittadinanza onoraria a 300 bambini
(ASCA) - Roma, 5 giu - Da oggi sono trecento i bambini romani nati nella Capitale e in Italia da genitori immigrati, che possono mostrare la cittadinanza italiana 'onoraria'. A consegnarla ad una rappresentanza di loro, venti bimbi, insieme a una copia della Costituzione della Repubblica Italiana, e' stato il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, al termine del convegno ''L'Italia di chi nasce e di chi la ama'', dedicato al tema della cittadinanza Per i bambini che nascono in Italia da genitori immigrati.
Insieme a Zingaretti hanno dibattuto della questione il Ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, e il presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, Matteo Ricci, e l'assessore alle Politiche Sociali di Palazzo Valentini, Claudio Cecchini. La scuola Di Donato che ha ospitato il convegno si trova in un quartiere particolare di Roma: l'Esquilino.
''Un quartiere della citta' simbolo di un'Italia nuova'' - ha spiegato Riccardi nel sottolineare l'importanza dell'integrazione, nel porre l'accento sulle peculiarita' di un quartiere di Roma in cui si trova la scuola, caratterizzato da una grande presenza di stranieri. Nella scuola Di Donato, infatti, solo il 50% degli alunni sono italiani.
''Capisco - ha detto Riccardi - chi non vuole la cittadinanza per i figli degli immigrati, hanno la loro posizione e la manifestano. Non capisco pero' chi la vuole ma non fa nulla per mettere in atto dei provvedimenti in tal senso''. Per Riccardi il Governo e il suo Ministero stanno lavorando proprio per favorire un cambio di passo culturale che, a parere del Ministro, e' gia' in atto.
''Oggi il nostro Paese e' piu' maturo e saggio'' ha spiegato, raccontando di esser stato nelle zone colpite dal terremoto e di aver toccato con mano questo cambiamento.
''A Mirandola - ha detto - ho visto il rapporto che c'e' tra gli immigrati e il Sindaco, un rapporto che dimostra come quelle persone facciano parte di una comunita'. In quei capannoni - ha ricordato - sono morti insieme italiani e stranieri. Loro lavoravano insieme, insieme sono morti''. Del resto per Riccardi l'immigrazione rappresenta una ricchezza che puo' rivelarsi un elemento decisivo in questo periodo di crisi. Anche per Zingaretti ''l'immigrazione e' una ricchezza, perche' questi bambini che crescono insieme nella multi-cultura saranno piu' forti dei loro coetanei che non hanno questa opportunita''' e l'iniziativa di oggi di dare loro la cittadinanza onoraria e il testo della Costituzione con scritti e i doveri e' ''un segnale forte che non bisogna piu' solo predicare, ma agire'' altrimenti ''rimarremo in eterno a parlare dei problemi dell'immigrazione che, in realta', sono problemi che noi creiamo, che le istituzioni creano quando hanno paura. Noi siamo stanchi di avere paura e vogliamo invece voltare pagina e cambiare questo paese e questa citta' per migliorarli''. Ad aver l'idea di dare la cittadinanza onoraria ai bambini figli degli immigrati e' stato Matteo Ricci, presidente della Provincia di Pesaro e Urbino che, nel corso del convegno, ha spiegato che quando si parla del tema immigrazione in politica ''ci si sente dire: 'Lascia perdere, perdi voti'. Io - ha detto Ricci - sono convinto che molti dei problemi che abbiamo oggi dipendano proprio da questo atteggiamento: si ragiona in termini di voti''. Ricci ha infatti tracciato il percorso che lo ha portato a pensare alla 'Cittadinanza Onoraria'. In primo luogo le sue origini, i suoi nonni lavoratori a Marcinelle per dieci anni, e poi i suoi figli. Molti dei loro compagni di scuola sono figgli di immigrati, bambini nati in Italia.
Con un riferimento calcistico ha reso bene l'idea: ''Ci sono milioni di Balotelli in Italia...''.



Registrazione di tutti i minori indipendentemente dalla regolarità dei genitori e cittadinanza per le seconde generazioni.
È quanto chiede il V Rapporto sul monitoraggio della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (Crc).
Immigrazioneoggi, 06-06-2012
“Intraprendere una riforma legislativa che garantisca il diritto alla registrazione per tutti i minori indipendentemente dalla situazione amministrativa dei genitori” e “riformare la Legge 91/1992 al fine di garantire percorsi agevolati di acquisizione della cittadinanza italiana per i minori stranieri nati in Italia e per i minori arrivati nel nostro Paese”. Lo chiede il Gruppo Crc all’interno del 5° Rapporto sul monitoraggio della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (Crc).
In particolare, analizzando gli ultimi dati Istat disponibili, risulta “evidente lo scarto tra la presenza sempre più significativa delle seconde generazioni” nel nostro Paese e “il numero relativamente modesto di acquisizioni di cittadinanza”. Secondo un’indagine condotta nell’autunno del 2011, “7 adolescenti su 10, sia italiani che di origine straniera, non sono a conoscenza della legislazione relativa all’acquisizione della cittadinanza italiana, percentuale pressoché invariata anche quando la domanda è stata posta a un target adulto. Inoltre, la maggior parte degli adolescenti italiani (67%) e la quasi totalità di quelli di origine straniera (91,7%) sono risultati d’accordo nel concedere di diritto la cittadinanza a chiunque nasca in Italia, anche da genitori stranieri”.
La nascita in Italia, spiega il Gruppo Crc, è la condizione del 78,4% degli iscritti stranieri della scuola dell’infanzia (3 su 4) e del 53,1% di quelli frequentanti la scuola primaria (circa 2 su 4). La scuola quindi “va sollecitata a maturare un’acquisizione più piena della dimensione strutturale dell’immigrazione, ormai fondamentale nella società italiana di oggi e del futuro”.
Il Gruppo Crc chiede quindi al Parlamento "una riforma che garantisca il diritto alla registrazione per tutti i minori indipendentemente dalla situazione amministrativa dei genitori e di garantire percorsi agevolati di acquisizione della cittadinanza italiana per i minori stranieri nati in Italia e per i minori arrivati nel nostro Paese in tenera età”. Il Miur, inoltre, dovrebbe “assicurare una rapida inclusione dei minori stranieri nelle scuole italiane, superando le rigidità derivanti dall’applicazione di criteri meramente quantitativi nella formazione delle classi, insistendo sulla predisposizione di materiale informativo e della modulistica in diverse lingue straniere, nonché sull’istituzione ordinaria di un protocollo e di una commissione di accoglienza dei minori di origine straniera e sulla presenza stabile nelle scuole dei mediatori culturali”.
La richiesta al Ministero dell’interno e alle Prefetture è quella di “garantire che le pratiche di ricongiungimento familiare siano celeri” e la possibilità per il minore di “arrivare in Italia prima dell’inizio dell’attività scolastica, così da poter avviare la formazione alla lingua italiana con tempestività”.



Immigrati: Granata (Fli), ius soli e' opportunita'
(ASCA) - Roma, 5 giu - ''La legge sulla nuova cittadinanza ai ragazzi nati in Italia da genitori regolarmente residenti, rappresenta una proposta ineludibile per costruire una nuova Italia e resta una priorita' per Futuro e Liberta': quindi va approvata subito e comunque entro la fine della legislatura.
Il Presidente Monti ne tenga conto sia perche' Fli e' una forza di maggioranza ma soprattutto perche' il Parlamento resta sovrano e non e' stato commissariato fino a prova contraria''. Lo dichiara in una nota il vice coordinatore di Fli, Fabio Granata, che aggiunge: ''I giovani italiani sono non solo una grande risorsa culturale ma anche un' opportunita' economica per far uscire la nazione dal declino in cui sprofonda anche per l'invecchiamento e la conseguente mancanza di dinamicita' del popolo italiano. La curva demografica e' piu' grave dello spread''.



Immigrati: Gasparri, ius soli sarebbe grave errore
(ASCA) - Roma, 5 giu - ''Sulla cittadinanza il passaggio allo ius soli sarebbe un grave errore''. Lo dichiara in una nota il presidente del gruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri.
''Il compito del governo - continua Gasparri - non e' certo, come sostiene con arroganza qualcuno, quello di 'cambiare la mentalita'', per altro in una direzione sbagliata. Bene ha fatto il presidente Monti ad affermare che il governo tecnico si terra' fuori da questo tema per evitare crisi di maggioranza. Altrimenti - avverte Gasparri - rischierebbe di non avere piu' il sostegno della maggioranza. A sua volta il Parlamento eviti decisioni che nessun Paese sta prendendo.
Comunque ci sara' chi si opporra' a questa deriva''.



Gli assegni familiari estesi agli stranieri solo con il permesso
Un diritto riconosciuto dalle ultime sentenze
la Repubblica, 06-06-2012
ZITA DAZZI
UN FISSO mensile di 135 euro per le famiglie con tre o più figli e un reddito Isee inferiore a 24mila euro. Con una legge del 1998 l'Inps concede un assegno familiare ai nuclei numerosi. Un diritto che era riservato ai cittadini italiani ma che una serie di sentenze della magistratura sta estendendo alle famiglie straniere. Innanzitutto, ai genitori con la "carta di soggiorno", cioe il permesso lungo che si ottiene dopo cinque anni di residenza e dura tutta la vita, senza bisogno di rinnovo. Ma una battaglia legale e adesso in corso per estendere la prestazione — considerata come misura di sostegno al reddito in caso di povertà — anche alle famiglie che hanno ancora il semplice permesso ai soggiorno, nnnovabile ogni due anni. Questo prevede l'ultima sentenza che ha dato ragione a una signora senegalese di Trezzano Rosa che chiedeva l'assegno per famiglie numerose. Un precedente giudiziario, di cui d'ora in poi si dovrà tenere conto.
Sono ormai decine le cause patrocinate dall'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) e dall'associazione «Avvocati per niente» (costola della Caritas Ambrosiana) in Lombardia e nel resto d'Italia per ottenere la «parità di tratta- mento» in campo assistenziale fra cittadini stranieri e italiani, come prevedono le norme comunitarie a cui la legge italiana non può derogare. Le cause sono State tutte vinte e l'Inps condannato per comportamento discriminatorio. Gli avvocati chiedono oltre all'erogazione dell'assegno familiare, anche il risarcimento dei danno per gli anni in cui questo è stato negato.
La novità è che adesso anche il Comune di Milano ha deciso di fare la sua parte, sollecitato dai legali delle famiglie straniere, che hanno ottenuto tramite sentenza l'assegno familiare. Un incontro fra i dirigenti dell'assessorato alle Politiche sociali e gli avvocati è già stato convocato per il prossimo 15 giugno. Sul tavolo la proposta dell'Asgi al Comune perché si attivi concretamente per accogliere tutte le domande che arrivano dalle famiglie straniere da trasmettere all'Inps a cui spetta poi di emettere l'assegno mensile. «Dal momento che le norme europee garantiscono la parità di trattamento fra cittadini residenti e stranieri titolari di carta di soggiorno — spiega l'avvocato Alberto Guariso — bisogna superare lo scoglio della mancata informazione sul diritto all'assegno familiare. In passato le domande delle famiglie migranti non venivano accolte e trasmesse all'Inps. Occorre rimuovere questo ostacolo e far passare le pratiche dagli sportelli comunali a quelli dell'ente di previdenza».
L'assessore al Welfare Pier-francesco Majorino è pronto a un confronto sul tema: «Finora l'amministrazione si è attenuta alle disposizioni vigenti della legge italiana — commenta — è chiaro che noi auspichiamo che il governo si adegui alle normative europee. Quindi, ci adegueremo alle decisioni del Tribunale e continueremo nel nostro impegno per l' eliminazione di tutte le prassi discriminatorie».



I barconi arrivano ancora Ma per sobrietà non se ne parla
La Cancellieri: "Solo 1.400 sbarchi". Ma rivolte e fughe aumentano. E in estate arriverà una nuova ondata
Libero, 06-06-2012
SALVATORE GARZILLO
■■■ Da quando i professori sono saliti in cattedra, sembra che anche gli sbarchi di immigrati siano diventati più sobri. Basta con la tratta di esseri umani, con le immagini di corpi spiaggiati, con naufraghi piegati dalla fatica, con donne incinte allo stremo delle forze che raccontano di aver visto bambini gettati in acqua. Col governo tecnico tutto questo è solo un ricordo. O quasi. Nonostante il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, abbia rassicurato che i numeri rispetto all'anno scorso sono diminuiti sensibilmente, il fenomeno è tutt'altro che morto.
Il 28 marzo scorso il ministro ha spiegato, infatti, che «dall'inizio dell'anno sono approdati sulle nostre coste 1.407 stranieri rispetto ai circa ventimila dello stesso periodo dell'anno precedente». In particolare, «a Lampedusa, sono giunti 573 stranieri, di cui 410 uomini, 104 donne e 59 minori, rispetto ai 18 mila 672 dello stesso arco temporale». Un bel risultato, non c'è che dire, ma che non tiene conto dei fatto che l'anno scorso eravamo in piena emergenza. Adesso, con le rivoluzioni addormentate e con la bella stagione alle porte, in meno di un mese siamo arrivati a migliaia di immigrati sbarcati.
DALL'AFGHANISTAN
Basta leggere le cronache locali per scoprire che la questione è ancora aperta e, anzi, è tanto viva che non tutti gli sbarchi finiscono per essere raccontati. Eccone alcuni. L'11 maggio sulle coste salentine, un barcone con 56 immigrati approda sulla costa. Si tratta per lo più di curdi, iracheni e afgani, che appena mettono piede sulla terraferma scappano in piccoli gruppi cercando (invano) di far perdere le tracce approfittando della poca luce dell'alba.
Il giorno dopo è il turno di Mazara del Vallo, dove arrivano 23 tunisini, tra cui un minorenne. La Guardia di Finanza li intercetta a circa 12 miglia dalla costa mentre percorrono l'ultimo tratto a bordo di una carretta di 12 metri. Dieci giorni dopo un gommone con 54 somali viene soccorso dalla Guardia Costiera al largo delle coste di Lampedusa, dalla quali sono stati poi imbarcati verso Porto Empe- docle.
Ancora, il 31 maggio, lo sbarco più consistente dell'anno: 198 persone a bordo di una nave di circa 30 metri, arrivate sulle coste salentine e subito sparse tra Otranto e Porto Badisco. E arriviamo a giugno, che in pochi giorni registra lo sbarco di almeno 300 persone sulle coste meridionali. I tre piü ingenti si verificano il primo giugno a Seccagrande, in provincia di Sciacca (70 migranti su un gommone); nel canale di Sicilia (65 persone, tra cui un bambino di un anno, su una barchetta di 12 metri) fermati la stessa notte; e a Pozzallo, Ragusa, il giorno dopo (60 immigrati). E la lista potrebbe ancora continuare.
II ministro ha ragione quando parla di una diminuzione degli sbarchi ma gli addetti ai lavori, chi vive nei centri d'accoglienza, non sono altrettanto sereni.
NUOVO TREND
Dal centro Don Tonino Bello di Otranto raccontano infatti che «il trend degli arrivi è in aumento rispetto all'anno scorso. C'è solo una differenza: prima c'erano meno barche ma stracolme, adesso ci sono più sbarchi ma avvengono con piccole imbarcazioni. Aila fine, però, il risultato non cambia di molto». I centri continuano a lavorare a pieno regime. «Nell'ultimo mese dal nostro centro saranno passate quasi 800 persone. Basti pensare che solo il 28 maggio avevano 200 ospiti».
Li chiamano ospiti, proprio come in un albergo. «Qui serviamo tre pasti al giorno (che vengono preparati in un'altra struttura, ndr), ci occupiamo dei vestiario, delle visite mediche e di tutto il supporto di cui hanno bisogno i profughi».
Che nei centri di prima accoglienza non sostano per più di un giorno. Storia diversa nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione, finiti tante volte sulle pagine di cronaca per le rivolte degli occupanti. Ora tutto tace. II governo Monti è riuscito a calmare perfino i più rivoltosi? Errore. Le rivolte continuano, le fughe aumentano. L'ultimo caso è quello dei Cie di Gradisca d'Isonzo, in provincia di Gorizia. Solo due giorni fa un tunisino di 23 anni è stato arrestato per aver partecipato a una sommossa in cui due poliziotti sono rimasti contusi. Un gruppo di immigrati    è salito sul tetto dell'ex caserma ora riconfigurata, e da qui ha cercato di scappare aprendo un cancello armato di pezzi metallici, costringendo gli agenti a utilizzare lacrimogeni per sedarli. Altro che sobrietà.



Boom di immigrati a Milano. Ma l’11% è disoccupato
Affaritaliani.it, 06-06-2012
Gli immigrati a Milano e provincia aumentano più che nel resto della Lombardia. Nel 2011 sono arrivati a quota 460mila, più 8,5% rispetto al 2010. Nella regione l'incremento è stato "solo" del 6%. È quanto emerge dal 14esimo rapporto sull'immigrazione nella provincia di Milano, curato dalla Fondazione Ismu, che verrà presentato venerdì 8 giugno alle 10.30 a palazzo Isimbardi. Il 57% degli immigrati nel milanese è concentrato nel capoluogo, con un tasso di disoccupazione dell'11%. Gli irregolari sono 49 mila.
Il documento, che venerdì verrà presentato nella sua completezza, è il frutto di un lavoro di ricerca e di un questionario che è stato sottoposto ai 135 Comuni della provincia. Di questi 118 hanno risposto, mentre gli altri non hanno accettato di collaborare.
Verrà resa nota anche una mappatura degli insediamenti Rom e Sinti in provincia. “Se i dati relativi alla presenza dei minori nelle scuole fanno intravvedere qualche possibilità di integrazione – dichiara Massimo Pagani, assessore provinciale alle Politiche sociali della provincia - in questo studio manca per ora un elemento fondamentale: l’inserimento lavorativo. Un dato imprescindibile per poter valutare politiche abitative. Le cosiddette 'microaree' possono essere sicuramente una alternativa agli sgomberi e alle demolizioni: ma prima di accettare una convivenza, è dovere degli amministratori conoscere e valutare”.

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