Consultate
www.uil.it/immigrazione
. Aggiornamento quotidiano sui temi
di
interesse di cittadini e lavoratori stranieri
Newsletter periodica d’informazione
(aggiornata alla data del 02 luglio
2012)
Permesso di almeno un anno per gli stranieri che perdono il
lavoro: ora è legge
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti pag.
2
Coordinamento Nazionale Immigrati a Roma il 12
luglio 2012, sede UIL, 7° piano pag.
2
Disoccupazione etnica – Permesso di
almeno un anno per chi perde il lavoro pag.
2
Lavoro Domestico – Workshop formativo.
Madrid 19-20 giugno 2012 pag. 3
Flussi migratori – Ocse, immigrazione
riprende ma non in Italia pag.
6
Il Rapporto OCSE – International
Migration Outlook 2012 pag.
7
Notizie in breve - pag.10
Foreign
Press – Welcome to America pag.10
A cura del
Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti
Roma, 4
luglio 2012, ore 10.00, via Guattani 13
Convegno
CNA: “l’impresa etnica nel periodo della crisi”
(Giuseppe
Casucci)
Roma,
10 luglio 2012, ore 10.30, sede Cnel
Riunione
CNEL – ONC su Immigrazione
(Giuseppe
Casucci, Angela Scalzo)
Roma,
11 luglio 2012, ore 15.30, Sala Polifunzionale della Presidenza
del Consiglio dei Ministri
Presentazione
indagine Istat: “Le discriminazioni etnico – razziali in Italia”
(Angela
Scalzo)
Roma,
12 luglio 2012, ore 09.30, sede Uil nazionale, sala 7° piano
Coordinamento
Nazionale Immigrati - Dibattito: “ Costruire un’identità ed una posizione
sindacale europea in materia migratoria”
(Anna
Rea, Luca Visentini, Guglielmo Loy, Alberto Sera, Giuseppe Casucci, Angela
Scalzo)
Introduce e
modera:
Giuseppe
Casucci
Partecipanti
ed Invitati:
Luca
Visentini, Segretario Confederale CES
Anna
Rea, Segretario Confederale UIL
Prof
Saverio Ruperto, Sottosegretario all’Interno, con delega sull’immigrazione
Natale
Forlani , Direttore Generale per l’Immigrazione, Ministero del Lavoro
Antonio
Golini, Demografo
Alberto
Sera, Vicepresidente Ital
Conclude:
Guglielmo Loy, Segr. Conf. UIL
Modera:
Giuseppe Casucci, Coord. Naz. Dipartimento Politiche Migratorie UIL
Mercato
del Lavoro
Permesso
di almeno un anno per i disoccupati. Sì definitivo
Approvata
dal Parlamento la riforma del mercato del lavoro. Contiene anche un salvagente
per gli immigrati vittime della crisi economica
(www.stranieriinitalia.it)
Roma – 27 giugno 2012 - Dopo la fiducia incassata tra ieri e oggi alla
Camera, arriverà nel pomeriggio l’ approvazione definitiva della riforma del
mercato del lavoro scritta dal governo. E quindi anche del “salvagente” per gli
immigrati che perdono il posto di lavoro e rischierebbero di perdere anche il
diritto di vivere regolarmente in Italia. La riforma prevede infatti che chi ha
perso il lavoro, per dimissioni o per licenziamento, possa rimanere iscritto
alle liste di collocamento, e quindi avere un permesso di soggiorno per attesa
occupazione, almeno per un anno (oggi il limite è di sei mesi) e comunque per
tutta la durata di eventuali ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione.
Scaduto questo periodo, potrà soggiornare regolarmente in Italia solo chi
dimostra di avere un reddito sufficiente a mantenersi, calcolo in cui andrà
considerato anche il reddito complessivo dei familiari conviventi. Ai
disoccupati stranieri viene insomma concesso più tempo per cercarsi un altro
posto di lavoro. È un intervento invocato
da tempo da sindacati e associazioni per arginare i danni della crisi economica, che per gli
stranieri è ancora più insidiosa: alla perdita dell’occupazione rischia infatti
di accompagnarsi anche quella del permesso di soggiorno, con un
conseguente aumento della clandestinità. Nella stessa ottica di tutela dei
disoccupati, il governo ha deciso quest’anno anche di non emanare il decreto
flussi, bloccando l’arrivo di nuovi lavoratori dall’estero.
Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una
prospettiva di crescita
Articolo 4, comma 30
All'articolo 22, comma 11, secondo periodo, del testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione
e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo
25 luglio 1998, n. 286, le parole: «per un periodo
non inferiore a sei mesi» sono sostituite dalle seguenti: «per un
periodo non inferiore ad un anno ovvero per tutto il
periodo di durata della prestazione di sostegno al reddito percepita
dal lavoratore straniero, qualora superiore.
Decorso il termine di cui al secondo periodo, trovano applicazione i
requisiti reddituali di cui all'articolo 29, comma 3,
lettera b)».
Lavoro
Domestico
International Traning Centre, ILO- Madrid, 19 – 20 giugno
2012
La sessione, promossa da
ILO, CSI e CES, ha riunito a Madrid il 19 e 20 giugno scorsi, delegati sindacali,
lavoratori ed esperti, da Spagna, Francia, Portogallo, Italia e Romania, per
fare il punto sulle condizioni di legge e contrattuali del settore del lavoro
domestico e lo stato dell’iter di ratifica della Convenzione 189 e
Raccomandazione 201 dell’ILO. Di seguito un breve report a cura del
Dipartimento Politiche Migratorie della UIL.
Roma, 27 giugno 2012 –
Si è tenuto a Madri, nei giorni 19 e 20 giugno scorsi, uno workshop formativo
promosso dall’ITC di Torino dell’ILO, dalla CES e dalla CSI, sui temi del
lavoro domestico e sulla Convenzione e Raccomandazione OIL, dispositivi approvati lo scorso anno dalla
Conferenza Internazionale del Lavoro a Ginevra. Erano presenti all’evento una
quarantina di delegati sindacali ed esperti provenienti da Italia, Francia,
Romania, Portogallo e Spagna. Oltre a loro, anche funzionari della CES e del
CSI di Bruxelles, nonché l’esperto Luc DeMaret di ACTRAV a Ginevra. Per
l’Italia erano presenti rappresentanti della UIL e della Cisl, nonché delle tre
categorie di settore Filcams, Fisascat e Uiltucs. La Uiltucs e la UIL erano
rappresentati, rispettivamente, da Ivana Veronese e Giuseppe Casucci. I lavoro
sono stati coordinati da Evelin Toth del ITC di Torino e da Cinzia Sechi della
CES. Obiettivi della due giorni di
lavori era: a) mettere a confronto le variegate situazioni nei diversi Paesi,
in materia di lavoro domestico, sia a livello di normativa contrattuale che
legislativa. b) Valutare il peso che in questo settore gioca la componente del
lavoro etnico; c) valutare, nei vari Paesi, lo stato di avanzamento della ratifica della Convenzione ILO
189 e Raccomandazione 201 sul lavoro domestico, ad un anno dalla sua
approvazione da parte della Conferenza Internazionale del Lavoro di Ginevra.
Com’è noto, la Convenzione ILO, per entrare in vigore, necessita solo di due
ratifiche. Finora un unico Paese l’ha fatto, l’Uruguay, e si aspetta di vedere
chi sarà il prossimo. Va anche ricordato che l’Italia – come la quasi
totalità dei Paesi UE – ha appoggiato lo scorso anno il varo a Ginevra
della Convenzione. Per sollecitare i Governi a ratificare la Convenzione 189 e
per stimolare i sindacati a fare nazionalmente politica di lobbying in questo
senso, La Confederazione Internazionale dei sindacati ha promosso a livello
mondiale la campagna “12 x 12”: che si propone di raggiungere 12 ratifiche
entro il 2012.
Il lavoro domestico nel
mondo…
Secondo i dati dell'OIL, il settore
del lavoro domestico dà
lavoro a livello mondiale a una quota che va dai 60 ai 100 milioni di persone,
di cui 90% donne e la
maggioranza migranti. La
indeterminatezza delle cifre, dipende dal grado di presenza del lavoro sommerso
in questo settore, che in alcune aree del mondo raggiunge l’80% del totale.
Queste lavoratrici rappresentano il 3,6% della forza lavoro a
livello planetario, con un’età media che oscilla tra i 30 ed i 50 anni, ma è
presente in modo consistente anche il lavoro minorile, specie nei Paesi del 3°
e 4° mondo. In Europa quasi i due terzi dei lavoratori migranti è impiegato in
lavori domestici e di cura: lavori poco qualificati attraverso i quali le
lavoratrici migranti contribuiscono alle economie europee senza che siano loro
garantiti salari e condizioni minime di lavoro e di vita dignitose.
…. e in Italia
Anche in Italia quello del lavoro domestico è un settore
caratterizzato in parte dal sommerso. Si calcola che il numero complessivo
impiegato nel settore superi 1,5 milioni di unità, mentre le iscritte all’INPS
nel 2010 erano solo 872 mila. Si tratta in prevalenza di donne (84%), con cittadinanza
straniera e provenienti dall’Europa dell’Est (47%). Significativa è però anche
la presenza di lavoratori originari dall’Asia meridionale e orientale (16%) e
italiani (18%). Oltre un quarto dei lavoratori domestici ha tra i 30 e i 40
anni e il 30% ha tra i 40 e i 50 anni. Anche la presenza di giovani, seppur
minoritaria, è significativa: il 15% dei collaboratori (oltre 130 mila
lavoratori) ha meno di 30 anni. La necessità di rinnovare il permesso di
soggiorno incoraggia le lavoratrici ad accettare condizioni d’impiego e di
retribuzione a volte al di sotto dei livelli minimi contrattuali e rende
particolarmente difficile alle organizzazioni sindacali la tutela di
questa importante quota del mondo del lavoro, tanto importante in una
società che invecchia, come la nostra. In Italia il settore è tutelato, sia
dalle leggi (codice civile e legge 339/1958) sia soprattutto dalla
contrattazione collettiva che garantisce una tutela notevole a tutti i livelli.
Il ruolo della contrattazione collettiva
In Italia, il contratto collettivo nazionale di lavoro per il
settore domestico, copre oggi praticamente tutti gli aspetti relativi alla
condizione ed al rapporto di lavoro nel settore. Dalle assunzioni,
inquadramento, orario di lavoro, compenso mensile ed orario, riposo e ferie,
condizioni di lavoro, malattia e infortuni, condizioni di vitto e alloggio per
chi vive con il proprio datore di lavoro e fino alla cessazione del rapporto
d’impiego. Purtroppo l’estrema frammentazione del comparto e le sue particolari
caratteristiche (il datore di lavoro è quasi sempre una famiglia, il lavoro può
essere a ore, realizzato con più datori; poi ci sono le complessità legate alla legge
sull’immigrazione, ecc.), rendono difficile la rappresentanza di queste
lavoratrici e spesso il contatto con il sindacato avviene nella fase della chiusura del rapporto di lavoro.
Anche per le associazioni imprenditoriali
il livello di rappresentanza è molto vago. La natura stessa del rapporto
di lavoro (tra lavoratori e famiglie) con le attività svolte all'interno della
casa di famiglia, rende difficile l’attività di ispezione e rende complicato al
sindacato svolgere la funzione di tutela dei propri iscritti e dei lavoratori
in generale. Per questo motivo,
è vitale un’azione di informazione capillare sui diritti di questi lavoratori,
anche attraverso collaborazioni con associazioni e comunità straniere. Da quasi
tutti gli interventi dei delegati dai vari Paesi, è emerso che la maggior forma
di contatto viene direttamente dalle lavoratrici che si rivolgono al sindacato
quando hanno problemi. In Italia si valuta che il lavoro sommerso pesi per
almeno il 40% della forza lavoro.
Da qui la necessità di promuovere strumenti di emersione, potenziando la
sensibilizzazione delle lavoratrici, la lotta agli abusi e discriminazioni, gli
strumenti di emersione dal lavoro nero e dalla condizione di irregolarità. Ci
sono poi la diversità di condizioni contrattuali che dividono le lavoratrici
domestiche dalle colleghe in altri settori produttivi. Ivana Veronese della
UILTUCS l’ha spiegato nel dettaglio nella presentazione in power point (in
allegato).
La legge italiana non prevede per i lavoratori domestici il
trattamento che gli altri settori hanno in alcuni importanti temi di tutela:
salute e sicurezza sul lavoro;
Congedo parentale di 6 mesi dopo la maternità obbligatoria pagata al 30% dello
stipendio;
Permessi di 3 giorni al mese per accudire figli/parenti
gravemente invalidi;
2 ore di allattamento retribuite al giorno;
Esenzione dal lavoro notturno fino ad 1 anno di vita del
bambino;
DIVIETO di
licenziamento in caso di maternità fino al compimento di 1 anno di vita del
bambino
Le differenze di trattamento delle lavoratrici domestiche
Questa differenza è anche alla base delle difficoltà del Governo
italiano nell’iter di ratifica della Convenzione 189. Questa infatti prevede
che non vi debbano essere differenze di trattamento tra le lavoratrici
domestiche e quelle di altri settori, specie in materia di maternità. Da qui la
necessità di correggere queste disparità. Nel corso del dibattito, abbiamo
suggerito di chiedere al Governo italiano una ratifica comunque rapida della
Convenzione, delegando la soluzione di questi problemi alle parti sociali ed
alla contrattazione collettiva, in modo da eliminare ogni forma di differenza
nel trattamento. Tali richieste tra l’altro sono già presenti nella piattaforma
rivendicativa presentata per il rinnovo del contratto del settore. Nè i partner
sociali, nè il Governo italiano considerano vi siano comunque forme sostanziali
di conflitto tra la legislazione italiana relativa al settore domestico ed
i contenuti della Convenzione e
Raccomandazione ILO in materia.
I sindacati hanno già inviato a Governo e Parlamento un parere scritto
favorevole ad una rapida ratifica dei due dispositivi internazionali;
A che punto in Italia l’iter di ratifica della Convenzione
189
In Italia, il movimento sindacale e molte associazioni della
società civile stanno conducendo una campagna a favore della ratifica della
Convenzione ILO sui lavoratori domestici, attraverso attività di lobbying verso
membri del Parlamento e del Governo. Alcune iniziative pubbliche sono già state
realizzate, come conferenze,
incontri, interviste e comunicati stampa, mentre i sindacati hanno formalmente
chiesto al governo di accelerare le procedure di ratifica. Attualmente il
processo di ratifica è fermo all'esame dell’Ufficio Giuridico del Ministero del
Lavoro, a causa del problema relativo alla differenza di trattamento prevista tra questo e gli altri
settori, in materia di tutela delle lavoratrici madri. Ancora: consideriamo
importante che ILO rivolga un appello ai governi del mondo per avviare, in
parallelo alla ratifica della Convenzione, politiche efficaci contro il lavoro
illegale e lo sfruttamento delle migranti irregolari, favorendo i percorsi di
emersione dal lavoro nero. La maggiore sfida di oggi per il mondo sindacale è
quella di arrivare, attraverso informazione, sensibilizzazione ed attività di
tutela, al maggior numero di lavoratrici domestiche. A livello nazionale
suggeriamo l’uso di azioni positive, come incentivi a famiglie e datori di
lavoro per l’emersione da condizioni di irregolarità delle proprie
dipendenti; allo stesso
tempo (come del resto è già previsto dalla direttiva 2009/52/CE) chiediamo pene severe per gli autori di
gravi casi di sfruttamento e di tratta delle persone.
La
Campagna internazionale “12 x 12” (12 ratifiche entro il 2012.
E’ passato un anno da quando la
Conferenza Internazionale del Lavoro dell’OIL ha adottato la Convenzione Internazionale
sul lavoro domestico n. 189. Da allora i sindacati in tutto il mondo stanno
intensificando la loro campagna per ottenere 12 ratifiche entro la fine del
2012. L'obiettivo è impegnativo, ma realizzabile. Ad un anno dalla adozione
della Convenzione OIL 189 in occasione della Conferenza Internazionale del
Lavoro (ILC) il 16 giugno 2011, ILO e CSI intensifica la campagna per ottenere
almeno 12 ratifiche entro la fine del 2012 e rafforzare i sindacati delle
lavoratrici domestiche. L'adozione di una Convenzione e di una raccomandazione
- che mirano ad estendere diritti fondamentali del lavoro ai 100 milioni di
lavoratori domestici in tutto il mondo - rappresenta un passo in avanti
importante nella lotta contro le discriminazioni e gli abusi. Tuttavia, tale
lotta è ancora lungi dall'essere conclusa, dal momento che i governi devono
ratificare la Convenzione 189, e modificare le loro leggi nazionali del lavoro
di conseguenza. el dicembre 2011 ITUC ha lanciato "la campagna 12 entro
12" (12 ratifiche entro il 2102) e ha mobilitato oltre 100 organizzazioni
affiliate in 81 paesi. ITUC ha monitorato il processo di ratifica con un focus
su 12 paesi, vale a dire Brasile, Perù, Repubblica Dominicana, Paraguay, Sud
Africa, Senegal, Kenya, Filippine, Indonesia, India, Arabia Saudita e l'UE. Il
governo dell'Uruguay è stato il primo a ratificare la Convenzione, lo scorso 25
aprile, concedendo la protezione internazionale a 120.000 lavoratori domestici
in quel paese. Altri governi seguiranno presto questa strada, incluse le
Filippine, il Sud Africa, le Mauritius, il Belgio, il Kenya, Brasile e
Colombia. "L'obiettivo di 12 ratifiche entro la fine del 2012 è una vera e
propria sfida, ma è realizzabile", ha affermato durante il convegno di
Madrid Marieke Koning, esperto di ITUC sulla parità di genere e questioni
relative al lavoro domestico. "L'adozione della Convenzione 189 – ha
detto Marieke - è stato un grande passo avanti nella difesa dei diritti delle
lavoratrici domestiche, ed ora è molto importante che continuiamo a fare
pressione sui governi per la rapida ratifica della Convenzione e
Raccomandazione e per l'introduzione di modifiche sostanziali nelle
legislazioni nazionali." Nel corso della 101a sessione della Conferenza
Internazionale del Lavoro a Ginevra, questo mese, ITUC, l'Unione Internazionale
dell'Alimentazione, agricoltura, alberghi, ristoranti, catering, tabacco e
Associazioni di lavoratori Alleate (UITA) e l'International Network Domestic
Workers (IDWN) hanno organizzato una raduno internazionale per celebrare il
primo anniversario della Convenzione 189, e per informare sullo stato del
processo di ratifica in vari paesi e regioni. Il 16 giugno, si sono tenute
manifestazioni ed iniziative in tutto il mondo, promosse da sindacati nazionali
e da molte associazioni, con azioni di sensibilizzazione e lobbying sui governi
per ratificare la Convenzione 189 e la raccomandazione 201. Per gli
aggiornamenti sulla campagna '12 entro il 12 ' e il processo di ratifica, puoi
seguirci su Facebook e / o controllare la campagna sulla pagina web. http://www.ituc-csi.org/domestic-workers-12-by-12.html
Flussi
migratori
BRUXELLES, 27 giugno 2012 - - L'immigrazione nei paesi dell'Ocse è continuata
a calare nel 2010 (-3%) a causa della crisi, ma nel 2011 con il miglioramento
delle condizioni economiche è cominciata a risalire "nella maggior parte
dei paesi europei tranne che in Italia". Lo segnala il rapporto Ocse 2012
sull'immigrazione, presentato oggi dal segretario generale Angel Gurria, dal
quale emerge anche che "in Grecia,
Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna" è "aumentata,
anche se modestamente" l'emigrazione. Il rapporto dell'Ocse, 399 pagine,
indica che per il terzo anno consecutivo nel 2010 i flussi migratori sono
diminuiti ed hanno riguardato, in 23 paesi piu' la Russia, un totale
di 4,1 milioni di persone. Nella 'fotografia' statistica sull'Italia
l'immigrazione permanente al primo gennaio 2011 ammonta a 4,57 milioni di
persone. I residenti di origine straniera sono il 7,5% dell'intera popolazione
italiana. Di essi circa un quarto sono romeni (969.000), il gruppo piu'
numeroso davanti a albanesi (483.000) e marocchini (452.000). I permessi di
soggiorno rilasciati a cittadini extraeuropei nel 2010 (599.000) sono saliti
del 16,4% rispetto all'anno precedente. Il 62% di essi ha avuto durata
superiore ai 12 mesi. Il rapporto Ocse registra anche il flusso di 60.300
migranti clandestini tra gennaio ed agosto 2011. Inoltre il rapporto registra
che ''il nuovo governo formato nel novembre 2011 ha messo tra le sue priorita'
la riforma della legge di cittadinanza, ferma in Parlamento dal dicembre 2009,
specialmente per quanto riguarda gli stranieri nati in Italia''.
Dall’estero
Firmato
a Lima un accordo di collaborazione tra il Patronato Ital Uil e il Forum
Italia- Europa dei peruviani all’estero.
Lima 25 giugno 2012: A Lima
per partecipare ai lavori del Forum dei peruviani all’estero i rappresentanti
dei peruviani in Italia hanno incontrato il Patronato Ital Uil di Lima e, dopo
un approfondito dibattito, hanno deciso di firmare un accordo di
collaborazione. Nell’accordo i rappresentanti del Forum si impegnano ad
appoggiare l’iniziativa del Patronato Ital Uil di Lima a favore della
convenzione bilaterale in materia di previdenza sociale tra i due paesi; il
Patronato si impegna a partecipare ai prossimi lavori di dicembre 2012 del I
Congresso dei peruviani all’estero che si svolgerà presso la Camera dei
deputati del Perù (Congreso de la Republica). Inoltre le due istituzioni si
impegnano a proseguire la collaborazione reciproca su tutti i temi relativi ai
diritti dei peruviani in Italia e degli italiani in Perù, infatti tra i due
paesi esiste un interscambio migratorio unico nella storia dell’emigrazione,
con una significativa presenza di italiani e discendenti di italiani in Perù e
una foltissima comunità peruviana oggi in Italia. Questo accordo punta a
favorire le relazioni tra la comunità peruviana in Italia e la UIL, sia per
quanto attiene alle pensioni, sia per tutto ciò che si riferisce ai diritti del
lavoro e di cittadinanza In allegato il testo dell’accordo con le firme dei
rappresentati del Forum e del responsabile Ital Uil a Lima.
Il
Rapporto
International Migration Outlook 2012
Il rallentamento delle migrazioni mondiali verso i Paesi OCS,
causato dalla crisi economica mondiale, sembra volgere al termine
Il
rallentamento nella migrazione verso i Paesi OCSE, causato dalla crisi
economica globale, sembra volgere al termine. Nel 2010, la migrazione verso i
suddetti Paesi è diminuita per il terzo anno consecutivo, ma nel 2011 ha
segnato una nuova ripresa nella maggior parte di essi. La migrazione dei
lavoratori temporanei ha continuato a diminuire, seppure più lentamente, mentre
il numero di persone che entrano nell’area OCSE per motivi di studio ha
proseguito a crescere.
· Alla
luce di una ripresa ancora in stato embrionale e di un'opinione pubblica
sensibile alle problematiche migratorie in un contesto di persistente ed
elevata disoccupazione, molti governi hanno introdotto politiche maggiormente
restrittive in materia di migrazione. I giovani migranti senza lavoro
rappresentano altresì una particolare fonte di preoccupazione che necessita di
un’azione di intervento mirata da parte dei governi.
· Negli
anni a venire, l’invecchiamento della popolazione nell’area OCSE avrà
probabilmente un effetto significativo sulle tendenze migratorie, ma produrrà
forse risvolti inattesi.
· Nel
contempo, non è chiaro per quanto tempo ancora la migrazione ad elevato tasso
di specializzazione proveniente dall’Asia continuerà ad aumentare, giacché la
domanda di manodopera altamente qualificata è in ascesa nelle economie in
rapida crescita della regione.
· La
presente edizione di Prospettive
sulle Migrazioni Internazionali osserva
le tendenze e le politiche migratorie, nonché gli andamenti dell’occupazione
tra i migranti. Alcuni capitoli speciali si soffermano sul modo in cui i
mutamenti nel conseguimento scolastico e occupazionali incidono sulla
migrazione e sul ruolo in evoluzione dell’Asia nell’ambito della migrazione
internazionale.
Flussi migratori verso
l’area OCSE
Nel complesso, i flussi
migratori permanenti in entrata verso i 23 Paesi OCSE, più la Federazione
Russa, hanno registrato un declino nel 2010, per il terzo anno consecutivo,
tuttavia, la flessione è risultata nel complesso modesta (-3% rispetto al 2009)
e il numero di migranti – oltre 4,1 milioni – ha sfiorato un picco
maggiore rispetto a ogni periodo precedente al 2005 per il quale sono
disponibili statistiche omogenee. I dati preliminari mostrano che in gran parte
dei Paesi europei membri dell’OCSE, ad eccezione dell'Italia, oltreché in
Australia e Nuova Zelanda, l’immigrazione ha iniziato a segnare nuovamente un
aumento nel 2011 e il Canada ha registrato un declino significativo, a seguito
delle cifre record del 2010.
La
libera circolazione e la migrazione per motivi di lavoro sono in calo…
.. ma la
migrazione dei lavoratori temporanei rimane significativa.
Il numero
degli studenti internazionali continua a crescere …
… mentre
i dati sui richiedenti asilo rimangono stabili
La Cina
rappresenta quasi il 10% dei flussi migratori
I
giovani immigrati sono particolarmente vulnerabili...
… e
necessitano di interventi di risposta adeguati e immediati
I
governi rivedono le politiche in materia di migrazione...
…
incluse le politiche di integrazione
L’impatto
dell’invecchiamento demografico sulla migrazione
La
crescente importanza della migrazione dall’Asia verso l'area OCSE...
… e le
sfide future per i sistemi di migrazione dei lavoratori nel continente asiatico
http://www.immigrazioneoggi.it/index.html
Foreign Press
Jun 27th 2012, 15:11 by
The Economist online
Which
countries have naturalised the most immigrants over the past decade?
COUNTRIES can set restrictive or
permissive policies on immigration, but the main driver of how many people come
is the availability of jobs. Sweden has introduced a relatively welcoming
policy towards migrants, but this has not led to a tidal wave of new arrivals
according to a report published by the OECD. In America, the largest
recipient of migrants who go on to be naturalised, the financial crisis has
done more to slow the rate of new arrivals than aggressive laws in Arizona or
anywhere else. The largest group of new Americans comes from Mexico, followed
by China and India. Migrants to Russia, by contrast, come almost exclusively
from the countries that used to make up the Soviet Union. Measured on a per
person basis, Switzerland and Canada give citizenship to twice as many migrants
as Russia or America.